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Autore: anneboleyn94    06/12/2020    2 recensioni
L'essere umano si abitua a tutto, dicono. Anche nelle condizioni più disperate ci si può aggrappare alla consuetudine, al ripetersi di un rituale conosciuto. E forse qualcuno a Londra aveva già iniziato ad abituarsi al nuovo ritmo delle notti di estate.
Al termine del suo secondo anno ad Hogwarts, Tom Riddle è costretto a fare ritorno all'orfanotrofio per le vacanze. Ma è il 1940, è la Battaglia d'Inghilterra infuria su Londra.
-terza classificata al contest “Missing Moments – Quello che la Rowling non dice” indetto da parsefeni sul forum di EFP-
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Horace Lumacorno, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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st paul survives



St Paul's Survives... and so will Tom




L'essere umano si abitua a tutto, dicono. Anche nelle condizioni più disperate ci si può aggrappare alla consuetudine, al ripetersi di un rituale conosciuto. E forse qualcuno a Londra aveva già iniziato ad abituarsi al nuovo ritmo delle notti di estate.

Per prima, la vibrazione. Il sinistro ronzio che annuncia il nemico, i caccia tedeschi che si dirigono verso la citta.
Poi, una nota lunga e minacciosa che sovrasta ogni cosa: urla, richiami,suppliche. E' la sirena antiaerea, che segnala ai londinesi che è tempo di correre, scappare, mettersi in salvo.
E poi... BOOM! Esplosioni che si succedono, mentre le bombe piovono dal cielo, consumando persone ed edifici senza fare distinzioni.
Infine, per un attimo i rumori s'interrompono, come divorati dalla coltre di fumo. E quando questa  si apre,eccole! Le Luci. Centinaia di luci danzanti, mille fuochi che si espandono, si riuniscono, ridisegnano le mappe e distruggono la città.
L’essere umano si abitua a tutto, anche ai rifugi che tremano sotto al peso delle bombe.

Ma Tom no, lui non è nato per questo, lui non si rassegna al ritmo della notte.

Intorno a lui c'era il caos, decine di persone si erano fiondate in strada al primo richiamo delle sirene. Gli sfortunati ospiti dell’orfanotrofio Wool avevano già avuto modo di familiarizzare con la procedura: rimanere ordinati, non farsi prendere dall'isteria, in fila per camerata seguire le matrone giù per le scale e verso la strada, senza perdere tempo a portare qualcosa con se; del resto, ben pochi avrebbero avuto qualcosa di caro da salvaguardare. Il rifugio fortunatamente si trovava solo a qualche metro di distanza, abbastanza ampio da ospitare tutti i bambini dell'orfanotrofio, insieme agli altri abitanti della via.

 Trovare un rifugio, trovare un riparo, non morire, sopravvivere, sempre, comunque, ad ogni costo.

Nella ressa confusa, il bambino spintonó i suoi compagni, correndo senza guardarsi indietro, seguendo le urla concitate della matrona che spronavano i suoi protetti a seguirla, a mettersi al sicuro.
La sirena suonó di  nuovo, un suono lungo e macabro che riempi l'aria.
All’interno del rifugio, gli orfani si stringevano tra loro e intorno alle tutrici, alcuni piangendo sommessamente, come timorosi di essere uditi dal Nemico. Un boato tremendo scosse le pareti, e i pianti e le grida di terrore si elevarono  più forti. Tom si morse le labbra fino a sentire il sapore metallico del sangue. Se ne stava in disparte, accovacciato contro il muro,le dita strette nella tasca, intorno alla sua bacchetta. La sua fedele compagna , che però non poteva venirgli in soccorso in quel frangente. Il  suo brillante cervello, su cui pensava di poter sempre fare affidamento,lo tradiva.

Aveva troppo freddo,troppa paura.

Nel pieno della Guerra, il cibo era stato razionato, e di certo non c'erano molte risorse da riservare agli ultimi degli ultimi, gli orfani che nessuno voleva.
Pareva passata una vita dall'ultimo pasto decente che aveva fatto.
E invece no, era passato solo un mese dal banchetto di fine anno.

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A Serpeverde l’atmosfera era festosa ed eccitata; la Coppa era andata di nuovo a loro, gli esami erano finiti e l'estate stava per iniziare. Finalmente! Niente più lezioni, niente più in compiti in classe. L'unico che non condivideva la gioia generale era proprio Tom, intento a servirsi una seconda porzione di roastbeef senza prestare attenzione alle ciance di Abraxas Malfoy. Ci aveva provato di nuovo, ignorando il fallimento dell'anno precedente.
Poco prima del banchetto, si era recato nell'ufficio di Slughorn. ll capocasa lo aveva accolto con un sorriso benevolo, e lui per un attimo ci aveva sperato. Del resto, aveva lavorato duramente per costruire la sua reputazione. Per il secondo anno di fila era risultato lo studente più brillante del suo anno, e gli insegnanti sembravano non essere mai stanchi di tessere le sue lodi: un giovane così brillante, così acuto, così umile e sempre disposto ad aiutare i suoi compagni!
Sfortunatamente c'era una persona a Hogwarts che non sembrava condividere l'entusiasmo verso il giovane orfano Serpeverde, e ancora più disgraziatamente, quella persona si trovava anch’essa nello studio del pozionista: il professore di Trasfigurazione, Albus Dumbledore, alzó lo sguardo sul dodicenne, e solo un osservatore molto attento avrebbe potuto notare il leggero irrigidimento del suo viso.
Ignaro della tensione, Slughorn spalancó le braccia, entusiasta.
"Caro ragazzo, congratulazione ancora. Ho saputo che hai brillantemente superato  gli esami di fine anno. Merrythought in particolare era entusiasta! Mi ha confidato che non ha mai visto un simile talento per la Difesa!Ma dimmi, a cosa devo questa visita? ".
Tom lanciò un'occhiata insicura a Silente, ma poi si rassegnò a esporre la sua richiesta nonostante la presenza dell'insegnante di trasfigurazione. "Professore, forse si ricorderà la richiesta che te le ho fatto l'anno scorso?”.
"Ah" esclamò Slughorn, perdendo il sorriso. Il capocasa sospirò e scosse leggermente il capo "Mi dispiace signor Riddle, ma non posso aiutarla in nessun modo. A nessuno studente è permesso restare nel castello durante le vacanze”.
"Ma signore..." provò a protestare il ragazzo.
"Non ci possono essere eccezioni "lo bloccò l’altro, categorico, per poi proseguire con tono un po’più conciliante: “Non esiste solo la scuola! Cerca di divertirti un po'. Goditi le
vacanze. Magari quando sarai un po’più grande potresti parlarne con il preside.” concluse con un occhiolino complice.
Tom dovette fare uno sforzo per mantenere un’espressione neutra sul volto, lottando contro la smorfia di disappunto che minacciava di affiorare. “Lo farò senz'altro, signore.” Replicó, congedandosi con un cenno e allontanandosi dallo studio.
Pochi minuti dopo, mentre scendeva la scalinata per tornare nel dormitorio di Serpeverde,sentì una voce che lo chiamava "signor Riddle!"Era Silente,che lo raggiunse e gli si parò davanti.
"Si, professore? gli rispose Tom, cercando di restare impassibile, di non far emergere i suoi veri pensieri.

Odio, odio verso l'uomo davanti a lui, odio per Slughorn e la sua falsa benevolenza, per l’ipocrisia con cui nascondeva solo una profonda indifferenza,perché certo, non si possono fare eccezioni per un dodicenne povero e col cognome babbano, per quanto dotato sia. Odio per Silente, per il suo bigottismo e paternalismo, per il suo senso di superiorità morale e il sospetto sempre presente nei suoi confronti.

Silente lo scrutò attentamente e Tom ebbe l'impressione che i suoi profondi occhi azzurri (che non scintillavano, non lo facevano mai con Tom) potessero vedere fin dentro la sua anima, là dove c'era solo buio, e odio, e vendetta.
"Signor Riddle... "il Professore di Trasfigurazione parve esitare un attimo, incerto, ma alla fine disse solo “Si ricordi che il Ministero controlla che nessuno studente faccia magie fuori da Hogwarts”.
Tom s'incupì, fece un rigido cenno d'assenso e si allontanò dirigendosi verso il banchetto.
Il giorno dopo, arrivato alla stazione, il giovane salutò i compagni e lasciò alle sue spalle le voci allegre delle famiglie riunite e il familiare e rassicurante caos del binario 9 e tre quarti per infilarsi nella ben più grigia e cupa King cross. Con il suo baule e la bacchetta inerme in tasca, si allontanò verso l'orfanotrofio, e verso la guerra.

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Il suono dei bombardamenti si placcó, la sirena suonó di nuovo per segnalare la fine del pericolo. La tutrici dell'orfanotrofio confabularono tra loro, per poi annunciare che per quella notte sarebbe stato più sicuro restare a dormire nel rifugio.
Tom si raggomitolò in un angolo, stringendosi nei suoi vestiti sporchi. Le coperte erano poche, e c'erano bambini più piccoli e fragili a cui darle. Del resto, nessuna delle tutrici lo amava particolarmente, Mrs Cole meno di tutte.
Al freddo e affamato, il giovane mago provava a lasciarsi vincere dal sonno. Le voci dei suoi compagni non aiutavano però l’operazione. Era un brusio molesto,difficile da ignorare... la ninnananna stonata sussurrata da una tutrice, sovrastata dal pianto del neonato che teneva in braccio; il sommesso confabulare di un gruppo di anziani, discorsi concitati sulla guerra, sui tedeschi, e la Francia, e Churchill, e il re...
Elocubrazioni senza capo ne coda” pensò Tom, farnetichii del popolo ignorante che cerca di darsi un tono e un'aria di saggezza. Del resto, gli stupidi sono tutti uguali”rifletté. In questo, babbani e maghi non erano molto diversi.
Con disprezzo ripensò alle scene analoghe a cui aveva assistito nella sala comune di Serpeverde: gruppi di ragazzini riuniti in cerchio, mentre confabulavano sottovoce: la guerra, un nuovo Signore Oscuro, Grindewald, la Germania, la Francia...
Tremó nel buio, ripensando a Malfoy che sorrideva languido, addentando una fetta di dolce che come sempre si era fatto portare da un elfo domestico subito dopo la cena, e con una mano si portava aggraziatamente il fazzoletto ricamato a ripulire gli angoli della bocca.
"Oh Tom, non puoi averne sentito parlare! Non era certo scritto nella Gazzetta del Profeta, ma mio padre ha fonti certe sull’attacco avvenuto nel Lussemburgo”. Un guizzo malevolo negli occhi grigi, del resto Tom era sì geniale, era riuscito ad emergere tra i Serpeverde ma... beh.

Vestiti di seconda mano, cognome babbano, e così rozzo, così poco avvezzo alle buone maniere e alle formalità dell'elite purosangue.

Lo stomaco di Tan brontolò, forse in risposta al ricordo del cucchiaio d'argento che tintinnava contro la ceramica mentre Malfoy tagliava un pezzo di torta alle fragole, e Tom si odiò per questo.
Odiò se stesso per la sua debolezza, per essere sdraiato lì con quella massa di orfani indegni, sudici e insignificanti. Odiò Malfoy e il suo malcelato disdegno nei suoi confronti, odiò Silente e Slughorn per la completa indifferenza con cui l'avevano mandato a morire sepolto insieme alla feccia babbana sotto le bombe e i palazzi squallidi.

No, mai, Non lui. Sopravvivere, sempre a qualunque costo, a dispetto di tutti.

Lui no,non sarebbe morto, era destinato a ben altro. Ancora un mese, e sarebbe tornato ad Hogwarts, ad apprendere, a diventare più forte. E un giorno si sarebbe lasciato alle spalle tutto questo: la fame e la camerata condivisa con venti orfani sudici, e qualsiasi altra debolezza.
Pensando questo, infine si addormentò, cullato dal sogno di un futuro radioso, dove tutto ciò che era stato il povero orfano Riddle avrebbe lasciato spazio a qualcosa di sublime, un potere in grado di piegare il mondo e riscattare le offese,e finanche sconfiggere la morte.
Sarebbe sopravvissuto alla notte, perché era il suo destino, inciso nel suo stesso nome.

Tom Orvolosom Riddle.
Son Io Lord Voldemort.



Poco distante dal rifugio degli orfani, un uomo solleva la sua macchina fotografica per immortalare uno spettacolo di quelli che no, non si vedevano tutti i giorni: nel mezzo degli incendi e del fumo, la chiesa di St Paul si ergeva maestosa, inscalfita dalla distruzione e dalla morte circostante, come sorretta dalle preghiere e dalle speranze di tutti coloro che no, nonostante le bombe e le sirene e le fiamme, non si rassegnavano al nuovo ritmo della notte.






Note dell'autore: Questa storia partecipa al Contest: Missing Moments indetto da Parsefeni. L'idea mi è venuta a partire dalla Camera dei Segreti, dove si vede Tom che chiede a Dippett di restare a Hogwarts per le vacanze. Ho immaginato non dovesse essere il primo tentativo; e sappiamo da Pottermore che gli anni scolastici di Tom coincidono con la Seconda Guerra Mondiale nel Mondo Babbano.
Per quanto riguarda il titolo, è ispirato a una foto simbolo del Blitz di Londra, scattata nel Dicembre del 1940. La storia è ambientata invece durante le vacanze estive; ho fatto questa scelta perché mi sembrava poco IC far tornare Tom all'orfanotrofio per Natale; mi sono quindi presa una piccola licenza nel modificare la cronologia della Guerra, del resto la storia è ambientato nel mondo della Rowling, dove è plausibile che le azioni dei maghi e di Grindewald possano modificare leggermente anche gli eventi della guerra babbana.
  
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