Harry Potter
and the Eyes Collector
Capitolo 2
Harry era seduto in uno dei vagoni dell’espresso per Hogwarts, un dito puntato
dinanzi alle labbra, in una posa tipicamente meditativa, e con lo sguardo
assorto sulla testata della Gazzetta del Profeta del giorno prima. Non aveva
fatto altro che pensare a quell’articolo per tutto il giorno precedente. Aveva
addirittura perso l’entusiasmo di tutta un’estate per il ritorno in quella che
era diventata la sua seconda casa. Continuava a fissare quel giornale, senza
nemmeno leggerne più le parole, dato che ormai le conosceva a memoria, e
intanto, con lo sguardo perso meditava su ciò che potesse esserci dietro a tutta
quella questione. Ginny era seduta nello stesso scompartimento, di fronte a lui,
e stava leggendo un libro, dato che aveva perso le speranze di poter instaurare
una conversazione con Harry per quello che si prospettava essere un lungo
viaggio. Quando la ragazza si decise finalmente a distogliere l’attenzione dalla
sua lettura, per poter richiamare Harry alla realtà, qualcuno bussò allo
scompartimento e sentirono la porta scorrevole scivolare. Una ragazza dai
lunghissimi capelli di un biondo che rasentava al bianco, ed un’aria sognante
stampata in viso, era in piedi dinanzi a loro; alle sue spalle un giovanotto
dall’aria un po’ tonta e guancie rosee ricambiava i loro sguardi sorpresi con un
sorriso. Harry finalmente abbandonò l’articolo che tanto l’aveva tenuto occupato
in quelle ultime ore, e scattò in piedi. Ugualmente fece Ginny che corse ad
abbracciare Luna.
- Neville! Luna! Mi chiedevo dove foste finiti! – esclamò Harry salutando
l’amico Neville con una grintosa stretta di mano.
- Oh, ci abbiamo messo un po’ a raggiungervi perché stavo illustrando a Neville
il mio programma di quest’anno per quanto riguarda i Carpinucoli Velenosi. –
fece Luna con la sua solita aria sognante e un po’ stranita – E’ interessante!
Credo che lo inserirò negli argomenti di esame! – concluse sedendosi poi accanto
a Ginny, mentre Neville prese posto accanto ad Harry.
Il mago dagli occhiali rotondi sorrise constatando che più che un viaggio ad
Hogwarts, sembrava stesse facendo un viaggio nel passato. Alcune cose, come le
stramberie di Luna, non erano cambiate.
- E tu Neville? Com’è andata l’estate? – chiese Harry al compagno al suo fianco.
- Oh alla grande! Sono partito per escursione di due mesi. Interamente da solo!
Ho effettuato un po’ di ricerche in giro per il paese su particolari tipi di
piante magiche! Non immagini quante cose ho scoperto! – fece il ragazzo moro con
entusiasmo.
- Oh sì, Neville infatti collaborerà con il Cavillo su alcune delle sue recenti
scoperte. Mio padre è entusiasta, non vede l’ora di pubblicare l’articolo! –
- Andate proprio d’accordo voi due, eh? – sorrise Ginny maliziosamente guardando
i due compagni.
A tale affermazione Neville abbassò lo sguardo imbarazzato, mentre Luna non
colse assolutamente l’allusione, e continuava a guardare per aria come se stesse
ammirando qualcosa di volante all’interno del vagone.
- Ron e Hermione sono nel vagone
prefetti? – chiese in fretta Neville per cercare di nascondere il suo momentaneo
imbarazzo.
Harry annuì in maniera decisa.
- A proposito – subentrò Luna – avete sentito della cattedra di Difesa Contro le
Arti Oscure? –
Harry scosse il capo contrariato – Non tocchiamo questo tasto! – esclamò in tono
irritato – Ho scritto ad Aberforth! Ha nobili intenzioni non c’è che dire, ma il
risultato finale è davvero deludente. Non credevo facesse una cosa del genere. –
- E se riformassimo l’ES? – chiese Neville.
- Ci ho pensato. – fece Harry sospirando – Ovvio che ci ho pensato… Ma
pensandoci bene… almeno la metà degli studenti che ne facevano parte hanno
concluso gli studi. Siamo rimasti in pochi del nucleo originario e dovremmo
assoldare nuovi studenti. Ciò significa riprendere dal principio tutte le
lezioni. Non faremo molti progressi purtroppo. –
- A me sembra però che tu non abbia più niente da imparare riguardo alla difesa,
o mi sbaglio? – fece Neville ad Harry.
- Beh, se è per questo neanche voi. – disse Harry sorridendo agli amici con uno
sguardo ricco di stima ed ammirazioni, per i compagni che l’avevano
fiancheggiato durante gli ultimi anni della sua battaglia contro Voldemort,
senza mai voltargli le spalle. – Ad ogni modo – continuò – il problema non siamo
di certo noi, ma coloro che al giorno d’oggi arrivano ad Hogwarts impreparati.
Che ne sarà della loro formazione? Non è possibile sospendere la cattedra e
ancora non concepisco la scelta di Silente. –
A sentire quel nome Luna e Neville ebbero un attimo di incertezza, furono quasi
percorsi da un brivido, perché dava proprio l’idea che Harry si riferisse ad
Albus; ne parlava con tanta naturalezza. Quell’attimo di incertezza fu seguito
da un lungo silenzio durante il quale nessuno dei quattro parlò, e ciascuno
prese a trascorrere il tempo a modo proprio. Ginny sprofondò di nuovo nella sua
lettura, Harry tornò a meditare sull’articolo, nonostante i suoi pensieri,
adesso, fossero occupati anche dalla questione della cattedra di Difesa contro
le Arti Oscure; mentre Luna e Neville si persero nel Cavillo.
…
Ron e Hermione erano nello scompartimento Prefetti. Il ragazzo dai capelli rossi
se ne stava seduto di fronte alla ragazza castana, e non faceva altro che
fissarla, a volte distoglieva lo sguardo per guardare il paesaggio che correva a
tutta velocità fuori dal finestrino, per poi tornare di nuovo a posare gli occhi
su di lei, che per tutta risposta, non lo considerava minimamente. Hermione era
immersa in un libro pesante di 1500 pagine, probabilmente uno dei manuali di
testo dell’ultimo anno, ed era talmente concentrata che non distoglieva mai gli
occhi da quelle pagine. Sembrava quasi come se Ron non fosse nemmeno lì. Lui,
ovviamente, era abbastanza seccato.
- He.. Hermione – la chiamò.
Dalla ragazza non giunse alcun segno di risposta.
- Potresti evitare di ignorarmi? –
- Scusami Ronald, devo assolutamente finire questo volume per quando arriveremo.
Non ho tempo. – rispose acidamente lei senza staccare mai gli occhi dall’enorme
volume.
- Fa con comodo! – esclamò Ron nervosamente e scattò in piedi uscendo dallo
scompartimento e chiudendosi violentemente la porta alle spalle. Pensò di andare
a supervisionare la situazione negli altri vagoni, e quindi s’incamminò lungo lo
stretto corridoio, quando incappò in colui che mai avrebbe voluto rivedere.
Anche quel ragazzo che adesso gli stava di fronte aveva deciso di ripetere
l’ultimo anno di scuola dal momento che, come lui, Harry e Hermione, l’aveva
perso; ma Ron non se lo sarebbe aspettato minimamente.
- Tu. – esclamò semplicemente il mago dai capelli rossi.
- Chi si rivede, Weasley – gli rispose il biondino in questione.
- Sempre arrogante, vero? Non sei cambiato per niente! –
Draco Malfoy sospirò irritato – Lasciami stare Weasley, non ho alcuna intenzione
di perdere tempo con te. –
- Bah, sapessi io – fece Ron che per tutta risposta si ritirò lungo la parete
dello scompartimento per fargli spazio. Draco lo superò ma evidentemente il mago
dai capelli rossi aveva ancora qualcosa da dirgli – Non credevo di rivederti
qui, sai? Credevo che la considerassi una pagliacciata questa scuola, Malfoy. –
Il ragazzo biondo si voltò e guardò con aria di sfida il rosso che gli stava di
fronte.
- Ciò che faccio non sono affari tuoi. Ci vediamo, Weasley –
- Vorrei ricordarti che non dovresti fare tanto lo sbruffone Malfoy. Ormai non
siamo più tanto diversi visto che la tua famiglia è caduta in miseria. – e fece
una piccola pausa – Sei esattamente come me! E il tuo sangue puro puoi tenertelo
davvero visto che a quanto pare la tua famiglia si è sporcata di disonore più di
qualsiasi altra… quindi pensaci Malfoy, tra i due chi è che va disprezzato
adesso? –
Ron aveva buttato fuori tutto d’un fiato, e con fare abbastanza arrogante. Non
vedeva l’ora di dire finalmente quello che pensava a Draco Malfoy e adesso ci
era riuscito. In tutta risposta il Serpeverde si mosse di scatto e tirò fuori la
bacchetta puntandola al naso del Grifondoro.
- Sono un prefetto vorrei ricordarti, così come tu non lo sei più – esclamò Ron
senza scostare neanche un muscolo.
Malfoy rimase qualche attimo con il braccio teso e la bacchetta puntata, fin
quando non la ritrasse e la portò sotto la tunica.
- Al diavolo. –
E così dicendo si allontanò nervosamente da Ron, svanendo qualche istante dopo
lungo il corridoio.
- Che idiota – fu il commento di Ron mentre lo guardava allontanarsi.
…
Ron e Harry erano da poco scesi dall’espresso e si stavano avviando verso le
carrozze. Lungo il viaggio non c’era stato modo di parlare, e Ron approfittò di
quel momento per poter raccontare ad Harry quanto era avvenuto nei corridoi con
Malfoy. Harry non sembrava affatto stupito, anzi, anche quella la considerava
una prassi naturale di Hogwarts ormai. Draco Malfoy poteva fare tutto ciò che
voleva, dal momento che sapeva benissimo che non l’avrebbe più infastidito, non
dopo l’enorme debito che aveva contratto con lui quando, con Ron e Hermione, gli
aveva salvato la vita; ed era accaduto solo qualche mese prima. Inoltre, Harry
non aveva di certo dimenticato che era ancora in vita grazie anche alla
copertura concessagli da Narcissa Malfoy, e per questo motivo, non aveva alcuna
intenzione di mettersi nuovamente a litigare con suo figlio per delle cavolate
assurde. Lui e Draco non sarebbero mai andati d’accordo, erano troppo diversi,
questo era un dato di fatto, ma per lo meno potevano provare ad ignorarsi. Ron,
invece, non la pensava così. Gli avrebbe volentieri menato se ne avesse avuto la
possibilità.
Conclusosi il discorso su Malfoy, erano ormai quasi arrivati alla carrozza
quando Ron introdusse un altro argomento di rilevanza per lui in quel momento.
- Ad ogni modo amico, sono un uomo finito. –
- Che significa? – gli chiese Harry non capendo a cosa si riferisse.
- Che significa? Non mi ha rivolto la parola. Nemmeno A. Per tutto il viaggio.
E’ stata immersa in quel suo libro perennemente senza mai alzare lo sguardo. Il
viaggio ad Hogwarts peggiore che io ricordi. La macchina volante e il Platano
Picchiatore in confronto li ricordo con più piacere! –
…
La Sala Grande come sempre era gremita di studenti. Harry, Ron, Hermione, Ginny,
Neville, Luna e così tutti gli altri studenti, che avevano memoria della rovina
di Hogwarts avvenuta al concludersi dell’anno precedente, furono felici di
vedere come il castello fosse stato rimesso in sesto in così poco tempo. Il
cielo incantato della Sala Grande era terso e ricco di stelle e un
chiacchiericcio allegro si levava dai tavoli delle quattro case; mentre
percorrevano la lunga sala Harry fu preso da una sorta di nostalgia. Non poteva
credere di essere tornato in quel posto tanto speciale per lui, non poteva
credere di star rivivendo la stessa magia di sette anni prima, e non poteva
credere che dopo tutto quello che era avvenuto nei mesi precedenti, Hogwarts
potesse tornare ad essere la dimora accogliente di un tempo. Era come se stesse
rivivendo il suo primo anno, quando lui, Ron e Hermione entrarono in quel salone
senza comprendere bene a cosa andassero incontro, sorpresi e incantati da tutto
ciò che vedevano, soprattutto lui, per quale era una scoperta tutto ciò che
fosse magico, e senza sapere ancora che sarebbero stati destinati a diventare
grandi amici. Quando si fece un po’ più avanti scorse il tavolo degli
insegnanti. Eccolo lì, al centro, seduto sul suo piccolo trono, Aberforth
Silente, con un lungo vestito chiaro, dalle sfumature turchesi. Incredibile
quanto somigliasse a suo fratello in quelle vesti. Accanto a lui, lei, un punto
di riferimento, Minerva McGranitt, e poi Hagrid, Lumacorno, la professoressa
Cooman, Fiorenzo, la Sprite, Madama Chips, Vitious e Ruf. C’erano proprio tutti;
mancava solo lui… o lei… l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, che
purtroppo, molto probabilmente non avrebbe mai conosciuto, semplicemente non
sarebbe mai esistito. In quel momento Harry fu sorpreso da un altro sentimento
che gli attraversò il cuore e la mente. Era strano, troppo strano, volgere lo
sguardo a quel tavolo, e non trovare lui; l’uomo dai lunghi capelli unti, il
naso adunco, lo sguardo severo e un’espressione inalterabile: Severus Piton.
Colui verso il quale per anni aveva provato solo odio, e per cui adesso provava
solo profonda ammirazione. Non sarebbe stata la stessa Hogwarts senza di lui. Ad
ogni modo, man mano che avanzava lungo la Sala, insieme ai suoi compagni, anche
gli insegnati scorsero la sua presenza. Aberforth gli fece un cenno, la
McGranitt aveva stampato un sorriso radioso in viso, mentre Hagrid gli sollevò
il calice dedicandogli un brindisi e gli fece l’occhiolino.
- Ben tornati ad Hogwarts! – esclamò Ron entusiasta osservando, come Harry,
tutto ciò che avevano intorno con ammirazione e nostalgia.
- Già – si limitò ad affermare Harry.
Una volta preso posto al tavolo dei Grifondoro, la McGranitt diede inizio al
consueto rituale, e chiamò a gran voce il Cappello Parlante. Harry e Ron si
guardarono senza bisogno di dire nulla, si erano già intesi senza le parole. Il
Cappello cantò la sua canzone e poi si passò alla cerimonia dello smistamento,
che per quanto fosse un’emozione nel momento in cui ne fai parte, a distanza di
anni e vista dall’esterno, era un tantino noiosa. Ad ogni modo i ragazzi
accolsero i nuovi Grifondoro e constatarono con piacere che tutti erano
entusiasti di far parte della stessa casa del loro eroe, Harry Potter. Il
giovane mago già prevedeva appostamenti di suoi fan in Sala Comune, ma non disse
niente al riguardo.
Poco dopo iniziò il banchetto ed Harry e Ron poterono constatare quanto in
realtà Aberforth fosse differente da suo fratello. Non aveva la sua ilarità, non
era gioioso e scherzava molto di meno. Era molto più burbero e scontroso, come
se in realtà non gli piacesse affatto trovarsi lì. Harry scosse il capo
sconsolato, evidentemente si era illuso di poter rivivere Silente nella figura
di suo fratello.
- Ha il suo nome ma… - esordì ma Ron non gli permise di continuare.
- …Silente era unico. Anzi è unico. Lo
sarà per sempre.
Harry annuì e cominciò il banchetto. L’abbondanza di Hogwarts era sempre quella
che Harry ricordava, e si rese conto che gli era mancata troppo nell’anno in cui
era stato assente. Ricordava fin troppo bene i miseri pasti arrangiati da
Hermione nel periodo in cui latitavano per il paese con solo una tenda e una
borsetta stregata. Seduta al fianco di Harry c’era Luna Lovegood, e di fronte a
lei, accanto a Ron, sedeva Neville Paciock. Rispettivamente dall’altro lato di
Harry e Ron c’erano Dean Thomas e Seamus Finnigan. Hermione e Ginny sedevano
qualche metro più in là. Ron, ovviamente, era ancora più seccato.
- Lo fa apposta ti dico – esclamò con irruenza.
- Ron… ti prego, non davanti a tutta la scuola, calmati. – gli fece Harry con un
cenno per fargli capire di contenersi.
- Stiamo superando ogni limite. Arriva a casa mia e mi saluta a stento, ci
troviamo in gruppo con te, Ginny o chi che sia, e non mi rivolge la parola, sul
treno mi risponde acida dicendomi che non ha tempo per parlare, e adesso
addirittura si siede a metri di distanza da noi! Beh, capisco che vuole evitare
me, ma in questo modo si allontana anche da te, amico mio. –
- Non posso darti torto, ma non posso rimproverare ad Hermione il fatto che
cerchi di ritagliarsi un po’ di autonomia –
Ron parve non aver capito bene – Autonomia? Ma di quale autonomia stai parlando?
–
- Beh, dico solo che Hermione è sempre stata con me e con te, senza mai
estendere le sue amicizie. In sei anni non ha fatto altro che stare con noi a
scuola e questo l’ha penalizzata molto sul piano sociale, non trovi? Prima di
tutto ha bisogno di stare un po’ con le ragazze, e credo che Ginny la possa
aiutare in questo, e in secondo luogo, riconosci che noi non siamo poi così
socievoli. –
- Beh neanche lei! – fece Ron in tono scontroso.
Ma il loro dibattito sullo strano comportamento di Hermione fu interrotto dalla
figura del preside che si levò in piedi. Il chiacchiericcio in Sala Grande cessò
immediatamente e piombò un silenzio tombale. Aberforth si portò avanti e rivolse
uno sguardo ai suoi studenti, esordendo con un colpetto di tosse.
- Dunque… dunque… dunque… Dopo aver gradito questa più che succulenta cena,
vorrei ricordarvi il consueto regolamento di Hogwarts, con tutto ciò che è
concesso e non è concesso all’interno del castello, fra le altre cose,
l’ingresso nella Foresta è proibito ma puntualmente ogni anno sono di più i
ragazzi che disobbediscono a tale avvertimento che quelli che si attengono alle
regole. Dal momento che parecchi ne sono comunque usciti vivi, immagino non sia
poi un pericolo mortale, quindi puta caso vi saltasse in mente di non tener
conto del regolamento della scuola, fate bene attenzione. Ovviamente nessuna
impresa eroica vi risparmierà da una punizione accordata con il responsabile
della casa a cui appartenete, quindi pensate bene a come vi muovete da ora in
poi. A parte questo, sono immensamente felice di vedere tanti di voi seduti a
questi tavoli quest’oggi. Anche mio fratello ne sarebbe stato fiero. Come ben
sapete solo pochi mesi fa Hogwarts era un castello in rovina, deturpato da una
violenta battaglia, ma tutti ormai conoscete questa storia quindi sorvolerei…
Ebbene il fatto che nonostante tutto ciò che avvenuto recentemente in questo
castello, siano così numerosi gli iscritti a quest’anno, è un chiaro segno che
Hogwarts non tramonterà mai. Conoscete ovviamente anche le dinamiche didattiche
di quest’anno. Gli studenti del settimo anno sono numericamente superiori a
quelli degli altri anni, questo perché alla classe regolare, si sono aggiunti
anche coloro che l’anno scorso, per ovvie ragioni, non hanno potuto portare a
termine gli studi, né tanto meno conseguire i M.A.G.O.. Allo stesso modo, dal
momento che l’anno scorso le lezioni non si sono tenute regolarmente, tutti gli
studenti di tutti gli anni, eccetto quelli del primo anno, dovranno sostenere
delle lezioni extra per recuperare quanto hanno perso l’anno precedente. Su
questo punto spero sia tutto chiaro. Gli orari delle lezioni extra vi
arriveranno domani insieme all’orario ordinario delle lezioni. In ultima cosa,
ma anche questo suppongo sia già di dominio pubblico, quest’anno la cattedra di
Difesa contro le Arti Oscure è stata sospesa, per cui nessuno impartirà
quest’insegnamento. Detto ciò, vi do la buona notte e buono studio. –
E con questo Aberforth si ritrasse dal piccolo leggio e abbandonò la Sala dalla
porta alle spalle del tavolo degli insegnanti. Ovviamente anche tutti gli altri
insegnanti lo imitarono qualche istante dopo, e gli studenti delle quattro case
cominciarono a sparpagliarsi confusamente mentre lasciavano i loro posti, e
mentre i Prefetti richiamavano la loro attenzioni per portarli nelle rispettive
sale comuni. Ron ed Harry si fermarono per aspettare che Hermione e Ginny li
raggiungessero, ma quando furono alla loro altezza, Ginny si fermò accanto ad
Harry, mentre Hermione schizzò via lanciando solo un leggero – Ciao Harry, ci
vediamo in Sala Comune – che si avvertì appena. Ron era sbigottito.
- Ma che le prende? Senti un po’ – fece a Ginny – tu ne sai qualcosa? –
Ginny alzò le spalle – Non chiederlo a me, parlane con lei! –
- Certo che su di te posso fare sempre affidamento, sorellina! –
Ginny gli fece una linguaccia e insieme si avviarono verso la Sala Comune.
…
Quando giunsero in Sala Comune non trovarono Hermione, a quanto pare si era già
ritirata nei dormitori femminili. Che volesse evitare Ron era ormai evidente.
- Sarà un anno fantastico! – fece sospirando Ron sprofondando in una delle
comode poltrone, e immediatamente i suoi nervi tesi si rilassarono – Oh, quanto
mi era mancata questa sensazione! –
- Hai notato? – fece Harry sedendosi sulla poltrona di fronte a quella su cui
era sprofondato l’amico – Aberforth non ha fatto alcun commento su quanto
riguarda i maghi senz’occhi. –
Ron sospirò nuovamente – Amico mio… ma dove la trovi la forza… -
- Voglio dire – continuò Harry come se Ron si fosse dimostrato interessato – non
accenna minimamente a quanto sta succedendo… di grave… perché è grave… nel mondo
della magia. Non menziona quanto accaduto mesi fa ma sorvola dicendo che tanto
tutti conosciamo la storia. Silente… -
Ron lo interruppe – Non è Silente, Harry! Proprio per questo! Non puoi
continuare a vivere di confronti tra i due! Silente l’avrebbe fatto, Aberforth
no. L’ho inquadrato, è il tipo che… -
- Il tipo che si nasconde! – esclamò prontamente Harry. – Elimina la cattedra di
Difesa, non comunica ai suoi studenti dei possibili pericoli che ci sono in
giro, non fa alcun riferimento alla battaglia con Voldemort che ha segnato
Hogwarts. Ha paura di queste cose! E perciò nasconde tutto sotto il tappeto
credendo che così le sventure girano alla larga, ma non funziona esattamente
così. –
Ron scosse il capo – Non lo so! Alla fine non è proprio sbagliato come
atteggiamento. E’ comunque il preside. Perché far impanicare i propri studenti?
E’ anche giusto che i ragazzi siano all’oscuro di determinate cose, lui deve
pensare esclusivamente all’andamento scolastico e al rendimento della scuola.
Era Silente che invece doveva assoldare il suo esercito, perciò ci voleva
preparati. –
Harry aprì le labbra per replicare, ma si arrestò scuotendo il capo, non aveva
neanche la forza di ribattere, anche perché un velo di verità in quello che
diceva Ron c’era, ma per lui Silente era sempre intoccabile, rappresentava
l’emblema della perfezione, quando invece lo stesso Silente gli aveva dimostrato
di essere vulnerabile.
- Io vado a dormire – concluse e abbandonò la poltrona sulla quale era seduto
per recarsi nel dormitorio maschile.
…
Se c’era una cosa che ad Hogwarts era rimasta illesa da agenti esterni, questa
era di sicuro l’ufficio del preside. Aberforth si ritrovava allo stesso modo di
suo fratello in quell’ufficio che non aveva subito modifiche. Tutto era come
l’aveva disposto e voluto Albus Silente. I quadri degli ex presidi della scuola
erano sparsi lungo le pareti, e Aberforth stava lì fermo ad osservarli, in
particolare quello di suo fratello, con accanto quello di Severus Piton, gli
ultimi due grandi presidi che l’avevano preceduto. In quel momento si rendeva
conto che aveva accettato l’incarico di preside senza nemmeno sapere bene il
perché, forse per onorare la memoria di suo fratello, ma non si sentiva
minimamente all’altezza del compito assegnatogli, era convinto che stesse
commettendo già tanti errori. Alle sue spalle, Minerva McGranitt lo osservava in
silenzio, con le mani strette e le braccia distese lungo il corpo, fin quando
finalmente Silente non si decise a parlare.
- Ascolti, professoressa McGranitt – esordì – lei pensa che stia sbagliando a
sopprimere la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure? Sa, lo chiedo a lei
perché so che mio fratello aveva molta stima della sua persona, e penso che il
suo parere sia fondamentale. Lei è l’unica fondamenta secolare di questa scuola,
lo sa? –
Aberforth si voltò verso di lei e la McGranitt cercò di nascondere il suo
imbarazzo – Lei mi lusinga signor Preside – fece abbassando lo sguardo. No, non
ci riusciva, non ce la faceva, non era assolutamente in grado di chiamarlo
Professor Silente. Aberforth parve accorgersene e accostò uno strano sorrisetto
sul volto.
- Tranquilla, stia tranquilla. – si limitò a dire sedendosi alla sua scrivania.
– Ebbene, mi dica, lei cosa ne pensa? –
La McGranitt osservò qualche minuto di silenzio e poi si avvicinò alla
scrivania.
- Credo che lei debba ripristinare l’insegnamento, signor Preside. –
Aberforth annuì debolmente.
- Già, e dire che io credevo di fare qualcosa di utile. –
- Non insegnare ai giovani a difendersi non è utile, con tutto rispetto signor
Preside – fece la McGranitt con tono autoritario.
Aberforth sorrise divertito.
- Lei è una donna di carattere, professoressa McGranitt. Sono lieto di averla al
mio fianco. –
La McGranitt sorvolò sui complimenti e continuò – Inoltre, come può solo pensare
di sospendere l’insegnamento di Difesa con i misteriosi avvenimenti che
compaiono di recente sui giornali. Qualcosa sta minacciando il mondo magico e
bisogna esserne preparati. La fine di Voldemort non ha segnato la fine della
magia oscura. Suoi seguaci che seguiranno le sue orme ci saranno sempre. Maghi
oscuri affioreranno negli anni, e non sarà sospendendo la materia che lei
aiuterà questi giovani a difendersi in futuro. –
La McGranitt aveva sparato fuori quelle parole tutte in un fiato, e Aberforth
stette qualche istante in meditazione, con i gomiti poggiati sui braccioli della
sedia e le mani poste dinanzi alla bocca, quasi in segno di preghiera.
- Dunque secondo lei dovrei provvedere alla ricerca di un insegnante che possa
prendere quel posto? –
- Assolutamente sì – convenne con fermezza la McGranitt.
Aberforth annuì debolmente – Ma chi? – e scosse il capo sospirando – Ci devo
pensare, e credo che debba anche sbrigarmi dal momento che domani cominciano le
lezioni. Spero che la notte mi porti consiglio. – e alzò lo sguardo sulla donna
che gli stava di fronte – Buona notte, professoressa. E’ stata davvero
illuminante. Credo che faremo grandi cose insieme! – fece sorridendo mentre la
McGranitt non sapeva come reagire a quelle sue uscite da adolescente. Non era
proprio convinta che Aberforth fosse all’altezza del ruolo di preside di
Hogwarts ma dal momento che c’era, doveva sopportare i suoi modi di fare, benché
strambi. Dopo tutto anche Silente aveva un modo di fare tutto suo, ma aveva quel
tocco di educazione che in Aberforth era totalmente assente. Senza sapere bene
cosa pensare, augurò la buona notte al Preside e si congedò. Aberforth tornò ai
suoi pensieri e prese a camminare lungo lo studio proprio come faceva suo
fratello, in quella stessa stanza, qualche anno prima. Trovare un nuovo
insegnante di Difesa…? Ma chi?
Continua…