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Autore: Sam_Rox88    23/08/2009    4 recensioni
Voldemort è caduto e il mondo magico torna a trascorrere giornate serene. Anche Hogwarts, con un nuovo preside, riapre le porte ai suoi studenti ed Harry, Ron, Hermione tornano fra le mura del castello per completare l'ultimo anno di studi. Ma uno strano articolo compare sulla Gazzetta del Profeta, una materia non sarà insegnata? E... a cosa sono dovuti quegli strani omicidi?
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Senza nome 1

Harry Potter and the Eyes Collector

Capitolo 2

 

Harry era seduto in uno dei vagoni dell’espresso per Hogwarts, un dito puntato dinanzi alle labbra, in una posa tipicamente meditativa, e con lo sguardo assorto sulla testata della Gazzetta del Profeta del giorno prima. Non aveva fatto altro che pensare a quell’articolo per tutto il giorno precedente. Aveva addirittura perso l’entusiasmo di tutta un’estate per il ritorno in quella che era diventata la sua seconda casa. Continuava a fissare quel giornale, senza nemmeno leggerne più le parole, dato che ormai le conosceva a memoria, e intanto, con lo sguardo perso meditava su ciò che potesse esserci dietro a tutta quella questione. Ginny era seduta nello stesso scompartimento, di fronte a lui, e stava leggendo un libro, dato che aveva perso le speranze di poter instaurare una conversazione con Harry per quello che si prospettava essere un lungo viaggio. Quando la ragazza si decise finalmente a distogliere l’attenzione dalla sua lettura, per poter richiamare Harry alla realtà, qualcuno bussò allo scompartimento e sentirono la porta scorrevole scivolare. Una ragazza dai lunghissimi capelli di un biondo che rasentava al bianco, ed un’aria sognante stampata in viso, era in piedi dinanzi a loro; alle sue spalle un giovanotto dall’aria un po’ tonta e guancie rosee ricambiava i loro sguardi sorpresi con un sorriso. Harry finalmente abbandonò l’articolo che tanto l’aveva tenuto occupato in quelle ultime ore, e scattò in piedi. Ugualmente fece Ginny che corse ad abbracciare Luna.

- Neville! Luna! Mi chiedevo dove foste finiti! – esclamò Harry salutando l’amico Neville con una grintosa stretta di mano.

- Oh, ci abbiamo messo un po’ a raggiungervi perché stavo illustrando a Neville il mio programma di quest’anno per quanto riguarda i Carpinucoli Velenosi. – fece Luna con la sua solita aria sognante e un po’ stranita – E’ interessante! Credo che lo inserirò negli argomenti di esame! – concluse sedendosi poi accanto a Ginny, mentre Neville prese posto accanto ad Harry.

Il mago dagli occhiali rotondi sorrise constatando che più che un viaggio ad Hogwarts, sembrava stesse facendo un viaggio nel passato. Alcune cose, come le stramberie di Luna, non erano cambiate.

- E tu Neville? Com’è andata l’estate? – chiese Harry al compagno al suo fianco.

- Oh alla grande! Sono partito per escursione di due mesi. Interamente da solo! Ho effettuato un po’ di ricerche in giro per il paese su particolari tipi di piante magiche! Non immagini quante cose ho scoperto! – fece il ragazzo moro con entusiasmo.

- Oh sì, Neville infatti collaborerà con il Cavillo su alcune delle sue recenti scoperte. Mio padre è entusiasta, non vede l’ora di pubblicare l’articolo! –

- Andate proprio d’accordo voi due, eh? – sorrise Ginny maliziosamente guardando i due compagni.

A tale affermazione Neville abbassò lo sguardo imbarazzato, mentre Luna non colse assolutamente l’allusione, e continuava a guardare per aria come se stesse ammirando qualcosa di volante all’interno del vagone.

 - Ron e Hermione sono nel vagone prefetti? – chiese in fretta Neville per cercare di nascondere il suo momentaneo imbarazzo.

Harry annuì in maniera decisa.

- A proposito – subentrò Luna – avete sentito della cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure? –

Harry scosse il capo contrariato – Non tocchiamo questo tasto! – esclamò in tono irritato – Ho scritto ad Aberforth! Ha nobili intenzioni non c’è che dire, ma il risultato finale è davvero deludente. Non credevo facesse una cosa del genere. –

- E se riformassimo l’ES? – chiese Neville.

- Ci ho pensato. – fece Harry sospirando – Ovvio che ci ho pensato… Ma pensandoci bene… almeno la metà degli studenti che ne facevano parte hanno concluso gli studi. Siamo rimasti in pochi del nucleo originario e dovremmo assoldare nuovi studenti. Ciò significa riprendere dal principio tutte le lezioni. Non faremo molti progressi purtroppo. –

- A me sembra però che tu non abbia più niente da imparare riguardo alla difesa, o mi sbaglio? – fece Neville ad Harry.

- Beh, se è per questo neanche voi. – disse Harry sorridendo agli amici con uno sguardo ricco di stima ed ammirazioni, per i compagni che l’avevano fiancheggiato durante gli ultimi anni della sua battaglia contro Voldemort, senza mai voltargli le spalle. – Ad ogni modo – continuò – il problema non siamo di certo noi, ma coloro che al giorno d’oggi arrivano ad Hogwarts impreparati. Che ne sarà della loro formazione? Non è possibile sospendere la cattedra e ancora non concepisco la scelta di Silente. –

A sentire quel nome Luna e Neville ebbero un attimo di incertezza, furono quasi percorsi da un brivido, perché dava proprio l’idea che Harry si riferisse ad Albus; ne parlava con tanta naturalezza. Quell’attimo di incertezza fu seguito da un lungo silenzio durante il quale nessuno dei quattro parlò, e ciascuno prese a trascorrere il tempo a modo proprio. Ginny sprofondò di nuovo nella sua lettura, Harry tornò a meditare sull’articolo, nonostante i suoi pensieri, adesso, fossero occupati anche dalla questione della cattedra di Difesa contro le Arti Oscure; mentre Luna e Neville si persero nel Cavillo.

 

 

Ron e Hermione erano nello scompartimento Prefetti. Il ragazzo dai capelli rossi se ne stava seduto di fronte alla ragazza castana, e non faceva altro che fissarla, a volte distoglieva lo sguardo per guardare il paesaggio che correva a tutta velocità fuori dal finestrino, per poi tornare di nuovo a posare gli occhi su di lei, che per tutta risposta, non lo considerava minimamente. Hermione era immersa in un libro pesante di 1500 pagine, probabilmente uno dei manuali di testo dell’ultimo anno, ed era talmente concentrata che non distoglieva mai gli occhi da quelle pagine. Sembrava quasi come se Ron non fosse nemmeno lì. Lui, ovviamente, era abbastanza seccato.

- He.. Hermione – la chiamò.

Dalla ragazza non giunse alcun segno di risposta.

- Potresti evitare di ignorarmi? –

- Scusami Ronald, devo assolutamente finire questo volume per quando arriveremo. Non ho tempo. – rispose acidamente lei senza staccare mai gli occhi dall’enorme volume.

- Fa con comodo! – esclamò Ron nervosamente e scattò in piedi uscendo dallo scompartimento e chiudendosi violentemente la porta alle spalle. Pensò di andare a supervisionare la situazione negli altri vagoni, e quindi s’incamminò lungo lo stretto corridoio, quando incappò in colui che mai avrebbe voluto rivedere. Anche quel ragazzo che adesso gli stava di fronte aveva deciso di ripetere l’ultimo anno di scuola dal momento che, come lui, Harry e Hermione, l’aveva perso; ma Ron non se lo sarebbe aspettato minimamente.

- Tu. – esclamò semplicemente il mago dai capelli rossi.

- Chi si rivede, Weasley – gli rispose il biondino in questione.

- Sempre arrogante, vero? Non sei cambiato per niente! –

Draco Malfoy sospirò irritato – Lasciami stare Weasley, non ho alcuna intenzione di perdere tempo con te. –

- Bah, sapessi io – fece Ron che per tutta risposta si ritirò lungo la parete dello scompartimento per fargli spazio. Draco lo superò ma evidentemente il mago dai capelli rossi aveva ancora qualcosa da dirgli – Non credevo di rivederti qui, sai? Credevo che la considerassi una pagliacciata questa scuola, Malfoy. –

Il ragazzo biondo si voltò e guardò con aria di sfida il rosso che gli stava di fronte.

- Ciò che faccio non sono affari tuoi. Ci vediamo, Weasley –

- Vorrei ricordarti che non dovresti fare tanto lo sbruffone Malfoy. Ormai non siamo più tanto diversi visto che la tua famiglia è caduta in miseria. – e fece una piccola pausa – Sei esattamente come me! E il tuo sangue puro puoi tenertelo davvero visto che a quanto pare la tua famiglia si è sporcata di disonore più di qualsiasi altra… quindi pensaci Malfoy, tra i due chi è che va disprezzato adesso? –

Ron aveva buttato fuori tutto d’un fiato, e con fare abbastanza arrogante. Non vedeva l’ora di dire finalmente quello che pensava a Draco Malfoy e adesso ci era riuscito. In tutta risposta il Serpeverde si mosse di scatto e tirò fuori la bacchetta puntandola al naso del Grifondoro.

- Sono un prefetto vorrei ricordarti, così come tu non lo sei più – esclamò Ron senza scostare neanche un muscolo.

Malfoy rimase qualche attimo con il braccio teso e la bacchetta puntata, fin quando non la ritrasse e la portò sotto la tunica.

- Al diavolo. –

E così dicendo si allontanò nervosamente da Ron, svanendo qualche istante dopo lungo il corridoio.

- Che idiota – fu il commento di Ron mentre lo guardava allontanarsi.

 

 

Ron e Harry erano da poco scesi dall’espresso e si stavano avviando verso le carrozze. Lungo il viaggio non c’era stato modo di parlare, e Ron approfittò di quel momento per poter raccontare ad Harry quanto era avvenuto nei corridoi con Malfoy. Harry non sembrava affatto stupito, anzi, anche quella la considerava una prassi naturale di Hogwarts ormai. Draco Malfoy poteva fare tutto ciò che voleva, dal momento che sapeva benissimo che non l’avrebbe più infastidito, non dopo l’enorme debito che aveva contratto con lui quando, con Ron e Hermione, gli aveva salvato la vita; ed era accaduto solo qualche mese prima. Inoltre, Harry non aveva di certo dimenticato che era ancora in vita grazie anche alla copertura concessagli da Narcissa Malfoy, e per questo motivo, non aveva alcuna intenzione di mettersi nuovamente a litigare con suo figlio per delle cavolate assurde. Lui e Draco non sarebbero mai andati d’accordo, erano troppo diversi, questo era un dato di fatto, ma per lo meno potevano provare ad ignorarsi. Ron, invece, non la pensava così. Gli avrebbe volentieri menato se ne avesse avuto la possibilità.

Conclusosi il discorso su Malfoy, erano ormai quasi arrivati alla carrozza quando Ron introdusse un altro argomento di rilevanza per lui in quel momento.

- Ad ogni modo amico, sono un uomo finito. –

- Che significa? – gli chiese Harry non capendo a cosa si riferisse.

- Che significa? Non mi ha rivolto la parola. Nemmeno A. Per tutto il viaggio. E’ stata immersa in quel suo libro perennemente senza mai alzare lo sguardo. Il viaggio ad Hogwarts peggiore che io ricordi. La macchina volante e il Platano Picchiatore in confronto li ricordo con più piacere! –

 

 

La Sala Grande come sempre era gremita di studenti. Harry, Ron, Hermione, Ginny, Neville, Luna e così tutti gli altri studenti, che avevano memoria della rovina di Hogwarts avvenuta al concludersi dell’anno precedente, furono felici di vedere come il castello fosse stato rimesso in sesto in così poco tempo. Il cielo incantato della Sala Grande era terso e ricco di stelle e un chiacchiericcio allegro si levava dai tavoli delle quattro case; mentre percorrevano la lunga sala Harry fu preso da una sorta di nostalgia. Non poteva credere di essere tornato in quel posto tanto speciale per lui, non poteva credere di star rivivendo la stessa magia di sette anni prima, e non poteva credere che dopo tutto quello che era avvenuto nei mesi precedenti, Hogwarts potesse tornare ad essere la dimora accogliente di un tempo. Era come se stesse rivivendo il suo primo anno, quando lui, Ron e Hermione entrarono in quel salone senza comprendere bene a cosa andassero incontro, sorpresi e incantati da tutto ciò che vedevano, soprattutto lui, per quale era una scoperta tutto ciò che fosse magico, e senza sapere ancora che sarebbero stati destinati a diventare grandi amici. Quando si fece un po’ più avanti scorse il tavolo degli insegnanti. Eccolo lì, al centro, seduto sul suo piccolo trono, Aberforth Silente, con un lungo vestito chiaro, dalle sfumature turchesi. Incredibile quanto somigliasse a suo fratello in quelle vesti. Accanto a lui, lei, un punto di riferimento, Minerva McGranitt, e poi Hagrid, Lumacorno, la professoressa Cooman, Fiorenzo, la Sprite, Madama Chips, Vitious e Ruf. C’erano proprio tutti; mancava solo lui… o lei… l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, che purtroppo, molto probabilmente non avrebbe mai conosciuto, semplicemente non sarebbe mai esistito. In quel momento Harry fu sorpreso da un altro sentimento che gli attraversò il cuore e la mente. Era strano, troppo strano, volgere lo sguardo a quel tavolo, e non trovare lui; l’uomo dai lunghi capelli unti, il naso adunco, lo sguardo severo e un’espressione inalterabile: Severus Piton. Colui verso il quale per anni aveva provato solo odio, e per cui adesso provava solo profonda ammirazione. Non sarebbe stata la stessa Hogwarts senza di lui. Ad ogni modo, man mano che avanzava lungo la Sala, insieme ai suoi compagni, anche gli insegnati scorsero la sua presenza. Aberforth gli fece un cenno, la McGranitt aveva stampato un sorriso radioso in viso, mentre Hagrid gli sollevò il calice dedicandogli un brindisi e gli fece l’occhiolino.

- Ben tornati ad Hogwarts! – esclamò Ron entusiasta osservando, come Harry, tutto ciò che avevano intorno con ammirazione e nostalgia.

- Già – si limitò ad affermare Harry.

Una volta preso posto al tavolo dei Grifondoro, la McGranitt diede inizio al consueto rituale, e chiamò a gran voce il Cappello Parlante. Harry e Ron si guardarono senza bisogno di dire nulla, si erano già intesi senza le parole. Il Cappello cantò la sua canzone e poi si passò alla cerimonia dello smistamento, che per quanto fosse un’emozione nel momento in cui ne fai parte, a distanza di anni e vista dall’esterno, era un tantino noiosa. Ad ogni modo i ragazzi accolsero i nuovi Grifondoro e constatarono con piacere che tutti erano entusiasti di far parte della stessa casa del loro eroe, Harry Potter. Il giovane mago già prevedeva appostamenti di suoi fan in Sala Comune, ma non disse niente al riguardo.

Poco dopo iniziò il banchetto ed Harry e Ron poterono constatare quanto in realtà Aberforth fosse differente da suo fratello. Non aveva la sua ilarità, non era gioioso e scherzava molto di meno. Era molto più burbero e scontroso, come se in realtà non gli piacesse affatto trovarsi lì. Harry scosse il capo sconsolato, evidentemente si era illuso di poter rivivere Silente nella figura di suo fratello.

- Ha il suo nome ma… - esordì ma Ron non gli permise di continuare.

- …Silente era unico. Anzi è unico. Lo sarà per sempre.

Harry annuì e cominciò il banchetto. L’abbondanza di Hogwarts era sempre quella che Harry ricordava, e si rese conto che gli era mancata troppo nell’anno in cui era stato assente. Ricordava fin troppo bene i miseri pasti arrangiati da Hermione nel periodo in cui latitavano per il paese con solo una tenda e una borsetta stregata. Seduta al fianco di Harry c’era Luna Lovegood, e di fronte a lei, accanto a Ron, sedeva Neville Paciock. Rispettivamente dall’altro lato di Harry e Ron c’erano Dean Thomas e Seamus Finnigan. Hermione e Ginny sedevano qualche metro più in là. Ron, ovviamente, era ancora più seccato.

- Lo fa apposta ti dico – esclamò con irruenza.

- Ron… ti prego, non davanti a tutta la scuola, calmati. – gli fece Harry con un cenno per fargli capire di contenersi.

- Stiamo superando ogni limite. Arriva a casa mia e mi saluta a stento, ci troviamo in gruppo con te, Ginny o chi che sia, e non mi rivolge la parola, sul treno mi risponde acida dicendomi che non ha tempo per parlare, e adesso addirittura si siede a metri di distanza da noi! Beh, capisco che vuole evitare me, ma in questo modo si allontana anche da te, amico mio. –

- Non posso darti torto, ma non posso rimproverare ad Hermione il fatto che cerchi di ritagliarsi un po’ di autonomia –

Ron parve non aver capito bene – Autonomia? Ma di quale autonomia stai parlando? –

- Beh, dico solo che Hermione è sempre stata con me e con te, senza mai estendere le sue amicizie. In sei anni non ha fatto altro che stare con noi a scuola e questo l’ha penalizzata molto sul piano sociale, non trovi? Prima di tutto ha bisogno di stare un po’ con le ragazze, e credo che Ginny la possa aiutare in questo, e in secondo luogo, riconosci che noi non siamo poi così socievoli. –

- Beh neanche lei! – fece Ron in tono scontroso.

Ma il loro dibattito sullo strano comportamento di Hermione fu interrotto dalla figura del preside che si levò in piedi. Il chiacchiericcio in Sala Grande cessò immediatamente e piombò un silenzio tombale. Aberforth si portò avanti e rivolse uno sguardo ai suoi studenti, esordendo con un colpetto di tosse.

- Dunque… dunque… dunque… Dopo aver gradito questa più che succulenta cena, vorrei ricordarvi il consueto regolamento di Hogwarts, con tutto ciò che è concesso e non è concesso all’interno del castello, fra le altre cose, l’ingresso nella Foresta è proibito ma puntualmente ogni anno sono di più i ragazzi che disobbediscono a tale avvertimento che quelli che si attengono alle regole. Dal momento che parecchi ne sono comunque usciti vivi, immagino non sia poi un pericolo mortale, quindi puta caso vi saltasse in mente di non tener conto del regolamento della scuola, fate bene attenzione. Ovviamente nessuna impresa eroica vi risparmierà da una punizione accordata con il responsabile della casa a cui appartenete, quindi pensate bene a come vi muovete da ora in poi. A parte questo, sono immensamente felice di vedere tanti di voi seduti a questi tavoli quest’oggi. Anche mio fratello ne sarebbe stato fiero. Come ben sapete solo pochi mesi fa Hogwarts era un castello in rovina, deturpato da una violenta battaglia, ma tutti ormai conoscete questa storia quindi sorvolerei… Ebbene il fatto che nonostante tutto ciò che avvenuto recentemente in questo castello, siano così numerosi gli iscritti a quest’anno, è un chiaro segno che Hogwarts non tramonterà mai. Conoscete ovviamente anche le dinamiche didattiche di quest’anno. Gli studenti del settimo anno sono numericamente superiori a quelli degli altri anni, questo perché alla classe regolare, si sono aggiunti anche coloro che l’anno scorso, per ovvie ragioni, non hanno potuto portare a termine gli studi, né tanto meno conseguire i M.A.G.O.. Allo stesso modo, dal momento che l’anno scorso le lezioni non si sono tenute regolarmente, tutti gli studenti di tutti gli anni, eccetto quelli del primo anno, dovranno sostenere delle lezioni extra per recuperare quanto hanno perso l’anno precedente. Su questo punto spero sia tutto chiaro. Gli orari delle lezioni extra vi arriveranno domani insieme all’orario ordinario delle lezioni. In ultima cosa, ma anche questo suppongo sia già di dominio pubblico, quest’anno la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure è stata sospesa, per cui nessuno impartirà quest’insegnamento. Detto ciò, vi do la buona notte e buono studio. –

E con questo Aberforth si ritrasse dal piccolo leggio e abbandonò la Sala dalla porta alle spalle del tavolo degli insegnanti. Ovviamente anche tutti gli altri insegnanti lo imitarono qualche istante dopo, e gli studenti delle quattro case cominciarono a sparpagliarsi confusamente mentre lasciavano i loro posti, e mentre i Prefetti richiamavano la loro attenzioni per portarli nelle rispettive sale comuni. Ron ed Harry si fermarono per aspettare che Hermione e Ginny li raggiungessero, ma quando furono alla loro altezza, Ginny si fermò accanto ad Harry, mentre Hermione schizzò via lanciando solo un leggero – Ciao Harry, ci vediamo in Sala Comune – che si avvertì appena. Ron era sbigottito.

- Ma che le prende? Senti un po’ – fece a Ginny – tu ne sai qualcosa? –

Ginny alzò le spalle – Non chiederlo a me, parlane con lei! –

- Certo che su di te posso fare sempre affidamento, sorellina! –

Ginny gli fece una linguaccia e insieme si avviarono verso la Sala Comune.

 

 

Quando giunsero in Sala Comune non trovarono Hermione, a quanto pare si era già ritirata nei dormitori femminili. Che volesse evitare Ron era ormai evidente.

- Sarà un anno fantastico! – fece sospirando Ron sprofondando in una delle comode poltrone, e immediatamente i suoi nervi tesi si rilassarono – Oh, quanto mi era mancata questa sensazione! –

- Hai notato? – fece Harry sedendosi sulla poltrona di fronte a quella su cui era sprofondato l’amico – Aberforth non ha fatto alcun commento su quanto riguarda i maghi senz’occhi. –

Ron sospirò nuovamente – Amico mio… ma dove la trovi la forza… -

- Voglio dire – continuò Harry come se Ron si fosse dimostrato interessato – non accenna minimamente a quanto sta succedendo… di grave… perché è grave… nel mondo della magia. Non menziona quanto accaduto mesi fa ma sorvola dicendo che tanto tutti conosciamo la storia. Silente… -

Ron lo interruppe – Non è Silente, Harry! Proprio per questo! Non puoi continuare a vivere di confronti tra i due! Silente l’avrebbe fatto, Aberforth no. L’ho inquadrato, è il tipo che… -

- Il tipo che si nasconde! – esclamò prontamente Harry. – Elimina la cattedra di Difesa, non comunica ai suoi studenti dei possibili pericoli che ci sono in giro, non fa alcun riferimento alla battaglia con Voldemort che ha segnato Hogwarts. Ha paura di queste cose! E perciò nasconde tutto sotto il tappeto credendo che così le sventure girano alla larga, ma non funziona esattamente così. –

Ron scosse il capo – Non lo so! Alla fine non è proprio sbagliato come atteggiamento. E’ comunque il preside. Perché far impanicare i propri studenti? E’ anche giusto che i ragazzi siano all’oscuro di determinate cose, lui deve pensare esclusivamente all’andamento scolastico e al rendimento della scuola. Era Silente che invece doveva assoldare il suo esercito, perciò ci voleva preparati. –

Harry aprì le labbra per replicare, ma si arrestò scuotendo il capo, non aveva neanche la forza di ribattere, anche perché un velo di verità in quello che diceva Ron c’era, ma per lui Silente era sempre intoccabile, rappresentava l’emblema della perfezione, quando invece lo stesso Silente gli aveva dimostrato di essere vulnerabile.

- Io vado a dormire – concluse e abbandonò la poltrona sulla quale era seduto per recarsi nel dormitorio maschile.

 

 

Se c’era una cosa che ad Hogwarts era rimasta illesa da agenti esterni, questa era di sicuro l’ufficio del preside. Aberforth si ritrovava allo stesso modo di suo fratello in quell’ufficio che non aveva subito modifiche. Tutto era come l’aveva disposto e voluto Albus Silente. I quadri degli ex presidi della scuola erano sparsi lungo le pareti, e Aberforth stava lì fermo ad osservarli, in particolare quello di suo fratello, con accanto quello di Severus Piton, gli ultimi due grandi presidi che l’avevano preceduto. In quel momento si rendeva conto che aveva accettato l’incarico di preside senza nemmeno sapere bene il perché, forse per onorare la memoria di suo fratello, ma non si sentiva minimamente all’altezza del compito assegnatogli, era convinto che stesse commettendo già tanti errori. Alle sue spalle, Minerva McGranitt lo osservava in silenzio, con le mani strette e le braccia distese lungo il corpo, fin quando finalmente Silente non si decise a parlare.

- Ascolti, professoressa McGranitt – esordì – lei pensa che stia sbagliando a sopprimere la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure? Sa, lo chiedo a lei perché so che mio fratello aveva molta stima della sua persona, e penso che il suo parere sia fondamentale. Lei è l’unica fondamenta secolare di questa scuola, lo sa? –

Aberforth si voltò verso di lei e la McGranitt cercò di nascondere il suo imbarazzo – Lei mi lusinga signor Preside – fece abbassando lo sguardo. No, non ci riusciva, non ce la faceva, non era assolutamente in grado di chiamarlo Professor Silente. Aberforth parve accorgersene e accostò uno strano sorrisetto sul volto.

- Tranquilla, stia tranquilla. – si limitò a dire sedendosi alla sua scrivania. – Ebbene, mi dica, lei cosa ne pensa? –

La McGranitt osservò qualche minuto di silenzio e poi si avvicinò alla scrivania.

- Credo che lei debba ripristinare l’insegnamento, signor Preside. –

Aberforth annuì debolmente.

- Già, e dire che io credevo di fare qualcosa di utile. –

- Non insegnare ai giovani a difendersi non è utile, con tutto rispetto signor Preside – fece la McGranitt con tono autoritario.

Aberforth sorrise divertito.

- Lei è una donna di carattere, professoressa McGranitt. Sono lieto di averla al mio fianco. –

La McGranitt sorvolò sui complimenti e continuò – Inoltre, come può solo pensare di sospendere l’insegnamento di Difesa con i misteriosi avvenimenti che compaiono di recente sui giornali. Qualcosa sta minacciando il mondo magico e bisogna esserne preparati. La fine di Voldemort non ha segnato la fine della magia oscura. Suoi seguaci che seguiranno le sue orme ci saranno sempre. Maghi oscuri affioreranno negli anni, e non sarà sospendendo la materia che lei aiuterà questi giovani a difendersi in futuro. –

La McGranitt aveva sparato fuori quelle parole tutte in un fiato, e Aberforth stette qualche istante in meditazione, con i gomiti poggiati sui braccioli della sedia e le mani poste dinanzi alla bocca, quasi in segno di preghiera.

- Dunque secondo lei dovrei provvedere alla ricerca di un insegnante che possa prendere quel posto? –

- Assolutamente sì – convenne con fermezza la McGranitt.

Aberforth annuì debolmente – Ma chi? – e scosse il capo sospirando – Ci devo pensare, e credo che debba anche sbrigarmi dal momento che domani cominciano le lezioni. Spero che la notte mi porti consiglio. – e alzò lo sguardo sulla donna che gli stava di fronte – Buona notte, professoressa. E’ stata davvero illuminante. Credo che faremo grandi cose insieme! – fece sorridendo mentre la McGranitt non sapeva come reagire a quelle sue uscite da adolescente. Non era proprio convinta che Aberforth fosse all’altezza del ruolo di preside di Hogwarts ma dal momento che c’era, doveva sopportare i suoi modi di fare, benché strambi. Dopo tutto anche Silente aveva un modo di fare tutto suo, ma aveva quel tocco di educazione che in Aberforth era totalmente assente. Senza sapere bene cosa pensare, augurò la buona notte al Preside e si congedò. Aberforth tornò ai suoi pensieri e prese a camminare lungo lo studio proprio come faceva suo fratello, in quella stessa stanza, qualche anno prima. Trovare un nuovo insegnante di Difesa…? Ma chi?

 

Continua…

  
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