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Autore: Samurai Riku    13/12/2020    1 recensioni
In questa nuova avventura il Professor Layton e Luke andranno in soccorso della giovane Tracey Layton, nipote del rinomato archeologo, ed insieme tenteranno di venire a capo del mistero che sconvolge la routine del pittoresco borgo di Awen.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Emmy Altava, Hershel Layton, Jean Descole, Luke Triton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Round Table Theater sorgeva nel mezzo dell’eccentrico quartiere del Teatro. La recitazione la fa da padrona tra le antiche vie, e tra gli abitanti di questa parte di Awen si annoverano attori, sceneggiatori, registi e molte altre professioni legate all’affascinante mondo dello spettacolo. L’antica costruzione circolare si stagliava imponente sul lato nord della piazza principale del quartiere e come un’arena accoglieva a porte aperte gli ospiti, illuminato a festa, pronto a strabiliare tutti con la rappresentazione della serata.
Gli addobbi sparsi per l’intero borgo avevano invaso anche le mura interne del teatro, portando al suo interno i colori e l’allegria tipici della festività ricorrente, nella speranza di riscaldare l’animo e il cuore di chi è stato vittima della misteriosa maledizione.
Il giovane Luke Triton si guardava attorno estasiato, ammaliato da questo nuovo scenario «È bellissimo!»
«Se non fosse per l’illuminazione elettrica e le comodità moderne sembrerebbe di essere tornati davvero all’epoca dei cavalieri della tavola rotonda, come richiama il nome del teatro.» l’archeologo non poté che trovarsi d’accordo con l’apprendista, e si soffermò ad osservare meglio lo scheletro interno dell’edificio, interamente costruito in pietra e legno. «Sai Luke, la costruzione è originale, nel tempo sono state apportate solo alcune modifiche e accortezze per mantenerlo in funzione, ma le mura risalgo sicuramente al…» prima che la spiegazione storica potesse andare avanti, il professore venne spinto per la seconda volta nell’arco della giornata dalla nipote, impaziente di raggiungere i posti a loro assegnati.
«Andiamo zio, lo sappiamo che è tutto molto bello e antico, ma ora dobbiamo prender posto!»
«Oh…!» sorresse la tuba con una mano assecondando il volere di Tracey, anche se con un po’ di dispiacere nel cuore «Ragazza mia, dovresti apprezzare di più il gioiello archeologico in cui vivi.»
«E tu dovresti apprezzare di più la scadenza di orari e appuntamenti!» ribatté di tutto tono lei.
«Touché.» Hershel Layton, con l’imbarazzo a colorirgli le guance, non poté far altro che riconoscere la veridicità di quelle parole. Tracey sapeva bene quanto fosse facile per lui perdersi via nei suoi studi, scordandosi addirittura di impegni importanti.
Luke li seguì lungo il corridoio che portava alla sala vera e propria «Eheh, hai colpito un tasto dolente, Tracey!»
«Lo ben so, caro Luke!» sorrise lei, ammiccando al bambino.
Presero posto nella sesta fila dal palco, più o meno verso il centro di essa. Ottimi posti per godersi a pieno lo spettacolo che sarebbe iniziato di lì a poco. Le comode poltrone erano imbottite e foderate di un’elegante stoffa blu scuro, creando un piacevole contrasto con i tendaggi rossi del palco. Luke si adagiò per bene, tra Tracey e il professore, sistemando la propria tracolla sotto al sedile, di modo che non fosse d’impiccio a nessuno. Volse lo sguardo alla nuova amica «Tracey, di che cosa tratta questo spettacolo?»
Lei si tolse il berretto nero posandolo sulle gambe «Una rivisitazione in chiave moderna della nascita di Camelot e di Re Artù. Perfettamente a tema con la festa di Awen, anche se per come stanno andando le cose non so per quanto durerà.» spiegò e concluse con un tono di amarezza nella voce. Quella serata era stata pensata come distrazione dalle singolari e preoccupanti vicende che stavano vedendo il pittoresco borgo protagonista, ma per la giovane non sarebbe bastata certo una serata a teatro per cancellare l’angoscia e le perplessità che la neve portava con sé.
Anche il volto del bambino si rabbuiò «Vero…»
«Almeno questo quartiere sembra essersi salvato dai bizzarri eventi, è un fattore positivo.» disse Layton, abbozzando un sorriso sereno verso di loro cercando di trasmettere un po’ di conforto. «Prima di uscire mi sono permesso di dare una lettura alla recensione scritta da Matthew e devo dire che mi ha davvero invogliato ed incuriosito.»
La nipote restituì il sorriso «Sì, papà è sempre stato un appassionato di spettacoli, ha dato il massimo per render giustizia ad un eccellente lavoro, come lo ha definito lui!»
«Oh sì, ha sempre avuto una dote naturale per la teatralità.» commentò Hershel con una risata, perdendo per un istante la compostezza del perfetto gentiluomo inglese.
Luke spostò lo sguardo dall’una all’altro, cogliendo in quel momento il profondo legame che univa zio e nipote. Raramente aveva visto il professore lasciarsi andare con così tanta confidenza e se da un lato se ne sentiva rallegrato, dall’altro una piccola nota aspra si fece largo nel suo animo, facendolo sentire quasi escluso da quel duo. Desiderava davvero conoscere meglio il suo stimato mentore.
Una volta che tutti ebbero preso posto, e non una sola poltrona venne lasciata libera, le luci si affievolirono fino a spegnersi, lasciando così che fossero i riflettori puntati sul palco i soli a splendere.
Il sipario si levò dando il via al primo atto di un’avvincente storia, mai troppo vecchia per passare di moda.
«Matthew non era nel torto, ottimi costumi, ben sceneggiato, una scenografia splendida e le voci del coro rievocano i miti cavallereschi di un tempo.» commentò a bassa voce Hershel Layton, seguendo la rappresentazione senza perdersi una battuta.
«Quindi… il borgo di Awen è legato a Re Artù e alle sue leggende?» domandò Luke spinto dalla curiosità, senza rendersi conto di aver usato un tono di voce poco adatto all’occasione e venne ripreso da uno spettatore qualche fila più indietro «Uh.. chiedo scusa…!» aggiunge risentito a bassa voce.
Tracey annuì con un lieve cenno del capo «Sì, come ho detto il borgo è molto antico e ci sono molte leggende che allacciano a questo posto i miti di Re Artù.» si sporse maggiormente verso il bambino di modo da potergli parlare senza disturbare gli altri astanti «Anche il nome della nostra scuola si rifà a queste storie, sai? Inis witrin. Sai cosa significa, piccolo apprendista?» lo stuzzicò conscia di aver acceso la miccia della sua curiosità.
In men che non si dica Luke afferrò la tracolla da sotto la seduta ed estrasse il suo quaderno e una penna, intenzionato a riportare le nuove nozioni nonostante il buio della sala «Inis witrin, non ho idea di che cosa significhi!» esclamò, mantenendo questa volta un tono di voce adeguato.
«Isola di vetro.» intervenne Hershel «È un altro nome per chiamare la leggendaria Avalon.»
Luke scrisse tutto «Avalon… e perché la scuola ha questo nome?» domandò ingordo di risposte, ma un brivido improvviso lo scosse e sentendo un soffio freddo su tutto il corpo si strinse nelle spalle, strofinando le braccia con le mani per scacciare la pelle d’oca «Brr… lo sentite anche voi questo improvviso freddo?» volse lo sguardo prima al professore e poi alla ragazza, vendendola rabbrividire a sua volta mentre premeva il berretto sulla testa nel vano tentativo di coprirsi.
«Ho la netta sensazione che non abbiano sbagliato a regolare l’aria condizionata… che dici, zio Hersh?»
«Dico che hai ragione, ragazza mia.» allungò la mano dinnanzi a sé, con il palmo rivolto verso l’alto e un candido e delicato fiocco di neve vi si adagiò, sciogliendosi all’istante al calore della pelle. Sollevò lo sguardo verso l’ampio e decorato soffitto a volta, forse aspettandosi di vedere nuvole rigonfie di cristalli, ma questi venivano a crearsi spontaneamente nell’aria, e danzavano verso il basso, sempre più velocemente e creandosene sempre di più ad ogni istante che passava.
Luke sgranò gli occhi balzando dalla poltrona «Ne... Nevica!?»
Anche Tracey ne rimase sbalordita come chiunque altro presente in teatro, spettatori e cast compresi. Un gran vociare confuso, meravigliato e stupito iniziò a levarsi man mano che la coltre bianca andava a ricoprire il pavimento, i tappeti, il palco, le poltrone ed ogni orpello decorativo.
Dal palco si levò il grido di un attore «La Maledizione ha colpito anche noi!»
Hershel posò una mano sulla spalla di Luke, parlando con tono greve «Presto, usciamo prima che si scateni il panico.»
«Sì!»
Superarono gli astanti della fila di poltrone e si diressero a passo svelto verso la porta più vicina custodita da una Maschera.
«Con permesso, signore!» irruppe Tracey per richiamare l’attenzione del giovane uomo in uniforme dai lineamenti asiatici «Dobbiamo capire che cosa stia succedendo, apra la porta!»
«Sarebbe consigliabile permettere al pubblico e al cast della rappresentazione di lasciare il teatro, con ordine ovviamente.» aggiunse Hershel Layton, parlando con gentilezza e fermezza, senza perdere il controllo della situazione.
La Maschera spostò lo sguardo stranito dai fiocchi di neve che continuavano a scendere lenti ed inesorabili alle tre persone che si erano piazzate dinnanzi a lui. Parve cercare una risposta nei loro visi, ma per quanto nemmeno loro sembrassero avere idea di che cosa potesse mai causare un evento tanto insolito, le espressioni sicure e determinate che vide gli restituì un minimo di compostezza «Certo…scusatemi, avete ragione.» si voltò alla ricerca di qualche collega, sbracciandosi e facendo cenno di aprire le porte che separavano la sala delle rappresentazioni dal resto della struttura. Infine aprì la porta che egli stesso custodiva «Prego, ma fate attenzione!» si premurò, lasciando passare il terzetto, accompagnando con una mano guantata l’uscita della fanciulla.
«Certo, grazie!»
Il Professor Layton, Tracey e Luke si ritrovarono a percorrere il lungo corridoio che conduceva all’ingresso principale. Il morbido tappeto ricamato era ormai rivestito a sua volta da un candido manto bianco che scricchiola sotto la suola delle scarpe ad oggi passo. Anche lì la neve continuava a scendere, posandosi su tutto ciò che toccava e tingendo tutto con il suo candore invernale.
In breve tempo anche le altre persone iniziarono a riversarsi fuori dalla sala, dapprima con calma, ma poi con sempre maggiore fretta, come se temessero di restare sepolti sotto quella coltre. Come un fiume in piena si riversarono nel lungo passaggio, in uno sciabordio di grida e passi concitati, finendo con il travolgere chi procedeva con calma.
«Attenti!» Hershel Layton afferrò Luke per una mano, cercando di proteggerlo dall’irruenza della folla «Signori, non serve correre…!» cercò di farsi ascoltare da chi gli passava vicino, ma sembrava che fosse tutto vano.
«Aaaah!» Luke si strinse al braccio del professore con tutto se stesso «Tracey!? Ci sei!?» chiamò la nuova amica cercando di scrutare tra abiti e cappotti che gli sfrecciano accanto da ogni dove.
«Sì! Sono qui!» rispose lei a gran voce, riuscendo con uno slancio ad aggrapparsi alla giacca dello zio. In quel momento qualcuno la spintonò facendola incespicare in avanti. Sbatté la faccia contro la schiena di Hershel, il quale a sua volta venne sbilanciato.
«Piano…!» posò male un piede e finì caproni a terra, trascinando nella neve anche apprendista e nipote. Sospirò, portando una mano alla tesa della tuba, assicurandosi che fosse ancora al suo posto «State bene?»
«Sì, siamo ancora tutti interi!» rispose Tracey.
«Bene… Mh? Ma…» qualcosa catturò l’attenzione dell’archeologo. Sotto il palmo della mano che istintivamente posò a terra per proteggersi dalla caduta avvertì una superficie differente, come se sotto alla neve calpestata vi fosse qualcosa. Mosse la mano portando l’oggetto alla luce come un antico reperto. Un guanto di raso. Lo mise velocemente nella tasca destra della giacca, andando poi a prendere per mano i ragazzi «Siete pronti? Alziamoci ed usciamo, ormai il più della gente sembra essersene andata.»
Riuscirono a raggiungere il portone principale senza ulteriori difficoltà, uscendo assieme agli ultimi astanti. Per fortuna pareva che il panico non avesse fatto vittime, nessuno era rimasto ferito dalla folla in corsa, almeno non gravemente.
Lo spettacolo che li accolse non fu tanto diverso da ciò che si erano appena lasciati alle spalle. La piazza del quartiere del Teatro era completamente innevata, il lastricato, le panchine, le statue e i tetti delle abitazioni erano coperti di neve, l’aria si era fatta gelida. Alzando lo sguardo verso il cielo si poteva ammirare una stellata brillante, con la luna che sorrideva mostrando un quarto del suo volto.
«Nemmeno una nuvola…» commentò tra sé e sé Hershel Layton «Quale mai potrebbe essere la causa di tutto questo?»
 
 

Il trio non perse tempo, ormai quello spettacolo stava diventando fin troppo famigliare. Fecero un rapido giro di domande nella piazza, scoprendo in breve che la situazione era la stessa in tutto il quartiere. Mentre Luke e Tracey raccoglievano informazioni all’esterno, il professor Layton rientrò a teatro, ripercorrendo il tragitto per raggiungere la sala, ispezionò il palco e il dietro le quinte, fermandosi a rivolgere qualche cortese domanda al personale tornato per dare una ripulita e assicurarsi che la strumentazione è gli attrezzi di scena non fossero stati compromessi dal freddo e dalla neve.
Alla biglietteria vicino all’ingresso trovò la Maschera che li fece uscire «Salve, grazie per l’aiuto.»
«Oh, si figuri. Mi dispiace per il caos che si è creato, abbiamo cercato di far procedere tutti con calma, ma non c’è stato verso…» il giovane sembrava sinceramente dispiaciuto per non essere riuscito ad adempiere al meglio al proprio dovere, anche in una situazione come questa.
Layton scosse appena il capo «Non si preoccupi. Se posso vorrei farle una domanda, signor…?»
«Kabuki.» si presentò lui con un inchino «Ginza Kabuki. Mi dica pure! Lieto di servirla.» rispose celere, lasciando trasparire sempre più uno spiccato accento orientale.
«Dunque, mi chiedevo se lei o i suoi colleghi abbiate lasciato uscire qualche spettatore dalla sala prima che iniziasse a nevicare.»
Il signor kabuki parve soppesare la domanda «Non mi sembra, signore. Io non ho aperto la porta a nessuno, se non a lei e ai ragazzi che la accompagnavano e per quanto ho potuto vedere nessun altro spettatore si è alzato prima che… iniziasse a nevicare. Comunque per sicurezza posso chiedere ai miei colleghi.»
«Gliene sarei molto grato, la ringrazio.»
Ginza Kabuki si congedò con un rispettoso inchino.
Hershel Layton chiuse gli occhi, portando una mano sotto al mento, come era solito fare quando rifletteva su un complesso enigma. Ciò che lo impensieriva più di tutto era il piccolo indumento che aveva trovato nascosto dalla neve. Per non parlare della neve; come si è formata dal nulla, cosa ne ha causato la comparsa e come la temperatura mite e piacevole di maggio sia arrivata ad abbassarsi tanto da far tremare le ginocchia e battere i denti?
Una voce improvvisa ruppe il flusso dei suoi pensieri, attirando tonante la sua attenzione.
«Lei, laggiù! Messere con la tuba!»
Incuriosito, l’archeologo si voltò verso l’ingresso spalancato del teatro, da cui si stava facendo strada a grandi passi quello che a prima vista pareva essere un cavaliere in armatura scintillante, con tanto di elmo sottobraccio.
«Dice a me?»
«Esatto, proprio a lei! Senza alcun indugio!» il cavaliere si fermò di fronte a Layton, battendo i piedi a terra in una sorta di posa militare. Osservandolo così da vicino fu subito chiaro che quella che indossava non fosse un’armatura, ma un’uniforme. Giacca a pantaloni blu scuro coperti da placche metalliche decorate e adorne di stellette e medaglie, come ad indicare in grado del possessore. L’elmo mostrò una visiera protettiva tipica dei caschi da motocicletta e recava incisa all’altezza della fronte la sigla “A.P.D”. L’uomo in uniforme era piuttosto alto e imponente, con un fisico da vero cavaliere; puntò i suoi profondi occhi azzurri sul volto dell’accademico. Al primo turista per caso poteva sembrare un attore con un costume di scena, o un appassionato di rievocazioni storiche, cosa piuttosto comune in quel borgo, ma Layton aveva già visto in giro per quelle vie uniformi simili, indossate da uomini e donne vigili e pronti a tutto per mantenere alta la calma e la sicurezza del villaggio.
«Oh, un agente della polizia di Awen. Un ispettore, se non erro.»
«Dice bene, messere. Ispettore Otto, Lancil Otto.» si presentò tutto impettito.
«Lieto di conoscerla, sono il professor Hershel Layton, e…» la cortese risposta dell’archeologo venne fermata dalla mano alzata dell’ispettore.
«Sì, so bene chi è lei, messere. I miei fidati araldi mi hanno riferito averla vista bazzicare in giro per le vie della nostra amata Awen a fare domande ai cittadini.»
«Sto cercando di farmi un’idea di quanto sta accadendo. Spero non sia un problema, lungi da me interferire con il lavoro delle forze di polizia.»
Otto lo scrutò da capo a piedi, soppesando le parole udite «Auspico che la sua presenza non sia un danno per la comunità e soprattutto che non ci nasconda delle prove.»
«Oh no, mi creda. Cerco solo di aiutare la mia famiglia, mia nipote mi ha chiesto aiuto.» spiegò, incrociando le braccia al petto «Anzi, spero che ci possa essere una buona collaborazione, così da venire a capo di questo mistero.»
«Mh, mh.» annuì l’ispettore Otto. Aprì bocca per aggiungere altro, ma questa volta fu lui ad essere interrotto da una voce alle sue spalle.
«Ispettore Lancil! Abbiamo fermato due piccoli lestofanti che importunavano i civili con puerili questioni!»
Lancil Otto si voltò, mentre Layton osservò da oltre le sue spalle corazzate. Si avvicinarono due agenti in uniforme scintillante, un uomo dai corti capelli vermigli a spazzola e una donna, dalla folta chioma bionda raccolta in un articolato groviglio di trecce. Il primo teneva Luke a mo’ di sacco di patate sottobraccio, mentre la seconda faceva camminare Tracey tenendola per la collottola della giacca granada.
«Mettimi giù!»
«Lestofante a chi, cavaliere da giostra!» inveì la ragazza dimenandosi, e quello che aveva detto, dalla reazione degli agenti, doveva trattarsi di un insulto pesante.
«Tracey.» la riprese con cipiglio severo l’archeologo.
«Scusa zio Hershel, ma non stavamo facendo niente di male!»
«Solo qualche domanda, come ci aveva chiesto lei, professore!»
«Dicono il vero, messer Layton?» intervenne Otto.
Annuì «Sì, ci siamo divisi i compiti in questa piccola indagine. Sono mia nipote e il mio giovane assistente, ragazzi innocui, credetemi.»
Otto mosse una mano verso i due agenti «E sia, mi fido delle sue parole, messere! Parcifal, Ginevra, lasciate pure questi giovani!»
L’ordine venne eseguito. Tracey si riassettò la giacca, affiancando lo zio assieme a Luke, il quale fu solo sollevato per essere scampato all’ennesimo guaio.
«L’ispettore Lancil Otto sta indagando come noi su questi eventi misteriosi, quindi siamo tutti sulla stessa barca, ragazzi. Ci stavamo giusto confrontando su quanto scoperto fino ad ora.» illustrò Layton ai nuovi arrivati.
Il piccolo Luke osservò la figura statuaria dell’ispettore, alzando un sopracciglio con fare perplesso «Lancil… Otto?»
«Senza indugio, giovane scudiero!» si protrasse in un cavalleresco inchino «Dunque ditemi, messer Layton, avete scoperto qualcosa?»
Luke si rivolse a Tracey «Ma come parla? È rimasto davvero ai tempi di Re Artù!»
«Probabile, ma tutti gli agenti di polizia sono così… secondo me glielo insegnano in accademia!» commentò a bassa voce per farsi sentire solo da lui, strappando una risata al bambino.
«Purtroppo non molto, ispettore. Eravamo qui a teatro quando ha iniziato a nevicare sopra le nostre teste. Dapprima abbiamo sentito l’aria farsi fredda e a poco a poco i fiocchi di neve hanno iniziato a scendere, formandosi a mezz’aria.»
«Abbiamo raccolto qualche testimonianza sia tra gli altri spettatori che tra gli attori e confermano la nostra stessa versione.»
«Sì, inoltre parlando con chi invece era fuori dal teatro abbiamo scoperto che il freddo e la neve sono arrivati poco dopo, ma si è manifestato tutto molto velocemente nel quartiere.» aggiunsero Tracey e Luke.
L’agente Ginevra fece un passo avanti, facendo tintinnare i rinforzi di metallo della propria uniforme «Se posso permettermi, ispettore.»
«Prego, pronunziati pure!»
«Parsifal ed io abbiamo raccolto le stesse nozioni di cui favellano i giovani, ma sembra che la precipitazione sia avvenuta solo all’interno del Round Table Theater.»
«All’interno di nessun’altra abitazione ha nevicato.» concluse il laconico Parsifal.
Lancil Otto agitò un pugno all’aria con fare contrito «Che io sia dannato, ci mancava anche questa!»
«Tracey, negli altri due quartieri nessun’abitazione è stata colpita, è esatto?» interloquì Hershel Layton, portando la mano destra sotto al mento.
La ragazza annuì «Esatto, non che io sappia, almeno… ma se avesse nevicato in qualche edificio la voce si sarebbe sparsa senza dubbio.»
«E noi del corpo di polizia più impavido di Awen l’avremmo certamente saputo! Non abbiamo tralasciato nulla durante le nostre impervie ricerche!»
«Non lo nego, ispettore…» il professore si chiuse per qualche istante in un profondo silenzio. Avevano raccolto ogni elemento possibile per quella serata e né polizia né i cittadini avrebbero potuto offrire più di quanto già non fosse sul fuoco di quello strano ed enigmatico calderone.
«Scusate l’interruzione.» Ginza Kabuki si avvicinò al gruppo, porgendo un rispettoso inchino «Ho chiesto ai miei colleghi, come le avevo detto, e da quanto si ricordano nessuno di loro ha fatto uscire dalla sala alcun ospite durante la rappresentazione teatrale.» spiegò rivolto principalmente al Professor Layton.
Ringraziò con un cenno del capo «Grazie per l’aiuto, signor Kabuki.» si rivolse poi agli altri «Temo che anche per stasera non ci sia altro che possiamo fare, torniamo a casa, ragazzi.»
«Sì, zio…»
«Come vuole, Professore.»
«Vi congedo senza indugio!» proruppe Otto «Prestate attenzione nel vostro viaggio di rientro.»
«Certamente, Ispettore. Buon lavoro.»
  
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