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Autore: Hypnotized    16/12/2020    2 recensioni
Il nostro spadaccino si troverà a ripensare ai due anni trascorsi lontano dai compagni, dal percorso fatto fino ad ora e a tutto ciò che lo ha accompagnato.
Questa profonda introspezione lo porterà a scontrarsi con i suoi sentimenti, con i suoi obiettivi e con i valori con cui è cresciuto; i dubbi che ne nasceranno lo costringeranno a riflettere su ciò che sta facendo e lo porteranno inevitabilmente a prendere delle decisioni.
Come reagirà? Come reagiranno i compagni che saranno inevitabilmente toccati dalle sue scelte?
Spero che la trama vi abbia incuriosito e spero di aver tenuto fede al carattere dei protagonisti!
"Io che per te avrei attraversato l'Atlantico a nuoto
Anche in mezzo alla grandine d'un maremoto
Nuotando per giorni coi piedi legati solo per vederti di nuovo".
Ispirata dalla canzone 9.3 di Mr Rain.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Apnea. 

Mi sento in apnea. 

Vorrei soltanto chiudere gli occhi e sparire. 

Trovarmi improvvisamente in un altro mondo, in un’altra dimensione. 

Ovunque, ma non qui. 

Zoro, dove sei? 

Ti prego. 

Ho bisogno di te. 

 

Respiro. 

Tengo gli occhi chiusi e stringo i denti, come se in qualche modo potessi rendermi invisibile si suoi occhi. 

Sento il corpo rigido, complice forse il freddo muro a cui sono attaccata che mi gela le spalle. 

Completamente paralizzata, mi abbandono ai miei pensieri; A tutte quelle volte in cui un uomo mi ha messa con le spalle al muro
con cattiveria, lussuria, nei suoi occhi. 

Dov’è finita la gatta ladra?  

La donna forte, che si faceva giustizia da sola. 

Scomparsa come scompare una goccia nell’oceano. 

Forse mi sono semplicemente abituata ad essere protetta, a non dover convivere con la paura e la solitudine. 

Mi sono adagiata sugli allori, rammollita. 

Non posso pretendere di avere sempre una guardia del corpo accanto a me, devo imparare a cavarmela da sola. 

Mi pizzica il dotto lacrimale quella piccola, minuscola lacrima che vorrebbe uscire prepotente, mostrare al mondo, a lui, la paura che provo. 

No, non ho alcuna intenzione di dargli questo potere su di me. 

Io non piango davanti davanti a nessuno. 

Non più. 

Forse è quello che meritano gli ingenui, gli stolti, che una volta al sicuro, dimenticano la crudeltà del mondo esterno. 

Improvvisamente sento la presa allentarsi sul braccio, il totale silenzio. 

Ecco, forse è arrivato il momento, quel momento a cui sono sempre riuscita a scampare nonostante tutto, lottando con le unghie e con i denti. 

Ma in questo momento riesco solo a pensare che vorrei uscire dal mio corpo per non sentire niente. 

Prima però, voglio guardare un’ultima volta il mio aguzzino negli occhi. 

Colui che è riuscito a fregarmi, ad averla vinta su di me con tale facilità da non capire se la colpa fosse del mio rammollimento o della sua forza. 

Con terrore faccio per aprire lentamente il mio occhio sinistro, nella mia testa do la colpa alla mancanza di forza il mio non riuscire ad aprirli entrambi chiaramente, ma so che in realtà è solo la mia codardia. 

 

Sollevo dolorosamente la palpebra, in attimo che sembra un eternità, vedo quegli occhi chiari, quel ghigno perverso, deformarsi lentamente in modo innaturale; di più, sempre di più, come se fossero i frame di una vecchia pellicola. 

Il viso si accartoccia con talmente tanta forza da muoversi e portarsi dietro il resto del corpo, liberandomi da quelle grinfie. 

La causa, è una mano chiusa a pugno, la pelle che la ricopre è leggermente ambrata, abbronzata e callosa. 

Finalmente, la mia apnea termina e faccio un respiro. 

Mi volto leggermente e vedo il mio aguzzino steso per terra addosso a dei bidoni. 

-Stai bene? Ti ha fatto del male? Ti ha toccata? – sento le sue mani calde sulle mie braccia. 

Mi sembra quasi di sentire le sue parole spezzarsi in gola, ma forse è solo una mia impressione. 

Il cacciatore di pirati, lo spadaccino, il pirata di cappello di paglia che ha mietuto vittime in ogni dove, non lascia che gli si spezzi la voce. 

Sento il calore prodotto dai palmi delle sue mani trasferirsi sulla mia pelle e irradiarsi lentamente su tutto il mio corpo. 

Mi sento come se mi stessi scongelando. 

Come un risveglio, un sogno millenario. 

-Sto bene, sei arrivato in tempo. -sospiro col fiato corto - I-Io..non so proprio come ringraziarti Zoro.- 

 

 

 

Zoro. 

Potrei contare tutte le cicatrici presenti sul mio corpo e comunque sarebbero più delle volte in cui mi ha chiamato per nome. 

Non è da me, lo so, ma la prendo e la stringo tra le mie braccia, come se volessi farla entrare nel mio petto, rinchiuderla, per farla sentire al sicuro. 

Pur avendo a fianco a me le mie amate armi, le mie compagne, mi sento completamente disarmato e impotente, non ho la più pallida idea di come alleviare la sua sofferenza. 

-Dimmi una sola parola e quando avrai finito di pronunciarla lui sarà morto. – lascio a lei la decisione, com’è giusto che sia. 

La vedo alzare lentamente la testa, scostarsi da me, i suoi occhioni nocciola lucidi mi paralizzano per un attimo. 

Una lacrima le riga il volto lentamente, arriva all’angolo della bocca ma tira dritto. 

La guardo e con il pollice fermo la corsa di quella piccola gocciolina. 

Essenza di dolore. 

Così la chiamava il mio maestro. 

 

 

Lui è qualcuno. 

Sospiro e lascio andare la lacrima che ha deciso di non poter più essere trattenuta. 

Lo guardo negli occhi neri pece. 

Chissà quante persone sono rimaste terrorizzate da quegli occhi, gli occhi della morte per molti. 

Ma non per me. 

Gli occhi della salvezza. 

In questo momento vorrei soltanto che mi abbracciasse nuovamente e non mi lasciasse più. 

Mai più. 

Oh Zoro. 

Mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. 

Così c’era scritto su uno dei libri preferiti di Robin. Una storia d’amore basata su una leggenda. 

L’amore si impossessò di me per la sua bellezza in modo così forte, che come puoi vedere, ancora non mi lascia. 

Certe cicatrici possono essere guarite solo da quello. 

Già solo quegli occhi sono in grado di alleviarlo, ma per guarire completamente ci vuole tempo ed amore; serve che quell’amore sia ricambiato. 

Ma come posso saperlo se l’oggetto dei miei pensieri è la persona più enigmatica e solenne dell’universo? 

 

 

 

Sento come una scossa al cuore e la tiro di nuovo verso le mie braccia. 

Spero che non faccia troppo caso al mio ritmo cardiaco esageratamente accelerato. 

-Forse avevi ragione. Forse avevo vestiti che attiravano troppo l’attenzione. 

Forse erano provocan-  spezza il silenzio -Non. Non dirlo Nami. -Dio, che razza di pensieri le ho messo in mente? 

Singhiozza. 

Una fitta al cuore. 

- Sono un’idiota. Intendevo dire che eri particolarmente…bella, vestita in quel modo. – Deglutisco. Solo il Dio del mare sa quanto mi sia costata questa frase. 

- Non è assolutamente colpa Tua. Di te o di nessuna donna. Gli uomini sono una razza schifosa e brutale. Nel mio piccolo, come i nostri compagni, cerchiamo di bilanciare le merde come quello, che purtroppo esistono. Nessuno dovrebbe mai anche solo pensare una cosa del genere. – Prendo fiato. 

- Ti giuro che finché vivrò farò qualsiasi cosa purché non succeda mai più una cosa del genere né a te né a qualsiasi altra donna. Non ti ho protetta. Perdonami. Ti prego. Non posso accettare quello che è successo. Mi si spezza la voce, se questo è il mio dolore, immagino il suo. 

- Fermati, ti supplico.- mi mette una mano sul petto e mi pianta le sue iridi nocciola nelle mie. – Non è successo niente, sei arrivato in tempo. Non so come ringraziarti. 

Ti giuro che sto bene, ho solo avuto tanta paura. Anche se non è stata la prima volta.- respira piano in modo quasi impercettibile – Non so cosa avrei fatto se non ci fossi stato tu. Grazie. – Mi sorride sinceramente e finalmente il mio battito inizia a regolarizzarsi. 

-Finché sarò accanto a te non succederà mai più mocciosa, che non realizzi il mio sogno piuttosto. – Sa che sono serio, che in questo momento io lo sto giurando. 

- Te la senti di tornare alla nave? Sicuramente vorranno sapere come mai abbiamo fatto così tardi, mi inventerò una scusa se non te la senti di raccontarlo. Lo capisco – le tocco goffamente la guancia con la mia mano. 

Sospira sorpresa. 

- Non c’è problema. Torniamo pure alla nave, mi sento così stanca.- Sorride di nuovo. 

Ricambio il sorriso. 

Ormai sono ad un punto di non ritorno, un punto in cui ogni minuto passato ad essere suo amico e compagno è una pugnalata al cuore. 

Fa per tirarsi su, ma la prendo in braccio e mi guarda sorpresa. 

-Per una volta fatti viziare,  prima che cambi idea. -Sorriso, forse sto un po’ esagerando, mi sto esponendo troppo. 

Ma non è questo il momento di pensarci. 

Voglio solo che stia bene. 

Prendo al volo i pacchetti che tiro su con il piede e mi incammino verso la Sunny. 

 

Appena metto piede sulla nave ci accerchiano i nostri compagni, ho ancora Nami in braccio, la stringo per un attimo e sento il suo cuore tranquillo. 

Forse sono davvero arrivato in tempo. 

-Cosa succede? Perché hai la mia stupenda Dea in braccio??! Te ne stai approfittando stronzo?!- mi attacca subito quel pinguino da due soldi. 

Faccio per rispondere ma Nami mi anticipa – Non è successo nulla, un balordo aveva cercato di aggredirmi e Zoro è intervenuto subito e mi ha salvata. Mi sentivo stanca per la giornata di shopping e così mi sono fatta portare in braccio.- perché mi sta omettendo abbia insistito io per portarla in braccio? 

-Ora Zoro da bravo per favore, accompagnami in cabina, sono distrutta.- mi indica la porta della stiva e mi fa la linguaccia. 

Strega.  

Sa sempre quando approfittarsene. 

Ma non me lo lascio dire due volte e supero tutti con indifferenza. 

 

Arrivati in camera la metto giù e la guardo sedersi sul letto. 

-Grazie. Di tutto. Non vedo l’ora di fare una doccia e dormire!- la osservo controllare la presenza di tutti i pacchetti. 

- Sei sicura di star bene? - -Sisi, davvero. Buonanotte!- mi fa segno con la manina di lasciarla in pace, così le faccio un cenno con la testa e vado verso la porta. 

-Buonanotte Nami. -le dico senza voltarmi. 

Nel corridoio incrocio l’archeologa che mi sorride e la fermo un attimo -Scusami Robin, se vedessi Nami strana o in qualcosa del genere, ti prego, avvisami. – le sussurro quasi torcendomi le mani. 

-Certo spadaccino, lo farò sicuramente. – mi sorride, credo. 

Che figura da imbecille. 

A questo punto facciamo pure gli striscioni in cui mi dichiaro di essere follemente innamorato della strega. 

Idiota. 

 

 

 

Ci voleva proprio una bella doccia calda. 

Ho tutte le braccia irritate da tutto quello sfregare. 

Ma non importa, volevo togliere a qualsiasi costo ogni minima traccia dell’accaduto. 

Ora sto molto meglio. 

-Tutto bene Nami? – ogni volta mi fa prendere un colpo. 

-Robin, si tutto bene, perché? – la guardo con la coda dell’occhio mentre mi pettino i capelli. 

È così carina a preocciparsi per me. 

-No perché io ne sono abbastanza sicura, ma lo spadaccino che ho incrociato qualche minuto fa non mi sembrava dello stesso avviso. Ti va di raccontarmi cos’è successo?- mi dice con uno sguardo serio ma un mezzo sorriso sul viso. 

Zoro? L’ha fermata per assicurarsi che stessi bene?  

Sapevo che fosse una persona altruista e protettiva, soprattutto dopo essersi immolato con Orso Bartolomew, ma questo aspetto dolce e premuroso mi stupisce decisamente! 

 

-Uhm capisco, come mai pensi sia rimasto così turbato? – mi dice mentre so infila sotto le coperte. 

La imito e spengo l’abatjour. 

-Non ne ho idea, non l’ho mai visto con quello sguardo spaesato e indifeso. Mi ha fatto un certo effetto – guardo il soffitto ripensando ai suoi occhi. 

-E quindi, il nostro spadaccino ha lasciato un fianco scoperto. Interessante. – ridacchia. 

-Che intendi?- mi tiro su per un attimo -Niente di importante, parlavo del suo carattere quando non è in mezzo ad un  combattimento.- continua a sghignazzare ma penso di aver intuito la sua allusione. 

- Ah Robin? – mi sorge un dubbio. 

-Dimmi- dice con la voce profonda, forse si stava addormentando. 

-Ricordi di quel libro che raccontava la storia dei due guerrieri amanti? Non mi viene in mente la prima parte del frase detta da lei quando parla del suo sentimento verso il suo amato - mi gratto la testa. Sono sicura che ricordi la parte. 

- Certo. “Amor ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte..”, intendevi questa parte?  

Sento gli angoli della sua bocca sollevarsi mentre mi parla, sa benissimo a cosa stia pensando. 

-Esatto, Grazie! Notte Robin- mi giro -Notte Nami.-. 

Non mi vede, ma sorrido anche io adesso. 

 

L’Amore, che non permette a nessuna persona amata di non ricambiare. 

Chissà. 

 



!! AVVISO !!
Nonostante l'idea iniziale di dar vita ad una fic molto lunga, la totale assenza di recensioni e feedback mi ha fatta riflettere un po' per cui molto probabilmente chiuderò la storia nel prossimo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che sono arrivati fino a qui, ringrazio di cuore chi si fermerà a lasciare anche solo una piccola recensione, non scrivendo da moltissimo tempo non sono sicura del risultato, anche per questo sto meditando su una fine imminente.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un abbraccio,

Hypnotized.

  
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