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Autore: _Trixie_    20/12/2020    4 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'll have a blue Christmas without you
I'll be so blue just thinking about you
-  Elvis Presley, Blue Christmas
 
 
 
 
Regina si era, infine, addormentata.
Aveva aspettato che Emma tornasse, ma più passavano i minuti, più le era stato chiaro che quella notte Emma non sarebbe tornata. Forse si era seduta sul divano in salotto e si era addormentata per sbaglio. O forse si era seduta sul divano in salotto e si era addormentata per non avere di nuovo a che fare con Regina. E Regina ne era ugualmente turbata e sollevata. Le mancava avere Emma accanto e voleva disperatamente esserle vicina, assicurarsi che stesse bene, ma forse un po’ di distanza avrebbe fatto loro bene.
Così, Regina si era addormentata, convincendosi in cuor suo che la mattina seguente tutto sarebbe andato meglio, avrebbe aperto gli occhi e Emma sarebbe stata lì.
Ma, la mattina di Natale, Emma non era lì con lei e il suo lato del letto era ancora intatto.
Regina sospirò profondamente e si impose di non rimuginarci. Prese il proprio telefono, controllò l’ora e si rese conto che era molto presto. Forse avrebbe potuto dormire ancora un po’, a Storybrooke le mattine in cui poteva riposare d’altronde erano molto rare-
«Buon Natale!» esclamò Henry, spalancando la porta della camera con un enorme sorriso in viso.
Regina sobbalzò, si mise a sedere, sorrise al suo bambino.
«Buon Natale, Henry» rispose e lo vide incupirsi, confuso.
«Dove è Emma?» domandò a Regina, circospetto.
«Oh» fece lo sceriffo, titubante. «Emma è andata… Emma è-»
«Qui» disse lo sceriffo, spuntando da dietro le spalle di Henry. Anche da quella distanza, Regina poteva vedere le occhiaie sotto il viso di Emma.
Emma e Regina si scambiarono uno sguardo da sopra la testa di Henry. Fu uno sguardo fugace, breve, eppure a loro parve durare un infinito. Il fatto era che c’erano ancora tante cose che avrebbero voluto dirsi, ma nessuna avrebbe fatto la differenza.
Sì, avrebbero voluto che le cose stessero diversamente.  
Sì, avrebbero conservato quel bacio come il più prezioso dei ricordi.
Sì, il tempo rende tutto più semplice. O almeno così dicono.
«Avete litigato?» domandò Henry, incrociando le braccia al petto e guardando alternativamente le sue madri.
«No» rispose Emma, cercando di sorridere. Regina si limitò a scuotere la testa.
Henry continuò a tenere le braccia incrociate.
Non avevano litigato, d’accordo. Ma qualcosa era successo. Solo, non aveva idea di cosa. Possibile che non potesse lasciare sole le sue madri per più di qualche minuto senza che combinassero qualcosa? Doveva sempre fare tutto lui, in quella famiglia?! Tanto per iniziare, se non fosse stato per lui, nessuno si sarebbe dato la briga di portare Emma a Storybrooke, a casa. Sua nonna aveva letto il libro di fiabe prima di lui, eppure non aveva capito nulla di quello che vi era davvero scritto. Uno dei suoi nonni, David, non aveva fatto altro che dormire per quasi tre decenni – e anche ora era difficile svegliarlo dal suo riposino pomeridiano senza pensare di ricorrere a una cannonata o due – mentre l’altro, Rumpel, aveva lasciato che tutta la fatica la facessero gli altri. Per non palare di sua madre. Di entrambe le sue madri. D’accordo, forse all’inizio era stato Henry a metterle l’una contro l’altra e quello poteva anche essere stato un piccolo errore di calcolo da parte sua, ma Henry era solo un bambino e in ogni caso aveva pagato quell’errore rischiando di morire per colpa di un tortino di mele avvelenato. E, per la cronaca, anche in quel caso, se non ci fosse stato lui, chissà come sarebbe finita.
Di Emma e Regina, quando si trattava di avere a che fare l’una con l’altra, non ci si poteva proprio fidare, nossignore. Henry represse la frustrazione che sentiva nel cuore. Ma non lo vedevano? Possibile che lo vedesse solo lui? Doveva fare loro un disegnino?!
Forse avrebbe potuto metterle in castigo, ad esempio chiudendole in quella stanza per costringerle a parlare. Ma probabilmente non avrebbe funzionato, nessuna delle due amava essere privata del libero arbitrio e tutto quello che Henry avrebbe guadagnato sarebbe stato un castigo peggiore. Come non bere cioccolata per un mese e non poter giocare ai videogiochi per un tempo indefinito. 
Oppure avrebbe potuto mettersi a piangere, chiedere loro di parlare e fare pace, che lui voleva solo una famiglia unita e le sue mamme sotto lo stesso tetto. Ma poi Henry scartò anche quell’idea. Il ricatto affettivo funzionava sempre splendidamente, con le sue madri, ma Henry aveva il sospetto che non sarebbe stato una buona base per una relazione che voleva essere lunga, possibilmente eterna. Ragionava anche sul lungo periodo, Henry. Perché un giorno lui se ne sarebbe andato da Storybrooke, per vivere avventure infinite nella Foresta Incantata o forse, più probabilmente e come Regina avrebbe voluto, per frequentare il college. E cosa avrebbero fatto le sue mamme? No, era chiaro che dovevano stare insieme.
E che volevano stare insieme.
E solo loro sapevano qualche assurdo ostacolo erano andate inventandosi per non affrontare i loro sentimenti.
E poi il bambino era lui.
Come no.
Infine, Henry sciolse le braccia. Aveva trovato il piano perfetto. Non sarebbe stato facile, d’accordo, ma la sua vita non era mai stata facile. E poi era Natale, no?
Henry era sicuro che la magia del Natale sarebbe stata dalla sua.
Perciò, si schiarì la voce, finse non curanza. «Ah. Ok» disse infine. Sorrise. «Sbrigatevi a scendere che voglio aprire i regali!» aggiunse poi, mentre già correva lungo il corridoio per scendere al piano inferiore, lasciando Emma e Regina da sole e sperando che quelle due non riuscissero a peggiorare una situazione che a lui sembrava già troppo drastica.
 
 
*
 
 
«Credo se la sia bevuta» fece Emma, tentando un sorriso imbarazzato verso Regina.
«Ma è vero, non abbiamo litigato» rispose il sindaco, rigida.
Emma alzò gli occhi al cielo. «Lo sai cosa intendo».
Regina posò entrambe le mani sull’addome. «Sì» disse. «Non hai dormito qui» aggiunse poi, dopo una breve pausa.
«Ho incontrato Snow in cucina. Abbiamo fatto tardi. Non volevo disturbarti».
Regina annuì e preferì non chiedersi di cosa avessero parlato Emma e Snow. «Mi cambio e scendo» disse invece.
Emma si diresse verso il proprio armadio, prese qualche vestito alla rinfusa per andare a sua volta a cambiarsi in bagno. «D’accordo» disse a Regina.
E lasciò la stanza.
 
 
 
 
   
 
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