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Autore: Suzyyy92    21/12/2020    1 recensioni
Magiche One-Shot a tema Natale con i nostri Exo!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai dicembre inoltrato e le neve iniziava a scendere senza sosta, imbiancando le strade di Seoul. Il Natale era alle porte e dalle finestre si potevano ammirare gli appartamenti decorati a festa e le luci sui balconi. Quel giorno faceva molto freddo e la giacca scucita che indossava Jongdae non era abbastanza per coprirsi da quel clima così pungente. Doveva essere una giornata importante per il giovane, finalmente l'agonia di quei diciotto mesi alla base militare era finita e da quel giorno sarebbe potuto tornare alla vita di sempre. Quella vita che gli era tanto mancata durante tutto quel periodo di fatica e sofferenze. Avrebbe ripreso il suoi studi al conservatorio, sarebbe tornato al suo vecchio lavoro allo studio fotografico e avrebbe rivisto tutto quelle persone che in quel lungo periodo gli erano mancate tanto. Dal giorno del suo arruolamento, in una calda giornata di primavera fino ad oggi, aveva contato ogni giorno che passava alla fine di quel importante periodo che era considerato come il passaggio dall'adolescenza all'età adulta per ogni ragazzo coreano.

Peccato che per Jongdae la voglia di tornare a casa gli era già passata da un pezzo. La sofferenza che aveva vissuto nei mesi precedenti non sarebbe stata niente in confronto a quello che avrebbe dovuto vivere da ora in poi. Negli ultimi giorni aveva quasi paura a tornare a casa. Mentre camminava con quel enorme borsone per le strade della città dentro di lui le sensazioni che provava erano qualcosa di indescrivibile, sentiva come se il suo cuore potesse cedere da un momento all'altro. Si guardava attorno come se stesse cercando qualcosa che già sapeva che non avrebbe mai ritrovato.

Durante l'ultima lettera che aveva ricevuto da parte di sua madre, i suoi genitori avevano insistito a far ritornare il figlio dopo il rilascio a Daejeon la sua città natale, proprio per non farlo incorrere in quella situazione che avrebbe dovuto fronteggiare una volta tornato nel suo appartamento di Seoul, ma la testardaggine che da sempre aveva contraddistinto Jongdae era venuta fuori anche in quel momento. Sarebbe andato a trovare la sua famiglia, certo, ma in secondo momento!

Si era trasferito a Seoul ancora ragazzino con l'obbiettivo di entrare al conservatorio

Si era trasferito a Seoul ancora ragazzino con l'obbiettivo di entrare al conservatorio. Era riuscito nel giro di qualche mese a trovare un lavoro come fotografo presso un'importante studio di fotomodelle e con quei guadagni era riuscito a pagarsi gli studi ed a prendere in affitto un piccolo appartamento in centro città. Era stato proprio in quel periodo che la sua vita si era incrociata con quella di Jang Mihee, una ragazza bellissima che anch'essa era venuta dalla periferia per poter frequentare un'importante accademia di danza. Il loro amore era nato così, quasi per caso in un caldo pomeriggio d'aprile in un parco dove il ragazzo era solito andare per scattare qualche foto in piena tranquillità. Nel giro di poco avevano iniziato a frequentarsi finchè i sentimenti dell'una per l'altro erano diventati sempre più forti. Nonostante la giovane età avevano deciso con i sacrifici di andare a vivere insieme e una volta che il ragazzo avrebbe adempiuto ai doveri di cittadino coreano e si sarebbe laureato il loro sogno sarebbe stato quello di creare una famiglia. Eppure tutti quei sogni vennero spezzati così, in una notte d'agosto.

Mancavano poco più di quattro mesi alla fine del servizio militare diEra poco più di Jongdae ed ultimamente sentiva la mancanza della sua ragazza più del solito. Aveva voglia di vederla ed abbracciarla ma le regole ferree della caserma gli permettevano di uscire di rado e di non avere incontri con persone non della famiglia.

Nelle mente del ragazzo i ricordi di quel giorno erano vividi come in un film appena visto. Era riuscito ad uscire dalla base per qualche ora e si era incontrato con la sua ragazza, peccato che la tensione di quei momenti era forte e la coppia non aveva fatto altro che litigare, pesantemente. L'ultimo ricordo che Jongdae aveva di Mihee era quello della giovane in lacrime che saliva sulla sua macchina. L'aveva raccomandata di calmarsi prima di partire ma le sue parole erano servite a ben poco, erano entrambi talmente impulsivi che si erano detti brutte parole fino ad un attimo prima e sarebbe stato quasi impossibile anche per lei mantenere la calma.

Poi giorni di silenzi che per il ragazzo erano diventati qualcosa di atroce che non lo faceva dormire la notte. La ragazza non rispondeva al telefono e quei lunghi messaggi di scuse servivano a ben poco dal momento che non veniva nemmeno visualizzati. Fino alla notizia, la peggiore che avrebbe mai potuto sentire...

Da quel momento la vita di Jongdae non aveva più senso, era diventato un animo glaciale con tutte le persone intorno a lui, la voglia di sorridere non esisteva più e quelli che c'erano dentro di lui erano solo tanti rimpianti per non aver potuto far niente. Si sentiva in colpa per aver alzato la voce e soprattutto per non essere corso da lei alla notizia, anche se c'era ben poco da fare. Aveva cercato più volte di contattare la famiglia di Mihee ma senza nessun risultato, aveva attraversato attimi di depressione dove la voglia di farla finiti gli aveva più volte invaso i pensieri. Mihee per lui era tutto e quel tutto ora... non riusciva nemmeno a pensarlo...

Rientrare in quell'appartamento dopo tutto quel tempo fu un vero colpo al cuore, tutto era ancora lì esattamente messo con la stessa cura con cui la ragazza l'aveva lasciato. Nonostante fossero mesi che quella casa era vuota nell'aria Jongdae percepiva ancora il suo profumo. Quel odore di zucchero filato e vaniglia che l'aveva sempre contraddistinta invadeva le narici del ragazzo. Quel piccolo appartamento era stato tutto quello che avevano costruito e immaginarlo vuoto era per il giovane un colpo al cuore. Sulle pareti le mille foto che avevano scattato durante i loro viaggi, erano belli, sempre abbracciati e sorridenti. Quel sorriso che alla sua Mihee era stato spento durante quel terribile incidente in quella notte d'agosto. Le sensazioni che provava il ragazzo erano qualcosa di difficile da spiegare, era in posto che doveva essere considerato casa eppure senza di lei quella non era più la sua casa.

Una lacrime invase il suo viso, aveva sempre cercato di dimostrarsi un uomo forte, di credere in un miracolo che potesse cambiare l'esito delle cose ma più il tempo passava e più quella forza non c'era più. Si era arreso al fatto che ormai nulla sarebbe più stato possibile e che avrebbe dovuto abituarsi ad accettare la realtà. Eppure dentro di lui c'era ancora una piccola luce che rimaneva accesa, quella luce chiamata speranza.

Aprì lentamente la porta della camera da letto, anche lì tutto era perfetto. Sulla sedia c'era ancora piegato un maglione di Mihee, il ragazzo lo prese con delicatezza tra le mani e lo strinse forte contro di lui. Anche lì si poteva ancora percepire il suo profumo, era uno dei suoi preferiti ed era stato un regalo che il ragazzo le aveva fatto durante i loro primi mesi di frequentazione. Eppure quel maglione, nonostante era ormai consumato era diventato quasi parte di lei. Jongdae si guardò allo specchio, sempre con il candido capo tra le mani, e davanti a lui ritrovò l'immagine di un uomo che quasi non conosceva, un uomo che dopo quel incidente non aveva mai trovato il coraggio di fare un'azione importante. "Sei solo un codardo Kim Jongdae..." si iniziò a ripetere tra se mentre si accorse che appoggiato sul letto c'era peluche che non aveva mai visto. Si avvicinò e notò che il pupazzo indossava una maglietta con scritto proprio il suo nome "Jongdae". Improvvisamente la sua mente venne invasa da un altro ricordo dell'ultima volta che aveva visto Mihee, il motivo per cui avevano litigato era stata una frase detta dalla ragazza che l'aveva fatto imbestialire "Ora dormo con un nuovo amico, visto che tu sembra che ti sei dimenticato di me!" ecco a cosa si riferiva, quel amico di cui parlava era quel peluche, e lui aveva creato tutta quella scenata pensando di essere stato tradito con un altro uomo. Si sentiva stupido e inutile, se già prima ce l'aveva con se stesso per quello che era successo, dopo quella scoperta si odiava ancora di più. La sua Mihee lo amava e lui aveva messo in dubbio questo pensiero per uno stupido scatto di gelosia.

C'era solo una cosa che doveva fare e che fino a quel momento non aveva mai avuto il coraggio di fare, il pensiero gli faceva tremare le gambe ma una forza dentro di lui improvvisamente l'invase. Dopo aver posato il borsone ed essersi fatto una doccia decise che era arrivato in momento di andare da lei, anche se sapeva che la cosa avrebbe provocato ancora tanta sofferenza. L'amore di quella ragazza per lui era sempre stato forte ed evidente, ma lui invece si era solo dimostrato un codardo a non essersi nemmeno al suo capezzale. Si sentiva un colpevole nei suoi confronti per non aver potuto evitare quell'incidente e poi sapeva che la famiglia della giovane provava nei suoi confronti solo tanto odio.

 Si sentiva un colpevole nei suoi confronti per non aver potuto evitare quell'incidente e poi sapeva che la famiglia della giovane provava nei suoi confronti solo tanto odio        

Le mura di quella clinica di periferia davano un senso di solitudine e angoscia. Era la prima volta che Jongdae entrava in quel luogo che qualcuno aveva addirittura addobbato a festa. "Non capisco come la gente voglia addobbare un luogo come questo..." disse a bassa voce quando si rese conto di trovarsi di fronte ad un viso conosciuto. Vedere davanti a lui Miseon, la sorella gemella della sua ragazza fu un vero e proprio colpo al cuore. Era l'esatta fotocopia di lei, stessi occhi grandi e stessa espressione dolce. Il suo volto era rigato dalle lacrime e gli occhi erano talmente rossi che ormai si distingueva difficilmente l'iride dalla pupilla. "Jongdae... alla fine hai avuto il coraggio di venire da mia sorella..." la voce di Miseon era fredda e severa. Il ragazzo era agitato ed un brivido attraversò la sua schiena a quell'incontro "Lo so... hai ragione... non dico nulla se mi impedirai di vederla..." mentre parlava abbassava lo sguardo. "Ci vuole coraggio a venire ora dopo che mia sorella è in coma di più di quattro mesi..." iniziò a ripetere la ragazza con la voce rotta dalle lacrime "Ma so che vedere te sarebbe uno dei suoi desideri, quindi vai. La sua stanza è l'ultima in fondo al corridoio..." il ragazzo annuì e si diresse senza parlare verso la camera di Mihee.

Nel vedere la sua dolce Mihee sdraiata su quel letto Jongdae quasi si sentì mancare l'aria. Giaceva tra alcuni cuscini bianchi tra fasciatura e macchinari che facevano dei rumori assordanti. Erano stati quattro mesi di lotta contro il tempo. Quel incidente in macchina gli aveva provocato un trauma cranico e diverse emorragia interne che i medici erano riusciti a placare mediante un intervento d'urgenza. Poi il nulla più assoluto, erano mesi che la ragazza era in quella condizione irreversibile, che combatteva tra la vita e la morte. I medici avevano avvisato la famiglia che al momento c'era solo il venti per cento delle possibilità che la ragazza potesse riprendersi, ma più il tempo passava e più le possibilità si allontanavano. Il suo sorriso, il suo carisma e il suo sogno di diventare una ballerina si erano spezzati così e il suo Jongdae, che tanto amava, era stato lontano proprio nel momento in cui lei ne avrebbe avuto più bisogno.

Il ragazzo si avvicino lentamente Mihee. Il viso si era riempito di lacrime, tremava e in quel momento si sentiva come un bambino abbandonato. Prese la piccola mano della giovane e la strinse iniziando a canticchiare dolcemente una canzone che lei amava tanto. "Sono solo uno stupido, mi ero arrabbiato con te per la mia assurda gelosia. Ho distrutto tutto per colpa del mio carattere. Vorrei tornare indietro e fermare il tempo a quando eri ancora tra le mie braccia. Io so che tu mi puoi sentire, ti amo Mihee e ti aspetterò per tutta la vita. Avevamo deciso che avremmo costruito una famiglia insieme, avevamo tanti progetti... io credo ancora nei nostri progetti! Tu devi lottare e tornare più forte di prima. So che puoi farcela, sei una guerriera... la mia guerriera... Io non ti lascio più sola, ti ricordi noi ci siamo promessi che staremo insieme per sempre..." cominciò a piangere, quasi senza respirare appoggiando il suo viso poco distante da quello della ragazza. Improvvisamente la macchina a cui la giovane era attaccata inizio ed emettere un suono diverso ma continuo, come se il battito del cuore stava finalmente accelerando. Jongdae alzò la testa spaesato, quando Mihee aprì lentamente gli occhi e con un filo di voce disse "Amore mio..." non poteva crederci, la giovane si era risvegliata davanti a lui. Chiamò immediatamente un medico che corse nella stanza per fare tutti gli accertamenti del caso. "La ragazza si è svegliata! E' un miracolo questo!" urlò il dottore a gran voce a Jongdae che non riuscì a trattenersi dall'emozione per quel momento. Era come se la presenza del ragazzo avesse risvegliato dentro la ragazza la voglia di lottare. Era un miracolo di Natale. Nessuno se lo sarebbe più aspettato, eppure qualcosa di magico era successo. Di certo la strada sarebbe stata lunga da affrontare ma con l'amore e la voglia di stare insieme i due ragazzi ce l'avrebbero fatta a vincere quella battaglia e a riprende in mano i loro progetti.

   

 

   
 
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