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Autore: Zomi    24/12/2020    6 recensioni
Avere un inquilino è un’ottima cosa.
Si dividono le spese in due.
Si dividono le fatiche in due.
Si dividono anche gli spazi certo, basta una buona organizzazione e una dose inesauribile di pazienza ed avere un inquilino diventa una vera risorsa.
Basta davvero poco.
E possibilmente nessun lockdown nazionale per pandemia mondiale.
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❀FanFiction partecipante al "Christmas Lockdown" indetto dal forum FairyPiece – Fanfiction & Images❀
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La partecipa al Christmas Lockdown indetto dal FairyPieceForum
Giorno: 19 dicembre
Stanza: Cabina armadio
Prompt: ---





 
-... si mamma si- sospirò Nami, correndo dalla cucina al salotto.
Stupido lockdown.
Stupido, stupidissimo lockdown!
-No mamma no, non lo so io… ma non lo so!-
Perchè? Perchè a lei???
Ma si poteva? Era legale?
Chi aveva permesso tutto ciò??
-Senti te lo passo e glielo chiedi ok? Mamma non posso chiedere a Zoro se gli piacciono le orangette al posto tuo! Te lo passo e glielo chiedi. Che poi a me non piacciono, perchè devi portar… mamma si che te lo passo!-
Nami iniziava ad accarezzare l’idea di abbandonare la madre al telefono e marciare, armata e minacciosa, fino al campidoglio nazionale, soggiogando il governo al capo e instaurando una dittatura femminile e matriarcale con lei come imperatrice.
Perchè non era ammesso un tale scempio: prima imponevano un lockdown a stretto regime su tutto il territorio nazionale costringendola a settimane di convivenza forzata e violenta con il suo inquilino, promettendole un Natale però tranquillo e lontano dai genitori… e poi introducevano una deroga e permettevano ai su detti esseri parentali di venirla a trovare per celebrare le festività natali di un dio superiore a cui non credeva.
Esseri parentali da cui lei discendeva, più quelli che avevano generato il suo coinquilino!
Non era un comportamento serio, non era ammissibile non era giusto!
Lei il Natale voleva passarlo da sola con Zoro, sotto la loro -loro!- coperta a guardare film discutibili, mangiucchiando pizza e mandarini.
Non discutendo con sua madre su che dolce portare come dono per i padroni di casa.
-... ma magari non gli piacciono-
-A me non piacciono mamma, ok? A me, a tua figlia non piacciono le orangette! Non a… oh per l’amor della mia tredicesima, ora te lo passo o commetto un omicidio tramite linea telefonica: Zoro!!! Zoro!!!-
-Oh ma lo chiami per nome? Nojiko accennava che ci fosse qualcosa tra di voi ma…-
-E come dovrei mai chiamarlo??- era sul punto di autocausarsi una commozione cerebrale sbattendo il cranio contro un muro qualsiasi della casa.
-Ricordo che lo chiamavi in modi più coloriti… ma Zoro suona molto meglio! Ora però dì a mamma da quando lo chiami così, come e dove lo chiami-
-Mamma! Non è come credi!-
-... e come è nato tra di voi questo sentimento-
-Tra di voi chi? Bellemere tra di voi chi? Nami? Nami è papino che parla: tra di voi chi? Chi stai chiamando? Chi è Zoro??-
-Genzo non distarmi! Allora Nami dicevamo…
-
Inaccettabile.
Nami abbandonò il cellulare, e la madre immersa nella sua valanga di domande, sul mobile ai piedi della scala, salendola e rifugiandosi nella sua camera in cerca di un rifugio per le festività del giorno dopo, dove notò le ante della cabina armadio divelte.
Riuscì appena a interrogarsi sul quando e perchè avesse lasciato la cabina armadio così spalancata, che la figura slanciata e imponente di Zoro le apparve tra i cassetti e le rastrelliere ricolme di abiti.
-Che stai facendo?- piegò il capo, sbucando alle sue spalle ma non strappandogli nemmeno un sussulto.
-Hai finito di urlare contro tua madre?-nemmeno si voltò Zoro, armeggiando ancora con i ripiani più alti della cabina armadio.
Oh no, lì lui le mani non doveva proprio mettercele.
-Tra poco arriverà armata di mio padre, orangette e domande, in anticipo rispetto al pranzo di domani. A te non piacciono-
-I pranzi?-
-Le orangette, e non era una domanda la mia- gli si avvicinò schiaffeggiandogli le mani immerse sotto un fitto strato di sciarpe -Perchè armeggi nella mia cabina armadio? Cerchi una minigonna da abbinare alle tue dolci gambine?-
-Tsk- riportò le mani tra i vestiari -Non trovo più una mia maglia e sono quasi certo di avertela vista addosso-
-Ti sbagli-
-Non sai nemmeno di che maglia parlo… e non mi sbaglio: la usi come pigiama-
-No no, ti sbagli- lo schiaffeggiò di nuovo sui palmi. Ma perchè doveva cercare proprio lì il suo pigiama?
Cioè, la sua maglia, ora suo pigiama… ok la situazione possesso dei vestiti stava diventando ambigua, ma non aveva ancora avuto nè il tempo, nè il coraggio, nè il tasso alcolemico giusto per affrontare tale argomento.
-La pianti di rovistare tra i miei vestiti? Non è qui!- gli sfilò nuovamente le mani da sotto le sciarpe, sperando non avesse curiosato troppo.
-Ti dico che è qui!- sbottò Zoro, prendendole le mani in una sola delle sue e immergendo la gemella nel mucchio di stoffa -Mercoledì saltellavi in corridoio con addosso solo quella , sculettando e cantando una sdolcinata canzoncina natalizia- rovistò tra i cardigan, sfiorando il fondo della cabina e il rifugio segreto di Nami.
Oh no, no, no, no!
-I miei e i tuoi saranno qui domani, e la casa è ancora in disordine e- cercò di liberarsi inutilmente -E tu nella mia cabina armadio non dovresti esserci! Off limits, zona vietata ai minori di dodici neuroni nel cranio, materiale altamente pericoloso e delicato!-
-Nami ho piegato i tuoi perizomi due giorni fa- alzò gli occhi al cielo celando con non troppa volontà un sorriso bastardo, una mano stretta su quelle della rossa e l’altra a spostare sciarpe, cappelli, maglioni e guanti di ogni tipo e dimensione.
-Non credo che troverò qualcosa di più sconvolgente-
-Meglio non correre il rischio- cercò di fermarlo ancora, tirandolo per il polso -Zoro non rovistare, poi te la cerco la maglia ma ora esci dalla cabina e non… non toccare lì! No Zoro lì no! Non-
Il pacchettino di fine carta color petrolio cadde a terra con un tonfo beffardo e malizioso, proprio contro i  piedi di Zoro, con il lato riportante il nome dal destinatario di quel regalo preso più per emozioni deliberatamente ignorate, che per impulso di shopping natalizio.
Nome che corrispondeva a quello dell’inquilino di Nami, che a forza di arare tra i capi della cabina armadio aveva alla fine fatto uscire allo scoperto il regalo.
Zoro abbassò lo sguardo e il busto una frazione di secondo prima di Nami, pietrificata dallo choc, raccogliendo il pacchettino inflagrante e aiutando il volto della coinquilina a scoprire nuove sfumature di rosso e d’imbarazzo.
-Questo è il mio nome-
-No-
-Stai negando l’evidenza?- la canzonò ridendo e battendo il pacchettino sul palmo aperto della mano -È un regalo per me?-
-Non… non è- sbuffò Nami, per cercare di far calare il rossore della guance ma aggiungendone solamente una sfumature di rosa in più -E se anche fosse?!- sbottò inviperita.
Zoro rilassò l’arco del sorriso, riportandolo a quella linea sottile e morbida che Nami aveva imparato essere la sua espressione per manifestare una pura felicità.
Un sorriso semplice, genuino, privo di provocazioni.
-Nè sarei felice- si fece più vicino a lei, chiudendola tra le sue braccia e la parete ricoperta di scarpe della cabina armadio, incurvandosi a sfiorarle le labbra con le sue in un bacio che entrambi avrebbero sempre negato l’esistenza quanto la volontà con cui era successo.
Un non-bacio che era già apparso in qualche serata a luci spente, in lavanderia e in cucina.
Per caso, per incidente, per volontà.
Un non-bacio.
Un non-bacio che sparì subito, sostituito dal sorriso rilassato di Zoro.
Nami non riuscì a trattenere un ridicolo sorrisino compiaciuto, arricciando le labbra in un’espressione felina e soddisfatta mentre gli occhi acquistavano un bagliore d’entusiasmo.
Renderlo felice le apriva una voragine di pura ed egoistica gioia nel petto, che si colmava con quei sorrisi, con il suo volto rilassato, con quegli occhi di ametista che sembravano brillare in contrasto con il nero delle loro iridi.
-Direi che lo scoprirai domani allora se è per te- gli prese il pacchetto dalle mani, stringendoselo al petto con sorriso malandrino.
Coro inarcò un sopracciglio divertito.
-Davvero? Davvero mi farai aspettare ora?- la fissò riporre il pacchettino sotto la montagna di vestiti che appartenevano alla rossa, alzandosi sulle punte dei piedi e mettendo così in evidenza quell’invitante curva del sedere che…
-E guai a te se rovisti di nuovo nella mia cabina armadio!- gli pizzicò una guancia distraendolo dai suoi pensieri.
-Tsk- si scostò muovendosi verso le ante spalancate della cabina facendo ridacchiare Nami, ma anzichè uscire, richiuse le imposte e tornò dalla coinquilina, richiudendola tra le sue braccia tese e gli scaffali del armadio.
-Zoro?-
-E se io volessi il mio regalo oggi?- la interrogò e Nami sentì le guance tornarle purpuree.
Non poteva essere serio.
-Quello- indicò con dito teso -Lo avrai domani, per oggi…- si avvicinò piano, portando le labbra  a un soffio da quelle di Zoro -Vedremo di trovare un altro regalo-
Gli andò incontro mentre anche Zoro si inchinava su di lei a unire le loro labbra.
Un telefono riprese a squillare al piano sottostante, qualcuno bussò alla porta chiamando il figlio, una video chiamata di una sorella fu persa.
La cabina armadio restò chiusa per dei non baci segreti.
Era un momento speciale e giusto.
Era Kairos, di Nami e Zoro.




 
Un sincero augurio di Buone Feste a tutti voi

 
   
 
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