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Autore: willHole    24/08/2009    9 recensioni
Il signor Theophilus Throckmorton è un vecchio e bisbetico signore inglese, che muore a novantuno anni, in una bella giornata primaverile, risvegliandosi pochi istanti dopo, in forma fantasmatica, nella grande Città dei Fantasmi. C’è un piccolo problema: dovrebbe essere smistato nel Quartiere di Primavera, ma si sa, il signor Theophilus odia la primavera…
Questa storia si è classificata prima al concorso "La Primavera e... il Morto" indetto da Eylis.
Genere: Comico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morte di un misantropo

 

 

Morte di un misantropo

Tramonto primaverile

 

 

 

C’era una volta un tale che si chiamava Theophilus Throckmorton, residente in un grazioso e ameno villaggio dell’Inghilterra più rustica, là dove la campagna si unisce beatamente al cielo e le colline sono zeppe di belanti pecore biancastre. Ecco, figuratevi un villaggio di piccole case rossicce, una piccola chiesa, piccole strade e un piccolo cottage un poco discosto dagli altri.

Il signor Theophilus Throckmorton viveva proprio lì. Conduceva un’esistenza appartata, silenziosa, e giù in paese persino le pettegole sapevano poco di lui, ma la sua caratteristica più saliente era nota a tutti.

Codesto affascinante personaggio provava un’avversione notevole per tutto e tutti: odiava i suoi compaesani, i loro figli disturbatori, i palloni che continuavano a entrare nel suo giardino, pur cintato degnamente, con la conseguente seccatura di doverli bucare uno per uno, la primavera, la sua artrite, la cifosi, la primavera, i reumatismi, la televisione, i politici, la primavera, i giornali faziosi e quelli imparziali, l’allegria, la tristezza, se stesso e infine ancora la primavera.

Il signor Theophilus (nessuno si sarebbe mai azzardato ad abbreviare quel suo nome pomposo, perché, tra le altre cose, egli detestava pure i sinonimi, le abbreviazioni, i soprannomi e altre consimili aberrazioni grammaticali) detestava dunque, più o meno cordialmente, la stragrande maggioranza degli elementi costitutivi del mondo, e faceva di questa sua caratteristica un motivo di vanto e di sostegno.

Acido, misogino, misantropo: lo stereotipo e l’archetipo di ogni vecchio seccato profondamente con la vita e pure deciso a restarvi attaccato come una cozza, quasi per dispetto.

Orbene, questa creatura così amabile aveva già la veneranda età di novantuno anni quando finalmente si decise a tirare il calzino. La pendola stava giusto battendo le cinque, il sole brillava, i passeri cinguettavano e la primavera si poteva sentire con tutti i sensi.  Chiunque altro avrebbe voluto continuare a vivere, ma non il signor Theophilus. Il suo cuore scelse proprio quel momento di magico idillio per smettere di battere.

**

 

Al suo funerale, avvenuto tre giorni dopo, la chiesa parrocchiale replicava fedelmente la gran considerazione, fatta di stima e affetto, di cui Theophilus godeva in paese: il parroco, padre Wells, contò sei fedeli, tra cui una  bisnipote venuta quasi per costrizione e quattro pie donne anziane che frequentavano praticamente tutte le messe, per inerzia.

La sesta intervenuta, invece, padre Wells non l’aveva mai vista prima: cercò per un momento di immaginare chi potesse mai essere l’affascinante fanciulla sconosciuta, ma, non trovando risposte soddisfacenti, smise semplicemente di porsi lo scomodo interrogativo.

Concluse la messa in fretta e furia, borbottando le preghiere come un mantra, e si ritirò nelle sue stanze a farsi una buona tazza di tè, evitando il pensiero dell’odioso signor Theophilus Throckmorton per non commettere peccato nel gioire della sua fine ingloriosa.

Quando finì la seconda tazza, non ricordava nemmeno più che vi fosse stata una persona che non aveva saputo riconoscere alla funzione.

 

**

 

La persona ignota in questione aveva dimenticato il suo nome da tanto, tantissimo tempo. Precisamente da quando, in un bel giorno di maggio di più di mille anni prima, uno zoccolo di cavallo l’aveva colpita con violenza sulla nuca, ponendo fine alla sua vita terrena tangibile e dando contemporaneo inizio alla sua esistenza ectoplasmica nel rione della Grande Città corrispondente alla stagione della sua morte.

Per farla breve: in base a regole sorte per imperscrutabili motivi, i defunti di ciascuna stagione vanno a vivere la propria seconda vita in un quartiere ben determinato: morendo d’inverno, si è destinati al rione invernale; passando all’aldilà d’estate, al contrario, l’unica possibilità è quella di abitare nella zona estiva, e del tutto analogamente sono tenuti a comportarsi i morti d’autunno e quelli di primavera.

La Grande Città dei Fantasmi (che con la globalizzazione e la supremazia dell’inglese viene ormai semplicemente chiamata “Ghost Big City” o anche GBC) risulta dunque suddivisa più o meno equamente in quattro parti, ciascuna delle quali mostra con somma evidenza i caratteri tipici del proprio nome: neve fresca per il gelido Inverno, foglie rosseggianti per il melanconico Autunno, sole e raggi brucianti per la torrida Estate, fiori ed effluvi profumati per la dolce Primavera.

La fanciulla della messa, dicevamo, aveva dimenticato il suo nome da tanto tempo (si sa, i morti non hanno memoria lunga) e ora veniva semplicemente identificata con il molto onorifico appellativo di Ispettrice del Trapasso Momentaneo. Tale carica era assegnata per via democratica dagli abitanti di ciascun rione stagionale ai fantasmi ritenuti di maggior spessore personale (metaforico, eh!) e questi acquisivano con l’elezione il compito di assistere i defunti nel momento più critico, quello cioè che seguiva immediatamente il decesso e precedeva la successiva ambientazione nella Grande Città.

Tale fase, definita appunto del Trapasso Momentaneo, provocava sempre alcuni piccoli squilibri nei soggetti defunti di recente, e stava proprio all’abilità, alla sagacia e alla dolcezza degli Ispettori l’ardua impresa di condurli sani e salvi all’abitazione approntata per loro.

La nostra Ispettrice aveva portato a termine compiti piuttosto delicati, tutti con pieno successo e soddisfacimento delle alte sfere. Si apprestava dunque con grande fiducia nelle proprie capacità ad assistere il signor Theophilus Throckmorton.

Mpfh! Illusa! Non immaginava certo cosa le sarebbe accaduto…

 

**

Il signor Theophilus si svegliò (o, per meglio dire, fu la sua anima a farlo, giacché il suo corpo fisico riposava steso in una bara sotterrata nel cimitero del villaggio) con un gran mal di testa. Si toccò la vecchia fronte, si massaggiò le tempie per un buon quarto d’ora e solo dopo aprì finalmente gli occhi.

L’Ispettrice aveva atteso pazientemente accanto a lui, leggermente accovacciata sulla sua lunga gonna antiquata, vicino alle radici di un gigantesco olmo.

La prima reazione del signor Theophilus fu quasi automatica. Si tirò su a sedere di scatto, constatando con piacere che la sua schiena gli dava decisamente meno problemi e chiedendosi distrattamente il perché, e domandò con il suo miglior tono infastidito:

-Può avere la compiacenza di spiegarmi, nell’ordine, chi è lei, dove siamo e perché diavolo mi trovo qui con un’illustre sconosciuta?- proruppe astiosamente.

L’Ispettrice lo guardò con un’aria talmente mite e compassionevole da commuovere i sassi prima di rispondere con voce calma e melodiosa (pare che le corde vocali si affinino grandemente dopo la morte):

- Nell’ordine, io sono un’Ispettrice di Trapasso Momentaneo, attualmente siamo appena fuori dall’ingresso principale del Quartiere di Primavera, e lei si trova qui perché è appena deceduto e là sulla Terra è primavera.-

La morta rivelò un cotanto insieme di informazioni sconcertanti come se stesse leggendo una lista della spesa particolarmente ordinaria, mentre il signor Theophilus assorbì i concetti con aria banalmente interessata, senza mostrare alcuna reazione.

Questo, prima di mettersi a urlare come un ossesso.

 

**

- Si calmi, per favore, si calmi…- ripeté per l’ennesima volta l’Ispettrice, mostrandosi il più controllata possibile. I fiori avevano cominciato a spandere i loro più ameni profumi e il vento cantava melodioso tra le fronde dell’olmo, ma i metodi che avevano funzionato anche fin troppo bene con tutti i morti, almeno fino a quel momento, non sortirono alcun effetto con il signor Theophilus. La fanciulla non sapeva più che pesci pigliare, dal momento che dargli una botta in testa e trascinarlo stordito fin dentro la città non rientrava nei suoi metodi professionali.

Sospirò profondamente.

- Lei mi deve spiegare perché! - strillò furiosamente Theophilus Throckmorton in quel momento.

- Glielo spiegherò, stia tranquillo. Ma adesso si calmi, per l’amor del cielo! Allora, vuole che le delucidi un po’ i dettagli sì, o no? -

- Delucidi, sciocca ragazza, ma faccia in fretta, ché un uomo della mia età non può perder tempo in sciocchezze come questa!- esclamò con drammaticità il morto recente.

L’Ispettrice rinunciò a fare da subito un appunto sull’eternità dopo la morte, che avrebbe magistralmente confutato quello sproloquio sul non far perdere tempo, dato che il tempo alla Città dei Fantasmi non esiste; ritenne tuttavia che a quel punto embrionale e tuttavia complesso e cruciale del loro rapporto, il dare una notizia tanto definitiva sarebbe stato controproducente.

Pertanto, tentò di spiegare con parole semplici il concetto della vita fantasmatica:

-Dunque, signor… - consultò un piccolo appunto su pergamena – ah sì! Signor Theophilus Throckmorton, lei è morto… no, non ricominci con le urla, la prego, è dura per me come per lei…sì, sono defunta anch’io, come afferma lei… Posso continuare la mia esposizione? –

A un grugnito seguito da un brusco segno con la mano la fanciulla, già piuttosto provata, attribuì il significato di un “sì”, e proseguì sullo stesso tono:

-Dunque, lei è deceduto. Dal momento che il decesso è avvenuto in primavera, lei, conformemente all’Articolo I della Suprema Costituzione Fantasmatica, è da ritenersi smistato d’ufficio al rione stagionale primaverile, meglio noto come Primavera… riesce a seguirmi?- domandò con una piccola punta d’apprensione all’idea che, oltre che irritante, Theophilus fosse pure un po’ tardo.

-Certo che riesco, imbecille, sarò pure vecchio, ma non sono certo rincretinito solo perché sono morto!- replicò prontamente il suddetto con la propria consueta dose di acidità.

-Ne sono lieta – esalò l’Ispettrice, alquanto sopraffatta –Per il già citato articolo, inoltre, le è anche assegnata, sempre d’ufficio, un’Ispettrice di Trapasso Momentaneo per via del preciso dovere di ciascuna direzione rionale di condurre i “propri” morti, senza incidenti, all’interno della cinta cittadina… è sempre certo di riuscire a seguire questi cavilli?- domandò ancora, piuttosto ansiosamente.

Theophilus rispose con un altro brusco cenno d’assenso, e continuò ad annuire mentre la “sua” Ispettrice lo informava di quanto fossero confortevoli le abitazioni della Primavera, delle molteplici attività che si potevano condurre anche da morti, dei circoli di scacchi, dei comitati di giardinaggio creativo e di tutto ciò che poteva rallegrare la vita d’un defunto.

Il signor Theophilus Throckmorton ascoltò con diligenza tutto il lungo discorso della ragazza, tanto che costei tirò un lungo sospiro di sollievo notando che, tutto sommato, quel vecchio bisbetico si era lasciato domare abbastanza in fretta.

Fu in quel momento che il nostro acido eroe disse quietamente:

-Ma io detesto la primavera!-

Fu un miracolo se l’Ispettrice non svenne.

 

**

 

La giovane donna millenariamente crepata, che ricopriva il ruolo ambitissimo di Ispettrice della Primavera, che era una delle personalità più eminenti di GBC, che era indefessa e precisa nello svolgimento delle sue mansioni, si sentiva assolutamente, definitivamente spaesata.

Non le era mai capitato un soggetto così difficile da gestire, un morto così sovversivo da voler addirittura ignorare il I articolo della Costituzione Fantasmatica! L’assurdità di una tale pretesa era lampante!

Eppure il misantropo bisbetico aveva parlato chiaro: lui detestava la primavera, punto e basta, e rifiutava categoricamente l’idea di passarvi l’intera eternità.

Piuttosto l’Inverno o l’Estate, aveva detto. –Odio le mezze misure, le sfumature del grigio. O bianco o nero per me, niente scuse!-

L’Ispettrice aveva detto, ridetto e ribadetto che non era assolutamente possibile un cambiamento di rione. Sarebbe stato, aveva spiegato con un esempio pratico, come chiedere al sole di smettere di brillare. Un sovvertimento inaccettabile dell’ordine naturale. Eppure. Eppure quel vecchiaccio del malaugurio voleva proprio quello. Cambiare stagione.

-Del resto, ragazza –aveva argomentato –siamo quasi a fine maggio. Se il mio povero cuore avesse resistito solo un altro po’, sarei finito all’Estate, e noi non ci saremmo mai conosciuti…-

-Fortunatamente!- terminarono insieme i due fantasmi, guardandosi in cagnesco.

 

**

L’Ispettrice ponzò a lungo sulla questione, mentre il sole fantasma (per molti versi esattamente uguale a quello reale) terminava la propria parabola discendente andando a tramontare proprio dietro Primavera. I suoi raggi dorati, tiepidi sul nulla semitangibile che era la pelle ectoplasmica, illuminarono e circonfusero i suoi cancelli d’oro, le sue torri affusolate e i suoi giardini di un bagliore davvero ultraterreno. Mr. Misantropia Throckmorton lo osservò a lungo e sentì qualcosina –qualcosa di molto piccolo e quasi invisibile –muoversi dentro di lui, un qualcosa come una piccola, leggerissima spintarella verso Primavera.

Ma fu un istante, fuggevole ed effimero, e il momento dopo il signor Theophilus si era riappropriato della solita espressione truce, frutto di anni d’allenamento.

-Allora, mi risponde qualcosa?- domandò severamente, interrompendo così le complesse elucubrazioni di un’Ispettrice ridotta a un decimo di se stessa.

-Ehm, sì signor Theophilus, le rispondo qualcosa…-iniziò, piano, pensando febbrilmente a come tirarsi fuori da un consimile pasticcio. Se si fosse mantenuta rigidamente fedele alle norme costituzionali, non avrebbe mai potuto consentire il passaggio da un rione ad un altro. Ma, d’altra parte, se non avesse fatto qualcosa per smuovere la situazione quel vecchio pazzo non le avrebbe lasciato requie. E lei anelava a un minimo di tranquillità.

Fu essenzialmente per queste ragioni che si risolse a concludere la sua frase in questo modo:

-…va bene.-sospirò, rassegnata- La aiuterò. Porgerò la sua istanza al Tribunale Fantasmatico… ma non si aspetti che faccia altro, badi bene! Tutto questo è così assurdo che non so nemmeno come possa averle detto di sì e poi, insomma, lei…-

La sua logorrea si sarebbe cronicizzata con serie conseguenze se il signor Theophilus non l’avesse interrotta sgarbatamente sputando fuori un secchissimo “Grazie”, che bloccò sul nascere una nuova sequela di vibrate ma flebili proteste.

 

**

Il giorno successivo (se si può parlare di giorni quando non esiste il tempo) i due avversari-alleati suscitarono scalpore camminando fianco a fianco per il lungo viale alberato che attraversava l’intera città, pur non facendo parte di alcun Quartiere. Non capitava certo tutti i giorni di veder passare un’Ispettrice di Trapasso assieme a un novello morto non ancora ambientato.

Sussurri e pettegolezzi si sprecarono al loro passaggio, ma i due oggetti di tanto fremore non vi fecero il minimo caso: l’una, forte della propria posizione sociale e riguadagnato un minimo di equilibrio dopo le follie del giorno precedente, incedeva tranquilla strascicando un poco la veste; l’altro, che in vita si era assai ben abituato alle occhiate in tralice non sempre  amichevoli scoccategli dalla gente, proseguiva con calma elargendo generosamente sguardi al vetriolo.

Quando giunsero al centro esatto della GBC, la maestà immortale di un palazzo aereo si mostrò agli occhi cisposi e scettici di Theophilus Throckmorton, mentre la sua illustre accompagnatrice, sempre più titubante riguardo ai fini dell’impresa, lo scortava al primo piano.

Il Tribunale Fantasmatico apriva giusto allora le sue sale, pronto ad accogliere e a fagocitare coloro che vi si rivolgevano per dirimere controversie d’ogni tipo, ovvero… nessuno!

Il tribunale era così sconsolatamente vuoto che persino il vecchio bisbetico ebbe un moto di sorpresa.

-Nessuno si rivolge mai all’Alto Tribunale- rivelò sussurrando la giovane Ispettrice. –Diciamo che i giudici sono piuttosto inclini a…”zac”- continuò, imitando il gesto di tagliare la gola.

-Ah, ma tanto siamo già morti! –la derise il signor Theophilus a voce altissima.

-Ssst! Zitto! I Giudici dispongono di metodi punitivi che tu non puoi nemmeno lontanamente immaginare…-mormorò con voce distaccata lei.

-Mpf!-

Un fantasma abbigliato pomposamente fuoriuscì dal muro di fronte a loro.

-Esibizionista patentato…- rifletté astiosamente Mr. Throckmorton, mentre il valletto tribunalizio declamava i loro nomi e li faceva entrare in un’aula, questa volta da una normalissima porta di legno.

Assiso in cattedra, se ne stava un Giudice in parrucca incipriata, dalla corporatura di un pugile e dal peso stimato in un quintale abbondante, se non fosse stato che la materia di cui è costituito un fantasma è praticamente senza peso.

-Bene, ditemi dunque per cosa siete qui.- esordì l’inquietante defunto con voce annoiata e roboante insieme.

E fu così che il processo di Cambiamento Stagionale di Theophilus Throckmorton, primo di tal fatta, che sarebbe passato alla storia degli annali di GBC, finalmente cominciò.

 

**

Non vi starò a descrivere il processo, con le sue assurde complessità burocratiche, le infinite deposizioni sempre uguali, i colloqui con la giuria, il sostegno dell’Ispettrice alla causa di quell’uomo irritante che non sapeva neanche lei perché glielo accordasse, le ansie, i dissapori, l’acidità dilagante del signor Theophilus, dacché tra le molte cose che odiava, s’annoverava pure la lentezza procedurale insita alla legge e il fatto di non risolvere immediatamente qualunque difficoltà si trovasse a dover affrontare.

Non vi descriverò tutti questi complessi problemi, e non mi dilungherò sull’ammirevole presenza di spirito della giovane donna, che ci stava quasi prendendo gusto, a sfidare la Costituzione Fantasmatica.

Vi dirò, però, che ogni sera di quelle due settimane di processo, il signor Theophilus, rifiutandosi di usufruire della propria casa a Primavera, se ne andava a dormire dove si era svegliato nel suo primo giorno da morto: vicino al grande olmo.

L’Ispettrice non stava là con lui: lei entrava nella cinta d’avorio e alabastro del rione che Theophilus stava rifiutando con tanto accanimento, e se ne andava a riposare in un comodo letto, dentro.

Dopo che se ne era andata la ragazza millenaria, Throckmorton, che in quanto fantasma non aveva praticamente più problemi reumatici, svolazzava sui rami dell’olmo, e da lassù osservava lo spettacolo del finto sole morente. In vita non aveva mai davvero guardato un tramonto, anche se ne aveva visti parecchi. Ma adesso, da morto, ne apprezzava sempre più le infinite sfumature.

Le prime volte si riscuoteva da quella specie di estasi nel guardare verso Primavera (poiché, chissà perché, il sole tramontava sempre in quella direzione) con un brivido di disgusto verso la propria mollezza di costumi, tornandosene sul prato a dormire infastidito, ma a poco a poco quella piccola spintarella che sentiva ogniqualvolta ammirava il sole si intensificò sempre più.

Alla fine della seconda settimana, era diventata talmente forte e potente che aveva preso ad addormentarsi sempre più vicino alle porte del Quartiere, sorpreso dal sonno in un vagabondare inconscio che lo conduceva quasi al suo interno.

 

**

Animato da simili sentimenti contrastanti con la sua naturale indole misantropa, il signor Theophilus Throckmorton si apprestò a conoscere la verità sull’esito del suo Processo con un misto di apprensione e trepidazione.

Seguì come un fantasma automatico l’Ispettrice lungo il viale, su per le scale, dentro all’aula.

Ascoltò altrettanto automaticamente il lunghissimo preambolo della Commissione di Giudici che era intervenuta, ma senza capire realmente nulla di ciò che stavano declamando quegli avvoltoi dalle parrucche bianche.

Il suo cervello si attivò davvero solo quando uno dei Giudici, il più Antico Morto tra di essi, un fantasma dell’Estate, iniziò a leggere il verdetto finale.

-Decidiamo pertanto, alla luce delle prove sopra esposte, delle deposizioni della CXII Ispettrice di Trapasso Momentaneo della Primavera e dello stesso Fantasma Recente portatore della domanda, che la suddetta…-

Il signor Theophilus, che ormai, abbandonata l’acidità, pensava solo ai suoi tramonti e a come sarebbe stata affascinante la vita dentro Primavera, pregava tra sé e sé che il verdetto fosse negativo.

Dopo tutto quello che aveva fatto per evitare quella “insulsa mezza stagionucola da mollaccioni” come l’aveva più volte sprezzantemente definita in vita, Mr. Throckmorton si trovava a desiderare di esservi assegnato, senza possibilità di scelta.

Assurdo, non trovate?

-…che la suddetta richiesta non ha ragione di sussistere, e pertanto non merita di trovare accoglimento. Così è deciso, l’udienza è tolta!-

Eppure è proprio così.

Fu con sommo stupore che i Giudici e l’Ispettrice accolsero i balzi di gioia dell’ectoplasma Theophilus Throckmorton, e con somma gioia che questi si produsse nel primo vero sorriso della sua vita al ricordo del maestoso splendore del sole al tramonto, sfolgorante su Primavera.

 

 

** Fine **

 

 

 

  
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