Morte di un
misantropo
–
Tramonto
primaverile
C’era una volta un tale che si chiamava Theophilus
Throckmorton, residente in un grazioso e ameno villaggio dell’Inghilterra più
rustica, là dove la campagna si unisce beatamente al cielo e le colline sono
zeppe di belanti pecore biancastre. Ecco, figuratevi un villaggio di piccole
case rossicce, una piccola chiesa, piccole strade e un piccolo cottage un poco
discosto dagli altri.
Il signor Theophilus Throckmorton viveva proprio lì.
Conduceva un’esistenza appartata, silenziosa, e giù in paese persino le
pettegole sapevano poco di lui, ma la sua caratteristica più saliente era nota
a tutti.
Codesto affascinante personaggio provava un’avversione
notevole per tutto e tutti: odiava i suoi compaesani, i loro figli
disturbatori, i palloni che continuavano a entrare nel suo giardino, pur
cintato degnamente, con la conseguente seccatura di doverli bucare uno per uno,
la primavera, la sua artrite, la cifosi, la primavera, i reumatismi, la
televisione, i politici, la primavera, i giornali faziosi e quelli imparziali,
l’allegria, la tristezza, se stesso e infine ancora la primavera.
Il signor Theophilus (nessuno si sarebbe mai azzardato
ad abbreviare quel suo nome pomposo, perché, tra le altre cose, egli detestava
pure i sinonimi, le abbreviazioni, i soprannomi e altre consimili aberrazioni
grammaticali) detestava dunque, più o meno cordialmente, la stragrande
maggioranza degli elementi costitutivi del mondo, e faceva di questa sua
caratteristica un motivo di vanto e di sostegno.
Acido, misogino, misantropo: lo stereotipo e
l’archetipo di ogni vecchio seccato profondamente con la vita e pure deciso a
restarvi attaccato come una cozza, quasi per dispetto.
Orbene, questa
creatura così amabile aveva già la veneranda età di novantuno anni quando
finalmente si decise a tirare il calzino. La pendola stava giusto battendo le
cinque, il sole brillava, i passeri cinguettavano e la primavera si poteva
sentire con tutti i sensi. Chiunque altro
avrebbe voluto continuare a vivere, ma non il signor Theophilus. Il suo cuore
scelse proprio quel momento di magico idillio per smettere di battere.
**
Al suo funerale,
avvenuto tre giorni dopo, la chiesa parrocchiale replicava fedelmente la gran
considerazione, fatta di stima e affetto, di cui Theophilus godeva in paese: il
parroco, padre Wells, contò sei fedeli, tra cui una bisnipote venuta quasi per costrizione e quattro pie donne
anziane che frequentavano praticamente tutte le messe, per inerzia.
La sesta
intervenuta, invece, padre Wells non l’aveva mai vista prima: cercò per un
momento di immaginare chi potesse mai essere l’affascinante fanciulla
sconosciuta, ma, non trovando risposte soddisfacenti, smise semplicemente di
porsi lo scomodo interrogativo.
Concluse la messa
in fretta e furia, borbottando le preghiere come un mantra, e si ritirò nelle
sue stanze a farsi una buona tazza di tè, evitando il pensiero dell’odioso
signor Theophilus Throckmorton per non commettere peccato nel gioire della sua
fine ingloriosa.
Quando finì la
seconda tazza, non ricordava nemmeno più che vi fosse stata una persona che non
aveva saputo riconoscere alla funzione.
**
La persona ignota
in questione aveva dimenticato il suo nome da tanto, tantissimo tempo.
Precisamente da quando, in un bel giorno di maggio di più di mille anni prima,
uno zoccolo di cavallo l’aveva colpita con violenza sulla nuca, ponendo fine
alla sua vita terrena tangibile e dando contemporaneo inizio alla sua esistenza
ectoplasmica nel rione della Grande Città corrispondente alla stagione della
sua morte.
Per farla breve:
in base a regole sorte per imperscrutabili motivi, i defunti di ciascuna
stagione vanno a vivere la propria seconda vita in un quartiere ben
determinato: morendo d’inverno, si è destinati al rione invernale; passando all’aldilà
d’estate, al contrario, l’unica possibilità è quella di abitare nella zona
estiva, e del tutto analogamente sono tenuti a comportarsi i morti d’autunno e
quelli di primavera.
La Grande Città
dei Fantasmi (che con la globalizzazione e la supremazia dell’inglese viene
ormai semplicemente chiamata “Ghost Big City” o anche GBC) risulta dunque
suddivisa più o meno equamente in quattro parti, ciascuna delle quali mostra
con somma evidenza i caratteri tipici del proprio nome: neve fresca per il
gelido Inverno, foglie rosseggianti per il melanconico Autunno, sole e raggi
brucianti per la torrida Estate, fiori ed effluvi profumati per la dolce
Primavera.
La fanciulla
della messa, dicevamo, aveva dimenticato il suo nome da tanto tempo (si sa, i
morti non hanno memoria lunga) e ora veniva semplicemente identificata con il
molto onorifico appellativo di Ispettrice del Trapasso Momentaneo. Tale carica
era assegnata per via democratica dagli abitanti di ciascun rione stagionale ai
fantasmi ritenuti di maggior spessore personale (metaforico, eh!) e questi
acquisivano con l’elezione il compito di assistere i defunti nel momento più
critico, quello cioè che seguiva immediatamente il decesso e precedeva la
successiva ambientazione nella Grande Città.
Tale fase,
definita appunto del Trapasso Momentaneo, provocava sempre alcuni piccoli
squilibri nei soggetti defunti di recente, e stava proprio all’abilità, alla
sagacia e alla dolcezza degli Ispettori l’ardua impresa di condurli sani e
salvi all’abitazione approntata per loro.
La nostra
Ispettrice aveva portato a termine compiti piuttosto delicati, tutti con pieno
successo e soddisfacimento delle alte sfere. Si apprestava dunque con grande
fiducia nelle proprie capacità ad assistere il signor Theophilus Throckmorton.
Mpfh! Illusa! Non
immaginava certo cosa le sarebbe accaduto…
**
Il signor
Theophilus si svegliò (o, per meglio dire, fu la sua anima a farlo, giacché il
suo corpo fisico riposava steso in una bara sotterrata nel cimitero del
villaggio) con un gran mal di testa. Si toccò la vecchia fronte, si massaggiò
le tempie per un buon quarto d’ora e solo dopo aprì finalmente gli
occhi.
L’Ispettrice
aveva atteso pazientemente accanto a lui, leggermente accovacciata sulla sua
lunga gonna antiquata, vicino alle radici di un gigantesco olmo.
La prima reazione
del signor Theophilus fu quasi automatica. Si tirò su a sedere di scatto,
constatando con piacere che la sua schiena gli dava decisamente meno problemi e
chiedendosi distrattamente il perché, e domandò con il suo miglior tono
infastidito:
-Può avere la
compiacenza di spiegarmi, nell’ordine, chi è lei, dove siamo e perché diavolo
mi trovo qui con un’illustre sconosciuta?- proruppe astiosamente.
L’Ispettrice lo
guardò con un’aria talmente mite e compassionevole da commuovere i sassi prima
di rispondere con voce calma e melodiosa (pare che le corde vocali si affinino
grandemente dopo la morte):
- Nell’ordine, io
sono un’Ispettrice di Trapasso Momentaneo, attualmente siamo appena fuori
dall’ingresso principale del Quartiere di Primavera, e lei si trova qui perché
è appena deceduto e là sulla Terra è primavera.-
La morta rivelò
un cotanto insieme di informazioni sconcertanti come se stesse leggendo una
lista della spesa particolarmente ordinaria, mentre il signor Theophilus
assorbì i concetti con aria banalmente interessata, senza mostrare alcuna
reazione.
Questo, prima di
mettersi a urlare come un ossesso.
**
- Si calmi, per
favore, si calmi…- ripeté per l’ennesima volta l’Ispettrice, mostrandosi il più
controllata possibile. I fiori avevano cominciato a spandere i loro più ameni
profumi e il vento cantava melodioso tra le fronde dell’olmo, ma i metodi che
avevano funzionato anche fin troppo bene con tutti i morti, almeno fino a quel
momento, non sortirono alcun effetto con il signor Theophilus. La fanciulla non
sapeva più che pesci pigliare, dal momento che dargli una botta in testa e
trascinarlo stordito fin dentro la città non rientrava nei suoi metodi
professionali.
Sospirò
profondamente.
- Lei mi deve
spiegare perché! - strillò furiosamente Theophilus Throckmorton in quel
momento.
- Glielo
spiegherò, stia tranquillo. Ma adesso si calmi, per l’amor del cielo! Allora,
vuole che le delucidi un po’ i dettagli sì, o no? -
- Delucidi,
sciocca ragazza, ma faccia in fretta, ché un uomo della mia età non può perder
tempo in sciocchezze come questa!- esclamò con drammaticità il morto recente.
L’Ispettrice
rinunciò a fare da subito un appunto sull’eternità dopo la morte, che avrebbe
magistralmente confutato quello sproloquio sul non far perdere tempo, dato che
il tempo alla Città dei Fantasmi non esiste; ritenne tuttavia che a quel punto
embrionale e tuttavia complesso e cruciale del loro rapporto, il dare una
notizia tanto definitiva sarebbe stato controproducente.
Pertanto, tentò
di spiegare con parole semplici il concetto della vita fantasmatica:
-Dunque, signor…
- consultò un piccolo appunto su pergamena – ah sì! Signor Theophilus
Throckmorton, lei è morto… no, non ricominci con le urla, la prego, è dura per
me come per lei…sì, sono defunta anch’io, come afferma lei… Posso continuare la
mia esposizione? –
A un grugnito
seguito da un brusco segno con la mano la fanciulla, già piuttosto provata,
attribuì il significato di un “sì”, e proseguì sullo stesso tono:
-Dunque, lei è
deceduto. Dal momento che il decesso è avvenuto in primavera, lei,
conformemente all’Articolo I della Suprema Costituzione Fantasmatica, è da
ritenersi smistato d’ufficio al rione stagionale primaverile, meglio noto come
Primavera… riesce a seguirmi?- domandò con una piccola punta d’apprensione
all’idea che, oltre che irritante, Theophilus fosse pure un po’ tardo.
-Certo che
riesco, imbecille, sarò pure vecchio, ma non sono certo rincretinito solo
perché sono morto!- replicò prontamente il suddetto con la propria consueta dose
di acidità.
-Ne sono lieta –
esalò l’Ispettrice, alquanto sopraffatta –Per il già citato articolo, inoltre,
le è anche assegnata, sempre d’ufficio, un’Ispettrice di Trapasso Momentaneo
per via del preciso dovere di ciascuna direzione rionale di condurre i “propri”
morti, senza incidenti, all’interno della cinta cittadina… è sempre certo di
riuscire a seguire questi cavilli?- domandò ancora, piuttosto ansiosamente.
Theophilus
rispose con un altro brusco cenno d’assenso, e continuò ad annuire mentre la “sua”
Ispettrice lo informava di quanto fossero confortevoli le abitazioni della
Primavera, delle molteplici attività che si potevano condurre anche da morti,
dei circoli di scacchi, dei comitati di giardinaggio creativo e di tutto ciò
che poteva rallegrare la vita d’un defunto.
Il signor
Theophilus Throckmorton ascoltò con diligenza tutto il lungo discorso della
ragazza, tanto che costei tirò un lungo sospiro di sollievo notando che, tutto
sommato, quel vecchio bisbetico si era lasciato domare abbastanza in fretta.
Fu in quel
momento che il nostro acido eroe disse quietamente:
-Ma io detesto
la primavera!-
Fu un miracolo se
l’Ispettrice non svenne.
**
La giovane donna
millenariamente crepata, che ricopriva il ruolo ambitissimo di Ispettrice della
Primavera, che era una delle personalità più eminenti di GBC, che era indefessa
e precisa nello svolgimento delle sue mansioni, si sentiva assolutamente,
definitivamente spaesata.
Non le era mai
capitato un soggetto così difficile da gestire, un morto così sovversivo da
voler addirittura ignorare il I articolo della Costituzione Fantasmatica!
L’assurdità di una tale pretesa era lampante!
Eppure il
misantropo bisbetico aveva parlato chiaro: lui detestava la primavera, punto e
basta, e rifiutava categoricamente l’idea di passarvi l’intera eternità.
Piuttosto
l’Inverno o l’Estate, aveva detto. –Odio le mezze misure, le sfumature del
grigio. O bianco o nero per me, niente scuse!-
L’Ispettrice
aveva detto, ridetto e ribadetto che non era assolutamente possibile un cambiamento
di rione. Sarebbe stato, aveva spiegato con un esempio pratico, come chiedere
al sole di smettere di brillare. Un sovvertimento inaccettabile dell’ordine
naturale. Eppure. Eppure quel vecchiaccio del malaugurio voleva proprio quello.
Cambiare stagione.
-Del resto,
ragazza –aveva argomentato –siamo quasi a fine maggio. Se il mio povero cuore
avesse resistito solo un altro po’, sarei finito all’Estate, e noi non ci
saremmo mai conosciuti…-
-Fortunatamente!-
terminarono insieme i due fantasmi, guardandosi in cagnesco.
**
L’Ispettrice
ponzò a lungo sulla questione, mentre il sole fantasma (per molti versi
esattamente uguale a quello reale) terminava la propria parabola discendente
andando a tramontare proprio dietro Primavera. I suoi raggi dorati, tiepidi sul
nulla semitangibile che era la pelle ectoplasmica, illuminarono e circonfusero
i suoi cancelli d’oro, le sue torri affusolate e i suoi giardini di un bagliore
davvero ultraterreno. Mr. Misantropia Throckmorton lo osservò a lungo e sentì
qualcosina –qualcosa di molto piccolo e quasi invisibile –muoversi dentro di
lui, un qualcosa come una piccola, leggerissima spintarella verso Primavera.
Ma fu un istante,
fuggevole ed effimero, e il momento dopo il signor Theophilus si era
riappropriato della solita espressione truce, frutto di anni d’allenamento.
-Allora, mi
risponde qualcosa?- domandò severamente, interrompendo così le complesse
elucubrazioni di un’Ispettrice ridotta a un decimo di se stessa.
-Ehm, sì signor
Theophilus, le rispondo qualcosa…-iniziò, piano, pensando febbrilmente a come
tirarsi fuori da un consimile pasticcio. Se si fosse mantenuta rigidamente
fedele alle norme costituzionali, non avrebbe mai potuto consentire il
passaggio da un rione ad un altro. Ma, d’altra parte, se non avesse fatto qualcosa
per smuovere la situazione quel vecchio pazzo non le avrebbe lasciato requie. E
lei anelava a un minimo di tranquillità.
Fu essenzialmente
per queste ragioni che si risolse a concludere la sua frase in questo modo:
-…va
bene.-sospirò, rassegnata- La aiuterò. Porgerò la sua istanza al Tribunale
Fantasmatico… ma non si aspetti che faccia altro, badi bene! Tutto questo è
così assurdo che non so nemmeno come possa averle detto di sì e poi, insomma,
lei…-
La sua logorrea
si sarebbe cronicizzata con serie conseguenze se il signor Theophilus non
l’avesse interrotta sgarbatamente sputando fuori un secchissimo “Grazie”, che
bloccò sul nascere una nuova sequela di vibrate ma flebili proteste.
**
Il giorno
successivo (se si può parlare di giorni quando non esiste il tempo) i due
avversari-alleati suscitarono scalpore camminando fianco a fianco per il lungo
viale alberato che attraversava l’intera città, pur non facendo parte di alcun
Quartiere. Non capitava certo tutti i giorni di veder passare un’Ispettrice di
Trapasso assieme a un novello morto non ancora ambientato.
Sussurri e
pettegolezzi si sprecarono al loro passaggio, ma i due oggetti di tanto fremore
non vi fecero il minimo caso: l’una, forte della propria posizione sociale e
riguadagnato un minimo di equilibrio dopo le follie del giorno precedente,
incedeva tranquilla strascicando un poco la veste; l’altro, che in vita si era
assai ben abituato alle occhiate in tralice non sempre amichevoli scoccategli dalla gente,
proseguiva con calma elargendo generosamente sguardi al vetriolo.
Quando giunsero
al centro esatto della GBC, la maestà immortale di un palazzo aereo si mostrò
agli occhi cisposi e scettici di Theophilus Throckmorton, mentre la sua
illustre accompagnatrice, sempre più titubante riguardo ai fini dell’impresa,
lo scortava al primo piano.
Il Tribunale Fantasmatico apriva giusto allora le sue sale, pronto ad
accogliere e a fagocitare coloro che vi si rivolgevano per dirimere
controversie d’ogni tipo, ovvero… nessuno!
Il tribunale era così sconsolatamente vuoto che persino il vecchio
bisbetico ebbe un moto di sorpresa.
-Nessuno si rivolge mai all’Alto Tribunale- rivelò sussurrando la
giovane Ispettrice. –Diciamo che i giudici sono piuttosto inclini a…”zac”-
continuò, imitando il gesto di tagliare la gola.
-Ah, ma tanto siamo già morti! –la derise il signor Theophilus a voce
altissima.
-Ssst! Zitto! I Giudici dispongono di metodi punitivi che tu non puoi
nemmeno lontanamente immaginare…-mormorò con voce distaccata lei.
-Mpf!-
Un fantasma abbigliato pomposamente fuoriuscì dal muro di fronte a
loro.
-Esibizionista patentato…- rifletté astiosamente Mr. Throckmorton,
mentre il valletto tribunalizio declamava i loro nomi e li faceva entrare in
un’aula, questa volta da una normalissima porta di legno.
Assiso in cattedra, se ne stava un Giudice in parrucca incipriata,
dalla corporatura di un pugile e dal peso stimato in un quintale abbondante, se
non fosse stato che la materia di cui è costituito un fantasma è praticamente
senza peso.
-Bene, ditemi dunque per cosa siete qui.- esordì l’inquietante defunto
con voce annoiata e roboante insieme.
E fu così che il processo di Cambiamento Stagionale di Theophilus
Throckmorton, primo di tal fatta, che sarebbe passato alla storia degli annali
di GBC, finalmente cominciò.
**
Non vi starò a descrivere il processo, con le sue assurde complessità
burocratiche, le infinite deposizioni sempre uguali, i colloqui con la giuria,
il sostegno dell’Ispettrice alla causa di quell’uomo irritante che non sapeva
neanche lei perché glielo accordasse, le ansie, i dissapori, l’acidità
dilagante del signor Theophilus, dacché tra le molte cose che odiava,
s’annoverava pure la lentezza procedurale insita alla legge e il fatto di non
risolvere immediatamente qualunque difficoltà si trovasse a dover affrontare.
Non vi descriverò tutti questi complessi problemi, e non mi dilungherò
sull’ammirevole presenza di spirito della giovane donna, che ci stava quasi
prendendo gusto, a sfidare la Costituzione Fantasmatica.
Vi dirò, però, che ogni sera di quelle due settimane di processo, il
signor Theophilus, rifiutandosi di usufruire della propria casa a Primavera, se
ne andava a dormire dove si era svegliato nel suo primo giorno da morto: vicino
al grande olmo.
L’Ispettrice non stava là con lui: lei entrava nella cinta d’avorio e
alabastro del rione che Theophilus stava rifiutando con tanto accanimento, e se
ne andava a riposare in un comodo letto, dentro.
Dopo che se ne era andata la ragazza millenaria, Throckmorton, che in
quanto fantasma non aveva praticamente più problemi reumatici, svolazzava sui
rami dell’olmo, e da lassù osservava lo spettacolo del finto sole morente. In
vita non aveva mai davvero guardato un tramonto, anche se ne aveva
visti parecchi. Ma adesso, da morto, ne apprezzava sempre più le infinite
sfumature.
Le prime volte si riscuoteva da quella specie di estasi nel guardare
verso Primavera (poiché, chissà perché, il sole tramontava sempre in quella
direzione) con un brivido di disgusto verso la propria mollezza di costumi,
tornandosene sul prato a dormire infastidito, ma a poco a poco quella piccola
spintarella che sentiva ogniqualvolta ammirava il sole si intensificò sempre
più.
Alla fine della seconda settimana, era diventata talmente forte e
potente che aveva preso ad addormentarsi sempre più vicino alle porte del
Quartiere, sorpreso dal sonno in un vagabondare inconscio che lo conduceva
quasi al suo interno.
**
Animato da simili sentimenti contrastanti con la sua naturale indole
misantropa, il signor Theophilus Throckmorton si apprestò a conoscere la verità
sull’esito del suo Processo con un misto di apprensione e trepidazione.
Seguì come un fantasma automatico l’Ispettrice lungo il viale, su per
le scale, dentro all’aula.
Ascoltò altrettanto automaticamente il lunghissimo preambolo della
Commissione di Giudici che era intervenuta, ma senza capire realmente nulla di
ciò che stavano declamando quegli avvoltoi dalle parrucche bianche.
Il suo cervello si attivò davvero solo quando uno dei Giudici, il più
Antico Morto tra di essi, un fantasma dell’Estate, iniziò a leggere il verdetto
finale.
-Decidiamo pertanto, alla luce delle prove sopra esposte, delle
deposizioni della CXII Ispettrice di Trapasso Momentaneo della Primavera e
dello stesso Fantasma Recente portatore della domanda, che la suddetta…-
Il signor Theophilus, che ormai, abbandonata l’acidità, pensava solo ai
suoi tramonti e a come sarebbe stata affascinante la vita dentro Primavera,
pregava tra sé e sé che il verdetto fosse negativo.
Dopo tutto quello che aveva fatto per evitare quella “insulsa mezza
stagionucola da mollaccioni” come l’aveva più volte sprezzantemente definita in
vita, Mr. Throckmorton si trovava a desiderare di esservi assegnato, senza
possibilità di scelta.
Assurdo, non trovate?
-…che la suddetta richiesta non ha ragione di sussistere, e pertanto
non merita di trovare accoglimento. Così è deciso, l’udienza è tolta!-
Eppure è proprio così.
Fu con sommo stupore che i Giudici e l’Ispettrice accolsero i balzi di
gioia dell’ectoplasma Theophilus Throckmorton, e con somma gioia che questi si
produsse nel primo vero sorriso della sua vita al ricordo del maestoso
splendore del sole al tramonto, sfolgorante su Primavera.
** Fine **