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Autore: suni    24/08/2009    11 recensioni
Seconda classificata al SasuSaku contest indetto da Ainsel e Annaky.
[“Tu devi morireee!” stava urlando Sakura, nello sbattere Madara a terra. Si piegò in avanti, investendolo con una veloce scarica di pugni. Sasuke la raggiunse da dietro e la afferrò per una spalla con la mano sana.
“Sono io che lo devo ammazzare,” affermò sprezzante, forzandola a voltarsi. Lei, in preda al suo violento attacco di collera, ruotò su se stessa con energia, il braccio teso di slancio.]

Vi prego, siate clementi, questa è soltanto la mia 1(00)a fic su EFP. Parla di Sasuke Uchiha, di Sakura Haruno, di un naso rotto, di una vendetta usurpata a cazzotti, di un vecchio balordo a nome Madara, di commozioni cerebrali e naturalmente di jinchuuriki chiassosi. Vi ho incuriositi?
…Come “no”?
E vabbè, pazienza.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Parte seconda

 

 

“Sopravvivrà?”

“La Haruno sta facendo il possibile, ma non è sicuro.”

“È molto grave?”

“Penso di sì.  Ha affrontato due volte Kyuubi in poche ore.”

“E Uzumaki?”

“Lui è fuori pericolo. Quel ragazzo è una roccia.”

 

 

Voci ovattate. Di nuovo.

Erano lontanissime. Lontanissime e fievoli, provenivano dal buio.

Luce. Voglio anche io un po’ di luce, fatemi uscire di qui.

Itachi?

“No, Sakura. Sono Sakura.”

…Va bene lo stesso, credo.

 

 

Sei tu, mamma?

Un singhiozzo.

“Stai calma, Sakura…”

“Non so cosa fare, Ino. Non so cosa fare, la febbre non scende! Continua a peggiorare!”

C’era qualcuno che piangeva, da qualche parte.

“Su, ti ha soltanto scambiata per sua madre…”

Non fa ridere, Yamanaka. Specie di oca.

 

 

“Mi senti, Sas’ke?”

Lo sentiva, sì. Naruto aveva una voce talmente squillante da dar noia a un sordo, e in quel momento gli si stava conficcando nella tempia come un chiodo.

“Senti, Sakura-chan, qui, è un po’ preoccupata. Lei, non io, che sia chiaro, eh! Quindi, magari, uh, svegliati. Ok?”

Parlava troppo forte. Troppo forte, troppo, troppo.

“Insomma, non è il caso che fai il figo anche stavolta, svegliati e basta, cavolo!”

Con quel tono squillante stava aprendogli un buco in testa. Non era sicuro di volere che se ne andasse, ma voleva che la smettesse di urlare.

“Cioè, io mi s…”

“E sta’…zitto, dobe!”

Un silenzio siderale.

“RAZZA DI TEM…eh? …Eeeeh! SAKURAAA! Sakura, si è svegliato!”

 

 

“Ma non si era svegliato?”

“Naruto, zuccone, sì. Ora sta dormendo normalmente, perché è sfinito. La capisci la differenza o devo romperti il muso?”

“Ehi, calma! Che ne so io, mica sono un medico!”

Lei ridacchiò rabbonita, con uno sbuffo.

“Lasciamo perdere,” sospirò stancamente. “Non è più in pericolo, per fortuna,” mormorò accorata.

“E tu ora puoi fare cose tipo mangiare o dormire. Sai cosa? Andiamo veloci a prenderci un ramen. Offro io, eh!” propose Naruto, allegro.

“Non so…” borbottò lei, ritrosa.

Eddai, Sakuraaa… Solo cinque minuti, cosa vuoi che succeda?” insistette lui, accattivante.

“Uffa, e va bene. Ma vedi di non ordinare sei porzioni e impiegarci due ore, Naruto!” lo ammonì lei severa.

Si allontanarono in un chiacchiericcio vivace. I loro passi frusciarono sempre più piano sul pavimento, fino a lasciare silenzio.

Un momento. Da quand’è che pranzano insieme, quei due?  

 

 

La luce era chiara. Poteva sembrare scontato, ma dopo un sonno di giorni era una scoperta di una certa importanza.

Sasuke sbatté ripetutamente le palpebre, gli occhi feriti da tutto quel bianco chiarore. La stanza era troppo candida, troppo luminosa. E lui aveva qualcosa di fastidioso sul naso, una specie di scatola. Quando provò a muoverla gli fece male. Molto. Prima perché cercò di sollevare la mano sinistra e il suo polso gemette di dolore, poi perché, quando provò a ripetere l’operazione con la destra, fu il naso stesso a protestare vigorosamente.

Come risveglio prometteva malissimo.

Il naso e il polso erano rotti, ricordò Sasuke truce. Il polso gliel’aveva quasi staccato Zetsu, strappandogli via di mano la katana. Il naso l’aveva spaccato Sakura con un pugno, prima di consegnarlo alle autorità di Konoha.

All’anima dell’amore eterno.

Osservò con astio la parete di fronte a sé. Così, Sakura l’aveva tradito. Aveva ucciso Madara, il suo obiettivo finale, il compimento della sua vendetta. Poi l’aveva steso e l’aveva dato in pasto ai vermi del Fuoco, quei parassiti ipocriti che corrodevano la nazione. Era una di loro, evidentemente. E Naruto? Si era venduto anche lui alle schiere di Danzo?

No, Naruto l’aveva ucciso, Danzo; forse non l’avrebbe fatto davvero, se lui stesso non avesse dato una spintarella alla Volpe, ma solo perché era troppo buonista. Però aveva dimostrato di volerlo aiutare davvero. Come sempre: del resto, era di Naruto che si trattava.

“Ohilà, Sas’ke,” esordì in quel momento il jinchuuriki, facendo capolino dalla porta. Sorrideva con una contentezza struggente, sembrava emozionato come un bimbo piccolo. Sasuke dovette sforzarsi, e non poco, per impedire alle proprie labbra di distendersi a loro volta in un sorriso.

Dobe.”

“Stai meglio, no?” continuò Naruto, addentrandosi nella stanza. Andò dritto verso di lui e si sedette sul bordo del materasso, come se fossero stati fianco a fianco fino al giorno prima. “Kakashi sensei è appena diventato Hokage. Sistemerà tutto. Bentornato, teme,” aggiunse, radioso.

Lui lo osservò con vago stupore e un sollievo che cercò con tutto se stesso di non provare, invano. Kakashi sensei avrebbe sistemato tutto. C’era da crederci; dubitava che il ninja copia lo lasciasse marcire in prigione, o decapitare. Non che fosse importante, al punto in cui stavano le cose, ma comunque.

Certo, i nukenin sono feccia spregevole.

Il ricordo di quella frase di Kakashi lo aggredì proprio mentre l’alleggerimento cominciava a diventare una bolla confortevole, allargandosi fina a buttar fuori dalla sua testa Madara, Orochimaru, Itachi. Si sentì sbattere a terra bruscamente e deglutì in silenzio.

“Se lo dici tu,” commentò asciutto.

Naruto lo guardò ad occhi sgranati, poi scoppiò a ridere.

“Viva l’allegria, eh, teme?” sghignazzò, per poi farsi serio di botto. “Mi mancavi.”

Anche tu. Anche tu, dobe, anche tu. Le parole grattavano nella gola, che però rimase chiusa ermeticamente.

Mh.”

Naruto ridacchiò di nuovo.

“Lo so,” commentò sornione. “Ah, Sakura è andata a prendere altre bende, erano finite. Poi ti rifà le medicazioni.”

Le labbra di Sasuke si serrarono con freddezza.

“Non voglio che mi curi Sakura,” esclamò ruvido. “Mandami un altro medico.”

Naruto lo guardò ancora allibito, con la bocca semiaperta.

“Ma cosa vai blaterando? È la migliore di tutti! Se non ci fosse stata lei…”

“Cos’è, sei in combutta anche tu?” ringhiò Sasuke, sospettoso. Era ovvio, in effetti: Naruto era innamorato di Sakura e lei l’aveva tirato dalla loro parte. E dire che, se c’era una persona che era sicuro sarebbe rimasta incrollabilmente dalla sua parte, oltre appunto a Naruto, era Sakura. Ecco cosa succedeva a fidarsi delle donne.

“Eh?” guaì l’altro, esterrefatto. “Certo che si vede che hai ancora la febbre, eh,” lo schernì, ilare.

Sasuke sbuffò sprezzante, proprio mentre la kunoichi faceva il suo ingresso nella stanza con un carrello.

“Sas’ke-kun…” mormorò sognante: vederlo sveglio era decisamente meglio che vegliarlo incosciente, perché poteva tuffarsi nel nero profondo delle sue iridi.

“Ipocrita,” sbottò lui, con la rabbia che saliva nello stomaco.

Sakura sgranò gli occhi, ferita, mentre Naruto spostava lo sguardo dall’uno all’altra.

“Mi sono perso qualc…?”

“Ti ho detto che voglio un altro medico,” ringhiò Sasuke, torvo.

Lei chinò lo sguardo con un’ondata di malessere, sentendosi svuotare dall’energia. Chiuse per qualche istante le palpebre, vinta, ma poi strinse un pugno e lo guardò dritto in faccia.

“Mi dispiace, sei uno dei pazienti che sono stati assegnati a me. Dovrai fartene una ragione,” rispose con sfida, nonostante il groppo in gola.

“Penso che me ne andrò e vi lascerò soli, adesso,” asserì vago Naruto a mezza voce, alzandosi. “Non mi piace l’aria che tira in questa stanza,” borbottò, guadagnando la porta.

Sakura rimase ferma in mezzo alla stanza, cercando di mantenere la calma. Sasuke fissava freddamente un angolo del muro, arroccato nella sua alterigia. Le sembrò che a separarli ci fosse ancora l’identico vuoto di sempre.

“Hai ancora la febbre un po’ alta,” iniziò con fare professionale, avvicinandosi bende alla mano. “Può darsi che nei prossimi giorni salga ancora, ma non è grave. Soltanto, cerca di tenerlo presente, se ti vengono in mente cose strane.”

“Stai dicendo che deliro?” l’aggredì lui, tagliente.

“Comincio a chiedermelo,” rispose Sakura sottovoce, aspra. Respirò a fondo, per non perdere la pazienza, e si produsse nel miglior sorriso alla Sai della sua collezione. “Hai qualche ematoma, una leggera commozione cerebrale e qualche frattura. Il tuo polso…”

“Cosa sai dirmi, invece, del naso?”

Sakura sussultò colpevole, chinando lo sguardo.

“Mi dispiace. Non volevo, in quel momento avrei colpito chiunque.”

“Guarda caso, me.”

“Non è che ci fosse tanta altra gente.”

Sasuke spostò uno sguardo indignato su di lei, incontrando la trasparenza cristallina dei suoi occhi smeraldini. Curiosamente gli venne in mente che erano veramente belli, il che era inquietante.

È la febbre. “Se ti vengono in mente cose strane, è la febbre”. L’ha detto lei, eh.

Sakura lo vide rimanere impalato a fissare il vuoto e lo considerò un armistizio, quindi si risolse a cominciare a cambiargli le medicazioni. Lo fece delicatamente, perdendosi nella sensazione  che le dava sfiorare la sua pelle. Curava feriti ogni giorno, ma non era la stessa cosa se si trattava di Sasuke. Con lui tutto diventava commovente, anche il modo in cui la fasciatura avvolgeva la sua mano.

“Immagino che anche consegnarmi a Konoha non sia stato un gesto rivolto contro di me personalmente,” commentò lui, caustico.

Sakura s’irrigidì di scatto sollevando di nuovo gli occhi, ora feriti e tremanti. Di delusione, ma Sasuke la scambiò per rabbia.

“Per te! L’ho fatto per te! Quando ho sentito quell’uomo parlare di Itachi e di Danzo ho desiderato soltanto ucciderlo, per te! Ti ho riportato a Konoha per te! Qui c’è Kakashi, c’è Naruto, le cose torneranno a posto. Per te, Sas’ke, ho fatto tutto per te!” sbottò a voce alta, sbattendo il pugno sul materasso.

E Sasuke pensò suo malgrado che sarebbe stato fantastico se fosse stato vero. Doveva essere ancora la febbre, non c’era altra spiegazione possibile, ma per qualche istante si crogiolò in quella piacevole sensazione. Poi Sakura si alzò di scatto, voltandogli le spalle tremanti.

“Ti mando un altro medico,” annunciò con voce rotta, prima di allontanarsi di fretta.

Sasuke avvertì una strana sensazione di malessere, come uno strappo seguito da un vuoto amaro. Rimase a guardare la porta cercando di dominarlo, mentre realizzava i fatti.

No, quella non era febbre. Era molto, molto peggio.

Abbandonò il capo sul cuscino, sbuffando inquieto. Si stava già quasi addormentando quando la ragazza che sostituiva Sakura si avvicinò incerta per proseguire il lavoro.

 

 

Doveva restare calma. Sas’ke aveva ancora la febbre e quella brutta commozione cerebrale, non sapeva quello che diceva e la sua percezione della realtà ne risultava alterata. Doveva esserci un disegno d’insieme ben confuso nella sua testa, al momento.

Ma lei era perfettamente sana e non era più una bambina. La cosa migliore da fare, anche a livello terapeutico, era non badare alle sue assurdità e comportarsi naturalmente, senza assecondarlo.

Sì, avrebbe fatto così, fingendo che l’episodio di poco prima non si fosse verificato. Forse lui avrebbe finito per ucciderla, ma valeva la pena di provare.

Sorrise tra sé, determinata.

Ino, dalla poltroncina di fronte, le lanciò uno sguardo perplesso.

 

 

“Come hai potuto fare una cosa del genere?” sbottò Sasuke, stizzito. Sakura non si curò del suo sguardo minaccioso, ma sorrise con dolcezza, stringendosi nelle spalle.

“Vedi,” iniziò, tormentandosi delicatamente le mani. “È che c’è una cosa che non sai. Mentre tu non c’eri, noi… Naruto, vieni!” chiamò, voltandosi verso la porta, da cui filtrava una luce bianca.

Il jinchuuriki la varcò immediatamente, sorridendo scanzonato.

Dattebayo! Allora gliel’hai detto, Sakura-chan?” chiese allegramente, affiancandola.

“Detto cosa?” intervenne Sasuke, spostando dall’una all’altro uno sguardo diffidente.

“Aspettavo te,” rispose Sakura all’indirizzo di Naruto, ignorandolo. E l’altro, ridacchiando, le prese la mano.

“Vedi, teme, si dà il caso che adesso Sakura sia innamorata di me,” annunciò, strofinandosi goffamente la mano libera sulla nuca. Ridacchiò, ilare. “Chi l’avrebbe detto, eh?”

Sasuke sgranò gli occhi, allibito, e arricciò le labbra con rancore, deglutendo pesantemente.

“Che idiozia! Non essere ridicolo,” sibilò, gelido.

“No, è la verità,” lo contraddisse Sakura, appoggiandosi al fianco del jinchuuriki. “Noi abbiamo scoperto di amarci e adesso pensiamo di sposarci.” Arrossì lievemente, con un sorriso comprensivo. “Non c’è più posto per te, capisci?” continuò, con quella sua voce tanto carezzevole.

“C…cosa?”

“Tu ormai mi sei solo d’intralcio, teme. Per me rappresenti una minaccia, e devi sparire. Senza offesa, eh, ma dopotutto sei tu che te ne sei andato, mica io,” continuò Naruto col suo fare leggero, stringendosi nelle spalle.

“Esattamente. Quindi, dobbiamo eliminarti,” aggiunse Sakura candidamente.

Lui li osservò impietrito, con il cuore che picchiava in gola.

“E’ la cosa migliore, Sas’ke,” concluse Naruto bonario, mentre i loro visi si facevano sempre più nebulosi. “La migliore per tutti.”

“Non abbiamo più bisogno di te,” affermarono in sincrono, svanendo in una coltre buia.

“NO!”

Sasuke si rizzò a sedere di scatto, sgranando gli occhi. Aveva il fiato rotto, gli tremavano le mani e il suo battito cardiaco risuonava rapido contro le tempie. Sentì un brivido di freddo, poi si guardò intorno con la vista appannata. Era in una stanza dell’ospedale di Konoha, chiara e luminosa, in un letto immacolato. Non c’era nessuno, era solo.

E solo sarebbe rimasto.

Itachi era morto, come Juugo, e Suigetsu e Karin se ne sarebbero andati. Aveva abbandonato Konoha, Kakashi lo odiava e Sakura e Naruto volevano farlo condannare a morte. La sua esistenza non aveva più nessun significato, per quel poco che avesse mai potuto averne.

Nemmeno suo fratello poteva più fare niente per lui. Madara era morto, non per mano sua, e non aveva più nessuno scopo. Tanto valeva, in effetti, seguirlo prima possibile.

“Voglio uscire da qui,” ringhiò con voce strozzata, strappandosi via il lenzuolo di dosso. Poggiò i piedi a terra di scatto issandosi in piedi, ma le gambe non lo ressero e rovinò contro la parete evitando all’ultimo una brutta caduta. Gli girava la testa e faceva un caldo soffocante, ma cercò lo stesso di trascinarsi verso la porta.

“Sas’ke-kun!” trillò in quel momento una preoccupata voce femminile, ed era quella di Sakura. “Ma ti ha dato di volta in cervello? Non ti devi muovere, nelle tue condizioni!” aggiunse materna, avvicinandosi. Fece per sorreggerlo ma il genio si divincolò rabbioso.

“Levami le mani di dosso,” sibilò glaciale.

“Sta’ calmo…” mormorò dolcemente lei, afferrando il suo braccio con una forza che al momento lui non avrebbe potuto contrastare in alcun modo. Lo strattonò verso il letto, spingendolo sul materasso. Sasuke si accasciò con un tremore, voltandole le spalle.

“Mi farai condannare?” ringhiò, ostile.

Sakura lo osservò ad occhi sgranati, esterrefatta. Decisamente, sarebbe morta dieci volte piuttosto che permettere che gli venisse torto un solo capello. Non ora che l’aveva di nuovo lì, vicino. Evidentemente Sasuke stava ancora delirando, era solo molto scombussolato e quella che aveva appena formulato costituiva una delle idee assurde che lei doveva ignorare.

“Oh, cielo…” mormorò, sfiorandogli la fronte. “Guarda qui, ti è di nuovo salita la febbre. Sdraiati, sciocco, devi dormire,” suggerì bonaria, spingendo giù le sue spalle con delicatezza perché si stendesse.

“Tu e Naruto volete che muoia,” sentenziò lui, altero, mentre gli rimetteva il lenzuolo sulle gambe.

“Non essere imbecille, sono tre anni che ti corriamo appresso,” lo riprese lei, esasperata. Prese un respiro profondo per restare calma e lo osservò ancora, lasciandosi riempire dalla premura.

“Cercando di uccidermi,” insistette Sasuke pomposo.

“Oh, Sas’ke-kun, mi dispiace. Non volevo romperti il naso, ma tu ne stai facendo una tragedia.” Sakura ridacchiò con tenerezza, sistemandogli il guanciale. “Stai delirando. Te l’ho detto, è la febbre che ti fa pensare cose strane. Dormi e basta, va bene?”

“No.”

“Sas’ke!” sbottò lei, severa.

Sospettava che la febbre non c’entrasse molto con quella testardaggine congenita.

“Non sposerai il dobe. È assolutamente fuori discussione,” continuò Sasuke, bizzoso.

Sakura emise un risolino esterrefatto, lusingata e totalmente incredula. Si chinò un poco verso di lui, tendendo una mano tremante ad accarezzargli leggermente la testa per calmarlo. Sasuke rimase immobile, le palpebre che calavano lentamente sugli occhi. Scottava.

“Perché no?” chiese Sakura esitante, dopo qualche istante di silenzio.

Sasuke si accigliò, sbadigliando.

“Perché io…sono tornato,” bofonchiò brusco.

Sakura trattenne a stento un lamento d’euforia, mentre il cuore le sbatteva in gola e tutto il suo corpo si scioglieva in un’estasi di gioia. Le si inumidirono gli occhi mentre allungava una mano indietro alla cieca, tirando lo schienale della sedia verso di sé per poi sedersi di schianto, nel timore che non la reggessero le gambe.

“E…quindi?” cinguettò, stridula.

“Quindi non sposerai il…dobe,” biascicò lui, risoluto.

“E chi devo sposare?” chiese Sakura senza fiato, sottovoce.

Sasuke fece per parlare, ma poi spalancò le palpebre di scatto con la fronte aggrottata, un breve barlume di lucidità negli occhi.

“Cosa stai cercando  di farmi dire?” chiese, asciutto.

Sakura sussultò arrossendo, colta in fallo. Fece per chinare lo sguardo vergognosa ma poi strinse le labbra decisa, rialzando la testa.

“Sei tu che hai detto di non sposare Naruto, pensavo avessi in mente una valida soluzione alternativa,” ribatté, innocente.

Sasuke rimase fermo; sembrava riflettere intensamente ma il suo sguardo si faceva sempre più vacuo. Gli occhi gli si richiusero di nuovo, lentamente.

“Me,” borbottò d’improvviso, insonnolito. Non se ne rese nemmeno conto.

Il che lo portò poi a chiedersi - per tutta la vita - quale inspiegabile ragione in quel momento avesse spinto Sakura a lanciarsi verso di lui e baciarlo con foga, senza nessun motivo apparente, affondando le dita tra i suoi capelli. Se la sentì soltanto planare addosso.

Lei non poté in alcun modo trattenersi. Col cuore che traboccava respirò dalle sue labbra e si beò della morbidezza della sua pelle, della sensazione straordinaria di essere addosso a Sasuke, finalmente, con la certezza totale che non l’avrebbe lasciato andare mai più.

Sapeva che quello che stava facendo era profondamente immorale, per un medico e per una donna, perché stava approfittando in modo ignobile dello stato confusionale di un malato. Era terribilmente meschino, vergognoso.

Ma, ehi, è di Sas’ke che si tratta…  Il fine giustifica i mezzi, carina.

 

 

 

 

And so it began…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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E questi sono i generosissimi voti

 

2^ classificata :
Anuk Ite - di suni



Giudizio di Ainsel:


Correttezza grammaticale: 9/10
Originalità: 8/10
IC dei Personaggi: 9.5/10
Trattazione della coppia: 9/10
Totale: 35.5

So che per qualche oscuro motivo che esula dalla mia comprensione tu odi questa fiction, ma secondo il mio umile giudizio è brillante. Il genere comico è notoriamente sottovalutato perché, per usare le parole di mia madre, i giovani amano il tragico; tuttavia io l’ho sempre amato e considerato uno dei più difficile da trattare. Senza togliere nulla alla capacità di commuovere o far piangere lo strappare una risata alla gente è davvero quanto di più complicato ci possa essere, e tu sei anche riuscita ad unirlo ad una buona dose di drammaticità. Velata, perfino grottesca se vogliamo, ma indubbiamente presente.
Devo ammettere che ci sono rimasta particolarmente male per la fine che hai riservato al team Hebi, Juugo in particolar modo, che non ha avuto neppure il diritto a qualche scena strappalacrime, ma per una Sakura che dà dell’imbecille a Sasuke con una tale noncuranza posso anche perdonartelo.
Potrei anche non commentare l’IC dei personaggi, tanto dovresti essere fusa come Sasuke che scambia Sakura per la sua mamma per non renderli perfettamente azzeccati. Perché, al di là del comico, io ci vedo davvero lei come una maniaca repressa – dobbiamo anche cercare di capirla, è da quando ha otto anni che si trattiene – che abuserebbe un poco del suo status di medico; e lui, per quanto cerchi in tutti i modi di far credere il contrario, in fondo non aspetta davvero altro che di riavere il suo posto al villaggio, una volta concluso con vendette varie.


Giudizio di Annaky:

Correttezza grammaticale: 9/10
Originalità: 8.5/10
IC dei Personaggi: 9/10
Trattazione della coppia: 9.5/10
Totale: 36

Ho amato questa fanfiction.
Mi ha coinvolta dall'inizio alla fine, sin dallo strano nome, mai più azzeccato, sia dal debutto alquanto sconvolgente, con una sakura "fuori dal comune", quasi irriconoscibile, sia dal finale strano, quasi comico, ma estremamente dolce.
Sasuke in perfetto stile IC, ero convinta non si arrivasse a nulla di buono, neanche alla fine. Invece, mi ha davvero fatto piacere scoprire di essermi sbagliata. Quel finale mi ha dato un vero senso di calore, come se ne fossi io coinvolta in prima persona.
Insomma, in conclusione, è una fanfiction che consiglio di leggere sia agli amanti del tragico/avventuroso che del comico/romantico

Media: 71.5

 

 

Grazie ancora alle organizzatrici. E a voi lettori che fedelmente mi avete permesso, come affermato nella presentazione (sì, è vero) di arrivare alla mia 100ª fic su EFP.

Hasta.

 

   
 
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