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Autore: annapuff    02/01/2021    1 recensioni
Anna Lily Black ragazzina di 11 anni vive in Italia con i suoi tutori. Non sa nulla del suo passato o della sua famiglia.
Un'infanzia per niente allegra, ma finalmente riuscirà ad andare a scuola in Italia, una scuola diversa, lì troverà se stessa, la libertà, amicizia e amori.
Riuscirà con il passare degli anni questa ragazzina a capire i misteri del suo passato? chi sia suo padre? E riuscirà a cambiare le sorti del suo futuro già programmato dai suoi zii?
Incomincia il suo primo anno di scuola nel 1990 un anno prima rispetto a Harry Potter.
Lei è casinista, allegra e amante degli scherzi e nel trovarsi nei guai, sempre pronta a tutto una vera e proprio malandrina!
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 24 Cosa sarà successo?

Notte antecedente: Ore due di notte, primo piano finestra ala ovest.

“Ahio!” esclamò Anna
“Scusa non ti avevamo vista!”  esclamò Vincenzo
“Shhh, fate silenzio, per di qua!”
“Ragazzi io non sono ancora convinto di fare questa cosa, sembra pericolosa!” disse Paolo sottovoce
“Ormai abbiamo deciso e si fa” disse deciso il fratello spingendolo per avvicinarsi alla finestra
“Salto prima io? Ok?” disse la ragazzina posizionandosi sul cornicione senza neanche sentire la risposta dei due saltò giù
“Oddio è saltata!”
“Certo che è saltata ahahah, lo sai com’è fatta dai salta prima tu Paolo e poi io!”
“Va bene” disse tentennando Paolo “aaaaah” urlò per via della spinta del fratello
“Ma sei scemo che cavolo urli!” Anna gli diede una botta sulla testa al ragazzo che era dolorante a terra in ginocchio già morente di paura, non fece in tempo ad alzarsi che il fratello lì cadde addosso
“Ahio!”
“Perché cavolo non ti sei spostato!” urlò Vincenzo che cercava di rialzarsi
Anna si sbattè la mano in fronte incominciando ad avere seri  dubbi sulla riuscita della missione, quei due erano veramente un danno, “La smettete di fare baccano, dai alzatevi” disse sbuffando
“Ok ora dove si va?” chiese Vincenzo in piedi sollevando Paolo che si lamentava silenziosamente per via dei dolori causati dalla caduta e dall’atterraggio del fratello sopra di lui
“Ma sei idiota? Come dove si va! È un mese che ci lavoriamo sopra!” Anna incominciava realmente a innervosirsi
“Ah si giusto, nel boschetto e poi cerchiamo il ruscello!”
“Io non sono convinto!” disse Paolo
“Io vi ammazzo fra un po’ muoviamoci, prima che ci becchino!”
E tutti e tre si avviarono verso il boschetto.
Camminavano da già mezz’ora e del ruscello nessuna traccia
“Forse dovremmo tornare indietro, fa freddo, e qui non c’è il ruscello!” esclamò Paolo
“Ormai ci siamo è inutile tornare indietro!” lo spinse in avanti Vincenzo
“Fate silenzio o sveglierete tutti gli animali!” trillò la piccola
“Ecco il ruscello!” indicò Vincenzo
“Che si fa ora?” chiese Paolo
“Ci avviciniamo e guardiamo un po’ intorno, ma perché non vi ricordate il piano!” sbuffo lei di nuovo incominciandosi ad avvicinare al ruscello
I due gemelli si guardarono un po’ impauriti, ora anche Vincenzo non era convinto del tutto della missione, anche perché il ruscello era molto scuro, gli alberi si muovevano per via del vento che fino a poco tempo prima non c’era e la nebbia si stava alzando improvvisamente.
“Ho  paura!” disse facendo sbattere i denti Paolo che si era avvinghiato al braccio del fratello.
“Facciamo un giretto se non troviamo nulla subito, convinciamo Anna ad andare via” disse Vincenzo sperando realmente di non trovare nulla, era pieno di entusiasmo fino ad un attimo prima e non sapeva perché appena aveva visto il ruscello avesse incominciato a sentire ansia e a sentirsi irrequieto.
“Ok, facciamo veloce!” disse Paolo  sempre tremando e poi girandosi per guardare il punto dove fosse andata Anna “Dov’è?” chiese al fratello non vedendola
“Chi?” rispose confuso Vincenzo
“Come chi? Anna! Testa di rapa!” esclamò lui impaurito non vedendola
Vincenzo incominciò a guardarsi intorno “Eccola!” indicò il ruscello “Andiamo!” e lo tirò per un braccio
“Ma sta camminando sull’acqua? Come fa a camminare sull’acqua?” chiese confuso e in preda al panico Paolo mentre si avvicinavano e bloccando il fratello subito dopo
“Anna! Che stai facendo?” urlò Vincenzo
La sagoma che stava sul ruscello sentendo le voci si girò lentamente verso i ragazzi,  era una bellissima donna, vestita di bianco che sorrideva malignamente verso i due giovani.
“Quella non è Anna!” esclamò Paolo sconvolto, mentre la donna si avvicinava leggiadramente continuando a camminare sull’acqua e guardandoli leccandosi le labbra, e di Anna nessuna traccia. Il freddo aumentava e anche la nebbia che incominciò a circondare il ruscello, dagli alberi provenivano rumori di rami che sbattevano tra di loro per via del vento, ululati, striduli, versi di animali. Davanti a loro poi  improvvisamente apparve il corpo di Anna a terra in una pozza di sangue ed entrambi provarono a urlare per lo spavento, ma l’urlo non uscì fuori, tutto di loro era immobilizzato solo gli occhi si muovevano prima guardando il corpo della piccola e poi guardando la donna che pian piano si stava avvicinando a loro cambiando aspetto e trasformandosi nell’orrido Marabecca.
Fu come se una forza misteriosa li spinse a terra in ginocchio.
I ragazzi erano troppo sconvolti dalla vista del corpo inerme e pieno di sangue davanti a loro,  non riuscirono a capacitarsi di nulla intorno a loro.
Il marabecca si faceva sempre più vicino a loro due, con la bocca già aperta, pronto a inghiottire le sue vittime.
Era vicino, tanto vicino e pronto a mangiarli, i ragazzi erano sempre fermi in ginocchio che non si muovevano pietrificati dal terrore, senza rendersi conto che la loro fine era vicina.
L’acqua del ruscello dietro al Marabecca prese a danzare, trasformandosi in tre animali, un cane, un cervo e un lupo che attaccarono la creatura alle spalle, che caddè a terra contorcendosi per un po’.
Il Marabecca riuscì a liberarsi ed a scappare verso il boschetto nella direzione da dove i ragazzi erano arrivati.
Poi per i due gemelli fu il buio e svennero.
 
Appena si era avvicinata al ruscello mentre i gemelli erano intenti a parlare, il Marabecca era apparso a lei nella sua forma reale pronto ad attaccare ma dalla sua bacchetta improvvisamente senza che lei se ne fosse accorta erano spuntati quei tre animali che già le erano apparsi nella fontana a casa di Anthony il giorno del suo compleanno e nel fuoco in saletta un altro giorno. Si erano frapporsi tra lei e il mostro che aveva cambiato immediatamente obiettivo e si era trasformato in una donna per attaccare gli altri, Anna non aveva potuto subito scappare per salvarli perché aveva la visuale coperta dai tre animali che l’avevano circondata per proteggerla.
Poi finalmente aveva preso la bacchetta e aveva spedito i tra animali verso gli amici.
Vedendo il Marabecca scappare si avvicinò a loro provando a farli rinvenire ma nulla da fare.
I tre animali formati d’acqua erano comunque sempre lì a circondarla per proteggerla.
Dato che i due ragazzi non si svegliavano, aveva deciso di levitarli e trascinarli nel boschetto in cerca di un riparo.
Trovato il riparo, gli animali scomparvero e lei cerco in tutti i modi di far rinvenire i suoi amici, piena di terrore, sapeva che respiravano ancora, ma niente, proprio  non riusciva a farli riprendere. Si appoggiò alla grotta in cui si era rifugiata e incominciò a piangere in preda al panico, non sapendo cosa fare e del tutto distrutta dai sensi di colpa.
 
Presente: aula vicino alla sala mensa dove i professori stavano elaborando un piano per il Marabecca

“Come tre alunni? Chi sono?” chiese preoccupata
“La Black e i Gemelli Olivieri” disse secca lei.
La preside e Davis si scambiarono uno sguardo di puro terrore.
Davis a sentire il nome di Anna ricordò della domanda del Marabecca a suo marito e senza dire nulla scappò via dall’aula per poter andare via camino a prendere Riccardo. La preside sconvolta e impallidita per aver sentito il nome della Black gli incominciò a urlare contro ma lui non le rispose.
Scappava a tutta corsa verso il suo ufficio, arrivato prese la polvere voltante entrò nel camino pronuncio il nome di casa sua e incominciò a viaggiare tramite camino, atterrò con un rumore assurdo sul tappeto del suo soggiorno.
“Ric! Amore!” urlò come un pazzo, il marito a sentire le urla accorse dal bagno con solo l’accappatoio in vita.
“Che succede?” rispose lui con i capelli bagnati che gli ricadevano sulla fronte e tenendosi l’accappatoio con una mano, visibilmente impaurito.
“Marabecca, Black!” riuscì a dire in ginocchio sul tappeto cercando di riprendere fiato.
“Ha trovato quel mostro? Come diavolo ha fatto?? Prendo l’occorrente per catturarlo!” non lo fece neanche rispondere e andò verso la stanza dove teneva l’occorrente per  catturare il mostro.
Tornarono a scuola il più veloce possibile e andarono dritti dalla preside per spiegare il piano per catturare quella bestiaccia, le protezioni erano state messe su tutta la scuola i ragazzi erano tutti seduti in mensa impauriti.

Anthony stringeva la mano così forte a Nic quasi da spezzargliela ma il ragazzo non fiatava preoccupato anche lui per via della situazione. Kevin era appoggiato con la testa al tavolo in crisi, senza muoversi e Diego camminava su e giù  come un pazzo cercando un modo per poter uscire fuori e cercare Anna.
Dopo parecchio tempo e vari sforzi degli insegnati Riccardo con molta astuzia riuscì a catturare il mostro ed a imprigionarlo in un marchingegno creato da lui. Presero tutti un respiro di sollievo, per la vittoria appena ottenuta, ma i professori sapevano che non si potevano ancora rilassare perché dei ragazzi scomparsi non c’era nessuna traccia, quindi decisero di dividersi per andare nel boschetto a cercarli.
“Dobbiamo andare anche noi a cercarli!”  esclamò Diego
“No, secondo me dobbiamo lasciar fare a professori” disse Anthony in risposta
“Vedi lo sapevo io, che a te non importa di Anna” lo accusò Diego con il dito puntato
“Senti, noi siamo solo dei ragazzini, potremmo fare più danni che altro, è la scelta più responsabile la mia, e ciò non significa che a me non importi di lei” disse lui con un tono molto apatico, senza neanche rivolgerli uno sguardo.
“Oh si certo, la scusa, questo è perché sei un moccioso e hai paura.” Lo punzecchiò ancora Diego
Kevin si batté la mano sulla fronte a vedere il solito litigio, che poi chiamarlo litigio era assurdo dato che era come se Diego litigasse da solo.
“Pensala come vuoi, non m’importa del tuo giudizio, sei vuoi farti ammazzare vai pure non è un mio problema” rispose lui
“E certo, così poi potrai averla tutta per te, se io non ci fossi più!” sbuffò Diego risedendosi improvvisamente e incrociando le braccia come a concludere la discussione
Nic e Anthony si scambiarono uno sguardo d’intesa, come a dire che il pericolo di andare anche loro nella foresta fosse appena stato scampato.
Kevin guardò il cugino scuotendo la testa e sospirando, poi tornò il silenzio tra il gruppo intento ad aspettare.  
 
Anna aveva svegliato i due ragazzi dopo parecchi sforzi solo verso la mattina, con suo sollievo dopo aver passato ore ed ore di panico pensando che non si sarebbero più risvegliati. I gemelli erano ancora scossi da tutto e non parlavano molto.
Nel boschetto era ancora tutto oscuro  per via delle nuvole e del temporale che li aveva incastrati lì per questo non avevano potuto far ritorno a scuola.
Finalmente dopo un’infinità di ore ad aspettare, infreddoliti e affamati, finì di piovere e in lontananza si sentivano arrivare delle voci.
Anna si porse fuori alla piccola grotta in cui erano riparati per poter sentire meglio, sentì urlare il suo nome, ma rimase comunque ferma in posizione d’attacco con la bacchetta puntata d’avanti a sé, non poteva essere sicura che non fosse il marabecca pronto ad attaccare di nuovo.
Finalmente riconobbe la voce di Davis e con la bacchetta decise di far uscire delle scintille rosse per far segno della loro posizione.
“Eccovi!” esclamò la preside
“Ehm salve” disse Anna cercando di non apparire distrutta, ma riuscendoci poco, aveva il volto pallido, i cappelli arruffati con foglie incastrate ovunque, gli occhi cerchiati dal non aver dormito per nulla e color  rosso sangue per il troppo pianto.
“Oddio avete un aspetto terrificante! Subito in infermeria!” disse Davis
“Che è successo ai gemelli?” si rivolse la preside ad Anna dopo aver visto i due ragazzi a terra accucciati che sembravano non essersi accorti della presenza degli insegnanti, ancora scossi.
Anna fece una smorfia, prese un respiro e disse “Non lo so sinceramente, non l’ho capito c’era un mostro vicino a loro, poi sono svenuti e sono riuscita a trascinarli fino a qui ma ci ho messo tanto per risvegliarli e ora sono in questo stato” si guardò i piedi mordendosi un labbro mortificata, la preside si rese conto che aveva gli occhi rossi, per il pianto fatto la notte, le diede una leggera pacca sulla spalla.
“Ok, andiamo a scuola, capiremo là il tutto”
Il professor Davis e la professoressa di trasfigurazioni trasfigurarono due barelle e ci posarono i ragazzi e le fecero levitare, Anna disse che lei avrebbe camminato.
Passarono parecchio ore in infermeria sotto le cure dell’infermiera Cinzia fino ad addormentarsi, troppo stanchi tutti e tre. La preside aveva deciso di interrogarli dopo che si fossero ripresi del tutto.
Il gruppetto era stato avvertito dal professor Davis del ritrovamento dei ragazzi, e dopo svariate ore in cui si erano appostati fuori dall’infermeria, all’orario del coprifuoco furono cacciati via, era già un giorno che non vedevano i loro amici, ma non potevano farci niente Anna e i gemelli dovevano riposare, specie i gemelli che si stavano pian piano riprendendo dallo shock.
                                       
La mattina dopo Anna si prese la colpa di quello che fosse successo, e dopo aver raccontato tutto nei minimi dettagli, anche della magia inconscia che aveva fatto, lasciando un po’ stupiti tutti.
“Quindi questi animali sono comparsi così dal nulla?” chiese la Preside
“Si è accaduto altre volte quando ero immersa nei pensieri, ho visto che prendono forma sia nel fuoco che nell’acqua, ma le altre volte erano piccoli come una mano questa volta erano molto più grandi di me”
“Forse perché la quantità d’acqua era maggiore, quindi tu non hai detto nessun incantesimo e nulla, sembra un tipo di magia protettiva antica, ma non so molto a riguardo Geltrude tu?” stava ragionando Davis
“Neanche io ad esserne sincera.” Rispose la preside
“Beh, ringraziamo che sia finita bene questa orrenda faccenda, i gemelli dovranno prendere delle pozioni per gli incubi e riprendersi dallo shock ci vorrà un po’ ma poteva andare molto peggio” disse Davis stiracchiandosi sulla sedia mettendo le mani dietro la testa, come se tutto fosse risolto.
La preside lo guardava allibita, Anna voleva ridere della solita scenetta ma non ci riusciva ancora scossa e con i sensi di colpa che la stavano divorando, quindi rimase zitta al suo posto.
I gemelli, si erano appena svegliati e furono condotti nell’ufficio dall’infermiera, la preside li fece accomodare e ascoltò anche il loro resoconto della vicenda accaduta.
Furono sospesi tutti e tre dal gruppo degli animali e Anna si prese una punizione che sarebbe durata per tutto l’anno scolastico, e un avvertimento che se avesse fatto qualche altro danno poteva dir addio alla scuola in eterno. Furono chiamati anche i genitori di tutti e tre, quelli dei gemelli erano preoccupatissimi e passarono tutto il resto della mattina e il pomeriggio con i loro figli a riempirli di coccole ed affetto ma anche di rimproveri, sempre all’interno dell’infermeria dove stavano ancora cercando di riprendersi.

Anna vide arrivare quella pazza di sua zia dopo pranzo che stava urlando come una belva per tutta la scuola.
“Eccoti! Screanzata di una ragazzina! Sono stufa! Stai sempre a fare danni!!!” urlava sempre più ogni genere di rimprovero e di insulto.
Dopo circa un’ora di grida e insulti, finalmente la zia se ne andò lasciando tutti basiti, la preside e Davis avevano provato a fermarla con scarsi risultati, ed Anna aveva fatto spallucce, si era seduta sul letto e zitta aveva ascoltato tutte le urla senza dire niente, senza sbuffare o alzare gli occhi al cielo come era solita fare in quelle situazioni. Non ne aveva le forze, e i sensi di colpa ancora la stavano tormentando.
Appena quella megera aveva lasciato la stanza Anna, aveva chiesto una pozione per dormire dicendo che era stanca e si addormentò velocemente.

Dopo cena al gruppetto era stato dato il permesso di andare a trovare i loro amici.
Appena lì videro rimasero basiti per il loro aspetto ancora distrutto, e tutta la rabbia e la voglia di rimproverarli svanì subito. Diego e Nicola si sedettero sul letto dei gemelli provando a fare un po’ di conversazione e abbracciandoli, Anthony che voleva andare da Anna rimase immobile ad osservarla senza riuscire a fare un passo verso di lei, Diego invece dopo un momento di incertezza si avvicinò a lei abbracciandola, lei non ricambiò l’abbraccio ma lo guardò con lo sguardo vuoto e disse “Non  c’è bisogno di abbracciarmi”, lui si stacco con riluttanza senza sapere bene cosa fare, voleva stringerla a se e non lasciarla più ma si sentiva impotente per il rifiuto appena avuto.

Dopo poco furono mandati via tutti per lasciarli riposare. E il gruppetto andò in camera per parlare della situazione.
“Quei deficienti!” esclamò Nicola appena varcata la porta della camera
“Nic!” lo rimproverò Diego
“Cosa vuoi? Sono arrabbiato, hai visto come stanno? Non posso neanche sgridarli! Lasciami sfogare!” urlava il rosso lanciandosi sul letto
“Nic ha ragione, hanno un’aspetto orrendo, chissà cosa diavolo è successo in quel bosco” disse Anthony spalleggiando l’amico e sedendosi vicino a lui sul letto.
“Forse dovremmo chiedere al professor Davis cosa è successo? Così da poter aiutarli meglio i nostri amici” si fece serio Kev
“Si direi di si andiamo domani e parliamo con Davis così da poter capire come comportarci, io non ho idea di cosa fare, avete visto Anna in che stato è?” disse Diego
“Quella sciocca, ha deciso di farsi espellere, non impara nulla!” Nic era decisamente arrabbiato per la situazione
“Hai ragione, ma cerca di calmarti, ormai il danno è fatto! Dobbiamo solo tenerla sotto controllo di più ed evitare che combini altri guai” gli disse Anthony
“Sono stanco di tenerla sotto controllo, vado a farmi un giro devo sbollire la rabbia!”  dicendo questo si alzò per andarsene, ma Anthony lo afferrò dal polso
“Da solo non vai da nessuna parte, vengo con te” disse con tono deciso, Nicola lo fissò poi abbassò lo sguardo e annuì ed entrambi uscirono dalla stanza in silenzio
Diego e Kevin si scambiarono uno sguardo preoccupato per Nicola.
“Ora dobbiamo preoccuparci anche per lui?” chiese Kev
“Nicola non lo capisco proprio ultimamente, lui e quel Anthony!”
“Che c’è da capire scusa? Sono diventati amici”
“Non sembra farli bene! Non è più il Nicola che conosciamo, ora si arrabbia sempre, prima era così comprensivo, ora non lo è più, pensa solo a se stesso, prima invece cercava di capire gli altri, ora è come se gli altri non esistono e venisse prima lui di tutto.”
“Esageri, io non vedo questo!” disse Kevin scuotendola testa “Senti, cugino, siamo tutti scossi per quello che è successo, quindi è normale essere un po’ nervosi, Nicola sta affrantonado la situazione a modo suo, io dico di concentrarci sui gemelli e Anna, e cerca di far tornare tutto alla normalità”
“Waoo, da quando sei diventato così maturo?”
“Dopo aver sperimentato l’amore e una delusione ho capito tanto, capita di diventare maturi” gli rispose Kevin, cercando di cambiare la sua voce e facendola diventare simile a quella di un uomo vissuto e maturo, “ Capirai un giorno” sospirò e si lanciò sul letto
“A volte sei proprio cretino sai?”  rise Diego lanciandoli un cuscino, per un momento si era dimenticato di tutto facendo trascinare dal cugino.                                                                                                                                                                                                                                                                                               
Intanto nei corridoi Nicola e Anthony camminavano in silenzio verso una meta sconosciuta.
“Vuoi parlare?” chiese Anthony con un filo di voce.
“No.” Rispose Nic secco, per poi fermarsi e guardarlo intensamente.
“ehm.. si?” chiese Anthony sentendosi a disagio
“Capisco come ti sei sentito in tutti questi anni, finirò anch’io con non parlare più con lei prima o poi!” disse amareggiato
“Hai detto due secondi fa che non volevi parlare…e ora te ne esci con questa frase?”
Nic si passò una mano tra i capelli, e rise amaramente “Non voglio parlare ma poi ti guardo e mi viene naturale” disse con un’alzata di spalle
“A quanto pare stiamo nella stessa situazione, succede anche a me con te” si lasciò sfuggire un sorriso il ragazzo “Forse è meglio andare a dormire” disse un po’ a disagio e l’altro annui nello stesso disagio e poi senza più dire nulla si avviarono ai rispettivi dormitori.
 
 
 
Note  dell’autrice
Avevo spiegato che il marabecca agli uomini si tramutava in una donna bellissima per attirarli a sé, e che mostrava le paure più interne delle persone, in quel momento per i gemelli la loro paura era che Anna fosse morta ecco perché vedono il cadavere.
Il professor Davis pensa che sia una magia protettiva molto antica, ma nessuno comunque sa nulla di essa nello specifico, ma sono tutti grati che ci sia dato i risultati che nessuno è morto.
Questo capitolo è stato più corto rispetto agli altri, ma è andata comunque bene dato che non avevo la più pallida idea di quando avrebbe visto la luce del sole.
Mi dispiace per tutta questa attesa, ma avevo un blocco. Spero che questo blocco sia finito e di poter ricominciare a pubblicare!
Non so se ci sia ancora qualcuno a leggere… ma io pubblico lo stesso baci!

   
 
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