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Autore: Mihawk_Akai    05/01/2021    1 recensioni
Chi è la madre di Luffy?
Una domanda che si pongono tutti e che, inevitabilmente, sono finita per pormi anche io.
Vi presento Gol D. Jolie e la sua storia: la storia della sua famiglia, la storia di come ha scoperto il mondo, la storia di come si è innamorata...
Perciò, mettetevi comodi. E godetevela.
~~~~~
Spero vivamente di avervi incuriosito.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul Mihawk, Gold D. Roger, Monkey D. Dragon, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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HEART’S STORM

Capitolo 9

 

Jolie si svegliò la mattina seguente.

Si alzò zoppicando, lasciando poi la stanza e andando a cercare Dragon. Non lo trovò. Decise quindi di aspettarlo fuori.

Il ragazzo la raggiunse pochi minuti dopo, planando giù dal cielo. 

- Dormigliona. - la prese in giro Dragon, appena posò i piedi a terra.

Jolie gli rispose con una linguaccia, ottenendo un ghigno dall’amico.

Dragon si sedette per terra, appoggiando la schiena al muro di mattoni della casa e invitando, con lo sguardo, la ragazza a fare altrettanto. 

- Quindi? Cosa vuoi fare? -

Non c’era bisogno di specificare a cosa si riferisse.

- Non lo so. Trattare, penso. -

- Oh? Non ti facevo un tipo diplomatico... -

Jolie accennò un sorriso: - Non lo sono. Ma voglio trattare per ridurre la mia punizione. Potrei scappare di nuovo. -

Dragon la guardò alzando un sopracciglio: - E lo faresti? -

- No. Ma questo loro non possono saperlo. -

Il ragazzo annuì, sorridendole leggermente: - Bene. Allora ti interesserà sapere che si sono accampati fuori da casa mia. -

Jolie rise, sospirando di sollievo interiormente: non ci sarebbe stato l’imbarazzo del chiedergli se venisse con lei. 

- Vuoi andare adesso o preferisci cambiarti, prima? -

- Non importa. Andiamo. Poi rimetto i miei vestiti. -

E detto questo Jolie si piazzò in piedi di fronte a Dragon, che ancora non si era alzato da terra. 

- Cosa. -

- La caviglia mi fa ancora molto male... - fece, lamentosa. 

Dragon sospirò esasperato, alzandosi, per poi farle segno di avvicinarsi. Jolie mise un sorriso da un orecchio all’altro, avvicinandosi zoppicando e mettendogli le braccia al collo per tenersi. Nascose la testa nell’incavo del suo collo per l’imbarazzo quando lui le mise un braccio attorno alla vita e la strinse. Era già successo parecchie volte nelle ultime ore ma continuava a imbarazzarsi come fosse la prima.

Imbarazzo che però sparì appena si sollevarono da terra, raggiungendo il cielo. 

Sembrava quasi che il cielo fosse il loro piccolo mondo privato... 

Si diede dell’idiota da sola per quel pensiero, arrossendo, ma l’adrenalina che la percorreva tutte le volte che prendeva il volo le impedì di preoccuparsene. 

Dragon preferì non farsi vedere volare, atterrando a pochi passi dal limitare del bosco, fuori dalla vista dei genitori della ragazza.

Genitori che notarono immediatamente i due ragazzi, appena questi si avvicinarono, lasciando il riparo della foresta. 

- JOLIE! - la voce preoccupata di suo padre tradiva l’espressione arrabbiata sul suo volto. 

Sua madre, invece, si diresse subito ad abbracciarla, ma la ragazza fece rapida un passo indietro, cercando di trattenere il dolore che era partito dalla sua caviglia.

- Dobbiamo parlare. - disse Jolie, con una freddezza che non le apparteneva. Anche lei voleva solo riabbracciarli ma così tutto quello che aveva fatto non avrebbe avuto più alcun senso: doveva mettere in chiaro come voleva che le cose cambiassero. 

Suo padre la fulminò con lo sguardo: - Assolutamente, signorina. Ma non qui. A casa. -

- No. Qui. E adesso. - 

- Tesoro... - sua madre cercò di calmare il marito e la figlia ma con scarsi risultati visto che ottenne un’occhiataccia da entrambi. 

- D’accordo. - acconsentì alla fine il padre - Ma parleremo da soli. Tu. - si rivolse a Dragon - Vattene. Non sono affari tuoi. - 

Il ragazzo alzò le spalle, acconsentendo, lanciando però un’ultimo sguardo verso l’amica. Si fermò quando incrociò la supplica silenziosa negli occhi di lei. 

Ritornò al suo posto, dietro la ragazza. Il padre della giovane lo guardò malissimo: se gli sguardi avessero potuto uccidere, Dragon sarebbe diventato senza dubbio un cadavere.

- Dragon resta. - fece ancora Jolie, ostentando una sicurezza che non aveva. Avrebbe dovuto scusarsi con lui per quell’uscita, appena avesse potuto. 

- Come, scusa? - le rispose suo padre, fingendo di non aver capito. 

Piccolo respiro: - Se non mi piacerà la piega che prenderà la discussione, me ne andrò di nuovo. -

Vide sua madre sgranare gli occhi per la sorpresa: la paura di perderla per sempre la pietrificò sul posto. 

- Non ti azzardare, signorina! - minacciò suo padre - Non puoi più scappare, a questa distanza ti prendiamo. Soprattutto perché non puoi correre con la caviglia conciata così. -

Jolie perse un battito: se ne erano accorti. Non poteva più giocare a quel gioco. 

Fortunatamente il ragazzo dietro di lei le venne in aiuto: Dragon si avvicinò a lei, posandole una mano sulla spalla e puntando gli occhi in quelli di suo padre. 

- Correre non è l’unico modo... -

Suo padre si zittì: internamente intimorito dallo sguardo del ragazzo. Anche perché, notò Jolie in quel momento, Dragon surclassava di molto suo padre in altezza. Non era la prima volta che incontrava qualcuno di così alto: suo fratello Roger e alcuni suoi compagni ne erano un esempio. Ma ciò che la colpiva tutte le volte che parlava con il ragazzo era il rapporto età-altezza.

Ma stava divagando. 

Tornò a porre la sua attenzione sui genitori.

Suo padre parlò di nuovo, cercando di ignorare il ragazzo di fianco alla figlia: - Bene. Parliamo. Prima di tutto, tu, nel bosco circondata da quelle bestie feroci non ci torni. -

Jolie alzò gli occhi al cielo: - È commuovente vedere quanto poco vi fidiate della mia forza. Sapete che non sono debole, ma anzi!, sono perfettamente in grado di cavarmela. -

Fu sua madre a interromperla, irritata: - Oh, certo! Possiamo parlare un attimo dell’orso che ti ha quasi uccisa ieri? -

- Appunto. Quasi. Questo dovrebbe dimostrarvi che sono capace di tirarmi fuori dai guai. E comunque non sono da sola: ho Dragon a guardarmi le spalle. -

- Se ci stai chiedendo di lasciare la vita di nostra figlia nelle mani di uno sconosciuto, allora puoi considerare questa discussione finita. Non intendiamo transigere su questo. -

- Sarà uno sconosciuto per voi... - ribattè Jolie, infantilmente - È un mio amico. E mi posso fidare ciecamente di lui. -

A quell’uscita, Dragon, non visto dai suoi genitori, lanciò un’occhiata in tralice alla sua “amica”.

Sua madre non riuscì a trattenere l’irritazione: d’accordo tutto ma dire certe cose di una persona incontrata due giorni prima non è di certo la più intelligente delle mosse.

- Ah sì? Come puoi essere certa di conoscerlo davvero? Come fai ad assicurarci che, colui che ci stai presentando come un ragazzo fantastico, non sia soltanto un bastardo con doppi fini? - 

Jolie fece per ribattere, infuriata per gli insulti gratuiti, ma venne interrotta dal ragazzo che, sentendosi chiamare in causa, ruppe la sua regola personale di neutralità: - E se invece non lo fossi? - 

I due genitori ammutolirono: una domanda pura e semplice, posta con innocenza e senza sensi nascosti...eppure quella fu, nel cuore della donna più anziana, la prima asse del ponte verso la figlia.

 Jolie sfrutto questi secondi di palese esitazione per continuare e rincarare la dose: - Appunto. Dite che non lo conosco, ma voi lo conoscete ancora meno di me e già state giudicando. Non è ipocrita come cosa? -

- Attenta, signorina! - la rimproverò suo padre - Non osare parlare in questo modo ai tuoi genitori. -

- Ma è quello che state facendo! - urlò la ragazza. 

Sospirò, rendendosi conto di aver alzato la voce. 

- Ascoltate: è tutta la vita che mi caccio nei guai. Ed è altrettanto tempo che ne esco incolume. Lasciate solo che vi faccia vedere perché questo è un guaio da cui non posso permettervi di tirarmi fuori... -

La donna non poté che rimanere impietrita davanti alla volontà così evidente della figlia: quella sicurezza, quella testardaggine... per un istante le sembrò di avere davanti Roger.

Un’altra asse.

Posò la mano sulla spalla di suo marito, attirandolo più vicino a sé e sussurrandogli all’orecchio: - Permettiamole di mostrarci, si merita almeno un’opportunità. - s’interruppe, lanciando poi un’occhiata di sbieco all’altro ragazzo - Se la meritano entrambi. -

Jolie accennò un sorrisetto a sua madre: era sicura che sarebbe stata la prima a capitolare ma sentirla parlare in quel modo le aveva fatto più piacere di quanto avesse previsto.

Sorrisetto che, però, fece sparire subito, in attesa della risposta di suo padre. 

Fu solo quando lui acconsentì alla proposta della moglie, non senza nascondere il suo disappunto, che la ragazza permise alle sue labbra di allargarsi nel suo solito sorriso a 32 denti.

Ora che il problema era parzialmente risolto, Jolie si permise di fare qualche passo in avanti, per abbracciare i suoi genitori.

La sua caviglia, però, dissentì e si ritrovò a cadere in avanti ancora prima di accorgersene. 

Suo padre si sporse per prenderla ma le braccia possenti che l’avvolsero e la salvarono dalla caduta non furono le sue.

Jolie alzò gli occhi e incrociò quelli grigi di Dragon.

- Grazie. - gli disse, lo sguardo pieno di ringraziamento. Appena notò quello di lui, però, rimase perplessa. Non capiva cosa trasmettesse.

- Attenta a quello che fai. - fece invece lui, ignorando la sua perplessità.

Jolie inclinò leggermente la testa di lato: - Tutto bene? -

Il ragazzo sollevò un sopracciglio: - Non sono io quello che non riesce nemmeno a stare in piedi. -

- Sono seria. Hai uno sguardo strano. - rispose la giovane.

Dragon, non visto, lanciò una rapida occhiata ai due adulti con loro e ghignò: - Tu hai le traveggole. -

- Stronzo. - affermò la ragazza, lasciando però cadere la conversazione, intuendo che l’amico non volesse parlarne davanti a quelli che per lui erano completi estranei.

Jolie raggiunse i suoi genitori e li abbracciò con forza. Chi voleva prendere in giro? Voleva loro troppo bene.

Dopodiché si diresse verso la casa, fermandosi alla porta. Guardò indietro, notando che l’amico non sembrava intenzionato ad aprire e a farli entrare. Realizzò un attimo più tardi che erano i suoi genitori il problema. 

Cercò di buttarla sul ridere: - Tranquillo, prendo solo i miei vestiti e poi esco. Giuro che non mi fermo per colazione. -

Dragon cercò di non sorridere a quella ragazza che, nonostante lo conoscesse da un paio di giorni, sembrava riuscire a leggerlo meglio di suo padre. Non ci riuscì, perciò nascose il sorriso con uno sbuffo.

Mentre si avvicinava alla porta e tirava fuori le chiavi per aprirla, non poté fare a meno di lanciarle un’occhiata: doveva ancora decidere se Jolie fosse una cosa positiva, che quindi poteva “ignorare”, o se fosse negativa e quindi andasse allontanata al più presto, prima che entrasse irrimediabilmente nella sua routine. 

Mentre invitava la famiglia ad entrare (cercando di sopprimere i suoi istinti animaleschi e di non ringhiare ai due adulti sconosciuti che ora stavano osservando il suo salotto), si chiese se ormai non fosse troppo tardi.

Guardando poi la ragazza muoversi con sicurezza tra le varie stanze capì: era decisamente troppo tardi. Aveva perso ancora una volta contro la sua tendenza ad affezionarsi troppo in fretta: l’aveva lasciata entrare nel suo mondo e ora se ne stava andando, come era ovvio che sarebbe successo. E lui avrebbe perso l’unica amica che aveva avuto in tanto tempo.

L’uomo più anziano lo distolse dai suoi pericolosi pensieri con un tentativo di conversazione abbastanza patetico. Sicuramente forzato dalla moglie, pensò.

- Come hai detto che ti chiami? -

Assottigliò lo sguardo, valutando se rispondergli come era solito fare in caso di conversazione con gente che non gradiva. Ma poi pensò a Jolie e si impose di rimanere almeno cortese: - Dragon. -

L’uomo annuì ma non fece cenno di voler continuare a parlare e Dragon fu ben lieto di lasciar morire la conversazione.

Poco dopo la ragazza tornò: ora che si era rimessa i suoi vestiti era più riconoscibile, si adattavano meglio alla sua personalità.

Quando incrociò il suo sguardo gli sorrise a tuttidenti e il ragazzo si sentì sprofondare. La seguì con lo sguardo, mentre andava verso i suoi genitori, e non poté frenare i propri pensieri.

Cazzo...

 

 

Angolo dell’Autrice:

 

Konnichiwa minna-san! Finally I’m back! 

E si. Sono in ritardo assurdo. Di nuovo. Ormai non mi giustifico più.

Solo 2 cose e poi vi lascio...

1) voglio scusarmi tantissimo con i lettori abituali (che dubito saranno ancora tali dopo questo) per il ritardo ma davvero, mai prima d’ora avevo sperimentato un blocco dello scrittore così: grazie quindi alla mia bi effe effe per l’aiuto che mi ha dato per uscirne.

2) voglio anche rassicurarvi: non importa quanto tempo passerà tra un aggiornamento e l’altro, vi giuro che non abbandonerò mai nessuna delle mie storie.

Con questo chiudo, come sempre se volete lasciare una piccola recensione sono accettate anche critiche.

A prest... facciamo che non lo metto più vah

Mihawk_Akai

   
 
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