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Autore: Domenico De Ferraro    23/01/2021    2 recensioni
Quel fuoco ch’io pensai , fosse spento nel freddo dei giorni che passano , mi riscalda ancora l’animo afflitto . Vengo , preso dallo spavento del giudizio altrui il quale mi trascina in un grigio sortilegio e come fossi un qualsiasi pagliaccio , una marionetta , una barzelletta, io balzo dal letto e dico dove andate ?
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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QUEL FUOCO CH’IO PENSAI
 
 
Quel fuoco  ch’io pensai , fosse spento nel freddo dei giorni  che passano ,  mi  riscalda ancora  l’animo afflitto . Vengo ,  preso dallo  spavento  del  giudizio altrui  il quale            mi  trascina   in  un  grigio sortilegio  e  come fossi un qualsiasi  pagliaccio , una marionetta , una barzelletta,  io balzo dal letto e dico dove andate ?
Oggi è un giorno da ricordare
Lei mi guarda mi dice :  cambia la tua tessera
La mia situazione è  compromessa
Non fare promesse se non li puoi mantenere
Faccio un balzo avanti  gli racconto quando ero un vagabondo
Lei mi stringe e dice di lasciar stare
Forse la porta è  aperta
Cosi  preso dalla passione , mi nascondo dentro un vecchio vestito  dentro questo dolore.  Io ,  cado dentro  una rima,  dentro , un altro amore. Sono vivo,  viaggio ,  faccio la mia parte nel bene e nel male tutto mi conduce ad essere un  folle,  senza capello,  senza sacco a pelo. Solo  per strade strette  vado,  verso  nuovi intendimenti per vicoli oscuri dove esule , senza ali  nello spirito dell’essere divino , mi acqueto nel mio pensiero . Ramingo ,sogno un nuovo mondo,  una nuova era . Credere in qualcosa che mi conduca , oltre questo muro di parole che si legano all’indifferenza della comune  sorte.     Io viaggio,  verso una nuova terra, verso qualcosa che nasconde in se  un nuovo amore e nuovi mondi .
E nell’età̀ men fresca, la fiamma l’anima  mia brucia in silenzio.
Non furono  mai tutte spente le stelle  e  quelle  ch’io vidi ,verso il confine di una terra ricoperta  di nevischio , di teschi e scheletri danzanti per radure desolate  . Mi credetti perduto in un  pensiero che si finge immemore verso altri intendimenti ed altre conclusioni,  in amori maturi come le  parole trovate per caso sotto gli alberi rinsecchiti . Ed i soldati aspettano la fine della guerra e le madri aspettano i figli dentro casa , ed i padri aspettano ritorni il sereno .  La sorte è gialla è rossa e come una vecchia vagina ,  svuotata di tante cose inutile che si perdono nella loro logica.  
Sono meschine alquanto le faville, sotto il moggio e la ragiona segue l’immagine del vero
Temo  il secondo errore,  sia peggio del primo,  temo la morte che viene di notte , sotto mentite spoglie , in  falsi propositi  ed in vari versi , essi  mi conducono oltre questo mondo d’ipocrisie.
Quanti errori ,dovrò ancora commettere per capire il tuo amore
Quante storie dovrò ancora scrivere per continuare a sorridere
E la  notte fiorisce dentro il mio soffrire tra varie  rime celesti e rose.
E spento il mio sogno di rinascere
Ho preso l’aereo sono ritornato qui dove ero un tempo
Non c’era nessuno ad attendermi
Neppure tu che mi chiamavi figlio.
Questo giorno  è  cosi lungo , come  questo   fiume che navigo  e mi conduce all’inferno.  Dove ci sono tutti i dannati beati di questa esistenza , che fanno compere al negozio di Caronte.   Il quale  vecchio e stanco con un solo piede nella fossa , con la sua barba bianca  sembra Simon Pietro . Tutti sono venuti ad accogliermi .  Molti  hanno accettano la loro sorte ,che è la mia sorte sotto forma di canto.  In  lacrime io  spargo sulla terra a mille a mille le mie sconfitte,  le mie pene elette a grandi imprese .                                            E la  beltà mi balza  in seno  come fosse un  pargolo  rosso  e verde.  
Quante  disgrazie  perdute  per i vicoli di questa città  .  
Conviene  che  mi muova se voglio  andare   per  vie deserte.  
Sono qui all’inizio  come un tempo ,  perso nella mia canzone  di sempre.


Dal cuore   seco  escono le faville e l’esca, getto per uscire da questo gioco.


Non  mi  pare  vero  ma ella  gode.
Io ci provo.
 
Forse non provo abbastanza  
Forse nulla è  vero
Sei cosi triste
Sono appeso ad un ramo
Ti muovi nei tuoi pensieri
Sono finito all’inferno
Sei lo stesso di tre anni fa
Sei certo del mio nome
Non riesco a ridere di me stesso
Sei matto
Lo cerco in fondo all’odio,  l’amore
Che bella filastrocca
Quel giovano fuoco  non  mi sembra  spento
Ti  vedo  con  gli occhi tristi versare  lacrime.
Avvenga quello che si è  deciso
 
Vuoi  che tra due  contrari ogni cosa si distrugga.
Non lascio il mio spirito in pasto ai cani
Ma sono angeli
Saranno angeli per voi , a me,  mi sembrano demoni
Questo canto è un delirio
Io mi beo dei miei errori  passati
Io sono qui che mi lancio nel vuoto
Io non riesco ad uscire dall’errore commesso
Tendi  le mani verso di  me   in sì diverse tempre,


Quanta   speranza  mi resta ?
Il cuore si rallegra  
Il tuo  bel viso mi rinfresca e non mi ferisce .
Sarà che ho camminato tanto
E tardi per dirci  addio ?
Perdio io sono io .
Allora lascia  che ogni fuoco bruci dentro se stesso nella sua memoria.
 
 
   
 
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