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Autore: Klo89    24/01/2021    0 recensioni
La galassia di Pegaso era in grave pericolo. I replicanti riattivati dal Dr. McKey erano cresciuti di numero in maniera esponenziale. Avevano costruito molte navi con le quali distruggevano tutti i mondi umani che incontravano. Per sconfiggere un male ne era stato creato uno peggiore. Atlantide cercava di fare del suo meglio per contrastare questa minaccia. Tuttavia lo scontro aveva portato a una perdita improvvisa e dolorosa tra i suoi membri. Un'alleanza con i Wraith sembrava l'unica possibilità per sconfiggere il nemico, mentre un nuovo membro si unisce alla spedizione terrestre. Il tempo è poco e la minaccia imminente. Potrà la cooperazione tra Wraith e terrestri avere la meglio sui replicanti? Si potranno diminuire le tensioni e soprattutto potranno Wraith e umani imparare gli uni dagli altri? Leggete e lo scoprirete.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Sheppard, Nuovo Personaggio
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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La galassia di Pegaso era in grave pericolo. I replicanti riattivati dal Dr. McKay erano cresciuti di numero in maniera esponenziale. Avevano costruito molte navi con le quali distruggevanotutti i mondi umani che incontravano. Per sconfiggere un male ne era stato creato uno peggiore. I Wraith infestavano la galassia da millenni, ma in un certo qual modo avevano trovato il proprio equilibrio per evitare l'estinzione della razza umana. A turno si ibernavano e facevano razzie nello stesso mondo una volta ogni generazione per far sì che si ripopolasse. I replicanti invece erano mossi con un solo obiettivo : distruggere tutti i mondi umani in modo tale da eliminare tutte le creature che potevano essere una fonte di cibo per i Wrait. Se non avesse avuto questo tragico epilogo, l'idea di Atlantide di utilizzare i replicanti per sterminare i Wraith ed evitare perdite ingenti nella fazione umana avrebbe potuto essere eccellente. Tuttavia gli si era rivoltata contro. Il Dr. McKay aveva passato giornate intere a cercare il mondo di disattivare le naniti senza successo. A parte i suoi colleghi era da solo. Todd era stato rilasciato tempo addietro e anche se aveva proposto a Woolsey di cercarlo per chiedere aiuto, la sua proposta era stata rifiutata.

Atlantide stava cercando di mettere in salvo più umani possibili. Il compito tuttavia risultava arduo. I mondi che avevano visitato dal loro arrivo erano una manciata rispetto a quelli presenti nell'intera galassia di Pegaso.

Dalla Terra erano arrivate l'Apollo e la Daedalus.

Una volta teletrasportati ad Atlantide, il colonello Steven Caldwell e il colonello Abraham Ellis furono accolti dal Colonello Samantha Carter, il colonello Sheppard e il Dr. McKay.

Raggiunta la sala riunioni iniziò il breefing che aveva l'obiettivo di elaborare una strategia utile a distruggere i replicanti una volta per tutte. Il Dr. Mckay prese la parola:

“e' stata la recente scoperta di questo dualismo di nanosottocodici a spalancarci un nuovo mondo di possibilità nella disattivazione dei componenti internanitici..”

Tutti i colonelli presenti, a eccezione di Carter, stavano ascoltando con disinteresse. Erano scocciati da tutti i paroloni incomprensibili utilizzati da McKay. Stufi di tutta quella spiegazione prolissa ,il colonello Ellis gli disse con tono irritato : “insomma ha creato l'arma antireplicanti o no?”.

“ Se mi lascia terminare la spiegazione sono sicuro che...” cercò di dire Mckay, ma fu interroto dal colonello a questo punto molto spazientito “l'ha creata sì o no?”

Ferito nell'orgoglio e con tono riluttante rispose “beh...no”.

“ Molto bene, passiamo al piano B, non possiamo più aspettare. I replicanti stanno distruggendo tutti i mondi che incontrano sul loro cammino. Stiamo parlando di milioni di morti” disse Carter.

“Il piano B non è affatto un buon piano. Certo la Apollo e la Daedalus hanno l'arma al plasma creata con l'aiuto degli Asgard, ma non è in grado di distruggere i replicanti una volta per tutte”, cercò di dire Rodnay, ma fu interrotto da Caldwell “ basta distruggere le loro navi. Una volta nello spazio i replicanti sono praticamente neutralizzati”.

“ Praticamente neutralizzati e distrutti definitivamente sono due cose completamente diverse” cercò di obiettare Rodney.

A questo punto spazientito Ellis aggredì Mckay “dottore, lei si è presentato qui oggi sapendo di non avere niente, ma invece di dichiararlo da uomo ha preferito tentare di abbagliarci con un sacco di chiacchiere considerando troppo stupidi per accorgercene..”

“Va bene, ora basta!!!”disse Carter. Poi aggiunse “ Non possiamo più aspettare, i replicanti stanno facendo troppe vittime! Colonelli, preparatevi a partire, procederemo con il piano B”.

Il piano era quello di intercettare le navi dei replicanti e distruggerle.

A bordo delle navi terrestri erano tutti pronti. Avevano raggiunto il punto esatto nella galassia ove entro pochi minuti sarebbero comparse le navi replicanti.

“Preparate le armi e state pronti “ disse Caldwell.

In quel preciso momento si aprì una finestra nell'iperspazio e comparì la prima nave dei replicanti.

Nello spazio profondo la Daedalus e la Apollo iniziarono a far fuoco contro la nave e riuscirono a distruggerla. Felici di questo primo successo, sapevano tuttavia che non sarebbe stato facile distruggerle tutte per via della capacità di adattamento dei replicanti.

“Il primo attacco è stato facile” disse Ellis via radio a Caldwell.

“ Aspettiamo a cantar vittoria. I replicanti hanno una grande capacità di adattamento di fronte al fallimento” disse Carter a bordo della Apollo.

Si aprì un'altra finestra dall'iperspazio dalla quale comparvero due navi.

Quasi all'unisono la Apollo e la Daedalus iniziarono a sparare. La prima nave fu distrutta, ma la seconda resistette al fuoco. Si erano già adattati all'arma terrestre.

La nave dei replicanti iniziò a sparare contro i terrestri.

“Scudi all'ottanta percento” disse un ufficiale della plancia a Ellis.

La nave veniva colpita senza sosta, gli scossoni provocati dai colpi creavano dei guasti tali da creare scoppi e scintille all'interno di essa. Un colpo fece cadere in terra un ufficiale che si era alzato per andare ad aggiustare un pannello di controllo.

“Ellis, i nostri scudi stanno cedendo” disse Caldwell consapevole che se avessero subiti ulteriori colpi la nave sarebbe andata in frantumi.

“Non abbiamo scelta, dobbiamo ritirarci” disse Carter.

Aprirono un varco nell'iperspazio per far rotta verso Atlantide. La missione era fallita e le possibilità di sconfiggere il nemico restavano ora nelle mani del Dr. Mckay.

 

Ad Atlantide Rodney, che ben presagiva la sconfitta imminente, aveva continuato a lavorare senza sosta. In parte si sentiva responsabile. Se non avesse riattivato i replicanti ora non si troverebbero a dover fronteggiare un nemico così terribile.

“La Apollo e la Deadulus sono riuscite ad abbattere due sole navi, ma i danni sono stati ingenti e sono dovute rientrare” disse Zelenka entrato nel laboratorio per portare una tazza di caffè all'amico.

“Maledizione” disse Mckay sbattendo i pugni sul tavolo. Conosceva molto bene quale sarebbe stato l'epilogo dello scontro, ma sentirlo faceva male.

Zelenka sapeva benissimo che l'amico era molto frustrato e gli mise una mano sulla spalla per consolarlo.

“Qui sono a un punto morto” disse infine Rodney.

“Non ti arrendere, se c'è una persona che può trovare il modo di fermarli sei tu” gli disse Zelenka. Per distrarlo dal lavoro, Zelenka gli disse “hai sentito della novità imminente?”. Rodnay si girò verso l’amico “quale novità?”.

“Sta per arrivare una nuova dottoressa. Pare sia un’esperta di fisica quantistica e nucleare. Laureata in ingegneria aerospaziale, fisica e matematica è stata lei, tra le altre cose, a trovare il modo di distruggere il super Stargate degli Ori. Inoltre è molto giovane e sembra sia anche carina” concluse.

Rodnay non parve molto colpito. Anzi, la cosa lo aveva messo di malumore perché aveva colpito il suo ego. Una nuova dottoressa con tutte quelle qualifiche significava una cosa sola per lui. Atlantide non lo riteneva in grado di trovare una soluzione velocemente. Con disinteresse chiese ”e come si chiama questo super genio?”.

“Dottoressa Hope ” gli rispose.

Ferito nell'orgoglio Mckay restò qualche minuto in silenzio a contemplare il monitor su cui stava lavorando.

La sua espressione mutò improvvisamente. Zelenka la conosceva bene: mento in alto, occhi spalancati pieni di eccitazione e speranza. Rodney aveva avuto un'idea. Si precipitò fuori dal laboratorio in direzione dell'ufficio di Carter.

Al suo interno trovò Samantha e tutti e tre i colonelli. Stavano discutendo sull'accaduto. Come un fulmine a ciel sereno entrò il Dr. Mckey.

“Finalmente ci sono!” esclamò.

“ Che cosa...” tentò di dire Ellis, ma l'esuberanza di Rodnay ebbe il sopravvento.

“Come ben sapete la nostra tecnologia antireplicanti si basa sulla capacità di spezzare il legame tra cellula e cellula per farli collassare in un mucchio di polvere“ Tdisse eccitato. utti nella stanza lo guardavano cercando di capire dove volesse arrivare. “Facciamo l'opposto. Invece di separare le loro connessioni, aumentiamo la forza della loro attrazione in modo tale da creare un'unica massa molto densa”.

“Ma in questo modo bisogna inserire un codice nella sequenza delle loro naniti” disse Sheppard.

“Lasciate fare a me” gli rispose Rodney con entusiasmo. Finalmente aveva trovato nuovamente l’ispirazione.

Si mise a lavoro insieme al Dr. Zelenka. L’intento era quello di creare delle naniti nelle quali inserire il codice che avrebbe fatto fondere insieme tutte le connessioni nanitiche per far collassare tutto il sistema. Dopo vari tentativi creò quella che chiamò Freyer. Era una donna, se così si poteva definire, bassa e snella. Con i capelli lunghi e gli occhi azzurri. Il Colonello Carter e Sheppard non erano molto entusiasti della cosa. Era stato creato un replicante con fattezze umane per distruggere i replicanti. Per cercare di tranquillizzarli Rodney gli disse che l’aveva creata con le funzioni di base, poteva parlare e muoversi, ma non poteva replicarsi o interagire con gli altri replicanti.

Fatti tutti i preparativi, anche con l'aiuto di Freyer, i terrestri si misero in viaggio verso il pianeta ove risiedevano i replicanti. Il piano era semplice, una volta raggiunto il pianeta Freyer sarebbe stata teletrasportata sullo stesso. Si sarebbe attivata e, come una calamita, avrebbe attratto tutte le naniti che componevano gli altri replicanti in modo tale da creare una massa talmente densa che sarebbe sprofondata all’interno del pianeta fino al nucleo che formato dal neutronio avrebbe fatto implodere il tutto e avrebbe distrutto una volta per tutte i replicanti.

Usciti dall’ipersapzio non avrebbero avuto molto tempo. Erano da soli contro i replicanti.

“Mirate agli iperdrive delle navi replicanti con l’arma Asgard e lanciate tutti gli 302” disse Coldwell. Poi si rivolse alle squadre che dovevano scendere sul pianeta “siamo pronti a tele trasportarvi” disse. Si sarebbero divisi in due gruppi. Il primo gruppo sarebbe stato formato da Freyer, Mckay e Sheppard, il secondo gruppo da Teyla, Ronon e Lorne. Una volta tele trasportati la Apollo e la Deadalus sarebbero rientrate nell’iperspazio dal quale sarebbero riemerse dopo 15 minuti per riprendere le squadre. Non potevano rimanere in orbita. Due navi contro dieci. I replicanti li avrebbero fatti a pezzi. Per far sì che non si accorgessero del teletrasporto i terrestri avrebbero fatto in modo di disturbare i loro rilevamenti con una trasmissione sub-spaziale.

“Lorne, tu e la tua squadra collocate nei punti nevralgici il C4. Se il piano fallisce faremo in modo che la nostra visita qui non sia stata vana” disse Sheppard. Lui e gli altri si sarebbero diretti verso il cuore della città pieno di replicanti. Per attivarsi Freyer avrebbe dovuto essere il più vicino possibile a loro.

Le squadre si avviarono. Stranamente non incontrarono nessun tipo di resistenza. La squadra di Lorne posizionò il C4 nei punti dove l’esplosione si sarebbe amplificata. Posizionarono delle cariche anche vicino agli ZPM. Se il piano fosse fallito sovraccaricando gli ZPM e facendoli esplodere avrebbero comunque fatto un bel danno.

La Squadra di Sheppard si muoveva con cautela. Con loro avevano portato i fucili che, sparando un fascio di energia, erano in grado di eliminare i collegamenti nanitici e rendere inoffensivi i replicanti. Tuttavia sapevano bene che avrebbe funzionato poche volte prima che i nemici fossero stati in grado di riprogrammarsi e rendere l’arma inoffensiva.

Raggiunsero senza particolari problemi la sala ove erano collocati i pannelli che controllavano l’energia e gli ZPM, ovvero ilcuore della città. Stranamente era vuota. Entrarono. “La cosa non mi piace, non mi piace affatto” disse Sheppard. Senza replicanti nelle vicinanze Freyer non avrebbe potuto attivarsi.

“Fatemi dare un occhiata” disse Rodney mentre si avvicinava ai pannelli. Improvvisamente la porta dalla quale erano entrati si chiuse di scatto. Sheppard era all’erta, fucile in alto. Le pareti iniziarono a sparare fasci di energia. Era una trappola.

“Com’è possibile?” disse Mckey mentre cercava riparo dietro la console.

Sheppard sapeva bene che sparare contro le pareti per neutralizzare le armi avrebbe fatto in modo che i replicanti si adattassero e quando avrebbero dovuto scontrarsi con i replicanti umanoidi, queste sarebbero state inutili.

“Dobbiamo trovare il modo di uscire “ disse il colonello. “Lorne qui Sheppard, siamo caduti in un’imboscata. È come se i replicanti sapessero che stavamo arrivando. Siamo chiusi nella sala controllo”.

“Arriviamo”, disse Lorne.

Continuavano ad essere bersagliati dai laser e nel tentativo di coprirsi non si erano accorti che Freyer era rimasta al centro della stanza. Le armi non la sfioravano.

“Freyer, vieni..” tentò di dire Mckey prima che il replicante sparasse contro Sheppard colpendolo a una spalla.

“Ma che diavolo..” disse Mckey. Non poteva credere a ciò che aveva visto. La situazione non faceva altro che peggiorare.

Freyer si avvicinò a lui che la guardava con occhi sgranati misto stupore e terrore.

“Perché ….non è possibile, avevo fatto sì che non ti potessi in nessun modo collegare agli altri replicanti. E comunque da quando siamo “sbarcati” qui, non ne abbiamo incontrato nemmeno uno “ concluse.

Freyer sorrise beffarda “quando i miei fratelli replicanti si sono impossessati di Atlantide hanno inserito all’interno dei vostri computer un codice che aveva un duplice compito: tracciare tutte le vostre azioni e, nel caso in cui si fosse presentata una possibilità come quella che ha portato alla mia creazione, inserirsi all’interno della mia coscienza per rendermi parte dei miei fratelli. Lavorando insieme a te sono riuscita a disattivare il programma che hai inserito nella mia coscienza che mi impediva di connettermi agli altri replicanti. Così facendo li ho avvertiti del vostro arrivo” poi aggiunse “ eri talmente preso dal tuo ego e lavoro, che non ti sei accorto del pericolo che si annidava vicino a te”.

Mckey era sconvolto. ancora una volta era stato incapace di vedere il pericolo dinnanzi ai suoi occhi. Era talmente abbagliato dal suo orgoglio e ferito che ancora una volta il suo piano si era ritorto contro di lui.

In quel preciso momento la porta si aprì, le armi cessarono di sparare ed entrò la copia replicante del colonello Carter.

“Brava Freyer” disse.

Sheppard tentò di alzarsi per sparare contro il nemico, ma fu bloccato da due replicanti i quali per impedirgli di ribellarsi infilarono una mano nella ferita procurandogli dei dolori lancinanti.

“Ora vi uccideremo. Rappresentate una minaccia per noi” disse Carter la replicante. Si posizionò dinnanzi a Mckey. Lui più di chiunque altro rappresentava una minaccia. Mentre Sheppard era il braccio, il dottore rappresentava la mente. Sue erano le idee che avevano sempre messo i bastoni tra le ruote ai replicanti.

Rodney ansimava, era terrorizzato. Di lì a pochi istanti sarebbe morto. Sheppard invece, nonostante fosse ferito si divincolava. Cercava di liberarsi dai due replicanti che lo tenevano fermo. A questo punto, di solito arrivava la cavalleria. Ma non questa volta.

La mano di Carter si trasformò in una lama la quale entrò nella testa di Rodney. Prima di ucciderlo voleva carpire da lui informazioni utili. Informazioni sui Wraith con i quali si erano alleati in passato. Informazioni sulla terra, il mondo umano più ricco che avrebbe rappresentato un’inesorabile fonte di cibo per i Wraith. Erano tutte informazioni molto utili. Durante il soggiorno su Atlantide Freyer aveva cercato di carpire informazioni, ma il poco tempo a disposizione e la sicurezza con la quale erano custodite glielo avevano impedito.

Rodnay cercò di ribellarsi, ma potè poco contro Carter. Urlava d dolore. Era come se il suo cervello si spappolasse.

In quel preciso momento due fasci di energia colpirono i due che tenevano Sheppard disintegrandoli all’istante.

Freyer e Carter si voltarono di scatto. Dai muri le armi replicanti iniziarono a far fuoco contro Lorne e la sua squadra impedendogli di entrare nella stanza. I terrestri stavano cercando di colpire le armi per distruggerle.

Una volta libero il col. Sheppard prese con immensa fatica il suo fucile e sparò contro Carter che continuava ad avere una mano nella testa di Rodnay. Purtroppo i replicanti si erano adattati alle armi che erano diventate del tutto inutili.

Lorne e la sua squadra erano quasi riusciti a distruggere le armi all’interno del muro. Dalla mano di Freyer che avevamo modificando dandogli la forma di un arma uscivano dei raggi che sparava contro i nemici.

Nel frattempo nello spazio si riaprì la finestra che avrebbe portato la Apollo e la Deadalus vicino al pianeta per riprendere le squadre. I colonelli a bordo delle navi capirono subito che il piano non era andato come previsto. Attivandosi Freyer avrebbe “risucchiato a sé tutte le naniti presenti sul pianeta e nello spazio. Tuttavia appena usciti dall’iperspazio le navi replicanti iniziarono a sparargli contro. Già danneggiati dal precedente scontro non avrebbero potuto resistere molto.

“Colonello sheppard dobbiamo riportarvi a bordo immediatamente. Lo scafo della Apollo sta per cedere ” disse Caldwell. Non ricevette risposta.

“Colonello sheppard mi riceve?” insistette. “Lorne com’è la situazione? Lorne mi riceve?” silenzio.

Sulle navi terrestri i colonelli iniziarono a temere il peggio.

Sul pianeta intanto lo scontro procedeva senza sosta. La squadra di Lorne era riuscita a distruggere quasi tutte le armi replicanti, tuttavia sia Freyer che Carter rimanevano illese. Sheppard tirò fuori dal giubbotto un lanciarazzi. Non era efficace, lo sapeva. Ma doveva togliere Carter da Rodney. Sparò. Il colpo centrò l’obiettivo colpendolo su un fianco. Per il contraccolpo Carter perse l’equilibrio e così facendo si allontanò da Rodney, togliendogli la mano dalla testa.

Nel frattempo la squadra di Lorne stava guadagnando terreno. Le due replicanti non sembravano particolarmente preoccupate. Indietreggiarono verso una parete. Rodney una volta libero dalla morsa di Carter cadde a terra. Occhi sbarrati a contemplare il vuoto. Aveva la bava alla bocca e delle convulsioni lo attanagliavano. Immediatamente Sheppard si diresse verso di lui e iniziò a gridare “Rodney mi senti? Rodney…”.

“Il tuo Rodney non tornerà mai più “disse Carter. Sheppard alzò la testa in direzione del nemico. “Ma che diavolo…”iniziò a dire e poi lo vide. L’orrore si impadronì di lui. Nella mano che Carter aveva utilizzato per torturare Mckay era presente del tessuto celebrale. Color rosa vivo, molliccio e spugnoso.

Quando il colpo colpì il replicante, prima di togliere la mano dalla testa di Mckay Carter gli ha strappato parte del lobo temporale frontale. In questo modo il dottore non avrebbe mai più rappresentato una minaccia né per i replicanti né per nessuno.

“Maledetta …” disse Lorne che aveva capito tutto e concentrò il fuoco contro i replicanti. Nel contempo Sheppard disse “Teyla fai esplodere il C4”. Teyla aveva in mano il detonatore. A fianco a lui Ronon che come sempre aveva uno sguardo omicida negli occhi continuava a sparare senza sosta.

Mentre Teyla stava per premere il pulsante si sentì la voce del colonello Caldwell. Le navi erano venuti a prenderli, ma la situazione stava precipitando velocemente. Teyla sentendo la voce del colonello si bloccò. Tuttavia si sentì uno scoppio tremendo che fece tremare la sala. Nel frattempo Carter soddisfatta disse“questo sarà il luogo della vostra tomba” e poi sia lei che Freyer furono teletrasportate su una delle loro navi. Prima di fare ciò delle naniti uscirono dal corpo di Freyer e si agganciarono alla console sovraccaricandola. L’obiettivo era quello di sovraccaricare gli ZPM che uniti al C4 avrebbero disintegrato tutto il pianeta e le navi in orbita. Certo anche il loro avamposto sarebbe stato distrutto, ma non importava. Dovevano distruggere i terrestri. Spariti loro dalla galassia di Pegaso nessuno li avrebbe contrastati. Le altre naniti avevano creato un interferenza nel subspazio per impedire alla Daedalus e Apollo di riprendere i propri uomini.

“Colonello Caldwell, qui Sheppard” disse con un filo di voce. “La situazione non è delle migliori, siamo bloccati sul pianeta, gli ZPM si stanno sovraccaricando e Rodney è ferito gravemente”.

Nello spazio le navi dei replicanti continuavano a colpire i terrestri.

“Colonello Ellis, dal pianeta si registra un sovraccarico di energia, gli ZPM stanno per esplodere..” disse un’ufficiale al colonello.

In quel preciso momento una finestra si aprì nell’iperspazio e le navi replicanti vi entrarono per allontanarsi dall'esplosione.

La Apollo e la Deadalus erano gravemente danneggiate.

“Colonello Sheppard qui Carter” la vera Carter durante lo scontro, carpendo il piano dei replicanti ovvero di impedire alle navi terrestri di teletrasportare i suoi a bordo si era diretta nella sala ove l’asgardiano Hermiod lavorava. Insieme a lui aveva cercato di convergere tutta l’energia disponibile nel teletrasporto.

“Siamo pronti a teletrasportarvi a bordo. Hermiod procedi” concluse. L’Asgard aveva potenziato e calibrato il teletrasporto sui segni vitali della squadra. Era riuscito a superare le interferenze create dai replicanti. Teletrasportò tutti a bordo della nave.

Appena giunti sulla nave Rodney fu trasportato d’urgenza in infermeria. Tuttavia la squadra sapeva che lo avevano perso. Anche se fosse sopravvissuto, il Rodney che conoscevano era morto per sempre su quel pianeta. Oltre a ciò Carter e Freyer erano fuggite. Nonostante gli sforzi erano al punto di partenza. I replicanti erano liberi di agire indisturbati nella galassia.

Una settimana dopo ad Atlantide il morale di tutti era a terra. I replicanti avevano continuato a distruggere i mondi umani, ma non si erano limitati a questo. Avevano anche attaccato e distrutto con facilità diversi alveari. La situazione era davvero critica.

Il Dr. Mckey era in coma. Non si era ancora risvegliato e i medici non sapevano se lo avrebbe mai fatto. Lo avrebbero riportato sulla terra. La sorella di Rodney che era stata informata dell’accaduto aveva insistito. Nonostante la tecnologia avanzata della città non si poteva fare molto se non aspettare. Preferiva quindi averlo vicino.

Il Dr. Beckett lo stava preparando per il viaggio quando entrarono Sheppard, Teyla e Ronon. Dopo tutte le missioni e nonostante i battibecchi che avevano avuto, Rodney era parte della loro famiglia.

“Non ci sono novità purtroppo” disse il Dr. Beckett.

I tre non dissero nulla. Sheppard si sentiva terribilmente in colpa. Accompagnarono l’amico fino alla sala dello Stargate. Woolsey fece attivare la porta. A salutare Rodney c’erano quasi tutti i componenti della spedizione. I soldati si misero sull’attenti per omaggiarlo. Il Dottor Zelenka stava soffocando le lacrime. Sheppard si avvicinò alla barella “il tuo sacrificio non sarà vano. Troveremo il modo di disintegrare quei bastardi” gli sussurrò. Dopodiché la barella accompagnata da un’infermiera oltrepassò lo Stargate.

Il portale si chiuse. Per alcuni secondi i membri della spedizione rimasero in silenzio guardando lo Stargate. Tutti sapevano di aver perso un membro fondamentale per la spedizione.

Il silenzio fu interrotto da Woolsey che si schiarì la gola per attirare l'attenzione. Accanto a lui c’era una ragazza. Era molto giovane, alta e con i capelli rossi che le cadevano mossi sulle spalle. Gli occhi erano castani color nocciola e aveva le lentiggini. Indossava un paio di jeans e una maglietta. Un abbigliamento molto semplice ed informale. Consono per l’età che dimostrava. Non avrà avuto più di 25 anni.

“Tutti noi oggi abbiamo perso qualcosa. Dopo quasi cinque anni in cui abbiamo condiviso gioie e dolori siamo diventati una famiglia. E oggi abbiamo perso un membro di essa. Rodney non era solo un brillante scienziato, ma era diventato un fratello per tutti noi e rimarrà per sempre nei nostri cuori. Tuttavia, per quanto difficile sia non farci distrarre da ciò abbiamo una minaccia incombente da affrontare e distruggere” poi rivolgendosi alla ragazza al suo fianco disse “questa è la Dottoressa Hope. Nonostante la giovane età è una delle menti più brillanti del pianeta terra. Ha conseguito diverse lauree ed è stata un aiuto prezioso contro i replicanti che avevano infestato la nostra galassia e gli Ori. Si è unita volontariamente alla missione per distruggere i replicanti una volta per tutte. È una spiacevole coincidenza che il suo arrivo abbia coinciso con la perdita del nostro Rodney, ma nonostante ciò spero che vogliate accoglierla senza diffidenze” concluse Woolsey.

I presenti la guardarono senza particolare interesse. Avevano appena perso Rodney e difficilmente qualcun altro avrebbe potuto prendere il suo posto, tanto meno una ragazzina.

La dottoressa Hope sapeva bene che non sarebbe stato facile per lei, ma la cosa poco le importava. Era lì per fare il suo dovere e distruggere i replicanti una volta per tutte.

 

NdA: buongiorno a tutti! Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. Ogni commentoè ben accetto così come ogni critica costruttiva. Fatemi sapere cosa ne pensate! Sia la serie che i personaggi sono coperti da copywright che ovviamente non mi appartengono.

   
 
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