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Autore: Crystal Aerya Faery    16/05/2005    1 recensioni
Insomnie. Francia, anno 2005. Una semplice ragazza viene assalita da un vampiro: Louis Von Black non riesce però ad ucciderla, e decide di fare di lei una vampira. Ma c'è qualcosa di diverso in Lucien... Il suo sangue reagisce diversamente alla luce del sole... Il contatto con l'acqua sacra è nullo.. La veggenza è nei suoi occhi dorati... Chi è Lucien? Cosa significano le sue capacità? Forse è lei la Grande Guerriera Nera, la donna vampira citata nelle antiche profezie dei libri ritrovati in Transilvania?
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4 NOTE: Vi informo che ho finito di leggere 'Intervista col Vampiro' e son osemplicemente rimasta senza fiato...E' uina storia struggente, stupenda ç___ç credo di essermi innamorata di Louis xD Eh...un bel vampiretto ^.^ Ma non dico nulla, che magari qualcuno non lo ha letto^^'. Grazie ancora a Bya, sono contenta che ti paice la storia, e se so che sei una lettrice del genere 'vampiresco' allora so che sarai un ottima critica se sbaglio qualcosa(^^''''''). Buona lettura!

4. Il manoscritto

Parigi 8 Maggio 2005, o1.oo di Notte

Lucien seguiva il vampiro senza fare commenti.

Si aggiravano furtivi per le vie di Parigi, affollate di gente in festa: cabaret illuminati che davano all'aperto, pub stra-colmi di giovani e non, semplici negozi aperti 24 ore su 24 con la migliore moda parigina al prezzo che essa costa. Non sentiva la stanchezza, nonostante si fossero fatti a piedi metà città, contando che molte delle volte si erano anche dovuti mettere a correre per non essere visti da qualche occhio troppo attento.

Ma adesso che costeggiavano una viottola tranquilla, abbellita da alcuni lampioni a gas che risalivano al 1600, Lucien si affiancò a Louis, e lo tirò per un braccio, indispettita. "Ho fame, sono stanca e non so dove accidenti stiamo andando!"

"Siamo quasi arrivati." Mormorò di rimando lui, però arrestando il passo.

"Dove?"

"A casa"

"A casa? A casa di chi, Louis?" e la giovane vampira alzò di un poco la voce innervosita dal fatto che non le fosse detto nulla su ciò che intorno a lei accadeva.

"A casa di mia sorella. Sta tranquilla, adesso." E Louis le tenne le spalle. "Non fare la bambina lagnosa." Disse con freddezza, poi con poca grazia la spinse di nuovo alla luce dei lampioni , incitandola a sbrigarsi.

Lucien fissò la strada, senza alzare gli occhi al cielo che da Parigi assomigliava solo ad un cupo velluto nero.

 

 

 

Parigi 8 Maggio 2005, Senagues Palace, o1.3o di Notte

Si fermarono davanti ad un grande edificio di stile settecentesco. Sulla parete frontale, alcuni balconcini colonnati sfilavano come pergolati di un castello che in realtà si trovava su più piani. Le grandi vetrate, che iniziavano solo al primo piano, erano coperte da pesantissime tende dal colore rosso scuro. In cima, all'ultimo piano, doveva esserci un terrazzo: alcune fiaccole brillavano lì nella notte. La via, nonostante fosse al centro di Parigi, era molto silenziosa, quasi deserta. Un bar aperto alla fine di essa, era l'unica fonte di rumore artificiale. Tutta l'altra sinfonia musicale era data ai gatti che miagolavano.

Lucien rimase ferma accanto a Louis, mentre entrambi (a modo loro) studiavano quel grande edificio. Poi, sul bel volto del vampiro si dipinse un sorriso tagliente. "Finalmente." E poi si volse verso Lucien, che sparuta e silenziosa, se ne rimaneva sulle sue, avvolta nel mantello enorme. "Qui potrai imparare tutto ciò che ti serve." E Lucien captò una tale paternità in quella frase, che le sue iridi si accesero e fu quasi sul punto di lanciare un qualche malaugurio al vampiro...

Poi, con gesto veloce, Louis la trasse a se, nella penombra della via, e posò di nuovo, come la prima volta, le sue labbra carnose nelle sue. Lucien le assaporò leggermente, e sentì che erano fredde, come acqua. Si scostò subito, accorgendosi di non provare alcuna passione per lui. Louis rimase colpito dal gesto dell'altra, ma anche lui si trovò a non doverne più avere bisogno. "E'...il sangue." Sussurrò a mezza voce. "Ti ci abituerai." Sussurrò poi freddo, guardandola dritto negli occhi.

Lucien non disse nulla, ma si trovò di nuovo ad abbassare lo sguardo sulle sue scarpe. Louis seguì la traiettoria dello sguardo, e si bloccò sulle scarpe semidistrutte della neo vampira. "A quelle penserà lei."

Poi si strinse nel mantello, prese una mano di Lucien -la sua era fredda, ma questo la ragazza non lo sentì: anche la sua era gelida, morta, immortale- e si sistemò davanti al grande portone di legno del palazzetto. "Ho fame" ripeté la ragazza, capricciosa... Louis non immaginava quanto la cocciutaggine di Lucien in seguito lo avrebbe assillato. "Sta zitta o ti taglio la lingua." E sorrise, in modo affabile ma crudele. "A morsi."

Lucien sbuffò, e poi indietreggiò appena, facendosi avvolgere dall'ombra grande e protettiva del vampiro. Lui alzò un braccio oltre la sua spalla, e bussò tre volte, poi attese qualche secondo, e ancora una.

Solo adesso, Lucien poteva rendersi conto che non sentiva nulla, per nulla. Solo una grande fame, voglia di sangue, e pacato rispetto per la notte. Tutte le angosce -ma anche il sentimento, la passione, la felicità- si erano assopite assieme a lei, nella Morte. Eppure, era certa di essersi svegliata la mattina prima... Di aver sentito il sole sulla sua pelle di nuovo..e di nuovo la Vita, la gioia, ma anche la paura.

Ricordò come uno schiaffone le parole di Louis 'Il sole ti ucciderà' diceva, e non credeva affatto a quello che Lucien aveva detto. Provò rancore ed odio per il vampiro dietro di lei, ma anche un grande desiderio. I suoi occhi fatti di brace dorata si incresparono confusi, a quelle emozioni così contrastanti.

Ma ebbe solo un attimo per pensare a questo, perché poi la porta venne aperta, e dovette trattenere il fiato.

 

 

 

Transilvania, Castello dei Von Black, 8 Maggio 2005, o2.45 di Notte

Chino su un tavolo di plastica illuminato dalla fioca luce di una lampadina, Jaques Rassel si crucciava nel cercare di risolvere l'enigma che aveva sotto gli occhi. Le linee perfette tracciate sul foglio di cartapecora, l'inchiostro violaceo che risaltava così bene sull'ocra delle pagine... Ciò che leggeva lo riempiva di terrore e di curiosità: miti, leggende, superstizioni legate alla Transilvania.

Jaques Rassel (e lui ci teneva molto a non far mutare l'accento del suo cognome tipicamente francese, Rassèl e non Ràssel, cosa che spesso il suo capo o gli amici inglesi ed americani facevano) era un archeologo, o più precisamente 'ricercatore', al seguito della squadra di Gossor Hackman, celebre studioso e professore americano, che andato in pensione si dedicava alla ricerca dell'occultismo in Europa Centrale. Aveva sui vent'anni, capelli biondi e folti, che si congiungevano in una barba spesso incolta o alla meglio aggiustata ad un puntuto pizzetto. Le iridi, chiare ed azzurre come limpida acqua di lago, erano fredde e pensierose: erano gli occhi di un grande pensatore.

O forse, del pensatore che sarebbe diventato: tuttora Rassel era solo un giovanotto con tanta grinta e una marcia in più, capitato tra le schiere dei grandi ricercatori del mistero. Ciò che lo aveva aiutato a diventare uno di quelli di Hackman era stato il suo studio approfondito, nei primi anni di università, della scrittura medioevale e del simbolismo di quell'età.

Un tipo in gamba, insomma.

"Trovato niente?" chiese una voce alle sue spalle. Elisabet era arrivata con il caffè. Rassel mugugnò qualcosa, poi prese la tazza bollente e solo dopo aver trangugiato un poco di sana e rinvigorente caffeina, si decise a parlare. "No, niente di diverso da miti e leggende già scoperte in altri manoscritti di quell'epoca... Anche se credo che la datazione sia da spostare a qualche secolo prima del 18°..."

"Addirittura?" domandò la bruna, fissando le fotografie ingrandite dei manoscritti originali, ora tenuti sotto stretta sorveglianza di Grossor stesso. "Si... 15°... 14° secolo forse."

"Accidenti! Ma questo significherebbe che anche il castello è più vecchio di quanto sembri." Aggiunse la ragazza, e bevve un sorso dalla sua tazza di caffè.

"Già. E poi guarda qui..." e indicò alcune figure che sembravano vive e dinamiche allo stesso tempo, sulle fotografie. "Sembrerebbero vampiri. Una grande guerra... Vedi? Hanno denti acuminati, e occhi che sono come fiamme di fuoco..." e Rassel si illuminò a parlare di questo. Elisabet lo guardò ridendo sottovoce. "Maddai! Vampiri?"

"Non è poi così tanto improbabile se conti che questo è un manoscritto di quell'epoca, e che inoltre sembra essere proprio un manoscritto inerente i miti e le leggende dei Figli della Luna." Fece infastidito Rassel. Elisabet ascoltò il tono un poco ostile, e si alzò dalla sua sedia, senza smettere di sorridere. "Va bene... va bene... Ma non farti troppe illusioni. A Grossor non potrebbe piacere, se poi si rivela tutta roba campata all'aria."

Rassel annuì con il broncio, e dopo aver sbuffato, tornò a studiare i manoscritti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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