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Autore: Flami151    31/01/2021    2 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO IV

 
 
14 Settembre 1996:
 
Oggi è il giorno dei provini di Quidditch, sicuramente uno dei giorni più importanti per Ron.
Quest’anno sarà Harry il capitano della squadra di Grifondoro ed è stato irremovibile: essere entrati in squadra l’anno scorso non garantirà un posto quest’anno, a nessuno. Questo significa che Ron dovrà superare le selezioni come portiere.
 
Io ovviamente sarò lì a dare il mio supporto e con l’occasione penso che mi metterò un po’ in tiro.
Chiudo le tende del baldacchino e mi siedo sul letto a gambe incrociate di fronte ad un piccolo specchio. Stappo una fialetta di Tricopozione lisciariccio e ne applico giusto una goccia sulla spazzola: dovrebbe bastare a rendere i miei capelli domabili.
 
«Sbrigati Calì o faremo tardi!» Sento la voce stridula di Lavanda Brown chiamare Calì a gran voce dalla Sala Comune. «Non voglio rischiare di perdermi neanche un secondo».
 
Sento Calì raccogliere le sue cose ed uscire dal dormitorio in tutta fretta. Poi però sento di nuovo la porta aprirsi, deve essersi dimenticata qualcosa.
 
«Hermione sei qui?» È la voce di Ginny. Vado nel panico: non deve vedermi mentre tento di farmi bella.
Troppo tardi, ha già aperto le tende e ha fatto capolino con la testa. «Andiamo! Le selezioni iniziano tra pochissimo! Non vuoi vedermi fare a pezzi gli altri Cacciatori? Ma che stai facendo?»
 
Beccata. «Niente Ginny, dammi un secondo e possiamo andare…» Ma lei fa uno scatto e acchiappa al volo la Tricopozione lisciariccio. Altro che Cacciatrice, dovrebbe fare le selezioni come Cercatore.
 
«Non dirmi che ti stai mettendo in tiro per le selezioni?» Vedo una luce maliziosa nei suoi occhi. «Allora? Chi è il fortunato? È forse McLaggen?»
 
«Cormac McLaggen del settimo anno? Certo che no! Come ti viene in mentre?»
 
«Non lo so, è il ragazzo più bello di Grifondoro, è un atleta eccezionale e ha una cotta per te!»
 
Sbarro gli occhi. «Che significa che ha una cotta per me? Tu che ne sai?»
 
«Ma dai Hermione! È talmente evidente! Non smette mai di guardarti. Non dirmi che non lo sapevi. Altrimenti per chi stai cercando di lisciarti i capelli? Per mio fratello forse?» Ride di gusto, io invece resto impassibile.
Ginny sbarra gli occhi a sua volta. «Non posso crederci… Herm! Hai una cotta per Ron?»
 
«Non dirlo a nessuno, per favore.» Bisbiglio sottovoce.
 
Ginny sembra rifletterci su un momento. «Beh, ora si spiegano molte cose». Proprio non capisco a che si riferisca. «Senti un po’, non vorrai mica rifilargli il Filtro d’Amore del negozio di Fred e George, vero?»
 
«Certo che no!» Sono quasi offesa. «Non farei mai niente del genere!»
 
Sono sincera: se prima odiavo i Filtri d’Amore, adesso ne ho quasi paura. Non posso parlarne con Ginny, ma pochi giorni fa Harry ha incontrato Silente, che gli ha mostrato alcuni ricordi legati alla famiglia di… Voldemort. Sembra che sia stato concepito sotto l’influsso dell’Amortensia. Forse è per questo che non è in grado di provare alcuna pietà, o amore.
Rabbrividisco.
 
«Dai Herm non fare quella faccia! Stavo solo scherzando!» Ride di nuovo. «Fatti dare un consiglio: lascia perdere quella robaccia lisciacapelli e vieni al campo con me. Tu e Ron vi conoscete da sei anni ormai, non hai bisogno di questi trucchetti. Solo di essere sincera con lui».
 
Decido di darle ascolto e di avviarmi con lei verso il campo da Quidditch. Sulla strada incontriamo anche Harry e Ron, bianco come un cencio. Harry tiene in mano un volume Pozioni Avanzate, sembra nuovo.
 
«Vedo che la copia che hai ordinato al Ghirigoro è arrivata! Ora puoi restituire quella strana copia tutta scarabocchiata». Da quando Harry ha trovato il volume del Principe Mezzosangue non fa altro che portarselo dietro. Non mi piace per niente, dopo il Diario di Tom Riddle ho imparato a non fidarmi dei libri di cui non conosco la provenienza.
 
«Sei pazza? Me la tengo! Anzi, è proprio questa la copia dei Principe Mezzosangue, ho solo cambiato la copertina!» Lo dice pieno di orgoglio, io invece sono costretta a mordermi la lingua per non dire niente o mi darebbero tutti della guastafeste. Devo assolutamente fare delle ricerche riguardo questo Principe.
 
Arrivati al campo ci salutiamo: loro si dirigono verso spogliatoi mentre io invece salgo sugli spalti. Lavanda e Calì sono già qui. «Te l’avevo detto che era troppo presto! Il campo è ancora vuoto e quassù si congela». Si sta lamentando Calì.
 
I giocatori escono in campo. I primi ad essere selezionati sono i Cacciatori, che devono distinguersi nel volo e nella loro capacità di schivare i Bolidi e di centrare gli anelli con la Pluffa.
Guardo Ginny sfrecciare sul campo da Quidditch, concentrata e agilissima. La invidio un po’. Io non sono mai stata brava nel volo con la scopa e mai mi è importato, ma adesso mi chiedo cosa si provi a stare lassù.
Immagino di trovarmi anche io su una scopa, col vento che mi schiaffeggia il viso e il vuoto sotto di me. Immagino di accelerare al massimo, di salire fin sopra le nuvole e di buttarmi giù in picchiata, proprio come sulle montagne russe.
Immagino di puntare la scopa dritta verso il cancello di Hogwarts e di volare via lontano, senza una meta, solo per il gusto di scoprire dove mi porterebbe.
Alla fine si riduce sempre tutto questo, a me che scappo senza guardarmi indietro.
 
Provo di nuovo quella familiare fitta alla bocca dello stomaco e tento di concentrarmi nuovamente sui provini. Ginny sta battendo il cinque a tutti, credo sia entrata in squadra. Bene, sono contenta.
 
Ora è il turno dei portieri. Sento Lavanda gridare «Vai Ron! In bocca al lupo! Ce la puoi fare!». Ron si volta verso gli spalti con aria stordita. Il suo volto è pallido, con una delicata sfumatura di verde, però alza la mano e le sorride.
Stringo forte i pugni e serro i denti. Mi sembra di essere tornata al quarto anno, quando Ron sbavava dietro quella mezza Veela di Fleur Delacour. Ma questa volta si tratta pur sempre di Lavanda Brown, non devo dargli troppo peso.
 
Nessuno dei primi cinque aspiranti portieri riesce a parare più di due gol a testa. Ma ora è il turno di McLaggen, che sembra davvero sapere il fatto suo. Riesce a intercettare quattro rigori su cinque, solo un altro e per Ron sarà la fine.
No, non posso permetterlo. Ron deve assolutamente entrare in squadra, altrimenti ne resterà distrutto. Non importa quanti sorrisi scemi rivolge a Lavanda Brown, voglio solo che vinca, desidero solo questo.
 
Confundus.
 
Non devo neanche dirlo, mi basta pensarlo intensamente agitando di nascosto la bacchetta, e McLaggen scatta nella direzione opposta, lasciando passare la Pluffa nell’anello. Ed è gol!
Ora è il turno di Ron, che para uno, due, tre, quattro, cinque rigori consecutivi! «Si!» Scatto in piedi alzando le braccia in segno di vittoria. Questa volta Ron guarda me. Mi guarda e alza le braccia anche lui.
 
Scendo di corsa a festeggiare insieme alla squadra. Corro incontro a Harry, Ron e Ginny, che però si stanno già abbracciando tra loro. Lo capisco, adesso sono compagni di squadra, loro tre.
 
«Hermione hai visto? Li ho parati tutti e cinque! Anche quella palla a effetto di Demelza!» Ron è fuori di sé dalla gioia. «Per fortuna che McLaggen ha fatto quell’errore clamoroso all’ultimo rigore! Sembrava quasi fosse stato confuso!»
Ovviamente Ron dice tanto per dire, ma io non posso fare a meno di arrossire. Sarà stato disonesto ma a me non importa, la felicità dei miei amici è sempre al primo posto.
 
Inizia a farsi tardi, devo rientrare al dormitorio, stasera c’è la prima cena del Lumaclub e ho ancora tanti compiti da fare. «Harry, Ginny io vado! Ci vediamo stasera da Lumacorno».
 
«Io non ci sarò stasera, sono in punizione con Piton». Harry si è beccato un castigo per essere stato indisponente durante l’ora di Difesa Contro le Arti Oscure.

 
 
Sono seduto sull’erba, la schiena poggiata contro un albero. Lo stesso albero dove, due anni fa, mi incontravo con Rita Skeeter trasformata in scarabeo per raccontarle qualche finto pettegolezzo su Potter.
Il mio corpo è completamente rilassato, ma la mia mente è inquieta.
 
Mamma non ha ancora risposto alla mia lettera. So di aver tirato molto la corda non rivolgendole la parola per quasi un mese, ma credevo che una volta tornato sui miei passi la questione si sarebbe risolta.
Mi mancano le lettere di mamma, ogni mese mi spediva sempre dei bei regali: quando ero al primo anno mi faceva sempre arrivare delle buste piene di dolciumi, poi crescendo della nuova attrezzatura per Quidditch e dei bei vestiti. Diceva sempre che sarei stato il mago più elegante di Hogwarts. Forse dovrei scriverle ancora.
 
Gli altri Serpeverde mi invidiavano da morire e a volte notavo che anche i ragazzi delle altre case si giravano a colazione per vedere cosa mi sarebbe arrivato via gufo. Mi piaceva da matti.
“I miei genitori vogliono solo il meglio per me” così dicevo ai miei compagni e loro mi guardavano con ammirazione.
Ora invece non riesco neanche a guardare Tiger e Goyle in faccia senza sentirmi un impostore: ho passato buona parte dell’estate a vantarmi con loro della sconfinata fiducia che il Signore Oscuro avrebbe riposto nei miei riguardi. E adesso che sono cambiate le carte in tavola mi vergogno talmente tanto da non essergli riuscito a dire la verità. Cioè che sono un fallito, un qualsiasi Purosangue mediocre senza alcun valore particolare.
 
Per questo motivo mi isolo ogni volta che posso. Per non dover sentire domande del tipo “Allora Draco, come vanno le cose da quando…?” o “Lui com’è? Parlate spesso?”, alle quali non potrei rispondere.
Comunque, per quanto ci provi, sembra che io non sia bravo nemmeno a nascondermi, visto che ovunque vada la Granger mi scova sempre. Non mi starà mica seguendo?
Mi guardo intorno, giusto per sicurezza.
 
Inizio davvero a odiarla la Granger. Lei, al contrario di me, non è una Sanguemarcio mediocre senza alcun valore particolare, è maledettamente brava in qualunque cosa faccia. Credo di averla vista fallire miseramente solo a lezione di Volo.
 
A proposito di volo: oggi dovrebbero esserci i provini per la squadra di Quidditch di Grifondoro.
Io mi ero ripromesso di lasciare la squadra quest’anno, per concentrarmi al massimo su qualunque compito volesse assegnarmi il Signore Oscuro, ma a questo punto tanto vale riprendere gli allenamenti.
Ora che Montague ha finito la scuola potrei sostituirlo come Capitano, ma ho sentito dire che anche Urquhart è in lizza per il ruolo e adesso, senza papà a comprare l’attrezzatura nuova per l’intera squadra, temo di non avere molte possibilità.
 
Torno a pensare a mia madre. C’è da dire che in effetti non sono propriamente tornato sui miei passi: non mi sono scusato con lei e non penso nemmeno di doverle delle scuse. Se adesso mi sento così da schifo la colpa è sua.

 
 
Busso alla stanza di Lumacorno. «Avanti, avanti!» Entro. «Oh Signorina Granger finalmente! Si sieda al tavolo con noi così diamo inizio alla cena».
 
«Mi scusi per il ritardo, sono stata trattenuta dal Signor Gazza che voleva sapere dove stessi andando!» Bugia, semplicemente non avevo voglia di andare e ho perso più tempo possibile nella speranza che iniziassero senza di me. Ginny lo sa e mi guarda con disapprovazione.
 
«Non si preoccupi! Bene, allora iniziamo!» Lumacorno batte le mani e degli splendidi manicaretti si materializzano sulla nostra tavola. Sembrano ancora più gustosi di quelli che vengono normalmente serviti in Sala Grande. Rabbrividisco al pensiero di Lumacorno che scende nelle cucine per assicurarsi che gli elfi lavorino come si deve a questa cena, ma faccio del mio meglio per far finta di niente e mangiare.
 
Osservo i miei commensali. Ginny Weasley, che ha attirato l’attenzione del Professore di Pozioni già sull’Espresso per Hogwarts dopo aver tirato “la miglior fattura Orcovolante che avesse mai visto”. Melinda Bobbin, la cui famiglia possiede una grossa catena di farmacie. Blaise Zabini, figlio della Signora Zabini, la cui bellezza sembra eguagliare solo la sua ricchezza, ereditata dopo la tragica e inspiegabile morte dei suoi sette mariti. E infine Cormac McLaggen, che oltre ad essere il ragazzo più bello di Grifondoro e un atleta eccezionale a quanto pare è anche ricco, Lumacorno sembra particolarmente interessato a suo zio Tiberius, che mi sembra di capire avere una certa influenza all’interno del Ministero.
 
Insomma, a conti fatti questa cena sembra più una scusa per lisciarsi dei ragazzi che un giorno nella vita potrebbero tornargli utili, tipica mossa da Serpeverde.
In realtà la serata non sarebbe neanche così spiacevole, il cibo è ottimo e tutti i ragazzi hanno tante storie da raccontare sulla loro famiglia, oggi però non sono proprio dell’umore.
 
Anzi, a dirla tutta, mi sembra di non essere mai di buonumore da quando ho rimesso piede ad Hogwarts. Mi sento sempre strana, come se fossi costantemente irrequieta. Qualsiasi cosa io faccia inizia ad annoiarmi dopo pochi minuti: non riesco a studiare, non riesco a seguire le lezioni, non riesco a chiacchierare con gli amici, non riesco a riposare e adesso non riesco ad ascoltare questa stupida conversazione. Qualsiasi cosa faccia, mi sento fuori posto.
 
È come se fossi sazia di tutte le solite banalità, come se avessi fame di emozioni forti. E non parlo dell’emozione che si prova a rischiare la vita combattendo i Mangiamorte, parlo di felicità, di libertà.
 
Ora invece mi sento tutto tranne che libera, sono intrappolata qui e il mio unico divertimento è osservare McLaggen che cerca di centrare la propria bocca con la forchetta, riuscendoci solo una volta su tre. Poverino, deve essere ancora sotto l’effetto dell’Incantesimo Confundus.

 
 
Rientro in Sala Comune senza aver cenato. Sono rimasto in giardino fino a tardi ad insegnare al micio qualche trucchetto di caccia trasfigurando delle pietre in topolini con l’incantesimo Resferàntes.
 
«Draco era ora, è tutto il giorno che ti cerchiamo!» Il mio peggior incubo: Tiger, Goyle e Pansy seduti di fronte al camino mi fanno cenno di sedersi con loro. Questa volta non posso proprio tirarmi indietro.
 
Mi siedo sull’unico posto libero, quello accanto a Pansy. «Allora? Si può sapere dove sei stato tutto il giorno?» Mi chiede iniziando ad accarezzarmi i capelli.
 
«Anzi, si può sapere dove sparisci tutti i giorni? Non ti si vede mai in giro». Chiede Goyle ricevendo una mia occhiataccia.
 
«Ho avuto delle cose da fare». Lo dico come se parlassi di una faccenda incredibilmente importante e delicata, al di là della loro comprensione. Sembra che io sia stato convincente, perché sento Tiger emettere un piccolo gemito di stupore, mentre Pansy smette di toccarmi i capelli.
 
«Capisco…» dice Goyle sottovoce «Incarichi per l’Oscu…»
 
«Zitto imbecille! Non vorrai mica che lo venga a sapere tutta la scuola!» E così chiudo la vicenda, uscendone completamente illeso e con la scusa perfetta per assentarmi in qualsiasi momento da adesso in poi. Sono fiero di me.
 
«Draco forse potremmo andare a farci una passeggiata, da quando siamo arrivati non abbiamo fatto alcuna ronda per la scuola, siamo pur sempre prefetti!» Ho il sospetto che a Pansy importi di più restare da sola con me che adempiere ai suoi doveri da prefetto, ma accetto comunque, tutto pur di evitare ancora questo interrogatorio.
 
«Draco senti prima che tu te ne vada, c’è qualche possibilità che tu ti faccia spedire di nuovo quelle bottiglie di Ogden Stravecchio dall’amico di tuo padre? Quelle che ti eri fatto arrivare l’anno scorso per Natale e che ci sono piaciute tanto!» mi chiede Tiger.
 
«Certo, ci puoi contare!» Maledetto scroccone. Quelle bottiglie mi costeranno una fortuna, inoltre l’anno scorso ero riuscito a farmele spedire da un distillatore di fiducia solo facendo leva sull’influenza di papà, ma con lui in prigione adesso non credo che sarà così facile convincerlo a spedirmi una cassa di Whiskey Incendiario imbottigliato in fiasche di Burrobirra. Mi congedo alzando gli occhi al cielo.
 
Fuori dal dormitorio, mi basta fare pochi passi con Pansy per capire di aver preso una pessima decisione. Lei si aggrappa al mio braccio e mi poggia la testa sulla spalla, contorcendosi in una posa del tutto innaturale pur di continuare a camminarmi a fianco.
 
«Quest’estate mi sei mancato molto Draco. So che hai avuto molto da fare con la tua famiglia e con le tue… cose… ma io ho pensato spesso a te».
 
Pansy ha una cotta colossale per me dal primo anno. Non ricordo di aver mai fatto una battuta alla quale lei non abbia riso, odiato una persona che lei non abbia odiato di più o fatto letteralmente qualunque cosa senza ricevere un suo complimento. Lo trovavo appagante, all’inizio, poi sempre più fastidioso.
 
Oltretutto ho il sospetto che ci sia lei dietro tutte le mie disfatte in amore. Due anni fa avevo iniziato a frequentare Cassandra, una ragazza del quinto anno timida ma incredibilmente bella. Siamo andati insieme ad Hogsmeade a bere ai Tre Manici di Scopa e poi abbiamo fatto sesso nel bagno del pub, era la sua prima volta e anche la mia. Per un po’ le cose sembravano andare alla grande, ma quando le ho chiesto di venire al Ballo del Ceppo con me ha rifiutato, dicendo che sarebbe stato meglio non vederci più.
Quella volta incassai il colpo, ma poi la stessa cosa si è ripetuta altre due volte lo scorso anno: prima con Maribel, aspirante portiere della squadra di Serpeverde, e poi con Idris, strega dell’ultimo anno con il sedere più sodo che abbia mai visto. In entrambi i casi non sono riuscito ad andarci a letto per più di tre volte e sono stato scaricato senza ricevere alcuna spiegazione.
Stavo iniziando a credere che forse non ero poi così bravo con le donne come credevo quando un giorno, tentando un approccio con una ragazza del quarto anno, mi sono sentito dire “Scusami Draco, vorrei davvero uscire con te, ma ci tengo alla mia incolumità”. Poi se ne è andata via borbottando qualcosa che suonava come “Quella psicopatica della Parkinson”.
Mi chiedo perché ancora mi ostini a darle corda.
 
«Ti prego Draco, dimmi, come sta la tua mamma? Deve essere un momento terribile per lei questo». Che domanda personale. Le dico che sta bene, sorvolando sul nostro litigo, sul fatto che è da oltre un mese che non parliamo e che sta ignorando le mie lettere.
 
Mentre camminiamo per i corridoi incrociamo più di un Auror. Dopo la battaglia dell’Ufficio Misteri, il Ministero non ha più potuto fingere di non sapere del ritorno del Signore Oscuro. Che figuraccia che ha fatto il vecchio Caramell, ha dovuto dare le dimissioni e cedere la poltrona di Ministro a Rufus Scrimgeour, che ha pensato di piazzare i suoi Auror a guardia di Hogwarts. Come se a Lui interessasse mettere le mani su una stupida scuola che cade a pezzi.
 
«Draco mi sembri così distante, a cosa pensi?» Mi chiede lei fermandosi di fronte a me e prendendomi di petto.
 
«A niente Pansy, sono solo un po’ stanco. Forse è meglio se rientriamo».
 
Lei si slancia verso di me e mi stringe in un abbraccio. «Se hai bisogno di qualsiasi cosa parlamene, ti prego, su di me puoi sempre contare, lo sai». Ora mi ricordo perché continuo a darle corda. Sarà pure psicopatica, fastidiosa e incredibilmente superficiale, ma mi vuole bene.

 
 
20 Settembre 1996:
 
Narcissa era sdraiata sul morbido letto della stanza di Draco, la seconda camera più grande del Manor dopo quella sua e di Lucius, ora usurpata da Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Aveva la febbre alta e le vertigini da giorni ormai e nessuna pozione sembrava alleviare i suoi sintomi. Tutto ciò che provava era freddo e tristezza, come se un Dissennatore vegliasse su di lei giorno e notte, derubandola del suo spirito.
 
Il Signore Oscuro non le aveva portato via solamente la sua salute, ma anche la sua dignità.
Prima di tutto le aveva reciso parte della mano sinistra, privandola delle dita dal medio al mignolo e della sua fede nuziale per spedirle in dono a Lucius.
Ma Narcissa non si era lasciata piegare, aveva indossato sulla mano buona i suoi anelli migliori e sull’unico orecchio uno splendido pendente talmente grande e vistoso da raggiungerle la spalla. Aveva raccolto i capelli sul lato destro del viso, quello sfigurato, e aveva sfilato per i corridoi del Manor come una regina.
 
Ma il Signore Oscuro non gradì. “Narcissa, perché nascondi il tuo viso?” le aveva chiesto. “Non ti vergognerai mica del tuo aspetto, vero? I segni che ho lasciato sul tuo volto, sono l’emblema della tua lealtà, perché vuoi nasconderli?”
Quel giorno ordinò a Belletrix di tagliarle i capelli, così che tutti avrebbero potuto vedere quanto lei gli fosse devota. Fu quel giorno che Narcissa si ammalò.
 
Voldemort conosceva il suo segreto e la stava punendo.

 
 

 
Nota dell’autore:
Ciao a tutti Potterheads! Come è andata la vostra settimana?
So che in questo capitolo non ci sono stati contatti tra i nostri protagonisti, ma fidatevi: anche le loro esperienze individuali siano importanti per i prossimi sviluppi!
 
E poi mi sono divertita molto a scrivere le parti di Draco. Nei libri abbiamo molte occasioni di vederlo “in azione” ma di fatto tutte le nostre informazioni su suo conto sono filtrate dalla percezione di Harry che, diciamocelo, è parecchio di parte!
Personalmente, mi sono sempre fatta un sacco di domande su Draco: in primis mi chiedo se lui consideri Tiger, Goyle e Pansy dei suoi veri amici oppure no, in secondo luogo mi domando se durante Hogwarts lui abbia mai avuto qualche storiella, infine mi chiedo come abbia reagito all’arrivo degli Auror ad Hogwarts dopo l’arresto di suo padre.
Insomma, in questo capitolo ho provato a immaginarmi le risposte a queste domande.
 
Voi invece che ne pensate? Fatemi sapere se condividete la mia versione o se nella vostra mente vi siete fatti un’immagine di Draco diversa!
 
Non vedo l’ora di pubblicare il prossimo capitolo! Nel frattempo, vi auguro una buona settimana!
Flami 151
  
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