La perpetua bramosia
di labbra impolverate
mi è stata negata.
La mia casa tanto ambita
tra gli incavi del collo
mi è stata strappata.
A parlare poi del dolce sospiro,
il soffio di vita del petto,
la voce si incrina a ricordarlo.
E come Zeus rincorre le fanciulle
il suo sguardo persegue la mia memoria:
tre volte mi ha mirato
e tre volte il mio cuore ha infuriato.
Ma ricado nel soffice
tanto palpabile quanto il marmo
desiderando ben altro e vivente appoggio.
Qualche notte fa l'ho sognata, più viva e reale che mai, più vera del vero. Le emozioni, potenti e soffocanti come se ella fosse stata realmente accanto a me, sono resuscitate dal torpore, e distintamente ho toccato le sue labbra e le sue membra. Tre volte mi ha guardato, distante, con un blocco di fogli tra le mani, e infine si è avvicinata, permettendomi di trovare riparo tra i suoi arti. E infine tanto ho desiderato un bacio sulla sua bocca screpolata, che posso percepire ancora oggi la delusione della sua dissolvenza, scottante e prepotente.