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Autore: Iurin    03/02/2021    0 recensioni
[Weir di Hermiston]
Il romanzo di Robert Louis Stevenson, "Weir di Hermiston", per l'appunto, non è mai stato concluso (lo scrittore è morto prima di poterlo fare). Questa è un mio modo per poter dare un punto a quella storia in base all'idea che mi sono fatta dei personaggi nei nove capitoli pubblicati da Stevenson.
Il libro non è di certo uno di quelli che va per la maggiore, quindi non mi aspetto grande ricezione, ma pazienza!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
 
I funerali di Frank Innes si tennero due giorni dopo, alla Cattedrale di San Mungo di Glasgow.
Parteciparono in molti, ma non così tanti da poter riempire l’intera cattedrale. Ma sì, erano molti. La sua famiglia, i suoi amici, i suoi colleghi di corso, i vicini di casa, i conoscenti del bar, del circolo… chiunque avesse avuto a che fare con Frank Innes, anche solo per un giorno, era lì.
C’era anche Archie, ovviamente. E, assieme a lui, c’era Kristie. Accanto a loro era seduta anche la piccola servetta dodicenne: era voluta venire a tutti costi; era rimasta molto dispiaciuta dalla partenza di Frank, aveva adorato averlo a Hermiston, e ora il suo dispiacere era aumentato.
Ma la tempra della sua giovane età le avrebbe fatto passare presto il dispiacere.
Altrettanto ovviamente era presente anche il signor Adam Weir, ma non era seduto assieme a suo figlio, si era sistemato più in disparte, accanto al signor James Innes e ai suoi stimati colleghi.
Si erano guardati, entrando, Archie e Adam, ma la funzione stava per iniziare, e il più giovane dei due non voleva perdersi neanche una parola, così si affrettò ad andarsi a sedere davanti. Adam aveva guardato Kristie con cipiglio severo e pensieroso, quando la vide camminare accanto ad Archie, ma no, non fece nulla di più, per il momento.
Davanti all’altare, c’era la bara. Di legno di ciliegio, con un’immagine della Madonna intagliata da entrambi i lati più lunghi. Era chiusa, Frank non era visibile, in quell’istante, e non lo sarebbe stato più. Non avrebbe potuto assistere alla sua stessa funzione funebre.
Ma Archie sapeva che in quel momento lui li stava proprio guardando comunque.
C’era anche Christina, anche questo era sempre stato certo. Anche lei era seduta davanti, non al primo banco, ma al secondo, e aveva un fazzoletto con le iniziali di lui tra le dita – uno dei tanti pegni d’amore che i due si scambiarono, suppose Archie. I suoi occhi erano fissi sulla bara, la sua testa dondolava appena avanti e indietro.
Neanche il tempo di sposarsi che già si ritrovava vedova, povera Christina Elliott.
 
Alla fine della funzione, Archie si ritrovò… intontito. Ma è ciò che accade sempre, dopo i funerali, quando si entra ancora maggiormente nella consapevolezza che quella determinata persona non la si sarebbe potuta più incontrare, se non alla fine dei tempi.
Non che Archie avesse bramato un altro incontro con Innes, anzi, neanche prima aveva avuto la benché minima intenzione di rivederlo ancora. Però così, quando era Dio, a dividere le strade, e non lui stesso… era diverso.
Ma, a dividere definitivamente le strade di tutti i presenti i quella cattedrale, era stata anche un po’ – molto – opera dei Quattro Fratelli Neri. Di Gib un po’ più che di tutti gli altri. Non erano presenti, loro, avevano preferito non presenziare; di sicuro non sarebbero stati ben visti da nessuno – neanche Christina parlava più loro, nonostante vivessero di nuovo sotto lo stesso tetto – e creare disordini ad un funerale non era una cosa a cui sicuramente anelavano.
Per loro la storia era chiusa. Mostrarsi di nuovo a Glasgow, davanti a quelle stesse persone, non avrebbe avuto senso alcuno.
“Signorina Elliott, volevo porgervi le mie più sentite condoglianze.”
Archie era riuscito, infine, a districarsi tra la folla, fuori dalla cattedrale, e a raggiungere Christina. Era stato lui a porgerle queste ultime parole. Quando lei lo guardò, alzando il viso, lui si accorse di come i suoi occhi fossero pericolosamente umidi.
“Vi ringrazio, signor Weir,” rispose lei, “è molto gentile da parte vostra; mi rendo conto di come nessuno di noi fosse in buone acque l’un con l’altro.”
“In me troverete sempre un amico su cui potrete contare, quando ne avrete bisogno.”
“Ho sentito che vi sposerete a breve. È vero?”
Archie annuì. “È esatto. Con vostra zia.”
“Quanta… singolarità,” commentò Christina; poi sospirò. “Così come sono singolari i nostri discorsi. Siamo qui, appena dopo un funerale, e parliamo di un matrimonio, invece. Morte contro quella che può essere l’inizio di una vita. Siete fortunato a ritrovarvi nel secondo argomento e non nel primo, come me.”
“Io sono altresì convinto che facciano entrambi parte di noi, allo stesso tempo.”
Si guardarono un momento.
Poi arrivò Kristie: lei, a discapito di tutto, forse in maniera anche un po’ sconveniente, era raggiante. Ma come poteva non esserlo? Certo, data la circostanza cercò il più possibile di celare la sua gioia, ma erano i suoi stessi occhi, a cantare. Prese il braccio del suo promesso sposo, intrecciandolo con il proprio. Chi mai avrebbe detto che si sarebbe sposata, alla fine? Con il signor Weir, poi? Ci poteva essere cosa più bella, nella vita?
Ma, mentre questo avveniva nella sua mente, si rivolse comunque a sua nipote:
“Le mie condoglianze. Le più sentite, davvero. Sono molto dispiaciuta.” Kristie era sincera.
Christina annuì. “Vi ringrazio, zia.”
Forse la giovane avrebbe potuto aggiungere che sperava che Archie e sua zia vivessero felici così come avrebbero potuto vivere lei stessa e Frank Innes, ma non lo fece. Anzi, si congedò con un sorriso e gli occhi pieni di lacrime.
“Archie.”
Arche e Kristie stavano ancora guardando Christina andare via, quando, proprio in quel momento, una voce alle loro spalle parlò, e il suddetto Archie riconobbe all’istante.
Lui e Kristie si voltarono, per poi trovarsi davanti Adam Weir. Kristie lasciò istintivamente il braccio di Archie, e suo padre se ne accorse.
Poche parole vennero spese, ma il significato fu immenso: il signor Weir padre aveva cambiato idea. Archie sarebbe rimasto a Hermiston ad amministrare la proprietà, come già stabilito tanto tempo prima. Dovendo rimanere lì, allora, il giovane uomo avrebbe potuto sposare chiunque avesse voluto.
“Non aspettare anni, prima di sposarti, se già a questa età sei sicuro di quello che vuoi.” Disse, forse riferendosi anche a come era andata la propria, di vita. “Ne sei sicuro, però? È questa, la stupida domanda.”
“Ne sono sicuro.”
“Allora così sia.”
Archie sorrise. Kristie ringraziò il suo futuro suocero con le lacrima – anche lei le aveva, ora – agli occhi.
Così questa storia si chiude.
Si era aperta con le Paludi del Diavolo, con la morte e con le sue superstizioni. Anche alla fine, per quanto diversa, per quanto i motivi siano distanti, per quanto il luogo non sia il medesimo… anche alla fine la morte decide di fare la sua comparsa.
Se si sente messa da parte, dopotutto, Lei si offende. E si fa presente sempre più spesso, finché non inizia ad essere una costante dei nostri pensieri.
Eppure c’è anche vita, c’è anche speranza! Come Christina aveva esternato, dopo un funerale ci sarebbe stato un matrimonio, e il matrimonio vuol dire proprio vita, vuol dire inizio, vuol dire speranza, vuol dire gioia!
Non per tutti, non in quella storia. Ma c’era.
Lontano dalle Paludi del Diavolo e dalla bara del Tessitore, ma forse neanche troppo, solo qualche lega.
Alla fine, d’altronde, le vite degli uomini sono sempre legate le une alle altre, nel bene e nel male, nella vita e nella morte, nell’amore e nella sofferenza. Nei funerali e nei matrimoni.
Che Hermiston possa non vedere altro furore, d’ora in poi.
 
 
 
 
 
 
Fine
   
 
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