Il giorno dopo, nella mensa del liceo di Forks.
“Allora Bella,
com’è andata la giornata con Esme ieri?”
“Oh bene… senza intoppi. Ne sono uscita sana e
salva”
“Sì Esme mi ha detto di tappeti e mobili
vari…”
“Accidenti, credevo di esser sfuggita per una
volta!” sorrisero entrambi.
Da lontano Jessica e gli altri si avvicinarono sedendosi al tavolo, con
somma
sorpresa di Bella.
“Ehi Cullen, come sta tua madre? Pronto per un altro
fratello? Certo sarete in
tanti” Mike diede una pacca sulla spalla ad Edward come fanno
gli amici
“Di che cosa parla?” chiese Edward a Bella.
“Ehhh niente. Scusate ragazzi…” Bella
trascinò via Edward portandolo fuori “Non
è successo niente, Esme è solo… ha
avuto un piccolo incidente con i loro
profumi, tutto qui!”
“Carlisle lo sa?” improvvisamente Edward divenne
serio
“Tu leggi nella mente non io! Non lo so… non
credo. Ma non è nulla di grave
no?”
“Non lo so!”
“Succederà qualcosa ad Esme? Cavolo è
tutta colpa mia… lo sapevo!”
Edward si disse confuso “Perché sarebbe colpa
tua?”
“Perché… beh io… le ho detto
che l’avrei accompagnata, se mi fossi stata
zitta!” Edward scoppiò a ridere
“Sta tranquilla Bella, Esme non subirà alcuna
tortura, ma è bene che Carlisle
lo sappia, lui sicuramente saprà aiutarla a
controllarsi”
“Ah proposito di controllo, tu mi devi dire
qualcosa… Charlie e i suoi pensieri
peccaminosi!”
“Ohh Bella è meglio che tu non li sappia, potresti
cambiare opinione su tuo
padre”
“Edward è un uomo come tutti, lo so che hanno
certi pensieri!”
“Beh ecco lui… vorrebbe baciare la sua pelle
candida” disse guardando nel vuoto
“Tutto qui? E’ questo il pensiero impuro?”
“Sotto la sua maglietta…”
“Ah…”
“E la gonna…”
“Ok basta Edward…”
“E anche…”
“Edward basta!!! E’ mio padre e… tua
madre non voglio saperlo!” Bella si voltò
ma Edward non si diede per vinto
“Non vuoi proprio saperlo?”
“No!”
“D’accordo, lo terrò per i miei
fratelli!”
“Cosa? Sei? Matto?... non puoi raccontarglielo. Edward dimmi
che non lo farai
ti prego!”
“Ci penserò su…”
“Edward… Edward…” Bella lo
inseguì per tutto il corridoio, supplicandolo di non
farne parola con nessuno.
Esme come ogni mattina, quando i
ragazzi uscivano, faceva il
giro della casa a riassettare libri sparsi, quadri storti, fiori
secchi. Il suo
solito tram tram.
Entrò in cucina dove Carlisle leggeva il giornale locale.
“Caccia interessante
ieri!” disse senza distogliere lo sguardo
“Mmm si. Quel cerbiatto mi è rimasto un
po’ sullo stomaco”
“Non parlavo di quella caccia!” disse lui
abbassando il giornale
“Ohhh parli di umani. Parliamo del Capo Swan.. di
Charlie” Esme si divertiva a
stuzzicarlo. Capitava raramente che Carlisle si dimostrasse
così coinvolto
nella sua vita.
“Vi date del tu…”
“Carlisle… saltiamo questa parte. Sei
geloso… senza motivo. Anche se volessi
avremmo difficoltà di affinità visto che lui
è umano e io una vampira”
“Anche se volessi? Perché per caso puoi
volere?”
“Ho detto anche se… non che io voglia”
andò vicino a lui e si sedette sulle sue
ginocchia “Non temere caro, tu sei la mia eternità
e nessun altro. Charlie non
ha nessun interesse per me!” strofinò il suo naso
contro quello di lui e poi
gli diede un bacio, appassionato, sentito, desiderato. Per la prima
volta, da
quando erano a Forks, sentiva
davvero di
essere la moglie di Carlisle per fatti e non solo per parole.
Squillò il telefono e giacché entrambi sapevano
che era lì per pura forma
perché da mesi nessuno chiamava, si allarmarono pensando
fosse uno dei ragazzi.
Esme corse a rispondere
“Pronto?”
*Esme? Sono Harold…* Esme si sorprese di quella telefonata
“Ha…Harold che sorpresa”
“Harold?” Carlisle fece capolino dalla cucina
sentendo quel nome
*Io… chiamavo per sapere cosa aveva deciso per il quadro.
Quando posso
portarglielo?*
“Oh ma io… Harold lei è molto gentile
ma non posso accettare un regalo così,
non senza pagare il giusto compenso per un valore del genere, la
prego”
*Non sia mai, era un regalo e come promesso glielo farò
recapitare*
“Io… non so davvero come ringraziarla, io.. posso
venire a prenderlo alla sua
bottega in giornata, sperando che il tempo regga” una pessima
bugia. La verità
è che dal modo in cui Carlisle aveva domandato della
persona, Esme aveva già
percepito la burrasca. Far venire un perfetto estraneo che le regalava
una cosa
di cui Carlisle indubbiamente conosceva l’inestimabile
valore, sarebbe stato
troppo rischioso.
*Allora in giornata passerò da lei per consegnarlo di
persona. A presto Esme*
“No io…” mise giù prima che
potesse dire nulla
“Harold? Prima Charlie, ora Harold… devo mancarti
tanto se ti circondi di così
tante amicizie maschili”
“L’ho incontrato ieri e mi ha… fatto un
regalo. Un quadro… dice che verrà a
portarlo in giornata potremmo aspettarlo insieme. È una
persona davvero a modo
e gentile…” Esme si sentì minuscola di
fronte a quello sguardo
“Vado a lavoro!” sentenziò Carlisle
riprendendo il controllo
“Ma… dovevi stare a casa oggi!” disse
Esme sommessamente
“Invece vado a lavoro, ci sarà sicuramente bisogno
di aiuto, con tutti questi
ragazzi scellerati, l’alcohol e gli animali che girano nei
boschi e i turisti…”
Carlisle aprì la porta e si trovò davanti Charlie.
“Spero di non disturbare…” disse
sommessamente
“Bella non è qui Capo Swan…”
“L’immaginavo, ecco io…
cercavo…ehm” si schiarì la voce
“sua… sua… la sua
signora”
“Si accomodi!” Carlisle improvvisamente
sembrò cambiare di nuovo, il vecchio
gentile Carlisle di sempre
“Charlie, che bella sorpresa!” Esme si finse
deliziata da quella sorpresa.
Sapeva perfettamente che non era il momento adatto, ma da brava padrona
di casa
qual era, non poteva certo riversare il suo malessere
su un ospite.
“Ecco io… non volevo disturbare così
presto… le ho… le ho portato questi…
per…
ringraziarla…del tempo trascorso con Bella”
Charlie si sentiva molto
imbarazzato, sicuramente anche per la presenza di Carlisle che
immaginava fosse
in ospedale a quell’ora.
“Io purtroppo devo lasciarvi il lavoro mi chiama! Capo Swan
è sempre un
piacere…” gli strinse la mano senza curarsi del
fatto che la sua fosse sempre
fredda.
“La prego si accomodi, posso offrirle qualcosa?”
“Oh no grazie io… io… ero solo passato
per… i fiori… e… ringraziarla per il
tempo trascorso con Bella”
Esme sorrise. D’un tratto si rese conto che la gelosia di
Carlisle era più che
fondata. Charlie balbettava come un ragazzino alla sua prima cotta
“E’ stato un
vero piacere per me Charlie, Bella è una ragazza
meravigliosa e sono felice di
poter passare del tempo con lei. Io me ne sto qui sola tutto il giorno.
Un po’
di compagnia mi fa sempre piacere…” era come
sempre impeccabile nella sua
gentilezza. Decisa ma delicata, sicura e sempre riservata.
“Bella è… è sempre stata una
ragazza particolare” Charlie iniziava a prendere
confidenza “Non pensavo neanche che potesse interessarsi ai
ragazzi… è
cresciuta tanto!” il suo tono si fece un po’
amareggiato
“Non lo dica a me. Ne ho cinque già
cresciuti!” sorrise Esme riportandogli un
pizzico di buon umore.
“Beh ecco io… io devo andare…
così… ecco le ho portato quei fiori…
per ringr…
arrivederci Esme, spero di vederla più spesso in
città e quando vuole da noi è
sempre la benvenuta”
“Lei è
troppo gentile Charlie…
naturalmente lei e Bella siete più che benvenuti in casa
nostra” lo accompagnò
alla porta
“Sarebbe così scortese domandarle se una volta
posso invitarla per un caffè?”
sembrò quasi sfrontato
“Oh… io non bevo
caffè…”
“Oh… ma beh due chiacchiere le
disdegnerebbe?” a questa non sapeva come
declinare dopo ciò che gli aveva detto prima
“Ma certo… due chiacchiere sono sempre ben
accette! A presto Charlie…”
“A presto Esme!” le prese la mano e la
baciò.
Esme pensò che in qualche
modo avrebbe dovuto dire a
Carlisle di quell’invito, ma non seppe come. Quando
arrivò il crepuscolo e i
ragazzi erano a casa davanti alla tv, decise di affrontare il suo
grande
spauracchio. Da quando era tornato dal lavoro non si erano detti una
parola.
Bussò alla porta del suo studio, per la prima volta lo
disturbò durante la
lettura.
“Posso?” chiese sommessamente
“Naturalmente!” Carlisle poggiò le carte
che aveva in mano e la guardò
“Ecco io… volevo dirti che oggi il Capo Swan mi
ha…”
“Invitato ad uscire e baciato la mano?”
“Come lo sai?”
“Alice.. e Edward ha sentito dei pensieri quando
riaccompagnava Bella”
“Beh avrebbero dovuto parlarne con me non
con…”
“E’ un bene che io lo abbia saputo forse e
cos’è questa storia che hai perso il
controllo a quel mercatino? Esme cosa c’è che non
va? Parlami…”
“Guai in vista”
al piano di sotto Edward aguzzò l’udito
mentale
“Litigio?” chiese Alice
“Mi sa che l’abbiamo fatta grossa questa
volta” rispose Edward
“Io… non ho
niente… è solo…”
“Cosa?”
“Ho avuto paura di perdere il controllo perché non
mi sono mai trovata in
quella situazione e credevo di poter fare del male anche a Bella
e… Edward, lui
non me l’avrebbe mai perdonato. E io… io ho perso
il controllo… ho provato
un’irrefrenabile voglia di sangue umano e… mi odio
per questo” abbassò la testa
e si mise le mani sul volto come se dovesse coprire le lacrime.
Carlisle
l’abbracciò e le diede dei baci sulla testa.
“Edward ha sentito!” disse Esme
“Mi ucciderà adesso!”
“Ma no che non ha sentito!”
“Tuo figlio è un impiccione!”
“Ah adesso è mio figlio?” rispose lui
sorridendole
“Sì, quando è cattivo è tuo
figlio!”
“Come sempre! Sei più calma? O chiamo
Jasper?” le diede un bacio sul nasino
“Mi basti tu per calmarmi! Carlisle io ti amo ma…
ho bisogno di sentirmi più…
donna?”
“E un non caffè con Charlie ti aiuterà?
O quadri in regalo?”
“In parte.. mi fa sentire desiderata!”
“Ma io ti desidero, sempre. La mattina, il pomeriggio, la
sera, la notte… ogni
istante che non sei con me ti desidero ed è proprio quello
che mi fa andare
avanti in ospedale, con tutti quei profumi e il sangue
umano…”
“Oddio che
schifo!” disse Edward
“Penso di averlo quasi visto con te!” rispose Alice
“Secondo me Esme vi fa a fettine e vi serve come pasto per
Bella” ribatté
Emmett
“Esme non ci farebbe mai nulla… non lo avrebbe
fatto neanche a Bella” rispose
Edward
“Scommettiamo?” Emmett lo sfidò
“Eh sia!” si strinsero la mano con uno schiocco
così forte che riecheggiò per
la casa
“Alice Edward di
là!” Esme scese le scale e richiamò le
due spie seguita da Carlisle.
Anche gli
altri tre seguirono incuriositi. “Non è il fatto
che glielo abbiate detto a disturbarmi,
ma che non lo abbiate detto prima a me! Questo è offensivo e
mancate di
rispetto alla mia autorità di madre…”
“Esme noi..”
“Edward!!” sentenziò “Io sono
vostra madre e se avete qualcosa da dire a
Carlisle esigo che la diciate anche a me. Siamo una famiglia e facciamo
le cose
insieme, non singolarmente”
“Carlisle spiegale che…”
“Edward ha ragione. Esme si è sentita ferita dal
vostro smacco e credo che voi
le dobbiate delle scuse perché…” si
fermò quando il campanello della portà
trillò.
Edward corse velocemente ad aprire, forse per sfuggire alla ramanzina
“Capo
Swan, Bella? È successo qualcosa?”
“Ecco Charlie… ha insistito per
accompagnarmi!”
“Non mi piace che Bella guidi quando è buio, i
territori non sono sicuri finché
non avremo catturato quegli animali e tu ragazzo dovresti avere
più premura di…
Esme buo…buonasera!” si bloccò
immediatamente quando vide Esme comparire nella
stanza.
“Charlie, ancora un piacere. Prego accomodatevi!”
Carlisle fece gli onori di
casa.
“Grazie io… la partita!” Charlie fu
attirato dal rumore della tv e si sedette
sul divano
“Starà lì per un
po’” disse Bella
“E’… sicuro?”
“Sì. Alice porta Jasper di
sopra…” Alice obbedì. Già la
presenza di Bella
inibiva molto Jasper, addirittura due umani lo avrebbero torturato.
“Cosa fai?”
“Preparo da bere per il nostro ospite!” rispose Esme
“Il nostro… è veramente
assurdo…”
“Oh andiamo non l’ho invitato io”
“Gli hai aperto la nostra casa con i tuoi… modi di
fare sempre gentili. È cotto
di te Esme…”
“Non posso cacciarlo a calci fuori, è il padre di
Bella e Bella fa parte della
famiglia, lo hai detto anche tu…”
“E quindi anche lui?” la voce di Carlisle
aumentò
“Abbassa la voce…”
“Non hai risposto alla mia domanda…”
Esme esitò per un attimo “Sì, anche lui
fa parte della famiglia!”
“Perfetto!” uscì dalla stanza e si
diresse verso la porta
“Va via Carlisle? Non guarda la partita con noi?”
Carlisle strinse un pugno
“No mi dispiace, lo sport non mi interessa”
uscì di casa.
Esme guardò Edward e i suoi pensieri furono più
eloquenti di mille parole, porto
da bere a Charlie e con il suo solito sorriso mascherò tutta
la preoccupazione
di quei momenti. Carlisle era fuori, furioso. Probabilmente era andato
a
caccia, per la prima volta senza di lei, ed Esme temeva che quella
sarebbe
stata solo la prima di molte altre volte.
Per tutto il tempo Esme trattenne sul
volto un finto sorriso
che nascondeva una costante e martoriante ansia.
Ogni tanto lanciava qualche occhiata ad Edward, sperando che potesse
dirle
qualche pensiero di Carlisle, ma ogni volta restava delusa dallo
scuotere della
sua testa. Aveva persino trascinato Alice obbligandola a concentrarsi,
procurando ovviamente l’effetto contrario a quello sortito.
Del resto Carlisle
conosceva i suoi figli ed era forse il solo ad essere in grado di
eludere la barriera
protettiva di Edward ed Alice.
D’improvviso le cadde il vassoio che aveva tra le mani,
mandando in frantumi il
bicchiere che vi era sopra. Si girarono tutti di scatto, quando Edward
correndo
velocemente prese Esme prima che potesse cadere. Sembrava quasi svenuta.
Lì lontano nella foresta, un uomo solitario se ne andava scrutando la notte. Non serviva la Luna ad illuminarlo, bastava la sua aura luminosa a far luce sul suo cammino. Ma ben presto quel cammino lo abbandonò quando come per una magia si accasciò al terreno, come svenuto.
È
pericoloso.
Queste parole attraversarono la mente di Edward come un fulmine.
Esme riaprì gli occhi trovando Charlie a cercare di
scaldarle le mani, distesa
sul divano “Fatela respirare!” diceva lui ed Esme
si ricordò che era umana.
“Come si sente Esme?” le chiese poi
“Meglio, grazie!” Esme si mise a sedere
“Ci vorrebbe dell’acqua”
guardò Edward
“Sono certa che… sta già bene,
papà!” Bella cercò di reggere il gioco
“Sto davvero bene Charlie, grazie. Io
adesso…” si alzò
“Devo… devo andare a
cercare mio marito!”
“Non è prudente che lei vada sola Esme, lasci che
l’accompagni!” Charlie non
dimostrava volerla lasciare andare con facilità. Le
stringeva ancora la mano.
“Io… grazie ma…”
“Esme non andrà da nessuna parte” Edward
la guardò perentorio “A volte mia
madre dimentica i pericoli del buio, capo Swan. Sono certo che Carlisle
è in
ospedale, possiamo anche chiamarlo se questo la farà stare
meglio, ma non si
preoccupi avremo noi cura di lei”
Charlie dovette appurare, a malincuore, che Edward aveva ragione.
Carlisle era
certamente in ospedale, magari per un’emergenza, ed Esme era
solo una moglie
molto apprensiva. Si convinse che fosse meglio lasciare questa
questione di
famiglia, alla famiglia in senso più stretto,
ringraziò per la serata e andò
via con Bella, la quale poco prima di andare via sussurrò ad
Esme parole di
conforto, immaginando quanto fosse spaventata.
“Esme promettimi che non farai nulla” Edward
osservava la macchina della
polizia svanire nel buio del loro viale
“Ho sentito qualcosa…” gli disse lei
“Anche io… Carlisle ha detto che è
pericoloso. Non andare…” Esme lo guardò
infastidita. Ancora una volta aveva sentito qualcosa e non le aveva
detto
nulla. Ma Edward si fece perdonare subito quello smacco dandole un
bacio sulla
guancia. Diede ferree istruzioni ad Alice, di concentrarsi a scovare
Carlisle e
di informarlo, lui sarebbe stato come ogni notte a casa di Bella.
“Vado solo in cucina, vuoi
impedirmi anche questo?” Emmett
faceva lo scimmione di guardia, mentre Jasper cercava di aiutare Alice
a
concentrarsi sulle sue visioni.
“E’ assurdo…” proruppe Rosalie
“Noi stiamo qui a fare da balia ad Esme mentre
Edward dorme con la sua Bella e
Carlisle probabilmente è in ospedale. Ci sono miliardi di
motivi per i quali
qualcuno dovrebbe dire è pericoloso,
ma Edward ha deciso che è stato Carlisle…
è assurdo!” salì per le scale
svanendo al piano di sopra
“Vi dispiace!!” Alice cercava di concentrarsi
“Dov’è Esme?”
guardò verso Emmett
e si accorse che Esme non era più accanto a lui.
“Merda!” disse Emmett guardando la porta sul retro
della cucina spalancata “E’
scappata!”
Esme corse per tutto il giardino
posteriore fino al viale
dell’entrata principale.
“Ti troveranno comunque!” Rosalie comparve dal
portico. Esme si sentì sconfitta
in partenza “Se non li depisto altrove. Corri!” non
seppe bene perché lo stesse
facendo, ma sentì in sé il bisogno di
ringraziarla e sorriderle e poi svanire
di nuovo.
“Rose, piccola l’hai vista?”
“E’ andata di là… bisogna
chiamare Edward solo lui può raggiungerla!”
rispose
lei indicando il punto esattamente opposto dove era svanita Esme.
Correva più veloce che poteva, cercando di non fermarsi ad
ascoltare, certa che
ogni secondo sprecato sarebbe stato un netto vantaggio per Edward.
“Non avresti potuto farne a meno” finalmente lo
trovò, in quella radura
dispersa, le dava le spalle.
“Il tuo profumo è inconfondibile per me!”
Carlisle sussultò per un attimo “Avevo detto ad
Edward di non farti venire”
“Sono una ribelle lo sai…” aveva quasi
paura. La voce di Carlisle non era la
stessa pacata e soffice di sempre. Era roca, rude. Al di fuori della
caccia non
lo aveva mai visto come un vampiro.
Fece un passo avanti e poi un altro e un altro ancora,
finché non gli fu
vicino. Sentì il suo respiro pesante sulla fronte, vibrare
attraverso le sue
ciglia. Non sapeva se stringerlo o cercare i suoi occhi. Si
lasciò cullare
dall’istinto e fece scivolare le braccia intorno alla sua
vita, sperando di
sentire un abbraccio ricambiato e così fu. Ma Carlisle non
mutò mai la sua
forma. Esme lo sentì ruggire: temeva che la rabbia fosse
incontrollabile in
lui. “Stai dietro di me!” le disse. Dal buio della
foresta avanzò lentamente
una figura.
Quando fu più vicino Esme sussultò alla vista
“Harold?!” lo sentì anche lei,
quella ventata di odore marcio e lugubre che giungeva
dall’uomo. Si accorse
solo allora che non era un umano che aveva cercato di avvicinarla, ma
un
vampiro. Carlisle teneva un braccio a coprire Esme.
“Questi territori sono già occupati da me e dalla
mia famiglia, è meglio che ne
cerchi di altri dove razziare e depredare”
“Credo che mi tratterrò ancora un po’,
ci sono molte cose interessanti in
queste terre che vorrei poterne gioire ancora” era sicuro di
sé, deciso e
sorrideva
“Non c’è nulla qui di tuo interesse,
farai meglio ad andare!”
“Altrimenti?” con un movimento quasi impercettibile
si spostò alle spalle di
Esme e la tirò per un braccio verso di sé
“L’inconfondibile profumo di
gelsomino della sua pelle…” odorò i
capelli di Esme che stava pietrificata “Delizioso…”
Carlisle ruggì con un’eco profonda. Si
lanciò contro di lui senza pensarci due
volte. Ruggiva e lanciava schiaffi all’aria, come per
intimorirlo. “Scappa!” le
urlò voltandosi. Più ruggiva, più il
vampiro si divertiva ed eccitava, ridendo
forte. Evitava ogni suo colpo e rideva. Poi scattava veloce da una
parte
all’altra, e una di queste corse verso Esme, bloccandola e
usandola come scudo.
Carlisle sferrò uno schiaffo che era mirato alla giugulare,
ma si bloccò quando
si accorse che la sua mano avrebbe ferito la sua
Esme.
“Lasciala!” gli intimò.
Alice si riarse come colpita da un
fulmine “Edward…
Carlisle… Esme… sono nel bosco…
qualcuno combatte, ci sono rumori e ruggiti…”
Edward non se lo fece ripetere due volte, scattò fuori dalla
porta correndo
verso il bosco. Durante tutta la corsa pensò alle parole di
Alice e cercò di
concentrarsi a cercare dei pensieri. Ne percepì molti che
non erano di suo
interesse, ma tra le tante urla una attirò la sua
attenzione, urlava il nome di
Carlisle. Quando arrivò
nel punto del
bosco, era ormai troppo tardi: Carlisle era inginocchiato sul terreno
con una
mano allo stomaco ed Edward vide del sangue ma non capì se
fosse di un animale.
Cercò Esme in vano
“Dov’è?” urlò a
Carlisle…
“Presa… lui l’ha
presa…” Carlisle tossì
Edward puntò lo sguardo lontano. Arrivarono anche gli altri
che si apprestarono
ad aiutare Carlisle. Lei è mia
fu
tutto ciò che riuscì a sentire in lontananza,
prima che il silenzio del bosco
avviluppasse la sua mente.