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Autore: LadyLisaLaurie    25/08/2009    1 recensioni
"Le mattine sono sempre un po’ noiose quando sei un vampiro in cerca di quel qualcosa di avventuroso che le scuota. Lei continua a camminare per la sua bella casa a specchi. "
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Carlisle Cullen, Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo, nella mensa del liceo di Forks.

“Allora Bella, com’è andata la giornata con Esme ieri?”
“Oh bene… senza intoppi. Ne sono uscita sana e salva”
“Sì Esme mi ha detto di tappeti e mobili vari…”
“Accidenti, credevo di esser sfuggita per una volta!” sorrisero entrambi.
Da lontano Jessica e gli altri si avvicinarono sedendosi al tavolo, con somma sorpresa di Bella.
“Ehi Cullen, come sta tua madre? Pronto per un altro fratello? Certo sarete in tanti” Mike diede una pacca sulla spalla ad Edward come fanno gli amici
“Di che cosa parla?” chiese Edward a Bella.
“Ehhh niente. Scusate ragazzi…” Bella trascinò via Edward portandolo fuori “Non è successo niente, Esme è solo… ha avuto un piccolo incidente con i loro profumi, tutto qui!”
“Carlisle lo sa?” improvvisamente Edward divenne serio
“Tu leggi nella mente non io! Non lo so… non credo. Ma non è nulla di grave no?”
“Non lo so!”
“Succederà qualcosa ad Esme? Cavolo è tutta colpa mia… lo sapevo!”
Edward si disse confuso “Perché sarebbe colpa tua?”
“Perché… beh io… le ho detto che l’avrei accompagnata, se mi fossi stata zitta!” Edward scoppiò a ridere
“Sta tranquilla Bella, Esme non subirà alcuna tortura, ma è bene che Carlisle lo sappia, lui sicuramente saprà aiutarla a controllarsi”
“Ah proposito di controllo, tu mi devi dire qualcosa… Charlie e i suoi pensieri peccaminosi!”
“Ohh Bella è meglio che tu non li sappia, potresti cambiare opinione su tuo padre”
“Edward è un uomo come tutti, lo so che hanno certi pensieri!”
“Beh ecco lui… vorrebbe baciare la sua pelle candida” disse guardando nel vuoto
“Tutto qui? E’ questo il pensiero impuro?”
“Sotto la sua maglietta…”
“Ah…”
“E la gonna…”
“Ok basta Edward…”
“E anche…”
“Edward basta!!! E’ mio padre e… tua madre non voglio saperlo!” Bella si voltò ma Edward non si diede per vinto
“Non vuoi proprio saperlo?”
“No!”
“D’accordo, lo terrò per i miei fratelli!”
“Cosa? Sei? Matto?... non puoi raccontarglielo. Edward dimmi che non lo farai ti prego!”
“Ci penserò su…”
“Edward… Edward…” Bella lo inseguì per tutto il corridoio, supplicandolo di non farne parola con nessuno.

Esme come ogni mattina, quando i ragazzi uscivano, faceva il giro della casa a riassettare libri sparsi, quadri storti, fiori secchi. Il suo solito tram tram.
Entrò in cucina dove Carlisle leggeva il giornale locale. “Caccia interessante ieri!” disse senza distogliere lo sguardo
“Mmm si. Quel cerbiatto mi è rimasto un po’ sullo stomaco”
“Non parlavo di quella caccia!” disse lui abbassando il giornale
“Ohhh parli di umani. Parliamo del Capo Swan.. di Charlie” Esme si divertiva a stuzzicarlo. Capitava raramente che Carlisle si dimostrasse così coinvolto nella sua vita.
“Vi date del tu…”
“Carlisle… saltiamo questa parte. Sei geloso… senza motivo. Anche se volessi avremmo difficoltà di affinità visto che lui è umano e io una vampira”
“Anche se volessi? Perché per caso puoi volere?”
“Ho detto anche se… non che io voglia” andò vicino a lui e si sedette sulle sue ginocchia “Non temere caro, tu sei la mia eternità e nessun altro. Charlie non ha nessun interesse per me!” strofinò il suo naso contro quello di lui e poi gli diede un bacio, appassionato, sentito, desiderato. Per la prima volta, da quando erano a Forks,  sentiva davvero di essere la moglie di Carlisle per fatti e non solo per parole.
Squillò il telefono e giacché entrambi sapevano che era lì per pura forma perché da mesi nessuno chiamava, si allarmarono pensando fosse uno dei ragazzi. Esme corse a rispondere
“Pronto?”
*Esme? Sono Harold…* Esme si sorprese di quella telefonata
“Ha…Harold che sorpresa”
“Harold?” Carlisle fece capolino dalla cucina sentendo quel nome
*Io… chiamavo per sapere cosa aveva deciso per il quadro. Quando posso portarglielo?*
“Oh ma io… Harold lei è molto gentile ma non posso accettare un regalo così, non senza pagare il giusto compenso per un valore del genere, la prego”
*Non sia mai, era un regalo e come promesso glielo farò recapitare*
“Io… non so davvero come ringraziarla, io.. posso venire a prenderlo alla sua bottega in giornata, sperando che il tempo regga” una pessima bugia. La verità è che dal modo in cui Carlisle aveva domandato della persona, Esme aveva già percepito la burrasca. Far venire un perfetto estraneo che le regalava una cosa di cui Carlisle indubbiamente conosceva l’inestimabile valore, sarebbe stato troppo rischioso.
*Allora in giornata passerò da lei per consegnarlo di persona. A presto Esme*
“No io…” mise giù prima che potesse dire nulla
“Harold? Prima Charlie, ora Harold… devo mancarti tanto se ti circondi di così tante amicizie maschili”
“L’ho incontrato ieri e mi ha… fatto un regalo. Un quadro… dice che verrà a portarlo in giornata potremmo aspettarlo insieme. È una persona davvero a modo e gentile…” Esme si sentì minuscola di fronte a quello sguardo
“Vado a lavoro!” sentenziò Carlisle riprendendo il controllo
“Ma… dovevi stare a casa oggi!” disse Esme sommessamente
“Invece vado a lavoro, ci sarà sicuramente bisogno di aiuto, con tutti questi ragazzi scellerati, l’alcohol e gli animali che girano nei boschi e i turisti…” Carlisle aprì la porta e si trovò davanti Charlie.
“Spero di non disturbare…” disse sommessamente
“Bella non è qui Capo Swan…”
“L’immaginavo, ecco io… cercavo…ehm” si schiarì la voce “sua… sua… la sua signora”
“Si accomodi!” Carlisle improvvisamente sembrò cambiare di nuovo, il vecchio gentile Carlisle di sempre
“Charlie, che bella sorpresa!” Esme si finse deliziata da quella sorpresa. Sapeva perfettamente che non era il momento adatto, ma da brava padrona di casa qual era, non poteva certo riversare il suo malessere su un ospite.
“Ecco io… non volevo disturbare così presto… le ho… le ho portato questi… per… ringraziarla…del tempo trascorso con Bella” Charlie si sentiva molto imbarazzato, sicuramente anche per la presenza di Carlisle che immaginava fosse in ospedale a quell’ora.
“Io purtroppo devo lasciarvi il lavoro mi chiama! Capo Swan è sempre un piacere…” gli strinse la mano senza curarsi del fatto che la sua fosse sempre fredda.
“La prego si accomodi, posso offrirle qualcosa?”
“Oh no grazie io… io… ero solo passato per… i fiori… e… ringraziarla per il tempo trascorso con Bella”
Esme sorrise. D’un tratto si rese conto che la gelosia di Carlisle era più che fondata. Charlie balbettava come un ragazzino alla sua prima cotta “E’ stato un vero piacere per me Charlie, Bella è una ragazza meravigliosa e sono felice di poter passare del tempo con lei. Io me ne sto qui sola tutto il giorno. Un po’ di compagnia mi fa sempre piacere…” era come sempre impeccabile nella sua gentilezza. Decisa ma delicata, sicura e sempre riservata.
“Bella è… è sempre stata una ragazza particolare” Charlie iniziava a prendere confidenza “Non pensavo neanche che potesse interessarsi ai ragazzi… è cresciuta tanto!” il suo tono si fece un po’ amareggiato
“Non lo dica a me. Ne ho cinque già cresciuti!” sorrise Esme riportandogli un pizzico di buon umore.
“Beh ecco io… io devo andare… così… ecco le ho portato quei fiori… per ringr… arrivederci Esme, spero di vederla più spesso in città e quando vuole da noi è sempre la benvenuta”
“Lei  è troppo gentile Charlie… naturalmente lei e Bella siete più che benvenuti in casa nostra” lo accompagnò alla porta
“Sarebbe così scortese domandarle se una volta posso invitarla per un caffè?” sembrò quasi sfrontato
“Oh… io non bevo caffè…”
“Oh… ma beh due chiacchiere le disdegnerebbe?” a questa non sapeva come declinare dopo ciò che gli aveva detto prima
“Ma certo… due chiacchiere sono sempre ben accette! A presto Charlie…”
“A presto Esme!” le prese la mano e la baciò.

Esme pensò che in qualche modo avrebbe dovuto dire a Carlisle di quell’invito, ma non seppe come. Quando arrivò il crepuscolo e i ragazzi erano a casa davanti alla tv, decise di affrontare il suo grande spauracchio. Da quando era tornato dal lavoro non si erano detti una parola. Bussò alla porta del suo studio, per la prima volta lo disturbò durante la lettura.
“Posso?” chiese sommessamente
“Naturalmente!” Carlisle poggiò le carte che aveva in mano e la guardò
“Ecco io… volevo dirti che oggi il Capo Swan mi ha…”
“Invitato ad uscire e baciato la mano?”
“Come lo sai?”
“Alice.. e Edward ha sentito dei pensieri quando riaccompagnava Bella”
“Beh avrebbero dovuto parlarne con me non con…”
“E’ un bene che io lo abbia saputo forse e cos’è questa storia che hai perso il controllo a quel mercatino? Esme cosa c’è che non va? Parlami…”

“Guai in vista” al piano di sotto Edward aguzzò l’udito mentale
“Litigio?” chiese Alice
“Mi sa che l’abbiamo fatta grossa questa volta” rispose Edward

“Io… non ho niente… è solo…”
“Cosa?”
“Ho avuto paura di perdere il controllo perché non mi sono mai trovata in quella situazione e credevo di poter fare del male anche a Bella e… Edward, lui non me l’avrebbe mai perdonato. E io… io ho perso il controllo… ho provato un’irrefrenabile voglia di sangue umano e… mi odio per questo” abbassò la testa e si mise le mani sul volto come se dovesse coprire le lacrime. Carlisle l’abbracciò e le diede dei baci sulla testa. “Edward ha sentito!” disse Esme “Mi ucciderà adesso!”
“Ma no che non ha sentito!”
“Tuo figlio è un impiccione!”
“Ah adesso è mio figlio?” rispose lui sorridendole
“Sì, quando è cattivo è tuo figlio!”
“Come sempre! Sei più calma? O chiamo Jasper?” le diede un bacio sul nasino
“Mi basti tu per calmarmi! Carlisle io ti amo ma… ho bisogno di sentirmi più… donna?”
“E un non caffè con Charlie ti aiuterà? O quadri in regalo?”
“In parte.. mi fa sentire desiderata!”
“Ma io ti desidero, sempre. La mattina, il pomeriggio, la sera, la notte… ogni istante che non sei con me ti desidero ed è proprio quello che mi fa andare avanti in ospedale, con tutti quei profumi e il sangue umano…”

“Oddio che schifo!” disse Edward
“Penso di averlo quasi visto con te!” rispose Alice
“Secondo me Esme vi fa a fettine e vi serve come pasto per Bella” ribatté Emmett
“Esme non ci farebbe mai nulla… non lo avrebbe fatto neanche a Bella” rispose Edward
“Scommettiamo?” Emmett lo sfidò
“Eh sia!” si strinsero la mano con uno schiocco così forte che riecheggiò per la casa

“Alice Edward di là!” Esme scese le scale e richiamò le due spie seguita da Carlisle. Anche gli altri tre seguirono incuriositi. “Non è il fatto che glielo abbiate detto a disturbarmi, ma che non lo abbiate detto prima a me! Questo è offensivo e mancate di rispetto alla mia autorità di madre…”
“Esme noi..”
“Edward!!” sentenziò “Io sono vostra madre e se avete qualcosa da dire a Carlisle esigo che la diciate anche a me. Siamo una famiglia e facciamo le cose insieme, non singolarmente”
“Carlisle spiegale che…”
“Edward ha ragione. Esme si è sentita ferita dal vostro smacco e credo che voi le dobbiate delle scuse perché…” si fermò quando il campanello della portà trillò.
Edward corse velocemente ad aprire, forse per sfuggire alla ramanzina “Capo Swan, Bella? È successo qualcosa?”
“Ecco Charlie… ha insistito per accompagnarmi!”
“Non mi piace che Bella guidi quando è buio, i territori non sono sicuri finché non avremo catturato quegli animali e tu ragazzo dovresti avere più premura di… Esme buo…buonasera!” si bloccò immediatamente quando vide Esme comparire nella stanza.
“Charlie, ancora un piacere. Prego accomodatevi!” Carlisle fece gli onori di casa.
“Grazie io… la partita!” Charlie fu attirato dal rumore della tv e si sedette sul divano
“Starà lì per un po’” disse Bella “E’… sicuro?”
“Sì. Alice porta Jasper di sopra…” Alice obbedì. Già la presenza di Bella inibiva molto Jasper, addirittura due umani lo avrebbero torturato.

“Cosa fai?”
“Preparo da bere per il nostro ospite!” rispose Esme
“Il nostro… è veramente assurdo…”
“Oh andiamo non l’ho invitato io”
“Gli hai aperto la nostra casa con i tuoi… modi di fare sempre gentili. È cotto di te Esme…”
“Non posso cacciarlo a calci fuori, è il padre di Bella e Bella fa parte della famiglia, lo hai detto anche tu…”
“E quindi anche lui?” la voce di Carlisle aumentò
“Abbassa la voce…”
“Non hai risposto alla mia domanda…”
Esme esitò per un attimo “Sì, anche lui fa parte della famiglia!”
“Perfetto!” uscì dalla stanza e si diresse verso la porta
“Va via Carlisle? Non guarda la partita con noi?” Carlisle strinse un pugno
“No mi dispiace, lo sport non mi interessa” uscì di casa.
Esme guardò Edward e i suoi pensieri furono più eloquenti di mille parole, porto da bere a Charlie e con il suo solito sorriso mascherò tutta la preoccupazione di quei momenti. Carlisle era fuori, furioso. Probabilmente era andato a caccia, per la prima volta senza di lei, ed Esme temeva che quella sarebbe stata solo la prima di molte altre volte.

Per tutto il tempo Esme trattenne sul volto un finto sorriso che nascondeva una costante e martoriante ansia.
Ogni tanto lanciava qualche occhiata ad Edward, sperando che potesse dirle qualche pensiero di Carlisle, ma ogni volta restava delusa dallo scuotere della sua testa. Aveva persino trascinato Alice obbligandola a concentrarsi, procurando ovviamente l’effetto contrario a quello sortito. Del resto Carlisle conosceva i suoi figli ed era forse il solo ad essere in grado di eludere la barriera protettiva di Edward ed Alice.
D’improvviso le cadde il vassoio che aveva tra le mani, mandando in frantumi il bicchiere che vi era sopra. Si girarono tutti di scatto, quando Edward correndo velocemente prese Esme prima che potesse cadere. Sembrava quasi svenuta.

Lì lontano nella foresta, un uomo solitario se ne andava scrutando la notte. Non serviva la Luna ad illuminarlo, bastava la sua aura luminosa a far luce sul suo cammino. Ma ben presto quel cammino lo abbandonò quando come per una magia si accasciò al terreno, come svenuto.

È pericoloso. Queste parole attraversarono la mente di Edward come un fulmine.
Esme riaprì gli occhi trovando Charlie a cercare di scaldarle le mani, distesa sul divano “Fatela respirare!” diceva lui ed Esme si ricordò che era umana. “Come si sente Esme?” le chiese poi
“Meglio, grazie!” Esme si mise a sedere
“Ci vorrebbe dell’acqua” guardò Edward
“Sono certa che… sta già bene, papà!” Bella cercò di reggere il gioco
“Sto davvero bene Charlie, grazie. Io adesso…” si alzò “Devo… devo andare a cercare mio marito!”
“Non è prudente che lei vada sola Esme, lasci che l’accompagni!” Charlie non dimostrava volerla lasciare andare con facilità. Le stringeva ancora la mano.
“Io… grazie ma…”
“Esme non andrà da nessuna parte” Edward la guardò perentorio “A volte mia madre dimentica i pericoli del buio, capo Swan. Sono certo che Carlisle è in ospedale, possiamo anche chiamarlo se questo la farà stare meglio, ma non si preoccupi avremo noi cura di lei”
Charlie dovette appurare, a malincuore, che Edward aveva ragione. Carlisle era certamente in ospedale, magari per un’emergenza, ed Esme era solo una moglie molto apprensiva. Si convinse che fosse meglio lasciare questa questione di famiglia, alla famiglia in senso più stretto, ringraziò per la serata e andò via con Bella, la quale poco prima di andare via sussurrò ad Esme parole di conforto, immaginando quanto fosse spaventata.
“Esme promettimi che non farai nulla” Edward osservava la macchina della polizia svanire nel buio del loro viale
“Ho sentito qualcosa…” gli disse lei
“Anche io… Carlisle ha detto che è pericoloso. Non andare…” Esme lo guardò infastidita. Ancora una volta aveva sentito qualcosa e non le aveva detto nulla. Ma Edward si fece perdonare subito quello smacco dandole un bacio sulla guancia. Diede ferree istruzioni ad Alice, di concentrarsi a scovare Carlisle e di informarlo, lui sarebbe stato come ogni notte a casa di Bella.

“Vado solo in cucina, vuoi impedirmi anche questo?” Emmett faceva lo scimmione di guardia, mentre Jasper cercava di aiutare Alice a concentrarsi sulle sue visioni.
“E’ assurdo…” proruppe Rosalie “Noi stiamo qui a fare da balia ad Esme mentre Edward dorme con la sua Bella e Carlisle probabilmente è in ospedale. Ci sono miliardi di motivi per i quali qualcuno dovrebbe dire è pericoloso, ma Edward ha deciso che è stato Carlisle… è assurdo!” salì per le scale svanendo al piano di sopra
“Vi dispiace!!” Alice cercava di concentrarsi “Dov’è Esme?” guardò verso Emmett e si accorse che Esme non era più accanto a lui.
“Merda!” disse Emmett guardando la porta sul retro della cucina spalancata “E’ scappata!”

Esme corse per tutto il giardino posteriore fino al viale dell’entrata principale.
“Ti troveranno comunque!” Rosalie comparve dal portico. Esme si sentì sconfitta in partenza “Se non li depisto altrove. Corri!” non seppe bene perché lo stesse facendo, ma sentì in sé il bisogno di ringraziarla e sorriderle e poi svanire di nuovo.
“Rose, piccola l’hai vista?”
“E’ andata di là… bisogna chiamare Edward solo lui può raggiungerla!” rispose lei indicando il punto esattamente opposto dove era svanita Esme.
Correva più veloce che poteva, cercando di non fermarsi ad ascoltare, certa che ogni secondo sprecato sarebbe stato un netto vantaggio per Edward.
“Non avresti potuto farne a meno” finalmente lo trovò, in quella radura dispersa, le dava le spalle.
“Il tuo profumo è inconfondibile per me!”
Carlisle sussultò per un attimo “Avevo detto ad Edward di non farti venire”
“Sono una ribelle lo sai…” aveva quasi paura. La voce di Carlisle non era la stessa pacata e soffice di sempre. Era roca, rude. Al di fuori della caccia non lo aveva mai visto come un vampiro.
Fece un passo avanti e poi un altro e un altro ancora, finché non gli fu vicino. Sentì il suo respiro pesante sulla fronte, vibrare attraverso le sue ciglia. Non sapeva se stringerlo o cercare i suoi occhi. Si lasciò cullare dall’istinto e fece scivolare le braccia intorno alla sua vita, sperando di sentire un abbraccio ricambiato e così fu. Ma Carlisle non mutò mai la sua forma. Esme lo sentì ruggire: temeva che la rabbia fosse incontrollabile in lui. “Stai dietro di me!” le disse. Dal buio della foresta avanzò lentamente una figura.
Quando fu più vicino Esme sussultò alla vista “Harold?!” lo sentì anche lei, quella ventata di odore marcio e lugubre che giungeva dall’uomo. Si accorse solo allora che non era un umano che aveva cercato di avvicinarla, ma un vampiro. Carlisle teneva un braccio a coprire Esme.
“Questi territori sono già occupati da me e dalla mia famiglia, è meglio che ne cerchi di altri dove razziare e depredare”
“Credo che mi tratterrò ancora un po’, ci sono molte cose interessanti in queste terre che vorrei poterne gioire ancora” era sicuro di sé, deciso e sorrideva
“Non c’è nulla qui di tuo interesse, farai meglio ad andare!”
“Altrimenti?” con un movimento quasi impercettibile si spostò alle spalle di Esme e la tirò per un braccio verso di sé “L’inconfondibile profumo di gelsomino della sua pelle…” odorò i capelli di Esme che stava pietrificata “Delizioso…”
Carlisle ruggì con un’eco profonda. Si lanciò contro di lui senza pensarci due volte. Ruggiva e lanciava schiaffi all’aria, come per intimorirlo. “Scappa!” le urlò voltandosi. Più ruggiva, più il vampiro si divertiva ed eccitava, ridendo forte. Evitava ogni suo colpo e rideva. Poi scattava veloce da una parte all’altra, e una di queste corse verso Esme, bloccandola e usandola come scudo. Carlisle sferrò uno schiaffo che era mirato alla giugulare, ma si bloccò quando si accorse che la sua mano avrebbe ferito la sua Esme.
“Lasciala!” gli intimò.

Alice si riarse come colpita da un fulmine “Edward… Carlisle… Esme… sono nel bosco… qualcuno combatte, ci sono rumori e ruggiti…” Edward non se lo fece ripetere due volte, scattò fuori dalla porta correndo verso il bosco. Durante tutta la corsa pensò alle parole di Alice e cercò di concentrarsi a cercare dei pensieri. Ne percepì molti che non erano di suo interesse, ma tra le tante urla una attirò la sua attenzione, urlava il nome di Carlisle. Quando arrivò nel punto del bosco, era ormai troppo tardi: Carlisle era inginocchiato sul terreno con una mano allo stomaco ed Edward vide del sangue ma non capì se fosse di un animale. Cercò Esme in vano “Dov’è?” urlò a Carlisle…
“Presa… lui l’ha presa…” Carlisle tossì
Edward puntò lo sguardo lontano. Arrivarono anche gli altri che si apprestarono ad aiutare Carlisle. Lei è mia fu tutto ciò che riuscì a sentire in lontananza, prima che il silenzio del bosco avviluppasse la sua mente.

  
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