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Autore: LadyHeather83    07/02/2021    3 recensioni
In una serata apparentemente tranquilla, Parigi viene colpita da un terremoto devastante.
Adrien e Marinette, che stavano partecipando ad una serata organizzata dalla Casa di Moda Agreste, rimangono intrappolati nell'ascensore dell'Hotel Grand Paris, senza un'apparente via di fuga...
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NON AVERE PAURA

*

Una via di fuga

*

Rimasero a penzolare come due salami per una decina di secondi circa, prima che uno dei due potesse dire qualcosa, ancora impietriti e sconvolti da quanto avevano appena appreso.

I due super eroi di Parigi, due icone idolatrate in tutti quegli anni da persone di tutte le età, erano niente meno che due amici.

Lady Bug teneva il braccio teso e ben saldo allo yo-yo e con l’altra reggeva il colletto del costume di Chat Noir.

“Non mollare la presa eh, Milady.” La supplicò, mentre cercava di attaccarsi come meglio poteva al suo corpo, mancava poco prima di ritornare ad essere Adrien, prima aveva usato il suo potere speciale, per distruggere la loro prigione e permettere a Lady Bug di usare al meglio il suo strumento per salvarsi la vita.

“Sono tentata.” Rispose acida, non potendo scorgere l’espressione del suo partner avvilita e affranta, perché ancora avvolti nel buio più totale.

Solo Chat Noir, grazie alla sua super vista, poteva distinguere la sagoma della collega e il suo volto meravigliosamente arrabbiato.

L’aveva avuta sotto mano per tutto quel tempo, quanto si maledisse in quel momento e si diede dello stupido mentalmente per non essersene mai accorto, ignaro del fatto che lei stesse facendo lo stesso pensiero, e più che arrabbiata con lui, lo era con se stessa per non aver mai notato la somiglianza.

“E dai, non fare così…lo sai che non potevamo rivelare le nostre identità”.

“Potevi trasformarti prima, così ci saremo risparmiati questa situazione imbarazzante”.

“Ah, la colpa è mia adesso. E allora tu?”

“Si, ma io non ho il potere di distruggere, anche se mi fossi trasformata, avrei potuto fare ben poco.” Cercò di giustificarsi lei.

Il terzo bip proveniente dall’anello di Chat Noir, lo avvertiva che mancavano poco meno di due minuti prima che si ritrasformasse.

“Forse sarebbe il caso di parlarne dopo, non credi?”

“Si meglio, anche perché non riesco a ragionare, non vedo niente e in più tu stai per ritrasformarti.”

“Posso rimediare io a questo. Davanti a noi c’è una porta, vedo se con il mio bastone…” Con la mano libera cercò l’arnese da dietro la sua schiena “…riesco a fare leva. Tu tieniti pronta a saltare”.

“Ok” Annuì.

Chat Noir allungò l’asta fino alla porta che fortunatamente aveva una fessura aperta, appena percettibile, ma non per lui che riuscì a spalancare senza troppi problemi, poi saltò e con un balzo arrivò fino all’apertura, e lo stesso fece Lady Bug dopo essersi dondolata un paio di volte per darsi lo slancio.

Lui era pronto a riceverla tra le sue braccia, per attutirne la caduta, ma lei pensò bene di evitarle, lasciandolo con un pugno di mosche in mano.

Appena in tempo, la trasformazione del super eroe cessò nel preciso istante che mise il piede a terra, e l’anello sputò fuori un Plagg affamato.

Adrien gli allungò un pezzo di formaggio che teneva sotto la camicia.

Puaaah! Che schifo, è pieno di polvere e calce” Lo sputò più volte piagnucolando.

“Vedi di fartelo bastare, mi sa che è l’unica fonte di cibo che troveremo.” Lo rimbeccò il suo padrone.

“Sai che ho un palato delicato, e la sabbia non rientra tra la mia dieta.”

“Non è il momento di fare lo schizzinoso”.

“Tieni, Plagg” Lady Bug gli allungò un macaron speciale al frutto della passione “…era per il tuo custode, ma sono più felice se lo mangi tu”. Rivolse ad Adrien una finta linguaccia.

“Grazie, Marinette, tu si che sai come trattarmi”.

Adrien inarcò un sopracciglio “Cosa? Tu sapevi?”.

“Si, zuccone, e ho cercato di dirtelo tante volte, ma non mi hai mai ascoltato” Disse addentando un pezzo di biscotto.

“Ritrasformami.” Una luce rosse avvolse Lady Bug, facendola tornare come prima e scivolare Tikki tra le mani sporche di lei.

“Tieni zuccherino, facciamo a metà” Plagg passò un pezzo di macaron alla sua amichetta.

“Non chiamarmi zuccherino, comunque grazie” Ne morsicò un pezzo.

*

Marinette e Adrien provarono ad orientarsi, ma le macerie e la penombra del corridoio, non erano alleati ideali.

Adrien prese dalla tasca dei pantaloni il cellulare e con un gesto lo sbloccò ed impostò sulla modalità torcia, poi puntò la luce sul piano di evacuazione apposto in bella vista sulla parete.

In lontananza si potevano udire le sirene delle ambulanze, una era appena passata a gran velocità nei pressi dell’hotel.

“Chissà cosa sta accadendo fuori” Sospirò Marinette.

Una volta cessati, gli unici rumori che potevano percepire, erano quelli di un tintinnio di acqua e la struttura che sembrava piegarsi su se stessa, ad ogni loro passo corrispondeva uno scricchiolio.

La corvina mise  il piede in avanti, non curandosi della piega incurvata del pavimento, e solo il repentino aiuto di Adrien, le evitò di cadere di sotto, che era riuscito ad agganciarle la schiena con le braccia, andando poi a cadere all’indietro.

“Dobbiamo avere occhi e orecchie dappertutto”. Le disse inchiodando i suoi occhi.

G-grazie.” Balbettò alzandosi, troppo pericoloso rimanere in quella posizione, ambigua, per chi li avesse visti da fuori.

Marinette strinse gli occhi, quella pseudo caduta, stava aggravando la ferita al polpaccio che aveva iniziato a sanguinare.

Un’altra scossa di terremoto e quella sarebbe diventata la loro tomba.

“Scusami” Disse guardandola negli occhi “E’ tutta colpa mia se siamo in questa situazione” Strinse un pugno poi distogliendo lo sguardo.

Adrien…sono io che ti chiedo scusa, avrei dovuto trasformarmi prima.”

“La volete smettere di darvi la colpa l’uno con l’altro e pensare ad un modo di uscire da qui?” Plagg era alquanto irritato, forse perché non era riuscito a mettere sotto i denti il suo solito camembert e tutto quel zucchero lo stava mandando fuori di testa.

Plagg ha ragione, inutile pensare al passato, troviamo una via di fuga” Adrien illuminò la mappa leggermente lacerata.

“Siamo all’ultimo piano, fantastico” Disse Marinette in tono sarcastico leggendo il numero posto in alto alla piantina.

Il biondo per un momento si ricordò di una cosa “Papà” Biascicò a mezze labbra, era probabile che suo padre si trovasse lì, come molta altra gente, iniziò a percorrere quei corridoi, arrivando davanti la porta della sala conferenza, seguita dalla ragazza che gli intimava di fermarsi.

La porta di mogano marrone, era divelta e al suo interno solo tavolini ribaltati, ceramiche e cristallerie erano in mille pezzi sul pavimento, come il cibo che era stato preparato.

“C’è nessuno?” Chiamò Adrien non ottenendo risposte “Papà? Papà sei qui?”.

“Saranno già stati evacuati” Constatò Marinette guardandosi attorno e trovando la sala deserta.

“Controlliamo noi” Dissero i due kwami prodigandosi a cercare forme di vita umane.

Guardarono dappertutto, sotto i tavoli rimasti in piedi, sotto il palco, dietro le tende e nelle stanze adiacenti, ma niente, non c’era nessuno.

“Andiamo allora” Ordinò Marinette.

*

Aprirono la porta delle scale di emergenza e tirarono un sospiro di sollievo nel constatare fosse intatta e agibile, una lunga corsa e sarebbero arrivati a terra in un batter d’occhio.

Ma i due ragazzi erano pur sempre dei super eroi, anche se al momento vestivano i panni civili.

“Vai tu, ti raggiungo presto” Gli disse.

“Che cosa fai?”

“Devo assicurarmi che non ci sia nessuno” Spiegò sorridendo, cercando di nascondere tutta la preoccupazione.

“Non posso lasciarti sola, e poi anch’io sono della tua stessa opinione” Non l’avrebbe abbandonata per niente al mondo, niente e nessuno li avrebbe più divisi, non ora che si erano ritrovati.

Adrien.” Lo richiamò Marinette mettendogli una mano sul braccio.

“Dimmi.” La invitò a continuare con quello che gli stava per dire.

S-sono contenta che sei tu Chat Noir.”

Il biondo l’abbracciò forte “Non sai quanto mi sto odiando in questo momento per non aver capito prima che tu eri sempre stata accanto a me, Milady.”

“Quanto lo sto facendo io in questo momento?” Chiese sorridendo per cercare di nascondere le lacrime “Adrien, io…

La zittì poggiandole l’indice sulla bocca “Dopo, ora pensiamo ad uscire da qui”.

Chiusero la porta antipanico e proseguirono la ricerca, muniti di torcia, un estintore estirpato dalla parete e un tubo di metallo.

“Sbrighiamoci” Dissero all’unisono partendo alla ricerca di superstiti, sperando di non rimanere vittima di quella trappola e di doversi pentire di quella decisione presa.

Erano riusciti ad ispezionare cinque piani grazie anche ai loro kwami che senza problemi, potevano oltrepassare la materia e quindi anche le stanze che da fuori erano sbarrate per il crollo del tetto, potevano venire controllate senza tralasciare niente, per soli i ragazzi, sarebbe risultato impossibile spostare travi o ammassi di detriti in poco tempo, anche se fossero stati trasformati.

Le scale principali erano libere, così poterono camminare senza fatica.

Mancava poco per raggiungere il pian terreno, e Marinette aveva bisogno di fare una piccola pausa, la gamba le stava facendo male e il dover camminare scalza e mezza nuda tra quei corridoi, pieni di sassi appuntiti, non aiutava, in più, sentiva freddo, e quei brividi la costrinsero a massaggiarsi le braccia, per scaldarle.

“Che fai?” Chiese ad Adrien intento a togliersi la camicia ormai sgualcita del tutto, passando da un bianco candido a un grigio.

“Hai freddo, non ho una giacca, così ti aiuto come posso.”

“E’ incredibile come in una situazione del genere cerchi di metterti in mostra” Lo schernì, e distogliendo lo sguardo per la vergogna, si andò a posare in una giacca abbandonata proprio al bordo del corridoio “…rivestiti!” Gli ordinò indossando il capo più grande di lei di un paio di taglie.

“Messaggio recepito: niente spogliarello per Milady”

“Risparmialo per le tue fan”

“Noto una punta di gelosia, o mi sbaglio?” Si avvicinò pericolosamente al suo volto.

“Ti sbagli” Rispose spostandosi un po’.

Però…se non ricordo male, eri anche tu una mia fan, quindi, quello di prima era un invito?” Sapeva come metterla in scacco e in imbarazzo, la cosa lo divertiva sempre un sacco.

“Hai detto bene: ero” Lo allontanò definitivamente puntando sul suo petto muscoloso le sue esili braccia.

“Comunque, basta chiedere” Sorrise sghembo, e per fortuna che lei gli stava dando le spalle e non poteva vedere la sua faccia andare a fuoco, altrimenti non avrebbe esitato ad usare l’estintore che si portavano appresso.

*

Tra un battibecco e l’altro, finalmente erano arrivati al piano terra, che sembrava l’unico luogo a non aver subito gravi danni, e come tutti gli altri piani dell’hotel che avevano setacciato, controllarono stanza dopo stanza, non tralasciando niente.

Sarebbero usciti più tranquilli da lì, sapendo di non aver lasciato indietro nessuno.

S’incontrarono davanti l’ingresso principale, pronti per partire per le prossime tappe: villa Agreste che era quella più vicina, per passare poi per la boulangerie di Marinette ed infine gli ospedali, la priorità era quella di rintracciare i loro genitori.

“Non c’è nessuno” Gli urlò Marinette uscendo dalla sala della colazione e fermandosi sopra un tappeto persiano.

“Nemmeno qui” Adrien si stava avvicinando a lei, quando un’altra scossa fece tremare la terra.

Il lampadario di cristallo sopra la testa di Marinette si staccò, lei non riusciva a muovere le gambe, sembrava come se qualcuno le avesse rese di pietra.

“Attenta!” Senza pensarci, il biondo si lanciò in suo salvataggio, scaraventandola appena in tempo via da quella trappola.

Un dolore lancinante al fianco.

Il respiro che diventava sempre più affannoso.

Il buio.

*

continua

  
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