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Autore: Viola Banner    09/02/2021    0 recensioni
Fanfiction ispirata all'avventura ludica "Harry Potter Hogwarts Mystery". Contiene spoiler della saga originale e del gioco.
Julia Lee non ha nessuna aspettativa riguardo al suo futuro, perciò, quando riceve la sua lettera per Hogwarts non può fare a meno di chiedersi chi le abbia tirato quell'orribile scherzo. Suo fratello Jacob è scappato di casa pochi anni addietro, sedotto da una potente quanto pericolosa promessa di un futuro grandioso e abbandonando Julia al suo destino. E sarà proprio quel subdolo destino a portarla a ripercorrere gli stessi passi compiuti da suo fratello in quella scuola avvolta dal mistero. Cosa si nasconde veramente ad Hogwarts? Perchè tutti sembrano conoscere un altro lato di Jacob di cui Julia era all'oscuro? E chi sta impedendo a Julia di scoprire la verità?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bill Weasley, Charlie Weasley, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Penny accettò di incontrarmi e io nuovamente dovetti lottare contro il senso di colpa che mi coglieva ogni volta che mi rivolgevo a lei per parare le chiappe a me e a Rowan. Penny mi disse inoltre di avere una pista su dove avremmo potuto trovare Ben e io preferii non chiederle informazioni.
Ci incontrammo nel corridoio del terzo piano, apparentemente deserto e ci scambiammo una rapida occhiata poco prima di entrare. Non appena misi piede oltre la porta mi resi conto di quanto potesse essere importante il tempismo in certi momenti. Piton e la McGranitt ci davano le spalle ed erano dinnanzi a ciò che avrei potuto descrivere come una scultura di ghiaccio. Buona parte del corridoio era coperta da stalagmiti di ghiaccio.
«Guarda» Penny mi afferrò il braccio con forza e vidi che stava tremando. Indicò qualcosa e quando seguii il suo sguardo per poco non mi misi a gridare.

Ben era incastrato in mezzo alla scultura di ghiaccio, come se essa si fosse sviluppata attorno a lui. Tremava ed era pallido come un lenzuolo. Dalle sue labbra uscivano parole sconnesse, doveva trovarsi lì da parecchie ore, se non giorni. Il pensiero di averlo avuto così vicino e di non essermi preoccupata di controllare quel posto mi colpì come una coltellata. Costrinsi me stessa a spostarmi verso una delle stalagmiti più vicine e origliare la conversazione che sapevo sarebbe stata significativa.
La professoressa McGranitt lanciò un paio di incantesimi che ero certa avrebbero fatto crollare la scultura di ghiaccio ma ciò non accadde. Perché? C’era forse una protezione attorno a Ben che gli impediva di liberarsi?
«…e lanciare Incendio sarebbe troppo pericoloso, potrebbe ucciderlo» udii dire la McGranitt. Per la prima volta la vedevo a disagio. Piton ,al contrario, sembrava starsi divertendo.
«Non ho mai preso in considerazione l’idea che avremmo potuto tirarlo fuori vivo da qui» disse.
«Questo Ghiaccio Maledetto si sta espandendo ed è arrivato fin qui, nel castello. Qualcuno deve avere aperto una Sala Maledetta».
Sussultai dietro alla mia stalagmite. Cosa c’entravano le Sale Maledette? Chi aveva aperto una Sala Maledetta mentre gli allievi erano a scuola? Fui colta da un attacco di nausea e fu solo grazie all’intervento tempestivo di Penny se non crollai a terra.
«Beh, ad ogni modo non c’è niente che possiamo fare senza l’autorizzazione del preside» proseguì Piton con una nota di disappunto nella voce.
La McGranitt fece schioccare la lingua.
«Per questo incarico possiamo farcela anche noi due. Coraggio,proviamo a lanciare Incendio ma facciamo attenzione» disse. Estrasse quindi la bacchetta e fece cenno al collega di imitarla.
Rimasi con il fiato sospeso durante tutta l’operazione che durò meno del previsto. Quando Ben fu liberato la McGranitt evocò una barella su cui caricò Ben che venne condotto fuori dal corridoio. Mi accorsi di aver tenuto il fiato sospeso tutto quel tempo e buttai fuori l’aria.
«Julia dobbiamo andare» Penny mi toccò una spalla e mi indicò l’uscita.
Quando fummo abbastanza lontane vi rivolsi a Penny.
«Non appena Ben riprenderà coscienza andrò a fargli delle domande» dissi.
Lei sembrò incupirsi.
«E se non ricordasse?»
«Perché non dovrebbe?»
Lei si strinse nelle spalle.
«Hai visto com’era conciato. Potrebbe aver cancellato tutto per via del trauma».
Ne ero consapevole ma non potevo perdere l’occasione di parlare con lui. Ben presto la notizia si sarebbe diffusa e tutti avrebbero voluto avere una spiegazione. Ben sarebbe stato sottoposto a ulteriore stress e io dovevo approfittarne finchè la sua mente era ancora sgombra da preoccupazioni.
Presi delicatamente le mani di Penny tra le mie.
«Vedrai, andrà bene» la rassicurai.
«Julia sei sempre così sicura di te, mi chiedo dove tutto ciò ti porterà» rispose lei.
«Mi dispiace di averti di nuovo coinvolta in tutto ciò».
«Tranquilla. Del resto sono qui per questo, giusto?»
Forse era una mia impressione ma mi parve di cogliere una nota di accusa nella voce di Penny.
Allontanai le mie mani dalle sue e mi schiarii la voce.
«Ora vado da Rowan, le ho detto che l’avrei aggiornata sulla faccenda» dissi.
Penny annuì.
«Ti farò avere notizie non appena si sveglierà».
Quando riferii tutto a Rowan lei parve visibilmente sollevata ma anche confusa.
«Come potevano non sapere che fosse lì? Silente sa ogni cosa che accade in questo castello, possibile che non abbia chiesto ai suoi dipendenti di dare una controllatina nei corridoi?»
Alzai le spalle.
«Non so che dire, Rowan. So solo che ora Ben sta meglio e che qualcuno sta sguinzagliando una maledizione per la scuola. Mi chiedo chi sarà il prossimo».
Rowan si lasciò cadere sul letto a baldacchino con un sospiro. Ultimamente la camera da letto era l’unico posto in cui potessimo rimanere alla larga da orecchie indiscrete.
«Penso che potrebbe esserci R dietro tutto questo» disse Rowan alla fine. Cercò il mio sguardo ma non avevo più molte idee sulla faccenda. Chiunque fosse era ancora presto per chiamarlo amico o nemico.
«Domani andrò da Ben. Questa storia non mi sta piacendo e sapere che Silente è la fuori a fare chissà che non mi fa stare tranquilla». Mi stesi sul letto ripensando a ciò che avevo visto poco prima e a ciò che avrei potuto dire a Ben ma il sonno mi colse dopo pochi minuti.
*
L’indomani mi svegliai molto presto per scendere in infermeria a trovare Ben. Madama Chips era già all’opera intenta a preparare rimedi alle ustioni di alcuni studenti.
«È stabile, ho visto pazienti in condizioni peggiori nella mia carriera» mi disse quando le chiesi delle condizioni di Ben.
«Ha detto qualcosa di particolare?» domandai.
Madama Chips girò un istante lo sguardo verso Ben mentre armeggiava con dei barattoli dentro a un armadietto.
«Qualcosa, tante cose, nessuna che abbia un senso. Ma ha fatto il tuo nome, più volte» emise un sospiro soddisfatto quando recuperò ciò che serviva e lo versò in una ciotola di legno.
«Posso vederlo?»
«Sì ma per poco va bene? Ieri ho dovuto tenere l’infermeria chiusa per tenere lontani i curiosi».
Raggiunsi Ben che era sveglio e pallido ma sembrava cosciente e si guardava intorno con la solita espressione di smarrimento.
«Ehi Ben» salutai.
«Ehilà, Julia».
«Come stai?»
Ben rispose con una smorfia.
«Fa’ tu una diagnosi».
«Vuoi che ti porti qualcosa?»
Ben scosse la testa debolmente.
«Mi sono svegliato stanotte e ho dormito fino a poco fa. Mi sembra tutto così confuso, non sono nemmeno sicuro di trovarmi nel castello».
Controllai Madama Chips prima di avvicinarmi a Ben in modo che solo lui potesse udirmi.
«Ascolta Ben, ho bisogno che tu risponda ad alcune domande di vitale importanza. Cosa ci facevi nel corridoio proibito?»
Un’espressione sofferente comparve sul suo viso.
«Ricordo del ghiaccio ma non saprei dire. È tutto confuso e mi sembra di avere un muro che mi impedisce di ricordare» gemette.

Grandioso.
Gli raccontai brevemente delle lettere trasfigurate e degli strani giri che io e Rowan avevamo dovuto compiere per trovarlo.
«Da come ne parli sembra una sorta di complotto o un’impresa di salvataggio ma credimi se ti dico che non ricordo nulla» disse Ben lasciando ricadere la testa sul cuscino.
«Ma qualcosa che ricordi ci sarà, voglio dire…».
«Basta così signorina Lee, le visite sono finite» disse Madama Chips arrivandomi alle spalle.
Mi allontanai in tutta fretta dall’infermeria. Era probabile che Ben non fosse a conoscenza di ciò che quel misterioso R aveva fatto fare a me e a Rowan e mi resi conto che a mente fredda non era stato che un modo sinistro per farci ritrovare Ben ma senza causare danni considerevoli. Penny era meglio che rimanesse fuori da quella faccenda, perciò rimanevamo solo io e Rowan a capo di quel mistero.
Ebbi la fortuna di incrociare la mia compagna di stanza a metà strada e subito dopo ci dirigemmo verso il corridoio proibito alla ricerca di ulteriori prove che potessero aiutarci a capire qualcosa su quanto accaduto a Ben.
«Comunque continuo a pesare che qualcuno abbia voluto che Ben rimanesse in quelle condizioni così da avere il tempo per fare chissà cosa chissà dove» esordì Rowan.
«Sono solo supposizioni Rowan, e lasciano il tempo che trovano» le feci notare sperando che risparmiasse almeno quel momento da elucubrazioni infondate.
La grossa scultura di ghiaccio che aveva intrappolato Ben era per metà crollata ma il ghiaccio risplendeva con ostentazione quasi a volerci sfidare di scioglierlo con ogni mezzo.
«La McGranitt ha detto che questo ghiaccio è maledetto, giusto? E se fosse proprio questo ad aver impedito a Ben di ricordare? Se fossero arrivati un po’ più tardi…».
«Rowan dacci un taglio» la interruppi non potendo però fare a meno di pormi la stessa domanda.
Ci guardammo attorno, il corridoio era deserto ma qualcuno sarebbe potuto arrivare di lì a poco. Inoltre, era probabile che quel ghiaccio fosse collegato a qualcosa di molto più potente e pericoloso e se era vero che altre persone ci si erano imbattute io e Rowan avremmo fatto anche a meno di finire sulla lista.
«Sembra che non si siano fatti scrupoli a lasciare tutto com’era. Confidano negli studenti» dissi osservando una delle stalagmiti.
«Tutto questo è strano» proseguì Rowan «Come fa uno studente ad imbattersi per caso in una stanza piena di ghiaccio e a non porsi alcuna domanda? Come faceva Ben a sapere di questo posto?»
«Magari non ha avuto scelta. Magari cercava di nascondersi. Forse ce lo hanno mandato» risposi. Non sapevo più cosa dire, Rowan era inesauribile.
«Eppure è strano. Nessun altro ha menzionato cose del genere e all’improvviso lui scende dal treno, finisce qui e io non devo credere che ci sia qualcosa sotto?»
«Rowan puoi pensare quello che vuoi, va bene?» mi sistemai la divisa che si era stropicciata sotto ai miei movimenti poco elastici nel tentativo di non toccare nemmeno un millimetro di quello strano ghiaccio. Ero esausta.
«Andiamocene, qui non troveremo nulla di importante».
Mi voltai verso Rowan che fino a poco prima era dietro di me e la vidi guardare qualcosa in corrispondenza della parete.
«Che c’è?»
Vedendo che non mi rispondeva mi avvicinai.
«C’è qualcosa» disse Rowan.
«Io non vedo niente».
«Si sente come uno spiffero proveniente da questa parte del muro».
Rowan sembrava attratta come un topo dal formaggio e io non ne capivo il motivo. Mi avvicinai alla parete e chiusi gli occhi. Mi parve, per un istante, di avvertire qualcosa di freddo sulla mia pelle.
«Sembra proprio uno spiffero. Vuol dire che c’è qualcosa dall’altra parte» dissi e quella consapevolezza mi fece rabbrividire.
Rowan fece un passo indietro, seria in volto.
«Bisognerebbe lanciare un incantesimo per scoprirlo. Reparifarge non è sufficiente poiché trasfigura le cose. Conosco un incantesimo, Revelio, che può fare a caso nostro».
«Lo hai mai usato?» domandai.
In tutta risposta lei alzò le spalle.
«No, ma non credo che sarebbe saggio fare un tentativo in un corridoio. Potremmo farlo crollare».
«Va bene, va bene, chiederemo a qualcuno» buttai lì. Ciò avrebbe significato altro tempo perso ma almeno Ben era vivo e la missione poteva anche procedere più lentamente.
«Oggi pomeriggio abbiamo lezione con la McGranitt, potrei parlarle di una ricerca che sto facendo e menzionarle l’incantesimo per vedere come reagisce» propose Rowan.
«Sì, buona idea».

Piton ci tolse immediatamente cinque punti a testa per il ritardo e al termine della lezione ci fece riordinare la sua dispensa. Mi chiesi se fosse andato a fare visita a Ben in infermeria ma poi pensai che sarebbe stata una delusione troppo forte da sostenere per uno come lui.
Alla lezione di volo tutti non facevano che parlare di Ben. Io e Rowan ci tenemmo a debita distanza da eventuali chiacchiere e sguardi indiscreti.
Quando finalmente giunse la lezione di Trasfigurazione avevo i nervi a fior di pelle. Lasciai che Rowan parlasse con la professoressa McGranitt e attesi fuori dall’aula.
Quando tornò da me sembrava turbata.
«Dimmi che non mi ha scoperto» dissi.
Rowan scosse la testa e mi indicò il corridoio facendomi cenno di proseguire.
«No, almeno non ne ha fatto parola. Ha detto che Madama Chips le ha riferito di averti vista stamattina in infermeria ma non è sembrata sospettosa. E per quanto riguarda l’incantesimo Revelio mi sa che non sarà veloce come cosa».
«Perché?» domandai. Ci fermammo entrambe.
«Ha detto che per il nostro livello è ancora troppo presto ma che è disposta a dare lezioni private se dovessero esserci problemi con il programma» disse Rowan.
Era leggermente meglio di quanto mi aspettassi. La McGranitt era una persona che amava avere a che fare con persone intelligenti e capaci. Sarebbe bastato andare a tutte le sue lezioni e prendere ottimi voti ai suoi test per farle cambiare visione su di noi.  Certo, non sarebbe stata una faccenda risolvibile in poco tempo.
«Non è male, dai» mi rassicurò Rowan.
Sospirai.
«Non fin quando qualcuno verrà ritrovato come Ben intrappolato nel ghiaccio» dissi.
«Pensi che riguarderà altre persone? Julia Ben Copper è…un po’ svitato. Sono certa che uno studente assennato saprà riconoscere un pericolo come quello e si farà aiutare o semplicemente ne starà alla larga».
Sapevo che Rowan aveva ragione ma quante probabilità ci fossero che altri studenti, ignari della faccenda delle Sale Maledette, si imbattessero nel ghiaccio maledetto?
In quel momento una ragazza Grifondoro passò accanto a noi richiamando l’attenzione di Rowan. Dissi loro che ci saremmo riviste a cena e imboccai la direzione per la biblioteca. Avevo bisogno di informazioni quanto più inerenti a malefici e a Incantesimi di Disillusione.
Stavo per entrare quando la porta si aprì e mi ritrovai di fronte Merula.
«Oh toh guarda!» Esclamò.
«Ciao, Merula».
Merula indicò la biblioteca alle sue spalle.
«Anche tu ti prepari per il compito di Vitious?»
«Non esattamente. Scusa ma ora ho da fare» cercai di oltrepassarla ma lei mi bloccò quasi immediatamente.
«Come sta Ben Copper? Ho sentito dire che stamattina sei andata a trovarlo» proseguì Merula.
«Sì e quindi?»
«Dicono che lo hanno trovato privo di sensi in un corridoio e la cosa mi sembra alquanto strana. Tu cosa ne pensi, Lee?»
Sostenni lo sguardo di Merula, certa che fosse alla ricerca di un cedimento da parte mia.
«Penso che non sono nessuno per insinuare a differenza tua. Ora se non ti dispiace…».
«Aspetta aspetta!» Merula fece un altro balzo in avanti impedendomi di entrare in biblioteca. Qualcuno si era fermato ad osservarci e lei in tutta risposta liquidò i curiosi con un cenno del capo.
«Se non ricordo male io e te avevamo un patto, Lee».
«Non so di che parli, Merula» dissi.
Lei sospirò nuovamente.
«Tu che te ne vai il più in fretta possibile da qui e io che mi godo il titolo di strega più potente di Hogwarts».
«Vagamente» risposi.
«È ancora valido. Perciò se dovessero esserci complicazioni è il caso che io e te collaboriamo da brave sorelle e non facendoci la guerra» proseguì Merula.
«Io non sto facendo la guerra a nessuno a differenza tua».
«Ma so che sai qualcosa riguardo alla faccenda di Copper e se ti venisse in mente di tenermi all’oscuro sappi che è molto meglio tenersi vicino i nemici degli amici».
«E tu in quale categoria rientri, non ho capito bene» replicai.
Merula storse la bocca in una smorfia.
«Ci siamo capite, Lee. Ricordati che posso sapere tutto quando voglio, sono meglio del Preside a volte»  disse prima di dileguarsi lungo il corridoio.
Minacciare a vuoto era una delle attività preferite di Merula perciò non mi fece alcun effetto quella frase da lei pronunciata con così tanta determinazione. E sapevo anche che senza di me non sarebbe potuta andare avanti senza rischiare di ficcarsi nei guai. Per un breve istante mi chiesi se dietro quelle lettere misteriose ci fosse lei ma scartai l’idea.
C’era qualcosa in tutto quello che era accaduto che mi aveva lasciato con uno strano presentimento. Una sorta di interrogativo enorme che mi avrebbe risucchiato da un momento all’altro e io potevo percepirlo, sentirlo avvicinarsi e rimanere inerme.
   
 
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