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Autore: Afrodyte    13/02/2021    4 recensioni
Una terribile sensazione in grado di presagire ciò che accadrà in futuro, un ritorno dal passato che sarà capace di stravolgere il corso degli eventi.
Sensazioni ed emozioni che arriveranno a travolgere le vite di Oscar e di Andrè perchè, si sa, i moti del cuore sono infiniti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Nuova vita

Alle prime luci dell'alba, lo sguardo azzurro di Oscar si mescolò con i colori del nuovo giorno che decretavano l'inizio della sua nuova vita.
Dopo essere tornata dalla Normandia, aveva fatto in modo di non uscire mai dalla propria stanza, accusando i dolori procurati dalla stanchezza del viaggio, così da non rischiare di incrociare Andrè nei corridoi.
Da quando si erano detti addio, si era imposta di non pensare più a lui e di confinare in un angolo remoto della propria mente ciò che aveva decretato la fine della loro amicizia, anche se la trovava un'impresa alquanto difficile.
Anche quel mattino, mentre si stava dirigendo verso la caserma della guardia francese, si era voltata più volte a guardare il posto vuoto lasciato dal cavallo che era solito affiancare al suo e si domandò quale ruolo avesse ricoperto a palazzo Jarjayes in quelle ultime settimane dal momento in cui aveva perso il suo ruolo di attendente.
S'impose di non pensarci, decisa a cancellare dalla propria mente quei pensieri che tornavano a turbarle l'animo come la peggiore delle condanne e in silenzio raggiunse la sua meta, sperando che l'impegno nel suo lavoro potesse tenerla lontana dai tormenti della propria anima.
Non appena entrò nel suo nuovo ufficio, venne affiancata dal colonnello D'Agoult, il vice-comandante del reggimento, per recarsi in visita alle camerate e conoscere i suoi uomini.
L'eco dei loro passi rimbombò per il lungo corridoio della caserma fino a giungere prepotente all'orecchio dei soldati nel dormitorio che si sbrigarono a far sparire la carte da gioco e le bottiglie di vino, sparse in giro per la stanza, dentro a una sacca che nascosero sotto a un cuscino.
Quando entrò nelle camerate, Oscar trovò i suoi soldati schierati alla perfezione lungo tutta la stanza e con passo rapido ne raggiunse il centro.
"Soldati, sono il vostro nuovo comandante e il mio nome è Oscar Françoise De Jarjayes"
Sentì la sua voce vibrare fra quelle quattro mura e sorrise, fiera di sè, per la decisione dimostrata di fronte ai suoi soldati.
Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, osservando i suoi uomini uno ad uno per cercare di imprimere nella propria mente i loro volti ma, quando portò il suo sguardo in seconda fila, il suo cuore perse un battito.
"Soldati della guardia, salutiamo tutti il nostro nuovo comandante"
La voce di quel giovane le arrivò sorda alle orecchie, così come quella del colonnello D'Agoult che, vedendola pallida in volto, le chiese se stesse bene.
Deglutì a vuoto, scuotendo leggermente la testa per fare al suo sottoposto un cenno di assenso e, senza spostare lo sguardo da quello verde di quel soldato, si morse il labbro, incerta sul da farsi.
Dopo qualche, breve, istante decise che sarebbe stato meglio affrontarlo in privato per potergli urlare addosso tutta la rabbia che sentiva farle ribollire il sangue in quel momento.
"Soldato, nel mio ufficio"
Percorse con passo svelto il lungo corridoio della caserma con quell'uomo alle sue spalle e, non appena raggiunse la meta tanto desiderata, chiuse sbattendo la porta dietro di sè, facendo vibrare nell'aria il sordo eco di quel tonfo.
Iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza, cercando di placare l'ira che, a poco a poco, sentiva prendere il sopravvento su di lei ma le sembrò che fosse tutto inutile poichè ancora non aveva rivolto al suo amico quella domanda che le tormentava il cuore.
Posò il suo sguardo azzurro in quelle iridi verdi che, da sempre, erano state in grado di leggere bene dentro di lei e poi più in basso, su quei boccoli che gli ricadevano indomiti sulle spalle.
"Hai tagliato i capelli"
Fu un pensiero che prese voce in un sussurro, senza che lei riuscisse a fermarlo in tempo, e si morse la lingua per il poco contegno che aveva dimostrato di avere in quell'istante.
Si schiarì la voce ed avanzò di qualche passo, quel poco che le consentì di accarezzare con lo sguardo quel ciuffo ribelle che gli ricadeva sul viso e che arrivò ad incantarla per il fascino che riusciva a conferirgli.
"Andrè, perchè ti sei arruolato?"
Non c'era rabbia nella sua voce, solo una profonda malinconia che risuonò flebile in quella stanza silenziosa.
"Per poter stare vicino a te, Oscar, ma questo lo sapevi già"
Sostenne il suo sguardo, sperando di non cedere di fronte a quelle pozze smeraldo che le ricordavano i vecchi tempi in cui non riusciva a fare a meno di lui, ma sentiva dentro di sè che era una battaglia persa in partenza: la sua collera si era affievolita dal momento in cui si era accorta di quel cambiamento che aveva fatto in sua assenza.
"So cavarmela bene anche da sola"
Cercò di rimanere impassibile, dimostrando una freddezza d’animo che in realtà sapeva di non possedere.
Andrè era cambiato durante la sua assenza e non solo nel taglio di capelli, adesso Oscar riusciva a leggere nei suoi occhi spenti tutto il dolore che in quelle settimane gli aveva dilaniato l’anima e sentì un tonfo al cuore quando le sfiorò la mente il pensiero che fosse lei la causa di tutta quella sofferenza.
"Lo so che ne sei in grado Oscar ma, qualunque cosa tu possa pensare, io sono l'unica persona in grado di proteggerti"
La sua voce, così dolce e profonda, le arrivò al cuore in una carezza e le fece provare una profonda nostalgia di fronte al ricordo degli anni passati in cui, più di una volta, lui era riuscito a salvarla, anche da se stessa.
"Andrè io.."
Le parole cariche di sentimento, che fino a quel momento aveva sentito risuonarle nella mente come un'eco lontana, le morirono in gola di fronte allo sguardo limpido del suo amico che era tornato a posarsi nuovamente su di lei.
"Se quì abbiamo finito, chiedo il permesso di tornare in camerata"
Allungò una mano verso di lui, come a volerlo trattenere ancora con sé ma, quando aprì la bocca per chiedergli di restare, le parole le morirono in gola.
Gli fece un cenno di assenso con la testa, abbassando lo sguardo verso quel braccio rimasto ancora a mezz’aria e così vicino al suo tanto da percepirne il calore sulla propria pelle, come se l’avesse sfiorata.
Lo abbassò lentamente, cercando di trattenere, a fatica, il forte impulso di stringerlo a sè per impedirgli di lasciare quella stanza e l’osservò mentre, portandosi la mano alla fronte, si congedò da lei.
 "Sempre ai vostri ordini, mio comandante"
Fu il sordo eco dei suoi passi che rimbombarono per tutto il corridoio a riportarla a quella triste realtà, una realtà in cui Andrè non era più con lei.
Si lasciò cadere a terra, sfinita dopo quel confronto che temeva da settimane, sentendosi terribilmente sola.
Prima di rivederlo, aveva pensato di poter continuare a vivere senza di lui, sapeva che all’inizio sarebbe stato difficile, ma pensava che fosse solo questione di tempo e, prima o poi, si sarebbe abituata alla sua assenza.
Per settimane aveva ripensato al loro addio e a ciò che lo avesse indotto, avvelenando il proprio cuore con il disprezzo per il pensiero di ciò che le avesse fatto quella sera in cui tutto era cambiato, ma averlo rivisto dopo tutti quei giorni di assenza l’aveva destabilizzata.
Fino a quel momento, aveva creduto che avrebbe potuto farcela anche da sola, ma adesso non ne era più tanto sicura.
Andrè era la sua ombra da che ne avesse memoria, come aveva potuto pensare di cancellarlo dalla sua vita tanto repentinamente?
Calde lacrime scesero a rigarle il volto senza che Oscar se ne accorgesse, mentre i pensieri che albergavano il suo cuore e la sua mente presero voce rompendo il rigido silenzio che era calato in quella stanza.
“Andrè, ti prego, perdonami se puoi”
   
 
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