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Autore: Juliet8198    17/02/2021    1 recensioni
Choson, 1503
La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedeva confidenza. Eppure, per qualche motivo, quando Namjoon si presentò al suo cospetto con quella schiava dalle sembianze tanto inusuali, decise di andare contro i suoi stessi principi.
Il mondo di Diana era cambiato nel giro di istanti. Dall'essere così vicina a scoprire quel meraviglioso impero di cui suo padre le aveva tanto parlato, al ritrovarsi sola e in catene, venduta ad un padrone dall'attitudine fredda e scontrosa. Solo il suo intelletto e la sua conoscenza avrebbero potuto aiutarla nell'impervia strada verso la libertà, costellata di ostacoli, complotti e pericolosi intrecci politici.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I suoi piedi la tradirono non appena fece il suo ingresso nella cucina. Inciampò leggermente, dovendo così fermare la sua corsa per riprendere l'equilibrio. Nel momento in cui il principe aveva emesso quelle parole, si era lanciata all'interno dell'abitazione iniziando a pensare freneticamente. 

 

Voleva scoprire la verità. Per quale motivo, non lo sapeva neppure lei. 

 

Ma non poteva fallire. 

 

Si pose velocemente davanti alle giare contenenti le foglie di tè e rimase per qualche istante a contemplarle. Infine, emise un lungo sospiro. Contrariamente alla dispensa del signore che l'aveva venduta, questa non era fornita di una grande varietà di miscele. Invece, i suoi occhi incontrarono gli unici due tipi pietosamente vicini al fondo dei contenitori: un tè verde e un tè nero. 

 

Diana non aveva mai visto il principe bere nessuno dei due, ma sapeva che prediligeva i sapori amari, più forti sul palato. Il tè nero sarebbe stata la scelta ideale. Mancava solo qualcosa che gli desse il tocco finale. 

 

Cercando nella credenza a cassetti l'elemento da aggiungere all'infuso per Jungkook, ricordava di aver visto dei fiori di gelsomino essiccati. Aprì il piccolo scomparto e avvicinò i petali al naso, ispirando a fondo il forte aroma. 

 

Era una scelta azzardata. 

 

Ma, in fondo, quale miscela sarebbe stata migliore di foglie nere e petali bianchi per un figlio della luna?

 

 La sua mano rimase sospesa sulla teiera per qualche istante, prima di lasciare cadere l'ingrediente. 

 

Quando fece il suo ingresso nella stanza, trovò il suo proprietario esattamente dove si aspettava che fosse, seduto a gambe incrociate davanti al basso tavolino su cui usava scrivere. Silenziosamente, fece il suo ingresso e appoggiò il vassoio che portava fra le mani davanti al capo abbassato dell'uomo. 

 

Lui non disse una parola. 

 

Con una lentezza mortale, afferrò il manico di bambù della teiera e versò il liquido dal ricco colore terroso nella tazza circolare. Dopo averla afferrata, ingoiò il contenuto in un solo sorso e appoggiò pesantemente la ceramica sul tavolino. 

 

Nuovamente, non disse una parola. 

 

Sollevò gli occhi scuri, perturbati, nebulosi e la fissò. Tirò le labbra in una smorfia, di compiacimento o di disappunto Diana non ebbe modo di capirlo. La cicatrice sbiadita che gli tagliava l'occhio destro si raggrinzì a seguito del movimento e la ragazza non poté fare a meno di rimanere a contemplarla per qualche istante. 

 

Infine, il signore distolse lo sguardo. 

 

-Avevo sedici anni quando successe. 

 

 

 

Il palazzo reale era un letamaio grondante di mosche. Fastidiose, rumorose mosche che ronzavano attorno alle carcasse per potersi nutrire. 

 

Yoongi si era ormai abituato alla loro presenza, ma non riusciva ancora ad annientare il moto di fastidio che ogni giorno, ogni singolo istante lo dominava. 

 

Sentiva i loro avidi occhi ovunque. Udiva le loro disgustose voci parlottare e sussurrare costantemente. 

 

-Il bastardo. 

 

-Ecco il bastardo. 

 

-Non è neppure figlio del re. 

 

-Per quale motivo si trova ancora a corte?

 

-La povera regina... 

 

-Era così giovane... 

 

-... una donna così bella...

 

Perché era colpa sua. La sua nascita era colpa sua. La morte di sua madre era colpa sua. L'inadeguatezza del suo sangue era colpa sua. 

 

Ogni giorno camminava per i lunghi corridoi del palazzo e incontrava ministri, servitori, concubine. Tutti sapevano. Nessuno aveva il fegato di dirglielo in faccia, ma non appena volgeva l'angolo sentiva i loro fetidi fiati dare aria a quelle latrine che si ritrovavano per bocche. 

 

Tutti lo sapevano in quel lurido castello di sterco.

 

Tranne due persone. 

 

E sarebbe dovuto rimanere così. 

 

-Hyung! 

 

Yoongi non si voltò neppure. Sapeva che un quattordicenne con troppe energie e una mente dal funzionamento misterioso si sarebbe presto attorcigliato al suo fianco come una pianta rampicante. 

 

-Se non ricordo male dovresti essere a lezione in questo momento. Come vanno i tuoi studi nella lingua dell'impero, Taehyung? 

 

Il silenzio al suo fianco gli dipinse un sorrisetto sulle labbra. Quel ragazzino era incorreggibile. 

 

-Non ti preoccupare hyung, recupererò tutto! Volevo solo vederti allenare con la spada. 

 

Il ragazzo sollevò gli occhi al soffitto di travi scure mentre si dirigeva verso il piccolo cortile interno che affiancava le sue stanze private. Teoricamente, nessuno della corte doveva avervi accesso, ma le guardie avevano imparato presto che niente poteva battere l'insistenza di Taehyung. 

 

-Sei tu che dovrai affrontare l'ira di tua madre, non io... 

 

Lo sguardo di un servitore dalla barba appuntita, fermo all'angolo del cortile con la sua spada in mano, lo spinse a sollevare gli angoli della bocca in una smorfia ironica. 

 

-Volevo dire... della nobile principessa Myeongsuk. 

 

Con uno sguardo di sfida, osservò il volto impassibile dell'uomo mentre gli porgeva l'arma. Ovviamente, le orecchie della sua cara zia erano ovunque. 

 

Quando si voltò, il ragazzino era in piedi lungo il bordo del quadrato erboso, con gli occhi attenti e il viso illuminato dal sole. 

 

Non poteva fare a meno di pensarlo ogni volta. Suo cugino non sembrava neppure lontanamente imparentato con quella vipera di donna.

 

Ironicamente, non sembrava lontanamente imparentato neanche con lui. Dai suoi occhi grandi e luminosi, alla sua pelle dai toni ambrati che sua madre disprezzava tanto. Niente suggeriva che nelle loro vene scorresse lo stesso sangue.

 

"Buffo" pensò amaramente. 

 

Yoongi estrasse la lama dal fodero, apprezzando il sibilo acuto con cui gli diede il buongiorno. Si prese qualche istante per abituarsi al peso ormai famigliare dell'arma nella sua stretta, fino a che non sentì che essa era diventata un prolungamento della sua stessa mano. 

 

E sferrò il primo fendente. 

 

Le sue doti di combattimento non erano eccezionali, ne era consapevole. Ma non aveva bisogno che lo fossero. Gli era stato insegnato a brandire la spada più per scena che per reale necessità. Rinchiuso in quelle mura, non avrebbe mai avuto un reale bisogno di sapere come combattere.

 

O, almeno, così credeva. 

 

Quando il cuoio dell'impugnatura si fu completamente scaldato sotto i suoi polpastrelli e la sua fronte iniziò a imperlarsi di sudore, si fermò e si allontanò dal fantoccio di paglia davanti a lui. 

 

-Hyung! Ora posso provare? Ti prego! 

 

Taehyung scalpitava come un puledro in mezzo ad una prateria e il suo corpo ondeggiava talmente tanto da far svolazzare a destra e a sinistra i suoi lunghi capelli scuri. 

 

Yoongi emise un sospiro. 

 

-Va be...- 

 

Non fece in tempo a terminare la frase che suo cugino era già al suo fianco. Scuotendo il capo, il principe porse la lama al ragazzino, trattenendosi dal commentare il modo in cui il suo braccio cedette non appena ebbe impugnato l'arma. Invece, si pose dietro di lui e gli afferrò la mano, spostandola vicino all'elsa bronzea. Con il piede gli fece segno di allargare le gambe e gli disse di abbassare il bacino, in modo da bilanciare tutto il suo corpo. 

 

Mise la sua pallida mano su quella dorata di Taehyung e gli sospinse il braccio lentamente, facendogli compiere un movimento dal basso verso l'alto. 

 

-Ora prova tu. 

 

Si allontanò di qualche passo e fissò il ragazzino dallo sguardo eccitato e il corpo vibrante di energia. 

 

Fece altri due passi indietro. 

 

La prudenza non era mai troppa. 

 

Taehyung caricò il braccio tremante e sollevò l'arma davanti a sé, fermandosi in una posa che doveva avere visto durante qualche esibizione della danza della spada. 

 

Yoongi si mise una mano davanti alla bocca, ridacchiando sommessamente fra sé. 

 

-Mio signore. 

 

Un nuovo servitore si trovava dietro di lui con il busto piegato in avanti in un inchino. 

 

-Sì? 

 

-Sua maestà richiede la vostra presenza. 

 

Yoongi sollevò gli occhi al cielo. 

 

-Tae, la lezione è finita. 

 

La faccia del ragazzino si sciolse verso il basso in una smorfia delusa mentre con voce lamentosa lo implorava di concedergli ancora un po' di tempo. Yoongi però prese velocemente la lama dalle sue mani e la ripose nel fodero legato alla sua vita. 

 

-Il re- furono le uniche parole che aggiunse. 

 

Suo cugino tacque all'istante. Abbassò il capo e annuì mestamente, dirigendosi verso le porte blu come la notte intarsiate d'oro. 

 

Infine, Yoongi si voltò verso il servitore. 

 

-Possiamo andare. 

 

 

 

 

Con sua sorpresa, non fu condotto negli appartamenti privati di suo fratello. Solitamente, l'uomo lo chiamava nelle sue stanze per offrirgli di condividere una delle numerose donne che si era fatto recapitare o per chiedergli di suonare per lui. 

 

E seppur si rifiutasse ogni volta di accettare la prima opzione, molto spesso il re faceva chiudere a chiave la stanza, costringendolo ad assistere ai suoi intercorsi. 

 

-Voglio renderti un uomo, Yoongi. 

 

-Sei il mio prezioso fratellino. 

 

-Non mi rimane nessuno a parte te. 

 

Yonsan era sempre stato morbosamente attaccato a lui. Perché non sapeva. Solo per questo motivo se lo teneva stretto più che poteva, nella sua cieca convinzione che Yoongi fosse l'unica persona di cui si poteva fidare. 

 

Ogni tanto, però, poteva vedere il lampo di dubbio che gli balenava negli occhi. La paura viscerale che ogni sovrano, prima o poi, sperimenta. Si chiedeva se avrebbe mai preso il suo posto. Se lo avrebbe fatto cadere dal trono. 

 

Lo vedeva, talvolta, nel suo sguardo. 

 

Il servitore, però, lo condusse verso il cortile principale del palazzo e il giovane principe trasse un sospiro di sollievo. Non avrebbe dovuto assistere ancora una volta alla dimostrazione delle perversioni di suo fratello. 

 

Una volta giunto sulla lunga balconata che dava sul quadrato inondato dal sole, notò con sorpresa che era gremito di ministri di ogni rango. I loro colorati vestiti creavano un mare disomogeneo di rosso, blu e verde che lo disturbava misteriosamente. 

 

Era diverso tempo che non venivano riuniti così tanti ufficiali a palazzo. Forse il re si era finalmente deciso a fare il cerimoniale per la venuta della pioggia che gli era stato richiesto da ormai troppo tempo. Il popolo stava iniziando a diventare irrequieto a causa del lungo periodo di secca, tanto che anche coloro che avevano sempre passivamente accettato i capricci del sovrano stavano iniziando a manifestare il loro disappunto. 

 

Era noto che l'assenza di pioggia era il risultato di una mancanza nel re. E Yonsangun aveva fin troppe mancanze che potevano giustificare l'ira degli dei. 

 

-Sei giunto, fratellino? Perdonami per aver interrotto il tuo allenamento, desideravo condividere con te lo spettacolo di oggi. 

 

Spettacolo? 

 

Yoongi deglutì nervosamente. Qualcosa non andava. 

 

C'erano troppe persone. Alcuni ministri erano pure affiancati dai loro figli, a volte addirittura dalle loro mogli. Ognuno di quegli uomini teneva la testa bassa e stringeva la mano dei propri famigliari sudando copiosamente. 

 

Curiosamente, erano tutti sarim. 

 

Poi, il principe notò un altro elemento che lo mise fortemente a disagio. Le guardie del palazzo, insieme a quelle cittadine, erano disposte in due file ordinate sul fondo del cortile, talmente impassibili da potersi confondere con le colonne rosse che si susseguivano ordinatamente per tutto il perimetro e che sorreggevano il tetto scuro di forma spiovente del grande ingresso. 

 

Qualcosa decisamente non andava. 

 

-Siete pronto, sire? 

 

Ed ecco l'ultimo elemento. Im Sahong. 

 

-Saluti a vostra altezza reale, principe Yoongi.

 

Il giovane fu costretto a trattenere la smorfia di disgusto pronta a spuntargli sulle labbra. Im Sahong doveva essere stato, in una reincarnazione precedente, il mostruoso connubio fra una serpe venerea e un rospo. Non aveva mai conosciuto essere più viscido, più schifosamente falso ed opportunista di lui. 

 

Anche in quel momento, piegato in un inchino talmente profondo da nascondergli completamente il volto, trasmetteva quell'aria di superiorità che lo accompagnava costantemente. 

 

Yonsan era seduto sul trono. Ma quell'uomo era il vero re. 

 

-Nobile fratello, come mai sono state radunate così tante persone?

 

Ignorando l'omino ancora piegato nella sua direzione, si forzò ad usare il linguaggio più rispettoso che conosceva. Lo odiava. Odiava fingere sottomissione verso una persona che non la meritava. 

 

Aveva assistito a troppe dimostrazioni della follia di suo fratello per poterlo ancora guardare con un minimo di rispetto. Aveva visto troppo... sin dall'età di undici anni. 

 

Ma aveva anche imparato ad essere cauto quando la situazione lo richiedeva. 

 

-Lo scoprirai in un attimo- replicò il sovrano, rivolgendogli un sorriso tanto compiaciuto quanto pericolosamente sinistro. 

 

-Oggi risolveremo ogni problema di questo palazzo. 

 

Yoongi aggrottò le sopracciglia, riportando la sua attenzione alla folla radunata sotto di sé. 

 

Il re, allora, segnalò con la mano inanellata d'oro di iniziare. Im Sahong fece un tronfio passo avanti e con terribile lentezza aprì il rotolo che teneva fra le mani. 

 

-Per editto reale, tutti i funzionari sarim qui presenti sono riconosciuti colpevoli di tradimento contro il re per averne incoraggiato la deposizione e per aver congiurato contro il nostro onorevole defunto sovrano, sua maestà il re Seongjong. Per questo sono condannati all'esecuzione propria e di tutti i componenti delle loro case.

 

Yonsan sollevò l'angolo della bocca in un ghigno soddisfatto e socchiuse appena le labbra. 

 

-Uccideteli tutti.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Ebbene, allacciate le cinture perché sarà un angolo lungo. Molto lungo. Ci sono tante cosa da spiegare riguardo ai riferimenti storici in questo capitolo (e preparatevi perché il prossimo sarà un po’ gore... ok, un po’ tanto gore). 

 

Quando Yoongi parla dei colori dei ministri è perché in base al “livello” del ministro potevano vestirsi con quei tre colori. Non sto qui a spingervi tutte le classi e i livelli perché è una gran confusione e sinceramente ci ho capito poco anche io. Basta sapere che quelli di grado più alto indossavano il rosso, quelli di grado medio indossavano il blu e tutti quelli sotto indossavano il verde. 

 

Poi, la principessa Myeongsuk. È esistita veramente, non so se abbia avuto figli ma l’ho resa la madre di Tae per motivi di trama. Così come in questa storia, era la sorella del re precedente, quindi diciamo che aveva una certa autorità. 

 

Spesso troverete in riferimento al re attuale, il fratello di Yoongi, sia il nome Yonsan che Yonsangun. Questo perché chi diventava re assumeva un nuovo nome da sovrano. Yonsan era il nome da principe. Per quanto riguarda la sua figura, sono rimasta abbastanza fedele al personaggio originale. Era davvero un pazzo con manie di persecuzione e che amava “indulgere nei piaceri della carne”... diciamo così. L’unica cosa che non è verosimile alla realtà è il fatto che adorasse il fratello minore. La verità è che molto probabilmente ha tentato di ucciderlo perché aveva paura di essere detronizzato (e faceva bene). 

 

È vero che, in periodi di siccità o di infertilità del terreno, si addossava la colpa al re. Si credeva che ogni peccato del re risultasse in una punizione degli dei su tutto il popolo, perciò il re doveva fare un rituale buddhista per chiedere pietà presso gli dei (ma ciò voleva dire anche ammettere di aver commesso qualcosa di sbagliato). 

 

Dunque, i sarim. È un argomento un po’ complicato perciò diciamo che vi darò giusto un’infarinatura e spiegherò i dettagli più importanti nella storia. I sarim erano ministri di orientamento confuciano, per questo erano abbastanza bacchettoni e facevano rispettare le regole in maniera piuttosto rigida. In generale, molti di questi ministri avevano raggiunto la loro posizione per meritocrazia grazie a quell’esame di stato di cui vi avevo parlato un po’ di tempo fa. Praticamente tramite questo esame chiunque poteva accedere a delle cariche politiche, anche la gente del popolo. Vi lascio immaginare come la presero le vecchie famiglie nobiliari che: primo, preferivano il buddhismo (fondamentalmente perché aveva una filosofia molto più permissiva e indulgente); secondo, tramandavano le cariche politiche di generazione in generazione, in modo da conservare il potere all’interno della propria famiglia; terzo, qualora amministrassero una regione, potevano fare i comodi loro e aumentare le tasse a proprio piacimento per tenersi una buona percentuale. 

 

Bene, vi ho rimpinzati per bene di informazioni XD. Lo so, lo so. Ma come avete già visto in questo capitolo, succederanno cose, perciò ho pensato che fosse utile che capisce un minimo il motivo dietro le dinamiche di questa tragedia che, lo sottolineo, è avvenuta per davvero.

   
 
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