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Autore: RedSonja    20/02/2021    1 recensioni
Quante riflessioni sono racchiuse in una tazza di caffè? Più di quante ci si aspetti
Una storiella quasi-autobiografica senza tante pretese, enjoy
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Neve e caffè


Quando aveva deciso di trasferirsi in un paese di montagna lo aveva fatto a cuor leggero, pensando alla neve come ad un manto candido, una carezza gentile che annunciava il passaggio dell'inverno e imbiancava i tetti e gli alberi; un'idea un po' infantile, di cui erano stati complici certamente tutti quei film natalizi che aveva visto da bambina, quelli in cui c'è sempre il miracolo di Natale, le famiglie si riappacificano, i vecchi amori rinascono come nuovi e tutte le disgrazie del mondo sembrano un po' più lontane con l'avvicinarsi del nuovo anno.


Crescendo, aveva smesso di credere nei miracoli, come i bambini fanno con Babbo Natale, ma la neve continuava ad immaginarla così, un'amica composta e timida che si presentava puntuale per le feste, giusto il tempo di bere insieme una tazza di caffè o di cioccolata calda e poi via, lasciava il posto ai fiori e al tepore della primavera.


Peccato che le era bastata una settimana nella sua nuova realtà per rendersi conto che, se proprio era necessario un paragone, la neve poteva essere al massimo la matrigna di Biancaneve.

L'immagine graziosa di un paese addormentato sotto una coperta di fiocchi di ghiaccio non aveva retto lo scontro con la realtà: fare i conti con tutti quei piccoli ritardi quotidiani, quelle seccature di più o meno conto che si accumulavano mentre la vita deve andare avanti, non era come se l'era aspettato.


Qualcuno avrebbe detto che era una romantica, sua madre sicuramente le avrebbe rinfacciato il suo voler vivere a tutti i costi in una favola, "Dovrai pur crescere prima o poi" amava ripeterle; lei preferiva pensare che la realtà toglie la magia ad ogni cosa.


Da adulti, la vita diventa un'eterna rincorsa di un tempo che fugge e sembra non bastare mai; si vive su un treno sempre in corsa, mentre paesaggi tutti uguali scorrono come macchie sfocate lungo i finestrini, finchè non ci si stanca di guardarne i contorni confusi e si dà un'occhiata al resto dello scompartimento: affollato di persone vestite tutte uguali, tutte rispettabili nei loro cappotti e sotto i cappelli, le borse delle signore poggiate sulle gambe o sui sedili, abbandonate, mentre le loro proprietarie emettono un tubare senza sosta che sa di caffè amaro e vecchi rancori.


La verità è che lei non vuole diventare una di quelle vecchie signore, non vuole sedere in un vagone strapieno a fissare i contorni di paesaggi grigi e tristi; vuole viaggiare su una locomotiva a vapore, magari, perchè no?, l'Oriental express, e sedere in un vagone vuoto a fissare fuori da un finestrino semiaperto le campagne e le valli fiorite, sentirsi la protagonista di un romanzo d'altritempi che sa che ad aspettarla in stazione troverà la sua avventura.


Strofinandosi le mani, ghiacciate nonostante i guanti che le aveva regalato sua sorella il giorno del trasloco, entra in uno di quei cafè che sembrano fuori dal tempo, con i tavoli consumati dalle troppe passate di straccio e i soliti quattro avventori affezionati, con l'aria da sessantottini che non vogliono ammettere a se stessi di essersi arresi allo scorrere degli anni.


Si siede al tavolino più lontano possibile dalla porta, ma la stufetta accesa in fondo alla stanza non è comunque sufficiente a riscaldarla, perlomeno non quando gli spifferi gelidi entrano da sotto lo stipite della finestra a cui è appoggiata, gli occhi un po' sognanti mentre guarda la neve che ha ripreso a scendere lenta, pigra, come si addice ad un immobile martedì di dicembre.


Prende tre bustine e lascia che lo zucchero scivoli come una cascata di diamanti minuscoli nel caffè.


Forse non è la realtà a togliere la magia al mondo, si dice mentre il dolce amaro del caffè le scalda la gola, forse siamo noi a dimenticare che esiste.








  
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