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Autore: Flami151    21/02/2021    4 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO VII

19 Ottobre 1996:
 
Oggi è il giorno della gita ad Hogsmeade. Finalmente il primo weekend interessante dopo una lunga serie di settimane deprimenti. Insieme agli altri Serpeverde, aspetto la materializzazione della colazione in Sala Comune. Oggi anche Tiger e Goyle mi sembrano meno irritanti del solito.
 
Come ogni mattina, i gufi fanno irruzione nella sala per consegnare la posta. Un barbagianni fa capolino proprio sopra di noi, lasciando cadere un pacco nelle mani di Pansy. Sappiamo tutti di che si tratta: il mescitore che avevo contattato il mese scorso è stato ben felice di spedirmi una cassa di Ogden Stravecchio, sotto lauto compenso. Per non attirare l’attenzione di Gazza, gli ho chiesto imbottigliarlo in fiasche di Burrobirra e di mandarcene una per volta, ognuna ad un diverso destinatario.
 
«Finalmente è arrivata anche l’ultima!» Tiger è estasiato. «Adesso ne abbiamo abbastanza per una festa in dormitorio».
 
Vorrei dirgli che, personalmente, non ho proprio nulla da festeggiare. Ma la colazione si è appena materializzata e io mi tappo la bocca con un’abbondante sorsata di Succo di Zucca. Poi mi stropiccio gli occhi, non ho dormito bene stanotte, come sempre.
 
«Draco stai bene?» Mi chiede Pansy guardandomi preoccupata.
 
«Si perché?» Rispondo passandomi di nuovo la mano sul viso.
 
«I tuoi occhi…» Mi dice lei porgendomi uno specchietto.
 
Osservo il mio riflesso: sto lacrimando. In effetti, inizio a sentire un leggero prurito. Anzi direi più un fastidio. Anzi no, ho gli occhi che bruciano più delle fiamme dell’inferno.
 
«Cazzo!» Urlo alzandomi di scatto. «Cazzo, cazzo, cazzo!» Ho la vista completamente annebbiata e sento gli occhi pulsare come se stessero per spingersi fuori dalle orbite. Questo è senza dubbio l’effetto di una Pozione Strabuzzaocchi.
Devo fare subito qualcosa, altrimenti Madama Chips dovrà recuperare i miei bulbi oculari dal sudicio pavimento della Sala Grande e rimpiantarmeli. No, non ci tengo proprio.
 
 
Corro a per di fiato verso l’uscita. Conosco un passaggio segreto che mi porterà dritto alla Sala Comune dei Serpeverde: nel baule ho un unguento che fa al caso mio e mi ci vorrà meno che raggiungere l’infermeria.
Mentre corro penso che, se mio padre fosse ancora in libertà, nessuno si permetterebbe di farmi scherzi del genere.

 
 
«Avete visto che scatto che ha fatto? Non l’ho mai visto andare così veloce neanche a cavallo di una scopa! Dicono che gli hanno avvelenato il Succo di Zucca». Mentre ci incamminiamo verso Hogsmade, Ron non riesce a smettere di ridere.
 
«Non è divertente. Somministrare pozioni senza consenso è un reato, Ronald. Chiunque sia stato…»
 
«Chiunque sia stato ha tutta la mia stima! Dico bene Harry?».
 
Ma Harry non ci sta ascoltando, è troppo preso a guardarsi intorno. Solo quando arriviamo ad Hogsmade e Ron si ferma ad ammirare le vetrine di Mielandia, il Prescelto si avvicina a parlarmi. «Hermione, per caso sai perché Ginny non è scesa con noi?»
 
È per questo che Harry era così distratto? Stava cercando Ginny? Non è che per caso… «Era insieme a Dean, ieri sera hanno litigato e dovevano chiarire. Harry scusa ma a te…»
 
«Sbaglio o litigano spesso? Cos’è successo stavolta?» Ma perché oggi nessuno mi lascia finire di parlare?
 
«Non saprei, tra loro ogni scusa è buona per discutere. Questa volta credo che Ginny abbia parlato di un diverbio sui manici di scopa. Dean ha detto che la Comet290 non ha rivali tra le scope commerciali, ma Ginny preferiva…»
 
«…la Cleansweep Eleven, come darle torto». Eh sì, Harry è proprio cotto, ma è chiaro che non ha voglia di affrontare l’argomento, quindi propongo di andare a berci una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa.
 
«Buona idea! Poi però Ron ed io vogliamo provare qualche incantesimo del Principe!»
 
Sospiro esasperata. «Ancora? Non ti è bastato appendere Ron a testa in giù per la caviglia con quel Levicoso? Chi spreca tempo ed energie a inventare incantesimi del genere?»
 
«È Levicorpus». Si intromette nuovamente Ron. «Ed è stato molto divertente. A te non piace il Principe perché è più bravo di te in Pozioni».
 
«Non c’entra niente!» Esclamo io entrando nella locanda. Ma ormai Ron non mi sta più ascoltando: è troppo preso a puntare gli occhi addosso alla sinuosa Madama Rosmerta. «Potresti almeno fingere di darmi retta». Commento stizzita.
 
Ci sediamo ad un tavolo con gli sgabelli alti, non troppo distanti da una coppia di ragazze di Hogwarts, Katie e Leanne.
Questo è il bello e il brutto dei Tre Manici di Scopa: incontri sempre qualche faccia conosciuta, ma stai pur certo che non avrai mai un po’ di privacy. Peccato, Harry avrebbe dovuto raccontarci del secondo incontro con Silente alla scoperta dei ricordi di Tom Riddle.
 
Nella locanda c’è anche il buon Lumacorno: sta seduto al bancone, visibilmente alticcio, ad intrattenere una conversazione con una strega dall’aria imbarazzata.
 
«Menomale che sono riuscito a evitare anche la sua ultima cena, gli ho detto che avevo degli allenamenti straordinari di Quidditch. Non so davvero come tu riesca a sopportarle Hermione». Mormora Harry guardando in direzione del professore di Pozioni.
 
Improvvisamente, sento crescermi dentro un implacabile senso di frustrazione. Non solo perché Ron non toglie più gli occhi di dosso alla locandiera, ma perché mi rendo conto che, in un tavolo composto da tre valorosi Grifondoro, l’unica integerrima sono io: Harry inventa scuse di continuo per evitare anche la più piccola seccatura mentre Ron non fa altro che pensare allo sport, alle ragazze e a quel maledettissimo Principe Mezzosangue. Mi chiedo allora perché io mi ostini a preoccuparmi sempre di fare la cosa giusta.
 
«Comunque, Lumacorno darà una festa di Natale, Harry, e non potrai evitarla stavolta, perché mi ha chiesto di controllare le tue serate libere in modo da organizzarla quando potrai esserci anche tu». Sto mentendo, ma non mi importa, se io sono costretta a sorbirmi tutte queste rogne allora dovrà farlo anche lui.
 
«Lumaclub». Bofonchia Ron con disprezzo. «È davvero penoso. Per fortuna che non sono stato invitato».
 
«In realtà Ronald possiamo portare degli ospiti. Stavo per chiederti di venire, ma se la pensi così allora lascio perdere».
 
«Stavi per invitare me?» Mi chiede con tutt’altro tono. «Beh allora…»
 
Non fa in tempo a terminare la frase che perdo di nuovo la sua attenzione, che rivolge invece a qualche tavolo più in là, dove Ginny e Dean si stanno romanticamente (o forse dovrei dire voracemente) baciando.
 
«Sembra che abbiano fatto pace!» Dico a Ron, che però non mi ascolta più. Inizio a chiedermi se per caso non sono finita accidentalmente sotto il Mantello dell’Invisibilità.
 
Ogni mio sforzo per impedire a Ron e ad Harry di andare a collaudare quei maledetti incantesimi è vano. Non appena usciamo dai Tre Manici di Scopa i due si scapicollano verso la Stamberga Strillante. Io li seguo svogliatamente a qualche metro di distanza.
 
Camminando guardo distrattamente le vetrine di Hogsmade. Passo di fronte al Negozio di Scherzi di Zonko, alla boutique Stratchy & Sons e al Negozio di piume di Scrivenshaft. Sorrido osservando le pergamene ingiallite esposte dal mio più fidato rivenditore di materiale scolastico e immaginando l’odore della carta appena acquistata.
 
Poi un’esplosione mi scaglia al suolo.

 
 
Apro gli occhi. Credo di aver perso i sensi per qualche istante. Intorno a me non riesco a sentire alcun rumore, anzi, qualcosa sento, ma ovattato e distante. Mi porto la mano all’orecchio e ho la sensazione di toccare una sostanza calda e viscosa. Provo ad alzarmi, ma un capogiro mi costringe ad accasciarmi nuovamente a terra. Mi guardo la mano, è sporca di sangue.
 
Il panico mi assale. Non so cosa sia successo, non posso sentire, non posso muovermi e ho la vista annebbiata. Tutto ciò che riesco a vedere qui da terra è una folla di maghi e streghe in fuga che corre verso di me. Verso di me?
Devo fare assolutamente qualcosa, devo proteggermi. Dov’è la mia bacchetta? Dov’è maledizione!
 
La folla si fa sempre più vicina mentre io muovo freneticamente il braccio alla ricerca della bacchetta. Finché non la vedo: è a pochi passi da me, ma troppo lontana per essere raggiunta dalla mia mano.
Capisco che devo raccogliere tutte le mie forze per slanciarmi in avanti e afferrarla prima che sia troppo tardi.
 
Ma è già troppo tardi. Il primo mago correndo inciampa sulla mia gamba, facendomi ruotare a pancia in su. Il secondo mi calpesta lo stomaco. Il terzo il viso.
Il dolore è lancinante mentre la folla di maghi e streghe corre sopra di me, calpestando ogni centimetro del mio corpo. Tutto ciò che riesco a pensare è morirò. Morirò qui e non so nemmeno il perché.
 
Rivolgo un ultimo sguardo alla mia bacchetta e tento un ultimo, disperato tentativo.
Accio, penso, tentando di canalizzare tutta la mia energia magica nel braccio, proteso verso la bacchetta. Questa schizza verso di me, giusto un attimo prima che una seconda orda di persone mi passasse sopra.
 
Protego.
 
Uno scudo mi copre completamente, proteggendomi dal passaggio della folla. Provo a riprendere fiato ma non ci riesco, mi manca il respiro. Un colpo di tosse mi libera le vie aeree, costringendomi però a ruotare su un fianco per sputare sangue. Un sapore metallico mi riempie la bocca mentre lotto con tutte le mie forze per trattenere un conato di vomito.
 
«Hermione!» È la voce di Ron. Mi ha raggiunta e adesso mi tira su da terra. Inizia a correre a per di fiato. Non so in che direzione, riesco a vedere solo il cielo sopra di me, sporcato da una nube di fumo nero e fitto.
 
«Ron, che è successo? Dov’è Harry?» La gola mi brucia e la mia domanda si spegne in un rantolo.
 
«I Mangiamorte hanno appiccato il fuoco al negozio di Scrivenshaft. C’è stata un’esplosione. Harry sta aiutando gli Auror ad evacuare la città». Sono confusa e non sono certa di aver capito bene, provo a fargli un’altra domanda ma lui me lo impedisce. «Non preoccuparti Hermione, ti proteggo io. Ti prego, perdonami, non sono riuscito a raggiungerti in tempo».
 
«Ron! Come stai? Hermione sta bene?» È la voce di Molly, allora anche l’Ordine è qui.
 
«Non lo so, devo portarla subito ad Hogwarts. Dove sono quei maledetti figli di puttana?»
 
«Si sono smaterializzati subito dopo l’attacco. Portavano la maschera e non siamo riusciti ad identificarli».
 
Ron riprende la sua marcia verso la scuola. Mi sta dicendo qualcosa, ma io non lo sto ascoltando. Ho sporto la testa oltre la sua spalla e sto osservando Hogsmade allontanarsi passo dopo passo. Quello che fino a pochi istanti fa era un Negozio di Piume, adesso è un tizzone ardente impossibile da spegnere.
 
L’ultima cosa che riesco a distinguere prima di perdere i sensi è la sagoma di due uomini corpulenti: stanno uscendo dall’edificio in fiamme e sulle loro spalle portano i corpi di Mr. Scrivenshaft e di suo figlio, carbonizzati.

 
 
La notizia dell’attentato ad Hogsmade si è diffusa nel giro di un’ora per tutta la scuola. Per l’occasione, i Serpeverde del sesto anno si sono radunati nel dormitorio maschile a festeggiare. Hanno stappato le bottiglie di Ogden Stravecchio arrivate nelle ultime settimane e i presenti hanno iniziato a raccontare l’accaduto nei minimi dettagli.
 
Sembra che l’attacco fosse in programma da giorni. Tiger e Nott ne erano a conoscenza già da parecchio tempo: a quanto pare gli era stato detto di non farne mai parola e loro hanno dato per scontato che ne fossi a conoscenza anche io, ma così non era. Ovviamente questo a loro non l’ho detto e ho finto di averlo saputo molto tempo fa.
 
So che non dovrei, ma mi sento turbato.
 
La verità è che non avevo idea che il Signor Scrivenshaft, l’uomo dal quale ho fatto rifornimento di penne e calamai negli ultimi anni, fosse un Nato Babbano.
Non l’ho mai detto a nessuno, ma tra le mie piume ne ho una che conservo solo per gli esami, diciamo che è la mia penna fortunata. L’ho avuta al mio terzo anno, in occasione della prima gita ad Hogsmade.
Quel giorno Pansy ed io siamo andati da Mielandia a fare scorta di dolci, ne abbiamo presi talmente tanti da aver finito tutti i galeoni che ci eravamo portati dietro. Non me ne ero accorto e, quando da Scrivenshaft ero in cassa per pagare la mia piuma, mi sono ritrovato col portafoglio vuoto. Volevo sotterrarmi per la vergogna: non potevo immaginare onta peggiore del dover chiedere a qualcuno dei miei compagni di prestarmi dei soldi.
Ma il Signor Scrivenshaft aveva capito tutto e mi ha lasciato andar via senza pagare con una strizzata d’occhio. Non ha voluto i soldi indietro nemmeno quando glieli ho riportati la volta successiva.
 
Due anni dopo conobbi suo figlio Bertrand. Aveva dato inizio ad una piccola rissa ai Tre Manici di Scopa, credo rovesciando dell’Acqua Allegra addosso ad un altro mago. Questo non l’aveva presa affatto bene e aveva tirato fuori la bacchetta e Bertrand, di tutta risposta, lo ha colpito in piena faccia: è riuscito a farlo fuggire dal locale senza nemmeno scomodare la magia. Se avesse frequentato Hogwarts, quel ragazzo sarebbe stato un Serpeverde perfetto.
Mi sono congratulato con lui per l’arroganza sfacciata e gli ho offerto un altro giro. Mi sembrava un modo come un altro per ripagare la sua famiglia della penna fortunata. Lui mi ha ringraziato con una stretta di mano.
 
Da quel giorno, ogni volta che scendevo ad Hogsmeade passavo a salutarlo e lui ne sembrava felice. Ma non come sono felici di vedermi Tiger e Goyle, intendo sinceramente felice. Mi piaceva il ragazzo. E adesso è morto.
 
Mi scuoto. Questi pensieri non si addicono al degno figlio di un Mangiamorte: aveva il sangue sporco, andava eliminato, punto.
Ma pensare ai Mangiamorte mi porta a sollevare diverse domande: perché mi hanno tenuto nascosto l’attentato? Perché parlarne a Tiger e a Nott e non a me? Mamma ne sa qualcosa? Stamattina mi hanno avvelenato il Succo di Zucca per tenermi alla larga da Hogsmeade? E chi è stato?
 
Prendo un forte respiro e provo a razionalizzare. Probabilmente i Mangiamorte non mi hanno voluto nei paraggi perché temevano che sarei intervenuto. Probabilmente mamma ha detto loro quanto fossi frustrato per non essere diventato un servo dell’Oscuro e credevano che avrei commesso qualche imprudenza per fargli vedere di che pasta sono fatto.
Ma il solo pensiero di prendere parte all’omicidio di Bertrand e del Signor Scrivenshaft mi fa aggrovigliare lo stomaco. Allora un altro dubbio si insinua nella mia mente: è possibile che temessero che li avrei ostacolati?
 
Devo assolutamente scacciare questi pensieri dalla mia testa. Afferro una delle tante bottiglie di Whiskey Incendiario (il nome è ironicamente adatto al contesto) ed esco dal dormitorio senza farmi notare.

 
 
Non appena rientrati dall’Infermeria, Ron ed io ci sediamo davanti al caldo fuoco della Sala Comune.
Ho dovuto bere innumerevoli pozioni per tutta la durata del pomeriggio ma mi sono ristabilita in un batter d’occhio. Peccato che Madama Chips non abbia potuto fare niente per curare la mia anima.
 
Continuo a fissare le fiamme scoppiettanti del camino, senza dire una parola. Osservo le geometrie create dal fuoco sopra la legna e tutto ciò che vedo è il vecchio negozio di Piume e i corpi decomposti dei suoi proprietari.
Ho saputo che i Mangiamorte avevano reso impraticabile la smaterializzazione all’interno dell’edificio. Immagino con orrore i due maghi vorticare su loro stessi, nel disperato tentativo di salvarsi da quell’inferno. Mi chiedo se si siano abbracciati, se abbiano chiamato aiuto, se abbiano evocato un Patronus. Non lo saprò mai.
 
A quanto mi hanno riferito, il ragazzo aveva pochi anni più di me. Chissà se aveva dei progetti per il futuro: forse aveva una ragazza, dei sogni, dei rimpianti. Dentro di me si fa strada la stessa sensazione spiacevole che ho provato sul treno: ho paura di morire, ho paura di lasciare questa vita prima del tempo, piena di rimpianti e senza sufficienti ricordi felici e spensierati.
 
Guardo Ron. Avevo giurato che avrei smesso con certe follie ma forse, dopo la giornata di oggi, entrambi abbiamo bisogno di essere un po’ folli.
 
«Ron». Lui distoglie lo sguardo dal fuoco. «Mi chiedevo se avessi voglia di fare un giro».
 
«Un giro? Dove?» Mi scruta preoccupato, forse crede che il trauma di oggi mi stia facendo delirare.
 
Io però non mollo. «Non saprei, potremmo prendere la tua scopa! Sarebbe meraviglioso volare di notte». L’idea mi entusiasma ogni secondo di più.
 
«E perché? Non ha alcun senso! Fa un freddo cane e tu hai bisogno di riposto. Fidati, è molto meglio restare qui al caldo».
 
Le sue parole spengono del tutto la mia euforia. Non ha senso? Ma è proprio questo il senso! Possibile che non riesca a capirlo? Mi sento incredibilmente stupida e fuori posto.
 
«Forse hai ragione, è meglio se andiamo a dormire».
 
Lui mi sorride e si alza, dirigendosi verso il dormitorio. Io gli do la buonanotte ma, invece di rientrare a mia volta in camera, esco dalla Sala Comune. Non sarò in grado di volare su una scopa, ma una passeggiata all’aperto non può negarmela nessuno.
 
Appena esco nel Cortile della Torre dell’Orologio il freddo autunnale accende i miei nervi, ma è esattamente ciò di cui ho bisogno per distogliere i miei pensieri dal calore delle fiamme.
Mi basta però fare pochi passi fuori dalla scuola per capire di non essere sola. C’è qualcuno seduto sotto una delle tante arcate del chiostro, e credo di sapere di chi si tratta.
 
Evidentemente, anche lui deve essersi accorto della mia presenza ed essere giunto alle mie stesse conclusioni, perché lo sento dire «Per Merlino! Granger abbi pietà di me e lasciami in pace!»
 
Francamente, Malfoy è l’ultima persona che vorrei vedere in una giornata come questa. Me lo immagino quello schifoso Purosangue gongolare al pensiero dei suoi amici Mangiamorte che trucidano senza pietà due brave persone come gli Scrivenshaft. Me lo immagino ridere guardando la folla di maghi che scappa terrorizzata, calpestandomi come se non esistessi. Me lo immagino guardarmi negli occhi e dirmi “Tu sei la prossima, Mezzosangue”.
 
Ma quando mi avvicino, mi accorgo che l’immagine che si era formata nella mia mente non corrisponde a realtà.
Malfoy non gongola, non sghignazza, non sorride nemmeno. Tiene il corpo abbandonato sulla colonna dell’arcata, il volto è più bianco del solito e gli occhi sono viola e scavati. Le sue braccia sono abbandonate lungo i fianchi e in una mano regge una bottiglia di Burrobirra, che emana però un forte odore di Stravecchio.
 
Vedendolo in quello stato, tutto ciò che mi viene in mente è una domanda.
 
«Posso favorire?»

 
 
 
Nota dell’autore:
 
Ciao a tutti Potterheads!
 
Questa volta il capitolo è molto più carico di eventi rispetto ai precedenti, me ne rendo conto. Spero però che vi sia piaciuto e che sia riuscita a trasmettervi le giuste emozioni. Sappiate che ci tengo davvero molto a questo capitolo, quindi se vorrete lasciarmi una vostra opinione ne sarò molto felice!
Non mi dilungherò oltre, vi auguro una buona settimana e ci vediamo domenica prossima per il seguito (che come al solito non vedo l’ora di farvi leggere)!

Flami151

 
  
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