And the blood will dry, underneath my nails
And the wind will rise up, to fill my sails
See you can doubt, and you can hate
But I know, no matter what it takes
“Gin-san! Gin-san! Stai bene?” gridò Shinpachi davanti alla porta del bagno, bussando energicamente.
Gintoki si era rifugiato lì all’improvviso e si vedeva dalla sua espressione che qualcosa non andava.
“Gin-chan!” gridò anche Kagura, facendo eco all’amico.
Gintoki era incerto se uscire o no, ormai la crisi stava passando ma aveva ancora paura.
Come avrebbero reagito i ragazzi? Come Sakamoto… O come Takasugi? Se l’avessero guardato con quello sguardo pieno di pietà e disgusto, come a dargli del patetico fallito, non avrebbe saputo cosa dirgli né cosa fare. Non era sicuro di voler rischiare, non era pronto a perderli.
“Gin-san! Se non mi rispondi faccio sfondare la porta a Kagura-chan” sbraitò ancora Shinpachi, cercando di nascondere la nota di preoccupazione nella propria voce.
“Stupido di un Gin-chan! Guarda che lo faccio! Ci stiamo preoccupando per te e tu ci ignori” rincarò la dose Kagura, dicendo ad alta voce quello che entrambi pensavano.
Gintoki a quel punto si fece forza e aprì la porta, tanto ormai l’avevano visto. Era ancora seduto a terra e non si era accorto che, nel ripensare al proprio passato, qualche lacrima era scesa a rigargli il viso, lasciandogli gli occhi umidi.
“Gin-san hai pianto?” chiese confuso Shinpachi. Dopotutto dal suo punto di vista non erano trascorsi che pochi minuti.
“Scusate ragazzi, so che è strano ma…” Gintoki abbassò la testa per nascondere lo sguardo ai ragazzi, sfregandosi velocemente gli occhi con la manica del pigiama vergognandosi per le proprie condizioni “…ho avuto paura. All’improvviso. E temevo che voi, se mi aveste visto così…”
Non riuscì a terminare la frase che se li ritrovò entrambi addosso a stringerlo forte, così forte che tutte le sue ferite gli fecero male, ma non se la sentì di allontanarli.
“Sei un cretino, Gin-San” disse Shinpachi.
“Un vero idiota!” confermò Kagura.
“Ci saremmo spaventati se tu NON avessi avuto paura. Abbiamo affrontato un vero mostro”
“Già. E poi solo gli stupidi non hanno mai paura. Cioè tu sei stupido ma non così tanto”
“Esatto, per esempio il raffreddore ti viene no? Agli stupidi non dovrebbe, quindi hai ancora un margine di possibilità”
“Già. Però è anche vero che spendi sempre le nostre paghe al pachinko, forse in effetti sei stupido”
“Anche questo è vero però…”
I ragazzi continuarono a parlare senza lasciarlo andare e Gintoki ascoltò con insolito piacere le loro farneticazioni senza interromperli e, senza rendersene conto, iniziò a sorridere.
Aveva trovato il suo scopo.
Ci erano voluti all’incirca 10 anni, ma l’aveva trovato.
Ed era stato un idiota davvero a pensare che l’avrebbe… Anzi, che li avrebbe persi per così poco.
II'm coming home
I'm coming home
Tell the world I'm coming home
Let the rain wash away all the pain of yesterday
I know my kingdom awaits and they've forgiven my mistakes
I'm coming home, I'm coming home
Tell the world that I'm coming
I'm coming home
Tell the world I'm coming home
Let the rain wash away all the pain of yesterday
I know my kingdom awaits and they've forgiven my mistakes
I'm coming home, I'm coming home
Tell the world that I'm coming
________________________________
Note:
Se avete letto fin qui vi ringrazio, spero che questa fic vi sia piaciuta. Era nata come una OS che però si è evoluta troppo e alla fine è diventata una piccola long *ride*
Ci sarebbe tantissimo ancora da dire sul periodo in cui Gin-san era in guerra e scriverò presto altro, ma questa fic doveva concludersi qui, prima di uscire dall’idea originale che era “come gestirebbe un attacco di panico Gin-san”?
Se però volete leggere qualcosa sugli eventi che accadono subito dopo il momento in cui Gin-san e Sakamoto si sono salutati Bored94, la mia partener in crime, ha scritto “Il peso di una promessa” che parte da poco dopo quel momento, ovvero quando Gin-san si consegna agli Hitotsubashi e prosegue da lì.
Grazie ancora e a presto!