Cap 43 Quello
che
accadde dopo
Nella stanza era
piombato un silenzio quasi surreale
interrotto solo dal rumore del gocciolio della flebo; erano rimasti
solo lei e
Nick ed era giunta l’ora di mettere da parte definitivamente
tutto quello che
era successo tra loro.
“credo
di non avere ancora avuto modo di ringraziarti
per tutto quello che hai fatto”
“rapimento
a parte?” scherzò lui
Ad Elena
scappò una risata spontanea “si, direi
rapimento a parte, hai dimostrato di esserci nel momento del bisogno, e
di
essere abbastanza coraggioso da affrontare la battaglia”
“tu lo
chiami coraggio eh? Io direi che è stata una
bella dose di incoscienza invece” si sporse sulla sedia, le
sue mani corsero
dentro un rigonfiamento nella tasca della giacca di pelle che
indossava.
“prima
che ti portassero in ospedale, sono riuscito a
recuperare questo” le avvicinò un sacchetto nero
di velluto, lei lo aprì rivelando
il suo contenuto, gli anelli di Alimede.
Sgranò
gli occhi rendendosi conto di non avere addosso
i vestiti ma una camicia da ospedale.
“hanno
dovuto letteralmente tagliarti i vestiti di
dosso, ho pensato fosse meglio tenerli al sicuro in attesa di
restituirteli.
Non perderli” le fece l’occhiolino finale.
Onestamente non si sarebbe mai
aspettata che Nick recuperasse gli anelli dal suo jeans né
che li tenesse al
sicuro per poi restituirglieli. Se fosse stato un altro avrebbe potuto
tenerli
per sé, rubarli, nessuno avrebbe più saputo che
fine avessero fatto gli anelli.
Quelle azioni avrebbero portato ovviamente alla fine della tregua fra i
due
popoli e lei ne sarebbe stata la colpevole principale visto che
custodirli era
una sua responsabilità.
Tutto
ciò era stato scongiurato dal ragazzo che con
qualche livido le sedeva di fronte, “perché quella
faccia sorpresa? Non hai
ancora capito che sto dalla parte dei buoni?” le rispose
sentendosi osservato.
“beh,
i tuoi atteggiamenti non sono stati proprio
quelli che si potrebbero definire tali…” strinse
il sacchetto fra le mani,
vicino alla lettera che ancora teneva in grembo. “ma confesso
che ti sto
rivalutando molto” gli sorrise.
“se
dobbiamo essere compagni di viaggio, dobbiamo
fidarci l’uno dell’altro e tenere gli occhi aperti,
non possiamo sapere chi ci
manderà il tuo fidanzato o l’altro membro che
verrà scelto dai cacciatori, emh
guardiani o come si chiamano loro adesso”
La bionda
annuì. “che ne è stato dei cacciatori?
Prima
hai detto che non siete rimasti in molti.”
“già,
quando è stato chiaro che non ci sarebbe più
stata una guerra, la maggior parte ha deciso di lasciare la congrega,
alcuni
hanno manifestato il proprio dissenso, non tutti credono che il popolo
del mare
manterrà le promesse, ma fortunatamente sono una piccola
minoranza. Chi è
rimasto ha deciso di intraprendere una via pacifica,
all’interno dell’ordine si
stanno ancora stabilendo nuove gerarchie e regole, basta con capi
segreti e
riunioni notturne nei boschi.”
“cosa
farà allora questo nuovo gruppo di guardiani?”
chiese incuriosita dallo sviluppo che stava prendendo la storia.
Nick si
stiracchiò pigramente, poi continuò il suo
racconto “onestamente, nessuno di noi sa molto del popolo del
mare, abbiamo
cacciato le sirene per anni, ma a parte sapere che si nutrono di carne
umana,
sappiamo ben poco delle loro tradizioni, della loro cultura, se mai ne
avessero
una; diciamo che tenteremo di studiarli, di capirli e forse
chissà riusciremo
anche a comprenderli.”
“Aris
ha promesso che non ci sarebbero più stati
attacchi e poi hai sentito anche tu Ursula, la liberazione da quegli
anelli ha
portato qualcosa di buono,”
“staremo
a vedere” rispose enigmatico lui guardando
improvvisamente fuori dalla finestra. Poco prima c’era un bel
sole caldo, adesso
nell’arco di pochi minuti tutto si era ingrigito e da un
momento all’altro
avrebbe iniziato a piovere.
Attese per un
po' in silenzio che lui ricominciasse,
ma a quanto pare i suoi pensieri erano stati distolti da qualcosa, o
forse
qualcuno.
“Notizie
di Lara?”
Elena non
l’aveva più vista da quella notte quando le
aveva miracolosamente liberata permettendogli di salvare la sua vita e
quella
di Aris. Quella ragazza era stata molte cose, compagna di classe,
confidente,
spia, nemica, liberatrice, mezza coda.
Nick scosse la
testa turbato.
“cosa
è successo quando ci siamo separati?”
“lei,
mi ha detto addio.” Disse mesto il ragazzo.
Lei
tentò di rassicurarlo. “è stata una
notte folle,
nessuno di noi sapeva se saremmo sopravvissuti o meno”
“tu
non capisci” inclinò la testa e prese a fissare il
pavimento, i gomiti sulle gambe mentre si teneva la testa come se
stesse
scoppiando.
“spiegamelo
tu allora” tentò di risultare dolce, era
evidente che c’era qualcosa che non andava. “lo sai
che ti puoi fidare”
“ecco…”
iniziò a farfugliare “lei ha preso la
balestra, mi ha dato un bacio, ma non era un bacio normale,”
alzò lo sguardo
per puntarlo in quello di lei, forse Elena era una delle poche persone
che
poteva davvero capire cosa fosse dire addio a qualcuno con un bacio
“era come
se mi stesse dicendo addio…” prese
un’altra pausa “si è tuffata da
quell’altezza assurda. Era un salto impossibile, non sono
nemmeno sicuro che
non sia morta sfracellata” i suoi occhi si arrossarono,
abbassò nuovamente il
volto stringendo le dita fra i capelli. Non voleva farsi vedere in
quelle
condizioni, aveva provato a scacciare quel pensiero in tutti quei
giorni, ma
l’immagine di lei sfracellata sugli scozzi, fatta a pezzi
dalle rocce era
insopportabile.
“non
era un salto impossibile per una sirena” tentò di
incoraggiarlo,
“tu
l’hai vista Elena, lei è debole! Non è
una sirena
completa, non può fare quello che gli altri fanno, non
l’ho più vista nemmeno
durante la battaglia. Quando anche tutti se ne sono andati
l’ho cercata per
tutto il bosco, l’ho cercata persino lì fra gli
scogli. Ma non l’ho trovata.”
Una lacrima era scesa silenziosa sul suo viso, lui prontamente
l’asciugò facendo
finta di niente. Non era un debole, non poteva piangere.
“Nick…”
lei non lo aveva mai visto così sconvolto.
Aveva visto
molti volti di Nick, da dolce ragazzo
della porta accanto a cacciatore senza scrupoli in missione speciale,
ma nelle
sue varie sfumature non l’aveva mai visto così fragile.
Non sapeva bene
che tipo di relazione ci fosse fra lui e Lara, ma era evidente che lui
ci
teneva, e anche parecchio.
Il ragazzo si
alzò dalla sedia, “è meglio che vada
adesso, devi riposare” si voltò di spalle per non
fare vedere un’ennesima
lacrima che aveva preso a scendere fuori dal suo controllo.
“Nick,
sono sicura che Lara è viva, e sta bene.” Non
è
vero, non era sicura proprio di niente, ma quel ragazzo aveva bisogno
di
sentirselo dire, il castano le fece un cennò di
ringraziamento, poi senza
ulteriori indugi aprì la porta ed uscì.
Per la prima
volta dal suo risveglio dalla mattina
finalmente Elena era rimasta sola.
****
La
pioggia aveva preso a picchiettare lentamente sulla
sua finestra, il suo cervello aveva iniziato a rielaborare la serie
infinita di
informazioni ricevute nell’arco di quella giornata. Nelle
mani aveva ancora il
sacchetto di velluto che le aveva dato Nick, non si sarebbe mai
più dovuta
separare da quegli oggetti, erano troppo importanti e il destino di
quella pace
dipendeva da lei. Prese il sacchetto e lo nascose sotto il suo cuscino
dove poteva
averlo sempre a portata di mano, sicura che nessuno avrebbe potuto
sfilarlo
senza che se ne fosse accorta.
In
grembo teneva ancora la lettera di Aris, sembrava
il momento giusto per leggerla finalmente, aveva ancora in mente le
parole
enigmatiche della strega del mare…
“spero
che non rimanga solo a lungo…”
Con
mano tremante girò la busta che recava in bella
grafia il suo nome, sul retro era presente uno di quei sigilli in
ceralacca che
si usavano perlomeno nell’ottocento, la consistenza era
diversa da quella della
cera e sicuramente il materiale era qualcosa di idroresistente, ma sul
bollo
era impresso uno stemma con un tridente sormontato da una corona
rinchiuso in
una specie di onda, non dovevano esserci dubbi che quello fosse il
simbolo
reale di Atlantica.
La
carta era spessa e pesante rispetto quella a cui
era abituata Elena, i fogli erano di un verde turchese e profumavano di
mare,
lo stesso profumo che aveva Aris. L’inchiostro era un marrone
con delle
sfumature bronzate, insolito ma di certo non c’era niente di
ordinario nel
ricevere della corrispondenza direttamente da Atlantica.
Mise
in ordine i vari fogli ed iniziò la sua
lettura.
“Non
so bene come iniziare questa lettera,
onestamente non ne ho scritte molte in vita mia, ma credo
dovrò iniziare a
prenderci confidenza visto che sarà l’unico modo
in cui potrò comunicare con te
per un po' di tempo.
Ho
mandato tutti i giorni un messaggero
fidato per avere tue notizie, Ursula mi ha scritto che ti trovi in
ospedale con
una brutta ferita alla gamba e che probabilmente dovrai restarci per
ancora un
po' di tempo. Fino a che resterai lì le ho chiesto di
portarti le mie lettere
personalmente, (a questo proposito, ti ho mandato della carta e
inchiostro
speciale da Atlantica così che tu possa rispondermi), spero
di ricevere una tua
lettera molto presto.
Se
mi fosse stato possibile sarei già lì
al tuo fianco, ma da quando sono diventato l’erede al trono
non mi è concesso
nemmeno abbandonare il palazzo, sono prigioniero in casa mia e non mi
è permesso
allontanarmi nemmeno sotto scorta.
Fra
qualche giorno si celebrerà
l’incoronazione e nonostante io stia per diventare
ufficialmente un re mi sento
totalmente impotente quando si tratta di proteggere le persone che amo.
Quella
notte ti ho visto svenire davanti ai miei occhi ed ho dovuto guardare
inerme
altre persone che ti soccorrevano. Non ho potuto fare niente e mi sono
sentito
inutile.
Non
piace sentirmi inutile, non poterti
stare accanto come vorrei, averti messo così a rischio...
So
che forse te ne dovrei parlare di
persona, ma non so ancora quanto tempo passerà prima di
poterti rivedere, non
appena la tua gamba sarà guarita dovrebbe partire anche la
squadra che stiamo formando
per portare a termine la missione degli anelli, potrebbero passare
settimane se
non mesi, ma io non ho intenzione di rinunciare a te.
Spero
che Ursula abbia avuto il tempo di
aggiornarti su quello che sta succedendo in questi giorni, nel momento
in cui
mi sono sbarazzato degli anelli Atlantica sta cambiando, le sirene e i
tritoni
stanno cambiando, come se tutta l’oscurità legata
a quegli oggetti fosse stata
finalmente estirpata. Ursula mi ha messo al corrente di essere tornata
in
possesso di arti magiche che credeva di aver perduto per sempre, forse
limitate
dalla presenza degli anelli.
Quindi
ecco la mia proposta, so di
chiederti tanto, e che probabilmente non ho il diritto di farlo, ma se
lo sto
facendo è perché ti voglio con me, qui ad
Atlantica, per sempre.
Se
Ursula riuscisse a trovare un modo
sicuro saresti disposta a diventare una sirena per vivere con me?
Posso
sopportare qualunque cosa se so che
sarai al mio fianco.
Ti
prego, non arrabbiarti, avrei voluto
chiedertelo di persona, spiegarti tutto quello che sento, ma per il
momento
sono rinchiuso a palazzo, e tu lì ospedale senza la
possibilità di venire da
me.
Dì
solo una parola, ed io capirò qualunque
sia la tua scelta. Ma se dovesse essere sì
metterò tutta Atlantica sottosopra
pur di trovare una formula, una pozione, un modo sicuro per farti
restare qui
con me. So che insieme supereremo tutto.
Spero
troverai il tempo di scrivermi,
perché se non vederti è già una
sofferenza, non avere tue notizie sarebbe una
tortura.
Aspetterò
con ansia ogni tua lettera.
Ti
amo
Aris”
Elena
stringeva in mano la lettera scioccata da tutto
ciò che aveva letto. Esisteva davvero un modo per poter
vivere con Aris?
Diventare una sirena era il sogno di tutte le bambine, no? Un sogno, un
gioco,
ma diventarlo sul serio? Abbandonare la sua vita da umana, niente
università,
niente tecnologia, niente di tutto ciò. Certo, sarebbe stata
una vita
totalmente diversa, una vita di cui onestamente non sapeva
assolutamente nulla.
Aris
però l’aveva fatto.
Aveva
rinunciato a tutto, sapendo che non sarebbe
tornato mai più ad Atlantica per vivere con lei sulla terra.
Se
fosse diventata una sirena avrebbe ancora potuto
avere la possibilità di conservare le sue gambe? Da quello
che sapeva le sirene
potevano diventare umane quando desideravano andare sulla terra a
differenza
dei tritoni. Questo forse era un dilemma che solo Ursula avrebbe potuto
chiarirle, ma prima avrebbe dovuto trovare un sistema per trasformarla
in
sirena.
E
così alla fine quel momento era arrivato davvero. Re
Tritone aveva proposto una cosa simile certo che lei non sarebbe mai
sopravvissuta a quel processo, Aris si era opposto con tutto
sè stesso e aveva
deciso di diventare lui un umano per stare con lei, ma adesso tutto
cambiava
ancora una volta. Se come diceva Aris poteva esistere un modo sicuro,
una magia
fatta da Ursula in persona che le avrebbe dato la coda senza
però mettere a
rischio la sua vita, cosa avrebbe scelto di fare lei? Come allora,
anche adesso
non nutriva alcun dubbio sul da farsi.
Aris
l’aveva fatto per lei, lei l’avrebbe fatto per loro.
Era
l’unico modo per restare insieme se volevano avere
un futuro, No, non avrebbe rinunciato a quella possibilità.
Si
stese sul letto tentando lentamente di voltarsi su
un fianco, sentiva la pelle della gamba tirarsi sotto la pressione dei
punti.
Come
sarebbe stata la sua vita sott’acqua?
Provò
ad immaginarsi una sirenetta, come quei giochi
si facevano da bambini in cui si poteva immaginare di essere qualunque
cosa,
questa volta però l’immaginazione era solo un
preludio ad una possibilità
reale. Di che colore sarebbe stata la sua coda? Avrebbe fatto molto
male la
crescita delle branchie? Però poter respirare
sott’acqua era sempre stata una
sua fantasia, poter esplorare le profondità marine con Aris,
sembrava un sogno
ad occhi aperti.
Però
Aris era un Re, avrebbe dovuto governare il suo
regno, avrebbe ancora avuto tempo per lei? E se un giorno lo avrebbe
sposato
avrebbe dovuto governare su Atlantica?! Ma che ne sapeva lei di come si
governava un regno!
Affondò
la faccia nel cuscino, aveva iniziato a
pensare troppo e le stavano già venendo mille dubbi. Ma la
domanda riguardava
il suo futuro e non era una cosa che poteva prendere alla leggera,
quella
scelta avrebbe cambiato la sua vita irrimediabilmente.
La
domanda principale che si pose fu: Amava davvero
Aris?
Certo
che lo amava.
Ma
fino a che punto sarebbe stata disposta a spingersi
per amore?
La
riposta le venne spontanea.
Allungò
il braccio verso la carta e l’inchiostro che
Ursula le aveva lasciato poco prima di uscire dalla stanza, poi si
tirò a
sedere ed iniziò a scrivere la sua risposta.
*
“sei
stata più veloce di quel che pensassi” le rispose
Ursula prelevando dalle sue mani la busta che aveva finito di siglare.
“spero
di essere portatrice di buone notizie” le sorrise gentile la
donna.
“vuoi
sapere quello che gli ho risposto, non è vero?”
Elena si distese sui cuscini esausta, aveva dormito tre giorni ma si
sentiva
come se avesse appena corso una maratona, in più gli
antidolorifici dovevano
aver smesso di fare effetto perché iniziava a sentire
parecchio dolore alla
gamba e a tutte le restanti ossa che aveva ancora intere.
La
strega si sedette sul suo letto, “solo se me lo
vuoi dire”
“Ursula,
io non so niente su come si governa un
regno…” esordì lei sbuffando.
“però voglio stare con Aris, è
sbagliato?”
“tesoro
mio,” le accarezzò una mano che teneva in
grembo “nessuno sa fare qualcosa fino a che non
l’impara.”
Elena
la guardò negli occhi con nuova speranza, “devo
andare adesso, devo consegnare questa lettera affinchè Aris
la possa leggere al
più presto possibile, aspettava con ansia tue
notizie.”
Prima
che la strega si potesse alzare, Elena la fermò
con una mano. “sto davvero facendo la scelta
giusta?” chiese retorica più a se
stessa che alla donna che aveva di fronte.
“questo
mia cara, solo il tuo cuore può saperlo.”
Con
un gesto fluido si alzò dal letto, le diede un
bacio sulla fronte e uscì dalla porta.
Elena
sospirò appoggiandosi al cuscino, aveva bisogno
di riposare, una serie di pensieri aveva preso ad affollarle la mente
violentemente, ma adesso non voleva pensare a niente di tutto
ciò. Con gli
anelli di Alimede nascosti sotto al suo cuscino, chiuse gli occhi, e si
abbandonò fra le braccia del sonno, dove sperava avrebbe
potuto svuotare la mente
da tutto.
Ma
quando la mattina seguente si sarebbe svegliata in
un bagno di sudore con gli occhi sgranati dalla paura, ebbe la
consapevolezza
che quello che stava facendo era davvero un grosso sbaglio.