Note
della traduttrice:
Sesto
capitolo di questa long di Eryiss
che potete
trovare qui in lingua inglese: AO3
- Fanfiction.net
- Tumblr.
Ricordo
che titolo, immagine introduttiva,
storia e note d’autore sono sue, mentre io (Soly Dea)
mi occupo solo di
tradurre.
Se
volete lasciare un commento, provvederò a tradurlo per
l’autore <3
Note
dell’autore:
Ciao
a tutti. Come sempre, ricordate di dare un’occhiata
a Fuckyeahfraxus che ha organizzato il Fraxus Day. Andate a
visitare la pagina per scoprire quali altri contenuti sono stati
prodotti in occasione di questo evento. Oggi niente
avvertimenti.
Vi ringrazio per qualsiasi commento vogliate lasciarmi. Per me significa molto. Spero che la storia vi piaccia e grazie per la lettura.
Capitolo 6 – Il
festival
Ogni
anno, a Magnolia, si teneva il festival
autunnale. Laxus non aveva mai capito perché quella fiera
all’aria aperta venisse
organizzata negli ultimi giorni di ottobre e soprattutto su un vasto
campo in
cima ad una collina dove non c’era assolutamente modo di
ripararsi dal vento o
dal freddo. La maggior parte delle città e dei paesi
organizzavano i propri
festival annuali durante la stagione estiva, quando non faceva quel
freddo cane,
ma naturalmente Magnolia non era come gli altri paesi.
Laxus
era sempre stato parte integrante di
quella fiera. Tutte le bancarelle e le attrazioni, tranne le giostre,
erano
gestite dagli abitanti del paese, e spesso le capanne di legno o i
giochi necessitavano
di qualche rifacimento o aggiustamento, il che teneva Laxus piuttosto
impegnato. Nell’arco della giornata, infatti, riceveva
numerose chiamate da
parte dei proprietari delle bancarelle che richiedevano il suo aiuto
dandogli
in cambio un piccolo compenso. Negli anni precedenti, la fiera
autunnale gli
aveva permesso di pagarsi i regali di Natale. Ora, lavorando con Freed,
Laxus
disponeva di molti più soldi di quanti gliene servissero.
Quest’anno,
per la prima volta, sarebbe andato
alla fiera come semplice visitatore.
Era
stata Lisanna a proporglielo. Laxus aveva
specificato che non era più un moccioso, ma Makarov aveva
appoggiato la
proposta di Lisanna ricordando quanto Laxus, da bambino, adorasse quel
festival. E Laxus aveva accettato solo per zittire il vecchio bastardo.
Naturalmente, alla fiera non sarebbero andati solo lui e Lisanna, ma anche Mirajane, Elfman e Cana. Laxus si era chiesto se in questo modo l’hotel non sarebbe stato a corto di personale, ma Makarov gli aveva assicurato che non c’era nulla di cui preoccuparsi e che doveva solo pensare a divertirsi.
In realtà glielo aveva
detto con un tono
strano, come se stesse omettendo qualcosa, ma questo Laxus aveva
preferito
ignorarlo.
In
quel momento lui e gli altri si trovavano
alla fiera già da un’ora e si erano divisi in due
gruppi: uno composto da Cana
e Mirajane che preferivano provare i diversi giochi, visitare le
bancarelle e
divertirsi; l’altro composto da Laxus, Lisanna ed Elfman che
seguivano Mirajane
e Cana per cercare di capire se le due si stessero frequentando o meno.
Una
domanda che sembrava non trovare risposta.
“Insomma,
stanno palesemente flirtando”
sussurrò Lisanna guardando sua sorella.
“Altrimenti non si toccherebbero a
vicenda in quel modo”.
“Tua
sorella apprezza il contatto fisico”.
Laxus scrollò le spalle. “E Cana non riesce a
tenere le mani a posto. Forse è
solo questo”.
“Il
contatto fisico tra amici è da veri
uomini!” proclamò Elfman venendo immediatamente
zittito da Lisanna e fissato da
Laxus.
Il
biondo avrebbe preferito non immischiarsi
negli affari di Cana, ma ad una fiera come quella non c’era
molto altro da fare
per un uomo sui trent’anni. Era evidente che Cana e Mirajane
passavano ora
molto più tempo insieme per il fatto che Mirajane lavorava
regolarmente alla
reception, il che concedeva alla patetica e disperata
cotta di
Cana – Laxus sarebbe stato più gentile con lei se
solo le sue battute su lui e
Freed non si fossero fatte così fastidiose – una
minima chance di essere
ricambiata.
Laxus
si chiese perché da bambino quella fiera
gli piacesse così tanto. Che divertimento poteva esserci nel
colpire un topo
finto con una racchetta oppure lanciare una palla in un cerchio poco
distante?
“Sono
tutte stronzate” commentò Laxus. “Quelle
due si piacciono chiaramente a vicenda, ma non hanno il coraggio di
confessarselo. Quando se lo diranno, probabilmente sarà
troppo tardi”.
Elfman
e Lisanna si scambiarono un’occhiata e
Laxus pensò che fossero d’accordo con la sua
affermazione.
“Lo
so che secondo te è impossibile” disse
Lisanna guardando le due donne che si dirigevano verso la bancarella
del gioco acchiappa
l’anatra. “Ma se si stessero frequentando
fin dai tempi delle superiori e
non lo stessero dicendo a nessuno per puro divertimento?”
“Pensi
davvero che Cana potrebbe tenersi un
segreto del genere per così tanto tempo? Me
l’avrebbe detto subito, solo per
farmi incazzare sul fatto di essere ancora single” disse
Laxus. “Inoltre, sono
certo che nel momento in cui finiranno a letto, Cana mi farà
sapere immediatamente
quanto è brava Mira a leccar–” Laxus si
interruppe ricordando con chi stava
parlando. Il fratello e la sorella di Mirajane, infatti, lo stavano
fissando
con fastidio e disgusto. “Scusate, non dovevo”.
“Laxus
ha ragione” iniziò Elfman.
Il
biondo, però, lo interruppe. “Su quanto tua
sorella sia brava a leccar–?”
Elfman
gli diede uno spintone facendolo
inciampare e ridere. “Su quanto sarebbero incapaci di tenersi
un segreto del
genere” lo corresse, e Laxus ghignò in tutta
risposta.
Era
divertente far incazzare le persone che potevano
contrattaccare ed Elfman era uno dei pochi uomini più
robusti di lui. Laxus lo considerava
come un fratello minore, anche se naturalmente non lo aveva mai
ammesso. Che
razza di fratello maggiore sarebbe stato se non avesse dato fastidio ad
Elfman
in ogni occasione possibile? Un pessimo fratello
maggiore, e questo
Laxus non avrebbe potuto mai perdonarselo.
Di
recente, però, ci stava andando leggero con
Elfman, sia perché quest’ultimo era parecchio
impegnato con il lavoro all’hotel
e alle sale da tè, sia perché Laxus trascorreva
molto tempo con Freed e anche
far incazzare Freed era divertente, principalmente perché
era in grado di
tenergli testa.
In
effetti era davvero un peccato che Freed non
fosse lì.
L’avvocato
sembrava piuttosto esitante ad
incontrarlo al di fuori del contesto lavorativo. Dopo che aveva deciso
di
ristrutturare e modernizzare completamente Villa Albion, i due avevano
continuato a lavorare insieme ogni weekend, mentre Laxus faceva
progressi
durante la settimana. E andava bene così, sicuramente meglio
che non vedere
Freed mai più, ma Laxus aveva sperato che in questo modo
potessero incontrarsi
in un ambiente meno professionale e più…
divertente. Non che non si
divertissero a lavorare in casa, ma Laxus voleva qualcosa di
più, il che
probabilmente era da egoisti.
In
ogni caso, gli sembrava che Freed provasse
lo stesso. Certo, a volte si comportava in modo un po’
ottuso, ma Laxus era
diventato piuttosto bravo a comprenderlo, o almeno così
pensava. Forse era solo
una sua illusione, ma sentiva che anche Freed volesse di più.
Era
la sua occasione.
Nonostante
ciò, Laxus sapeva che provarci seriamente
sarebbe stato vile da parte sua.
Non
è che non avesse cercato di ampliare la
sua relazione con Freed portandola fuori da Villa Albion, anzi. Il
giorno prima
gli aveva accennato che sarebbe andato al festival con gli Strauss e
con Cana aggiungendo
che avrebbe potuto piacergli, il che implicava un invito,
ma Freed si
era limitato ad augurargli buon divertimento spiegando che doveva
contattare la
società di conservazione degli edifici storici per poter
ottenere il permesso di
estendere la cucina sul retro della casa.
Fosse
stato qualcun altro, Laxus si sarebbe
sentito scoraggiato o infastidito, ma dal momento che si trattava di
Freed, la
cosa in qualche modo lo divertiva: molto probabilmente,
l’avvocato non si era
nemmeno reso conto del fatto che gli avesse proposto di andare al
festival con lui.
Sì,
sarebbe stato bello averlo lì.
Magari
Freed avrebbe potuto aiutarli a scoprire
se Cana e Mirajane uscivano effettivamente insieme oppure no, anche se
naturalmente
non avrebbe potuto andare a chiederglielo di persona esattamente come
tutti
loro. Perché, nella remota possibilità che Cana e
Mirajane avessero davvero una
relazione e la stessero tenendo nascosta per puro divertimento, il loro
livello
di autocompiacimento nel venire finalmente beccate sarebbe stato
insopportabile.
“Penso
che si siano dimenticate di noi”. Lisanna
rise. “Forse dovremmo divertirci piuttosto che seguirle.
Proviamo qualche
gioco”.
“Quale?”
chiese Laxus. “L’unico interessante è
il tiro a segno, ma tu non vuoi farlo”.
“Sparare
agli animali è crudele”.
“La
pistola è finta e gli animali sono di
carta” borbottò Laxus. “Non
c’è niente di male”.
“Lo
trovo ugualmente inaccettabile”.
“Sembri
uno degli animalisti della PETA1”.
“Come
ti permetti?! La PETA fa cose orribil–”.
“Che
ne dite della prova di forza?” si
intromise Elfman indicando una macchina che si illuminava a
intermittenza dalla
quale pendeva un sacco da boxe. “Ti sfido, Laxus. Voglio
mostrarti cosa
significa essere un vero uomo. Altro che quei muscoletti”.
“Muscoletti?”
Laxus ghignò. “Questi
muscoletti potrebbero prenderti a calci in culo”.
“Andiamo
allora”. Elfman sorrise flettendo il
bicipite.
I
tre raggiunsero la macchina. Lisanna si
lamentò di quanto fossero idioti scuotendo la testa e
sorridendo al tempo
stesso, mentre Elfman si arrotolò le maniche prendendo
nuovamente di mira i
“falsi muscoli da palcoscenico” di Laxus. Il biondo
gli rispose per le rime,
anche se con meno entusiasmo del solito.
Di
fatti, si era distratto pensando a quanto
Freed si sarebbe comportato in modo spavaldo in una situazione del
genere.
Nonostante Laxus fosse abbastanza sicuro che in quel gioco lui ed
Elfman
avrebbero superato Freed senza troppi sforzi, di certo
l’avvocato non lo avrebbe
mai ammesso e anzi si sarebbe comportato da stupido sbruffone sicuro di
sé.
Era
un pensiero decisamente pericoloso, ma… dio,
quanto avrebbe voluto che Freed fosse lì.
_____________________________
“Quindi
con la casa procede bene?” chiese Mirajane
addentando una ciambella.
Alla
fine erano rimasti solo loro due alla
fiera. Elfman e Cana avevano dovuto tornare in paese ai loro rispettivi
lavori,
mentre Lisanna aveva fatto il pieno di zuccheri mangiando troppe
ciambelle,
quindi sua sorella le aveva consigliato di andare a riposare, evitando
così di
sentirsi stanca per tutto il giorno. Laxus non aveva potuto fare a meno
di
sentirsi lievemente soddisfatto sentendo le lamentele e gli sbadigli di
Lisanna, dato che era stato praticamente obbligato a pagare le
ciambelle.
Aveva
perso contro Elfman e pagato da mangiare
per una stupida scommessa. Gli Strauss avevano decisamente avuto la
meglio su
di lui.
Verso
metà pomeriggio, alcune bancarelle
cominciarono a chiudere. Nonostante non avesse bisogno di soldi, Laxus
preferiva
rimanere nel caso in cui si rompesse qualcosa: nessun altro sarebbe
stato in
grado di intervenire e lui era piuttosto fedele nei confronti di quella
fiera.
“Sì”
rispose alla domanda di Mirajane. “Sembra
ancora una casa in stile anni ’80, ma è molto
meglio rispetto a prima”.
“Pensi
che Freed ci farebbe dare un’occhiata prima
di venderla?” chiese Mirajane spostandosi di lato per evitare
un bambino che
correva. “Sono sicura che non appena la casa sarà
in vendita, mezza Magnolia
verrà a curiosare”.
“Potrei
chiederglielo” disse Laxus. “È piuttosto
perfezionista comunque. Se saremo veloci, riusciremo a finirla prima di
Natale,
ma non è ancora sicuro”.
“Be’,
qualche giorno fa sono passata da quelle
parti e da fuori mi sembrava molto bella. Il giardino era
fantastico” commentò
Mirajane.
“Grazie”.
Laxus sorrise.
“Te
ne sei occupato tu?” chiese Mirajane con
un caloroso sorriso. “Non ti facevo giardiniere,
sai?”.
“L’abbiamo
fatto io e Freed insieme, ma ero io
a dare le direttive”. Laxus arrossì un
po’, rimproverandosi mentalmente subito
dopo. Parte della sua terapia consisteva nel venire a patti con quegli
aspetti
di sé che non erano, come avrebbe detto Elfman, da
uomini. “Sapevi che i
fiori hanno un loro linguaggio? Quello che me li ha venduti ha cercato
di
spiegarmelo, ma io volevo solo dare un aspetto decente al
giardino”.
“E
ci sei riuscito”. Mirajane sorrise, ma in
modo troppo marcato. “Tu e Freed avete piantato
un’aiuola insieme, quindi? È
una cosa molto dolce”.
“Non
farlo, Mira”. Laxus sospirò. “Ne ho
già abbastanza
dei commenti degli altri, non mettertici pure tu”.
“Freed
è davvero carino”. Mirajane sembrò
ignorare le sue parole e Laxus sospirò di nuovo rassegnato.
Se non riusciva a
impedire a Lisanna di prenderlo in giro, con sua sorella sarebbe stato
a dir
poco impossibile. “Pensavo che il tuo uomo ideale fosse un
altro, ma suppongo
che io non abbia ancora passato abbastanza tempo con– Oh,
quando parli del
diavolo!”
Laxus
sollevò lo sguardo seguendo quello di
Mirajane e i suoi occhi si posarono su Freed. Quest’ultimo,
avendolo notato, alzò
la mano per salutarlo procedendo verso di loro. Man mano che si
avvicinava,
Laxus sorrise nel notare la postura di Freed e la velocità
con cui camminava. Aveva
le spalle curve, l’andatura rapida e un’espressione
forzatamente sorridente
stampata sul volto, un’espressione che Laxus gli aveva visto
spesso,
soprattutto quando era stressato. Il biondo gli andò
incontro squadrandolo
preoccupato.
“Come
va?” gli chiese.
“Ho
chiamato per sapere se fosse possibile ampliare
la casa. Mi hanno trattenuto per 2 ore e 27 minuti, con la musica
più
fastidiosa che io avessi mai sentito, solo per dirmi che secondo le
linee guida
non è possibile” borbottò Freed.
Laxus
aggrottò la fronte. “Non potevano
dirtelo subito?”
“È
esattamente ciò che ho chiesto loro”. Freed
rise amaramente. “A quanto pare, però,
l’ho fatto con tono ostile e
questo li ha convinti a chiudere la chiamata”.
Laxus
avrebbe voluto ridere – lo trovava fottutamente
divertente – ma si trattenne.
“Cosa
posso fare per farti sentire meglio?”
gli chiese.
“Non
c’è bisogno che tu– Non è per
questo che
sono qui”. Freed scosse lievemente la testa guardandosi
intorno. “Volevo solo
dare un’occhiata alla fiera. Me ne hai parlato
così bene che ho pensato che
potesse essere una bella occasione per distrarmi e calmarmi. Anche se
la
persona che mi ha riattaccato il telefono in faccia dubita
che io sia in
grado di mantenere la calma”.
Laxus
rise. Se Freed era dell’umore giusto per
prendersi in giro da solo, allora poteva farlo anche lui.
“Be’,
in qualità di residente locale e
tuttofare del festival, sarò la tua guida
personale”. Laxus sorrise facendo un
passo indietro. “Ti consiglierei la prova di forza in modo da
prendere a pugni
qualcosa, ma sappi che quella merda è truccata”.
“Dice
che qualcuno è più forte di te,
quindi?”
lo prese in giro Freed, e Laxus gli sorrise di rimando.
“Visto
che ti piace tanto fare lo sbruffone, vuoi
per caso vedere chi è più forte tra me e
te?”
“Be’,
so già che vincerei, ma se vuoi compromettere
ulteriormente il tuo ego allora accetto”. Freed sorrise.
Laxus
si sentì in qualche modo soddisfatto
all’idea di aver indovinato il modo in cui Freed avrebbe
reagito in una
situazione di sfida come quella. Si chiese se sarebbe riuscito anche a
coinvolgerlo in una scommessa esattamente come era accaduto a lui poco
prima ad
opera di Mirajane – la quale, tra l’altro, era
ancora lì e li guardava con un
sorriso di cui Laxus sapeva di non potersi fidare.
“Non
ti dispiace se accompagno Freed a fare un
giro, vero?” chiese a Mirajane lanciandole uno sguardo
d’avvertimento.
“Certo
che no”. Mirajane gli diede una pacca
sulla spalla. “Vado a cercare Lisanna sperando che non stia
vomitando sul
ciglio della strada”.
“Cos’ha?”
chiese Freed preoccupato.
“Sta
bene, è solo che non sa rifiutare una
ciambella appena sfornata”. Mirajane rise. “Penso
proprio che vi rivedrò
entrambi molto presto. Dovremmo andare a mangiare qualcosa insieme,
Freed. È
evidente che Laxus tiene a te, sono proprio curiosa di conoscerti
meglio”.
Mirajane ammiccò. Stronza,
pensò Laxus. “Ciao” disse infine
Mirajane.
Entrambi
ricambiarono il saluto e Laxus
continuò a fissarla mentre si allontanava.
“Allora…”
cominciò Freed sorridendogli. “Prova
di forza?”
Laxus
annuì. “Prova di forza”.
I
due trascorsero il resto del pomeriggio a
provare qualsiasi gioco ispirasse un po’ di competizione. Le
uniche bancarelle
che avevano evitato erano state quelle in cui sapevano già
in partenza di non
avere possibilità di perdere o di terminare senza un premio.
Erano entrambi molto
competitivi, ma proprio questo – insieme agli insulti giocosi
e
all’intollerabile autocompiacimento da parte del vincitore di
ogni gioco – aveva
reso il pomeriggio divertente, e Laxus aveva adorato ogni singolo
momento.
Aveva
ragione: lui e Freed andavano d’accordo
anche al di fuori della casa, forse perfino più
d’accordo di quando
lavoravano insieme.
Durante
quel pomeriggio trascorso insieme,
Laxus era rimasto colpito da una cosa. Freed, stressato a causa di
ciò che era
successo, era venuto alla fiera ascoltando il suo suggerimento e forse
sapendo
che lui sarebbe stato lì. Una fiera per bambini non era di
certo il luogo
adatto a divertirsi per uno come Freed, quindi era molto probabile che
l’avvocato
si fosse recato lì solo per lui, per Laxus. Inoltre, non
è che Freed non avesse
nessun altro amico a Magnolia. Avrebbe potuto anche invitare Evergreen
o
Bickslow, ma non lo aveva fatto. Aveva scelto di divertirsi con lui.
Laxus
pensò che fosse bello essere la prima
scelta di Freed.
“Be’,
ti senti più calmo ora?” chiese Laxus
guardando Freed mentre passavano accanto ad una bancarella.
“Penso
di sì”. Freed annuì. “Ma sono
ancora un
po’ nervoso per come mi hanno trattato al telefono. Avrebbero
potuto essere più
diretti fin dall’inizio”.
“C’è
qualcos’altro che posso fare?” chiese
Laxus, pentendosi subito dopo per aver lasciato trapelare una certa urgenza
in
quella domanda, ma Freed non sembrava essersene accorto.
“Be’…”
cominciò Freed con un tono di voce che
Laxus trovò inconsueto. “C’è
una cosa che mi farebbe sicuramente
sentire meglio”.
“E
cos’è?” chiese Laxus con prudenza. Freed
non rispose, limitandosi a far scorrere lo sguardo di lato con un
sorriso.
Laxus lo imitò e, quando colse le intenzioni di Freed, si
bloccò sul posto.
“No” affermò categorico.
“Ma
io sono triste, Laxus” disse Freed
con un tono tutt’altro che triste.
“E questo mi renderebbe
felice”.
“Non
se ne parla” insistette Laxus con
fermezza.
No,
non l’avrebbe fatto. Non si sarebbe
lasciato cadere in quella dannata vasca piena d’acqua solo
per far felice Freed.
“Allora
suppongo che tu non ci tenga a me”.
Freed sorrise senza nemmeno provare a sembrare abbattuto.
“Pensavo che fossimo
più… intimi, ma evidentemente
mi sbagliavo”.
“Puoi
giurarci” confermò Laxus. “Non mi
immergerò nell’acqua fredda in autunno, che
cazzo”.
“Ricordo
che da bambino i miei genitori mi
portavano ad un festival proprio come questo”
cominciò Freed fingendosi triste,
ma Laxus non pensò nemmeno per un secondo che
l’argomento fosse stato
abbandonato. “Sai, i miei genitori, entrambi morti”
continuò Freed.
“Questo sì che mi rende triste. In effetti,
è da un po’ che mi sento sempre
triste. E se ci fosse qualcosa che tu potessi fare per farmi ridere o
farmi
sentire più allegro, sarebbe incredibilmente crudele da
parte tua non farlo”.
Laxus
ci mise qualche secondo a riprendersi
dallo shock perché wow, Freed lo stava
facendo davvero.
“Tua
madre” disse lentamente. “Stai usando la
morte di tua madre per convincermi a provare uno stupido
gioco. Pensi che
sarebbe felice se lo sapesse?”
“Penso
che apprezzerebbe la mia capacità di
trarre il massimo dalla situazione”. Freed sorrise e Laxus si
lasciò andare ad
una risata. “Okay, farti sentire in colpa non funziona. Cosa
devo fare per
convincerti?” chiese Freed.
“Accetterò
di farlo solo se lo farai prima
tu”. Laxus ghignò incrociando le braccia.
“Voglio vedere se sei disposto a rovinare
il tuo completo Armani”.
“Prima
di tutto non è Armani. È Burberry,
perché io ho buon giusto” lo
corresse Freed e Laxus sorrise. “E siccome
sono stato io a proporre per primo l’idea, trovo
più giusto che sia tu a
cominciare. Ricorda che sono molto triste”.
“No”
disse ancora Laxus scuotendo la testa.
Freed
sospirò e sul suo volto comparve
quell’espressione tipica di quando si ritrovava ad affrontare
un problema
riguardante la casa o il suo lavoro. Il fatto che si stesse impegnando
così
tanto per convincerlo a provare quel maledetto gioco era
così ridicolo e
al tempo stesso così dannatamente tipico
di Freed che Laxus non riusciva
a smettere di sorridere. Solo Freed avrebbe potuto prendere una cosa
così
stupida con lo stesso livello di serietà con cui si sarebbe
occupato di una
questione legale riguardante una società multimilionaria.
“Il
gioco consiste nel centrare l’obiettivo
con la palla per far cadere in acqua la vittima seduta sulla
sedia” spiegò
Freed, e Laxus sollevò un sopracciglio. Era la prima volta
che Freed si
rivolgeva a lui con quel tono da avvocato.
“Inizierò io comprando tre
palle. Se ti faccio cadere al primo colpo, vinco io. Se ti faccio
cadere al
secondo o al terzo colpo, avrai tre tentativi anche tu. Se non cadi
nemmeno una
volta, pagherò tutte le palle di cui hai bisogno per
vendicarti su di me”.
“Si
può sapere perché tu hai una
possibilità di evitare di sederti sulla sedia e io
no?” chiese Laxus
aggrottando la fronte. “E non dirmi che sei triste,
perché potrei buttarti in
acqua io stesso”.
Freed
ci pensò per un momento. “Semplicemente
perché io sono il tuo capo: se non lo farai, ti
licenzierò”.
Ben
sapendo che Freed stesse scherzando, Laxus
rise scuotendo la testa. Avrebbe potuto controbattere fino ad avere la
meglio o
fino a che l’idea non fosse stata accantonata, ma non lo
fece. Perché Freed,
dopo tanto stress per via della casa e del lavoro, si stava finalmente
divertendo.
In
fondo che male avrebbe potuto fargli un po’
di acqua fredda? Oltretutto, non era detto che Freed avesse una buona
mira. E
se anche l’avesse avuta, almeno sarebbe stato felice.
“Bene”
concordò Laxus, e Freed sorrise. “Ma se
riuscirò a farti cadere in acqua, sappi che ti
farò un video e che lo tirerò
fuori molto più spesso delle foto di Elfman travestito da
mostro”.
“Non
ho alcun dubbio” rispose Freed senza
smettere di sorridere.
I
due si avvicinarono alla bancarella,
parlarono con il venditore e Freed pagò le tre palle. Laxus
si tolse tutti gli
oggetti che avrebbero potuto danneggiarsi in acqua e poi
guardò la sedia
sospesa sulla vasca con un pesante sospiro. Si arrampicò
sulla piccola scala e
si sedette sulla sedia scuotendo la testa quando si accorse
dell’espressione
chiaramente soddisfatta sul volto di Freed.
“Non
mi prenderai” lo informò. “Se non riesci
ad usare una sega senza tagliarti, non vedo come potresti fare centro
con una
palla”.
“Continua
pure a dubitare di me” rispose
Freed. “Ti farò ricredere”.
Laxus
guardò Freed posizionarsi nel cerchio
rosso sul prato. Dopo di che, l’avvocato prese una delle
palle da baseball in
mano, serrò leggermente gli occhi, si mise in posizione e
lanciò la palla ad
una velocità piuttosto preoccupante.
Laxus
trasalì, ma non cadde.
Un’imprecazione
pronunciata a bassa voce e il rumore
della palla che colpiva il telo piuttosto che l’obiettivo di
legno fecero
spuntare un sorriso sul volto di Laxus. In base alle regole stabilite
da Freed
stesso, dopo altri due tentativi sarebbe toccato a lui sedersi sulla
sedia e, a
differenza di Freed, Laxus non aveva nessuna intenzione di mancare
l’obiettivo.
Nonostante non gli fosse piaciuto particolarmente, ai tempi delle
superiori
aveva fatto parte della squadra di baseball nel ruolo di lanciatore,
quindi
colpire l’obiettivo sarebbe stato dannatamente facile per lui.
Stava
per dirlo a Freed quando un’altra palla
sferzò l’aria in direzione
dell’obiettivo.
Laxus
non cadde nemmeno stavolta.
Gonfiò
il petto soddisfatto e rise.
Naturalmente Freed se ne accorse e gli rivolse uno sguardo che Laxus,
con le
gambe penzoloni sull’acqua, trovò ancora
più divertente.
“Se
sbagli di nuovo, non avrò pietà di te. Lo
sai, no?” disse Laxus.
“Non
sbaglierò” puntualizzò Freed con calma.
“Lo
spero per te”. Laxus sorrise. “Perché
sembreresti veramente ridicolo tutto bagnato”.
Freed
non rispose. Si voltò verso l’obiettivo,
prese l’ultima palla, si mise in posizione e la
lanciò.
Laxus
avvertì la sedia cedere.
Quando
cadde nella vasca, emise un rumoroso e
poco dignitoso strillo perché l’acqua era a dir
poco congelata. Tremò dalla
testa ai piedi e gli ci volle qualche secondo per riemergere in
superficie. Rabbrividì
ancora di più al contatto con l’aria fredda
autunnale, quasi rimpiangendo la
temperatura dell’acqua. Respirò profondamente e si
passò le mani tra i capelli incontrando
l’espressione vittoriosa di Freed che lo stava chiaramente
riprendendo con il
telefono.
“Cazzo”
si lamentò Laxus. I vestiti erano così
fradici che gli si erano incollati addosso.
“Freddina?”
chiese Freed, mentre Laxus si
apprestava a scendere giù dalla scala.
“Fanculo”
ribatté il biondo con voce
leggermente tremante. Quando scese per terra tutto gocciolante,
provò a scrollarsi
via un po’ d’acqua, ma non aiutò molto
perché naturalmente i vestiti erano
completamente zuppi. “Porta il tuo fottuto culo là
sopra, Justine”.
“Temo
che questa bancarella ora debba
chiudere, signore” disse una voce vicina a loro.
Laxus
si bloccò rivolgendo lo sguardo al venditore.
“Sta
scherzando, vero?” disse con voce ora più
ferma. “Sta chiaramente
scherzando”.
Il
venditore scrollò le spalle. “In realtà
per
me sarebbe molto più vantaggioso chiuderla che tenerla
aperta”.
Laxus
rifletté per un momento su ciò che aveva
detto il venditore cercando di comprenderlo. Quando finalmente colse
l’implicazione dietro le sue parole, lo sguardo di Laxus
cadde su Freed, il
quale non sembrava per nulla turbato dalla situazione. Al contrario,
appariva
incredibilmente compiaciuto per ciò che aveva chiaramente
fatto.
“L’hai
corrotto affinché chiudesse?!” esclamò
Laxus, e il sorriso di Freed si allargò.
“Se
ti fossi lasciato convincere fin
dall’inizio quando cercavo di farti sentire in colpa, a
quest’ora non ti
sentiresti così tradito” rispose Freed. Che
stronzo.
“Lo
sai che ora ti butterò lì dentro
personalmente, vero?”. Laxus fece un passo avanti, i piedi
che praticamente
sguazzavano nelle scarpe piene d’acqua. “E non
pensare nemmeno per un momento
che io non ne sia capace, perché sappiamo entrambi quanto
sono più forte di te.
L’ha detto quella dannata prova di forza”.
“Avevi
detto che era truccata” protestò Freed
immobile.
“Non
importa”. Laxus scrollò le spalle.
“È
piuttosto evidente che tra me e te sono io il più
grosso”.
Laxus
non lo aveva pianificato, anzi, lo aveva
fatto in maniera del tutto inconscia: ad un certo punto, durante la
conversazione, aveva afferrato Freed per la cravatta con
l’unico obiettivo di
rendere più credibili le minacce. Un modo per fargli capire
che, nonostante non
fosse veramente arrabbiato con lui, voleva davvero trascinarlo in acqua
per
pareggiare i conti. E avrebbe funzionato se solo non si fosse ritrovato
Freed
così vicino.
Così
dannatamente vicino che ora il suo
respiro ancora un po’ tremante si infrangeva direttamente
sulle labbra di
Freed. Così vicino che Laxus notò un piccolo neo
sotto l’occhio di Freed di cui
non si era mai accorto prima di quel momento. Così vicino
che all’improvviso si
rese conto di quanto i vestiti gli si fossero praticamente appiccicati
alla
pelle, una sensazione che lo fece sentire incredibilmente vulnerabile.
Se
si fosse piegato un po’ in avanti, le loro
labbra si sarebbero toccate.
Entrambi
sembrarono rendersene conto nello
stesso momento, ma per qualche attimo nessuno dei due parlò.
“F-forse
dovrei andare a casa” disse alla fine
Laxus con voce più debole di quanto avrebbe voluto, mentre
lasciava andare la
cravatta di Freed. “Per farmi una doccia e
cambiarmi”.
“Certo”.
Anche la voce di Freed suonò
piuttosto distante. “Se vuoi ti
accompagn–”.
“Posso
andarci a piedi, non è lontano” mentì
Laxus. “Ci vediamo”.
“Ciao”
rispose Freed facendo un passo
indietro.
Laxus
si voltò e si incamminò, rifiutandosi –
forse
stupidamente – di guardare indietro.
Chiarimenti della traduttrice:
1
PETA = People
for the Ethical Treatment of Animals, organizzazione
statunitense a
sostegno dei diritti animali che però ne uccide molti per
ragioni estremamente
controverse.