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Autore: Shora    05/03/2021    0 recensioni
Marinette aveva una vita normale fino a che non aveva scoperto di poter viaggiare nel tempo. Da quel momento si era del dovuta adattare ad turbolento avanti ed indietro nei secoli insieme ai suoi nuovi compagni d'avventura: Adrien e Chloè. Qualcosa però non quadra. Enigmatiche antenate e nuove scoperte attendono la Coccinella che si troverà di fronte un bivio: seguire le linee guida imposte da M. Agrèste o fidarsi di Tikki. Tra l'amore verso Adrien che non sarebbe dovuto sbocciare e le incertezze dovute a tutti quei segreti verso i quali nessuno vuole renderla partecipe Marinette dovrà capire da che parte stare.
*SEGUITO DI "LA FIGLIA DEL TEMPO - LA COCCINELLA"*
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Chloè, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due:

il 1798 era tranquillo proprio come lo avevo visitato la prima volta. Il parco era percorso solo da poche persone. Io ed Adrein vagavamo senza una meta precisa. Le indicazioni che ci aveva fornite M. Agrèste erano praticamente nulle e con secoli a disposizione cercare Plagg era più difficile di cercare un ago in un pagliaio.
-Tutto bene?- mi chiese Adrien, mentre mi massaggiavo una clavicola.
-Sì, certo.- risposi. La verità era che il corpetto era stretto, non tanto come la volta scorsa, ma cercavo di distrarmi in qualunque modo e la mia clavicola era stata prescelta per questo arduo compito.
-Se vuoi ci fermiamo un attimo.- mi sussurrò con uno sguardo leggermente preoccupato.
-Ti ho detto che sto bene!- esclamai forse con un po’ troppa convinzione e stizza. Lui drizzò le spalle e discostandosi assunse un comportamento altezzoso.
-Lo dicevo solo per essere carino. Non vorrei mai che mio padre venisse ucciso da tua madre a causa di un graffietto per una tua caduta.- che frecciatina! Davvero maturo!

-Senti un po’ tu…- ma non feci in tempo a finire la frase che qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la mia attenzione. Era un uomo, apparentemente intento nel bazzicare in giro, ma aveva qualcosa di familiare. Anche Adrien lo stava fissando. Ci scambiammo un’occhiata. Con un tacito accordo decidemmo di procedere a camminare come se nulla fosse.
- Pensi sia pericoloso?- domandai dopo qualche secondo, sussurrando.
-Non saprei.- rispose lui. -Credo che se avesse voluto farci del male avrebbe con sé almeno un complice.- annuii poco convinta. E se il complice ci fosse stato, ma fosse nascosto?
-Credi sia sicuro rimanere ancora qui? Forse dovremmo tornare indietro…- tentai.
-No, credo che stia solo cercando di capire cosa stiamo facendo qui.-
-Una passeggiata che altro!- dissi ironicamente. Comunque era davvero incredibile! Ovunque fossimo, in qualsiasi secolo loro sembravano saperlo ed esserci sempre. Forse l’unica volta in cui non li avevamo incontrati era stato a Versailles. Mi chiesi se sapessero che l’oggetto che stavano cercando si trovava nel 2019, un tempo in cui loro erano già morti e sepolti da mooolto tempo.
-Tanto per sapere di cosa dovete parlare tu e Tikki stasera?- Faceva sul serio? Un tipo inquietante ci pedinava e lui iniziava questi discorsi? Come se poi volessi dirglielo.
-Non sono fatti tuoi.- risposi a denti stretti.
-Ah ah, risposta sbagliata cara Coccinella, ricordati che io ho le chiavi.- disse con un sorrisetto odioso.
-Già e io te le ho rubate già una volta. Cosa mi frena da farlo di nuovo?- il sorriso sparì, lasciando spazio ad una smorfia di stizza. Camminammo per un altro po’, in silenzio, con Adrien che faceva l’offeso. Era ormai l’imbrunire, data l’ora tarda durante la quale eravamo tornati indietro nel tempo ed eravamo praticamente soli. Passanti non ce n’erano praticamente più, tranne quel tipo inquietante ci stava ancora pedinando. Non avrebbe procurato problemi se non che stava riducendo sempre più la distanza tra di noi. Tirai la manica al mio compagno. Cominciavo ad avere una leggera paura. Anzi definiamola un inizio di panico. Lui mi lanciò uno sguardo torbido, ma cambiò espressione quando incrociò il mio. Non so come quel tipo si fosse avvicinato tanto in un così corto lasso di tempo, ma sono certa della spinta che Adrien mi diede improvvisamente e della luce riflessa sulla lama che mi ferii gli occhi subito dopo. Uno stocco vibrava a mezz’aria a qualche centimetro dal mio naso. Se il mio compagno non mi avesse spinto probabilmente ora sarei stata uno spiedino. Adrien estrasse la sua spada e cominciò a fronteggiare il nostro sconosciuto nemico. Avevo paura e volevo terribilmente rendermi utile se non che nessuno (di nuovo!) si era degnato di darmi una spada o uno stocco. Feci la prima cosa che mi venne in mente. Raccolsi un sasso abbastanza grande dal selciato e glielo tirai. Lo colpii alla spalla, ma non ebbe l’esito sperato, servì solo a farlo arrabbiare di più e con me. Merda. Mi fu subito addosso cercando di infilzarmi e io non so grazie al quale miracolo riuscii a schiavare due dei suoi colpi. Indietreggiai sul sentiero. Il respiro corto per la paura e il corsetto e poi… inciampai. Con orrore mi sentii cadere a terra, dopo aver pestato un lembo del mio esito. Vidi il ghigno di quell’uomo, un sorriso maligno, orribile e seppi che la mia ora era arrivata. Chiusi gli occhi e mi portai le braccia al volto e aspetti la stoccata dolorosa che non arrivò. Arrivò altro però. Uno schizzo di un liquido caldo mi inondò le braccia e parte del viso che non era coperto, finendomi anche sulle labbra. Inevitabile lo assaggiai e per poco non vomitai: sangue. Aprii gli occhi. Adrien aveva trafitto l’uomo davanti a me. La sua spada giaceva per terra e le sue labbra erano aperte in un urlo muto. Gli occhi stavano pian piano perdendo lucentezza e vitalità. Io ero ricoperta del suo sangue. Atterrita guardai Adrien ritirare la lama del corpo del nostro nemico e feci appena in tempo a scostarmi che il suo corpo cadde esattamente dove prima stavo io. Non riuscii a trattenermi, mi voltai sul fianco sinistro e vomitai. Sentii indistintamente il mio compagno inginocchiarsi accanto a me e quando mi voltai a guardarlo mi trafisse con il suo sguardo.
-Cosa pensavi fare?!- mi aggredì. -Sei disarmata! Dannazione Marinette, questo non è uno stupido videogioco, quell’uomo poteva ucciderti!-

-Io… io volevo solo aiutarti…- balbettai con la voce rotta.
-Non è certo così che lo fai!- Lo osservai. Anche lui era sporco di sangue e non aveva l’aria di uno che appena ucciso un uomo. Non aveva l’aria di avermi appena salvato la vita. Scoppiai a piangere. Dietro il velo delle lacrime notai i lineamenti di Adrien addolcirsi. Con un moto di stupore da parte mia sentii le sue braccia muscolose stringermi al suo petto. Mi stava abbracciando. Non me lo sarei mai aspettato. Prima sembrava volesse massacrarmi e ora mi abbracciava dolcemente. Mi sciolsi tra quelle braccia e continuai a piangere, come una bambina disperata. Non piangevo solo per la paura di ciò che era appena successo, per la strigliata di Adrien, ma per tutto. Ero stanca del viavai tra i secoli, dei segreti che stavano diventato un peso insopportabile e di rischiare di morire per uno stupido bracciale. Ero stanca. Dopo minuti interminabili di pianto disperato, mi calmai. Adrien si allontanò da me e mi afferrò per le spalle.
-Promettimi una cosa.- mi guardò serio. Io annuii.
-Non provare ad aiutarmi mai più.- mi disse mentre un leggero sorriso gli decorava le labbra. Mi asciugai una lacrima solitaria sulla mia guancia con il dorso della mano, ridendo piano. Adrien si alzò e mi porse la mano.

-Andiamo Coccinella, torniamo a casa.-

Il ritorno al presente fu un casino. Il fatto che fossimo ricoperti di sangue aveva fatto rimanere tutti senza parole, per poi ritrovarle improvvisamente sommergerci di domande. Ci pensò Adrien a spiegare la situazione. Dopo il racconto ci mandarono a lavarci e cambiarci. Togliersi quel sangue di dosso fu meraviglioso, mi sembrava di essere rinata. Quando mi asciugai e mi rivestii ero pronta per gettarmi a letto. Erano circa le nove di sera, ma per me la giornata non era ancora finita. Nonostante il viaggio nel tempo pessimo ne avevo ancora uno che mi aspettava e non averi potuto rimandarlo, perché non so quando avrei potuto rivedere Tikki. Confidavo nel fatto che Adrien avrebbe portato con sé le chiavi di Place Royale. Mentre mi dirigevo fuori da villa Agrèste gli lanciai uno sguardo carico di significato che mi augurai carpisse sino in fondo. Salii in macchina e sorrisi a mia madre.
-Come è andata cara?- mi domandò.
-Tutto bene.- le mentii. Guardai fuori dal finestrino, tra meno di un’ora sarei dovuta uscire di nuovo e per avere delle risposte.
  
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