Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Scheherazade_Reim    08/03/2021    1 recensioni
"𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘵𝘶 𝘧𝘪𝘯𝘪𝘴𝘤𝘪 𝘭𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘰𝘭𝘦
𝘚𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘪
𝘚𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘪
𝘍𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘢 𝘵𝘦 𝘯𝘦 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘶𝘦 𝘴𝘰𝘭𝘦
𝘚𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘪
𝘚𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘪"
Era la prima volta che Kagome si esibiva davanti a cosi tante persone. La sua voce era spezzata dall'emozione di quelle parole che lei stessa aveva scritto. Mai, prima di quel giorno, aveva scritto qualcosa pensando ad altri se non alla sua famiglia e ai suoi amici ma ora, innamorata, voleva che quelle parole lo raggiungessero ovunque si trovasse.
Non sarebbe andata via.
Non si sarebbe nascosta per quei sentimenti.
{ Storia Ispirata dalla canzone di Laura Pausini Io Sì (Seen) ci ho frignato abbastanza da decidermi a scrivere }
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“702, hanami street
Musashi”

Il palazzo fatiscente che si trovava davanti ai suoi occhi non era affatto quello che si aspettava.
L’edera aveva avvolto completamente il cemento, soffocandolo e rendendo la struttura molto debole ai suoi occhi e pronta a cadere da un momento all’altro.
C’erano tante piccole finestre e alcune avevano il balcone dove stendevano i panni, facevano crescere qualche piantina e dai quali sentiva provenire diversi profumi, principalmente erano spezie ma si poteva anche sentire il profumo dei fiori se qualcuno si concentrava attentamente.
Il ghetto di Musashi era frequentato da umani, demoni e mezzodemoni che non potevano permettersi di vivere nella parte commerciale della città che si stava espandendo sempre di più; una sorta di quartiere popolare in tutto e per tutto.
Kagome rilesse velocemente l’indirizzo sulla busta che aveva tra le mani prima di avvicinarsi al citofono del palazzo.
Nel complesso vivevano tantissime persone, tante famiglie e anche numerose a giudicare dal via vai che vedeva. Ci volle qualche minuto, ma finalmente trovò il cognome che le interessava e inserì il codice nel tastierino digitale e premette il pulsante con la campanella.
Passarono alcuni istanti prima che sentì una vocina infantile rispondere.
Chi è?”
«Ciao, sono Kagome! Sono una vecchia allieva della signora Kaede, è in casa per caso?»
“La nonnina è in casa, devi salire al sesto piano.”
Ci fu un rumore sordo e metallico e il portone fatiscente si aprì per lei lasciandola entrare.
Doveva andare al sesto piano e per sua sorpresa c’era anche un ascensore.
Certo, pensò Kagome, era uscito dal medioevo e probabilmente non veniva nemmeno curato ma era meglio di nulla.
Una volta entrata in quella specie di gabbietta metallica premette il numero 6, trasse un profondo respiro e cigolando cominciò a salire molto lentamente.
“Avrei fatto prima a piedi”, pensò sconsolata la ragazza prima di sospirare profondamente e tornò a guardare la lettera tra le mani.
La lettera era di Kaede, sua vecchia tutrice, quando lei e sua sorella erano molto piccole e la madre non era in casa c’era lei che si occupava di loro.
Grazie a Kaede avevano imparato moltissimo, sapevano sopravvivere e prendersi cura di loro stesse e grazie ai suoi preziosi insegnamenti avevano trovato la strada per il futuro.
Quando la madre di Kagome era venuta a mancare, lasciandole da sole con un fratellino a cui badare, non avevano perso tempo a rimboccarsi le maniche per occuparsi di tutto e raggiungere il loro sogno e nel mentre fare il possibile perché anche Sota potesse arrivare dove desiderava.
Kagome ogni tanto si teneva in contatto con Kaede.
Era solita telefonare, mandare qualche regalo nelle occasioni speciali eppure non era mai riuscita a passare a trovarla prima di ricevere quella lettera da parte sua.
L’ascensore si fermò al piano con un violento sobbalzo tanto da farla spaventare, un rumore metallico e gracchiante e sentì che poteva aprire la porta in sicurezza, per così dire si ripeté mentalmente, andando finalmente sul piano che le interessava.
Non ebbe problemi a trovare l’appartamento che cercava.
Sul piano c’era veramente molta confusione, musica e gente che parlava a voce alta e anche in una lingua diversa dalla loro, ma dal fondo vide dei bambini che uscivano e si guardavano attorno. Erano un cucciolo di demone volpe, una bambina umana e forse anche un mezzo demone.
Quando la videro, facile da riconoscere visto il suo essere spaesata, le fecero cenno agitando le piccole braccia entusiaste e Kagome li raggiunse con un sorriso.
«Ciao, piacere di conoscervi. Mi chiamo Kagome.»
«Piacere nostro, La nonnina aveva detto che saresti passata, entra pure. Io mi chiamo Shippo. »
A farla passare era il piccolo demone volpe e sembrava quello più esuberante dei tre. Gli altri bambini la salutarono con un cenno del capo, senza presentarsi, dimostrando una grande timidezza dopotutto.
Kagome decise di non insistere con loro per il momento, limitandosi a sorridere alla loro dolcezza e decidendo di entrare finalmente nella casa di Kaede.
L’appartamento era piccolo, profumava di fiori freschi e c’erano mobili antichi e vecchie fotografie sparse un po’ ovunque. Non era molto grande, ma sembrava che vivessero in molti in quel luogo. Shippo richiuse la porta alle sue spalle, sorridendo e facendole cenno di seguirla verso quella che era il soggiorno dal quale sentiva provenire il vociare tipico di una televisione accesa.
Kaede era seduta comodamente su una poltrona, gli occhi stanchi, segnati dalla vecchiaia anche loro, intenti a seguire il telegiornale del pomeriggio attraverso un vecchio tubo catodico.
Kagome si prese un momento per osservarla e sorrise nel vedere che nonostante le rughe, i lunghi capelli ora grigi, gli occhi stanchi, non era cambiata ed emanava la stessa energia gentile e sicura. Shippo si accomodò a terra, seduto davanti a un tavolino dove aveva lasciato un foglio di carta con dei bellissimi disegni che stava colorando tutto contento.
« Signora Kaede …?»
La donna spostò lo sguardo dalla televisione, riavendosi improvvisamente e guardandola con occhi colmi di gioia. Si alzò dalla poltrona e con passi lenti la raggiunse per abbracciarla.
« Kagome, bambina mia, sono felice che tu sia venuta. Lasciati guardare … Sei diventata davvero una bellissima ragazza.»
La ragazza sorrise a quel complimento dell’anziana donna.
« Vieni, accomodati pure. Non restare in piedi, anzi ne approfitto e vado a preparare del caffè così avremo modo di parlare con calma. Mi devi raccontare tutto.»
« Oh no, signora Kaede, la prego non si disturbi! Non mi deve offrire nulla, davvero.»
« Insisto, per cui accomodati e fai la brava.»
Kagome si lasciò scappare una risata davanti a quel tono autoritario che le ricordava molto quando era bambina, irrequieta e nervosa, Kaede soleva spesso rimproverarla e “minacciarla” con la privazione della merenda per fare i compiti che le erano stati assegnati a scuola.
C’era un divano accanto alla poltrona dove sedeva Kaede.
Era un vecchio modello in pelle con sopra una coperta ricamata a mano dai motivi floreali, vi si accomodò e seguì Kaede con lo sguardo mentre andava verso la cucina per preparare il caffè da servirle.
Il telegiornale in televisione sembrava prossimo alla conclusione, pensò Kagome, dal momento che avevano lasciato perdere le notizie più importanti per concentrarsi su argomenti sportivi e mondani.
“… parlando di successo, naturalmente, non possiamo non nominare la bellissima Lily. Pseudonimo della giovane cantante e pianista Kikyo Higurashi, per i suoi cinque anni di successi ha deciso di devolvere parte dei suoi guadagni alla ricerca sulle malattie congenite ed ereditarie. Ecco a voi il servizio sul suo ultimo successo … “
Kagome sorrise davanti a quelle parole e guardò rapita le immagini riprese e montate ad hoc per quel servizio.
“Devo ammettere che ho fatto un bel lavoro con questa canzone.”
La soddisfazione nel sentire i suoi testi apprezzati da tutti, seppure nessuno sapesse la sua vera identità, la rendeva orgogliosa e vedere la sua bellissima sorella ripresa sullo schermo come una Dea per quel suo splendido talento la faceva sentire
Shippo stava continuando a disegnare senza davvero guardare la televisione, ma sentendo la canzone aveva iniziato a muovere la coda, soffice e voluminosa, a ritmo.
« Shippo … » lo chiamò Kagome, attirando l’attenzione del giovane demone volpe. «Ti piace questa canzone?»
Il piccolo demone annuì con il capo, gli occhi smeraldini non nascondevano il suo entusiasmo che ricordava tanto quello di un bambino.
«Si, mi fa sentire allegro e felice. Tutti qui ascoltiamo le canzoni di Lily, sono le più belle perché parlano di persone comuni che riescono a realizzare i loro sogni.»
Shippo non sapeva che era lei a scrivere quelle canzoni, ma a Kagome andava bene restare nell’anonimato per dare tutto il merito e il successo a sua sorella maggiore. Lo meritava davvero.
« Sai, Shippo, io conosco qualcuno che conosce personalmente Lily. Potrei farti avere un cd autografato, se ti piace così tanto.»
Gli occhi del piccolo demone sembravano illuminarsi ancora di più e lasciò perdere il disegno che stava facendo.
« Davvero?»
«Certo!»
«Sarebbe bellissimo! Ah, però non lo trovo giusto perché non saprei cosa darti in cambio e poi gli altri ne vorrebbero uno anche loro.»
Il piccolo demone volpe sembrava seriamente combattuto su quella proposta e Kagome decise di andargli incontro con una controproposta.
« Facciamo così, allora: ne riceverai uno, senza nessuna dedica particolare, ma rivolto a tutti quelli che abitano qui e non mi devi dare niente in cambio. Anzi, forse un disegno andrebbe benone.»
Un occhiolino in direzione di Shippo e vide tutti i suoi dubbi, le sue preoccupazioni, svanire completamente lasciando il posto solo alla gioia. Lo vide annuire in modo energico con il capo e Kagome comprese che avevano un accordo.
In quel momento, Kaede rientrò in soggiorno con un vassoio su cui erano posate due tazzine che emanavano un profumo davvero molto invitante. Kagome si affrettò ad alzarsi per aiutarla, vedendola in difficoltà, ma fu subito fermata da un’occhiataccia della donna.
Posò il vassoio sul tavolino dove Shippo stava disegnando mentre quest’ultimo si affrettava a raccogliere i suoi schizzi per poi uscire dal soggiorno con un bel sorriso sulle labbra. Sembrava davvero contento per la proposta che Kagome gli aveva fatto e ne era a sua volta felice la ragazza.
«Zucchero?»
«No, grazie.»
Si affrettò a rispondere la ragazza prima di prendere la tazzina che le veniva gentilmente offerta. L’aroma era così intenso e gradevole che non voleva guastarlo aggiungendo del banale zucchero, vide Kaede, invece, prendere due cucchiai di zucchero e andò a sedersi nuovamente sulla poltrona sistemando il suo scialle sulle spalle.
«Sono contenta che sei venuta, Kagome, ti ho scritto di passare quando volevi ma temevo che con i tuoi impegni non saresti mai riuscita ad arrivare in tempo.»
«Signora Kaede, la prego, non dica così! Sarebbe venuta anche Kikyo, ma sa lei …»
«Lo so, tranquilla bambina mia, dopotutto in questa casa tra i bambini non si fa che parlare di lei e di te anche di conseguenza.»
«Quindi sapete che…»
«Che scrivi tu le sue canzoni?» conclude Kaede mentre prendeva un sorso di caffè dalla sua tazza. «Santo cielo, bambina mia, sono in età avanzata ma ancora mi ricordo le bellissime poesie che scrivevi e la passione che hai sempre avuto per la grammatica.»
Kagome prese un altro sorso di caffè prima di lasciarsi scappare una risata davanti a quel commento energico, ma era ovvio che lo sapesse. Era ovvio che la donna sapesse tutto.
«Non le si può proprio nascondere niente vero, signora Kaede?»
«Assolutamente no!»
Kagome sorrise nel vedere che la sua vecchia tutrice, la sua vecchia tata per così dire, nonostante l’età avanzata non fosse cambiata minimamente.
Era sempre piacevole ritrovare una vecchia conoscenza e scoprire che non vi erano stati cambiamenti nel tempo, spesso ingiusto e crudele con le conoscenze e gli affetti.
«Mi ha sorpreso vederla a vivere… qui…»
Si trattenne dal dire la parola “ghetto”, dopotutto non era molto lusinghiera ed era molto sorpresa di quella situazione.
«Nel ghetto, vuoi dire?»
Kagome si morse le labbra davanti a quell’audacia da parte dell’anziana donna. Per un lungo istante si chiese se non avesse osato troppo, ma Kaede si lasciò sfuggire una debole risata prima di finire di godersi il suo caffè.
«Davvero, bambina, non devi farti tutti questi problemi. Il ghetto è il ghetto, dopotutto. Ho scelto io di vivere qui, avevo bisogno di fare qualcosa che mi facesse sentire utile una volta andata in pensione. E così mi occupo dei bambini che non hanno una famiglia o un posto dove andare.»
Kagome si godette gli ultimi sorsi di quel caffè davvero ottimo mentre rifletteva sulle ultime parole pronunciate dall’anziana donna, aveva persino risposto ad una domanda che non aveva fatto e che comunque aveva intenzione di fare anche per capire il senso di quel suo improvviso invito contenuto nella lettera ricevuta.
«Signora Kaede, per quale motivo sono qui? Nella lettera accennavate alle vostre condizioni di salute.»
Lo sguardo della donna cadde sul fondo della sua tazzina che teneva tra le mani appoggiate sulle gambe, Kagome la guardava con crescente apprensione mentre aspettava con pazienza una risposta.
«E’ un cancro ai polmoni, bambina mia, oramai mi restano pochi mesi.»
Le parole si abbatterono su Kagome con la forza di un macigno scagliato da una catapulta medievale. I suoi occhi si sbarrarono per lo stupore davanti a quell’affermazione, lasciandola sgomenta e incapace di replicare. Kaede doveva averlo capito per questo le rivolse un sorriso, era pieno di amarezza e rimpianto, poteva ben vederlo, ma ugualmente le sorrideva gentile per rassicurarla.
«Non essere triste, ho vissuto la mia vita appieno, ma non è solo per la mia salute che ti ho chiesto di venire qui oggi. C’è qualcosa che vorrei chiederti ed è molto più importante.»
Il rumore sordo del citofono colse Kagome di sorpresa facendola sobbalzare sul posto, sentì un rumore di passi e vedi di nuovo il piccolo demone volpe che correva a rispondere al citofono.
«Chi potrebbe essere a quest’ora?» si domandò Kaede, perché oltre a Kagome non si aspettava di ricevere altre visite per quella giornata.
Il piccolo demone entrò di corsa in soggiorno fino a raggiungere Kaede, sorridendo contento e pieno di rinnovata energia.
«E’ tornato Inuyasha, nonnina! È tornato Inuyasha!»

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Scheherazade_Reim