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Autore: __Lily    08/03/2021    1 recensioni
«Come potresti essere un mostro? Chi te lo ha detto?»
Mi strinsi nelle spalle.

Quella volta stavo giocando con Asuka non lontana da casa e lei era andata a riprendere la palla che era rotolata lontana, degli uomini ci videro e uno di loro disse «sono le figlie di quel demone, altri due piccoli mostri.»

Non ricordo il loro volto ma le loro parole non le ho mai dimenticate.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagome, Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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TRE.





La bambina era ancora incosciente nonostante fosse trascorso un giorno intero, il sole era sorto e poi tramontato e infine era tornata la notte.
Rin l’aveva portata nella sua stanza e Asuka ora dormiva lì accanto alla sua gemella, Jaken le aveva detto che quando Setsuna era finita nella visione dei Tengu anche Asuka aveva sofferto tanto era forte il legame che le univa.
Accarezzò il volto a entrambe e rimase lì a guardarle dormire ma sapeva di dover parlare con suo marito.
Uscì dalla stanza lasciando le bambine in quel letto mentre si tenevano per mano come facevano quando erano più piccole, sorrise e uscì.
«Rin come sta Setsuna?» domandò Jaken avvicinandosi a lei.
«Dorme ancora ma Haru dice che starà bene.»
«Quella bambina è forte anche io credo che starà bene.»
Rin si voltò ancora verso quella stanza, avrebbe voluto restare con loro ma Sesshomaru la sta aspettando.
«Jaken puoi rimanere tu con loro? Se Setsuna-»
«Ci penso io» rispose il piccolo kappa entrando nella stanza senza aggiungere altro.
Rin proseguì ancora ormai conosceva a memoria quel palazzo e sapeva dove trovare il marito, quando la sentì arrivare si voltò verso di lei.
«E’ sveglia?»
«No dorme ancora.»
Sesshomaru tornò a fissare il cielo e la luna pallida che risplendeva in quel manto scuro.
«So che sei arrabbiata con me.»
«Dovevi fermarli non capisco perché non lo hai fatto?»
Era così furiosa che avrebbe voluto urlargli contro ed era qualcosa che non accadeva da molto tempo, dal giorno in cui lui se ne era andato dal villaggio senza salutarla.
«Lo avrei fatto ma volevo vedere.»
«Cosa?! Tu non sai quanto siano dolorose quelle visioni, è per questo che non amo stare qui perché qui ci sono quei due demoni!»
«Anche io sono un demone.»
«E’ diverso.»
«Non lo è, anche io come loro ho ferito e ucciso Rin» il demone si avvicinò alla giovane umana che da tempo aveva scelto come sua compagna di vita, come madre dei suoi figli e alla fine le prese le mani e le strinse nelle sue.
«Setsuna starà bene, è forte.»
«Sono stanca di sentirlo. Tu la tratti come se fosse più grande e come se fosse una guerriera ma è ancora una bambina! Anche se non ha lo stesso carattere di Asuka non vuol dire che sia più grande di lei o che non abbia bisogno di essere protetta!»
«Rin sapevo che sarebbe stata in grado di liberarsi da sola per questo non sono intervenuto e lo avrebbe fatto se tu-»
«Se io non li avessi fermati.»
Stava soffrendo e lui lo sapeva, sapeva che in parte sua moglie aveva ragione ma sapeva anche di averne lui.
Sua figlia era una bambina è vero ma era anche una piccola guerriera, lei come lui erano animati dallo stesso fuoco, e quel fuoco era inestinguibile per entrambi.
«Non accadrà più li manderò via.»

 

Setsuna si era svegliata poco dopo e aveva trovato Asuka che dormiva scomposta accanto a lei con la coperta come sempre a terra, Jaekn era lì che le teneva d’occhio.
«Setsuna!»
«Jaken? Ma… i Tengu?» domandai guardandomi attorno.
Asuka sbuffò ma non si svegliò.
«Ti consiglio di non nominarli nemmeno quei due demoni, sono certo che molto presto se ne andranno hanno fatto fin troppi danni.»
«Se ne andranno? No!»
Scesi dal letto schivando il mio amico kappa.
«Dove pensi di andare signorina?»
«Dove sono i miei genitori?»
Mi resi conto dopo che quella era la loro stanza e non la mia e di Asuka.
«Tua madre è stata con te fino a poco fa credo che ora sia con il padrone, rimettiti al letto presto tornerà.»
«No devo parlare con loro.»
«Sei ancora convalescente non costringermi a usare il bastone!»
«Non lo faresti.»
Jaken continuò ad obiettare ma io corsi via senza sapere bene dove andare.
Provai nella mia stanza ma non c’erano, andai nelle stanze più vicine e illuminate ma non erano nemmeno lì finché annusando l’aria sentii il loro odore e finalmente capii dove cercare.
Corsi fino al giardino ma mi fermai anche se volevo entrare.
La mamma era davvero arrabbiata e non solo urlava ma stava quasi piangendo, mi sentii terribilmente in colpa per questo.
«Non accadrà più li manderò via.»
Quelle parole furono un duro colpo, non era giusto che i Tengu venissero puniti a causa mia!
«No!» urlai entrando nel giardino.
«Setsuna!»
Mi fissarono entrambi poi la mamma lasciò le mani di mio padre e mi abbracciò senza smettere di piangere, le sue lacrime erano calde sulla mia pelle.
«Sei sveglia, stai bene?» chiese esaminandomi.
«Sì sto bene.»
Mio padre mi sorrise e poi disse: «dovresti essere ancora a riposo.»
«Padre non mandarli via ti supplico, è colpa mia! Sono stata io a chiederglielo!»
«Perché? Vi ho detto così tante volte di stare lontane da loro perché invece hai chiesto una cosa simile ai Tengu?»
«Madre volevo solo allenarmi non puniteli per questo e non litigate più vi prego!»
Poi alla fine scoppiai a piangere, erano anni che non piangevo ormai ma quella volta la loro lite mi aveva ferita nel profondo.
«Non voglio che litighiate per colpa mia.»
«Va tutto bene» rispose mia madre abbracciandomi e stringendomi a sé, il suo profumo era così buono e il suo volto sempre così sorridente «non piangere va tutto bene tesoro mio.»
Mio padre ci raggiunse e mi diede un bacio, lui come me non era bravo con i sentimenti ma quei pochi gesti che concedeva significavano sempre tanto per me e Asuka.
«Setsuna va tutto bene.»
Rimasi in braccio a mia madre per un po’ e solo quella volta mi lasciai andare e tornai ad essere piccola, una bambina piccola che voleva le attenzioni dei suoi genitori solo per una notte.
«Va meglio?» chiese mia madre.
Annuii, la vidi voltarsi verso mio padre e sorridergli forse sarebbe tornato tutto normale.
«E’ ora di andare a dormire» disse il grande demone.
«Non ho molto sonno» risposi ma era una bugia sentivo gli occhi chiudersi.
«Andiamo» disse lui prendendomi in braccio e avvolgendomi nella sua coda calda e morbida.
«Non litigherete più vero?»
«No ma da ora in poi dovrai dirci ogni tuo spostamento.»
«Lo prometto padre.»
«Mi dispiace» dissi poco prima di arrivare alla loro stanza «se fossi più simile ad Asuka sarebbe più bello e forse mi amereste di più.»
«Guardami» disse mia madre «questo non devi pensarlo né dirlo mai più. Noi vi amiamo entrambe per come siete e non vorremo mai che cambiaste per fare felici noi. E’ giusto che siate diverse non devi sentirti in colpa per questo, capito?»
La guardai e desiderai davvero tanto di essere come lei e Asuka non che non mi piacesse assomigliare a mio padre ma loro erano così perfette e sapevano sempre cosa dire mentre io non lo sapevo mai.
Poi mi misero al letto baciarono prima e poi Asuka, la mamma si sdraiò accanto a me e mio padre accanto a mia sorella e quella notte dormimmo tutti e quattro insieme.


I giorni nel palazzo di mio padre erano quasi finiti e se non mi fossi ferita allenandomi con i Tengu saremmo già tornati a Musashi, mi consolava il che avrei iniziato una nuova avventura che avrei avuto qualcun’altro oltre a mio padre con cui allenarmi.
«Stai bene vero?» domandò Asuka mentre cercava di decidere quale kimono indossare.
«Sì quante volte vuoi che te lo dica?»
«Semplice ogni volta che te lo chiedo.»
Alzai gli occhi al cielo ma ero felice che Asuka si preoccupasse per me di tanto in tanto.
Mi avvicinai a mia sorella e le posai una mano sulla sua.
«Scusami Asuka so di averti spaventata.»
«Non è questo.»
«Allora cosa?» domandi curiosa.
«Io… io l’ho sentito Setsuna, ho sentito che stavi male.»
«Lo hai sentito?»
«Sì ma non so come spiegarlo» disse guardandomi.
Asuka sapeva essere molto seria quando voleva anche se come me era poco più di una bambina, presi un kimono in mano era bianco con dei fiori rossi e glielo porsi.
«Questo ti sta molto bene.»
Mi sorrise e lo scostò da una parte.
«Sei pronta?»
«No» dissi gettandomi sul letto «ma tanto torniamo lo stesso al villaggio.»
«Avanti Setsuna il villaggio non è così male e poi rivedremo Kikyo e gli zii. Mi sono mancati molto.»
«Anche a me sono mancati ma qui… qui sto bene al villaggio no. Non mi piace come ci guardano gli abitanti.»
«Lo siamo anche noi» ribatté lei mentre piegava i kimono.
«Non come loro» risposi cupa.
I miei ricordi di Musashi non erano belli a eccezione dei momenti trascorsi con Kikyo e gli zii, detestavo quella gente la trovavo rozza e insulsa e loro detestavano me per la mia natura di mezzademone ma al contrario sembravano adorare Asuka.
«Smettila di tenere il broncio e poi diventerai una sterminatrice come la zia Sango!»
«Credo che sia l’unica cosa bella del ritornare lì.»
La voce della mamma riecheggiò per le stanze mentre ci chiamava per fare colazione.
«Andiamo sistemerai dopo ciò che è rimasto.»
«Sì e poi ho così fame!»





Nostro padre fece salire Asuka su Ah-Un, anche se era in grado di farlo le piaceva che fosse lui a sollevarla io invece preferii fare da sola una volta che Ah-Un si fu accucciato.
Avevo deciso di indossare la mia tuta da sterminatrice la preferivo e poi era molto più comoda di un kimono.
La mamma sistemò alcune cose al fianco di Ah-Un e ci sorrise, ho sempre amato il suo sorriso e il suo grande calore.
«Allora siete pronte?» ci domandò.
«Sì! Finalmente rivedremo Kikyo!» disse Asuka.
Io sbruffai.
«Tesoro andrà meglio» disse la mamma «e poi ora inizierai ad allenarti con altri bambini come te e Kohaku sarà un bravissimo maestro.»
«Non è vero» risposi ma non aggiunsi altro.
Anche mio padre ci raggiunse.
«Cosa?» chiese la mamma.
«Che ci saranno bambini come me.»
«Setsuna tu, Asuka e Kikyo siete delle bambine speciali ma questo non vuol dire che siate diverse. Ciò che siete vi rende solo più speciali.»
Annuii ma sapevo che non era così non avevo nulla di speciale e la parte di demone che era in me e che mi rendeva ostili gli abitanti del villaggio.
«Andiamo» disse mio padre.
«Non sei curiosa di conoscere il tuo maestro?»
«Un po’» risposi e quella volta ero sincera, desideravo davvero conoscere colui che sarebbe diventato il mio maestro ma al tempo stesso avevo paura che anche lui mi avrebbe tratta diversamente.
«Reggetevi» ci disse lei poi raggiunse mio padre e non appena lui si librò in aria anche Ah-Un si alzò da terra e partimmo alla volta di Musashi.









 

So che questa storia è partita molto più lenta di quella sulla Sessrin e che possa risulare un po' piatta ma vi assicuro che il bello deve venire. 
Ho deciso di aggiornare oggi perché è la festa della donna e volevo quindi cogliere l'opportunità per fare gli auguri a tutte le donne che leggeranno questa FF.
Come al solito vi lascio con una piccola anticipazione.


 

Uscimmo fuori dopo che ebbi indossato la mia tuta da sterminatrice.
«Cosa ti ha insegnato tuo zio?» mi chiese curioso.
Mi allenavo anche con lui e mi piaceva imparare così tante cose da così tante persone.
«A usare gli artigli.»
«Mostramelo.»
Sguainò la sua spada mentre io mi preparavo.
«Sankon-Tessou!» urlai scagliandomi contro di lui, sapevo che avrebbe parato i miei colpi e sapevo che sarebbe sempre stato così, per quanto potessi diventare forte non avrei mai eguagliato quella forza innata che aveva lui.
La sua spada parò i colpi come previsto ma non mi arresi, riprovai ancora e ancora senza però riuscire a colpirlo ma ci andai vicina perché vidi un pezzo di stoffa del suo kimono volare via trasporta dal vento.
«Ben fatto» mi disse sorridendo «Inuyasha qualche volta serve a qualcosa.»

  
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