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Autore: stardust958    09/03/2021    2 recensioni
Dal capitolo 1:
La ragazza camminò spedita verso l’uscita, sbattendo il viso sul petto di qualcuno.
“Guarda dove vai per favore!” Disse al malcapitato, senza neanche guardarlo negli occhi. Non era da lei essere tanto scortese ma era troppo arrabbiata per farci caso.
Il ragazzo in questione la guardò allontanarsi, incuriosito da quella ragazzina. Percepiva chiaramente la sua rabbia, chissà cosa le avevano fatto per ridurla così.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti!

Vorrei fare una breve introduzione prima di buttarmi in questo buco nero :)

Non ho mai scritto una storia, questa è la prima che tento di pubblicare quindi vi chiedo in anticipo umilmente scusa, devo ancora trovare il mio metodo di scrittura.

Spero che questa storia vi possa piacere, dico già che ho stravolto un po’ le cose, ma non per mancanza di rispetto verso la storia originale, anzi!

Mi sono messa alla prova e ho scritto quello che il mio cervello e il mio cuore mi suggerivano, quindi se non gradite cambiamenti rispetto ai personaggi originali, beh mi dispiace.

Non so ancora ogni quanto pubblicherò i capitoli, vorrei prima vedere come vanno le cose, quindi se poteste dirmi quello che pensate (critiche costruttive e consigli sono sempre bene accetti) sarebbe fantastico.

Detto questo, buona lettura!

 

 

 

 

“Sveglia Rin, oggi comincia l’università!”

Una voce poco gentile la svegliò di soprassalto. Tentò invano di ignorare quella presenza accanto al suo adorato letto, ma qualcosa andò storto.

Il suo coinquilino Jakostu le tirò via le coperte, assicurandosi che la ragazza non si rimettesse a dormire.

“Ma insomma Jako! È presto, non mi rompere.”

Cercò riparo sotto il cuscino, ma quel simpatico del suo amico la prese di peso e la buttò giù da letto.

“Zitta dormigliona, fosse per te dormiresti fino alle tre di pomeriggio”.

Rin si prese un momento di riflessione sul pavimento freddo della sua stanza, poi guardò l’orologio sul suo comodino e constatò che fossero solo le 7 del mattino. Jakostu aveva pensato bene di filarsela, evitandosi una strigliata per averla svegliata troppo presto.

Non aveva pace in quella casa, ormai era diventato troppo difficile persino pensare di riposarsi.

Così Rin si trascinò fino al bagno come un automa, buttandosi sotto il getto d’acqua calda per svegliarsi.

Quel giorno avrebbe cominciato l’università e questo voleva dire: gente nuova, vita nuova, e soprattutto la possibilità di ricominciare, di dimenticare il suo passato.

Una volta uscita dalla doccia cercò di rimettersi in sesto, ma i Kami erano contro di lei: i suoi capelli non si pettinavano, le sue occhiaie la facevano somigliare a un panda, e tutta quella pizza mangiata la sera prima l’aveva gonfiata come un palloncino.

Quando tornò in camera per vestirsi, lì avvenne la vera catastrofe: il suo reggiseno fortunato era sparito, e senza di quello non sarebbe sopravvissuta alla giornata.

“Jakostu, dov’è il mio reggiseno fortunato?!” Strillò impanicata, cominciando a correre per la casa in mutande, tanto la parola dignità non la conosceva più.

“È qui Rin, mi spieghi perché ti togli il reggiseno in cucina?” La ragazza si tranquillizzò all’istante, scendendo a fare colazione.

“Senti non cominciare con la solita ramanzina del mio disordine, non è giornata”.

“Non è mai giornata per te” il suo inquilino le riempì una tazza con una bella dose di caffè, passandogliela ridacchiando.

“Ricordami perché non ti ho ancora sposato” lo guardò con gratitudine, grata di avere un amico così attento ai suoi bisogni.

“Forse perché non hai il pisello?!” Jakostu scoppiò a ridere, facendo arrossire l’amica.

“Jako, linguaggio!”

Dopo aver consumato la colazione con calma, Rin decise di tornare su ad affrontare il problema più grande: come vestirsi. Aveva un complicatissimo rapporto di amore e odio con il suo armadio, che disprezza e venerava contemporaneamente.

Alla fine dopo averlo fissato con rassegnazione prese le prime cose che potessero risultare quantomeno decenti e scese ad aspettare Jakostu, che in quanto a prepararsi, era molto più lento di lei.

I due si conoscevano fin da bambini ed erano come fratelli, e appena Rin aveva compiuto 18 anni avevano deciso di convivere. Tra i due correvano 2 anni di differenza, ma non era mai stato un problema.

Rin era incredibilmente grata ai Kami che Jakostu studiasse nella stessa università, così avrebbe conosciuto qualcuno e sarebbe stato tutto molto meno imbarazzante.

“Ti vuoi muovere? Non stai andando in discoteca”

Jakostu comparì pochi minuti dopo, regalandole un gestaccio.

“Non sia mai che incontri Brad Pitt sul mio cammino, devo essere sempre bellissimo.”

Mentre i due ridevano di gusto, si diressero verso la macchina del ragazzo.

Jakostu proveniva da una famiglia benestante e di fatto poteva permettersi una bella macchina e quell’appartamento. Rin invece non aveva una famiglia, lavorava per pagarsi l’affitto e la retta dell’Università la pagava con i pochi soldi che le avevano lasciato i defunti genitori.

Una volta al parcheggio dell’edificio, Rin rimase totalmente esterrefatta. Era una costruzione bellissima, non si stupiva che fosse considerata una tra le università più belle del mondo.

“Raggio di sole, che bello vederti!” Quello che parlò fu il fratello maggiore di Jakostu, Bankostu, che ci provava con lei da quando le erano spuntate le tette. Ormai sembrava quasi un gesto abitudinario.

Il più piccolo guardò Rin con un sorrisetto di scuse, avvicinandosi verso il fratello e obbligandola a fare lo stesso.

Nonostante i tentativi di abbordaggio di Bankostu, gli voleva comunque molto bene per questo non poté fare a meno di sorridergli e di abbracciarlo.

“Ciao Ban! Com’è andata l’estate?” Il ragazzo si prese un momento per ammirare quella ragazza che ogni anno diventata sempre più bella, poi le sorrise.

“Come al solito, non ho fatto niente di che”

“A parte spendere i soldi di mamma e papà?” Commentò Jakostu con sarcasmo.

Rin lo fulminò con lo sguardo.

“Jako, smettila!” Rin era abituata a rimproverare l’amico per la sua lingua tagliente, succedeva fin troppo spesso.

“Andiamo Rin, devi prendere il programma.” Jakostu trascinò l’amica per un braccio, poi glielo appoggiò sulle spalle e si allontanarono sempre di più da Bankostu, fino a disperdersi tra la folla.

“Ban chi era quella?” Chiese Koga, suo migliore amico.

“Quella mio caro Koga, è donna della mia vita” disse ridacchiando, fissando il fratello e la ragazza che scomparivano tra la folla.

“Non dire cazzate, ti guardava come se fossi suo padre! Dai andiamo, gli altri ci stanno aspettando.”

 

 

“E qui c’è la tua aula. Ti conviene entrare se vuoi trovare un posto decente.” Jakostu aveva appena finito di farle fare il giro dell’immenso ateneo, portandola direttamente all’aula della sua prima lezione.

“Grazie Jako. Ci vediamo dopo a pranzo?”

“Certo. A dopo pulce.” Il ragazzo le scoccò un bacio sulla fronte, poi sparì tra il via vai di persone. Si chiese come avrebbe fatto nella sua vita se non avesse avuto Jakostu al suo fianco, probabilmente avrebbe dovuto inventarlo.

Rin si fece coraggio ed entrò nella gigantesca aula, cercando un posto strategico. Quello sarebbe stato un momento fatidico, avrebbe incontrato qualcuno, e le scelta doveva essere azzeccata. Vide una ragazza che sembrò fare al caso suo, così si avvicinò.

“Scusami, questo posto è occupato?”

La ragazza in questione le rivolse un sorriso dolce negando con la testa, così Rin prese posto. Sembrava molto gentile, probabilmente aiutata dai suoi tratti del viso delicati e un sorriso dolce che le aleggiava sulle labbra.

“Io sono Kagome Higurashi, tanto piacere.” le porse la mano e Rin la strinse volentieri.

“Io sono Rin Watanabe.”

Kagome la guardò un secondo, chiedendosi come Rin potesse avere gli occhi di quel colore, ma probabilmente domandarlo sarebbe stato inopportuno e maleducato, quindi tacque.

“Sono davvero contenta di aver scelto questa facoltà sai?” cominciò Kagome, molto in vena di chiacchiere.

Rin era molto brava ad inquadrare le persone, e poté constatare felicemente che quella Kagome fosse una ragazza molto dolce e simpatica, sicuramente si sarebbero trovate bene.

“Anche io, è da quando sono una ragazzina che sogno di studiare giurisprudenza.”

Le due ragazze chiacchierarono per un’altra decina di minuti. Poi il professore arrivò e incominciò a spiegare, introducendo il programma dell’anno e facendo i preamboli necessari.

Una volta passate le prime due ore, tutti gli studenti si fiondarono verso la porta per prendere un po’ d’aria.

“Allora Kagome, conosci qualcuno qui nella facoltà?” Le chiese Rin mentre erano ferme ad un chiosco per prendersi un caffè. Quella squisita linfa vitale color meraviglia, ogni volta che sentiva o vedeva del caffè si perdeva in elogi infiniti.

“In realtà si, ci sono le mie amiche Sango, Shiori e Kaname, che appena si presenterà l’occasione vorrei presentarti. Gli piaceresti molto. Tu invece?”

Rin si prese un secondo per sorseggiare quella bevanda squisita, poi rispose “Io conosco il mio migliore amico, nonché coinquilino, e suo fratello. Sono più grandi di noi.”

“Qualcuno sta parlando di me?” Neanche a farlo apposta, Jakostu spuntò alle loro spalle e abbracciò la sua migliore amica da dietro.

“Kagome, ho il piacere di presentarti Jakostu Takeda, il mio super pazzo migliore amico.” Kagome accennò un sorriso, tendendo una mano al ragazzo.

“Oh mia cara, quella borsa è una visione!” Le disse Jakostu ammiccante, pizzicando poi un fianco a Rin. Kagome capì subito che tipo di rapporto c’era tra i due: sicuramente erano migliori amici da una vita, e tutta quella confidenza e intimità era dovuta probabilmente all’omosessualità di Jakostu.

“Beh molto piacere.”

“Non avete idea di quanto fosse pallosa quella lezione di letteratura inglese, mi volevo tagliare le vene dalla noia.” Rin avvampò, rivolgendo uno sguardo di scuse a Kagome e tirando uno scappellotto al ragazzo, che mise su un finto broncio.

“Jakostu! Linguaggio! Scusalo Kagome, avrebbe bisogno di un filtro ogni tanto”. Il moro roteò gli occhi al cielo, e Kagome rise scurendo la testa. Rin era uno spasso, e il suo amico pure.

“Signore se mi volete seguire, adesso vi porto nel magico mondo dei fighi dell’università, la caffetteria!” Le ragazze risero, prendendo a braccetto Jakostu e inoltrandosi dentro la caffetteria.

“Allora mie care, una breve spiegazione. Ce n’è per tutti i gusti, ma se volete puntare in alto, ricordatevi che la crème de la creme è quel gruppetto lì, dove possiamo ammirare nel suo habitat naturale anche quel troglodita di mio fratello”

Rin avvampò, spostando lo sguardò su gli espositori di succhi, mentre Kagome guardò senza farsi troppi problemi.

“Smettila Jakostu per favore, non mi sembra il caso di urlare e attirare l’attenzione di mezzo ateneo.”

“Sai Kagome” cominciò perfido Jakostu, assolutamente deciso a iniziare la vita universitaria di Rin con una bella figura di merda.

“Devi sapere che il mio caro fratellino ci prova con la nostra bellissima Rin da quando ha messo su le tette.” Kagome a quel puntò non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una sonora risata, attirando l’attenzione di molte persone.

Rin rossa di rabbia, pestò un piede a Jakostu urlando “ Idiota, sei veramente un idiota!”

A quel punto tutta la caffetteria si girò, anche il gruppo indicato poco fa da Jakostu, che per rincarare la dose urlò “E dai Baby! Stavo scherzando!”

Se c’era una cosa che Jakostu amava fare, era mettere in imbarazzo la povera Rin. Lo faceva da una vita ormai, tanto la ragazza non riusciva a tenergli il broncio per più di qualche ora.

La ragazza camminò spedita verso l’uscita, sbattendo il viso sul petto di qualcuno.

“Guarda dove vai per favore!” Disse al malcapitato, senza neanche guardarlo negli occhi. Non era da lei essere tanto scortese ma era troppo arrabbiata per farci caso.

Il ragazzo in questione la guardò allontanarsi, incuriosito da quella ragazzina. Percepiva chiaramente la sua rabbia, chissà cosa le avevano fatto per ridurla così.

“Sesshomaru tesoro, cosa stai facendo?” Una voce particolarmente fastidiosa e acuta lo ridestò dai suoi pensieri. Kagura, gli camminò incontro, stampandogli un bacio sulle labbra, come un avvertimento per qualsiasi ragazza.

Lui non ci prestò particolare attenzione, sapeva che appena avesse trovato un altro passatempo l’avrebbe scaricata senza ritegno.

 

“Kagome, ma cosa è successo?” Shiori, una mezzodemone dagli occhi viola, si avvicinò alla sua amica con una faccia confusa.

“Shiori, lui è Jakostu.” La ragazza avvicinò la mano allo strano ragazzo, che però le rivolse un simpatico sorriso. “Scusami Kagome ma devo andare a rincorrere Rin, quando è arrabbiata con me, rischia di demolire un edificio.” Kagome annuì sorridendo a Jakostu, però prima di vederlo sfrecciare via lo fermò. “Potresti darmi il numero di Rin? Così magari in giornata le scrivo.” Il ragazzo acconsentì e le diede il numero, poi sfrecciò via.

 

 

 

 

“Rin, sei a casa?” Jakostu posò le chiavi sullo svuota tasche, sconsolato. Sapeva che Rin era a casa, perché l’aveva cercata in tutti i suoi posti preferiti senza successo.

“Tu non esisti!” Gridò dal piano superiore. Il ragazzo si tolse le scarpe e prese a salire le scale con grandi falcate, raggiungendo l’amica. Sentiva l’acqua scorrere in bagno, segno che fosse dentro la vasca.

“Jakostu, vai via, in questo momento ho tanta voglia di affogarti.” Il ragazzo le rivolse un sorriso dolce e fintamente innocente. Rin, dal canto suo, non riusciva a resistere a quei sorrisi, così sospirò sconfitta e fece segno all’amico di unirsi a lei.

 Non era strano per loro farsi il bagno insieme, neanche nudi, erano troppo in confidenza per imbarazzarsi.

“Jako, giuro che uno di questi giorni ti uccido.”

L’amico rise di gusto, poi cominciarono a schizzarsi con l’acqua. Quando il campanello prese a suonare, entrambi si guardarono.

“Vai tu, sarà tuo fratello.” Jakostu sbuffò imbronciato.

“Posso assicurarti che quel maniaco preferisce vedere te mezza nuda. Perché devo andare io ad aprire?”

“Devo ricordarti della figura di merda che mi hai fatto fare oggi?” Lo punzecchiò la mora, immergendosi fino al mento nell’acqua calda. Ci mancava solo che quell’infame del suo migliore amico interrompesse il suo bagno rigenerante, lì si che l’avrebbe ucciso.

Il ragazzo rise, poi uscì avvolgendosi con un asciugamano e andò ad aprire alla porta.

Con sua sorpresa non ci fu solo Bankostu, ma tutta la sua combriccola di amici.

“Bankostu, la prossima volta che inviti gente in casa mia, sei pregato di avvisare.” Si spostò per farli passare, fulminando il fratello con lo sguardo.

“Ti ricordo che questa è anche casa mia!”

“Ma per favore Ban, tu vieni qui solo quando sei troppo ubriaco per tornare a casa!” Il minore sospirò rassegnato, era ormai abituato al fatto che il fratello gli invadesse casa.

“Vado ad avvertire Rin che abbiamo ospiti. Non fare casino, io e la nana dobbiamo fare una cosa.” Disse solo Jakostu, salendo le scale e non prestando più attenzione a coloro che gli avevano invaso la casa.

 

 

 “Rin, è arrivata Kagome, ti sta aspettando in cucina.”

La ragazza, che stava fissando assorta il suo soffitto, si vestì velocemente e scese le scale con grazia, attirando l’attenzione degli ospiti.

Kagome se ne stava seduta su uno degli sgabelli, e quando la vide, le rivolse un dolce sorriso.

“Oh Kagome, non sai che tempismo!”

Rin con un salto si sedette sull’isola, e si zittì tutto un tratto.

“Tutto bene Rin? Mi sembri così strana.”

Questa fece spallucce. Purtroppo non sapeva definire bene neanche lei a cosa fossero dovuti i suoi cambi d’umore improvvisi, o meglio lo sapeva ma preferiva ignorarlo.

“Ti va di uscire stasera? Domani abbiamo le lezioni nel pomeriggio e credo che potrebbe essere una buona idea per entrambe.”

Kagome sorrise entusiasta, alzandosi felice.

“Ti dispiace se chiedo anche alle mie amiche? Mi piacerebbe moltissimo presentartele!”

“Certo perché no.”

Kagome uscì quindi in terrazza per fare un giro di chiamate. Rin rimase sola in cucina, pensando che una serata fuori le avrebbe fatto bene per cancellare dalla sua testa quello cui stava ripensando dopo molto tempo.

Totalmente immersa nei suoi pensieri, non si accorse di andare a sbattere addosso a qualcuno per la seconda volta in giorno.

“Dovresti smetterla di venirmi addosso ragazzina.”

Rin sussultò scusandosi immediatamente con colui che aveva importunato per ben due volte in giorno solo.

Quello che si trovò davanti era l’uomo, o meglio, il demone più bello che avesse mai visto.

I tratti demoniaci donavano al suo viso dai lineamenti perfetti quel tipo di fascino che solo un demone possedeva. I suoi lunghi capelli sembravano fili ricavati dalla seta pregiata e la sua statura e corporatura la facevano sentire una pulce.

 

Lui la fissava con uno sguardo di ghiaccio e che fece immediatamente arrossire Rin.

“Oh io, chiedo scusa per la mia maleducazione di oggi...” la ragazza non riusciva a guardarlo negli occhi, e Sesshomaru si scoprì enormemente incuriosito da quella situazione. Non solo si sentiva attratto fisicamente dalla ragazzina, cosa per lui impensabile dal momento che dopo secoli aveva a mala pena cominciato a tollerare gli umani, ma non poteva fare a meno di pensare che fosse molto diversa da tutte le donne con cui aveva avuto a che fare. Sembrava così pura, fresca, come quella leggera brezza piacevole che soffia nelle prime ore del mattino.

“Volevi qualcosa in particolare?” Domandò Rin, cercando di smorzare il suo incredibile imbarazzo.

“Un bicchiere d’acqua” dopo che Rin glielo versò, si sedette su uno degli sgabelli, guardando un punto impreciso fuori dalla finestra.

Sesshomaru percepì subito l’odore di imbarazzo nell’aria, ma decise comunque di rimanere lì ad osservarla ancora per un po’.

Aveva un aspetto decisamente particolare per una semplice ragazzina umana, con quegli  occhi di un azzurro come il ghiaccio.

“Ei Rin, allora aggiudicato per stasera.” Rin ringraziò mentalmente Kagome, che aveva avuto un tempismo incredibile.

Rin si girò nella direzione del demone, e si sorprese a non vederlo più lì. Quando se ne era andato?

“Che ne dici di restare qui a cena Kagome? Almeno dopo potremmo andare direttamente insieme.”

“Certo! Allora vado a casa a prendere il cambio e poi tornò, non ci metterò più di 1 ora.” 

Dopo che Kagome uscì dall’appartamento, Rin prese il cordless e compose un numero che non digitava molto spesso, lo teneva lì in memoria per guardarlo ogni tanto con malinconia.

“Haru...” sussurrò  la ragazza, sentendo la voce del fratello. Haru era il fratello maggiore di Rin, anche se non si trovava nel paese da molto tempo. I due fratelli avevano 7 anni di differenza, ma nonostante ciò si assomigliavano molto. Possedevano entrambi i tratti occidentali della madre, rendendoli di una bellezza fuori dal comune.

Haru era partito 5 anni prima, decidendo di viaggiare per l’Europa e lasciando sola Rin, affidata alle cure della loro nonna paterna. Nonostante quel senso di abbandono, non riusciva a non voler bene al fratello, per questo ogni tanto si telefonavano.

“Rin, tutto bene? Di solito mi chiami verso la fine del mese...” suo fratello era sempre stato un menefreghista e poco attento alle emozioni altrui, ma conosceva sua sorella e capiva se qualcosa la turbava.

“Mi stavo solo chiedendo se avevi in programma di tornare per qualche giorno, dove sei adesso?” Rin prese tamburellare le dita sul bancone, come un tic nervoso. Voleva un bene immenso a suo fratello, ma sentiva che la loro lontananza stava cominciando a pesare davvero troppo.

Aveva uno sguardo perso che fece preoccupare notevolmente Jakostu, quando entrò in cucina per sgranocchiare qualcosa.

“Adesso sono in Russia, sai ho trovato dei nostri parenti molti cordiali che mi stanno ospitando da circa due settimane, mi piacerebbe portatrici una volta...”

Fu troppo per lei, ascoltare la sua voce così tranquilla e allegra.

“Haru... torna a casa ti prego.” Rin cedette ai suoi sentimenti, chiudendo in fretta e gettandosi tra le braccia del suo migliore amico, piangendo in silenzio mentre lui le accarezzava la testa.

Non le fece domande e non le chiese il perché di quella chiamata, sapeva benissimo quanto Rin soffrisse per l’assenza del fratello. Rimasero così per un po’, poi lei si staccò dall’abbraccio, per poggiare la fronte sul petto di Jakostu.

“Un giorno mi dirai quali problemi mi affliggono” sospirò pesantemente, suscitando la risata dell’inquilino.

“Appena lo scoprirò ti dirò, ma adesso vieni. Ho sentito che qualcuno esce stasera, quindi andiamo a decidere cosa mettere”

“Jako adesso no, aspetterò l’arrivo di Kagome”

Jakostu se la caricò di peso sulla spalla e la trasportò su per le scale sotto gli sguardi perplessi dei presenti.

“Scusate, noi abbiamo da fare, siete pregati gentilmente ti togliere le tende entro le 7:30!”

Rin intanto non riusciva a smettere di ridere, così Jakostu le pizzicò un fianco, suscitando un urletto all’amica.

“Certo che tuo fratello è strano Ban.” Gli disse Koga, totalmente perplesso.

“No Koga, mio fratello è un bastardo fortunato.” E non fu l’unico a pensarlo in quella sala.


Eccoci qua signori alla fine del capitolo.  Non vorrei aver dimenticato qualche errore grammaticale, ho riletto 20 volte ma l'ansia di pubblicare una storia gioca brutti scherzi, quindi nel caso chiedo venia.
Non voglio dilungarmi troppo, anticipo solo che nel prossimo capitolo scopriremo cosa succede in discoteca. 
Spero di non aver deluso troppo le vostre aspettative, ci vediamo nel prossimo capitolo! ;)

   
 
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