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Autore: Justice Gundam    14/03/2021    1 recensioni
Reborn, un continente sconosciuto, dove smog nero e piogge acide rovinano ancora di più gli edifici fatiscenti che costeggiano le strade della capitale Reborn City. Intere città ridotte in rovina, Pokemon in fuga, e dietro le scene, un'organizzazione che tira i fili per i propri terribili scopi. Questo mondo ha bisogno di eroi... e sarà qui che, mentre Ash e Misty affrontano il loro viaggio attraverso Unima, accadimenti misteriosi porteranno Vera, Drew, Max ed Hitomi, in una corsa contro il tempo per fermare il Team Meteora e riportare un raggio di luce agli abitanti di quel mondo crudele. (Contestshipping)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Drew, Max, Nuovo personaggio, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Anime
Capitoli:
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Pokemon: A World Reborn

Una fanfiction di Pokemon scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 80 - Confronto

 

Scyther si scrollò di dosso la neve, maledicendo tra sè la cattiva sorte. Tra tutti i posti in cui la migliore amica della sua allenatrice doveva andare a ficcarsi, doveva essere proprio quella cittadina sperduta sulle montagne più alte di Reborn? La sua specie era abituata al caldo delle savane e delle foreste! Che un Scyther come lui fosse costretto ad andarsene in giro sotto la neve e il vento gelido, era davvero poco dignitoso!

Detto questo, il Pokemon mantide era consapevole del rischio che tutti loro stavano correndo, ed Heather era una delle persone più importanti per Shelly. Tra l'altro, era lì da sola, e c'era sempre la possibilità che qualche scagnozzo del Team Meteora la individuasse. Shelly aveva paura che Heather non ce l'avrebbe fatta, da sola, a difendersi dai capi dell'organizzazione, e a giudicare da quello che aveva sentito di Lord Solaris e dei suoi diretti sottoposti, Scyther stesso non faceva fatica a crederlo. Era già una fortuna essersi imbattuti soltanto in reclute di poco conto, nel corso del loro viaggio...

Il Pokemon Coleottero/Volante spiegò le ali, cercando di ignorare la sgradevole sensazione di gelo, e dopo essersi assicurato che non ci fossero occhi indiscreti in giro, prese il volo e guardò verso l'orizzonte. Le distese innevate e le foreste di conifere imbiancate si estendevano ancora per un po'... poi, la natura selvaggia si diradava gradualmente fino a che non apparivano i primi edifici di una città dall'aspetto sorprendentemente moderno, per una che sorgeva nel bel mezzo delle vette più alte di Reborn. Anche in lontananza, Scyther fu in grado di vedere un gruppo di grattacieli che componevano lo skyline della città, e poco distante da essa, un enorme costone di roccia ricoperta di neve e ghiaccio dominava l'intero paesaggio. Non c'era modo di confondersi: davanti a lui, a solo poche ore di cammino, si trovava Ametripoli. Quella era la loro migliore possibilità di riposarsi e di cercare Heather.

Soddisfatto, e contento che finalmente il viaggio stesse per concludersi, Scyther scese a terra e si infilò rapidamente tra gli alberi, usando le sue braccia-lame per spostare gli arbusti che gli impedivano il passaggio. Avrebbe preferito poterli tagliare, e sarebbe stato più rapido e più facile, ma come Shelly gli aveva giustamente ricordato, così facendo si sarebbe lasciato dietro una traccia che qualunque malintenzionato avrebbe potuto seguire senza problemi. Limitandosi a fare uso della sua naturale agilità per farsi strada, Scyther scivolò nel labirinto di vegetazione innevata e si avviò verso la piccola caverna dove Shelly e il resto dei suoi Pokemon si erano accampati. Sicuramente, stava pensando, Shelly sarebbe stata felice di sapere che la città dove si trovava la sua migliore amica era di lì a poche ore di cammino.

Un rumore improvviso, come uno schianto, allarmò il Pokemon mantide, che alzò d'istinto le braccia-lame davanti a sè e tese i sensi al massimo, per confermare a sè stesso che il suono provenisse effettivamente dal luogo in cui aveva lasciato Shelly. Con la sua esperienza, il Pokemon mantide non ebbe difficoltà a confermare le proprie supposizioni, e dopo essersi preparato mentalmente, scattò a tutta velocità verso la sua allenatrice, sperando che non fosse davvero nei guai...

"Scyther!" esclamò. Gettando al vento le sue precedenti considerazioni, Scyther tagliò di netto alcuni rami che gli ostruivano il passaggio, e scattò fuori dalla macchia, raggiungendo finalmente il luogo dove si trovava la sua allenatrice.

Immediatamente, Shelly distrasse la sua attenzione dallo scontro che stava sostenendo: due reclute del Team Meteora guidate da un altro individuo che indossava un'uniforme nera molto simile alla loro... ma con delle strane decorazioni che ricordavano un paio di ampie ali sulla schiena! I malfattori avevano mandato in campo un Purugly, un Pokemon simile ad un grosso gatto obeso dalla pelliccia grigia e dalle orecchie fin troppo grandi; e uno strano Pokemon insettoide dal corpo esile di colore giallo, avvolto in una sorta di mantello di foglie e con un paio di grose e corte antenne sulla testa. Appena dietro di loro, la recluta dall'uniforme decorata assisteva, accompagnata da un Pokemon alto e slanciato che ricordava un lucertolone di colore nero e viola, con degli elaborati motivi rossi sul torace e sui fianchi. Era un Pokemon che Scyther non aveva mai visto, ma a giudicare dalla sua espressione acuta e dalla sicurezza con cui si portava, doveva essere un avversario pericoloso...

"Lazzle!" ordinò lo strano Pokemon lucertola, indicando ai suoi "compagni" i Pokemon con cui Shelly cercava di affrontarli. Joltik e Spinarak si tenevano vicini alla piccola entomologa, mentre Volbeat e Yanmega affrontavano i Pokemon del Team Meteora.

"Purr!" esclamò il Purugly nemico. La recluta che lo aveva fatto uscire fece un cenno al grosso felino, che scattò in avanti con velocità sorprendente e sferrò un attacco Sfuriate, cercando di raggiungere Yanmega con una raffica di fendenti dei suoi artigli. La libellula gigante schivò l'attacco con una virata, e rispose con un preciso attacco Sonicboom, facendo vibrare le ali ad una tale frequenza da scagliare una raffica di onde sonore contro il Pokemon Gattotigre, che ringhiò per il dolore improvviso e barcollò all'indietro. Il Pokemon insetto vestito di foglie - che Shelly aveva già riconosciuto come un Leavanny, un Pokemon di tipo Coleottero/Erba originario di Unima - sferrò un attacco Lacerazione che Yanmega riuscì per un soffio ad evitare alzandosi di quota.

"Presto, Yanmega! Usa un attacco Aeroassalto!" esclamò Shelly. La libellula gigante si lanciò in picchiata e cercò di colpire l'avversario con il bordo tagliente delle sue ali... ma il Pokemon Coleottero/Erba si difese efficacemente alzando le braccia per parare il colpo, poi spinse via l'avversario in modo che fosse un bersaglio più facile per Purugly. Il Pokemon Gattotigre si preparò ad aggredire Yanmega con un altro attacco Sfuriate, ma Volbeat intervenne appena in tempo per impedirglielo. "Volbeat! Usa... ehm... usa Stordiraggio per bloccarlo!"

"Vo volbeat!" esclamò il Pokemon lucciola, la cui coda si illuminò ed irradiò Purugly con un cono di luce multicolore. Il gattaccio restò come ipnotizzato per un istante, ma riuscì ad evitare gli effetti della mossa volgendo lo sguardo da un'altra parte. Tuttavia, questo ebbe comunque l'effetto di impedire a Purugly di attaccare, e Leavanny si ritrovò da solo a sostenere gli attacchi di Yanmega.

Con un rapido battito di ali, la libellula gigante scagliò una raffica di onde sonore che percosse il Leavanny nemico, mandandolo schiena a terra. Il Pokemon Coleottero/Erba si gettò di lato per evitare di essere colpito di nuovo, ma Shelly stava già dando un nuovo ordine.

"Presto, Volbeat! Adesso usa Entomoblocco!" esclamò la piccola entomologa. La sua coda si illimunò di nuovo, e il Pokemon lucciola scagliò una raffica di raggi colorati che percorsero una serie di traiettorie curvilinee a mezz'aria per poi convergere sui Pokemon nemici. Purugly riuscì a ricevere il colpo senza troppi problemi, ma Leavanny, già indebolito dagli attacchi precedenti, non potè reggere e venne rapidamente messo fuori combattimento.

"Che state facendo, coppia di cretini? E' soltanto una bambina!" esclamò l'agente di rango più alto che assisteva allo scontro assieme a quello sconosciuto Pokemon simile ad un coccodrillo nero. Quest'ultimo, deluso dalle prestazioni dei sottoposti, incrociò le braccia sul petto e scosse la testa. "Smettetela di perdere tempo e catturatela!"

"E'... è quello che stamo cercando di fare, capo! Ma... ma i suoi Pokemon sono più forti di quanto pensassi!" esclamò uno dei suoi sottoposti mentre richiamava Leavanny. Cercò rapidamente un altra Pokeball... ma non fece in tempo, prima che i due Pokemon più piccoli di Shelly intervenissero! Con un attacco Ragnatela, Spinarak scagliò un getto di seta appicciosa contro lo scagnozzo e gli incollò le mani alla cintura... e mentre la recluta faceva un passo indietro con un grido di paura, Joltik attaccò a sua volta, usando un attacco Tuonoshock che raggiunse lo scagnozzo alle gambe. "Aaaaargh!"

"Che cavolo fai, imbecille? Purugly, cerca di riprendere in mano lo scontro!" esclamò l'altra recluta, il cui Pokemon stava cercando di avvicinarsi rapidamente a Volbeat per scagliare un colpo. Il felino obeso si stava dimostrando molto veloce anche per Volbeat, che si trovò a doversi mettere sulla difensiva per evitare i suoi attacchi.

"Non ce ne sarà bisogno. Vedo che siete una coppia di incapaci... quindi ci penso io a catturare questa marmocchia." rispose il leader del terzetto. "Avanti, Salazzle, credo che sia il caso di dare una lezione di efficienza a questi idioti."

"Salazzle!" con un'esclamazione che esprimeva feroce soddisfazione. Frustò l'aria con la sua lunga coda serpentina e si mise in una posizione di guardia che ricordava un serpente a caccia, mentre delle lingue di fuoco scarlatte si accendevano agli angoli della sua bocca. Yanmega e Volbeat si ritirarono davanti a quel Pokemon sconosciuto... e Shelly cercò di saperne di più consultando il suo Pokedex, senza successo.

"Pokemon sconosciuto. Nessuna informazione disponibile." rispose l'enciclopedia portatile, esattamente come la bambina dai capelli violetti si era aspettata.

"Cavolo, nessuna informazione... però mi sembrerebbe un Pokemon di tipo Fuoco." disse tra sè Shelly. "E ha detto che si chiama Salazzle?"

"Salazzle, attacca quei due con Pirolancio!" esclamò il leader del terzetto.

La Pokemon simile ad una salamandra si mosse con una velocità incredibile, al punto che nemmeno l'agile Yanmega riuscì a tenere il passo. Aprì di scatto le fauci, che apparirono come una tagliola arroventata, e scagliò una palla di fuoco che esplose addosso alla libellula gigante! Una raffica di lapilli incandescenti si sparsero tutt'attorno mentre Yanmega cadeva a terra stordita, e Volbeat venne raggiunto da alcune di queste scintille arroventate. Appena in tempo, Yanmega riuscì a rimettersi in volo, e scagliò un attacco Ventargenteo contro la misteriosa Pokemon del leader del terzetto. Sbattendo freneticamente le ali, la Pokemon Libellorco scagliò una raffica di vento nel quale rilucevano innumerevoli scintille, ma Salazzle non si degnò nemmeno di tentare di scansare il colpo, e lo ricevette in pieno.

Il Ventargenteo di Yanmega investì Salazzle, che restò in piedi nel bel mezzo dell'attacco come se si trattasse di una piacevole brezza estiva. Volbeat cercò di dare una mano alla libellula gigante e sferrò un attacco Segnoraggio che centrò in pieno l'avversaria... ma ancora una volta, senza alcun risultato apprezzabile.

"Accidenti... come temevo, è un Pokemon resistente agli attacchi Coleottero!" disse tra sè la bambina. Volbeat e Yanmega cessarono i loro attacchi, che ormai si erano rivelati inutili, e volarono in due direzioni diverse, in modo da non offrire un bersaglio facile alla misteriosa Pokemon salamandra. Quest'ultima si mosse con rapidità e scattò verso Volbeat nel tentativo di colpirlo con la sua coda sferzante. "Yanmega! Adesso colpisci Salazzle con un Aeroassalto, presto!"

La Pokemon Libellorco scattò a tutta velocità contro l'avversaria, ma quest'ultima e il suo allenatore si erano aspettati questa mossa... e all'ultimo momento, la salamandra gigante scattò di lato, in modo da schivare l'attacco di Yanmega, che frenò di colpo a pochi passi di distanza da Volbeat. Entrambi si voltarono di scatto verso Salazzle, che ghignò e aprì la bocca attendendo l'ordine successivo dell'Asso Meteora.

"Salazzle! Travolgili con Fangonda!" esclamò l'Asso Meteora. La salamandra gigante scagliò dalle fauci un torrente di fango violaceo dall'odore pungente che creò una vera e propria ondata davanti a lei e sfrecciò verso i due Pokemon Coleottero, che non potevano fare nulla per difendersi se non separarsi di colpo e cercare di non restare sotto l'ondata. Yanmega, grazie alla sua velocità superiore, riuscì ad evitare di farsi travolgere, ma Volbeat venne colpito in pieno dall'ondata di liquido tossico e scaraventato a terra!

"No! Volbeat!" esclamò spaventata Shelly.

"Heh... quando hai davanti un Pokemon sconosciuto non te la cavi tanto bene, vero, bimbetta? Il comandante Blake sarà molto contento quando ti consegnerò a lui!" affermò. "Avanti, Salazzle, continua con Fangobomba, e questa volta prendi quella Yanmega!"

"Y-Yanmega... p-presto, usa... usa... Agilità! Cerca... cerca di scansarlo!" esclamò la ragazzina balbettando per la tensione. Salazzle gettò indietro la testa e mirò un altro attacco...

"Scyther!"

Un lampo verde sfrecciò tra Salazzle e il suo bersaglio, e un bagliore metallico accompagnò il terribile doppio fendente che il Pokemon mantide sferrò con entrambe le braccia-lame. Salazzle venne colta di sorpresa e raggiunta da entrambi i colpi... e l'Asso Meteora, che stava sghignazzando per la vittoria che riteneva ormai sicura, restò impalato a guardare la scena. Scyther atterrò dietro Salazzle con entrambe le braccia spianate e gli occhi chiusi, come un samurai che sferrato il colpo decisivo...

E dopo due secondi, Salazzle emise un lamento e cadde a terra priva di sensi, mentre Scyther si alzava ad occhi chiusi.

"Scy." disse semplicemente, per poi fissare l'Asso Meteora dritto negli occhi.

"Scyther!" esclamò Shelly con sollievo. Spinarak e Joltik apparvero dietro la ragazzina ed esultarono, e anche Yanmega e Volbeat espressero sollievo per essere stati tolti da quella situazione difficile.

Il malfattore, ora indifeso davanti al Pokemon di Shelly, sgranò gli occhi e fece una comica espressione di terrore. "Ehm... ecco... io... hehehehee... io... stavo semplicemente facendo un incontro con la tua amica... niente... niente di personale, vero?" balbettò l'uomo, e mosse le mani davanti a sè per calmare Scyther. Quest'ultimo si avvicinò pericolosamente all'Asso Meteora, tenendo le lame sollevate davanti a sè e pronte a colpire.

"Scytherrrr..." ringhiò, ormai ad appena un passo di distanza dall'individuo. Colto dal panico, l'Asso Meteora cercò di scappare, ma finì per inciampare e finire seduto per terra con un'esclamazione di terrore.

"No! No, aspetta!" esclamò. "Non... non uccidermi, ti prego!" 

"S-Scyther... non... non credo che sia davvero il caso... di fargli del male, non credi?" Shelly cercò di trattenere il suo Pokemon.

"Spi! Spinarak!" il piccolo Pokemon ragno mosse una zampetta verso il suo compagno, sperando di riuscire a trattenerlo...

Ma Scyther non ascoltò. Raggiunse l'Asso Meteora tremante, sollevò le braccia-lame... e sferrò alcuni fendenti che sembrarono non raggiungere neanche l'individuo terrorizzato, poi si mise in posa con un braccio-lama posto obliquamente sul torace.

Passò un secondo in assoluto silenzio...

*SLAAAAAAAASH!*

...poi, l'uniforme nera dell'Asso Meteora si ridusse in tanti brandelli, lasciando il malcapitato del tutto illeso... ma con addosso soltanto gli stivali e un paio di mutandoni bianchi a pallini rossi! L'uomo restò fermo dov'era ancora per un istante... poi cadde a terra svenuto, con tanto di occhi trasformati in spirali e la schiuma alla bocca!

"Ooookay... credo che quei mutandoni non li indosserà mai più..." mormorò uno dei suoi sottoposti, appena liberatosi dalla ragnatela di Spinarak. L'altro disse di sì con la testa.

Scyther si voltò di scatto verso i due sottoposti, che emisero un grido di paura in perfetto sincronismo, e indicò loro il capo a terra svenuto e la sua Salazzle ancora esausta. "Scy! Scyther!" esclamò, per dire loro di portarli via e di non farsi più vedere.

"Aaaaaah! Certo, certo! Andiamo via subito! Togliamo il disturbo!" esclamò il tizio che non aveva parlato prima. L'altro prese una Pokeball vuota da ciò che restava dell'equipaggiamento del capo e richiamò Salazzle, poi presero l'Asso Meteora inerte e lo trascinarono via di peso, scomparendo dal campo visivo di Shelly e dei suoi Pokemon nel giro di pochi secondi. Finalmente, scampato il pericolo, Scyther tirò un sospiro di sollievo e si voltò verso Shelly e gli altri suoi Pokemon per vedere se stessero bene.

"Grazie, Scyther! Sei arrivato proprio al momento giusto." lo ringraziò Shelly. La piccola entomologa si avvicinò al Pokemon mantide e gli fece una carezza sulla testa, mentre Volbeat si avvicinava con un ronzio che esprimeva sospetto.

"Vvvvvolbeat?" chiese il Pokemon Lucciola con le braccia conserte.

Scyther non si scompose. "Scyther, scy..." affermò, per dire che stava aspettando di vedere se lui e Yanmega fossero stati in grado di cavarsela contro Salazzle.

Shelly disse di sì con la testa. "Certo... capisco cosa vuol dire Scyther." disse la ragazzina. "E' intervenuto non appena ha pensato che non ce l'avremmo fatta da soli. Del resto... quel Pokemon misterioso era davvero forte, e non sono sicura che anche Scyther sarebbe riuscito a vincere se avesse combattuto normalmente."

Il Pokemon mantide confermò con un cenno del capo, e sia Volbeat che Yanmega accettarono la spiegazione. Fu Joltik a ricordare a Scyther il motivo per cui erano lì, e il Pokemon mantide storse il naso e si rimproverò tra sè per aver quasi perso di vista il motivo per cui era andato in ricognizione.

"Scy scy scyther! Scyth, scyther!" esclamò, un braccio-lama puntato nella direzione da cui era venuto per sottolineare il messaggio.

Shelly trasalì e guardò verso il suo Pokemon Coleottero/Volante con rinnovata speranza. "C-come? Ametripoli è qui vicino? Pensavo... che ci avremmo messo ancora almeno un giorno di cammino!" esclamò. Scyther scosse la testa per dirle che non era così, e proseguì il suo rapporto.

"Scyther scy scyther. Scy, scy... ther!"

"Vo vo volbeat!" esclamò Volbeat entusiasta. Guardò verso i due Pokemon ragno e confermò quello che tutti speravano.

"Joltik!"

"Spinarak!" esclamarono i due Pokemon più piccoli, e si scambiarono un cinque con le zampette. Ma nessuno di loro era più entusiasta di Shelly alla notizia che Ametripoli era più vicina di quanto loro osassero sperare...

"Okay, amici... dobbiamo raccogliere armi e bagagli, e riprendere il cammino! Dobbiamo arrivare ad Ametripoli prima che lo faccia il Team Meteora!" esclamò, con un'energia che raramente i suoi Pokemon avevano visto in lei. Il suo entusiasmo si dimostrò contagioso, e tutti i suoi Pokemon ne vennero presi. 

"Yanmega!" esclamò la libellula gigante. In uno scatto di eccitazione, eseguì una cabrata a pochi metri da terra e scese giù dalla sua allenatrice, coccolandosi su di lei come un gattino, e quasi facendola cadere a terra con il suo peso!

"Ah! Hey, Yanmega! Con calma, non essere così... ugh... impetuosa! Non sei esattamente una piuma, lo sai?" esclamò Shelly. La Pokemon Libellorco continuò senza troppi complimenti ad accoccolarsi sulla sua allenatrice, mentre Volbeat guardava sghignazzando, e Scyther scuoteva la testa, e poi guardava da tutt'altra parte, facendo finta di non conoscerli...

 

oooooooooo

 

Il gruppo della resistenza che si trovava in quel momento a Calcedonia era rimasto alquanto scosso dal rapimento di Aya, più ancora che dalla scoperta che Fern era passato dalla parte del Team Meteora. Ancora una volta, non erano riusciti a sbloccare lo stallo che si era venuto a creare tra la resistenza e i suoi nemici, e stavano cercando di pensare alla mossa successiva... nella speranza che questa volta sarebbero riusciti a fare qualche concreto passo in avanti nella loro lotta.

"Allora... meglio fare un riassunto di quello che è successo finora." disse Saphira massaggiandosi la testa, in modo da farsi passare un po' dell'emicrania che stava covando. Gettò uno sguardo ad Astro e ad Eclisse, seduti accanto a Vera e a Max dall'altra parte della stanza e ancora vestiti delle uniformi nere tipiche del Team Meteora. Con tutto il suo pragmatismo, la giovane leader della resistenza doveva ammettere che faceva uno strano effetto sedere vicino a due che fino a poco prima erano stati loro nemici, e che ora erano stati spinti dalle circostanze ad unirsi a loro. Tuttavia, Saphira era abbastanza ragionevole da accettare l'idea che la situazione richiedesse tutto l'aiuto possibile. Se questo voleva dire permettere a due vecchi nemici di collaborare con loro, Saphira era più che disposta a farlo... a patto che quei due non cercassero di tradirli.

"Sarò un po' paranoica..." disse tra sè Saphira. "Ma non è certo fidandoci del primo che passa che la resistenza è durata fino ad adesso."

Saphira chiuse gli occhi per un attimo e raccolse i pensieri. Non poteva nascondere a sè stessa di essere molto in ansia. A volte aveva l'impressione che se la resistenza era durata fino a quel momento, non era stato davvero per la loro abilità, i loro meriti o il legame che avevano con i loro Pokemon e gli uni con gli altri... ma soltanto perchè quella maledetta Lin aveva permesso loro di arrivare fino a quel punto, per motivi che Saphira non riusciva neanche ad immaginare. Stava giocando con loro come il Meowth con il Rattata? Era l'unica spiegazione che in quel momento le veniva in mente.

Inutile stare là ad arrovellarsi il cervello su un ipotetico caso peggiore, decise infine. Come leader, non poteva permettersi di mostrare pessimismo, o peggio ancora disfattismo di fronte alle persone che riponevano fiducia in lei. Doveva prendere di petto questa situazione, e fare in modo di farli venire fuori nel migliore dei modi.

"Il PULSE-Clawitzer che minacciava questa città è stato disattivato. Grazie anche alle azioni di Eclisse." disse infine la domatrice di draghi, e fece un cenno di assenso in direzione della ex-recluta scelta del Team Meteora. Un po' intimorita, Eclisse deglutì e disse di sì con la testa. "E quanto meno, non siamo più in pericolo immediato. Ma non siamo ancora riusciti a superare quella maledetta barriera, e soprattutto... non siamo ancora riusciti a raggiungere la macchina PULSE che si trova sulla vetta di Ametripoli."

"C'è una macchina PULSE sulla vetta di Ametripoli?" chiese improvvisamente Astro, un po' sorpreso. "Questo non lo sapevo... il comandante Sirius non ce l'ha comunicato. Lo aveva detto a te per caso, Eclisse?"

La giovane donna scosse la testa. "No... temo proprio di no." affermò. "E' una novità anche per me... ma del resto, non è che i capi del Team Meteora mettano i loro sottoposti a parte di ogn elemento dei loro piani. E' un modo per mantenere la segretezza nel caso qualcuno venga catturato."

"Certo... la cosa ha anche senso." affermò Saphira. "Detto questo, resta il fatto che c'è una macchina PULSE vicino ad Ametripoli, e dobbiamo cercare di raggiungerla e disattivarla."

"Se è così, possiamo guidarvi noi fino ad Ametripoli. Conosciamo una strada abbastanza sicura che arriva vicino a lì." continuò Astro. "Il problema è... che molto probabilmente la conoscono anche diversi agenti del Team Meteora, ed è probabile che si aspettino questa mossa."

"Non importa... a questo punto, dobbiamo perdere meno tempo possibile." affermò Saphira.  "Va bene, siamo disposti a fidarci di voi. Anche perchè non abbiamo molta scelta, a questo punto."

"Sapjhira! Lady Saphira! Mi scuserei per il disturbo, ma credo di avere già disturbato, in ogni caso." arrivò improvvisa la vocetta acuta e vivace di Julia. L'allegra esperta di Pokemon Elettro aveva letteralmente fatto irruzione nella stanzina, agitando la mano per attirare l'attenzione - come se ce ne fosse davvero bisogno.

Saphira mormorò qualcosa tra i denti, poi sospirò e si girò verso Julia. Inutile prendersela, tanto Julia era fatta così e non sarebbe servito a nulla lamentarsene. "Che succede, Julia? Se vieni qui ad attirare l'attenzione di tutti con i tuoi richiami da Kricketune, vuol dire che c'è qualcosa di serio... o forse no."

"Ecco... in realtà è qualcosa di piuttosto serio!" affermò Julia, senza però mai perdere il sorriso. "I cattivi sono venuti a patteggiare di nuovo. E.. credo che stavolta abbiano mandato qualcuno che la riguarda da vicino! Hanno mandato il dottore pazzo della diciottesima strada!"

"Il Dr. Connal..." mormorò Vera sfregandosi la fronte irritata. Sperava di dover incontrare quell'individuo il più tardi possibile.

"Oh, fantastico...  adesso dobbiamo sorbirci di nuovo le sue langanze sul fatto che fa l'elettroshock ai bambini e li mette in gattabuia per il loro bene." affermò Pietro, che già era di pessimo umore per il fatto che Aya era nelle grinfie del Team Meteora.

Ortilla stessa non era esattamente entusiasta all'idea di avere nuovamente a che fare con il Dr. Connal... ma pensò che forse valesse la pena di tentare. Chissà, magari se lo avessero lasciato parlare a lungo, il Dr. Connal avrebbe finito per rivelare qualcosa che sarebbe tornato loro utile. Non poteva far male fare un tentativo...

"Forse... forse è il caso di parlare con loro." azzardò la piccola coordinatrice, ed Alty si alzò in volo accanto a lei con un deciso battito d'ali. "Può essere che riusciamo a fargli dire qualcosa che ci rivelerà un loro punto debole, chi può dirlo..."

"Conoscendo quell'individuo... non credo proprio che si farà infinocchiare così. E' troppo furbo." rispose Charlotte con un sospiro. La più giovane delle sorelle Belrose si alzò con uno scatto che esprimeva insofferenza e noncuranza, ma non si scompose più di tanto e disse la sua."Detto questo... va bene, andiamo a sentire cosa dice il Dottor Barbagianni."

Hitomi soffocò una breve risata. "Heh... comunque, abbiamo ancora le Chiavi che ci sono state affidate, vero?" chiese la bambina.

"Sì... l'Anellorubino ce l'ho ancora io." disse Pietro. Diede un'occhiata nel suo zaino, e malgrado sapesse già di avere il gioiello con sè, tirò un breve sospiro di sollievo quando vide il familiare luccichio della gemma là dove l'aveva nascosta. "Ortilla... tu hai ancora la Collanasmeraldo, vero?"

La bambina dai capelli turchini disse di sì con la testa, e Alty indicò la sua borsetta con il becco.

"Ottimo." disse Saphira. "Qualunque cosa succeda, dobbiamo tenere sott'occhio quei gioielli e fare di tutto per impedire che il Team Meteora se ne impadronisca. Tutto il resto è secondario."

"Certo... lo capisco..." mormorò Laura. L'idea di incontrarsi di nuovo con il Dr. Connal la rendeva ancora più nervosa del solito, ma si convinse a farsi coraggio e si alzò dal suo posto per affrontare la sua paura. "Va bene... allora permettetemi di venire con voi. Anch'io... anch'io vorrei parlare con il Dr. Connal e scoprire cos'ha in mente."

"Va bene, Laura... ma cerca di non strafare." rispose Saphira. "Se non te la senti, ritorna pure dentro."

"Anche tu, Charlotte!" esclamò improvvisamente Anna, parlando per laprima volta da quando Astro ed Eclisse si erano uniti al gruppo. "Stai attenta. Quell'uomo vede le tue cicatrici, e le vedo anch'io adesso!"

Charlotte si fermò per un istante, come se l'osservazione di Anna l'avesse punta sul vivo... e sia Laura che Saphira assunsero delle espressioni preoccupate per la loro sorella minore. Ma quest'ultima si riprese in fretta e strizzò un occhio, con aria sicura di sè. "Cicatrici? Quali cicatrici, piccola Anna? Io non ho cicatrici sulla faccia!" affermò. Dentro di sè, tuttavia, sapeva che molto probablmente Anna non si riferiva a dei segni visibili... anche se lo diceva nel suo solito modo un po' criptico e imperscrutabile. Quando Anna apriva la bocca, non era mai a caso... anche se qualche volta poteva darne l'impressione.

"No, no, io le vedo bene..." disse Anna, ignorando il fratello gemello che cercava di farle cenno di non portare il discorso su quell'argomento. "Hai quelle cicatrici sul viso... quelle che ti hanno fatto le fiamme."

Charlotte fece una breve risata e mosse la mano come per dire che si trattava di sciocchezze, ma dal suo tono di voce, Vera si rese conto che non era del tutto convinta. "Hahahaaa! Ma dai, piccola Anna, non dire stupidaggini! Io non ho cicatrici, sei tu che hai un po' troppa fantasia!" affermò, con l'aria di una persona che voleva cambiare argomento ad ogni costo. "Allora, andiamo o no a parlare con il buon dottore? Sinceramente, sono un po' curiosa di scoprire che cosa si inventerà come scuse, questa volta."

"Veniamo anche noi." si offrì Astro, mentre lui ed Eclisse si alzavano di scatto. "Anche noi potremmo riuscire a darvi una mano con quell'uomo... state attenti tutti quanti, quel tipo ha la parlantina sciolta."

"Farà tutto quello che può per cercare di rigirare la frittata e farvi credere di essere voi quelli che stanno dalla pare del torto." continuò Eclisse.

Era una strategia con cui Charlotte e le sue sorelle maggiori avevano fin troppa esperienza, e anche Vera, Max e i loro compagni potevano dire di averla già vista in opera qualche volta. "State tranquilli. Sappiamo come opera quella canaglia." rispose Drew con un cenno della testa. "Non ci faremo imbrogliare."     

 

oooooooooo

 

Come sempre da quando quella crisi era iniziata, le strade di Calcedonia erano deserte e desolate. Alcuni degli abitanti, un po' più temerari degli altri, avevano sfidato il clima di terrore che il Team Meteora aveva creato ed erano usciti dalle case per dare il loro supporto alla resistenza, ma per la maggior parte, la gente di Calcedonia era rimasta chiusa nelle case in trepidazione.

La barriera creata dal Team Meteora era ancora al suo posto, creando un innaturale riverbero nell'aria tutt'attorno alla città, e tenendo separati i membri della resistenza dalla persona che il Team Meteora aveva mandato a patteggiare. Anche se c'era quella barriera semi-invisibile a distorcere la sua figura, era fin troppo chiara la sua identità.

"Molto bene. Vedo che vi siete presentati tutti." affermò il Dr. Connal con la sua inquietante voce profonda. Anche se c'era una barriera invalicabile tra loro, Vera provò comunque un brivido di soggezione. Non c'era da stupirsi del fatto che per un bambino, nei ristretti spazi del suo orfanotrofio del terrore, il Dr. Connal potesse sembrare una figura inquietante e terribile. "Allora, non mi dilungherò in inutili preamboli. Voi avete due delle Quattro Chiavi che permetteranno l'accesso al nucleo di potere di Reborn. Vi chiediamo di consegnarle, in cambio della salvezza della vostra compagna."

Il primo istinto di Pietro sarebbe stato quello di tirare fuori l'Anellorubino e consegnarlo al Dr. Connal, purchè lasciassero andare Aya... e per un attimo, la sua mano si mosse verso la tasca del suo zaino dove teneva nascosta la preziosa reliquia. Ma la sua mente razionale si attivò in tempo e gli impedì di fare una sciocchezza.

"Maledizione, Pietro, non essere sventato come al solito..." si rimproverò mentalmente "Se il Team Meteora mette le mani su tutte e quattro le Chiavi, è finita sia per Aya che per tutti i tuoi compagni, che per Reborn! Si fa come dice Lady Saphira... anche se vorrei poter fare di testa mia!"

"Non posso dire che mi sorprenda vederla da queste parti, Dr. Connal." rispose freddamente Saphira. Dentro di sè provava un impulso così forte di saltare addosso al buon dottore e strozzarlo che le faceva quasi male fisicamente.

Il Dr. Connal rispose alla provocazione di Saphira con il suo tipico distacco clinico, come se anche lei non fosse altro che un problema di matematica da risolvere. "Mi fa piacere vedere  che stai bene, Saphira." affermò. "E mi fa piacere vedere che le mie cure ti hanno fatto bene."

"Se sono ancora sana di mente, non è certo per merito suo, dottore. Le consiglierei, per il suo bene, di tenersi dall'altra parte della barriera rispetto a me." rispose la leader della resistenza. "Se non dovesse attenersi a questo mio consiglio, non mi ritengo responsabile di ciò che potrebbe accaderle. E quando questa barriera non ci sarà più, le consiglierei di mettere quanta più distanza possibile tra me e lei."

"Sì, me ne rendo conto." continuò lo psichiatra criminale. "Vedo che ancora trai soddisfazione personale in queste meschine minacce a figure di autorità."

"Lei non è l'autorità qui, Dr. Connal. Questa non è quella prigione che lei chiamava orfanotrofio." lo rimbeccò freddamente Hitomi, facendo un passo verso di lui accompagnata dal suo Sceptile.

"E pur tuttavia, sono per legge custode affidatario della minore delle sorelle Belrose. Di Charlotte." replicò Connal. Il suo sguardo d'acciaio si spostò sulla ragazzina coi codini e sulla Ninetales che aveva con sè, e Charlotte reagì incrociando le braccia sul petto e fissandolo con aria di scherno. Come se volesse invitarlo a venire a prenderla, se ne aveva il coraggio. Ninetales si drizzò in piedi e aprì a ventaglio le sue folte code, accendendo una fiammella blu su ciascuna di esse.

"No, Dr. Connal. Io sono la custode. Lei è la minaccia." tagliò corto Saphira. "Se qui ha finito, se ne vada. Non abbiamo nessuna intenzione di consegnarle l'Anellorubino e la Collanasmeraldo."

Il Dr. Connal fece un mezzo sorriso di superiorità. "Non sei nella posizione di darmi degli ordini, Saphira."

"Chiaro. Adesso lei prende ordini dal Team Meteora." Vera intervenne, fissando il Dr. Connal con disapprovazione. Non aveva erto dimenticato l'orrore che aveva visto nell'orfanotrofio di quell'uomo, il terrore e la disperazione dipinti sui volti di quei bambini e quei ragazzi. "Si rende conto di quello che sta facendo? Sta aiutando un gruppo di terroristi a minacciare le vite degli abitanti di Reborn."

"Lei crede davvero che un medico dovrebbe fare... quello che sta facendo lei?" continuò Max. Il suo Gardevoir fissò con indignazione il medico criminale, che come sempre non fece una piega e rispose con una delle sue razionalizzazioni.

"Il Team Meteora porta ordine." replicò. "Devo ammettere che non mi interessa particolarmente delle loro credenze religiose o del fatto che vogliano riportare Reborn ai cosiddetti fasti di un tempo. Ma è grazie a loro se questo paese non cadrà nel caos e nell'anarchia che regnano sovrani in altri continenti."

"Sta forse dicendo che in posto come Hoenn non c'è ordine nè sicurezza?" domandò Drew con mal celata irritazione. "Si rende conto di quello che sta insinuando? Sta forse dicendo che dovremmo rinunciare alle nostre libertà e sottometterci a dei tiranni come il Team Meteora in nome di una cosiddetta... sicurezza?"

"E' l'unico modo di ottenere la pace e l'ordine." continuò il Dr. Connal. "Per un bene maggiore, è necessario fare dei sacrifici. E se questo vorrà dire che alcuni dovranno pagare un prezzo alto, forse anche la vita... mi dispiace, ma è un sacrificio necessario al bene maggiore. In questo mondo ci sono troppe persone che brancolano nel buio, cercando prima una strada e poi l'altra nel tentativo di capire cosa vogliono fare delle loro vite. Questo provoca caos, frustrazione ed infelicità."

Vera corrugò la fronte. Era un discorso che in effetti la riguardava, per certi versi. Anche lei, all'inizio, era indecisa su quello che voleva fare della sua vita, non aveva un grande interesse nei confronti dei Pokemon, e aveva scelto la sua strada come coordinatrice senza tanto entusiasmo, perchè doveva pur scegliere qualcosa alla fine. Eppure... a forza di conoscere i Pokemon e fare esperienza con loro, aveva finito per amarli e per fare parte di quel mondo straordinario; e adesso non avrebbe più rinunciato a tutto questo, certo non per obbedire al giudizio arbitrario di qualcun altro.

"Lei sta solo adducendo delle scuse per il suo comportamento, Dr. Connal." affermò la ragazzina castana. Blaziken guardò verso Connal e mosse l'indice come per dire di no.

Ritchie si introdusse nella conversazione. "Anche se lei dice che è per il bene degli altri, non sta facendo altro che imporre il suo modo di vedere le cose." rispose. "Alla fine, quello che il Team Meteora vuole fare creerà un mondo migliore soltanto per loro. Astro ed Eclisse se ne sono resi conto, alla fine. E' per questo che hanno deciso di abbandonare la vostra causa."

"E' così, Dr. Connal. Il mondo che il Team Meteora vuole creare non è un mondo dove noi vorremmo vivere. Ce ne siamo resi conto... quando ormai era quasi troppo tardi." rispose Eclisse. "Io... sono stata quasi sacrificata in nome di questo... ipotetico nuovo mondo."

"E alla fine, abbiamo deciso che è meglio combattere per preservare un mondo imperfetto, che accettare un nuovo mondo in cui non potremo più vedere le persone a noi care." concluse Astro con decisione. "Me ne sono reso conto quando Sirius ha quasi ucciso la mia compagna davanti ai miei occhi. E se ci ripenso... mi sono già compromesso anche troppo."  

"Dunque preferite vivere nell'insicurezza in nome di un cosiddetto diritto alla libertà che è diventato un alibi universale?" continuò Connal. "In questo modo... i bambini diventeranno degli egoisti convinti di avere il diritto di avere tutto quello che vogliono. Il mondo merita di meglio. E il Team Meteora può offrire di meglio."

"Indipendentemente dalle giustificazioni addotte, ritengo che i presenti non siano convinti della bontà di tali argomentazioni." continuò Florinia, la cui calma glaciale offriva a Connal un insuperabile muro-contro-muro. "Per tale motivo, ritengo che discutere ulteriormente sia una perdita di tempo, e suggerirei al nostro interlocutore di tornare dai suoi superiori del Team Meteora a fare rapporto. E' tutto."

"Ben detto, Flo! Facciamola vedere a questi farlocchi!" esclamò Julia. "Sono davvero fiera di te!" 

Il Dr. Connal sospirò, onestamente dispiaciuto di non essere riuscito a far comprendere le sue ragioni a quel gruppo di ribelli. Se solo avessero ragionato un po' di più con la testa e meno con il cuore, si sarebbero resi conto che il loro modo di vedere le cose era folle, ma a quanto pare non poteva salvare quelli che non volevano essere salvati. Evidentemente, avevano bisognodi sbattere la faccia ancora un po' contro la realtà dei fatti...

E a proposito di realtà... 

"Come preferite. Ma la realtà non si adatta a quello che volete voi." affermò Connal, mentre già iniziava a girare le spalle al gruppo e andarsene. Si fermò solo per un istante, poi guardò in direzione di Charlotte. "E la realtà dei fatti è che state cercando di tenere con voi una persona instabile come Charlotte, in una posizione dove può costituire una minaccia per sè stessa e per gli altri. Non dovreste riflettere su quello che state facendo? Dopo tutto, già tempo fa... beh, è il motivo per cui siete state affidate a me."

Charlotte non cambiò espressione, ma il suo sorriso si fece amaro, e la sua mano si strinse a pugno e tremò visibilmente. Laura fece un passo indietro, pallida in volto... e Saphira, decisa a non lasciare nessun appiglio allo psichiatra criminale, gli diede un ultimo avvertimento.

"Se ne vada. E la smetta di tormentare me e le mie sorelle." sibilò. L'espressione dei suoi occhi era quella di un Arbok che si apprestava ad avvinghiare la preda.

Finalmente, il Dr. Connal comprese che non sarebbe riuscito ad ottenere nulla. "Come volete. Riconosco il fallimento della diplomazia." rispose. "Se è davvero questo quello che volete, la prossima volta non cercherò più di patteggiare. Mi auguro per voi che siate preparati alle conseguenze del vostro comportamento impulsivo."

"Secondo me, dovrebbe preoccuparsi di più per sè stesso." tagliò corto Vera. Il suo Blaziken sferrò un calcio in aria e si mise in guardia come un kickboxer, in modo che Connal avesse ben chiaro cosa lo avrebbe atteso se avesse cercato di sfidare la sorte. Il medico criminale scosse la testa e se ne andò, tornando dai suoi superiori del Team Meteora e lasciando il gruppo della resistenza accanto alla barriera, sotto lo sguardo approvante dei cittadini che avevano assistito alla scena. Alcuni giunsero anche ad applaudire e a congratularsi con la resistenza per essere riusciti ad opporsi al Team Meteora. Ciò nonostante, il gruppo di Vera non si sentiva troppo orgoglioso, in quel momento. C'era qualcosa che non andava... normalmente, Vera avrebbe lasciato perdere quello che il Dr. Connal aveva detto, ma questa volta c'erano degli elementi che non le permettevano di ignorare semplicemente quello che aveva detto quell'uomo. Charlotte non dava l'impressione di essere rimasta indifferente a quell'insinuazione riguardante il motivo per cui le sorelle Belrose erano finite nell' "orfanotrofio" del Dr. Connal.

C'era qualcosa sotto... e Vera aveva la netta impressione che non fosse il caso di insistere. Di qualunque cosa si trattasse, Saphira avrebbe reagito con aggressività. Si limitò quindi a rivolgersi a Charlotte, che aveva tirato un sospiro e si stava allontanando a passo lento. "Charlotte? Stai bene?" chiese la bambina castana, sinceramente preoccupata per la sua compagna.

La ragazzina dai capelli rossi sfoderò nuovamente un sorriso, per quanto non sembrasse troppo convinta. "Sì, Vera. Sto bene. E' solo che... ho bisogno di stare un po' da sola, okay?" affermò. "Vedere quell'uomo... mi ha fatto tornare in mente dei pessimi ricordi."

Vera decise di non indagare ulteriormente e accettò la spiegazione di Charlotte con un cenno della testa. Charlotte ringraziò, e questa volta il suo sorriso apparve più spontaneo prima che si allontanasse e si dirigesse verso il Pokemon Center e la base segreta. Saphira, con grande sollievo di tutti, non se la prese con Vera e si limitò a seguire Charlotte con lo sguardo.

"Che... significa?" sussurrò Astro alla sua compagna.

Eclisse scosse la testa. "Se vorrà dircelo, ce lo dirà. Per adesso... vediamo di non gettare al vento quel po' di fiducia che siamo riusciti a guadagnarci." affermò.

Laura riprese fiato e si schiarì la voce. "Saphira... credi che farei bene ad andare con Charlotte e parlarle?" chiese alla sorella maggiore. "Ho l'impressione... che potrebbe avere bisogno di una mano."

"Meglio di no..." rispose la leader della resistenza scuotendo il capo. "QUesta è una cosa che immagino Charlotte voglia risolvere da sola. E' in questi momenti che Charlotte ha bisogno di essere sola con sè stessa... e noi finiremmo solo per stressarla oltre."

Vera, Drew, Max e il resto del gruppo guardarono ansiosamente in direzione di Charlotte. A quanto pareva, anche una persona apparentemente normale come lei nascondeva qualcosa, in un luogo infido e privo di speranza come Reborn...

 

oooooooooo

 

Charlotte aveva passeggiato per la cittadina per diversi minuti, senza avere una meta particolare. In quel momento, i ricordi del suo passato, e soprattutto quelli della sua colpa, erano riaffiorati alla sua mente, mandandola in crisi. Erano passati quasi dieci anni da quel giorno funesto, e ancora non era riuscita a farsene una ragione. Dopotutto, era stata colpa sua se lei e le sue sorelle avevano perso i loro genitori ed erano state affidate alle cure del Dr. Connal.

"Heh... e ovviamente, quell'uomo sa come premere i tasti giusti per farmi sentire un verme. Non che ne abbia proprio bisogno." sussurrò tra sè. Sentendosi improvvisamente stanca e volendo sedersi per qualche istante, la ragazzina si diresse verso una stradina che si immetteva nella piazza principale di Calcedonia. C'era una panchina dall'aspetto un po' trascurato posta accanto ad un muro, e Charlotte, dopo avergli dato una ripulita, si sedette lì e si appoggiò la fronte su una mano, tornando con la mente al suo passato e al giorno in cui tutto era cambiato...

La sua Ninetales  si avvicinò per farle sentire la sua presenza e cercare di darle un po' di conforto, e la ragazzina sorrise debolmente mentre tendeva una mano verso di lei e accarezzava il suo morbido e caldo mantello.

"Pokemon di tipo Fuoco..." disse tra sè, ridacchiando brevemente per l'ironia della sorte. Anche sua madre era stata un'allenatrice di Pokemon Fuoco, e anche molto abile. "Immagino che certe abilità si tramandino nella nostra famiglia. Sinceramente, non ero partita con l'intenzione di diventare un'allenatrice di Pokemon Fuoco, Ninetales... ma dopo aver visto quant'era abile la mia mamma, e aver visto come i suoi spettacoli pirotecnici rendevano felici le persone... beh, immagino che la cosa abbia finito per attrarre anche me. Ho deciso di imparare anch'io ad addestrare i Pokemon come te... e non posso dire che non mi sia impegnata!"

"Tales...?" chiese la volpe a nove code con voce melodica. Si avvicinò alla sua allenatrice che aveva cominciato ad accarezzarla distrattamente, e Charlotte sospirò e appoggiò la schiena alla panchina. Sentì la piacevole sensazione dei muscoli che si distendevano mentre alzava la testa e osservava il cielo grigio sopra di lei. Aveva cominciato a scendere qualche fiocco di neve, notò distrattamente. Meglio... quello spettacolo aveva sempre l'effetto di calmarla e di farle mettere da parte i pensieri più cupi... anche oggi che continuavano a presentarsi.

"Non so esattamente come sia successo. Stavo allenandomi con Cyndaquil e Growlithe, cercando di ricreare uno degli spettacoli pirotecnici della mamma." affermò. Si fece forza e richiamò alla mente i suoi ricordi, forse sperando che questo l'avrebbe aiutata a rassegnarsi e a farsi una ragione di quello che era successo. Ma sinceramente, ne dubitava. Non erano bastati tutti quei lunghi anni passati a cercare di rendere le cose migliori per Reborn e gli altri bambini dell'orfanotrofio... certe cose lasciavano dei segni permanenti nell'animo delle persone, come le cicatrici di una bruciatura profonda che non se ne sarebbero mai andate del tutto.

Era a questo che si riferiva la piccola Anna, vero? Era fin troppo ovvio...

"Sinceramente, non so neanch'io come sia successo." continuò Charlotte, guardando la sua Ninetales dritta negli occhi. "All'inizio, quando ho visto le fiamme che cominciavano a diffondersi... ad avvinghiare la nostra casa... ero confusa, spaventata. Poi... heh, immagino che questo voglia dire che c'è qualcosa che non va in me...  poi, quando mi sono resa davvero conto di cosa stesse accadendo, e che non c'era nulla che potessi fare per fermarlo... l'ho accettato. Mi sono seduta là, a guardare le fiamme... a pensare a quanto fossero belle... erano come tanti spiriti luminosi che inghiottivano ogni cosa e la trasformavano in cenere. Allora non sapevo che papà e mamma erano in casa. Mi chiedo... se l'avessi saputo, avrei agito diversamente? E se avessi agito diversamente... mamma e papà sarebbero ancora con noi?"

"Nine..." mormorò la volpe a nove code con espressione compassionevole. Avvicinò il suo muso al viso di Charlotte e la leccò su una guancia, sentendo il sapore di una lacrima salata che scorreva lungo la guancia della sua allenatrice.

"Grazie, Ninetales..." rispose Charlotte, almeno in parte rincuorata. "E poi... sai, all'epoca era stata mia mamma a custodire il Braccialezaffiro. Sì, proprio una delle Quattro Chiavi. Quando hanno cercato nelle rovine della nostra vecchia casa, non l'hanno più trovata... e per qualche motivo, poi è finita nelle mani di Titania e di Amaria. Beh, meglio che direttamente in quella del Team Meteora. E sono sicura che adesso, dovunque si trovi, Amaria sta difendendo il Braccialezaffiro con tutte le sue forze. Heh... forse loro sono più meritevoli di me. Ma è inutile stare qui ad accusarsi, immagino."

Ora Charlotte si sentiva molto più sicura di sè... o se non altro, era riuscita a mettere da parte la sua rabbia e la sua tristezza per il momento. Si alzò di scatto e grattò Ninetales dietro un orecchio, poi guardò in direzione di una delle costruzioni più grandi di Calcedonia, visibile dall'uscita di quella strada: una grande villa in vecchio stile che spiccava per eleganza, opulenza e dimensioni sugli altri edifici della cittadina di montagna. Certo, qualcuno avrebbe detto che non era grande come la villa di Serra a Zirconia, o come il Maniero Vanhanen, ma simili termini di paragone non servivano che a far capire che ci si trovava di fronte ad un edificio dall'aspetto impressionante e monumentale.

"Che strano, pensare che non ci ho mai fatto più di tanto caso, a questa villa stupenda." affermò Charlotte. Ninetales mosse le sue folte code e guardò in direzione di una fontana di marmo bianco posta nel giardino. "Più che altro, non me ne sono mai interessata... chissà chi ci abita."

Mentre Charlotte si stiracchiava e cominciava ad avviarsi nuovamente verso i suoi compagni, la ragazzina vide qualcuno in lontananza che si avvicinava al cancello principale della villa. Due figure vestite in maniera anonima, e che tuttavia era sicura di aver visto bene abbastanza di recente.

Beh, se fossestato importante, Charlotte ci avrebbe pensato dopo. Adesso c'era un'altra cosa da fare... ovvero, fare sì che Vera e i suoi compagni fossero preparati e riuscissero a distruggere quella dannata macchina PULSE in cima alle vette di Ametripoli. Dovevano architettare un nuovo piano, e questa volta, dovevano assolutamente fare in modo che riuscisse!

 

oooooooooo          

                      

Eclisse restò in piedi davanti al cancello della villa, e prese un respiro profondo in modo da calmare i battiti furiosi del suo cuore. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva varcato quel cancello, spinta da una cieca e mal riposta fiducia nel Team Meteora? Ed ora, era praticamente tornata al punto di partenza...

No, non era proprio esatto. Adesso non era più la Caitlin di una volta. Quando era partita, era una ragazzina ingenua e fin troppo idealista che si era lasciata convincere dalle lusinghe di Sirius e di Lord Solaris, e ne aveva pagato le conseguenze. Adesso, tornare indietro non le sembrava più tanto vergognoso come aveva pensato a suo tempo. Probabilmente questo era un primo, necessario passo per rimediare ai propri errori e cambiare vita.

Astro, in piedi accanto alla sua complice e migliore amica, le appoggiò una mano sulla spalla, in modo da farle da supporto. "Senti, Eclisse... se vuoi posso venire con te. Darti una mano a parlare con tuo padre." propose il giovane.

"Grazie, Astro... apprezzo molto il pensiero, ma questa è una cosa che devo fare da sola." rispose. "Per te che non ti lasciato nulla alle spalle, immagino che sarà un po' più facile venire a patti con il tuo passato. Ma io... mi sono lasciata alle spalle un bel po' di cose, e adesso devo essere io a recuperare i pezzi e a cercare di rimettere insieme la mia vita."

"Va bene, Eclisse... rispetto la tua decisione." Astro fece un cenno con la testa e si mise da parte, ma rimase comunque accanto ai cancelli della villa per attendere la sua compagna. "Comunque, se hai bisogno di una mano, io sono qui. Non hai che da chiamarmi."

Eclisse sorrise e strizzò un occhio al suo compagno... poi prese un bel respiro e si avvicinò al cancello della villa. Non ebbe nemmeno il tempo di suonare il campanello prima che un paio di Houndoom e un gigantesco Stoutland - un Pokemon simile ad un gigantesco cane barbone coperto da una folta pelliccia castana e grigia, con degli enormi "baffi" color crema che si dipartivano dal muso - arrivassero abbaiando con tono allarmato. Eclisse sbattè gli occhi sorpresa e fece un passo indietro, ma riprese subito la calma e si avvicinò ai cani da guardia... i quali, dopo aver sentito un odore familiare provenire dalla ragazza, si fermarono e la guardarono con stupore e gioia.

"Ciao, amici. Come vedete... sono tornata!" si presentò Eclisse con un sorriso sollevato. "Potete dire a papà che sono qui?"  

 

------------

 

CONTINUA...

 

Note dell'autore: E nel prossimo episodio, finalmente arriva il momento per i nostri eroi di raggiungere Ametripoli, e sperabilmente di mettere i bastoni tra le ruote a Zel e a Blake. Heather e Shelly sono in pericolo, e senza l'aiuto di Vera e dei suoi compagni, potrebbero vedersela molto brutta.

Spero che questo aggiornamento non sia stato troppo tardivo... e conto di aggiornare un paio di storie nel giro di una decina di giorni, vita reale permettendo! XD 

Alla prossima, e buon proseguimento!

 

 

 

  
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