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Autore: Fiore di Giada    19/03/2021    0 recensioni
Sorrise, amaro. Perché indugiava in simili pensieri?
Ormai, il mondo, per lui, era un set grigio, popolato di spettri silenziosi.
Voci dure, implacabili, accusatorie rinnovavano la sua pena.
Presto, sarebbe giunto il tempo dell’espiazione.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gai Maito, Nuovo Personaggio, Rock Lee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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A… Asuma? –

Lo sgomento strinse il cuore di Gai. Dunque, il suo piano non era stato perfetto.

Era stato seguito.

L’erede del clan Sarutobi, a stento, frenò un ringhio di frustrazione.

Sì, sono io. E sono giunto in tempo per salvarti la vita. – mormorò, atono.

A quelle parole, un breve ruggito d'irritazione risuonò sulla bocca di Gai.

Questo non ti riguarda. Non te l’ho certo chiesto io. – replicò il maestro di taijutsu, la voce flebile e vibrante d’amarezza.

Asuma non rispose, ma aumentò la pressione sulla benda di Gai. No, doveva agire con razionalità.

La rabbia, in quel momento, non era una valida consigliera.

E non lo avrebbe aiutato a salvare Gai.

Devo sapere la ragione di questo gesto. E, forse, lo aiuterà a non perdere coscienza., si disse. Capire l'origine di una tale, drammatica scelta avrebbe attenuato la sua angoscia.

E la sua razionalità ne avrebbe tratto giovamento.


Perché? – domandò.

Il maestro di taijutsu, perplesso, alzò un sopracciglio.

No… Non ti capisco… – balbettò.

Voglio sapere perché. Che cosa ti ha spinto a prendere questa decisione? – domandò l’altro ninja.

Gai, per alcuni istanti, esitò. Avrebbe dovuto rivelare l’origine della sua risoluzione?

O avrebbe dovuto portare con sé il segreto della sua terrificante scelta?

Rifletté ancora, poi si convinse. Forse, la rivelazione di un simile segreto avrebbe permesso al suo compagno di comprendere le sue ragioni.

E, allora, si sarebbe spento in pace e non avrebbe lasciato alcun senso di colpa nelle persone da lui amate.

D’accordo. –


Kurenai, rapida, proseguiva il suo cammino verso il villaggio.

I suoi piedi, sicuri, si appoggiavano sul terreno, poi si lanciavano in ampi balzi, simili a quelli di un ghepardo durante la caccia.

Devo arrivare a Konoha., pensò la giovane kunoichi. L’immagine di Gai, disteso su quel suolo pietroso, dilaniato da quella pugnalata, si stagliava davanti ai suoi occhi, viva, dolorosa, crudele.

E le stringeva l'anima in una morsa di dolore.

Come avevano potuto lasciare il loro compagno in quella forte tempesta?



Ci sono diversi motivi che mi hanno spinto a questa decisione… – cominciò Gai.

Con un cenno del capo, Asuma annuì.

Io… Io sono un fallito… Ho permesso che un giovane innocente morisse, solo per compiacere il mio orgoglio... Avrei dovuto fermare Gaara prima... – mormorò.

Deboli singhiozzi sollevarono il suo petto e fremiti di dolore, a stento frenato, attraversarono il suo viso.

Il volto di Asuma si piegò in una maschera imperscrutabile. La rabbia, prima dirompente, in quel momento si era attenuata.

Quasi poteva toccare il rimorso sedimentato nel cuore di Gai.

Non affaticarti. Non c'è fretta. – lo rassicurò, il tono di voce apparentemente calmo. In realtà, desiderava che la sua compagna tornasse presto, assieme ai soccorsi.

Temeva un esito infausto.

Tuttavia, non poteva mostrare la sua ansietà.

Gai, però, in quel momento, aveva bisogno spasmodico di una presenza stabile.

A quelle parole, un malinconico sorriso sollevò le labbra di Gai.

Rock Lee, in me, ha veduto un esempio... Io... Io gli ho detto che lui poteva diventare un ninja formidabile, perché si impegnava, anche se era privo di potenti abilità innate… In lui ardeva la fiamma della volontà… Lui aveva gli occhi e lo sguardo della tigre... *– continuò.

Di nuovo, i suoi occhi neri si velarono di lacrime e l'uomo strinse i pugni. Da tanto, troppo tempo non era degno di piangere.

Le sue lacrime erano torbide e non dovevano insudiciare lo spirito di Rock Lee.

Il figlio di Hiruzen Sarutobi strinse le labbra. Quelle parole vibravano d'un forte senso di colpa.

Poteva quasi sentire l'amarezza di quelle frasi dilaniare la sua anima.

Si morse le labbra e una goccia di sudore scivolò sulla sua fronte. Avvertiva lo spasmodico bisogno della nicotina...

Solo quell'aroma penetrante gli avrebbe permesso di placare quel turbinoso senso di angoscia.

Ma non poteva permettersi un simile cedimento.

Un fugace lampo, per alcuni istanti, illuminò gli occhi di Gai.

Io... Io ho insegnato a Rock Lee il kinjutsu delle Hachimon Tonkou... Io gli ho insegnato ad andare oltre i limiti, che la natura, nella sua infinita saggezza, ha posto alle membra di ciascuno di noi... Aveva ragione Kakashi a definirmi incosciente... –

Bel lavoro, Kakashi!, imprecò tra sé Sarutobi. Gai, malgrado le sue parole roboanti e i suoi proclami di rivalità, teneva molto all'opinione del figlio di Sakumo Hatake e lo considerava un valido amico, quasi un fratello.

E lui, Kakashi, aveva mostrato una notevole ottusità.

Lo aveva rimproverato per un atto sì discutibile, ma comprensibile.

Gai vedeva in Rock Lee un fulgido esempio di impegno e aveva voluto premiarlo, insegnandogli una tecnica potente e pericolosa.

E non c'era nulla di sbagliato in un simile atteggiamento.

Anzi, era giusto premiare la determinazione in un allievo.

Non meritava di essere rimproverato e biasimato per questo.

Quelle parole avevano esacerbato una situazione di angoscia sotterranea, che, in quel momento, era deflagrata.



Diverso tempo dopo, giunse davanti alle porte occidentali del villaggio.

Kurenai, che cosa succede? Sei molto agitata. – domandò uno dei ninja guardiani.

Devo parlare con l'Hokage. E' una questione urgente. – spiegò lei, secca.

Vedendo l'agitazione del suo volto, i guardiani annuirono e aprirono le porte.

La donna salutò i due ninja con un breve cenno della mano destra e si inoltrò nel villaggio.

Mi sembra così lontano..., pensava, il cuore stretto in una morsa di frustrazione. Quanto tempo era trascorso?

Le parevano ore eterne.

E Gai, con quell'imponente emorragia, ad ogni secondo trascorso, rischiava la morte.



Non è solo questo il motivo che mi ha spinto a questa scelta... – proseguì Gai.

La sua voce tremò, come una candela colpita da un refolo di vento, e sulle sue ciglia si impigliarono le lacrime. Di nuovo, avvertiva la brama di pianto, ma non doveva cedere a quel desiderio.

La sua sofferenza, per quanto straziante, era indegna.

Le sue lacrime esprimevano un rimorso tardivo, che non gli avrebbe ridato Rock Lee.

L'altro ninja tacque e aumentò ancora di più la pressione della stoffa sulla ferita di Gai.

Io... Io ho promesso a Rock Lee che... che se fosse morto lo avrei seguito... Perché... Perché io e lui eravamo simili e non potevamo vivere senza il nostro credo... Tu, come tutti, sai che la mia parola è scolpita nella pietra... Potrò anche essere stato un buffone, ma non vengo mai meno ai miei giuramenti... Mai. – dichiarò, serio, deciso, risoluto.

Anche troppo..., si disse Asuma, mantenendo a stento la sua espressione calma. L'onestà del suo compagno era adamantina.

Nonostante la sua indole chiassosa ed esuberante, Gai era affidabile e sincero.

E, per questo, era divenuto un degno ninja.

Ma il dolore gli impediva di vedere la realtà.

Certo, aveva dato la sua parola a Rock Lee, ma una promessa fatta sull'onda della disperazione non era valida.

Inoltre, si era dimenticato degli altri suoi due allievi, dei suoi compagni e della sua patria.

Eppure, lui si riteneva moralmente obbligato a mantenere la parola, anche se era sgorgata in un momento di poca o nulla lucidità.

E la domanda tornava sempre alla sua mente.

Perché non avevano veduto oltre l’apparenza?


Kurenai si avviò verso il Palazzo dell'Hokage.

Salì le scale, percorse il corridoio e, d'impeto, entrò nello studio dell'Hokage.

L'Hokage, seduta alla scrivania, leggeva e firmava alcuni documenti, aiutata da Shizune.

Vedendo Kurenai, la nipote di Hashirama Senju alzò la testa.

Che cosa succede? – chiese.

La ninja esperta di illusioni piegò le gambe e, con un gesto deciso, allontanò il sudore dalla fronte.

Aveva ragione lei... Gai ha tentato il suicidio... E' alla Valle della Fine... Asuma è con lui... – mormorò, la voce scossa dall'affanno.

Shizune sbarrò gli occhi, sorpresa, mentre Tsunade scaricò un pugno sulla scrivania.

Questa si crepò , poi si divise in due parti, che si separarono e si schiantarono con un tonfo sul pavimento, mentre i fogli volteggiarono nell'aria.

Shizune, fai preparare subito la sala operatoria dell'ospedale. Portami quanto serve. E chiamami Shiranui e Uzaki. – ordinò, il tono deciso.

Agli ordini, signorina! – affermò la donna, decisa.

Poi, a passo rapido, uscì dallo studio.



* ovviamente la citazione a Rocky non manca. Gai mi ricorda molto Balboa nella sua filosofia.










   
 
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