Anime & Manga > Uta no Prince-sama
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Autore: LittleBunny    20/03/2021    0 recensioni
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Era davvero arrabbiato in quel momento e immaginava che forse - forse -, avesse un tantino esagerato nel rivolgersi ad Ai che, anzi, gli aveva pure 'salvato la vita' - e ricordava piuttosto perfettamente la sua espressione dopo aver mangiato quella robaccia, quindi era davvero sicurissimo della cosa- e a pensarci... Sapeva piuttosto bene di aver scaricato tutte le sue frustrazioni su di lui. Il ragazzo dagli occhi eterocromatici non stava passando un bel periodo, proprio per niente, ma sapeva bene che non aveva il diritto di ferire i sentimenti delle persone - o almeno, di persone che non gli avessero fatto nulla di talmente grave di meritarsi un trattamento simile-.
... Davvero stava pensando ai sentimenti di uno sconosciuto? Dio... Come si era ridotto per via di quel Mikaze.
[Ranmaru x Ai + altre ship]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ai Mikaze, Ranmaru Kurosaki, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo6

6 ~ Your Music






Quando quella sera Ai Mikaze si presentò davanti allo Shining ☆ Caffè, iniziò a domandarsi se avesse fatto la scelta giusta.
Mentre osservava in solenne silenzio un numero sempre più crescente di persone che entravano nel locale, il ragazzo si ritrovò a meditare sulle scelte che lo avevano indotto ad uscire quella sera.
Qualche giorno prima, appena uscì dall'appartamento di Ranmaru, si era ritrovato con la testa vuota, leggera - come un computer a cui si era fatto un backup - e neanche si era reso conto di aver mandato un messaggio nel gruppo chat dei suoi amici, se non fosse stato per una chiamata improvvisa.

"Ai-chan? Tutto okay??" aveva squittito la voce di Natsuki, come aveva risposto al telefono "Hai scritto che volevi parlare e-e-e- insomma, sembravi sconvolto. E' successo qualcosa??"

"Io...Sì, diciamo di sì." aveva borbottato in risposta l'altro, iniziando ad incamminarsi verso casa.

Mentre camminava a passo svelto, per non fare troppo tardi, l'azzurrino aveva raccontato all'amico tutti i minimi dettagli della giornata passata con Ranmaru e - in parte - con i suoi conquilini.

"Ma....MA!" aveva esclamato l'amico, estasiato "E' una buonissima notizia, no?? Stai facendo degli enooormi passi avanti!!"

"Passi... avanti?" aveva risposto Ai, in tono confuso.

"Ma sì! Il cd, l'invito, insomma... secondo me non gli sei del tutto indifferente! Ed, inutile dirlo, devi ASSOLUTAMENTE andare a vederlo suonare."

Il ragazzo era rimasto in silenzio per un lungo istante mentre rifletteva sulle parole dell'altro: non era poi così sicuro che le parole di Natsuki fossero vere.
Certo, l'amico era un ottimista di natura ma non bastava questo per avere delle conferme: per appurare che una teoria è corretta o meno, si hanno bisogno di dati concreti, prove empiriche e...Ai non ne aveva.
Insomma, era stato bello che Ranmaru l'avesse invitato ma era anche vero che, più volte, il ragazzo aveva dimostrato della vera e propria ostilità nei suoi confronti.
Ai aveva pochissime - e disastrose - esperienze sull'amore romantico ma era abbastanza sicuro che il ragazzo dai capelli argentati non era poi così semplice come persona.
Era come un gatto, che prima ti fa le fusa e poi ti graffia, senza un motivo apparente.
Per qualche ragione, quel paragone lo fece sorridere.

"Io... però non posso andarci." aveva mormorato il ragazzo dagli occhi ciano mentre il suo sorriso lentamente svaniva, tornando lentamente alla sua solita espressione impassibile "Lo sai come la pensa mio padre sulla musica."

"Uh..."aveva borbottato il ragazzo biondo, pensieroso "... Dobbiamo ideare un piano. Devi andare ASSOLUTAMENTE."

"... Mh. ...Via messaggio, visto che ora sono davanti casa. E sappi che, se non riusciremo a ideare un piano perfetto, non se ne farà niente."

E così passarono giorni a mandarsi messaggi per elaborare un piano a prova di bomba e, in qualche modo, ce la fecero, sorprendendo Ai stesso.
Innanzitutto, Ai avrebbe detto al padre che sarebbe andato a dormire dall'amico ed era in parte vero: sarebbe andato dall'occhialuto per cambiarsi, per poi andare a vedere il 'concerto' ed infine, ad una certa ora, sarebbe uscito dal locale a prendere l'ultima corriera che lo avrebbe portato nuovamente a casa del suo amico.
Ovviamente, si sarebbero dovuti ricordare di fare tanti selfie a casa di Natsuki, in modo tale da poterli postare sui social: era un'abitudine del biondo farlo e sarebbe stato assai sospetto se non l'avesse fatto!
Per ultimo, avevano concordato di non dire nulla a Syo per il semplice motivo che era uno che si scaldava con poco ed erano entrambi abbastanza sicuri che avrebbe sbattuto i piedi ed intimato di non incontrare quel tipo, considerato come l'aveva visto comportarsi con l'azzurrino, prottetivo com'era.
Tuttavia, erano d'accordo sul dirglielo subito dopo la serata... forse.
Fu così che arrivò quella serata e Ai si chiese come un piano così campato per aria, l'avesse così convinto fino a qualche ora fa.
Insomma, c'erano abbastanza variabili che non conoscevano di quel piano: e se il concerto avesse ritardato? E se per qualche ragione la corriera non fosse passata? E se...?

"Ehi! Tu sei Ai, giusto?"

A riscuoterlo dai dubbi, una voce familiare e un tocco alle spalle.

"Tu...sei Otoya, giusto?" sussurrò il ragazzo, osservando il suo rosso interlocutore.

"Precisamente!" esclamò l'altro estasiato "Stai cercando la fila per fare i biglietti? Guarda, siamo quasi al completo, ma se hai fortuna forse riuscir-"

"Veramente..." lo interruppe l'azzurrino "Mi ha invitato Ranmaru, dicendo che c'era un ingresso gratuito."

A quel punto, il rosso si fermò un attimo, allargando la bocca mostrando un'espressione di puro stupore.

"Cioè- T-ti ha dato il suo biglietto di sua spontanea volontà??"

"...'Biglietto'?" mormorò confuso Ai, anche se lo confuse di più quel 'di sua spontanea volontà'.

Immediatamente, Otoya si frugò freneticamente nelle tasche e mostrò una specie di card, dal retro completamente rosso.
Gli ricordava il colore dei suoi capelli.

"Io e i dipendenti diamo questi biglietti alle persone che invitiamo. E' un simil passe-partout che ti permette di saltare la fila, andare al tuo tavolo e avere una piccola consumazione gratuita. Ogni card ha il colore che rappresenta un dipendente e--insomma, Ranmaru non ti ha dato una cosa del genere? E' una card uguale alla mia ma di colore rosso scuro."

"...Effettivamente no." ammise Ai, facendo le spallucce.

In quel momento, si ritrovò ad avere la testa più leggera.
Con quella scusa, poteva tornare tranquillamente a casa di Natsuki ed evitare tutto quel giro strano di bugie e corse contro il tempo.
Certo, gli dispiaceva essere arrivato a quel punto e non poter vedere Ranmaru ma-

"Oh, non ti preoccupare, se ne sarà sicuramente dimenticato!" esclamò con voce squillante il proprietario del locale, per poi mettergli le mani sulle spalle e spingerlo verso l'interno del locale "Foooorza, andiamo prima che cominci!"

Il povero ragazzo si trovò a sospirare: sperò quantomeno che durante quella serata andasse tutto bene.

******

"Ranmaru!"

Sentitosi chiamare, il ragazzo si voltò.
Sul suo viso, uno sguardo più corrucciato del solito mentre incrociava le braccia al petto.
La serata stava andando peggio del previsto ed era sicuro che sarebbe andata anche peggio di così e, quasi a conferma della cosa, vide Otoya che trascinava Ai Mikaze verso di lui.

"Cosa?" esclamò subito secco.

Nonostante l'espressione apparentemente fredda, notò l'azzurrino irrigidirsi appena, forse intuendo che fosse di cattivo umore mentre il rosso sembrava di ottimissimo umore, per qualche oscura ragione.

"Ai mi ha detto che l'hai invitato, è vero?" cinguettò, con uno strano luccichio negli occhi.

Il ragazzo dai capelli argentato sospirò : preso com'era dai suoi problemi, si era dimenticato di quel dettaglio.

"...Sì, c'è qualche problema?"

"A...allora è vero!" disse ancora l'altro, con ancora più entusiamo "Cioè... voglio dire, eheh... ti sei dimenticata di dargli la card. Lo sai, serve per farlo passare e le ordinazioni, insomma..."

A quel punto, il ragazzo scrollò le spalle, frugandosi nelle tasche, per poi porgere ad Ai quello che sembrava uno sgualcito pezzo di cartoncino.

"Ecco a voi. Soddisfatti ora?" disse in tono brusco, per poi posare lo sguardo sul proprietario del locale "Otoya, ho bisogno di parlarti."

"...Fammi indovinare. Dobbiamo cambiare la scaletta e far suonare te e la tua band per ultimi?"

Ranmaru non rispose ma la sua faccia fu abbastanza esaustiva e Otoya sospirò.

"Non ti prometto nulla, ma vedo che posso fare. Chiamo un attimo gli altri."

Il rosso si allontanò velocemente e Ranmaru si ritrovò solo con Ai.

"Certo che potevi avvisare." sbottò l'altro, sbuffando.

"Non mi sembrava necessario."

In casi come questi - aggravati dal fatto che fosse di pessimo umore - ne avrebbe già dette di tutti colori al kohai, quando notò qualcosa che non gli tornava.
Okay, era stato il primo a dire all'altro di non darsi dello 'strano' ma quella sera davvero era strano.
Insomma, solitamente si sarebbe aspettato vari tipi di domande - da 'cos'è successo?' a 'perchè sei di cattivo umore' fino a 'non è il caso di mostrare certe espressioni facciali per un'esibizione ' - invece stava lì, in un angolo, senza spiccicare parola e anzi, se proprio doveva dirla tutta, sembrava teso come una corda di violino.
Per un breve istante, dimenticò i suoi problemi e rivolse uno sguardo di sincera preoccupazione all'altro.

"Tu-"

"Ranmaru-kun, Ittoki ci stava dicendo che hai bisogno di uno scambio di turno, è vero?"

A riportarlo alla realtà - e ai suoi problemi - il ritorno di Otoya accompagnato dai suoi colleghi di lavoro, nonchè coinquilini, nonchè amici d'infanzia.

"Oh Aimi." disse con un sorriso affabile e seducente Ren, posando un braccio intorno alle spalle dell'interlocutore "Mi fa piacere vederti di nuovo ma deduco non ti vedrò, stasera."

"Jinguji, piantala, è disonorevole questo comportamento davanti a tutti." mormorò seccato Masato, incrociando le braccia al petto "Potresti mettere a disagio Mikaze."

"Perchè?" chiese Ai, in vena finalmente di parlare "Stavamo solo parlando di sentirci per giocare assieme."

Quella semplice frase ebbe il potere di scattenare diverse reazione negli interlocutori.
Otoya fece un sorriso tirato a labbra strette, guardandosi in giro, come se cercasse una via di fuga da quella situazione, mentre le sue guance diventavano sempre più rosse.
Masato allargò gli occhi, guardando oltraggiato l'azzurrino, come se non si aspettasse da lui certe parole.
Ren assunse un'espressione beffarda, un lungo sorriso a ricoprirgli il volto, come se fosse soddisfatto della reazione degli altri.
L'unico che sembrò non scomporsi più di tanto, fu stranamente Ranmaru, che conosceva abbastanza bene Ai da sapere che sicuramente voleva intendere tutt'altro.
Almeno, così sperava.

"Che vuol dire quello che hai detto?" chiese infatti, posando lo sguardo su di lui e su Ren.

"Vuol dire che ci sentiamo spesso per fare team-up nei giochi online. Solitamente lui gioca come classe guerriero e io come classe magica. Siamo un'ottima squadra." esclamò candidamente, per poi continuare quando notò lo sguardo degli altri su di lui "Perchè, quale altro significato potevano avere le mie parole?"

Nuovamente, queste parole suscitarono una serie di reazioni diverse.
Otoya continuava a tacere ma stavolta il suo sguardo era bello che puntato sul pavimento, Ren sembrava sul punto di dire qualcosa ma fu intercettato da Masato con quella che sembrava una dolorosa gomitata sul fianco e Ranmaru si trovò a sospirare: era circondato da pagliacci.

"... Okay, uh, Ai, stai al tuo tavolo. Qui dobbiamo pensare a sistemare alcune cose del locale."

Il più piccolo annuì e, dopo che essersi fatto spiegare come arrivare al suo tavolo, si allontanò e il ragazzo dai capelli argentati non potè non pensare al fatto che, ogni qualvolta si trovassero assieme, capitavano sempre le cose più assurde.

******

Come l'azzurrino si accomodò al suo tavolo, si prese un lungo istante per guardarsi intorno e osservare come quella sera, quel locale sembrava completamente diverso dall'ultima volta.
Le luci soffuse dai colori scuri davano al locale un'aria sofisticata ma, al contempo, giovanile, e la gente chiacchierava allegramente,c'era chi prendeva qualche drink dal bancone e, infine, posò lo sguardo sul suo tavolo.
O meglio, il suo tavolo e quello degli 'ospiti' degli altri membri.
Rispetto agli altri tavoli, erano molto più distanziati e ordinati, come a dare un senso di privacy, senza contare che erano i primi posti davanti al palco ed erano contraddistinti da tovaglie di colore diverso - dedusse che raffigurava il colore della card assegnata.
Ai si prese un momento per osservare gli altri ospiti.
In un tavolo dalla tovaglia arancione, c'era una donna sulla ventina con una vistosa scollatura che passava il suo tempo a prendere lo specchietto e mettersi più e più volte un rossetto di un rosso acceso.
Al suo fianco, un altro tavolo dal colore blu, occupato da un ragazzo con gli occhiali con giacca e cravatta che stava passando il suo tempo al portatile, incurante dal mondo che lo circondava.
I colori di quei tavoli gli ricordarono  i capelli di Masato e Ren e gli ricordò il battibecco che stavano avendo i due, prima che l'azzurrino si allontanasse per andare a sedersi: qualcosa sul fatto che Masato tendesse ad invitare sempre qualcuno di poco intimo, con cui aveva poca e nulla confidenza, mentre Ren tendeva ad invitare qualcuno con cui era anche fin troppo intimo.
Forse ora aveva capito cosa volessero dire.
Voltandosi dall'altro lato, vide il tavolo che dedusse fosse dell'ospite di Otoya, nella quale c'era seduto un ragazzo dai capelli blu dall'apparenza tranquilla, che sorseggiava qualcosa simile al caffè.
Improvvisamente, sussultò alla vibrazione del suo cellulare, posandoci immediatamente lo sguardo sopra: era Camus.

-Ho visto le foto di Natsuki e sembra che vi stiate divertendo. Tutto bene?-

Nuovamente, un senso di angoscia lo invase, riportandolo alle ansie di quando ancora non era entrato nel locale.
Un piano campato in aria, le bugie a suo padre, la promessa non mantenuta di non avvicinarsi alla musica.
Erano una serie di emozioni nuove e che quindi erano anche difficili da reggere tutte in una volta.

-Tutto okay.-

Non era insolito fra loro comunicare a monosillabi, anche all'infuori dei messaggi, ma oggi si sentiva davvero sporco.
Cercando di contenere quest'assurda ansia, posò nuovamente lo sguardo sull'ospite del tavolo di Otoya, l'unico a cui al momento sembrava importasse dello spettacolo.

"Scusami." mormorò , cercando di attirare la sua attenzione "Posso chiederti fino a che ora durerà lo spettacolo? E' la prima volta che assisto e ho paura di perdere il pullman per tornare indietro. Sai se solitamente fanno ritardo e simile?"

"...Mh."

Il ragazzo guardò l'orologio al suo polso e sembrò pensarci per un po'.

"Giusto qualche ora e, salvo imprevisti, sono sempre in orario."

Per qualche oscura ragione quel 'salvo imprevisti', non lo rassicurò neanche vagamente.
In quel momento, sul piccolo palco apparve Otoya e subito le persone all'interno del locale, urlano entusiaste al suo arrivo.
Il ragazzo fece una piccola presentazione, ringraziando il pubblico di essere lì e ricordando a tutti di comportarsi in maniera civile ed evitare comportamenti inopportuni.
Prima di iniziare lo spettacolo fece presente che la scaletta avrebbe avuto una piccola modifica e, qualcosa diceva ad Ai, che la modifica riguardasse proprio l'entrata in scena di Ranmaru.
... A questo punto, sperava solo di non fare troppo tardi.
In quel momento, il rosso prese una chitarra ed iniziò a cantare un motivetto allegro, che tutti seguirono con le mani e notò anche come il suo 'ospite', iniziò a sorridere, battendo le mani a sua volta.
Dopo Otoya, toccò a Masato cantare una melodia accompagnato dal piano e, a quel punto, il suo 'ospite' sembrò abbandonare il portatile per seguire finalmente l'evento.
Il ragazzo dalla strana pettinatura aveva uno stile puro e tradizionale, che gli fece guadagnare una sfilza di applausi, soprattutto dall'occhialuto.
Se ne andò dal palco facendo un profondo inchino e toccò a Ren che, come apparì, una sfilza di ragazze si alzarono, facendo vari urletti.
Il ragazzo sul palco si prese del tempo per mandare dei baci e salutare i suoi 'agnellini' - come le aveva soprannominate al microfono - per poi prendere il sassofono per suonare ed alternare al canto.
Nonostante l'esibizione nella quale tutti i ragazzi erano oggettivamente bravi, Ai non riuscì a godersi il momento più di tanto e guardava in maniera compulsiva il cellulare.
Ogni esibizione era durata 30 minuti - 27 minuti e 56 secondi a testa circa - quindi, se ora fosse toccato a Ranmaru senza alcuna interruzione, non solo sarebbe riuscito a sentire tutto lo spettacolo, ma avrebbe avuto anche tutto il tempo necessario per bere qualcosa, salutare tutti e così via, insomma, se la sarebbe potuto prendere comoda.
Tuttavia, come Ren finì di esibirsi, Otoya salì nuovamente annunciando che ci sarebbe stato un piccolo ritardo sull'ultima esibizione.
L'azzurrino si ritrovò ad deglutire molto rumorosamente.
Si ritrovò a seguire con lo sguardo i due scendere dal palco, parlare non si sa bene di cosa mentre Ren ritornava a servire i tavoli mentre Otoya e Masato, uscirono fuori e a quel punto, istintivamente, si alzò ed uscì anche lui.

"Ranmaru-kun, che vuol dire che non vuoi esibirti più? Non è giusto."

Come uscì dal locale, Ai vide i due ragazzi parlare ad un Ranmaru completamente fuori di sè dalla rabbia.

"Non è giusto? NON E' GIUSTO?" inveiva il ragazzo, puntandogli il dito contro "Non ho una band e dici A ME che non è giusto??"

"Lo so, fa rabbia..." cercò di mediare Otoya, incitandolo con le mani ad abbassare la voce "Non ti chiedo di fare un'intera esibizione ma... almeno una canzone da solista? Ti è già capitato di farlo, no?"

"E' DIVERSO, DANNAZIONE." urlò ancora il ragazzo dai capelli argentati, dando un pugno al muro vicino "Mi hanno dato buca definitivamente e io non posso e NON VOGLIO esibirmi."

Detto ciò, si allontanò, nonostante i due cercarono in tutti modi di richiamarlo.

"...Ittoki, ora cosa facciamo?"

"Uh, non ho idea, è un problema..." mormorò il rosso, pensieroso "Non è la prima volta che succede e... beh, ho paura che Ranmaru sarà davvero licenziato, a questo giro."

"Ranmaru... licenziato?"

I due sussultarono come sentirono quella voce e Ai si avvicinò lentamente, confuso dalle loro parole.

"Ai, pensavo che tu-"

"Che vuol dire che sarà licenziato?" ripetè , con tono fermo.

"Beh..." mormorò Otoya, posandosi una mano dietro la nuca "In verità, io sono il co proprietario e il vero proprietario è...mio padre. E lui ci tiene particolarmente a questo locale, ha sempre puntato ad un locale che facesse da intermediario fra ristorazione e musica, come dice lui..."

"Per questo tutti i dipendenti che servono ai tavoli devono saper quantomeno cantare." si aggiunse Masato, annuendo con la testa.

"Esatto. Ranmaru inizialmente si esibiva con la sua band ma... ultimamente sta avendo dei problemi con loro, quindi finisce per arrabbiarsi e per non esibirsi. Sai, fosse successo uno o due volte è un conto ma... sono mesi che va avanti questa situazione e ho paura che mio padre non accetterà nuovamente di aver dato al pubblico tre esibizioni su quattro."

Ai si irrigidì, metabolizzando le parole dell'altro e, senza pensarci, la sua bocca si azionò prima che il cervello elaborasse quello che stava per dire.

"Magari...posso sostituirlo io."

E da lì cadde nel buio.

******

"Non mi aspettavo che l'avrebbe fatto suo serio."

"Neanche io. Mikaze si era ammutolito e non rispondeva più a nessuno stimolo. L'unica cosa che ha fatto è stata salire sul palco e cantare. Per il resto, sembrava un automa."

"Però Aimi ha cantato molto bene."

"Già. Era molto rigido e la sua espressione è rimasta impassibile, ma aveva una voce molto bella."

Ad interrompere il chiacchiericcio di Otoya, Masato, Ren e Tokiya, il ritorno del locale di Ranmaru.
Il ragazzo, che aveva sbollito la rabbia, si guardò intorno: il locale stava chiudendo e, a parte i ragazzi che chiacchieravano ed alcuni uomini delle pulizie, non c'era più nessuno.
Anzi no, qualcun'altro c'era.

"...Perchè c'è ancora quello là?" borbottò, indicando un Ai che ora era rannicchiato sul bancone, addormentato.

Non era troppo tardi per lui?

"'Quello là'" ribadì Tokiya, guardandolo in cagnesco "E' colui che ti ha sostituito per evitare che ti licenziassero."

Il ragazzo appena arrivato allargò gli occhi, sinceramente sorpreso di sentire quelle parole, ma cercò di non darlo a vedere.

"...Nessuno glielo ha chiesto." borbottò in tono apparentemente scorbutico.

A quel punto, Tokiya si alzò di scatto e lo prese per il colletto.

"Non L'HAI chiesto??" sibillò il ragazzo "Perchè, gli altri hanno chiesto di salvarti la faccia per tutto questo tempo? Hai sempre causato un sacco di problemi ad Otoya e te ne esci con discorsi del genere?? Sei davvero un ingrato, dovresti assumerti le tue responsabilità, dannazione!"

"T-Tokiya, calmati!" intervenne subito Otoya, mettendosi in mezzo ai due "E' stata una nottataccia per tutti, cerchiamo di calmarci, va bene? Abbiamo altro a cui pensare?"

In tutto quel tempo, Ranmaru non disse niente, nè reagì in alcun modo.
Di norma, avrebbe reagito e dato un pugno in faccia a qualcuno che lo attaccasse in quel modo ma... sapeva che aveva ragione e non aveva alcun diritto di ribattere, per quanto fosse davvero arrabbiato.
Ad interrompere quel momento di tensione, la suoneria di un cellulare che riecheggiò nel locale.

"E' di Mikaze." spiegò Masato, indicando il cellulare sopra il balcone "Sta squillando da qualche tempo. Abbiamo provato a svegliarlo un bel po' di volte ma niente da fare."

Il ragazzo dai capelli argentati sospirò, prendendo il telefono dell'altro, con fare pensieroso.
Conosceva solo tre persone collegate al kohai, una era lo stangone dai biscotti avvelenati, l'altro era il nanerottolo iracondo e l'ultimo era il padre che sembrava avere una scopa su per il didietro.
Sinceramente, non sapeva chi sperare che fosse al telefono.

"Pronto?"

"A-Ai-chan! Che fine hai fatto??" esclamò una voce squillante al telefono, facendosi sentire da tutti "Dovevi aver già preso la corriera da un bel pezzo! Che fine hai fatto??"

"Effettivamente, aveva detto qualcosa a riguardo..." mormorò Tokiya, pensieroso.

"Non sono Ai." disse Ranmaru, identificando l'altro come lo stangone dai biscotti avvelenati.

"Uh... Kurosaki-senpai?" mormorò confuso, dall'altra parte del telefono "Perchè hai risposto tu? Dov'è Ai-chan?? Sta bene???"

"Sì, sta solo dormendo sul bancone."

Subito questa frase, si voltò a guardare gli altri, con una faccia perplessa.

"Perchè diavolo sta dormendo??"

"Non ne ho la più pallida idea!"esclamò il rosso "Per ringraziarlo di averci salvato, gli ho offerto un the. Pensavo avesse bisogno di zuccheri, era piuttosto pallido..."

"Ha bevuto quel the come se fosse uno shot." confermò Tokiya "Ha borbottato da solo per un po' e poi è crollato addormentato e non siamo più riusciti a svegliarlo."

"...Mh." mormorò Ren pensieroso, per poi avvicinarsi al ragazzo addormentato e odorare "Ikki, sei sicuro di avergli dato il drink giusto? Io qui sento puzza di alcol."

"Cos---?" biascicò Otoya, sbiancando di colpo "Ss...S-sì! Sono sicuro di avergli dato il drink giusto! Avevo chiesto a Masato di preparare un the per lui e un Long Island per un tavolo."

"Sì, ricordo anche io." annuì con la testa Masato "E ho chiesto a Jinguji di prendere il vassoio alla sua destra con il drink alcolico e quello rimasto l'ha preso Ittoki."

"...Intendevi alla mia destra o alla tua?" chiese dubbioso Ren, come rendendosi conto di qualcosa.

"Alla mia, no? ... Oh." esclamò nuovamente il blu, rendendosi conto di cosa intendesse l'amico.

Calò immediatamente il silenzio, nella quale tutti sbiancarono e Otoya iniziò ad andare lentamente nel panico.

"H-Ho dato un alcolico ad un minorenne..." sussurrò, sul punto di svenire.

"E-Ehi, che succede?" chiese Natsuki, dall'altra parte del telefono "Ho capito bene? Ai-chan non si sveglia perchè ha bevuto??"

Ranmaru rimase in silenzio, guardando con perplessità i quattro davanti a lui.
Personalmente, era così allibito che non sapeva neanche più cosa dire.

"... C'è la possibilità che qualcuno possa prenderlo?" disse infine, con un sospiro.

"Io... No, purtroppo no." esclamò desolato "Abito in campagna e sono molto lontano dal centro. Ai doveva prendere la corriera ma deve essere già passata da un pezzo."

"D'accordo." borbottò Ranmaru, passando l'indice e il pollice sul setto nasale e massaggiandoselo appena, in cerca di qualche soluzione "Quel tuo amico basso? Il padre di Ai?"

"Syo-chan è fuori casa in questo momento."borbottò l'altro enigmatico "E.. ti prego, non contattare il padre, senpai! Non sa niente di questa storia e potrebbe arrabbiarsi seriamente. Insomma, l'alcol, l'essere uscito di nascosto..."

"...La musica." concluse l'altro, con uno sbuffo.

L'altro non rispose e il ragazzo dai capelli argentati, si ritrovò a sospirare.
Tutto quello che aveva bisogno in quella serata erano altri problemi ma... sapeva che buona parte della colpa era sua, per quanto avrebbe faticato ad ammetterlo pubblicamente.
Posò quindi lo sguardo su Ren e Masato e, come se avessero intuito cosa stava per dire, annuirono con la testa nello stesso momento.

"...Senti." disse in maniera brusca al telefono "Facciamo così. Non mi pare ci sia altra scelta, quindi lo porterò a casa mia. Però domani mattina dovete immediatamente prendervelo, chiaro? A breve ti mando l'indirizzo."

"C-Che? Davvero? Non sai quanto sono felice di-"

Il ragazzo dai capelli argentati chiuse la chiamata e si massaggiò le tempie: non vedeva davvero l'ora che questa serata finalmente volgesse al termine.

******

Fortunatamente quel giorno Ren aveva portato la macchina, così trasportare Ai - che aveva preso in braccio 'stile principessa' come l'aveva definito il possessore della macchina - non fu affatto difficile.
Il problema fu la notte in sè, perchè Ranmaru non aveva la più pallida idea di come gestire un'emergenza simile.
Innanzitutto, tutti furono d'accordo che Ai avrebbe dormito sul letto e per il ragazzo non fu particolarmente un problema cedere il proprio, visto che dormiva praticamente ovunque ma... quella notte, non era riuscito a chiudere occhio.
Magari si addormentava ma si svegliava dopo una decina di minuti, guardando se Ai avesse bisogno di qualcosa e, ogni tot, si alzava per prendergli dell'acqua o un secchio, in caso di qualsiasi necessità.
La cosa peggiore? Che l'azzurrino sembrò fregarsene allegramente, visto quando beatamente stesse dormendo.
Quasi avrebbe avuto voglia di picchiarlo, visto la serataccia che gli aveva fatto passare. Quasi.

"Mh..."

La mattina seguente, verso le 8, finalmente il kohai decise di svegliarsi e non sembrava avere una bella cera.
Ovviamente, era sempre meglio di Ranmaru al suo fianco per terra, con delle occhiaie fino al pavimento.

"Era ora." borbottò irritato "Hai dormito un sacco. Otoya stava per avere una sincope a causa tua."

Il senpai rinunciò presto a fare una ramanzina all'altro, visto che non sembrava manco capire come si chiamasse.

"...Vuoi qualcosa? Un the?"

"No no. Basta the." borbottò con voce roca Ai, massaggiandosi la testa "Solo acqua."

Il ragazzo dai capelli argentati se la rise, nonostante tutto.

"Tranquillo, il mio non è corretto." lo canzonò l'altro, porgendogli la bottiglietta d'acqua "Bevi questa nel mentre."

Faticosamente, il ragazzo si alzò diretto verso la cucina e, nonostante la stanchezza, si ritrovò sollevato: Ai non sembrava stare male.
A quel pensiero, si corrucciò, sbuffando appena: era nuovamente in debito.
Cercando di non pensarci, si concentrò sul fare una colazione a prova di vomito per l'altro.

"Forse è più indicata una tisana." mormorò fra sè e sè.

Mentre stava frugando nello scompartimento di Masato, suonarono il campanello e sperò con tutto il cuore che fosse l'amico di Ai per riportarlo a casa.
Quando aprì, si accorse di aver indovinato ma non era l'amico in cui sperava.

"Ah, il nanerottolo."

"COME MI HAI CHIAMATO?" esclamò isterico il biondo, per poi stringere i pugni e sospirare "...Dov'è Ai?"

"E' in camera mia. Non urlare, oggi avrà l'emicrania facile."

A quelle parole, Syo sbiancò.

"Ai... in camera tua, cosa-?"

Immaginando cosa l'altro avesse capito, roteò gli occhi : era troppo stanco per avere a che fare con persone che mal lo giudicavano.

"Non per quello che pensi. L'ho fatto dormire in un posto comodo. Non sono il tipo che se ne approfitta di qualcuno ubriaco e svenuto, per giunta."

"...Sì, certo."

Gli occhi di Ranmaru divennero due fessure.

"Prego?"

"Dico solo che sei il tipo che illude le persone." mormorò l'altro, reggendo lo sguardo.

"Illudo? Questa mi è nuova." ribattè l'altro, avvicinandosi "E se eri così contrario, perchè non hai impedito al tuo amico di venire ieri sera, mh?"

"Io..." a quel punto abbassò il capo, abbassandosi il cappello con la mano "...non sapevo di questa storia e anche volendo ero fuori con la compagnia teatrale e---BEH, QUESTI NON SONO AFFARI TUOI."

A quel punto, rialzò la testa, rivolgendogli uno sguardo deciso, indicandolo con l'indice.

"Sta di fatto che, se l'avessi saputo, gli avrei impedito con tutte le mie forze di andare con uno come te!" esclamò con fare deciso "Tu non fai che dargli false speranze e confonderlo. VUOI PIANTARLA PER UNA BUONA VOLTA?"

Ranmaru allargò gli occhi a quelle parole, sentendo un senso di dejavu visto che, in maniera più velata, anche Ren gli aveva fatto un discorso simile.
Tuttavia, il biondo aveva tirato fuori l'argomento nel momento peggiore possibile: il ragazzo aveva passato una nottata d'inferno e non aveva dormito.

"Piantarla? PIANTARLA IO?" sbraitò a sua volta e sembrò sul punto di picchiarlo sul momento "IO HO SEMPRE MESSO LE COSE IN CHIARO, SE IL TUO AMICO E' COSI' FESSO DA NON CAPIRE LE MIE PAROLE, SONO AFFARI SUOI, CHIARO? A ME NON INTERESSA, CHIARO? NE' ORA, NE' MAI. PERCUI-"

"...Umh..."

Sentendo una voce alle loro spalle, entrambi sussultarono, per poi guardare nella direzione nella quale c'era un Ai con il volto bianco come un lenzuolo.

"A-Ai! Stai bene..." esclamò subito Syo, allontanandosi da Ranmaru per andare vicino all'amico.

"Io..." mormorò l'azzurrino che guardava davanti a sè - non si capiva bene se stesse guardando un punto fisso o la faccia del senpai che ora era in totale shock "...Ero venuto qui per chiedere una cosa ma mi sa che ormai è tardi."

Dette queste ultime parole, vomitò.








//Eccomi! Scusate per il grosso ritardo ma, purtroppo, sarò molto incasinata con le pubblicazioni ma non vi preoccupate, non abbandonerò la storia <3
Come al solito, ringrazio Alice per l'aiuto nella correzione e vi incito a scrivermi per sapere cosa ne pensate!
Detto ciò, a presto ragazzi <3 <3
   
 
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