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Autore: Padfootblack    28/03/2021    1 recensioni
James Sirius Potter è tutto il contrario di suo padre: spavaldo, egocentrico e con un'autostima alle stelle.
Elladora Nott è totalmente diversa dai suoi genitori: buona, paziente e con una passione sfrenata per il Quidditch.
Cosa succede quando un Grifondoro impettito incontra una Serpeverde combinaguai?
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lysander Scamandro, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 25 – Normale quotidianità. O no?

 

Pensavo fosse semplice. All’inizio avevo creduto che un rapporto del genere potesse essere perfetto per me e Jamie, ma mi sbagliavo. Seduta in Sala Grande, sorseggiavo il mio tea alla vaniglia, sfogliando annoiata la Gazzetta.

“El-ladora N-nott?”pronunciò una voce spaventata. Alzai lo sguardo dal giornale e vidi un piccolo bambino con la cravatta Grifondoro porgermi un minuscolo pezzo di pergamena. Lo afferrai e lui si ritrasse, impaurito.

Puoi sederti al tavolo con noi, sai?

Oltre il tavolo di Serpeverde e Corvonero, James mi guardava sorridente. Voltai la pergamena, presi la mia piuma e scrissi: Sono ancora una Serpeverde. E non usare i bimbi del primo anno per mandarmi messaggi. Consegnai la risposta al ragazzino che, traumatizzato, corse verso James.

“Notizie?”chiese Mary sedendosi accanto a me. Le avevo raccontato tutto, mi sembrava il minimo dopo che mi aveva ascoltata e consolata per anni. Non l’aveva presa molto bene, le dava ancora fastidio la presenza di James, ma mi aveva promesso che non lo avrebbe infastidito.

“Vuole che vada a sedermi da loro”

“Che schifo!”

“Mary ...”. Sbuffò e mi rubò il giornale dalle mani: “E dalla Gazzetta, notizie interessanti?”

“No, nessuna”. Mentre chiacchieravamo continuavo a guardare al tavolo dei grifi: James stava cercando freneticamente qualcosa nelle sue tasche e quando esultò a gran voce per aver trovato una pergamena, mezza Sala si voltò verso di lui.

“Perché proprio Potter?”chiese Mary in tono funereo: “Come può piacerti uno come lui?”. James prese la penna dalle mani di Peakes e iniziò a scrivere concitato, mentre il bambino del primo anno aspettava trepidante.

“Adrien lo sa?”

“No, non dovrebbe saperlo nessuno in teoria”

“Digli che non sta funzionando, allora”. Il bambino tornò e non ebbe il coraggio di guardarmi quando allungò il biglietto verso di me.

 

Non ti chiedo mica di cambiare lo stemma sul tuo mantello, ma di stare con me noi. Porta anche la tua amica, ha una brutta cera.

 

“Brutto ...”. Tirai Mary giù per le spalle, aveva letto tutto ed era già partita alla carica. Prese la pergamena dalle mie mani e scrisse: Io ho una brutta cera? Eppure sei tu quello con cui Elle non vuole avere a che fare, non io. Vola basso, Potter. Lo diede al bimbo che corse via, senza aspettare una mia risposta.

“Mary”dissi a denti stretti: “È già difficile avere a che fare con lui, se ti ci metti anche tu ...”

“Ti sembra che io abbia una brutta cera?”chiese offesa.

“No, assolutamente ...”

“Lo so, sono perfetta”mi interruppe spostandosi i capelli perfettamente in ordine dal viso: “Andiamo ad Aritmanzia?”. Jamie spalancò la bocca, aveva il cipiglio da “è guerra” mentre premeva forte la penna sulla pergamena. Anche Mary se ne accorse e si alzò, dirigendosi a quel tavolo. Le corsi dietro, sperando che non creasse casini e per poco non le rovinai addosso quando si fermò di colpo di fronte a James: “Potter”

“Pritchard”sputò lui.

“Buongiorno!”esclamai per calmare gli animi, ma nessuno mi diede retta.

“A Grifondoro non vi insegnano a non usare i bambini per i vostri porci comodi?”chiese lei indicando il povero bimbo traumatizzato.

“Si chiamano favori, ma di sicuro voi Serpeverde non sapete cosa siano”rispose acido l’altro.

“Ti ricordo, Potter”apostrofò lei schifata: “Che cadere vittima di questi pregiudizi su di noi non ti rende acuto, ma solo uno stupido borioso ...”

“Toh, sono le dieci, sta iniziando Aritmanzia!”la interruppi spingendola via: “Ci si vede, ragazzi!”

“Pritchard, non è finita qui!”urlò James mentre uscivamo dalla Sala. Mary si tolse dalla mia presa, gli occhi che saettavano a destra e sinistra: “Giuro che se lo becco in giro da solo ...”

“Non gli farai nulla”ordinai: “Con lui funziona il silenzio, devi ignorarlo ...”

“Come hai fatto tu per cinque anni? E dove ti ha portata questo?”

“Mi ha portata a conoscerlo meglio e a farmi rispettare”

“Sei troppo buona, non riesco ad arrabbiarmi con te”

“Bene, quindi cerca di tranquillizzarti ...”

“Zabini”tuonò lei vedendo Adrien davanti all’aula. Oh no. “Sparisci dalla mia vista o è la volta buona che ti uccido”

“Pritchard”sospirò lui menefreghista: “Non riusciresti neanche a torcermi un capello”

“Proviamo”. Ma le abbassai la mano, prima che potesse alzarla su di lui. Adrien, nel frattempo, aveva già puntato la bacchetta al petto della mia amica.

“Molla l’osso”ordinai minacciosa.

“Perché, cosa mi fai, Nott? Un discorsetto carino su quanto sia importante la non violenza?”. Non avevo ancora imparato a gestire bene la mia rabbia. Avevo subito così tanti insulti in questi anni, che incanalavo la rabbia e non la lasciavo mai uscire dal mio corpo. Pochissime volte permettevo alla mia versione rabbiosa di mostrarsi agli altri e non ne andavo fiera. Soprattutto perché quando mi arrabbiavo tanto, era come se la magia che avessi dentro scoppiasse da sola, decidendo lei per me cosa fare della persona che avevo davanti. E oggi la mia rabbia decise di schiantare Adrien senza neanche prendere la bacchetta. Il gruppo di studenti intorno a noi esalò mormorii sorpresi, alcuni entrarono in classe terrorizzati. Mary scoppiò a ridere ed esclamò divertita: “Ah, Zabini, mai sottovalutare una Nott”. Avanzai verso di lui e gli porsi una mano, ma non l’accettò, si alzò da solo, scrollandosi la polvere dai vestiti. Era arrabbiato, l’avevo ridicolizzato di fronte a metà classe, e lui era così egocentrico da credersi il miglior mago della scuola.

“Mi dispiace”sussurrai: “Ma non minacciare mai più i miei amici”

“Schiantare non basta certe volte”rispose semplicemente: “Fa attenzione”. Aveva forse intenzione di uccidermi e quello era un avvertimento? Non ne avrebbe avuto il coraggio, parlava tanto per dare aria alla bocca e per sentirsi importante. Lo superai ed entrai in classe mentre Mary ridacchiava ancora: “È stato fantastico, amica, batti il cinque!”.

 

Raccolsi la borsa stracolma di libri ed uscii da Trasfigurazione, pensando a cosa avrei dovuto fare dopo. C’era qualcosa che mi balenava in testa, ma non ricordavo cosa fosse.

“Elle!”. Ecco cos’era! Mi fermai e lasciai che mi raggiungesse, aveva un sorriso da idiota stampato sul volto: “Non sei scappata … per una volta non ti ho dovuto rincorrere”

“È la forza dell’abitudine”ammisi: “Scusa, per prima, per tutto quello che è successo con Mary ...”

“Già, è parecchio cattivella la tua amica, eh?”

“Tu le hai detto che aveva una brutta cera!”

“Era una battuta!”

“Beh, lei non ha senso dell’umorismo, quindi ...”. Cadde il silenzio su di noi, non era mai successo, di solito o lui mi insultava o io scappavo di corsa. O entrambe le cose allo stesso tempo.

“Senti ...”dicemmo all’unisono e sorridemmo imbarazzati.

“Vieni”mi prese per mano e mi portò in un’aula libera, chiudendo la porta. Stavo per dirgli che sarei dovuta uscire immediatamente per andare a Difesa contro le Arti Oscure, ma fu subito su di me e dimenticai ogni cosa. Le sue labbra calde e le sue mani sul mio corpo mi facevano perdere cognizione del tempo e dello spazio. Gettai la borsa per terra in modo da poter girare le braccia intorno al suo collo, più mi stringevo a lui, più sentivo il bisogno di averlo vicino. Forse non eravamo destinati ad essere come le altre coppie, a noi bastava questo: scambiarci sguardi furtivi durante le lezioni, sfiorarci le dita quando passavamo l’uno accanto all’altra nei corridoi e rinchiuderci nella Stanza delle necessità quando ci andava di farlo. Mi prese per i fianchi e mi poggiò su un banco con una spontaneità disarmante. Mi staccai da lui solo per togliermi il maglione, non gli lasciai il tempo di parlare, parlare era così sopravvalutato. Iniziò a sbottonarmi la camicia, con calma, come se avessimo tutto il tempo del mondo. E ce l’avevamo, giusto? Una voce tossicchiò imbarazzata e le mani di James fermarono il loro corso. Ci guardammo, come a chiederci chi fra noi due avesse tossito, ma c’era una terza persona che aveva aperto la porta.

“Conosci così tanti nascondigli, James, perché proprio qui?”. Il professor Paciock! Indossai svelta il maglione, mentre James si voltava: “Ehilà, Neville!”

“Professor Paciock”

“Già, professore … noi stavamo andando”. Raccolsi la borsa e mi passai una mano fra i capelli per tentare di dar loro ordine e dignità.

“Ecco, bravi”. Sorrisi mesta al professore ed uscii, seguita da James. Una volta fuori, lo osservai e scoppiammo a ridere, sollevati che ci avesse trovato Paciock e non il professor Binns.

“D’ora in poi solo Stanza delle necessità”annunciai.

“Ah, così togli tutto il gusto dell’essere scoperti!”

“Che gusto c’è ad essere scoperti?”domandai curiosa.

“Dà quel qualcosa in più”. Non potevo non essere d’accordo, l’adrenalina data dall’evadere le regole era la nostra miccia.

“Però, visto che ormai abbiamo iniziato”gongolò girandomi un braccio intorno alle spalle: “Sarebbe un peccato non finire ...”

“Signorina Nott”tuonò la voce di Binns. Oh no e cosa voleva lui adesso? Stavo solo camminando fra i corridoi in pace e tranquillità … oh no. Difesa!

“Professor Binns!”esclamai: “Stavo giusto venendo a lezione, avevo dimenticato il libro in Sala Comune ...”

“Si dia il caso che la lezione sia iniziata da un quarto d’ora”

“Ma lei è qui”gli feci notare in tono ovvio.

“Grazie per avermelo fatto notare”sibilò sarcastico: “Ma sono il professore e ho il diritto di arrivare in ritardo, lei no. Vada in aula, adesso. E dieci punti in meno a Serpeverde”ci superò, appena in tempo, perché lo maledissi in tre lingue diverse, compreso il troll.

“Chissà chi vincerà la coppa delle Case quest’anno”scherzò Potter.

“Siamo ancora in tempo per superarvi”

“Non se continui a saltare le lezioni per nasconderti con me nelle aule ...”

“Ah, smettila, non è stata una mia idea!”

“Ma non ti sei opposta”. Piegò la testa su di me per baciarmi, ricordandomi cosa mi stavo perdendo per andare a lezione di Difesa.

“James”sussurrai staccandomi da lui: “Ci vediamo nella Stanza delle Necessità fra due ore”

“Così tanto? Non puoi uscire prima?”. Ridacchiai e scossi la testa: “Penso proprio di no. A dopo”.

   
 
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