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Autore: ChelseaH    27/08/2009    5 recensioni
A volte in un secondo si vivono flashback lunghi una vita. Dolore, sconforto... ma anche speranza. [Hunter - 3x14]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Queer as Folk e i suoi personaggi appartengono alla Showtime e chi per essi, con questo scritto non intendo avanzare pretese su di loro ne lucrarci sopra.

Tell me I won't feel a thing
[Missing Moment introspettivo della 3x14]

“Cinquanta per succhiarmelo, cento per fottermi.”
Duecento e puoi scoparmi senza preservativo.
Ma questa parte l'aveva omessa mentre a fatica aveva ammesso di fronte a Ben e Michael che era stata sua madre a sbatterlo sul marciapiede. Certo, lui poi aveva continuato anche da solo, ma a quel punto era diventata una vera e propria questione di sopravvivenza.
Comunque non aveva bisogno di aggiungere quel particolare, aveva sciorinato le sue tariffe decine di volte ai due e sapeva che loro erano benissimo in grado di completare il listino prezzi da soli.
Si ricordava ancora nitidamente la prima volta, duecento dollari in un soffio e dolore, un sacco di dolore. Non aveva mai avuto particolari aspettative riguardo alla sua prima volta ma nemmeno si immaginava che sarebbe stato nel vicolo dietro un locale, appoggiato al muro con i pantaloni abbassati e uno sconosciuto che spingeva dentro di lui fregandosene del fatto che lui fosse un ragazzino e che fosse pure la sua prima volta. Non era preparato a quel tipo di dolore, era stato così terribile che non gli era nemmeno venuto duro ma l'altro non se n'era accorto, troppo preso com'era dallo spingersi sempre più dentro di lui mentre gli teneva il viso spiaccicato contro il muro freddo, viscido e sporco. Ad un certo punto aveva cercato di estraniarsi, di allontanare il pensiero da tutto ciò che lo circondava sperando che quando sarebbe tornato al presente tutto sarebbe stato già concluso.

Out of body and out of mind.

Aveva chiuso gli occhi e si era immaginato che un supereroe potesse venire in suo aiuto, far finire tutto. Un supereroe gay magari, come l'uomo che lo stava fottendo senza preservativo dopo avergli ficcato in tasca duecento sporchi dollari. Magari l'uomo che l'aveva contagiato, chissà, poteva essere iniziato tutto già quella sera. Poi aveva pensato che un supereroe gay fosse un'idiozia – perché mai avrebbe dovuto salvare lui che era etero? - e si ritrovò a ridere di se stesso e delle sue fantasie da ragazzino ma, quando la voce ruvida dell'uomo lo aveva riportato coi piedi per terra chiedendogli cosa ci fosse da ridere, si era accorto di non averlo più dentro di se. Dopo tutto lo stupido supereroe gay aveva fatto il suo dovere.

Kiss the demons out of my dreams.

A quell'epoca ovviamente non conosceva ancora Furore, ne tantomeno Brian Kinney.
Ma Furore non era il suo eroe, era solo l'eroe del fumetto di Justin e Michael e non aveva nulla a che vedere con l'eroe che si era figurato quella notte nel vicolo.
Si ricordava che era tornato a casa e aveva buttato in malo modo i soldi addosso alla madre e lei invece di curarsi di ciò che suo figlio aveva appena passato si era lamentata perché erano soltanto duecento dollari e la notte era ancora lunga. Eppure lui pensava che per essere la prima notte, la prima volta, fosse anche fin troppo. Si sentiva indolenzito, sporco, gli faceva male la testa, ma agli occhi di sua madre l'unico dato di fatto era lo scarso guadagno. Era corso in camera sua, ci si era chiuso a chiave e si era lasciato cullare da quel dolore alla testa che se non altro gli impediva di pensare.

Bitter sweet migraine in my head.

Col tempo era diventato più semplice.
Aveva capito come funzionava, aveva capito di poter esercitare un certo potere sui suoi clienti convincendoli a prendere una stanza d'albergo oppure a portarlo a casa loro. E se proprio non ci riusciva li dirottava in qualche dark room, sempre meglio di un freddo e squallido vicolo. Aveva anche affinato la tecnica, era diventato piuttosto bravo nell'esaudire tutte le richieste dei clienti, soprattutto dopo che se n'era andato di casa, quando guadagnare tanto era diventato un imperativo categorico.
Ma alla fine il dolore non se ne andava mai, non tanto quello fisico che ormai non sentiva più, quanto piuttosto quello interiore. Sera dopo sera, sconosciuto dopo sconosciuto, sempre la stessa cantilena: “cinquanta e me lo puoi succhiare, cento e mi puoi fottere, duecento e puoi farlo senza preservativo”. E lo sapeva, l'aveva sempre saputo che duecento dopo duecento sarebbero arrivati i guai ma ormai era diventato bravo anche nell'arte di isolare quei pensieri dal resto, come nell'arte di isolarsi e far finta che nulla stesse succedendo mentre l'ennesimo estraneo arrapato lo fotteva come se non vedesse un buco da mesi.

Tell me that I won't feel a thing, so give me novacaine

E poi l'incontro scontro con Ben.
Il suo ricovero in ospedale.
Sbattere il muso contro il duro muro della sieropositività.
Eppure in tutto quel macello aveva finalmente trovato il suo supereroe, un supereroe gay che aveva deciso di salvare un etero. Certo, Ben questo ancora non lo sapeva, ma la sua sessualità era un dettaglio che non c'entrava nulla con Ben e ciò che aveva fatto per lui.

Give me a long kiss goodnight and everything will be alright.

E ora se ne stava lì, sul pianerottolo fuori dall'appartamento, con Michael che gli diceva di sbrigarsi.
Già, Ben non solo l'aveva salvato ma aveva anche convinto il suo riluttante compagno a fare lo stesso. E ora proprio quest'ultimo aveva deciso di rischiare il tutto per tutto scappando con lui pur di non lasciarlo nelle mani della madre che l'aveva buttato sul marciapiede.
Ebbe un attimo di esitazione, poi corse indietro e abbracciò Ben con tutta la forza che aveva in corpo, prima di voltarsi e seguire Michael.
Non sapeva cosa sarebbe successo ma ormai non aveva più bisogno di usare le sue tecniche di isolamento mentale per non pensarci, ora aveva qualcuno che vegliava su di lui. In qualche maniera sarebbe stato bene.

Tell me that I won't feel a thing.

NOTE.
Innanzitutto è doveroso dire che è la prima volta che mi cimento nella scrittura di una fic ispirata a Queer As Folk. Ci tengo anche a dire che io e le one shot in genere andiamo poco d'accordo, sono molto più portata a scrivere cose infinite ma questa mi è venuta così e l'ho scritta, spero possa piacere. E' su un personaggio - Hunter - che mi ha affascinato moltissimo e credo che prima o poi mi cimenterò in qualcosa di un po' più articolato e narrato, sempre su di lui. Vedremo!

Poi ci tenevo tantissimo a ringraziare Giuly che ha mi ha supportato fin da quando ho esordito una conversazione dicendole "senti, mi è venuta l'ispirazione per una fic su Hunter", e che si è subita tutte le mie insicurezze a riguardo, mi ha fatto coraggio e mi ha anche betato, GRAZIE <3

E per finire - ma credo che molti l'abbiano capito anche da soli - il titolo e i pezzi di canzone usati per questa breve shot sono della bellissima Give me Novocaine dei Green Day, tratta dall'album American Idiot. E' stata questa canzone a ispirarmi e non potevo non includerla nella stesura.

Credo sia tutto.
Spero che seppur breve e introspettiva, possa piacere.
Fatemi sapere!
=^.^=

   
 
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