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Autore: Eevaa    04/04/2021    9 recensioni
Vincitrice del "Premio voto popolare" dei Ciambella Awards 2020-2021
«Ci pensi mai a cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate in un altro modo?» domandò Goku.
«Intendi se tu non fossi stato così imbecille da risparmiare la vita ad un pazzo assassino pericoloso – come fai sempre, del resto – lasciandolo salpare alla volta dell'universo dopo che ha ammazzato la metà dei tuoi alleati? Oh, a volte ci penso» rispose Vegeta, cinico. Come non pensarci? Diciannove anni prima, in quell'esatto deserto, Kakaroth l'aveva lasciato vivere. E il resto era storia.
«Beh, se non avessi risparmiato quel pazzo assassino, a quest'ora non avrei un fratello».

Vegeta detesta i sentimentalismi. È il principe del cinismo per eccellenza, così emotivamente incapace da non riuscire a esprimere gratitudine o affetto nemmeno nei confronti delle persone a lui più care.
Un evento inaspettato e doloroso, però, lo porterà a un lungo percorso di riflessione su se stesso. Un nuovo cambiamento, una presa di coscienza.
[Post-Torneo del Potere] [No-spoiler alle nuove saghe del manga] [BROTP]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.
Nessun copyright si intende violato.
 


I've got you, brother -


Capitolo 5
Fratello

 


Era stato veloce, tutto sommato moderatamente doloroso. Poi il buio. Un grande e gigantesco buio che lo inghiottiva e lo raccoglieva.
Quella era l'ultima cosa che ricordava prima di ritrovarsi lì, in fila ad altre anime perse, agli ingressi di quel posto strano erto su nuvole dorate.
Era difficile non credere all'Aldilà quando ce lo si ritrova spiattellato in faccia ma, giusto per gradire, Vegeta inghiottì un paio di bestemmie su quanto gli stesse da cani quello stupido cerchio scintillante sopra la testa.
La fila si esaurì in fretta e ben presto si ritrovò lì, in quella stanza troppo piccola per un omone così gigantesco.
Re Yammer, nel vederlo entrare, sobbalzò. Controllò un paio di volte il nome sul suo foglio, giusto per sicurezza, poi lo guardo di nuovo.
«Beh. Non mi aspettavo di vederti passare un'altra volta di qua» disse.
«Che c'è, le sono mancato?» controbatté Vegeta, con il solito ghigno stampato in volto e le braccia conserte.
Re Yammer grugnì.
«Sempre il solito cinico. Ma, un momento... ma...» borbottò, percorrendo con gli occhi le fitte parole su quello che doveva essere il suo documento di vita morte e miracoli. «Ci dev'essere un errore, qui».
Vegeta sbuffò.
«Non si scomodi. Non starò qui per molto» disse, alzando gli occhi al cielo. Possibile che dovessero farla tanto lunga? Aveva dei vecchi amici da salutare all'inferno prima di tornare dall'altra parte.
«Tu... tu ti sei sacrificato per... Son Goku?»
«Tsk. Detto così mi fa sembrare un patetico sentimentale». Però sì, era esattamente ciò che aveva fatto. Anche se avrebbe tanto gradito che nessuno più sottolineasse quella cosa eroica che non gli si confaceva un granché.
Re Yammer ne sembrò particolarmente stupito. Il suo grosso faccione tinto di un rosso ancor più carminio, gli occhi fuori dalle orbite.
«Sei finito all'inferno, due volte... io... possibile che non sia un errore?» domandò, consegnando quindi la scheda al suo sottoposto il quale, con minuzia, l'analizzò e fece cenno di diniego. Re Yammer corrucciò le folte ciglia dallo stupore. «Beh, beh... non mi rimane da chiederti se ti sei pentito di ciò che sei stato in passato, allora».
Vegeta alzò un sopracciglio, dubbioso.
«Non c'è forse già scritto, lì, su quel suo prezioso pezzo di carta?»
Vita morte e miracoli significava vita, morte e miracoli, dannazione! E il miracolo più grande era stato quello di pentirsi. C'era proprio bisogno di doverlo dire ad alta voce?
«Mh, sì, ma... mi risulta difficile crederlo» borbottò Re Yammer, poi si rivolse di nuovo al sottoposto. «Tu! Sei sicuro che sia tutto corretto, qui?»
«Sì, signore, nessuno sbaglio, signore» trillò il cornuto sottoposto che, dall'aspetto trafelato, aveva tutta l'aria di avere un aureola bruciante appiccicata alle chiappe.
Re Yammer si sistemò meglio il colletto del completo color melanzana taglia mammut e, dopo aver letto un'ultima volta il suo fascicolo, alzò gli occhi e prese il martello da giudizio.
«Allora... Vegeta, quarto della tua dinastia... io ti concedo dunque l'ingresso al Regno dei Cieli».
Vegeta si irrigidì.
Che cazzo dici?!
Il Regno dei Cieli? Era stato destinato... al paradiso?
«Cosa!? Lei... ne è proprio sicuro?»
«Beh, non posso certo collocarti all'inferno, dopo quello che hai fatto per redimerti».
Doveva esserci un errore. Lui era il cattivo, l'assassino che aveva ucciso miliardi di persone. Era un sicario, un bastardo, un miscredente di prima categoria. Non si potevano contare sulle dita dei piedi di un millepiedi le bestemmie rivolte agli Dei in quei giorni.
In che senso il Regno dei Cieli?
«Credevo non ci fosse redenzione per uno come me...»
«A dirla tutta i tuoi peggiori peccati risalgono alle tue vite passate. Ora, per quanto tu non sia stato sempre impeccabile, il bilancio mi sembra chiaro. Non ti resta che è andare, ora. Il verdetto è chiuso» decretò, poi diede un gran colpo di martello e lo invitò a proseguire verso destra.
Un nuovo assistente cornuto, però, raggiunse il piccolo tempio di corsa.
«A dire il vero, signore... mi risulta che il signor Vegeta IV è appena stato richiamato sulla Terra» ansimò.
«Oh, ma...»
«Gliel'avevo detto di non scomodarsi» disse Vegeta, con un ghigno. Si sentì sollevato, a dirla tutta. Per un momento aveva pensato di aver fatto una mastodontica cazzata. E invece Polunga, a quanto pareva, aveva svolto il suo lavoro senza problemi.
«Se è così... allora puoi andare. Per il momento» mormorò Re Yammer.
Venne scortato dal suddetto assistente fino a un arco bianco strabordante di nuvole dorate.
Ce l'avevano fatta, era il momento di tornare! Un vero peccato non essersi potuto affacciare in quel nuovo fantomatico Regno dei Cieli e dare una sbirciatina. Beh, sperò di non poterlo vedere ancora per molto tempo.
Si immerse nelle nuvole e trattenne il respiro.


 
Luce.

 
-兄弟愛-
 


«Porca puttana maledetta!»
Vegeta si alzò di scatto a sedere, un sibilo acuto proveniente dai suoi polmoni.
«Buongiorno principessa, le è caduta la corona» lo ammonì Piccolo, al suo fianco.
Poi la voce fastidiosamente acuta – che cavolo, si era appena svegliato dalla morte! - di Bulma risuonò tramite il telefono.
«VEGETA! Oh, grazie al cielo!»
«Kami, che sollievo!» aggiunse poi Gohan, lì vicino da qualche parte.
Vegeta era troppo impegnato a guardarsi le mani tremanti per ascoltare le ciance gioiose degli incompetenti. Si sentiva strano.
Automaticamente si portò una mano sul petto, aveva una nuova cicatrice. Chissà come, le resurrezioni non nascondevano le cicatrici. Sotto il palmo aperto sentì il cuore battere forte, incessante.
Un cuore nuovo, un cuore forse più puro del precedente.
A quel pensiero ricordò immediatamente il perché di tutto quello, il loro scopo, le loro speranze. Si voltò di scatto in direzione dei medici, tutti radunati intorno a una scatola iperbarica.
Una vera fortuna che il suo cuore fosse nuovo di zecca, o sarebbe morto d'infarto in quella breve attesa.
Poi, finalmente, Hange sollevò il capo nella loro direzione, con gli occhi sgranati e un colorito piacevolmente rosaceo in volto.
«HA FUNZIONATO!» gridò. «Il cuore è ancora qui! Intatto!»
Oh, Zeno fottutissimo, grazie.
Vegeta chiuse gli occhi e si lasciò cadere all'indietro, sul lettino. Grazie, grazie, grazie.
Esplosero le urla di gioia dei dottori, di Gohan, di tutti coloro che erano in videoconferenza da Neo Namek. Esplosero e Vegeta quasi non ne fu infastidito. Avrebbe voluto urlare anche lui, ma non ne ebbe la forza.
Aveva funzionato. Il suo piano aveva funzionato. Il suo vecchio cuore funzionava ancora e ben presto l'avrebbero cucito dentro il petto dell'idiota.
Che detto così sembrava persino una cosa romantica, che grave affronto! Trattenne un conato di vomito a quel pensiero e riaprì gli occhi.
Gohan era lì, vicino a lui. Stessa faccia di suo padre, solo meno idiota. Lo stava fissando con gli occhi lucidi e le labbra strette.
«Tu... gli hai salvato la vita» convenne.
Ma la finivano tutti di rigirare il coltello nella piaga?!
Fece per replicare qualcosa di misantropico come suo solito quando, nell'angolo della stanza medica, scorse la figura immobile a braccia conserte di Piccolo. Beh, alla fine aveva adempiuto al suo compito.
Si guardarono per qualche secondo e annuirono, un tacito ringraziamento tra due vecchi cattivi. Quello che apprezzava del muso verde era proprio la sua pacatezza. Niente acclamazioni, niente plausi. Una reazione emotivamente incapace almeno quanto la sua.
Si sentì meno solo.
«Ok, la sala operatoria è già pronta, stiamo procedendo con il trasferimento del paziente» avvisò un dottore, affacciandosi dalla porta.
Vegeta scattò immediatamente giù dal letto al rumore della barella in corridoio. Si strappò gli ormai inutili tubi e aghi attaccati alle braccia e uscì di corsa – in mutande, ma quelli erano dettagli – e li rincorse senza riflettere. Non aveva idea di quello che stava combinando ma poco importava.
Tutto ciò che gli importava era guardare quel maledetto imbecille negli occhi e dirgli che sarebbe stato bene.
Si fece largo tra gli infermieri e i medici e si affacciò alla barella sulla quale Kakaroth verteva in uno stato di semi-coscienza.
«Ehi, idiota» lo chiamò. Lui sembrò destarsi, confuso. Fece fatica a mettere a fuoco.
«Ve-»
«Taci. Risparmia il fiato per quando dovrai scappare dalla mia ira».
Kakaroth corrugò le sopracciglia. Probabilmente non ci stava capendo niente. Non che fosse una novità.
«Ma...»
«Vedi di non fare lo stronzo e di sopravvivere, intesi?» gli disse, infine, prima che i medici iniziassero a muovere nuovamente la barella. «Io ho mantenuto la mia promessa, vedi di non sprecare i miei sforzi!» gli urlò dietro, continuando a rincorrerli.
«Non... capi-sco» balbettò l'idiota.
«Goku, adesso ti addormenteremo, ok?» spiegò Hange, dolcemente. «Quando ti risveglierai, sarà tutto a posto».
Vegeta li vide svoltare verso la sala operatoria e rimase lì, in corridoio, mezzo nudo e immobile.
Ora c'era solo da attendere e sperare.
«Se muori ti uccido» sussurrò.


 
-兄弟愛-

 

In quella sala d'aspetto c'erano tutti, proprio tutti. Parenti, amici, un'accozzaglia fortunatamente silenziosa di ebeti. Soprattutto Yamcha.
Tutti erano lì per un unico motivo: condividere quella folle attesa. Kakaroth era sotto i ferri da cinque ore.
Inutile dire che, una volta giunti lì, non si erano limitati nei ringraziamenti nei suoi confronti. Bulma lo aveva stretto tra le sue spire e non lo aveva lasciato per cinque minuti buoni, e se ne era bellamente infischiata del fatto che non fosse un grande amante delle effusioni in pubblico.
Oh, non osare divincolarti, scimmione che non sei altro!” l'aveva ammonito.
Anche Trunks gli si era attaccato alla gamba e l'aveva stritolato, mentre Bra gli aveva tirato i capelli come di consueto.
Beh, aveva concesso loro tutto quell'affetto solo per la straordinarietà della situazione.
I festeggiamenti, però, si erano esauriti in fretta e l'attesa aveva preso il loro posto. Una lunga, pesante attesa. Il ticchettio dell'orologio era asfissiante, fuori era un pomeriggio uggioso di metà marzo.
Trascorse ancora un'ora, poi un'altra ancora. Sembrava che quella tortura non finisse mai.
Quando la dottoressa Brief uscì finalmente da quella porta, il fiato sospeso fu la reazione di tutti.
Ti prego, ti prego.
Fu il suo sorriso a rispondere per lei. Un sorriso entusiasta, un sorriso sereno.
Poi un boato di gioia.
«È andato tutto bene!» trillò, in conferma.
Kakaroth, porca puttana, questa me la pagherai cara, fu il suo primo pensiero. Il secondo fu un groviglio di emozioni ingarbugliate tra le quali, sicuramente, spiccava la gioia. Una gioia che si rifletté all'esterno solo come un mezzo sorrisetto compiaciuto, ovviamente, dato il danno permanente al collegamento emozioni-mimica facciale.
«Ci vorrà qualche ora prima che si svegli, e qualche mese per recuperare. Ma mi sento di dire che sono ottimista. È un ragazzo forte, ed è un saiyan».
Le parole della dottoressa Hange Brief erano confortarti, di speranza, e tutti se ne bearono con grandi acclamazioni di vittoria, abbracci, cinque a mani alte. I bambini iniziarono a rincorrersi in giro per la sala d'attesa, a urlare, a fare tutte quelle cose che a sua maestà facevano affiorare i nervi a fior di pelle.
Beerus, con tono d'indifferenza, esclamò un “finalmente si mangia” pronunciato come uno sbadiglio. Whis, compiaciuto, gli scoccò un'occhiata deliziata che sembrava un po' come un “tutto è bene ciò che finisce bene”. Beh, se fosse stato per loro non sarebbe andato a finire bene un bel niente.
Nonostante il forte impulso di mettere le mani al collo a entrambi, Vegeta si rese conto di sentirsi fin troppo sollevato per poter rovinare un momento tanto gioioso.
Tutto ciò che avrebbe gradito sarebbe stato andare a farsi una bella dormita, finalmente, dopo sette notti insonni.
Nella confusione e nell'ilarità, Chichi si avvicinò a lui lentamente, in punta di piedi. Lo guardò solennemente, con la testa alta e lo sguardo fiero.
«Grazie per non esserti arreso».
Vegeta si irrigidì per un secondo. Se non fosse stato per il loro incontro, la notte precedente, in quel momento Kakaroth sarebbe morto. Ucciso dalle sue stesse mani.
Se non fosse stato per il loro incontro e per le parole aspre che Chichi aveva pronunciato, Vegeta non avrebbe trovato dentro di sé quell'illuminazione.
Forse era lui a doverla ringraziare, in fin dei conti. Ma lui non era stato programmato per le formalità, per le convenzioni sociali, per dire grazie.
Si limitò ad annuire altrettanto solennemente e degnarla dello sguardo più calmo che possedesse in repertorio. Niente cipiglio imbronciato, niente occhi taglienti. Solo fierezza.
«Dovere di saiyan».
Il momento solenne venne infranto completamente da un uragano dai capelli lilla che gli piombò direttamente addosso. Lo tirò per la manica della maglietta e iniziò a saltellare.
«Papà, sei un eroe! Sei un eroe, hai salvato lo zio Kakaroth!» trillò.
Non l'aveva mai chiamato Kakaroth in vita sua, si era sempre appellato a lui come Goku. Era effettivamente buffa l'associazione delle due parole “zio” e “Kakaroth” insieme.
Vegeta strinse le labbra per non sorridere. Maledetto ragazzino!
«Sono tanto fiera di te, amore. Tanto orgogliosa di quello che hai fatto!» asserì Bulma, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia che gli mandò il volto in fiamme.
Dannazione. Maledetta donna!
«Tsk...» soffiò, ma due manine paffute si tesero verso di lui.
E, quando Bra gli mostrò quel ridicolo e accattivante sorrisetto a due denti, Vegeta non riuscì proprio più a trattenere il proprio. Sempre contenuto, sempre impertinente, ma sempre un sorriso.
Maledetta poppante!
«Ho appena ordinato una pentola da quindici chili di Ramen! Tutti a tavolaaa!» cinguettò la madre di Bulma, richiamando tutti all'ordine.
Oh, in effetti, aveva anche fame.
Tutti sgattaiolarono fuori dal laboratorio concitatamente, nel pieno rispetto del loro ruolo di branco di casinisti senza ritegno.


Eppure, quando il silenzio calò nel salottino e Vegeta fu finalmente pronto ad avviarsi, non gli sfuggì affatto di non essere rimasto solo.
Goten, appoggiato con la schiena contro la porta della sala operatoria, si fissava i piedi con la testa bassa.
«Moccioso... che ti succede?» gli domandò, sottecchi.
Che cosa c'era che non andava? Kakaroth stava bene, stava dormendo, si sarebbe ripreso. Cos'era quella faccia da funerale?
«Niente, zio» mormorò, con una scrollata di spalle.
«E allora perché non sei a mangiare?»
«Volevo stare qui, per controllare» sussurrò ancora, quasi colpevole.
Vegeta indurì un poco lo sguardo. In effetti anche lui aveva pensato di rimanere lì almeno fino al risveglio di Kakaroth, ma non avrebbe resistito molto senza mettere qualcosa nello stomaco. Sarebbe andato via giusto per mangiare, poi si sarebbe messo a dormire in una delle stanze lì vicino. Non era necessario che lo facesse anche Goten.
«Tuo padre starà bene. Rimarrò qui io a controllare».
Non riuscì quasi a terminare la frase che, senza preavviso, Goten si permise di fare qualcosa che mai aveva fatto prima: gli si gettò addosso e lo abbracciò.
Vegeta rimase completamente e inevitabilmente spiazzato, tra uno scricchiolio del suo nuovo cuore e l'impulso fisico di scrollarselo di dosso.
«Grazie, zio Vegeta. Grazie per aver salvato il mio papà» mormorò, con la voce ovattata contro il suo petto.
Un altro scricchiolio. Sul serio, perché tutti stavano attentando alla funzionalità del suo nuovo cuore? Ok, era praticamente nuovo, ma di quel passo si sarebbe sbriciolato in mille coriandoli.
No, no, no, non era portato per gestire quell'ingarbuglio emotivo.
Però, chissà come, la risposta fisica a quella cosa gli giunse quasi spontanea, assolutamente non collegata ad alcun impulso cerebrale.
Lo abbracciò a sua volta. Giusto un paio di secondi, per gradire, poi lo allontanò con un gesto meno secco di quanto avrebbe voluto.
Goten tirò un po' su col naso, con due grossi lacrimoni appesi agli angoli degli occhi.
«Asciugati le lacrime e spalle dritte, ok? E corri subito da Trunks, altrimenti si mangia anche la tua porzione».
Il moccioso si passò la manica del Gi sugli occhi e annuì. Poi, con il sorriso a fior di labbra, scappò a gambe levate fuori dal laboratorio.
Vegeta lo guardò allontanarsi e prese un grosso respiro.
Maledetto moccioso!


Aveva bisogno di un poco di silenzio, prima di andare a prendersi il pasto. Si sedette su una delle poltroncine della sala d'attesa e chiuse gli occhi. Il battito del suo nuovo cuore era incessante, forte.
Se una settimana prima qualcuno gli avesse raccontato cosa diavolo sarebbe accaduto, non ci avrebbe creduto e avrebbe assassinato il portavoce in questione.
E invece era tutto vero: era stato disposto a tutto, persino mentire agli Dei, persino prendersi la briga uccidere, si era sacrificato per salvare Kakaroth, si era guadagnato un posto nel Regno dei Cieli ed era tornato indietro.
Il decerebrato era vivo, sarebbe stato bene. E quella era l'unica cosa che importava, l'unica cosa che riusciva a renderlo sereno. Goten non sarebbe rimasto solo, Bulma avrebbe avuto accanto il suo migliore amico, la Terra avrebbe avuto il suo eroe preferito.
Nonostante tutto non riusciva più a mentire a se stesso e, tra la sua incapacità emotiva e quei sentimenti confusionari, quello che sapeva con certezza era che senza quel deficiente di terza classe la sua vita non sarebbe stata la stessa.
Per quanto lo facesse incazzare, per quanto lo invidiasse, per quanto anche l'avesse detestato in passato... non riusciva più ad odiarlo per davvero. Non sempre, almeno.
Oh, era certo che si sarebbe ricreduto, non appena Kakaroth si fosse svegliato e fosse stato capace di intendere e di volere.
Avrebbe saputo mandarlo ai matti come al solito.
Eppure... non vedeva l'ora.



 
-Epilogo-
 
Quando aveva aperto gli occhi, non aveva capito proprio un accidenti di niente di quello che era successo.
Aveva visto tutto bianco e azzurro e aveva sentito delle voci che lo rassicuravano. Non si ricordava nemmeno più cosa avessero detto, tra tutti quei bip di macchinari e quei termini medici troppo difficili per il suo evidentemente limitato comprendonio.
Si sentiva strano, si sentiva intorpidito dalle dita dei piedi fino alla punta dei capelli. Però, per la prima volta dopo tanti giorni – quanti, non lo sapeva – riusciva a respirare decentemente. Non si sentiva più come se qualcuno gli stesse allegramente saltellando sul torace.
Quando ti risveglierai, sarai tutto a posto” gli aveva detto la dottoressa Hange. Non sapeva quante ore prima. O erano trascorsi giorni?
Però effettivamente si sentiva meglio. Avvertiva solo una leggera pressione, un bruciore all'altezza dello sterno e mille aghi dentro le braccia. Oh, se non altro aveva imparato a gestire la sua fobia delle punture! Non gli sarebbero mai, mai piaciute, ma almeno riusciva a tollerarle.
Anche perché o così o ciao a tutti.
Però... però se si sentiva meglio, questo poteva significare solo una cosa: o avevano trovato il modo di salvarlo, o avevano trovato il modo di tenerlo in vita ancora un poco senza particolari sofferenze. Ma, chissà perché, qualcosa gli suggeriva che si trattasse della prima opzione.
Poi gli venne in mente Vegeta. Quel pazzo lo aveva seguito urlandogli addosso qualcosa che non ricordava, mentre era su quella barella.
Che... che c'entrasse qualcosa lui? Ma certo! Doveva essere per forza stato lui.
Gliel'aveva promesso. Gli aveva promesso che avrebbe trovato il modo di salvarlo. Ma come?
Senza avere il tempo di farsi troppe domande in merito, la porta della sua stanza si aprì. Faticò a mettere a fuoco immediatamente, si ritrovò costretto a sbattere un paio di volte le palpebre per riuscire a identificare chi fosse.
E chi, se non lui? Del resto, a pensar del diavolo...
«Ciao, Kakaroth».
Quella voce graffiante, quel nome che nessun altro usava con lui. Nonostante tutto, però, suonava come casa.
«Non ti pare di aver dormito un po' troppo? Ti piace prendertela comoda, eh?» parlò di nuovo il principe del cinismo. Eppure lo faceva sorridere.
Evidentemente era davvero tanto che non apriva gli occhi. Ed era anche tanto che non formulava qualche frase, data la difficoltà a pronunciare le parole. Aveva la gola troppo secca.
Oh, Vegeta ne sarebbe stato senz'altro contento, data la sua consueta abitudine di rimproverarlo per aprire la bocca a sproposito.
«Hai trova-to un modo...» Ne uscì un flebile suono.
Vegeta si sedette composto nella sedia accanto al suo letto, con le braccia conserte e un ghigno beffardo.
«Te l'avevo promesso. E il principe dei saiyan mantiene sempre le sue promesse».
Allora era vero. Era stato Vegeta, aveva trovato il modo di salvarlo!
Non aveva mai dubitato delle capacità e delle buone intenzioni del suo amico, ma dopo sette giorni passati tra la vita e la morte con una condanna praticamente già incisa sulla lapide, gli era risultato alquanto difficile sperare di avere uno straccio di possibilità.
E aveva avuto una gran paura. Era stato male, molto male. Ancor più male di quando la malattia l'aveva colpito la prima volta. Non pensava davvero di cavarsela, di poter stare ancora accanto ai propri cari.
«Ma come... come hai fatto?» domandò quindi, curioso.
Già, come? Sua maestà il principe delle espressioni granitiche vacillò per un secondo. Evidentemente c'era qualcosa di grosso dietro a quella guarigione miracolosa. Ora che ci faceva bene caso, aveva una stranissima sensazione a riguardo, non sapeva a cosa fosse dovuta, ma si sentiva... un poco diverso? No, forse era una cavolata. Però, siccome di cavolate ne diceva tante e Vegeta era ben abituato ad ascoltarle, la disse lo stesso.
«Mi sento... strano. Più del solito, prima che tu possa dire che già lo ero» sussurrò. Le parole gli uscivano mano a mano sempre più fluide.
Il principe si morse un labbro. Gesto strano, non era da lui, sembrava quasi colpevole. Ma colpevole di che cosa?
«Io...» Vegeta iniziò a parlare, sporgendosi un poco in avanti, con i gomiti sulle ginocchia. «Quello che ti serviva era un cuore. L'ho trovato».
Cosa?! Oh, Kaioh santissimo.
Chi diavolo aveva fatto fuori per recuperare un cuore? Per quel motivo sembrava colpevole?
«Spero non ti dispiaccia» continuò, con un sorrisetto storto, «ma ora hai il cuore di un cattivo».
C'è qualcosa che non quadra. Un cattivo. Un saiyan – per forza – cattivo. Mica ce n'erano! Non era rimasto più nessuno a parte loro due, Broly e Tarble. E i loro figli. Nessuno di loro era cattivo.
«Ma c-come?!» balbettò.
Vegeta arrossì un poco. Quello era decisamente un atteggiamento strano.
«Hai... il mio».
Goku sbatté un paio di volte le palpebre. No, decisamente non aveva capito bene. Come al solito, del resto. Lui non capiva mai niente, Vegeta glielo diceva sempre. Evidentemente c'era un errore.
Poi però sua maestà, forse un poco divertito dalle moltitudini di espressioni che gli stavano percorrendo i tratti facciali, si avvicinò ancora un poco e tirò verso il basso il colletto della sua maglietta nera, per esibire una bella cicatrice rossa all'altezza dello sterno.
No, impossibile. Non poteva crederci.
«V-Vegeta... c-cosa hai fatto?!» balbettò.
«Beh, mi sono fatto un piccolo giro nell'Aldilà con un buco in fronte, giusto per dire ciao ai miei vecchi amici all'inferno. Un vero peccato non averli potuti salutare, Re Yammer non mi ha mandato lì. Poi sono tornato indietro e ora ho un cuore nuovo, appena uscito dalla fabbrica divina, super offerta sconto di Polunga. Forse un cuore un po' più puro di quello di prima. Ma ehi, quello che hai era ancora in buono stato, sebbene di seconda mano».
Le parole di Vegeta erano un flusso di coscienza decisamente confusionario, ma tutto sommato chiaro per comprendere cosa diavolo stesse dicendo.
Si era sacrificato. Per lui. Vegeta aveva donato il suo cuore a lui. Quella cosa... era incredibile.
Goku fece per balbettare qualcos'altro, ma non gli venne assolutamente niente. Sollevò faticosamente la mano dal letto e se la portò sul petto, lì, dove c'era una grande fasciatura di bende bianche. Eppure sentiva qualcosa battere, lì sotto.
Il cuore di Vegeta. Il cuore di... un cattivo? Decisamente inappropriato dire una cosa del genere. Non sopportava quando il suo migliore amico si definisse ancora tale.
Certo, alle volte si comportava come un vero bastardo, ma cattivo... cattivo non più. Da molto tempo.
E ne aveva l'assoluta riprova, perché con quel cuore di seconda mano che si ritrovava era certo di avvertire ancora più affetto di prima. E gratitudine, tanta gratitudine.
«Oh, Kakaroth, non fare quella faccia! Sappiamo bene che resterai sempre il solito scemo pagliaccio buono di sempre, anche con il cuore di uno come me. Ah, e non ti fare illusioni, non pensare che questo ti renda meno terza classe, avere il cuore di un principe non ti rende tale. Il principe dei saiyan sono sempre io» puntualizzò Vegeta, con un ghigno impertinente ben spalmato sul volto.
Goku ridacchiò. Su quello avrebbe avuto da ridire: ora aveva qualcosa di prima classe e gliel'avrebbe fatta pesare eccome, durante le loro battaglie. Non si sarebbe risparmiato mille battutine, a riguardo. E Vegeta si sarebbe incazzato come una bestia. Non vedeva l'ora.
«Ma...» sussurrò Goku, infine. Era incredibile che Vegeta si fosse davvero sacrificato per lui, proprio non riusciva a capire cosa l'avesse spinto a tanto. Era qualcosa di grande donare il cuore a qualcuno, qualcosa di profondo. «Perché l'hai fatto?»
Sul volto di Vegeta il ghigno impertinente si spense per un attimo.
Un sospiro, un grosso, lungo sospiro. Poi, d'improvviso, un angolo della bocca che si solleva. Qualcosa di raro.
Goku oramai lo conosceva abbastanza bene per decifrare tutte le sfumature del suo incredibile, strano carattere da deficit emozionali. Quello era un sorriso, un sorriso vero.
Poi sua maestà parlò.
«Perché se non l'avessi fatto... non avrei un fratello».

 

 
Fine.
 

ANGOLO DI EEVAA:
Non sto piangendo! TU stai piangendo xD
... ooooh, ragazzi, ragazze, siamo giunti finalmente alla conclusione di questa mini-long spezzacuori, in tutti i sensi. Scherzi a parte, spero che la lettura non sia stata troppo pesante. E, beh, oramai mi conoscete: sono un'amante del lieto fine! Non avrei mai potuto lasciare Vegeta morto anche se, diamine, sarebbe finito nel Regno dei Cieli! Vi è piaciuta come scelta?
Che dire... il miracolo di Pasqua è accaduto ancora! Il nostro Signore non è l'unico ad essere risorto, questa volta xD Da ora in poi dobbiamo chiamarlo Vegesus *badum.cha!* ok, la smetto.
Scherzi e blasfemia gratuita (scusate), che ve ne è parso di questo epilogo? Vi è piaciuto? E in generale vi aspettavate qualcosa di diverso da questa storia?
A parte la sofferenza, mi è piaciuto tanto scriverla. Spero che sia stata di vostro gradimento e voglio cogliere l'occasione tutti voi che avete letto, e soprattutto coloro che mi hanno supportata in queste settimane! Siete stati gentilissimi! 
Un grazie particolare come sempre a Nemesis01 per avermi aiutata con la traduzione.

Ma... pensate davvero che sia finita qui la mia permanenza nel fandom?
Nossignori!
Settimana prossima, sempre domenica, sempre su questi canali, tornerò con una nuova long di - attenzione attenzione - 21 capitoli! Una long mooolto complessa, molto avventurosa, con la straordinaria presenza di un personaggio a sorpresa che già conoscete. Siete curiosi di scoprire di chi si tratta?
E - rullo di tamburi - vi avevo promesso yaoi Kakavege... yaoi avrete! Per i non amanti del genere, posso promettervi che lo yaoi non sarà il tema principale della storia e, anzi, ne correrà di acqua sotto i ponti. Il mio secondo nome è slowburn


Vi aspetto numerosi domenica prossima per l'inizio di una nuova avventura, Across the Universe!
Un abbraccio a tutti, grazie di nuovo e buona Pasqua!
Eevaa




Riferimenti:
-Per quanto riguarda le tempistiche di un trapianto di cuore e le modalità mi sono rifatta a quelle che hanno pronosticato a una persona a me vicina che presto dovrà subire lo stesso intervento, non so effettivamente se valga così per ogni casistica.
-Le cicatrici rimangono anche dopo la resurrezione? Questa è una cosa che mi sono sempre domandata ma, a giudicare dalle immagini a petto nudo di Vegeta, non mi pare improbabile.
-L'abbraccio con Goten potrebbe essere un po' OOC, ma desideravo tantissimo scriverlo. Sentitevi liberi di criticarlo xD
  
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