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Autore: dreamlikeview    05/04/2021    6 recensioni
[3/3 di "What if we had been friends?"]
Cosa sarebbe successo se, al sesto anno, Harry Potter avesse aiutato Draco Malfoy, invece di duellare con lui? E cosa sarebbe successo se Draco, invece di attaccare Harry, avesse accettato il suo aiuto, mettendo da parte l'orgoglio?

«Prendi la mia mano e accetta il mio aiuto, non è troppo tardi, io posso aiutarti» disse «Mettiamo da parte l’odio, mettiamo da parte le nostre divergenze e alleiamoci contro di lui, insieme possiamo vincere». Il biondo gli fissò la mano e deglutì, poteva fidarsi di lui?
[Drarry, long]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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  Disclaimer: Né i personaggi, né il loro mondo mi appartengono. Questa storia è scritta senza alcun fine di lucro e non intendo offendere nessuno con questa. I personaggi tendono ad essere un po’ OOC (ma non troppo, non credo di averli stravolti troppo, per questo non l’ho segnalato) e c’è un “What if?” grande quanto una casa, lettori avvisati mezzi salvati.

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Take my hand

Terza Parte: Is this love?

Capitolo 4: Figured out how things are, at least




Erano alcuni giorni che Harry si sentiva diverso.
Era più rilassato, più felice, più allegro, come se tutto ciò che lo aveva tormentato in quei mesi, non fosse mai accaduto; o meglio era accaduto, ma lui lo stava superando piano e piano le preoccupazioni si stavano dissolvendo. Tra una partita di Quidditch, un allenamento, compiti e lezioni varie, tutto ciò che lo aveva tormentato si stava lentamente trasformando in un ricordo, un ricordo spiacevole, ma pur sempre solo un ricordo, relegato da qualche parte nella sua mente, insieme a tutto quello che aveva vissuto durante l’infanzia e durante l’adolescenza.
Fin da quando si era ritrovato a ripetere pozioni con Draco, aveva sentito un avvicinamento maggiore al biondo, aveva sentito una spinta maggiore verso di lui, ma c’era qualcosa che ancora lo bloccava. L’Amortentia aveva spazzato via la maggior parte dei suoi dubbi, aveva liberato la sua mente dal pensiero fisso del Nexus Mentis Incantatio, eppure c’era qualcosa che frenava qualsiasi suo intento di spingersi oltre l’amicizia. Era un sentimento recondito nel fondo del suo cuore, una paura irrazionale che, fin da piccolo, non aveva mai abbandonato il suo cuore: la paura di restare solo, di essere abbandonato, la paura di soffrire, di avere il cuore spezzato. E forse era questa a bloccarlo, anche se razionalmente sapeva che Draco non era quel tipo di persona, perché riconosceva che il biondo aveva un modo tutto suo di amarlo. Sapeva di averlo tenuto sul filo del rasoio per troppo tempo, ma era grato per la grande pazienza che stava dimostrando di avere nei suoi confronti e per tutto il supporto che gli stava dando, senza fargli alcuna pressione. Non sapeva quando fosse avvenuto quel cambiamento in lui, né capiva perché fosse avvenuto, ma non riusciva a fare a meno di restare affascinato dal bel Serpeverde e dal suo atteggiamento nei suoi riguardi. Se un anno prima qualcuno gli avesse detto che si sarebbe trovato in quella situazione con Draco Malfoy a pensare quelle cose di lui, avrebbe riso sonoramente, e invece eccolo lì, con il cuore che palpitava forsennatamente ogni volta che era con lui, con il suo profumo che invadeva costantemente le sue narici – anche senza Amortentia nei dintorni – e con le sue gote perennemente rosse in sua presenza. C’erano quei momenti in cui erano soli in cui poteva sentire lo sguardo del biondo su di sé, che lo facevano sentire particolarmente lusingato. A volte si chiedeva cosa ci trovasse Draco in uno come lui e perché provasse determinate cose per lui, eppure il biondo gli aveva dato prova più volta della sincerità dei suoi sentimenti, gli aveva fatto capire più volte che avrebbe aspettato anche in eterno che lui si svegliasse e gli aveva dimostrato di tenere davvero a lui, inspiegabilmente. Davvero, per quanto fosse lusingato dal suo atteggiamento, Harry non riusciva a spiegarselo.
Spesso si era chiesto come sarebbero cambiate le cose nella sua vita, se avesse accettato i suoi sentimenti per Draco e se gli avesse concesso una chance, eppure ne era spaventato. Era spaventato dall’idea di soffrire, di scoprire che un giorno il biondo non avrebbe più provato le stesse cose, era terrorizzato dall’idea di restare da solo, dall’idea che Draco potesse abbandonarlo come lo avevano abbandonato tutte le persone che avevano fatto parte della sua vita o che potesse accadergli qualcosa per colpa sua. Anche se Voldemort era morto e anche lui stava diventando un lontano ricordo, Harry non poteva far altro che chiedersi cosa sarebbe accaduto, se fosse successo qualcosa a Draco, come avrebbe reagito? Se qualche Mangiamorte fuggitivo l’avesse preso di mira per colpa sua?
Hermione gli aveva detto che ci pensava troppo, che si stava fasciando la testa ancor prima di rompersela, ma lui non riusciva davvero a smettere di pensare a quell’eventualità, temeva di portare sfortuna. In un modo o nell’altro, molte delle persone che avevano fatto parte della sua vita o avevano rischiato la vita o erano morte o lo avevano abbandonato. Non poteva non pensare a Sirius, a Cedric, ai suoi genitori che per colpa sua erano morti, o a Ron che era rimasto ferito al primo anno, quando cercavano di recuperare la Pietra Filosofale o a Hermione che era rimasta pietrificata al secondo anno, a Hagrid che era stato accusato ingiustamente e rinchiuso ad Azkaban per alcuni mesi, ai ragazzi dell’ES che avevano rischiato la vita sia al Ministero, quando lui era caduto nella trappola di Voldemort, sia quando il mago oscuro era arrivato a scuola. Draco aveva già rischiato la sua vita per lui, aveva affrontato una missione suicida, delle prove infernali e il tutto solo per salvarlo, non voleva metterlo di nuovo in pericolo, non voleva essere la causa di un altro disastro. Per quanto i suoi amici cercassero di convincerlo che non era mai stata colpa sua, Harry si sentiva colpevole. Se Draco l’avesse sentito parlare in quel modo, avrebbe alzato gli occhi al cielo e gli avrebbe detto che aveva la “sindrome dell’eroe” o che era troppo melodrammatico o qualcos’altro del genere – anche Ron gliel’aveva detto, con un tono che gli aveva ricordato terribilmente il Serpeverde – ma Harry non riusciva a smettere di pensare a quelle cose.
A volte, credeva di essere una barzelletta. Prima era insicuro sui suoi sentimenti, e quando finalmente decideva di ammetterli, ecco che altri mille dubbi, preoccupazioni e paure si facevano largo nella sua mente e nel suo cuore. Era un caso disperato, davvero, perché Draco non si interessava a qualcun altro?
Fin da quando erano tornati a Hogwarts, era diventato molto più popolare, durante le partite di Quidditch – alle quali aveva assistito anche senza giocare – aveva visto praticamente uno stuolo di ragazze – e anche alcuni ragazzi –fare il tifo per il biondo. A volte, in biblioteca mentre studiavano, aveva visto l’amico ricevere bigliettini e regali vari. Non capiva perché all’improvviso tutti avessero deciso di fargli la corte e nemmeno capiva perché l’altro continuasse ad ignorare chiunque, per riportare la sua attenzione su di lui. Lui non meritava davvero le attenzioni di Draco.
Sospirò gettandosi sul letto.
Un’ennesima giornata era finita, il mese dicembre era appena iniziato e con sé aveva inaugurato il mese peggiore per tutti gli studenti – tranne Hermione – quello dei test e delle verifiche delle conoscenze, tutti i professori volevano avere delle valutazioni appropriate per concludere adeguatamente quei primi mesi di scuola e lui detestava fortemente quel periodo dell’anno. Certo, sapeva che tutto era finalizzato al raggiungimento dei M.A.G.O. con un buon voto, ma avrebbe preferito davvero essere meno oberato di lavoro da svolgere, così da godersi maggiormente i momenti liberi.
Mentre erano in biblioteca a studiare, Draco gli aveva proposto di andare insieme a Hogsmeade quella domenica, per prendere una Burrobirra e rilassarsi insieme. Harry non aveva obiettato, ma qualcosa nello sguardo del biondo gli aveva detto che quello non era l’unico motivo per il quale lo voleva portare con sé nel villaggio magico. Una parte di sé non vedeva l’ora di scoprirlo, ma un’altra era terrorizzata dall’idea che fosse qualche brutta notizia e se Draco avesse deciso di volerci dare un taglio con lui e volesse dirgli che non era più intenzionato ad aspettare i suoi tempi?
No, no, non poteva essere qualcosa del genere, doveva smettere di dubitare e iniziare a fidarsi dell’altro e delle sue parole, fino a quel momento infatti non gli aveva mai mentito né gli aveva dato alcuna prova per fargli credere che non fosse più interessato a lui. Doveva solo… aspettare fino al finesettimana e poi scoprire di cosa si trattasse.
 
Tre giorni dopo, Harry se ne stava in piedi davanti all’ingresso del castello, era impaziente. Aveva aspettato quel giorno per intere giornate, così lunghe che gli erano sembrate infinite. Avrebbe davvero voluto scoprire subito se si sbagliava o meno riguardo il “mistero” di Draco. Forse era stata solo una sua sensazione, ma c’era qualcosa che gli sfuggiva.
Harry era lì ad aspettare Draco, si guardava intorno distrattamente attendendo che il biondo si materializzasse davanti a lui, quando due ragazzi lo superarono quasi senza vederlo, tenendosi per mano.  Harry perse qualche istante a guardarli, erano una coppia? Forse sì, a giudicare dal loro modo di guardarsi. Si fermarono a pochi passi da lui, quando i primi fiocchi di neve iniziarono a scendere, quello più alto dei due si tolse il mantello e lo mise sulle spalle del più basso. “Non ho freddo. Voglio che tu stia al caldo” – sentì dire da quello che sembrava essere il più grande dei due, prima che l’altro potesse ribattere davanti al suo gesto. Harry strabuzzò gli occhi, mentre vedeva quello più piccolo togliersi il capello e metterlo al più alto, gonfiando appena le guance – “Nemmeno tu devi prendere freddo” – protestò quest’ultimo, scuotendo la testa e togliendosi anche la sciarpa per avvolgerla delicatamente attorno al collo dell’altro. Solo in quel momento si accorse che erano un Grifondoro e un Serpeverde, forse del terzo anno. Non gli sembrava di averli mai visti prima, ma a sua discolpa non aveva molta familiarità con gli studenti più giovani, negli anni precedenti era stato troppo impegnato nella lotta contro il male per farsi nuovi amici.
“Dai andiamo, non vorrei perdere la carrozza” – aggiunse il Serpeverde. Il più alto annuì e dopo aver ripreso delicatamente la mano del suo ragazzo, gli diede un dolce bacio sulla guancia ed entrambi si allontanarono dall’androne per raggiungere le carrozze. Harry rimase piacevolmente stupito dal loro atteggiamento e per un attimo si chiese come sarebbero stati lui e Draco in una situazione del genere… di certo non sarebbero stati due piccioncini così, avrebbero battibeccato un sacco, prima di avviarsi verso le carrozze e nessuno dei due avrebbe patito il freddo per scaldare l’altro – no, forse Draco l’avrebbe fatto…
«Che fai, adesso? Lo spione?» domandò una voce familiare con tono sarcastico alle sue spalle, sopraggiungendo proprio in quel momento, facendolo sobbalzare. Harry si voltò a guardarlo, portandosi una mano al petto, spalancando gli occhi offeso e scioccato dalle sue parole.
«Draco! Mi hai fatto prendere un colpo!» esclamò «Che diavolo appari così alle spalle di qualcuno?»
«Eri così assorto a guardare quella coppietta che non mi hai sentito arrivare» protestò il biondo, storcendo il naso fintamente disgustato «Allora, che dici? Andiamo? Voglio proprio provare qualche nuovo dolce di Mielandia».
Harry annuì lentamente «Andiamo» rispose. Draco gli rivolse un sorriso raggiante e, senza aspettare di essere raggiunti da qualcun altro, si avviarono verso le carrozze. Mentre le raggiungevano, restarono in silenzio. Harry osservava le loro mani sfiorarsi di tanto in tanto, mentre camminavano e non poteva far altro che sentire il suo cuore battere più forte e provare una strana voglia di stringere la mano dell’altro con la propria e così poter sentire se fosse morbida come sembrava o no. Nonostante il silenzio, non c’era imbarazzo tra di loro e questo era rassicurante per il Grifondoro, che temeva sempre che esso potesse esserci e creare spiacevoli situazioni. Draco era in grado di farlo sentire a suo agio anche in occasioni come quelle, spesso, quando era a disagio, gli bastava guardare il biondo per rilassarsi e scambiare uno sguardo con lui per non sentirsi più in quel modo. Presto raggiunsero le carrozze e vi salirono, pronti a raggiungere Hogsmeade e a divertirsi un po’ come due normali diciassettenni. A volte, ancora gli sembrava strano, non era per niente abituato a tutto quello, ad uscire solo per divertirsi senza preoccupazioni, senza sentire il peso del mondo magico sulle spalle, senza doversi preoccupare di Voldemort o di altre minacce magiche. Era pronto ad abituarsi a tutto quello… ma era pronto ad una relazione? Era pronto a confessare ciò che provava a Draco? Forse no, non lo era ancora. Quel pensiero lo fece sospirare e quest’ultima sua azione catturò l’attenzione del Serpeverde che lo guardò con aria enigmatica e interrogativa.
«Che hai?» chiese.
«Niente, sono solo un po’… pensieroso» disse piano «Non è niente di che, tranquillo» si affrettò ad aggiungere.
Il biondo aggrottò le sopracciglia con fare curioso, prima di annuire, accettando – per il momento – la sua risposta.
Il viaggio verso Hogsmeade lo trascorsero a chiacchierare delle ultime settimane, delle verifiche e di tutto ciò che avevano fatto in quei giorni, giusto per rompere il ghiaccio. A volte, lo spaventava sapere di essere legato al biondo dal Legame, ma altre volte… quasi era grato che esistesse, non sapeva se fosse proprio tutto merito di esso, ma da quando esso esisteva, loro erano in perfetta sintonia, questo era innegabile.
Quando arrivarono a Hogsmeade, ogni discorso scolastico, per volere di Draco, cadde. Secondo il Serpeverde, per quella giornata, dovevano solo rilassarsi e divertirsi, senza altre preoccupazioni a tormentare le loro menti e Harry non poté che essere d’accordo con lui.
La prima tappa fu Mielandia.
Harry era già stato in quel negozio innumerevoli volte, ma andare lì con Draco, quel giorno, fu diverso. Fu più bello, più divertente. Non seppe spiegarsi il motivo, ma c’era qualcosa di diverso. Con gli altri non era mai stato divertente quanto lo era con lui. Provarono insieme la nuova linea di dolci del negozio, risero insieme alle loro buffe espressioni dopo aver assaggiato un dolce particolarmente gradevole, Draco insistette per comprargli i suoi dolci preferiti, facendolo arrossire terribilmente. Ogni suo gesto, ogni sua più piccola attenzione, ogni sua parola lanciavano a Harry delle vibrazioni particolari. Sembrava davvero che il biondo, quella volta, ci stesse provando con lui. Il moro si sentiva particolarmente corteggiato e la cosa non lo infastidiva minimamente, anzi lo faceva sentire lusingato, felice. Il suo cuore palpitava a ogni complimento dell’altro e le risate nascevano direttamente dal suo cuore. Non riusciva a contenere la gioia, Draco era davvero fantastico e si chiedeva come avesse fatto a non accorgersene prima. Il suo cuore l’aveva capito anni luce prima di lui, eppure… c’era qualcosa che ancora lo bloccava, ma non sapeva dire cosa.
Dopo Mielandia fu la volta di Zonko. Harry si ritrovò a fare il paragone con I Tiri Vispi Weasley dei gemelli e ad ammettere che il loro negozio era davvero migliore di quello, anche se Fred e George si erano ispirati al quel negozio, il loro aveva superato ogni aspettativa, in cuor suo Harry era felice di averli aiutati a realizzare il loro sogno.
«Non ci sono mai stato, lo sai?» fece Draco, mentre osservavano uno scaffale di scherzi magici di dubbia utilità «Al negozio dei gemelli Weasley, intendo» specificò.
«Uhm, allora qualche volta dobbiamo andare a Diagon Alley, sono sicuro che apprezzeresti» rispose senza neanche pensare, continuando a guardare lo scaffale senza particolare attenzione. Si rese conto delle sue parole, solo dopo aver udito la risposta di Draco e si diede mentalmente dell’idiota.
«Mi stai chiedendo un appuntamento, Potter?» domandò il biondo, provocatorio. A quel punto, il Grifondoro arrossì all’impazzata. Non si era accorto che le sue parole potessero risultare come un invito ad uscire, ma non volle dargli la soddisfazione di farsi vedere di nuovo in imbarazzo, anche se le sue guance e le sue orecchie urlavano il contrario.
«Forse» rispose incrociando le braccia al petto e voltando la testa verso di lui «La cosa ti turba?»
«N-No affatto» replicò Draco, mentre anche le sue guance si imporporavano dopo quella risposta. Harry sorrise sornione prima di voltarsi completamente verso di lui per guardarlo bene in faccia. Voleva lasciare andare la sua corazza, per una volta, voleva provare a vedere come sarebbe stato, se lui…
Non sapeva se quel coraggio era scaturito da una maggiore sicurezza nei suoi sentimenti o dal fatto di aver visto quella coppia, quella mattina, ma sapeva che desiderava enormemente scoprire come poteva sentirsi in un contesto del genere.  Forse era eccessivamente sicuro, ma voleva provare a buttarsi per una volta, in fondo… stavano solo scherzando tra di loro in quel momento.
«Allora… forse potrebbe essere un invito» lo provocò, guardandolo negli occhi. Lo vide deglutire e si chiese se fosse vero che era lui a fare quell’effetto sul biondo. Lo vide sbattere le palpebre e poi sentì le sue mani sulle spalle. Draco lo spinse senza troppa forza contro lo scaffale e Harry sentì un turbinio di farfalle nello stomaco, quando la bocca del biondo si avvicinò al suo orecchio. Il suo cuore batteva troppo forte, tanto che lo sentiva rimbombare nelle sue orecchie, probabilmente anche il biondo lo sentiva forte e chiaro.
«Non provocarmi così, Potter» soffiò nel suo orecchio, la sua voce sussurrata mandò una scarica di brividi lungo la schiena del Grifondoro che non si aspettava una reazione del genere dall’altro. Non gli dispiaceva la sensazione che stava provando, anche se gli annebbiava la mente e gli faceva sentire il cuore in gola. Cercò di regolarizzare il suo respiro, quando il biondo fece per allontanarsi da lui, ritrovandosi ad un palmo dal suo viso. Le loro labbra erano ad un soffio, una minima distanza, avrebbero potuto baciarsi in quel preciso istante e Harry non avrebbe rifiutato, lo sapeva. Se Draco avesse deciso in quel momento di annullare quella distanza esigua, lui non avrebbe avuto niente in contrario, avrebbe risposto, avrebbe…
Il Serpeverde allungò una mano per prendere qualcosa dallo scaffale e immediatamente si allontanò da lui, dandogli le spalle. Sembrava avesse recuperato il controllo di sé, mentre Harry era in uno stato quasi pietoso. Le sue gambe erano come gelatina, tremavano e non riuscivano a star ferme un solo attimo, il suo cuore batteva forsennatamente, il suo respiro era accelerato e le sue guance erano disperatamente rosse. Non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo, se ne stava rendendo conto in quel momento, ma la tentazione era stata troppo forte… osservò Draco allontanarsi e incitarlo a seguirlo, perché a parere suo avevano ancora un sacco di altre cose da fare quel giorno. Harry deglutì e annuì, cercando di ricomporsi. Si passò le mani sul viso, cercando di scacciare quelle sensazioni che lo stavano facendo impazzire e pochi minuti dopo, si ritrovò a seguire il biondo, che aveva acquistato qualcosa. Si morse le labbra e si maledisse per la sua stupidità, ma quando uscirono dal negozio di scherzi magici, l’imbarazzo di poco prima sembrava essere svanito nel nulla. Draco era bravo a fingere che non fosse accaduto niente, ma Harry dentro di sé era ancora scombussolato. Cosa sarebbe successo se il biondo si fosse lasciato andare? Se lo avesse baciato in quel momento? Il Grifondoro era certo che non lo avrebbe rifiutato… ma quella volta sarebbe stato pronto ad accettare i suoi sentimenti e quelli di Draco? Forse sì, ma non aveva ancora una risposta certa. Forse per questo si era fermato. Ancora una volta, il biondo aveva inteso che quello non era il momento migliore per dar sfogo ai loro sentimenti. Come faceva ad essere così saggio e maturo?
Harry non aveva una risposta a nessuna delle sue domande. Qualcuno di molto saggio gli avrebbe detto di seguire il suo cuore… e lui decise di farlo: lo seguì, fino alla Cartoleria Scrivenshaft.
 
Dopo quanto accaduto da Zonko, Harry aveva ancora il cuore che palpitava nel petto, ogni volta che il suo sguardo si posava su Draco. Quella sensazione che aveva provato non lo aveva abbandonato, anzi era cresciuta sempre di più nel suo petto e l’aveva travolto positivamente. Non era in imbarazzo, non sapeva definire neppure lui il suo stesso stato d’animo, eppure… provava una sorta di pace interiore che non aveva mai provato prima. Dopo essere stati nel negozio di scherzi magici, erano andati alla cartoleria perché Draco aveva detto di aver bisogno di una piuma d’oca e di alcune pergamene nuove, Harry aveva solo girovagato senza meta lì dentro, perché non aveva nulla da acquistare. Quando erano usciti, Draco lo aveva guardato sorridendo e gli aveva porto una scatolina di velluto nera. Harry lo aveva guardato perplesso, senza capire cosa fosse quell’inaspettato regalo. Era arrossito di botto, rendendosi conto che il biondo avesse davvero voluto fargli un regalo senza alcun motivo… e anche quell’ennesimo gesto fu in grado di fargli battere il cuore. Draco stava davvero facendo di tutto per conquistarlo, ma non aveva capito che lo aveva già fatto da tempo. Era solo Harry che doveva accettare quello che provava, ma quella giornata a Hogsmeade insieme stava confermando sempre di più i suoi sentimenti per il Serpeverde, che ormai non si impegnava nemmeno più per nascondere i propri come faceva prima. Da quando gli aveva detto di aver sentito il suo profumo nell’Amortentia, Draco aveva continuato, sì, a dargli del tempo, ma aveva anche iniziato a provarci spudoratamente con lui, ogni volta che ne aveva occasione e durante quella giornata a Hogsmeade aveva dato il meglio di sé, Harry non si era mai sentito tanto corteggiato quanto quel giorno.
Erano seduti ad uno dei tavoli del locale di Madama Rosmerta, l’uno di fronte all’altro con una Burrobirra davanti e Harry ogni tanto si rigirava tra le dita il regalo che gli aveva fatto Draco. Non lo aveva ancora aperto, ma era curioso di scoprire di cosa si trattasse. Non riusciva a smettere di chiedersi il motivo di quel regalo, gli aveva già comprato i dolci da Mielandia e aveva deciso di offrire lui le Burrobirre, che senso aveva fargli anche un regalo? Perché mai avrebbe dovuto fargli un regalo così all’improvviso? Non che gli dispiacesse, nessuno era mai stato così gentile nei suoi confronti, nessuno aveva mai mostrato tanta attenzione nei suoi riguardi. Nessuno lo aveva mai viziato in quel modo, ma la cosa non gli dava fastidio, anzi… in qualche modo gli faceva provare uno strano calore dentro, mai prima di allora si era sentito così… amato. Forse i suoi dubbi, le sue paure e tutto il resto erano futili. Draco sarebbe riuscito a spazzarli via in nulla, se Harry li avesse condivisi con lui, ne era sicuro.
«Se vuoi aprirlo, puoi farlo» gli disse, appunto, il biondo osservando il suo strambo comportamento nei confronti dell’oggetto. Harry arrossì, come un bambino colto con le mani nel sacco di caramelle.
«Davvero?»
«Certo» rispose il biondo sorridendo «Altrimenti perché te lo avrei regalato? Per fartelo osservare?» domandò divertito, bevendo dell’altra Burrobirra «Uhm, mentre tu lo scarti vado a prendere qualcosa da mangiare, ti va?» domandò «Ti prendo qualcosa?»
«Perché oggi sei così gentile con me?» gli chiese a bruciapelo Harry «Di solito sei il solito te, oggi sei… diverso» continuò, deglutendo «Non… capisco».
«Sono sempre gentile con te, Potter, lieto che te ne sia accorto solo ora» rispose Draco, scuotendo la testa «Questo si chiama corteggiamento» spiegò come se stesse parlando con uno stupido «Se tu non sai cos’è o non sai cos’è la galanteria, non è colpa mia, sei un cavernicolo, dopotutto» aggiunse, divertito. Oh, ecco il mio Draco, si ritrovò a pensare il Grifondoro, quasi come se fino a quel momento avesse temuto di avere davanti a sé un impostore, una copia di Draco che non era lui. Un momento – pensò, congelandosi sul posto – Mio Draco?
Detto ciò, con la sua solita eleganza e la sua solita sfacciatezza, Draco si allontanò da lui e raggiunse il bancone per ordinare forse qualche dolce e qualche altra cosa da bere. Harry non attese oltre e aprì il pacchetto che l’altro gli aveva dato e, quando aprì la scatola, si ritrovò con gli occhi spalancati. Che diavolo era quell’oggetto? Era una specie di cilindro, con sopra delle lettere e due dischi alle estremità che sembrava dovessero ruotare. Che diamine era quel coso? E perché Draco aveva pensato fosse una buona idea regalargli quell’aggeggio? Cosa sperava di ottenere con quello? Harry si stava ancora interrogando su cosa fosse quell’oggetto, quando il biondo tornò al loro tavolo con due Burrobirre seguito da Madama Rosmerta che portava due fette di torta. Harry alzò lo sguardo su Draco e lo guardò interrogativo.
«Ma è torta alla melassa?» domandò.
«Non è la tua preferita?» chiese Draco di rimando, preoccupato di aver sbagliato. L’altro annuì sorridendo e arrossì leggermente. Possibile che il biondo si fosse ricordato qual era la sua torta preferita? Il Serpeverde si sedette accanto a lui e sorrise a sua volta «Allora, ti è piaciuto il regalo?»
«Mi stai prendendo in giro?» chiese Harry, mostrandogli l’oggetto «Non ho la più pallida idea di cosa sia, cosa dovrei farci con questo aggeggio?» domandò, perplesso. Draco scoppiò a ridere dopo la sua risposta. Harry gonfiò le guance sentendosi offeso, prima gli regalava un oggetto di dubbio utilizzo e poi rideva di lui in quel modo? Se avesse potuto leggere la mente di quel ragazzo, avrebbe cercato di capire cosa vi frullasse dentro.
«Diciamo che è… una cassetta di sicurezza. L’ho trovata stamattina da Zonko, credevo fosse uno scherzo come un altro, ma poi ho capito a cosa serve in realtà» raccontò «Così ho pensato di regalartela, nascondendoci dentro un messaggio per te» rivelò «Ecco perché siamo andati in cartoleria prima… avevo bisogno di una pergamena della giusta dimensione» continuò a spiegare, mentre Harry lo guardava con gli occhi spalancati «Si apre solo con una parola d’ordine… che dovrai scoprire. Quando avrai scoperto quale parola apre questa cassetta… allora troverai il mio messaggio e sarai pronto» concluse con soddisfazione.
«Pronto per cosa?»
«Lo scoprirai». Harry annuì, guardando il bizzarro regalo che gli aveva fatto Draco e si ritrovò ad ammettere che il biondo aveva parecchia inventiva, quando si trattava di quelle cose, ma perché rendergli la vita difficile e nascondere il biglietto lì dentro, invece di darglielo direttamente? Cosa si aspettava, che capisse qualche “parola d’ordine” la aprisse? Senza neanche un indizio? Si aspettava davvero che lui riuscisse a risolverlo? Forse doveva chiedere a Hermione un aiuto…
Presto finirono le loro Burrobirre e le loro fette di torta e poi uscirono dal locale per riprendere la loro piacevole giornata insieme. Harry intravide di nuovo la coppietta che aveva visto a Hogwarts quella mattina, scambiarsi un fugace bacio e gli venne da sorridere, mentre pensava che lui e Draco non sarebbero mai stati così, perché il loro rapporto era completamente diverso. Il resto della giornata fu esattamente come la mattinata: indimenticabile.
Il ritorno a Hogwarts fu ugualmente piacevole, anche se Harry continuò a domandarsi, per tutto il tempo, come avrebbe potuto aprire il regalo di Draco e scoprire cosa ci fosse scritto nel bigliettino, era immensamente curioso di scoprire ogni cosa e dire all’altro che si era sbagliato a sottovalutarlo.
«Ti darò un indizio» disse improvvisamente il biondo «È permaloso, a volte testardo e per avvicinarsi ci vogliono cautela e attenzione, ma poi sa essere leale, coraggioso e altruista».
Harry alzò lo sguardo verso di lui e la prima parola che gli venne in mente fu “ippogrifo”, ma non riuscì a provare ad inserire la parola, perché in quel momento fu raggiunto da Ron e Hermione, i quali lo trascinarono via dall’altro prima che potesse chiedere se fosse corretta la soluzione a cui aveva pensato. Il tempismo dei suoi amici era stato perfetto. Dannazione.
Ad ogni modo, Harry non smise un attimo di sorridere. La giornata con Draco era stata così bella che per una volta aveva davvero sentito tutti i problemi che lo avevano accompagnato in quel periodo, svanire dalla sua mente per essere sostituiti dal pensiero costante di due occhi grigi e capelli troppo biondi, di una risata melodiosa e coinvolgente, di un ragazzo che sembrava provenire da un film romantico. Ma era davvero Draco Malfoy quello, o era solo una sua copia, un clone riuscito perfettamente? No, doveva essere per forza lui, quello non era un sogno, Harry ne era consapevole, aveva già vissuto in un sogno e di certo lì niente era mai stato caotico.
«Perché sorridi in quel modo?» gli chiese Hermione guardandolo «Draco?»
Harry annuì lentamente «Siamo stati tutta la giornata insieme ed è stato… fantastico» mormorò in risposta, senza alzare lo sguardo sull’amica. Era stato tutto fin troppo perfetto, fin troppo bello, quasi irreale «Mi ha trattato così bene, non me lo aspettavo» raccontò «Non sono abituato ad essere trattato così, capisci?» domandò perplesso «I miei zii a stento mi abbracciavano e lui… oggi è stato così… meraviglioso» cercò di spiegare, ma con scarsi risultati. Non riusciva ad esprimere a voce quanto fosse stata bella e perfetta quella giornata con il biondo. Non si era mai divertito tanto e non si era mai sentito tanto bene.
«Mi fa piacere vederti così spensierato, sai?» domandò Hermione, sorridendo «Sei sempre più preso da lui, vero?» Harry arrossì davanti alle parole dell’amica, come diavolo faceva a leggerlo così bene? Era davvero così palese quello che provava che se ne erano accorti tutti tranne lui? Era davvero un caso perso. Perso. «È inutile che neghi» anticipò una sua probabile risposta negativa «Fin da quando sei tornato a Hogwarts, non ti ho mai visto così. E più ti avvicini a Draco, più sei felice. Non ho bisogno di conferme per sapere quello che provi» gli disse «Ma Harry, voglio che tu sappia che non cambia niente, né per me né per Ron» Harry la guardò perplesso e poi capì. Oh! Lei credeva che il suo essere esitante, il suo essere perennemente spaventato dai suoi sentimenti dipendesse dal fatto che gli piaceva un ragazzo? «Che ti piaccia un ragazzo o una ragazza non importa, resti sempre il nostro migliore amico» gli disse ancora «Preferiamo vederti felice con lui piuttosto che infelice senza di lui».
«Ti ringrazio, Herm» replicò Harry, senza sapere che altro dire, ma non negò l’affermazione dell’amica. Aveva ragione, ormai era inutile nasconderlo, lui per Draco provava realmente qualcosa ed era ora che si decidesse a dare una risposta all’altro, ma prima voleva risolvere l’indovinello e scoprire il contenuto del messaggio all’interno del regalo. Avrebbe mentito a se stesso se avesse detto che le parole della sua migliore amica non avevano avuto alcun effetto su di lui. Non aveva mai pensato a quell’eventualità, che loro potessero vederlo come uno scherzo della natura, perché gli piaceva un ragazzo – i Dursley lo avrebbero decisamente cacciato di casa per una cosa del genere – ma qualcosa dentro di lui gli aveva sempre detto che per i suoi amici non sarebbe cambiato niente ed era felice di sapere di essersi sempre fidato delle persone giuste. Rimase lì a parlare con Hermione per quelle che parvero ore, lui le raccontò del suo “appuntamento” con Draco, mentre lei gli raccontava di quello che aveva avuto con Ron. Per un momento, Harry dimenticò completamente quell’oggetto, soprattutto quando andarono a cena tutti insieme e incontrò anche tutti gli altri ragazzi della sua casa, con i quali trascorse una piacevole serata in Sala Grande, dopo la cena lui, Ron e Neville si intrattennero anche a giocare a scacchi per rilassarsi un po’.
Fu solo quando tornò in camera sua, quando tirò giù le tende del baldacchino che il suo sguardo si posò di nuovo sul regalo di Draco. Lo aveva appoggiato sul suo letto, ma non aveva avuto modo di provare ad inserire la parola d’ordine. Finalmente provò ad inserire la parola “ippogrifo”, ma era troppo corta, la parola in questione era più lunga di quella di sole due lettere. Dove la trovava una parola di undici lettere che rispondesse all’indovinello? Dannazione!
E adesso come avrebbe fatto a leggere il messaggio di Draco?
Doveva assolutamente trovare una soluzione, al più presto. Non voleva più perdere tempo, come anche Silente gli aveva suggerito: non poteva sprecare l’occasione per essere felice e Draco era la sua occasione.
 

 
Le settimane passavano e Harry non aveva ancora trovato una soluzione all’indovinello di Draco. Le aveva provate tutte, ma ancora non riusciva a capire quale fosse la soluzione dell’indovinello. Eppure non doveva essere complicato, di sicuro Draco non gli aveva dato quell’indizio senza pensare che lui, di certo, non era un Corvonero.
Ogni giorno, si rigirava quell’oggetto tra le mani e si chiedeva contenesse, cosa volesse dire l’indovinello che Draco gli aveva dato come indizio e cosa avesse scritto sul biglietto che aveva nascosto all’interno della “cassetta di sicurezza”.
«Ancora non hai risolto l’enigma di Malfoy?» domandò Ron, sedendosi sul letto accanto al suo. Il moro scosse la testa, sconfitto. Ron lo guardò divertito, sdraiandosi sul suo letto e incrociando le braccia dietro alla testa «Beh, non ci pensare, ti verrà in mente prima o poi» disse. A Harry sembrava che il suo migliore amico ne sapesse molto di più di quanto dicesse. Possibile che il rosso sapesse qualcosa che lui ignorava? Draco gli aveva detto qualcosa? E perché lo aveva fatto, senza dire niente a lui? «Parliamo d’altro, hai saputo della festa di Natale?»
Harry annuì, aveva sentito chiaramente quella notizia, essa circolava già dall’inizio del mese, ma solo nelle ultime settimane aveva avuto la conferma che si sarebbe tenuta una settimana prima della partenza per il ritorno a casa per le vacanze di Natale. Silente aveva organizzato una festa di Natale sulla falsa riga del Ballo del Ceppo per tutti gli studenti e tutto sembrava essere caduto in una bolla di romanticismo e di sdolcinatezza infinita che Harry, personalmente, non capiva. Non era obbligatorio avere un accompagnatore, ma aveva visto molte persone provare a chiedere alla persona per la quale provavano interesse di accompagnarle. Non sapeva a lui cosa sarebbe successo, a volte si chiedeva se Draco avesse mai pensato di invitarlo. Aveva visto molte ragazze – e anche alcuni ragazzi – provare ad invitarlo, ma il biondo aveva sempre rifiutato. Forse si aspettava che lui facesse una mossa per primo? Probabile, dopo tutto quello che aveva fatto – e continuava a fare – per lui, forse invitarlo alla festa era il minimo, ma Harry non era abbastanza coraggioso da fare il primo passo. Dannazione, sei uno stupido Grifondoro, forse dovresti dimostrarlo una volta tanto – si insultò mentalmente.
«Sì, ho saputo» rispose «Ma non so se andrò, voglio dire… non voglio essere sempre il terzo incomodo tra te e Herm».
«Chi ha detto che sarai il terzo incomodo? Sbaglio o hai qualcuno da invitare?» domandò retoricamente, Harry arrossì come un tizzone «Diciamo un certo Serpeverde di nostra conoscenza, che è innamorato di te e che ha affrontato l’inferno per salvarti la vita?» Harry sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Sì, sapeva dove Ron stesse andando a parare, non era la prima volta che affrontavano un discorso simile.
«Draco ha già fin troppi inviti» borbottò il moro infastidito. Ogni volta che qualcuno aveva proposto a Draco di andare alla festa con lui, Harry aveva sentito qualcosa incrinarsi dentro di sé. Ogni volta che il biondo rispondeva “ci penserò”, provava il desiderio di dirgli che non doveva neanche pensarci, perché voleva che andasse con lui, ma non aveva mai il coraggio di farlo. Da quando era diventato così codardo?
«Perché non provi ad invitarlo tu allora?» chiese ingenuamente Ron «Se lo invitassi tu, non ti rifiuterebbe, lo sai, vero?» Harry annuì, lo sapeva, ma… come sempre, quando si trattava di Draco, era terrorizzato.
Come poteva spiegare all’amico tutte le preoccupazioni che in quel periodo affollavano la sua mente, se si trattava di Draco? Aveva abbandonato un po’ l’idea che i suoi sentimenti fossero dovuti solo al legame, ma… c’era sempre qualcosa di indefinibile che lo bloccava, che gli faceva sempre fare un passo indietro. Era solo un codardo, lo sapeva. Stavolta era lui quello che fuggiva davanti alle avversità.
«Harry, cos’è che ti blocca?» gli chiese Ron, mettendosi seduto e guardandolo «Chiaramente provi qualcosa per lui quindi… cosa ti impedisce di andare da lui e dirgli ciò che provi per lui?»
«Ho paura…» confessò ad alta voce, senza neanche rendersene conto «Non lo so, Ron, è irrazionale… ogni volta che penso di aver trovato il coraggio di farlo, ecco che la paura di blocca» cercò di spiegare, a disagio.
«Okay, capisco…» rispose Ron «Hai provato a parlarne con qualcuno?» Harry scosse la testa, l’amico era il primo con cui esternava parte delle sue preoccupazioni «Allora, secondo me, potresti provare a parlarne con Remus, forse lui può consigliarti cosa fare» asserì il rosso.
«Non saprei, io…» replicò Harry, sospirando «Ci penserò».
«Maledetto Malfoy, non doveva usare le parole permaloso e testardo, ma idiota e cieco» brontolò, prima di coprirsi la bocca con le sue stesse mani. Harry spalancò gli occhi ed ebbe un’epifania.
“È permaloso, a volte testardo e per avvicinarsi ci vogliono cautela e attenzione, ma poi sa essere leale, coraggioso e altruista” – gli aveva detto Draco. E se avesse descritto lui con quella frase? In effetti… non era completamente sbagliata come ipotesi. Sapeva di essere estremamente permaloso e testardo, non si fidava facilmente delle persone, ma una volta affezionatosi ad esse, era capace di fare di tutto per loro, anche sacrificare la sua vita. Certo, non credeva che Draco lo vedesse così simile a un ippogrifo, ma… il suo cuore perse un battito nel realizzare che, forse, aveva sempre avuto la soluzione sotto ai suoi occhi e non era mai stato abbastanza furbo da pensarci: la soluzione all’indovinello non era una sola parola, ma due: il suo nome e il suo cognome. Si diede dello stupido per dieci volte, per non averci pensato prima.
«Sei un genio! Grazie Ron!» esclamò, poi afferrò di nuovo il suo regalo e provò a girare i due dischi, quello superiore e quello inferiore, fino a combinare il suo nome con le lettere presenti sull’intelaiatura. Finalmente, il meccanismo si attivò e l’oggetto si sollevò magicamente per aria, aprendosi e rivelando il suo interno. Le due estremità superiori si sollevarono e il cilindro cavo ricadde sul suo letto, pochi istanti dopo essersi aperto. Affascinante, Draco aveva davvero molta fantasia per fare una cosa del genere. Dannazione, quanto era stato stupido a non capire prima qual era la soluzione?
Harry lo afferrò immediatamente e trovò il messaggio al suo interno. Non era un messaggio, ma una lettera scritta a mano dal biondo. Le sue gote si tinsero di rosso nel preciso istante in cui i suoi occhi si posarono sulle parole scritte su quella pergamena.
 
“Potter,
Se stai leggendo questa lettera vuol dire che non sei stupido come immagino. O Weasley si è lasciato scappare qualche indizio in più, ma non importa, gli ho rivelato la soluzione proprio per far in modo che ti aiutasse.
L’importante è che tu sia riuscito ad aprire il tuo regalo.
Vedi cosa mi tocca fare per te? Devo abbassarmi ad usare questi mezzucci per approcciarmi a te, ma ehi, in amore e in guerra tutto è lecito, no? Non mi vergogno affatto di questo.
Il nostro rapporto ultimamente è cresciuto, non pensi anche tu? So che ti ho promesso che non ti avrei fatto pressioni in alcun modo e non ho intenzione di fartele. Se questa lettera ti fa sentire sotto pressione, ti prego, bruciala.
Tuttavia, ho notato che da quando hai detto di aver sentito il mio profumo nell’Amortentia, mi sei sembrato diverso e quindi ho provato a… sai, essere più esplicito con te e non mi sembra che ti sia dispiaciuto, più volte mi sei sembrato parecchio coinvolto… e questo mi confonde. A volte temo di spingermi troppo oltre e so che devo contenermi, non sai quante volte ho desiderato baciarti, ma non ho potuto farlo, perché altrimenti avresti potuto pensare che stessi cercando di farti pressioni… se l’ho fatto ti chiedo scusa.
Ricordi? Mi avevi detto di non aver mai ricevuto la mia risposta alla tua lettera. Ti sei lamentato un sacco per quello, quindi… ecco la mia risposta.
Sei consapevole dei sentimenti che provo per te, ma voglio chiederti… sei consapevole dell’effetto che hai su di me, quando mi rispondi in quel modo? Quando mi provochi rispondendomi per le rime o avvicinandoti a me in quel modo?
Questa lettera potrà sembrarti disperata – e in effetti, un po’ lo è – ma se te la sto scrivendo, vuol dire che ho bisogno di dirtelo. Lo sai, non sono mai stato uno che esprime apertamente i suoi sentimenti e le sue emozioni, ma con te a volte mi risulta impossibile contenermi. Mi hai cambiato e sei consapevole di averlo fatto.
Per favore, se non provi lo stesso che provo io… non giocare con me, non illudermi, sii sincerò e dimmi la verità. Sul serio, se non mi ami dimmelo apertamente, sono pronto ad accettare qualunque tua risposta e a farmene una ragione, ma… se tu provi lo stesso e sei pronto ad accettare un primo vero appuntamento, allora… ti chiedo: vuoi venire alla festa di Natale con me?
So già cosa stai pensando. Come faccio a saperlo già? Ti rispondo subito, così che tu non abbia mille pensieri a riguardo: Silente mi ha chiesto di aiutarlo ad organizzare tutto e ho ingaggiato mia madre. Lei è sempre stata brava ad organizzare sfarzose feste a tema. Quindi per questo so la notizia in anticipo rispetto a tutti e questo mi ha dato la possibilità di escogitare questo modo per invitarti. Sono geniale, vero?
Scherzi a parte, te lo sto chiedendo seriamente.
Aspetterò una tua risposta – e non accetterò nessun altro invito – fino a che tu non mi risponderai. Se sarai pronto ad accettare, io sarò qui ad aspettarti, come sempre.
Con amore,
tuo Draco”
 
Harry rimase senza parole, mentre sentiva una lacrima scivolare lungo la sua guancia. Draco gli aveva scritto una lettera d’amore, l’ennesima dimostrazione della sincerità dei suoi sentimenti; gli aveva scritto una lettera per invitarlo alla festa di Natale e aveva escogitato tutto un piano per dargli anche il tempo di riflettere sui suoi sentimenti. E non solo. Anche se era in attesa di ricevere una sua risposta, Draco non aveva cambiato atteggiamento con lui, si era comportato in maniera impeccabile anche in quelle settimane.
Come poteva ancora continuare a combattere l’idea di essere innamorato di lui? Perché diamine la sua paura non lo lasciava in pace? Deglutì e cercò di asciugarsi il viso alla meglio. Draco era meraviglioso e forse lui non lo meritava, ma in quel momento… in quel momento sentiva che era tutto ciò che voleva. Forse doveva davvero ascoltare il consiglio di Ron e andare a parlare con Remus, forse lui avrebbe saputo consigliargli esattamente cosa fare e come comportarsi con il biondo da quel momento in poi. Perché, dannazione, lui era davvero innamorato di Draco Malfoy e nessun legame, nessuna magia, nessuna pozione, nessun incantesimo aveva creato quel sentimento e sentiva chiaramente di essere amato dall’altro. Ogni suo gesto e ogni sua parola erano tutte dimostrazioni d’amore, senza secondi fini. Aveva ragione Ron, le parole che più lo descrivevano in quel momento erano stupido e cieco, ma anche codardo.
Si alzò dal letto come una molla, scattò in piedi e si guardò intorno. Indossò le scarpe e una felpa, poi prese la sua bacchetta, il mantello dell’invisibilità e la mappa del malandrino. Non poteva più perdere tempo, doveva tirare fuori la testa dalla sabbia e smetterla di avere paura. Non aveva avuto paura di Voldemort a undici anni, perché aveva paura dei suoi stessi sentimenti? Questa cosa non aveva senso. Aveva combattuto contro un drago a quattordici anni, contro un esercito di dissennatori a tredici, contro un basilisco a dodici, contro Voldemort a quindici e a sedici. E adesso, a diciassette aveva paura di ammettere i suoi sentimenti e cercava di respingerli? No, doveva smettere, doveva trovare il suo coraggio da Grifondoro e affrontare quell’ennesima sfida, la più difficile: quella contro se stesso.
«Dove vai adesso?» domandò Ron, guardandolo perplesso, con aria vagamente stupita.
«Seguo il tuo consiglio» rispose Harry «Vado da Remus» aggiunse, avviandosi verso l’uscita del dormitorio. In quel momento, aveva bisogno di parlare con qualcuno di tutto quello, perché voleva essere sicuro di non star facendo alcun danno. Poi sarebbe andato dritto a parlare con Draco non voleva più perdere tempo, non voleva più vivere nell’incertezza, nella paura e nella sofferenza. Doveva solo seguire il suo istinto e il suo cuore, come aveva sempre fatto, ma voleva anche avere una parte razionale che gli dicesse che quella era la cosa giusta da fare. Aveva bisogno di certezze. Remus era l’unico, in quel momento, in grado di dargliele.
Uscito dal dormitorio e dalla Sala Comune, Harry si coprì con il mantello e pronunciò la formula magica per aprire la mappa e controllò dove fosse il suo tutore. Era nel suo studio, forse intento a correggere qualche tema o qualche verifica. Non voleva dargli fastidio, ma aveva urgentemente bisogno di parlargli, cercava sempre di non andare spesso da lui, perché non voleva che altri studenti pensassero che lui fosse un privilegiato perché era il suo figlioccio, ma in quel momento non poteva fare altrimenti, aveva realmente bisogno di parlare con Remus, quella questione era troppo urgente. Così senza più pensare, raggiunse lo studio del professore e dopo aver bussato, entrò, togliendosi il mantello.
«Ehm, professore?»
«Oh, Harry» lo salutò Remus, alzando lo sguardo dalla pergamena che stava leggendo. Dallo sguardo sembrava stanco, Harry non sapeva se si trattasse dell’imminente luna piena in avvicinamento o solo stanchezza dovuta al troppo lavoro. Si sentì un po’ in colpa ad essere arrivato lì in quel modo, senza neanche avvisarlo prima. Non aveva realmente pensato, aveva solo agito, come faceva ogni volta che sbagliava «Non c’è bisogno di essere così formali» asserì l’uomo «Ci siamo solo io e te, lo sai, puoi chiamarmi Remus».
Harry annuì, imbarazzato. A scuola non era abituato a chiamarlo per nome, era strano che il suo attuale tutore fosse anche il suo insegnante, ma si stava abituando, piano piano.
«Lo so, è che non sono abituato» replicò, avvicinandosi.
Remus annuì, comprendendo il disagio del ragazzo «Volevi parlarmi di qualcosa?» chiese gentilmente, invitandolo ad accomodarsi, il ragazzo annuì, preparandosi ad esternare ogni suo dubbio e ogni sua preoccupazione «Aspettavo che venissi da me, sai? Ultimamente ti ho visto un po’… pensieroso, ma con voi giovani non si sa mai come comportarsi, e non sapevo come affrontare il discorso» disse «Perdonami, non sono un esperto» si scusò con lui, guardandolo mortificato. Harry si congelò e si morse le labbra. Remus si era accorto di qualcosa? Aveva notato il suo stato d’animo? Si era accorto del suo tormento delle ultime settimane? O dei sentimenti che provava per Draco? Stava per dirgli che lo considerava un folle e per rinnegarlo, rimangiandosi la sua parola? Voleva rispedirlo dai Dursley? Vernon gli avrebbe detto tutto ciò che pensava senza peli sulla lingua, ma Remus? Non aveva davvero pensato che lui potesse non accettare una situazione del genere, che potesse non accettarlo per quello.
Deglutì e decise che ne avrebbe parlato comunque, a prescindere dalle conseguenze.
«In effetti, sì… volevo parlarti di una cosa… personale» disse, cercando di usare le parole giuste e di non agitarsi. Non gli era mai successo di sentirsi così scosso, ma voleva affrontare quella situazione nel miglior modo possibile.
«Quanto personale?» gli chiese gentilmente l’altro.
«Molto, io…» si morse le labbra «Non so come potresti reagire a una cosa del genere…»
«Di cosa parli, Harry?» gli chiese ancora «Sono un lupo mannaro, sono abituato ai giudizi della gente, quindi non ti giudicherei mai per qualcosa, per qualsiasi cosa tu voglia dirmi» lo rassicurò. Quelle parole furono come un balsamo per le orecchie di Harry e anche per il suo cuore e il suo animo, grazie ad esse riuscì a calmarsi e a tranquillizzarsi abbastanza da poter riprendere il discorso da dove lo aveva interrotto. Per sua fortuna, Remus era una persona piuttosto comprensiva «Quindi sentiti libero di dirmi qualsiasi cosa, stai pur certo che non ti giudicherò» sottolineò.
Harry annuì e quindi riprese: «Io… credo di essermi innamorato» confessò, abbassando lo sguardo, sentendo le sue guance diventare rosse come dei pomodori maturi. Dirlo ad alta voce, gli fece realizzare la realtà di quelle parole. Era innamorato, davvero, di Draco.
«Chi è la persona che ti interessa?»
Harry arrossì ancora di più, prima di rispondere «Draco» deglutì «Io… non lo so, sono confuso, Remus. Ron e Hermione dicono che dovrei seguire il mio cuore e provarci, e lui mi ha fatto capire più volte i suoi sentimenti, ma io…»
«Hai paura, dico bene?» gli chiese Remus, anticipando le sue parole, quasi leggendogli nella mente. Il ragazzo annuì, senza riuscire a dire nulla a voce. Come era possibile che tutti sapessero leggerlo così bene, tranne lui stesso? «Harry, ascoltami, in questi casi non c’è molto da fare, se non seguire il proprio cuore e provare ad essere felice» gli disse «Dimmi, onestamente, come ti senti quando sei con lui?»
«Io… mi sento felice» rispose sinceramente Harry. Felicità era la sensazione che provava quando era con il biondo, perché quando era in sua compagnia, sembrava che tutti i suoi problemi svanissero, Draco riusciva a farlo ridere, a farlo sorridere ma soprattutto riusciva a farlo sentire amato, realmente amato; lo faceva sentire come nessun altro prima di lui l’aveva fatto sentire.
«Allora, se lui ti rende felice, non farti troppe domande, cerca di vivere al meglio le emozioni che provi» gli disse «Non lasciare che la paura ti blocchi, Harry, sei così giovane e hai già sofferto tanto, meriti di essere felice con la persona che ami».
«Ma… se lui dovesse abbandonarmi, come è successo con tutte le altre persone che hanno fatto parte della mia vita?» chiese preoccupato «E se gli accadesse qualcosa per colpa mia? Se dovesse stancarsi di me?»
«Harry, non puoi vivere la vita bloccato in queste domande e nella paura… se provi qualcosa adesso per lui e sei ricambiato, dovresti dirglielo, altrimenti te ne pentirai per il resto della tua vita» gli consigliò, a quelle parole il ragazzo si accigliò, l’uomo sembrava convinto delle sue parole, come se stesse parlando per esperienza personale. Harry lo guardò perplesso. «Se te lo stai chiedendo, sì, ho amato una persona prima di Dora, una persona molto importante per me» raccontò, il suo sguardo divenne triste, nostalgico, lontano. Il ragazzo non poté fare a meno di chiedersi chi fosse questa persona e perché Remus non avesse mai avuto un’occasione per confessare i suoi sentimenti. «Sai, ero giovane e troppo insicuro all’epoca e poi…» sospirò «Mi sono pentito di non aver mai confessato i miei sentimenti e non avergli dato un’occasione» continuò, man mano che parlava il suo tono di voce diveniva sempre più triste.
«Di-Di chi parli?» chiese curioso il ragazzo, sperando di non essere troppo invadente. Voleva capire chi era stato il grande amore di Remus e perché, se l’aveva amato così tanto, non aveva cercato di riallacciare i rapporti con questa persona…
«Di Sirius» rispose con sincerità l’uomo, rilasciando un pesante sospiro. «Non ti ho mai parlato nel dettaglio dei nostri anni a Hogwarts e credo che neanche Sirius lo abbia fatto, ma noi…»
«Avevate una storia?»
«No» rispose rammaricato «Sapevo che Sirius provasse qualcosa per me. Eravamo molto legati, ma io… avevo paura, sai, per la mia condizione e per… tutto il resto» sospirò «Erano altri tempi, eravamo entrambi spaventati, poi… dopo aver preso i M.A.G.O. dopo il matrimonio dei tuoi genitori, avevamo provato a darci una chance, ma quando Sirius mi chiese cosa provassi per lui, io…» deglutì «Non ebbi il coraggio di rispondergli e dirgli che ricambiavo i suoi sentimenti» confessò, Harry poteva percepire il dolore nella sua voce e poteva vederlo nei suoi occhi. Non sapeva perché, ma quella storia gli ricordava terribilmente la sua e quella di Draco. Quest’ultimo gli aveva chiesto più volte cosa provasse per lui, come si sentisse nei suoi confronti, ma Harry aveva sempre ignorato le sue richieste. Sarebbe finito così poi? Da adulto a pentirsi dei suoi sbagli? Di non aver accettato l’amore quando poteva? «Mi pento ancora oggi di non avergli detto che lo amavo… che lo amo ancora oggi» confessò ancora «Non mi fraintendere, amo mia moglie e amo già mio figlio, anche se non è ancora arrivato, ma… sai, penso che una parte di me amerà sempre Sirius».
Harry annuì, comprendendo le sue parole. «Remus…»
«L’ho perso prima che arrivasse la pace, prima che potessi farmi perdonare per non aver creduto alla sua innocenza» continuò «Quindi, per favore, fallo per te stesso, sii felice e non fare il mio stesso sbaglio, se provi qualcosa per Draco e sai che lui prova qualcosa per te… non perdere tempo, lascia andare le tue paure, liberati di esse e digli tutto» lo incoraggiò «Provaci e vedi come va la vostra relazione» disse ancora «Se va male, non importa, avrai comunque vissuto una bella esperienza, ma se va bene… avrai trovato la persona giusta con la quale passare il resto della tua vita».
Harry deglutì e annuì, poi lo abbracciò di slancio con riconoscenza. «Grazie, Remus» disse in un sussurro «Grazie davvero, seguirò il tuo consiglio, ci proverò» annunciò. L’uomo ricambiò l’abbraccio sorridendo e lo strinse forte «Mi dispiace per te e Sirius… penso che sareste stati dei genitori fantastici insieme».
Remus gli sorrise e gli mise una mano sulla testa annuendo «Non preoccuparti per me, adesso sono felice, ho trovato una persona che mi ama e che amo con tutto me stesso» gli disse per rassicurarlo «Tu sii felice, te lo meriti».
«Grazie davvero per i tuoi preziosi consigli» gli disse «E per avermi raccontato questa parte della tua storia» aggiunse, davvero riconoscente per le sue parole e per il suo incoraggiamento.
Remus annuì e lo lasciò andare pochi minuti dopo «Adesso, torna nel tuo dormitorio, sei fuori dalla sala comune dopo l’orario del coprifuoco, anche se sei il mio figlioccio e il mio studente migliore, non posso fare favoritismi, lo sai».
Harry ridacchiò, scuotendo la testa «Sono attrezzato» affermò, mostrando il mantello dell’invisibilità e la mappa del malandrino «Non corro pericoli, tranquillo!» esclamò «E nemmeno tu!»
«Dovrei confiscarti tutto, lo sai?» domandò ironicamente «Sei davvero tale e quale a James» disse scuotendo la testa «Farò finta di non aver visto nulla. Fila via e vedi di tornare dritto nel tuo dormitorio, adesso».
«Va bene, professore» replicò allegramente. Dopo aver parlato con Remus, il suo stato d’animo era davvero migliorato, ora sapeva cosa fare, ora sapeva che cosa dire. Non voleva più sprecare tempo, né arrivare ad un’età in cui si sarebbe pentito delle pessime scelte fatte a diciassette anni. Remus aveva ragione, non doveva lasciare che le sue paure lo bloccassero, non doveva lasciare che esse gli impedissero di essere felice. Doveva vivere le sue emozioni e dare una possibilità a Draco, che aveva dimostrato più volte le sue reali intenzioni e la sincerità dei suoi sentimenti. Harry non voleva più perdere tempo, non voleva più essere indeciso, ma voleva essere felice.
Quasi volando, coperto dal suo mantello, raggiunse di nuovo il suo dormitorio, i suoi compagni di stanza, compreso Ron, dormivano profondamente e cercò di fare meno rumore possibile, mentre raggiungeva il suo letto e la sua borsa con il suo materiale scolastico. Prese una penna d’oca, il suo calamaio e una pergamena, si sedette a gambe incrociate sul letto e, aiutandosi con un libro come supporto, scrisse finalmente la sua risposta a Draco.
Si era reso conto da tempo di cosa volesse davvero il suo cuore, ma aveva sempre temuto che esso potesse sbagliarsi, la sua mente lo aveva sempre bloccato, gli aveva sempre impedito di accettare completamente i suoi sentimenti, gli aveva sempre impedito di vivere al cento per cento quelle sensazioni, quelle emozioni, ma adesso non le avrebbe più permesso di controllare la sua vita, perché voleva essere felice e non voleva avere alcun rimpianto nel suo futuro.
Come aveva detto Remus, doveva seguire il suo cuore, se fosse andata male, avrebbe avuto un’esperienza da raccontare in futuro, ma se fosse andata bene avrebbe trovato la persona con cui condividere quel futuro; se lui pensava ad esso, poteva vedere solo se stesso al fianco di Draco. Quindi… aveva finalmente una risposta per lui.
 
“Draco, ho decifrato il tuo indizio e letto la lettera. Non è stato facile, ma come avevi previsto tu, Ron si è lasciato sfuggire qualche indizio di troppo. Sono davvero come un ippogrifo? Immagino di sì.
Se vuoi una risposta alla tua domanda, vediamoci all’alba, dove tutto è iniziato. Io sarò lì ad aspettarti.
Se non verrai, capirò.
Harry.”
 
Arrotolò la pergamena e la annodò alla zampa di Edvige e poi le disse di portare il messaggio a Draco. La sua civetta emise un verso allegro e poi uscì dalla finestra, raggiungendo il dormitorio dei Serpeverde.
Adesso doveva solo aspettare l’alba davanti al bagno di Mirtilla Malcontenta e sperare che il biondo capisse il suo indizio.
 

 
Non aveva dormito per tutta la notte, in attesa dell’appuntamento che aveva dato a Draco, infatti alle cinque in punto era già in piedi e si chiedeva se quello fosse l’orario esatto dell’alba o meno, ma lui non ne poteva più di restare in quel letto, in attesa. Era agitato, ma in senso positivo, si domandava se Draco avesse letto il biglietto – a giudicare dal fatto che Edvige fosse tornata senza il suo messaggio, gli faceva presagire bene. Era impaziente di scoprire se avesse capito o meno il suo indizio, ma non aveva bisogno di farsi troppe domande, Draco era ben più furbo e intelligente di lui, per lui sarebbe stata una passeggiata capire tutto.
Senza svegliare i suoi compagni di stanza, Harry uscì dal dormitorio e sgattaiolò fuori dalla Sala Comune senza che nessuno lo vedesse, in fondo alle cinque del mattino, chi poteva beccarlo? Nessuno, ma per sicurezza, conoscendo la sua immensa sfiga, decise di premunirsi di mantello dell’invisibilità, in modo da non incorrere in nessun pericolo.
Percorse in fretta la strada che lo separava dal bagno di Mirtilla Malcontenta e una volta raggiunto l’ingresso, dopo essersi liberato del mantello, attese lì che Draco arrivasse, restando comunque vigile nel caso in cui qualche professore mattutino o Gazza passassero di lì. Restò in attesa lì per minuti infiniti e senza rendersene conto, camminò avanti e indietro avanti all’ingresso del bagno, tanto che destò l’attenzione di Mirtilla, che mise la testa fuori dal bagno e lo invitò ad entrare nel “suo gabinetto”. Harry rifiutò cordialmente, non poteva muoversi da lì, attendeva impazientemente di vedere arrivare il biondo. L’attesa gli sembrò infinita, poi improvvisamente riconobbe la figura di Draco da lontano e dentro di lui esplose una gioia immensa, essa lo travolse così tanto che nemmeno si rese conto delle sue azioni: non appena egli fu abbastanza vicino, Harry lo raggiunse in fretta e gli gettò le braccia attorno al collo.
«Sapevo che avresti capito» disse solamente, sorridendo felice come non lo era mai stato prima.
«Potter, ma…?»
Senza permettere in alcun modo all’altro di finire la sua domanda, Harry premette le proprie labbra contro quelle del Serpeverde, cogliendolo di sorpresa. Era fin da quando aveva realizzato realmente cosa volesse, che moriva dalla voglia di riassaggiare quelle labbra, quella volta niente poteva cambiare la sua decisione: il primo era stato un bacio d’addio, il secondo un bacio dettato dalla disperazione e dal sollievo di rivederlo, ma quello… quello fu magico. Dopo un primo momento di sorpresa, il biondo circondò il suo viso con le sue mani e ricambiò il bacio, cercando di tenere i loro visi il più vicini possibile. Draco baciava in un modo meraviglioso, lui era meraviglioso. E Harry lo amava, lo amava davvero, non aveva nessun’altra certezza in quel momento. Lì nel mezzo del corridoio del secondo piano, davanti al bagno di Mirtilla Malcontenta, dove tutto era iniziato, finalmente Harry aveva ammesso i sentimenti che provava per Draco e glieli stava dimostrando apertamente. Sentiva il cuore in tumulto, era così felice che sentiva di poter esplodere a causa della gioia. Il bacio durò alcuni minuti, entrambi lo avevano desiderato così tanto che nemmeno la necessità di ossigeno riuscì ad interromperli. Quando si allontanarono l’uno dall’altro, entrambi avevano una luce diversa negli occhi, soprattutto Draco.
«Potter…?» lo chiamò il biondo, guardandolo con uno sguardo quasi terrorizzato. Era buffo che quello spaventato adesso fosse lui, che fino a un giorno prima era stato sicuro, sfacciato e sfrontato, ma Harry sapeva di dovergli una spiegazione, era stato travolto così tanto dalla felicità che neanche si era reso conto delle sue azioni, aveva solo… agito, senza pensare come avrebbe fatto un qualsiasi Grifondoro. Il suo innato coraggio stava tornando a galla, chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe voluto un discorso d’incoraggiamento di Remus per farlo tornare.
Harry deglutì, tornando in sé, specchiandosi negli occhi chiari di Draco, poi sorrise dolcemente e annuì.
«Scusa se ti ho fatto aspettare tanto» mormorò «Sì, accetto di venire alla festa con te» affermò con sicurezza, l’altro fece per rispondere, ma Harry gli mise un dito sulle labbra e scosse la testa «Non dire niente, lascia parlare me». Il Serpeverde annuì e si morse le labbra, attendendo che il moro continuasse «Draco, io…» deglutì «Sono innamorato di te, davvero, e lo so che ci ho messo tempo a capirlo, ma… in realtà dovevo solo ammetterlo con me stesso, so che non è solo il legame che ci unisce e… che i miei sentimenti sono reali tanto quanto lo sono i tuoi» deglutì ancora, arrossendo «Non voglio perdere più tempo, non voglio… arrivare a quarant’anni e pentirmi di non averti detto quello che provo per te, non voglio perderti, io…» prese un respiro profondo prima di continuare «Io non lo so cosa ci riserverà il futuro, ma so che voglio scoprirlo con te» ammise «Per te è sufficiente?» il biondo sorrise e annuì, attenendo che l’altro continuasse «E… so che ti ho fatto aspettare e che ti ho fatto soffrire, ma sono pronto a farmi perdonare» aggiunse «Quindi… accetto che il nostro primo appuntamento sia alla festa di Natale, accetto di vivere con te questa… nuova avventura».
Draco sorrise e lo guardò felice come non lo era mai stato prima. Vederlo così felice fece riempire il cuore di Harry di gioia, era una sensazione stranissima, non l’aveva mai provata prima, ma… era piacevole. Vedere la persona amata esser così felice, rendeva automaticamente contento anche lui.
«E cosa provi per me?» domandò Draco, ansioso di sentirsi dire quelle due parole che da troppo tempo stava aspettando.
«Ecco, io ti amo» confessò Harry, arrossendo all’impazzata.
«Era ora che lo capissi» replicò sarcasticamente il biondo, guardandolo negli occhi «Ti amo anch’io» ammise dolcemente, poi annullò di nuovo la distanza tra di loro, coinvolgendolo in un altro dolce bacio, che tolse il fiato ad entrambi.
«Ti prego, non abbandonarmi» soffiò il moro sulle sue labbra, dopo il bacio nascondendo la testa contro la sua spalla. Il Serpeverde sorrise e annuì, stringendolo forte a sé, in un abbraccio tanto dolce quanto sicuro. Per la prima volta nella sua vita, Harry si sentì immediatamente al sicuro tra quelle braccia e ebbe la conferma che, da quel momento in poi, l’altro sarebbe stato una certezza per lui.
«Mai» promise Draco.
Nel bagno alle loro spalle era iniziata la loro amicizia e in quel corridoio, adesso, stava iniziando la loro storia d’amore, un’avventura che avrebbero vissuto tutti e due per la prima volta, insieme.
A partire dalla festa di Natale.


 

To be continued...


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Giuro solennemente di (non) avere buone intenzioni

Hola peps!
Buona Domenica! E buona Pasqua (ormai passata) a chi l'ha festeggiata. Spero che abbiate trascorso questo giorno in famiglia, nonostante tutto e che sia stata una bella giornata. Io lo confesso, oggi ero un po’ fuori fase, ecco perché l’aggiornamento così tardo. Non sono una che ama molto le festività, soprattutto la Pasqua, ma le ho sempre passate, volente o nolente, in famiglia. E trascorrere questa giornata così lontana da tutti loro, mi ha un po’ destabilizzata e non ero concentrata per correggere il capitolo, quindi vi chiedo scusa per il ritardo. 
Ma! Eccoci qui anche questa settimana!
Eeeeh, lo so! Sono sempre qui a somministrarvi la vostra dose settimanale di Drarry. Eeeeeeeh! Finalmente Harry ce l’ha fattaaaa! Ha ammesso che è innamorato davvero di Draco, ma ha paura di soffrire, povera stella. Meno male che c’è Remus che lo mette sulla retta via e lo spinge letteralmente tra le braccia del nostro Malfoy preferito, grazie anche a Ron e Hermione per aver provato a farlo ragionare, maledetto Potter scemo. (Un piccolo riferimento ai Wolfstar del mio cuore <3) e niente. Andranno insieme alla festa di Natale organizzata a Hogwarts e… ne vedremo delle belle.
Il quinto capitolo è tipo uno dei miei capitoli preferiti della storia ed è anche il più fluff di tutti, credo. Non vedo l’ora di farvelo leggere! Sono così felice di essere arrivata a questo punto! *w*
Il regalo che fa Draco a Harry è ispirato al “Cryptex” de “Il codice da Vinci” (vi lascio foto in allegato sotto per farvi capire com'è fatto sto coso AHAH) e sì Draco nasconde dentro un messaggio, un po’ come Silente aveva nascosto la Pietra della Resurrezione nel boccino d’oro. (che in questa storia non è comparso per ragioni di trama LOL) 
Funny thing: Chi segue questa storia dal primo capitolo sa che in origine questa storia doveva avere 23 capitoli, questo in teoria all'inizio avrebbe dovuto essere l'ultimo, ma poi sotto Natale, ho deciso di riscrivere questa terza parte, quindi si è inevitabilmente estesa ed diventata di 30 lunghissimi capitoli LOL
Quindiiii! Ringrazio con tutto il cuore le persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Estel84, Eevaa, Puffalanovita e Ai_Amano, grazie per il vostro supporto! Grazie a tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, ricordate e preferite e a tutti i lettori silenziosi. 
See you on Sunday :3
Love ya all <3
#StaySafe

Fatto il misfatto


                                                                                          
   
 
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