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Autore: damned88    17/05/2005    2 recensioni
Sento il sapore ferreo ed agrodolce del sangue in bocca, non riesco più a racchiudere la rabbia e la frustazione accumolate in questi ultimi giorni " ..anche questa sera il vento decanta la sua inconsueta melodia.. " Capitolo rivisto e modificato
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo n° 13 “ Legami di Sangue “

Capitolo n° 14

Incomprensibile Bianco

 

 

Il vento ulula fiero al di fuori della rocca agitando i rami secchi degli alberi vecchi e spogli. Un sibilo risuona sinistro lungo i corridoi, diffondendo una cantilena dolce e malinconica che si diffonde tra i cunicoli in un’unica nota. E un peso mi grava sul petto, mozzandomi il respiro, facendomi boccheggiare. Fuggo verso la finestra e spalancandola, porgo fuori una mano, mirando all’azzurro del cielo contaminato di nubi. Inspiro profondamente e l’odore muschiato del giardino incolto mi giunge alle narici, calmando il mio animo inquieto. Mi volto verso Gabriele che paziente, attende una mia qualsiasi parola. Ma tutto ciò che vorrei dirgli mi muore in gola.

“ Tutto quello che vuoi “ esclama infine esasperato, avvicinandosi e poggiando la sua mano affusolata sulla mia spalla. Percepisco l’inspiegabile tremore del palmo contro il mio corpo fattosi improvvisamente pesante.

“ Riguarda Ginevra.. “ sbiascico con aria apparentemente scocciata, cercando di ignorare in qualche modo l’ampio sorriso sulle labbra carnose di lui.

“ Devi assolutamente assistere Ginevra e spiegarle come creare una barriera…” concludo poi, dirigendomi verso la porta infondo al corridoio.

Ma, come posso insegnarle a creare una barriera se poi, non conosco la sua forza! “ ribatte perplesso. Leggo stupore nelle chiare iridi contratte.

Ebbene si, la verità è che più questa storia va avanti, e più la questione diviene pericolosa. Ho fatto una promessa a Daniel, proteggerò sua figlia a costo della mia stessa vita eppure, temo per la sua incolumità. In futuro non potrò garantirle la mia perenne attenzione; pertanto desidero che impari fin da subito a proteggere se stessa.

“ Ricorda che in lei risiede anche la tua stessa natura; devi far scoprire a Ginevra il lato buono del suo potere. Al resto penserò io.”

La conversazione è terminata; poso la mano sulla maniglia ed apro la porta, richiudendomela alle spalle ed avanzando nella stanza.

Michele mi aspetta innanzi impaziente; vedo i suoi occhi soffermarsi sulle pareti fuggevoli.

Una goccia  d’acqua cade sulla  mia mano. Come  può essere l’acqua tinta di verde? Mi avvicino alla parete e poggio la mano sul muro freddo e stranamente umido. Poso lo sguardo sui dipinti antichi che rivestono le pareti. C’è qualche cosa si strano in questa stanza.

Mi rendo conto con stupore che i colori delle raffigurazioni  sono divenuti d’un tratto liquidi. Osservo le differenti tinte suddividersi in flussi densi che percorrendo le mura, le spogliano del loro splendore, continuando nella loro opera di demolizione in tutta la stanza.

Ciò che rimane della bellezza di quei visi angelici e sorridenti non è che il nulla. Ammiro il muro di fronte denudarsi del proprio bagliore, mostrando il bianco rimanente della sua superficie.

Un bianco candido, che non lascia spazio all’immaginazione. Un bianco deprimente che non necessita nulla se non se stesso.

Perché il bianco non è altro che bianco.

Eppure, questo non è il colore splendente della neve candida, è semplicemente bianco. Incomprensibile bianco.

Come lo è Michele.

Cammino nella dimensione parallela creata dall’angelo in questione.

La tristezza assoluta si perde nell’aria  priva di ogni odore e colore; l’unica cosa percepibile è il nulla.

Poi, una luce chiara e tremolante si libera dai palmi aperti dell’angelo, cristallizzandosi e prendendo consistenza.

Dopo tanto tempo riammiro le due spade a manico corto con cui Michele,  in passato, mi ha fronteggiato in innumerevoli battaglie. Che nostalgia!

Dunque, fai sul serio “ mormoro divertito dalla serietà del suo volto.

“ L’allenamento ha inizio “ Bisbiglia tra i denti l’angelo, ignorando le mie parole e cominciando a volteggiare quelle lame di cristallo affilate, fendendo l’aria.

Fisso le pareti circostanti; non c’è che dire, questo bianco riflette esattamente il suo animo.

Perché Michele non è perfetto, eppure dal di fuori non puoi che percepirne l’irraggiungibile grandezza.

Proprio come questo muro bianco che mostrandosi, ti fa vergognare del tuo torpore, della tua imperfezione.

Senza perdere altro tempo, porto le mani sul grembo e concentrandomi, richiamo a me tutte le forze. Come è successo col mio avversario, una spada si materializza nelle mie mani.

La lunga lama affilata, più pesante rispetto a quelle leggere dell’avversario,  brilla nel vuoto assieme alla luminescenza dell’impugna argentata.

La mia fedele compagna, l’arma donatami da Lui.  Il duello ha inizio.

Michele mi studia a lungo dopodiché, parte all’attacco. I suoi movimenti sono secchi e precisi, la  tattica impeccabile.

Inutile negarlo, la sua forza è ammirevole ed invidiabile.

Schivo agilmente ogni suo fendente, cercando di anticiparlo nelle mosse per poi contraccambiare.

Ma i miei movimenti a confronto, sono più legnosi e lenti seppur mantengono una certa flessibilità ed eleganza. Osservo il sorriso divertito increspare le labbra del mio avversario.

La rabbia si risveglia imperterrita ed irruente.

“ Michele non ridere, vorrei vedere combattere te dopo aver dormito un sonno lungo millenni “ esordisco alla fine spazientito.

“ Non ti rammaricare Eladim, infondo, sei stato tu a volere tutto questo “ risponde. Il tempo in questo luogo sembra non avere dimensione e spazio. I secondi si prolungano all’infinto, componendosi in minuti e poi ore.

Ma una nuova forza ora guida la mia spada. Non bado più al dolore datomi dai muscoli contratti o dalle gambe irrigidite. Una sostanza remota alimenta ogni fibra del corpo; si è questa la sensazione che provavo in passato ad ogni duello. Perché solo quando combatto mi rendo conto di essere vivo; ascolto il ticchettio furente del mio cuore impazzito.  Nulla ha ora senso se non la mia lama e quelle dell’angelo sfidante.

Percepisco i movimenti divenire più fluidi e l’adrenalina aumentare nel corpo, scatenandomi un piacevole tremore di impazienza.

Finalmente la tensione mi ha abbandonato, lasciando spazio al più puro dei divertimenti.

Vedo l’espressione di Michele mutare, i suoi colpi ora non sono più così pesanti e devastanti.

Le nostre lame gridano stridenti per poi riscontrasi e fronteggiarsi ripetutamente in un turbine di emozione e spasmi.  

Però,  per quanto l’istinto mi sproni a dare battaglia, il corpo non può sopportare oltre. Senza manco rendermene conto, crollo a terra rovinosamente, privo di qualsiasi forza. Quanto tempo sarà passato dall’inizio del duello? Ho del tutto perso la condizione del tempo.

Il sospiro soddisfatto di Michele contraddice la serietà del suo viso.

Le spade si sgretolano in tasselli che si fondono con i nostri corpi.

Per oggi abbiamo finito.

Un turbine di colore schizza sul bianco delle pareti, macchiandosi delle innumerevoli tinte. Mi diverto a seguire le traiettorie delle  varie sfumature disporsi sulla superficie e raggrumarsi fino a ricomporre il puzzle delle immagini originarie. Dunque siamo finalmente tornati.

Barcollando non con poca fatica, mi trascino verso la porta, ritornando finalmente nel mondo reale ed immergendomi nella luce del tramonto, ascoltando il tempo scandito dal mio cuore agitato.

  
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