Appuntamento
al gusto di Burrobirra
A
Silvia
Maggio
1989
“Ti ho trovato,
finalmente!” la voce squillante di Finn Sheridan, fiero
Grifondoro e incubo del povero Gazza da ben sei anni, perfora i timpani
del cugino, mentre gli si avvicina e inizia a distribuirgli generose e delicate pacche sulla schiena. Ryan Sheridan, Grifondoro del settimo anno, sobbalza dallo spavento, voltandosi di scatto verso Finn e rischiando di dargli una testata sul naso: tutta colpa di quel Demente e
del suo essere così alto – e dire che nonna ha
sempre ripetuto a entrambi che a bere di nascosto caffè
corretto accidentalmente con
whiskey non sarebbero mai cresciuti!
Il maggiore dei due cugini – solo
di qualche mese ci tiene
sempre a precisare Finn, per quanto quei pochi mesi significhino
frequentare anni diversi – tenta di ricomporsi, mentre Finn,
guardandosi attorno circospetto, lo trascina con sé,
salutando sbrigativamente il fidanzato di Ryan, con cui il ragazzo stava
passeggiando fino a pochi secondi prima.
“Dove mi stai portando, a
mhac1? Ho
promesso a Daniel di accompagnarlo da Scrivenshaft a comprare un regalo
per sua madre, non posso lasciarlo solo.”
“Andarci da solo o con te
cambierà poco,” ribatte pronto Finn, continuando a
trascinare Ryan per le stradine secondarie di Hogsmeade.
“Avanti, Ry, sai meglio di me che finiresti per consigliargli
qualcosa di orrendo.”
“Och, aye. Ma
tu piuttosto cosa ci fai qua? Non dovevi passare il pomeriggio in
punizione con Vitious?” domanda Ryan, sottraendosi alla presa
del cugino.
“Aye, ma ho
convinto il vecchio a lasciarmi libero per l’uscita a
Hogsmeade, proponendogli di sostituire la punizione con compiti
aggiuntivi di Antiche Rune.”
Ryan inarca infastidito le sopracciglia:
“Sempre il solito sfacciato: con che coraggio gli hai
proposto di darti compiti di Antiche
Rune? A Vitious, che insegna tutt’altro e sa
comunque benissimo quanto sia la tua materia preferita.”
“Con il coraggio di Godric
Grifondoro, ovviamente: tentare non mi costava nulla, anche se poi non
ha accettato. A volte fai proprio domande sceme! In ogni caso sono
riuscito comunque a far rimandare la punizione a… beh, non
so a quando, mi sono dileguato non appena ho avuto il permesso di
raggiungervi!” lo informa Finn, enfatizzando con un immenso
sorriso compiaciuto la propria mirabile impresa.
“E si potrebbe sapere il
perché di questo repentino cambio di programma, o pensi di
farmi stare qui tutto il giorno? Se ti sbrighi a dirmi quello che devi,
faccio ancora in tempo a raggiungere Daniel,” chiede ancora
Ryan, intenzionato a non venire trascinato per alcuna ragione in
qualche guaio, almeno per questa volta.
“Och, cinnte!2 Dunque,
pare che il nostro solitario e misantropo Capitano di Quidditch, meglio
rinominato da te Weasley Numero Due o più semplicemente noto
come Charl…”
“So benissimo come si chiama;
vieni al punto, Finn! Sono impaziente di
sapere cosa hai ideato con Charlie Weasley...”
“Aye,
arrivo, abbi un po’ di pazienza, a
mhac. E comunque non ho ideato niente con Weasley: non ha la
stoffa per queste cose. I suoi fratelli – i gemelli, intendo
– invece… Ma non distrarmi, ora! Stavo dicendo, il
Capitano Charlie Weasley questo pomeriggio, tra meno di quindici
minuti,” specifica Finn, controllando l’orologio
regalatogli per i diciassette anni e già ammaccato sul lato,
“sarà impegnato in un galante appuntamento dal
vecchio Aberforth con una leggiadra fanciulla di Tassorosso!”
“Buon per lui, immagino, molto
meno per lei, dato il discutibile romanticismo del locale,”
commenta Ryan spiccio, cercando disperatamente una via di fuga: se
c’è qualcosa che è intenzionato a
fuggire come il vaiolo di drago sono proprio le relazioni sentimentali
del Capitano.
“Ma non è tutto, mi
hai interrotto sul pezzo forte,” riprende Finn, artigliando
un braccio del cugino e scuotendolo con veemenza per
l’entusiasmo. “Lui non ha idea di quello che sta
per accadere: è stato convinto di dover incontrare un
qualche amico di Hagrid che alleva draghi, di passaggio da queste parti
e che soggiorna alla Testa di Porco. Solo che ad attenderlo non ci
sarà alcun allevatore di draghi, ma, indovina un
po’…”
“Non ne ho proprio idea,
magari la fantomatica Tassorosso?”
“Precisamente, a
mhac, con tanto di graziose amiche al seguito pronte a
invitare Weasley Numero Due e compagnia a prendere una Burrobirra con
loro, per poi distrarre gli amici del Capitano e lasciarlo alle
attenzioni della sua Tassorosso.”
“Affascinante, Finn, ora se
vuoi scusarmi avrei un impegn…”
“Ma non hai sentito ancora il
pezzo forte!” lamenta l’altro, trattenendolo ancora
sul retro della Testa di Porco, che hanno nel frattempo raggiunto.
“Non era quello di prima, il
pezzo forte?” ribatte Ryan esasperato, mentre si ritrova a
invocare qualche santo magnanimo perché distragga il cugino
e gli permetta di fuggire indisturbato.
“No, quella era la premessa al
pezzo forte: abbi un po’ di pazienza, Ry, è
già la seconda volta che te lo chiedo e la terza che mi
interrompi,” specifica Finn, il viso che si illumina con il
suo caratteristico sorriso malizioso, quello che Ryan ha rinominato Sorriso-da-vecchia-Banshee:
quando si tratta di relazioni sentimentali altrui, Finn diventa il
pettegolo più incallito di tutta Hogwarts e non solo.
“Sentiamo allora questa
strabiliante notizia.”
“La Tassorosso in questione
è la tizia dai capelli rosa cicca che lo ha battuto a
Quidditch qualche mese fa!”
Ryan rivolge uno sguardo più
allucinato del solito a Finn, quasi gli fossero improvvisamente
spuntate due code e tre teste: non può essere vero, e se lo
è… beh, in questo caso è ancora
più deciso a svignarsela a gambe levate! Pochi mesi prima
l’intera scuola ha assistito alla clamorosa disfatta di
Grifondoro, che ha visto Ninfadora Tonks afferrare il Boccino
d’Oro sotto gli occhi dell’imbattibile Charlie
Weasley. Sconfitta che ha causato non poco scompiglio negli spogliatoi
Grifondoro, scompiglio in cui Ryan si è trovato invischiato
contro ogni volere in quanto Battitore della squadra: per settimane ha
dovuto sopportare le sfuriate e gli improperi dedicati da Weasley
Numero Due – e Oliver Baston – alla ragazza,
trovarsi nella stessa stanza dei due è lontano anni luce
dalla sua lista dei desideri. Probabilmente ha sbagliato santo a cui
rivolgersi, allora, perché la situazione pare sul punto di
degenerare.
“Perché proprio quella Tassorosso?”
rantola, preparandosi mentalmente alla sciagura che si
abbatterà presto su tutti loro.
“Come perché, ma
perché ha una cotta per lui, no?” ribatte il
cugino come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“L’ho sentito dire per puro caso dal fidanzato
Serpeverde della sorella di Matthew Wilkinson, che ha
un’amica a Tassorosso col fratello nello stesso anno della
Signorina Gomma Da Masticare – hai un’ossessione
per dare soprannomi, lo sai? –, e, incuriosito, ho chiesto
poi conferma a Siobhan Kelley, che è una delle migliori
amiche della Tassorosso.”
“Non ho capito
niente.”
“Come non hai capito niente,
sei sordo? In parole povere alla Tassorosso piace Weasley. E io ho
organizzato il loro primo appuntamento!” spiega tutto
soddisfatto Finn, sfregandosi le mani con fare cospiratorio.
“Come sarebbe a dire ho
organizzato il loro primo appuntamento?” chiede
Ryan, nascondendosi affranto il viso tra le mani.
“Beh, a quel punto Siobhan si
è ricordata delle mie infallibili doti da Cupido e ha
richiesto il mio intervento per coronare il sogno d’amore
della Signorina Gomma Da Masticare. In fondo è tutto merito
mio se metà dei nostri amici è felicemente
impegnata, pensa solo a quando ho combinato la prima uscita a Hogsmeade
di Matthew e Olivia Frankilin! Ora ti illustro il nostro piano.”
“Parli di te stesso al
plurale, adesso? Se inizi con i deliri di onnipotenza significa che la
situazione è grave...”
“Ma no, a
mhac, nostro nel
senso di noi due. La
tua mente è così poco elastica,
talvolta…”
“Ti fermo subito: io non
parteciperò a nessun appuntamento. È stato bello
incontrarti, tienimi informato sulla faccenda, ma ora devo
andare.”
“Certo, alla Testa di Porco
con me, ecco dove devi andare. Prego, ti faccio strada,” lo
corregge Finn, afferrandolo saldamente per un braccio e trascinandolo
all’interno del pub, forte dei propri quindici centimetri in
più.
Può funzionare si
è ripetuta convinta ed entusiasta Tonks per settimane. Può
sicuramente funzionare le
hanno fatto eco le amiche, incoraggiandola mentre la sommergevano di
consigli su abbinamenti di gonne e camicette e su gusti di lucidalabbra
a prova di bacio. Delle camicette, alla fine, ha fatto volentieri a
meno – impossibile separarsi dalla sua maglia portafortuna
delle Sorelle Stravagarie, che è stata però costretta a
nascondere sotto una giacca di pelle che le sta facendo sudare le sette
camicette non indossate –, ma il lucidalabbra l’ha
preso ben volentieri in prestito da Gladys.
La fama di Finn Sheridan come Esperto
d’Amore, a Hogwarts, è pari a quella di Mina
Vagante – titolo che si contende da anni con nientemeno che
Pix –, per cui dopo l’iniziale tentennamento ha
acconsentito a seguire il piano del giovane. Un piano geniale, ha
pensato all’inizio, consolandosi, nel caso di disastro, con
la possibilità di entrare comunque nella storia delle Uscite
Memorabili della scuola. Un’assurda follia, le
appare ora, mentre si trova seduta a un tavolo polveroso della Testa di
Porco, il cuore che inizia a batte a mille quando sorge dalle finestre
appannate un gruppetto di Grifondoro che si sta avvicinando al locale.
“Nervi saldi e sangue freddo,
Tonks, arriva il tuo principe azzurro!” le sussurra Siobhan.
“Forse è il caso
che io vada in bagno, così, ecco…
accetterà di sedersi con voi, se non mi vede.”
“Non dire scemenze,
Tonks…” inizia Gladys, afferrando per una manica
l’amica per trascinarla di nuovo a sedere con malgarbo, e
facendola inciampare nelle gambe della sedia, tanto che Tonks
è costretta ad aggrapparsi al tavolo per non cadere a terra,
afferrando però la tovaglia e trascinandola verso di
sé con conseguente traballamento dei boccali di Burrobirra.
“Damnú
air3,
Gomm… ehm, Tonks! Vuoi
rovinare tutto?” la riprende in un sibilo stizzito Finn
Sheridan, allungandosi verso il tavolo delle ragazze Tassorosso, mentre
con un gesto secco della bacchetta immobilizza sedia, tavolo e
Burrobirre. Il ragazzo trae poi un respiro profondo, per non perdere
anche lui la lucidità e il proprio titolo indiscusso di
Cupido, e apporta qualche modifica dell’ultima ora al piano.
“Aye, d’accordo,
direi che andare in bagno sia la soluzione migliore, o quel povero
figliolo scappa prima di mettere un piede qui dentro. Aspetta che si
siano accomodati, però, prima di ritornare qui.”
Non esiste che quella ragazzina gli boicotti l’appuntamento:
se qualcuno ha diritto a creare scompiglio in simili situazioni, quello
è sempre lui, il regista, che lei si limiti a seguire il
copione.
Tonks allora si alza e sgattaiola nel
retrobottega, non prima di travolgere il vecchio Aberforth troppo
occupata a guardare alle proprie spalle la porta che si apre cigolando,
e ricevendo dal barista una serie di improperi che liquida con un
occhiolino e una linguaccia sfacciati.
“Quella ragazza è
un danno, och,” borbotta
Finn tornando a voltarsi verso il cugino e fingendo profondo interesse
per il bicchierino di Whiskey Incendiario che tiene tra le mani.
“Forse potresti uscirci tu,
con lei,” ribatte Ryan, spiando con la coda
dell’occhio il gruppo di Grifondoro che si trova presto
attorniato dalle cinguettanti Tassorosso, che senza troppi complimenti
li trascinano letteralmente al
loro tavolo. Nel mezzo del gruppo, l’inconfondibile Capitano
rosso-oro si guarda attorno spaesato, alla ricerca del fantomatico
esperto di draghi.
“Hanno ceduto
subito,” commenta Ryan in gaelico, la fronte aggrottata e
un’espressione scettica sul volto, inclinando la testa di
lato per squadrare poi il cugino in cerca di risposte.
Questi, che con studiato controllo e
totale disinteresse per il resto del locale sta bevendo qualche sorso
di whiskey, gli risponde con un mellifluo ghigno ingrandito dal vetro
del bicchiere: “Ho dato ripetizioni di Antiche Rune a un tale
Nick Non-ricordo-il-cognome: è a conoscenza del piano, mi
ripaga seguendo le mie direttive oggi.”
Ryan alza gli occhi al cielo,
nell’ennesimo – e inutile – rimprovero
stanco, mentre entrambi i cugini Sheridan allungano le orecchie per non
perdere nemmeno un brandello di conversazione. Aye, ammette
con se stesso Ryan: ormai c’è dentro fino alla
punta dei capelli in quella follia, tanto vale godersi la commedia
finché Weasley Numero Due non scoprirà la
verità, farà una scenata – non lo
avrebbe mai detto, ma ha dato prova di esserne capace e non poco
–, e lui e il resto della squadra dovranno vivere un martirio
in spogliatoio per i prossimi mesi.
Ma i suoi pensieri vengono presto
distratti dalla Signorina Gomma Da Masticare che ha finalmente deciso
di farsi viva e, con un sorriso sbarazzino e i capelli più
rosa del secolo, avanza trionfale verso il proprio Principe Rosso. In
un moto di compassione, Ryan si ritrova a pregare che la povera ragazza
non inciampi in qualche granello di polvere e stramazzi al suolo
proprio nel suo grande momento: ha già dubbi sulla riuscita
dell’appuntamento senza che la sua goffaggine mandi tutto
all’aria, lei per prima. Ma Ryan non può sapere
che sono settimane che Tonks si allena a camminare con scioltezza e
grazia, facendo attenzione a dove mette i piedi – oh,
d’accordo, a camminare minimamente
concentrata. Gladys, Siobhan e Lizzie4 le
hanno imposto ore e ore di passeggiate per i corridoi della Sala
Comune, con una pila di libri in equilibrio sulla testa e lei stessa in
equilibrio sui precari stivaletti con tacco della sorella maggiore di
Lizzie: le tre amiche le hanno ripetuto che se fosse riuscita a farcela
così, con ai piedi i suoi amati anfibi sarebbe stata una
sciocchezza non cadere poco
metaforicamente ai piedi di
Charlie Weasley. E così, ora la giovane Tassorosso avanza
estremamente concentrata, provando a dissimulare quanto possibile la
tensione e le farfalle – ma che dice, gli Ippogrifi –
che le si agitano nel petto.
“Oh, no no no,”
scatta il Capitano, alzandosi in piedi non appena la nota troppo vicina
al loro tavolo e per l’esattezza alla sedia vuota proprio
accanto a lui. Mossa sbagliata e troppo repentina, che sorprende Tonks
e la porta a bloccarsi per evitare di essere colpita da una testata,
finendo così a barcollare all’indietro, salvata di
nuovo dall’immediato intervento della bacchetta di Finn
Sheridan.
“Sweet suffering Jesus5, quei
due sono delle calamite per gli scontri e le disgrazie,”
borbotta il giovane irlandese, masticando improperi tra i denti, e
alzando lo sguardo oltre la finestra alla ricerca di qualcosa. Ryan
intercetta quell’occhiata sospetta, mentre tiene sotto
controllo la situazione poco più in là, dove
Charlie ha ritrovato un minimo di educazione – non
è cortese, nemmeno dopo tutto quello che è
accaduto tra di loro, andarsene così platealmente, per di
più da un luogo pubblico e con gli occhi di tutti gli
avventori puntati addosso – ed è tornato a sedersi
fumante, Tonks che pare aver perso la sua consueta sicurezza e si
affloscia spenta sulla sua sedia, i capelli che sbiadiscono poco a poco.
“Cosa stai cercando, adesso,
Finn?” mormora Ryan preoccupato, il terribile sentore che si
stia per scaraventare su di loro l’ennesima sciagura della
giornata che si impossessa delle viscere e gli contorce lo stomaco.
“Che arrivi Baston,”
ribatte pratico l’altro, come se fosse la cosa più
scontata dell’universo, così simile a quando gli
passa qualche traduzione di Antiche Rune con il tono di chi si chiede
come possa il mondo non arrivarci da solo.
“Damnú
air, gobshite6, non
avrai invitato qui anche Oliver Baston. Lean
air7, che
ti passa per la testa, Finn?”
“Ovvio che sì, a
mach. Mi pare ovvio. Come
pensavi di far ingranare le cose a quei due?” ribatte il
cugino, indicando con un cenno della spalla i due ragazzi, entrambi
paonazzi, seduti al tavolo alla loro destra.
“Non lo so: magari facendoli
parlare, tanto per dirne una. Di sicuro non facendo comparire sulla
scena il Grifondoro più competitivo della storia della Coppa
di Quidditch, che non si è ancora ripreso dalla sconfitta
contro Tassorosso, e che, se non rischiasse il posto in squadra se
beccato, non esiterebbe a farla pagare con la morte a
Gomma Da Masticare.”
“Ed è il mio
intento: così Weasley dovrà intervenire per
difendere la sua bella.”
“O si unirà a
Baston nel commettere l’omicidio!”
“Ne dubito. Se tu fossi un
più fine osservatore della natura umana, ti saresti accorto
che Weasley non lo farebbe mai; non in pubblico, per lo meno. Vedrai,
Baston farà il grosso del lavoro per noi, aye.”
“Il grosso… och, tu
ti sei bevuto tutto il cervello. La ragazza lo sa, almeno?”
“Nay, ovvio
che no.”
Ryan è sul punto di
aggiungere altro, quando davvero –
le sue speranze di un qualche bluff si sono infrante prima ancora di
nascere – la porta si spalanca, con una alzata seccata di
sopracciglio da parte di Aberforth e un turbinio di maglia rosso-oro e
capelli arruffati: la maglia e i capelli di Baston. Lean
air!
“Allora è
vero!” trilla furente il ragazzino, piantandosi di fronte al
tavolo di Tassorosso e Grifondoro, un pugno sul fianco e un dito
puntato contro Weasley Numero Due. “Esci davvero con
il nemico!”
Charlie Weasley, sull’orlo di
una crisi di nervi, per poco non tira le cuoia per l’infarto
procurato dall’abbattersi improvviso di Tornado Baston, come
l’ha presto soprannominato Ryan, mettendo da parte
l’apprensione per qualche attimo e indossando i
professionalissimi panni di Affibbia Soprannomi Ufficiale.
Tonks, da parte sua, pare quasi
più allucinata dei due, presa alla sprovvista
dall’entrata in scena di Baston di cui non sapeva nulla e che
sta complicando ulteriormente la sua – già tragica
a sufficienza – situazione.
“Oh, Charlie, come puoi? Con la bara, la megera che
ci ha rubato il Boccino così subdolamente! È la
causa di tutte le nostre rovine!”
“Oliver…”
“Pensavo che volessimo farla
espellere dalla Bumb, non… oh, uscirci assieme!
Sei… sei… ipocrita,”
pigola sempre più combattuto e amareggiato Oliver, soffrendo
nel profondo per il tradimento del proprio – amatissimo e
idolatrato – Capitano.
“Ipocrita…
è il massimo che sa dire?” borbotta Finn con un
ghigno.
“Quanto hai sobillato Oliver
per farlo reagire così? È troppo persino per
lui,” si informa Ryan, preoccupato, una mano che si serra
attorno alla bacchetta pronto a intervenire. “Sei un
grandissimo coglione, aye.
Stai solo giocando con…”
“Ho solo aggiunto un
po’ di divertimento, a
mach,” risponde Finn, liquidandolo con
un’alzata d’occhi e sistemandosi comodo sulla
sedia. “Vedrai che funzionerà, e noi ci saremo
anche goduti un bello scherzo.”
“Io non esco proprio con
nessuno. Quante volte devo ripetertelo, Oliver!” sta nel
mentre rispondendo per le rime Charlie, arrossendo ancora di
più, se possibile, e alzandosi per fronteggiare il compagno
di squadra.
“Questo è giocare
con i sentimenti altrui, Finn! E i sentimenti non sono uno
scherzo,” continua invece poco più in
là Ryan, tentando di incenerire il cugino con lo sguardo.
“Che palle, a volte mi chiedo
perché tu sia stato Smistato a Grifondoro,”
risponde invece laconico l’altro, sbuffando appena e
facendogli poi cenno di stare zitto.
“Ti ha stregato?”
domanda, quasi tremando per furore e indignazione, Oliver.
“Non sarebbe strano, anche l’altra volta ha giocato
quel colpo bassissimo con la magia, è solo una…
una… fottutissima… megera sleale e
perfida!” sputa il ragazzino, mettendo in ogni singola
lettera più risentimento di quanto Ryan avrebbe mai potuto
credere possibile si nascondesse in quel corpicino.
“È solo una stron…”
“Oliver!” tuona
Charlie, rosso per l’indignazione, questa volta.
“Scusati subito, io…”
“Oh, e per cosa? Per stronza o
per fottutissima?” replica invece Tonks, lasciando a bocca
aperta Oliver e Charlie per primi, che la guardano allucinati, non
capendo se sia arrabbiata e molto brava a nasconderlo o se quel
sorrisetto malizioso di sfida sia davvero un sorriso.
“Nanetto, ti esprimi con la stessa gamma di insulti della mia
prozia del Sussex che vive ancora nell’epoca
Vittoriana.”
“Nanetta sarai tu, stregaccia
da quattro zellini,” strepita Oliver. E poi, rivolgendosi
all’amato Capitano: “Ti prego, Charlie, non
lasciarti intortare da questa… vipera subdola.
Già una volta ti ha imbrogliato, e sappiamo come
è andata a finire!”
“Oliver, vedi di smetterla.
Io… oh, mi dispiace, Ninf…”
“Tonks. Non osare chiamarmi in
quel modo, o ti giuro che questa volta una fattura te la lancio davvero
e denuncio il nanetto al nostro Prefetto,” replica Tonks
decisa. “E non ho imbrogliato nessuno,” specifica
poi, alternando lo sguardo tra i due Grifondoro, “come ho
spiegato per mesi sono… oh, beh, mi sono imbarazzata e ho
perso il controllo dei miei poteri e della scopa. Lo sapreste, se solo
mai vi foste degnati di ascoltarmi.”
“Non ci credo, non
mi… freghi!” ribatte, per l’ennesima
volta, un piccatissimo Oliver. “Ed eri d’accordo
anche tu, Charlie!”
“Non a insultare la gente in
pubblico, e per giunta così. Io…
mi spiace, Nin– Tonks. Da parte di entrambi, per le parole
che abbiamo usato.”
“Tu eri incavolatissimo che ci
avesse battuti!” esclama ancora Oliver, che Ryan teme davvero
possa essere sul punto di scoppiare in un pianto isterico o una crisi
di nervi, oppure tentare qualche follia nella disperazione di essere
stato abbandonato dal suo Capitano.
“Oh, ma fate bene,”
commenta pratica Tonks, scuotendo la chioma divenuta ora rosa acceso,
“io avrei reagito allo stesso modo, credo. Beh, magari
portando rancore per meno tempo, ma immagino che perdono e pazienza non
siano proprio qualità Grifondoro, eh?”
Ma, se Charlie arrossisce ancora di
più per l’imbarazzo –
l’espressione da cucciolo trovato con le manine sporche di
marmellata sul volto –, Oliver continua a non vedere il lume
della ragione e si allontana a passo di marcia dal pub, ben deciso a
non chiudere lì la questione e tornare a battere il ferro
ancora caldo quando possibile: non ha ancora rinunciato a far rigiocare
la partita, e di sicuro non lo farà proprio ora.
“Io
sono…” farfuglia Charlie, torturandosi il codino
come se ne andasse della sua stessa vita.
“Un coglione?” lo
anticipa irriverente Tonks, facendogli un occhiolino stanco, ormai
convinta di aver perso per sempre le sue occasioni e anche decisa a
farsela passare presto quella stupida cotta, se Weasley è
tanto rancoroso e infantile.
Ma, a sua sorpresa, lui annuisce:
“Immagino di essermelo meritato, questa volta.”
“E dunque?” sbotta
allora Gladys con il suo proverbiale tatto, sciogliendo lo stato di
pietrificazione e silenzio in cui erano parsi essere caduti gli amici
di entrambi gli innamorati sventurati. “Ora che avete dato
spettacolo e fatto pace, gradireste sedervi e bere questa fottutissima Burrobirra?”
I due ragazzi arrossiscono e si lasciano
cadere scomposti sulle sedie, un po’ abbattuti per
l’esito dell’appuntamento una e la scenata
l’altro, ma con qualche rancore in meno tra di loro, almeno
da parte di Charlie, che davvero si vorrebbe prendere a Bolidi in testa
per la propria esagerata reazione il giorno della sconfitta. Ma,
insomma, per l’impulsività e il temperamento di
fuoco si può e deve sempre incolpare Godric, giusto?
Ma proprio mentre si siedono, e Charlie
rovista nella mente alla ricerca di qualche argomento civile con cui
tentare una parvenza di conversazione, Tonks – o qualche
incantesimo lanciato da un tavolo lontano – urta il proprio
boccale con un gomito e la Burrobirra le si rovescia addosso sporcando
tutta la giacca di pelle.
“Oh, per le mutande di
Tosca!” si lamenta la ragazza, aprendo la zip della giacca
sotto gli occhi agghiacciati delle amiche, che si insultano mentalmente
per averle permesso di indossare la maglietta della band preferita, e
sotto quelli sempre più stupiti di Charlie.
“Ti piacciono le Sorelle
Stravagarie?” le domanda il ragazzo, gli occhi che ora
brillano di una luce nuova, felice di aver finalmente trovato qualcuno
con cui condividere la passione per il gruppo formatosi pochi anni
prima tra le mura di Hogwarts8.
“Oh, sì, sono
fichissimi!” esclama Tonks, dando un altro colpo al bicchiere
di Gladys, che l’amica però riesce a salvare in
tempo. “Anche a te? Quale è il tuo pezzo
preferito? Impazzisci anche tu per gli assoli della cornamusa di
Crumb?”
“Come è possibile
che le sia già passato tutto e gli parli come se fossero
amici da una vita?” domanda, con tono del tutto diverso da
quello eccitato della ragazza, Ryan al cugino, scuotendo perplesso la
testa e guardando i due allucinato.
“Och, tutto
merito della magia dell’amore, della mia intelligenza
sopraffina e del mio piano, e dell’entusiasmo Tassorosso
della Signorina Gomma Da Masticare,” sogghigna Finn
soddisfatto, come un gatto che si lecca i baffi dopo aver catturato un
topo bello grosso. “Scommetto venti galeoni che, al concerto
delle Sorelle Stravagarie ai Tre Manici, li troveremo in prima fila
abbracciati l’uno all’altra a cantare e
sbaciucchiarsi.”
“Tu non hai venti galeoni. Gli
zii te ne danno forse dieci, come paghetta da spendere per le uscite a
Hogsmeade.”
“Damnú air, Ry,
se sei precisino: forse dovresti davvero ripensare alla tua Casa di
appartenenza e chiedere al Cappello di mandarti a Corvonero. E comunque
non mi serve averli quei venti galeoni, li vincerò con la
scommessa. Chi si deve preoccupare di procurarseli sei tu: vedrai che
perderai, nessuno batte Finn Sheridan, Esperto in Amore e Cupido
d’Eccellenza Di Hogwarts.”
“Gobshite.”
Un mese dopo, alla festa ai Tre Manici
per la fine dell’anno scolastico e degli esami, Finn Sheridan
intascò i venti galeoni che Ryan racimolò
chiedendo prestiti a sorelle e cugine.
Non so quanto possa apparire assurdo il piano di Finn, potrei scusarmi dicendo che ho seguito il prompt che Mari Lace mi ha lasciato sul gruppo “C’era una volta con un prompt” – che chiedeva una Charlie/Tonks sulla citazione “Il primo amore è solo un po’ di follia e molta curiosità.” (George Bernard Shaw) – e quello di Rosmary per “Scrivimi” nel gruppo “Caffè e Calderotti” – che voleva il sequel di “Sconfitta” che prevedesse un disastroso primo appuntamento ai Tre Manici di Scopa (sorry, Finn era d’altro avviso, e sai che non ho ancora imparato a impormi sugli Sheridan, di qualunque Sheridan si tratti – ci sarà poi un motivo se lui è proprio il cugino preferito di Charlotte). La verità è che se vi capitasse un amico Grifondoro come me (o come Finn), i geniali piani da adolescente potrebbero davvero rivelarsi così insensati – ma efficaci, posso affermare con orgoglio che molte delle coppie che ho aiutato ai tempi del liceo stanno ancora insieme.
Ultimo, ma in realtà più importante: questa storia vuole essere il mio regalo di compleanno (e Natale in ritardo, dato che ogni mio tentativo di consegnarla allora è miseramente fallito) per Sia_, nonché il mio ringraziamento per avermi reso la fangirl felice che sono oggi amando Charlie e Tonks come me e scrivendone così meravigliosamente, per la sua gentilezza, e per l’immensa pazienza con cui riesce a sopportarmi in Sala Comune. Ti si vuole un mondo di bene, Herm!