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Autore: LadyHeather83    10/04/2021    3 recensioni
Marinette, a causa di un errore, ha dovuto rinunciare ad essere la guardiana dell Miracle Box.
E la notizia, della perdita di memoria della ragazza, rimbalzerà tra i corridoi della scuola, arrivando alle orecchie di Adrien.
Un dubbio assale la mente del ragazzo, che sia proprio lei la sua lady?
ATTENZIONE!!! Contiene spoiler sulla quarta stagione
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ricordati di me

*

Capitolo 1

*

Alya aveva visto la madre di Marinette, Sabine Cheng, entrare dall’ingresso principale con le mani giunte, la testa abbassata e un espressione in volto che non faceva trasparire niente di buono.

Aveva anche notato che la pasticceria dietro l’angolo, era stranamente chiusa, di solito pullulava di studenti che alla mattina si fermavano prima di entrare a scuola per prendere degli sfiziosi panini o dolcetti da consumare durante l’intervallo.

La migliore amica di Marinette, l’aveva braccata dopo che questa era uscita dalla stanza del preside.

“Sabine! Sabine!!!” L’aveva chiamata a gran voce alzando anche la mano per farsi notare tra l’orda di studenti che continuava ad entrare.

La piccola donna cinese si era voltata verso di lei.

Alya!” Scoppiò poi a piangere.

“Che cos’è successo? Mi fa preoccupare così!” L’espressione di Alya cambiò radicalmente quando Sabine fece il nome di Marinette.

“E’ in ospedale…sta male! Non ricorda più nulla!”

“Come non ricorda più nulla, le ho parlato ieri pomeriggio.”

*

Erano le otto di sera quando Sabine era salita in casa dopo aver chiuso la pasticceria e lasciato Tom a sbrigare le ultime faccende.

Di solito a quell’ora tra le scale, si poteva già sentire il profumo della cena che ribolliva in pentola.

Marinette preparava la cena quando i suoi genitori rincasavano tardi il martedì.

Ma non quel martedì.

Sabine pensò che sua figlia stesse ancora studiando e che non si fosse accorta dell’orario, succedeva.

Entrò in casa e quello che iniziò a farla insospettire, furono le luci spente e uno strano silenzio che aleggiava.

Di solito, e non sapeva il motivo, la camera di Marinette era sempre molto chiassosa, colpa della tv a tutto volume.

La chiamò un paio di volte senza ottenere risposta.

Sembrava non essere in casa, ma non ricordava di averla vista uscire.

Salì nervosamente le scale che portavano alla botola della mansarda e l’aprì.

La stanza era buia e fredda, e i brividi che le percorsero le braccia, la costrinsero a sfregarsele.

Nonostante fosse quasi aprile e le giornate si facevano sempre più miti, alla sera la temperatura scendeva vistosamente.

Notò la luce filtrare dal lucernario lasciato aperto e un braccio di Marinette disteso.

Subito Sabine si precipitò da lei, e com’era prevedibile la trovò distesa sul pavimento.

La scosse un paio di volte chiamandola.

Si svegliò mugugnando qualcosa di incomprensibile.

La testa le doleva ed aveva freddo.

Si spaventò quando vide la donna minuta toccarla.

C-chi sei?”

Sabine rimase impietrita “Come chi sono, Marinette? Sono tua madre!” Le disse in tono pacato “Hai battuto la testa per caso?” Le controllò amorevolmente la fronte in cerca di bernoccoli o ferite.

Non ce n’erano.

“Davvero non sai chi sono?” Domandò ancora preoccupata.

Marinette si sentiva un pesce fuor d’acqua, non ricordava nulla, la sua mente era come svuotata del tutto.

Continuava a guardarsi attorno e non riconosceva ne la sua terrazza dove passava pomeriggi interi con album di disegni e matite colorate, ne la donna che continuava a farle domande a cui non sapeva dare risposta.

La testa continuava a vorticarle e a farle male, addosso sentiva anche un senso di nausea e smarrimento.

Non riusciva ad alzarsi dal pavimento, ma continuava a rimanere seduta con le gambe allungate da un lato.

“Vieni dentro” Le aveva intimato sua madre “…stai congelando qui fuori”.

M-mamma”La chiamò con voce tremolante e rotta dal pianto. “Io non ricordo più niente!”

Una rivelazione che fece raggelare il sangue nelle vene alla donna.

*

“Che dicono i medici?”

Sabine sospirò mentre gli amici di Marinette si radunavano attorno a lei.

“E’ tutta la notte che fanno esami, controlli e tac. Sembra tutto apposto. Non hanno trovato traumi o segni di lesioni”.

“I medici sono incompetenti!” Aveva urlato Kim “Possibile che lei non ricordi nulla e gli esami non evidenziano nessuna anomalia??”

“Calmati, Kim!” Lo rimproverò Ivan “…e sentiamo la signora Dupain cos’ha da dirci”.

“La terranno qualche giorno in osservazione, poi decideranno cosa fare.”

“La possiamo venire a trovare?” Chiese Alix.

Sabine asserì con il capo comunicando poi il numero di stanza e il piano.

*

Alya!! Che cosa vuol dire che Marinette ha perso la memoria?” L’espressione del biondo cambiò radicalmente quando venne a conoscenza di quel dettaglio.

Insignificante forse per gli altri, ma non per lui.

Che fosse lei la sua milady?

Che l’avesse avuta sotto il naso tutto questo tempo?

Adrien! Mi fai male!” Senza accorgersene le aveva stretto troppo le spalle e la stava scuotendo con forza.

“Lasciala, amico” Intervenne Nino che gli staccò le mani.

Il modello parigino rinsavì e si scusò immediatamente con i suoi amici, non era solito a comportarsi in quel modo e fare del male alle ragazze.

Andò a chiudersi in bagno come faceva ogni volta che doveva chiedere consiglio a Plagg.

Chiuse la porta con due mandate e si sedette sulla porcellana bianca che odorava ancora di candeggina mista al profumo di lavanda del pavimento.

Si portò le mani dentro i capelli quando i gomiti toccarono le ginocchia.

Plagg, il suo amico e confidente più intimo non c’era più al suo fianco.

La sua milady, la ragazza con cui condivideva sempre buona parte della giornata, non c’era più, o meglio era da qualche parte lì fuori smemorata e senza identità.

Adrien chiuse gli occhi per non piangere.

A chi avrebbe chiesto aiuto?

A chi avrebbe confidato i suoi dubbi?

A nessuno.

Certo, c’era Nino, ma a lui non poteva raccontare niente della sua ex vita da supereroe.

Non poteva.

Era solo ancora una volta.

D’un tratto pensò a Marinette, non a Lady Bug come di solito gli capitava, ma alla sua amica che giaceva in un letto di ospedale con attorno due persone che non conosceva e che le dicevano di essere i suoi genitori.

Non poteva essere la sua milady, sarebbe troppo facile scontato, sicuramente si è trattata di una coincidenza.

Magari ha un’amnesia momentanea dovuta ad un scivolone che ha fatto, era così sbadata quella ragazza che prima o poi se non fosse stata attenta gli sarebbe capitato qualcosa.

Adrien sorrise per la sua goffaggine e quel pensiero gli scaldò improvvisamente il cuore.

I suoi amici sarebbero andati nel pomeriggio a trovarla, anche lui ci sarebbe andato, ma da solo.

Purtroppo lui aveva già l’agenda piena di impegni, ma terminata la lezione di scherma e il servizio fotografico, prima di andare a casa si sarebbe fatto accompagnare dal Gorilla in ospedale, poco importava se sarebbe arrivato oltre l’orario di visita consentito, suo padre donava regolarmente del denaro alla struttura, non gli avrebbero fatto di certo storie.

La campanella suonò annunciando l’inizio della lezione.

*

Marinette osservava il profilo della Tour Eiffel, in piedi e di fronte l’enorme finestra.

La signora cinese che le aveva detto di essere sua madre le aveva comunicato che i suoi compagni di classe e le sue migliori amiche le avrebbero fatto visita.

Era felice, perché questo significava che era una persona amata.

Un medico col camice bianco e  un’infermiera, entrarono nella sua stanza con i suoi genitori al seguito.

“Avete buone notizie?” Chiese voltandosi.

Il dottore brizzolato e dagli occhi azzurri scosse il capo “Gli esami del sangue sono tutti nella norma, e la tac non ha evidenziato lesioni nella zona cranica dove viene controllata la memoria, solo un piccolo ematoma dovuto alla caduta, ma è irrilevante, guaribile in pochissimi giorni. Sei sicura, Marinette di non aver subito uno choc? Questo potrebbe spiegare la perdita della memoria”

“Mi scusi, dottore, ma come faccio a ricordare se ho perso la memoria?”

“Bene. Il ragionamento c’è.” L’infermiera appuntò qualcosa sulla cartella clinica che teneva su con un braccio.

Era un test? Superato con solo una domanda?

Dopo quell’apparente insignificante domanda, il medico e l’infermiera si congedò, lasciando soli i tre membri della famiglia.

“Che cos’ho, mamma?” Chiese scoppiando a piangere.

Sabine si precipitò a sorreggerla e anche Tom fece lo stesso.

“Tesoro, i medici non si sanno spiegare perché tu non ricordi nulla.” Fu suo padre a risponderle perché anche Sabine iniziò a piangere con sua figlia.

“Ti terranno qui una settimana e ti faranno degli altri esami. Se il quadro clinico non cambierà, ti manderanno a casa.”

Sabine si scostò da sua figlia e con un fazzoletto si asciugò prima le lacrime e poi si soffiò il naso.

“Non preoccuparti bambina mia, ti aiuteremo noi a ricordare”.

*

I suoi amici se ne erano andati da un’ora buona, e nella sua testa avevano lasciato più confusione che altro.

Tutti continuavano ad abbracciarla e a presentarsi, perché lei non conosceva il nome di nessuno di loro, però poteva benissimo leggere l’espressione affranta di Alya, Mylene, Rose, Alix e Juleka, le sue migliori amiche, e non aveva bisogno della memoria per saperlo, i loro gesti e i loro sguardi amorevoli valevano più di mille parole messe insieme.

Si sentiva benissimo con loro e a suo agio, e quando i ragazzi più casinisti le avevano lasciate da sole, avevano iniziato a parlare come niente fosse.

Alya raccontò la giornata di scuola appena trascorsa e del brutto voto preso da Kim, contro quello eccelso di Adrien in fisica.

E a quel nome, Marinette cambiò espressione.

“Va tutto bene? Ti stai ricordando qualcosa?” Le chiese Alix.

“Sai che sei innamorata di Adrien?” Continuò Alya.

A-Adrien Agreste?” Balbettò, sua madre le aveva raccontato che le foto di questo ragazzo tappezzavano mezza camera da letto, e per non farsi mancare nulla, proprio nel tetto dall’altra parte della strada, c’era una gigantografia del bel modello.

“Si, lui” Se si guardava con attenzione negli occhi di Rose, si sarebbero potuto scorgere due teneri cuoricini rosa.

“No, mi dispiace” Marinette abbassò lo sguardo, e la speranza delle sue amiche che almeno scattasse qualcosa nominandolo, si disperse come una nuvola di fumo.

“Un passo alla volta, Marinette. Vedrai che ricorderai tutto. Sarà sicuramente una cosa temporanea.” Disse Mylene con naturalezza “…e ritornerai a tempestarci con le tue mille paranoie e i tentativi di confessargli i tuoi sentimenti andati a vuoto”.

Tutte risero, anche lei.

“Sono davvero così imbranata?”

“Se si tratta di Adrien, si” Alya si asciugò con un dito la lacrima di gioia che le era appena uscita dall’angolo esterno dell’occhio.

“Balbetti sempre e dici cose a caso quando c’è lui” Continuò Alix.

“Ma non quando devi difendere noi o qualunque altro dai continui dispetti di Chloè o dalle cattiverie di Lila.”

Marinette si tenne la testa quando una scossa lo aveva attraversato ed un tratto comparvero nella sua mente i colori rosso e nero.

“Oh mio dio, Marinette” Urlò Alya sorreggendola quando l’amica ebbe un mancamento.

*

continua

  
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