Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Flami151    18/04/2021    4 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
/* Raise your wand per Helen McCrory che si è spenta il 16 aprile dopo un'eroica battaglia contro il cancro /*
 


Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO XIII


19 Gennaio 1997:
 
Narcissa era avvolta dalle morbide lenzuola del letto di suo figlio Draco. Osservava le venature del soffitto a cassettoni mentre sua sorella Bellatrix le sedeva accanto tenendole la mano.
 
«Le cose stanno andando bene Cissy. Greyback sta facendo un ottimo lavoro nella comunità dei lupi mannari, stanno quasi tutti dalla nostra parte. Il Signore Oscuro era molto, molto compiaciuto. Sono certa che deciderà presto di liberare Lucius e Rodolphus da Azkaban. Andrà molto meglio, vedrai».
 
Le giornate al Manor ormai trascorrevano così: Bellatrix alternava il suo tempo tra le riunioni con i Mangiamorte e le missioni all’esterno, ma si ritagliava sempre qualche ora da trascorrere con sua sorella minore. Narcissa, da canto suo, si limitava ad ascoltare ciò che Bella aveva da dirle, continuando a guardare il soffitto sopra di lei. L’unica a riuscire a comunicare davvero con la Signora Malfoy era la sua elfa Zoury, che con amore le preparava da mangiare e le faceva sempre trovare una tazza di the caldo sul comodino.
 
Bellatrix sospirò. Per quanto ci provasse, sembrava che niente riuscisse a scuotere la sorella dal suo stato di trans. «Ricordi l’ultima estate a Villa Crabbe?» Il cuore di Narcissa sussultò, ma i suoi occhi continuarono a scrutare il soffitto, impassibili. «Ti ricordi quanto abbiamo litigato? Non ci siamo parlate per almeno… tre giorni credo».
 
Ricordava eccome.
Ogni estate lei e le sue sorelle venivano ospitate dai loro zii, Orion e Walburga Black, nella loro casa di villeggiatura sull’isola di Thanet, nel Kent. La villa era stata eredita da Walburga alla morte di sua madre, Irma Crabbe, da cui aveva preso il nome. Affacciata direttamente sul mare del Nord, l’abitazione signorile era costruita su due piani e disponeva di sei camere da letto, nelle quali soggiornavano le tre sorelle e i loro due cugini Sirius e Regulus.
 
Fin da bambini, i cinque cugini erano stati abituati a trascorrere le loro giornate leggendo, suonando il pianoforte o prendendo il sole in veranda. Non schiamazzavano, non giocavano in spiaggia e soprattutto non socializzavano con i villeggiatori, tanto meno se Babbani. Ciononostante, Narcissa ricordava le vacanze nel Kent con molto affetto: più piccola tra le tre sorelle ma più grande dei suoi cugini, condivideva il suo tempo con tutti e di ognuno conservava un ricordo speciale.
 
Le giornate scorrevano tranquille all’ombra di Villa Crabbe. O quasi.
Aveva appena terminato il suo secondo anno ad Hogwarts quando, un pomeriggio, Narcissa fu attirata in cortile dalle urla di Sirius: lo trovò sospeso in aria, rosso di rabbia, che dimenava forsennatamente braccia e gambe.
 
«Fammi scendere, brutta strega!»
 
«O altrimenti? Ti ricordo che non possiedi ancora una bacchetta!» Bellatrix gongolava, agitando il suo cuginetto a destra e a sinistra.
 
Era vero, Sirius una bacchetta non l’aveva, ma d’improvviso si era alzato un vento fortissimo e Narcissa sospettava che la responsabilità fosse proprio del giovane maghetto.
 
«Si può sapere che sta succedendo?» Chiese la più giovane delle sorelle Black.
 
«Tua sorella è una psicopatica!» Urlò ancora Sirius, adesso capovolto a testa ingiù.
 
«Hai davvero un bel coraggio a parlarmi in questo modo! Se continui così l’anno prossimo potresti anche essere smistato in Grifondoro». Commentò Bellatrix con disprezzo.
 
«Che cosa sta succedendo?» Chiese di nuovo Narcissa, questa volta alzando la voce.
 
«Succede» Rispose Bellatrix facendo roteare la bacchetta. «Che ho beccato il nostro caro cugino mentre tentava di darsela a gambe di nascosto scavalcando il cancello». Poi tornò a rivolgersi a Sirius. «Se non vuoi dirmi dove stavi andando, credo proprio che dovrò raccontare tutto agli zii».
 
«No! Non a mamma e papà!» Sembrava proprio che quella minaccia lo avesse nauseato più di tutte le capriole. «Va bene, hai vinto. Qui ci si annoia da morire, stavo andando a trovare Benjamin, il ragazzino che vive nella villa di fronte. È uno forte, mi avrebbe fatto fare un giro sulla sua bicicletta!»
 
Quella notizia lasciò le due sorelle di sasso. Fu Narcissa a rompere il silenzio. «Intendi la villa di quella famiglia Babbana? Cosa ti è saltato in testa? Lo sai che a quelli non ti ci devi neanche avvicinare. Oh Merlino, se gli zii lo verranno a sapere sarà un disastro». La giovane Narcissa iniziò a camminare avanti indietro, aveva la nausea. «Sirius, come hai potuto farci questo?»
 
«A voi? Ma cosa c’entrate voi?» Disse lui, ancora sospeso in aria.
 
«Vuoi scherzare? Siamo una famiglia Sirius, la famiglia Black. Il nome che porti è un retaggio d’onore e di virtù verso il quale devi portare rispetto. Non puoi farti vedere in giro in compagnia di certa gente! Devo ricordarti le parole riportate sull’arazzo di famiglia?» Narcissa aveva sentito pronunciare quelle parole talmente tante volte dai suoi genitori da averle ormai impresse nella memoria.
 
«So cosa c’è scritto su quel benedetto arazzo, è a casa mia! Ma io non voglio mica sposare Benjamin, volevo solo usare la sua bicicletta. È un tipo simpatico, dico davvero!»
 
«Ora basta!» Urlò Bellatrix che fino a quel momento aveva ascoltato la conversazione senza più aprire bocca. «Come osi parlare in questo modo della feccia Babbana! È proprio vero quello che dicono mamma e papà su di te, sei destinato a diventare un traditore del tuo sangue! E lo sai cosa succede ai traditori vero?» Una luce di follia si accese negli occhi della strega che, con un colpo di bacchetta fece apparire un fuoco sotto al cugino, ancora sollevato da terra. «Il loro nome viene bruciato dall’arazzo di cui tu parli con tanto disprezzo!»
 
Sirius si dimenò con ancora più tenacia, ma non poteva nulla contro la magia di Bellatrix, che lo teneva sospeso su quel rogo che si allargava sempre di più. «Tu sei pazza! Pazza!»
 
«Bella adesso basta, ha capito». Si intromise Narcissa.
 
«Lo dico io quando è abbastanza». Replicò lei, spostando lentamente il corpo di Sirius verso le fiamme.
 
«Ho detto basta!» Il corpo di Narcissa si mosse istintivamente. Si lanciò tra Sirius e sua sorella sguainando la bacchetta. «Protego!»
 
Uno scudo si aprì di fronte a lei, spezzando il contatto tra Bellatrix ed il cugino. Il fuoco si spense e Sirius cadde rovinosamente a terra.
 
«Cissy levati di mezzo. Subito!» Ruggì Bellatrix come indemoniata.
 
«No. Stai esagerando». Era la prima volta nella sua vita che Narcissa si opponeva ad una delle sorelle maggiori, ma sentiva di doverlo fare.
 
«Bene, se vuoi batterti, sarai accontentata!» Bellatrix alzò la bacchetta, pronta per lo scontro.
 
«Nessuno si batterà con nessuno!» Andromeda fece il suo ingresso in cortile, sconvolta. Narcissa e Bellatrix abbassarono entrambe le bacchetta. Andromeda aveva quel potere: ispirava tanta autorità quanto i loro genitori. «Sirius, rientra in casa. Bella, anche tu, non dovresti usare la magia fuori da Hogwarts! Tu Cissy invece non muoverti da qui».
 
Narcissa rimase immobile mentre sua sorella maggiore osservava Sirius e Bellatrix eseguire gli ordini. Poi Andromeda si voltò verso di lei: sorrideva.
 
«Tutto bene?» Le chiese con dolcezza.
 
«Si, tutto bene…» Ma non era vero. Si era ribellata a Bellatrix e l’aveva fatto per difendere… un traditore del suo sangue. Perché questo era Sirius, in fondo lo sapevano tutti in famiglia. «È solo che Bellatrix a volte è così… aggressiva. E da quando si è messa con Rodolphus è peggiorata».
 
«Sicura che sia solo questo il problema?»
 
Narcissa ci rifletté, soppesando le parole da dire. «Quanto hai sentito della nostra conversazione?»
 
«Tutto quanto. Non stavate proprio bisbigliando». Rispose Andromeda, strappandole un sorriso.
 
«Quindi sai che Sirius ha fatto amicizia con… quello lì
 
Andromeda scrutò la sua sorellina, cercando di capire dove volesse andare a parare. «Ti senti in colpa per averlo protetto?»
 
Narcissa scosse il capo in cenno d’assenso.
 
«Hai fatto quello che ritenevi giusto, non hai niente di cui incolparti». Le disse prendendole la mano. Il suo tocco era caldo e rassicurante. «E per quanto riguarda Bella…» Andromeda si fece più vicina a lei. «…so che quello che le hai visto fare a Sirius ti ha spaventata, è normale. Purtroppo Bellatrix ha sperimentato tutto questo sulla sua pelle talmente tante volte da essersi ormai dimenticata quanto possa fare paura, o fare male».
 
Narcissa strinse più forte la mano di Andromeda. Entrambe avevano sentito le urla di Bellatrix echeggiare tra le mura domestiche ogni volta che il padre le impartiva delle punizioni, me nessuna di loro ne aveva mai parlato apertamente.
 
Andromeda doveva aver intuito i suoi pensieri, perché le sorrise di nuovo. «A volte ho l’impressione che sia solo alla ricerca di qualcosa in cui credere. Quindi quello che possiamo fare per lei è ricordarle ogni giorno che la amiamo e che non è sola».
 
Poi l’abbracciò. Un abbraccio lungo e ricco di significati. Perché per la prima volta Andromeda le aveva parlato come un’adulta e l’aveva fatta sentire bene, meno colpevole.
 
«Dromeda senti…» Chiese Narcissa sciogliendo l’abbraccio. «Secondo te Sirius finirà davvero a Grifondoro?»
 
Andromeda rise. «Onestamente, non ne sarei affatto sorpresa!» Vedendo l’espressione buia di Narcissa però la rassicurò. «Sarebbe poi così terribile? Se vuoi la mia opinione, lo smistamento è del tutto sopravvalutato. Gli esseri umani sono creature troppo complesse per poter essere classificate in base ad una singola dote. Tu, ad esempio, sei furba e ambiziosa come una Serpeverde, ma oggi sei stata coraggiosa come una Grifondoro!»
 
«Io invece ho sempre pensato che tu saresti stata perfetta tra i Corvonero!» Entrambe le sorelle risero un’ultima volta, prima di rientrare in casa.
 
Quella fu la loro ultima estate a Villa Crabbe. Il settembre successivo, Sirius fu smistato in Grifondoro, dove conobbe James Potter. Da quel momento, la tensione in famiglia crebbe a dismisura, rendendo impossibile qualsiasi rapporto di convivialità tra i cugini. Tutto ciò che rimase fu il ricordo delle giornate trascorse sotto il sole del Kent e il profumo della brezza del Mare del Nord.
 
Narcissa ruotò lo sguardo il minimo necessario per poter osservare sua sorella Bellatrix, l’assassina di Sirius, seduta accanto al suo letto. Si chiese se Andromeda in fondo non avesse sempre avuto ragione: forse Bellatrix era davvero alla ricerca di qualcosa in cui credere, forse è per questo che si era unita ai Mangiamorte, forse adesso le cose sarebbero diverse se lei le fosse stata più vicina, se l’avesse amata di più.
 
Qualcuno bussò alla porta ed Alecto Carrow fece capolino nella stanza. «Un'altra lettera del moccioso».
 
Bellatrix si fece passare la busta e ne lesse attentamente il contenuto. «Cissy, Draco è preoccupato per te, vuole sapere se stai bene. Perché non gli mandi una bella lettera? Ti farà bene parlare con lui».
 
Ma Narcissa non si mosse. Tutto ciò che desiderava era poter dire al suo bambino quanto le mancasse, ma sapeva che il modo migliore per proteggerlo era tenerlo lontano da lei e dalla sua mente.
 
Bellatrix sospirò, rivolgendosi ad Alecto. «Così non va. Dobbiamo trovare una soluzione».

 

20 Gennaio 1997:
 
Osservo con trepidazione in gufi che volano sopra le nostre teste durante la colazione, augurandomi che tra loro ce ne sia uno che porti una lettera indirizzata a me. Purtroppo non è così.
Ormai sono passati diversi giorni da quando ho scritto a mamma, niente di speciale, solo per chiederle come stava e ringraziarla del regalo, eppure non ho ancora ricevuto risposta: nessuna comunicazione, proprio come prima delle vacanze.
 
«Aspettavi posta?» Chiede Pansy osservandomi incuriosita.
 
«È evidente». Rispondo glaciale.
 
Ieri ho avuto la prima lezione di Pozioni avanzate con Piton, che mi ha spiegato le basi della Pozione Extimulo, un elisir per incrementare la potenza degli incantesimi. Si tratta di una pozione complessa, la cui realizzazione richiederà dalle tre alle quattro settimane. Ammetto di essere stato scettico riguardo alle lezioni private con Piton, ma mi mancava darmi davvero da fare in Pozioni e adesso non vedo l’ora di mettermi al lavoro.
Di contro, è dall’inizio del mese che mi sento costantemente sotto osservazione: Piton non fa altro che ripetermi di dover trascorrere più tempo con gli altri Serpeverde, di non attirare l’attenzione e di comportarmi come sempre. Ovunque vada sento i suoi occhi puntati su di me, che scruta i miei comportamenti quantificandoli su una scala da ordinario a sospetto. Per questo ho ricominciato a mangiare insieme ai miei compagni di casa, pur non riuscendo ancora a tollerare la compagnia di Pansy, unica responsabile della mia nuova libertà vigilata.
 
«Allora, quando ricominciate gli allenamenti?» Chiede Blaise rivolto a me, Tiger e Goyle.
 
«Questa domenica». Risponde Tiger a bocca piena. «La prossima partita è tra un paio di mesi, contro i Corvonero».
 
«Una vera perdita di tempo, tanto ormai possiamo puntare al massimo al secondo posto». Lo incalza Goyle addentando una fetta di bacon.
 
«Non è detto: se Tassorosso riesce a chiudere la partita contro i Grifondoro con un vantaggio di duecentotrenta punti, potreste ancora puntare alla coppa». È stata Pansy a parlare, facendo voltare tutti verso di lei. «Che c’è? Non fate altro che parlare di Quidditch, ormai mi sono appassionata».
 
Questo strappa una risata a Blaise. «E brava la nostra Pansy!» Dice battendole una pacca sulla spalla.
 
«Comunque secondo me ti saresti dovuto presentare tu nel ruolo di capitano, Draco». Mi confessa Tiger abbassando la voce. «Urquhart è davvero un coglione».
 
Scrollo le spalle. Giorni fa mi sarei giustificato alludendo a qualche missione di fondamentale importanza assegnatami dall’alto, ma ora lo sguardo indagatore di Piton, seduto al tavolo degli insegnanti, mi convince a desistere. Forse non ha tutti i torti quando mi dice di mantenere un basso profilo: da quando è rientrato ad Hogwarts, ho beccato Potter a guardarmi di sottecchi più di una volta. Mi chiedo cosa stia tramando.
 
Finito di mangiare, ci incamminiamo verso la serra di Erbologia. Non faccio in tempo però a mettere piede fuori dal castello che un tornado in divisa Grifondoro mi investe in pieno, urtandomi con una forte spallata.
 
«Scusatemi!» Urla la Granger correndo a perdi fiato verso la serra.
 
«Era la Mezzosangue quella?» Chiede Pansy con voce disgustata.
 
«Forse ha paura di perdersi il posto il prima fila». Commenta ironico Blaise.
 
Io invece non dico niente, sono troppo concentrato a scrutare il galeone che la Granger, nel suo passaggio, ha lasciato nella mia mano destra. È uno di quelli usati dall’Esercito di Silente, ne sono sicuro. Osservo con attenzione il numero di serie riportato sul bordo della moneta.

 
000024011997
 
Venerdì, a mezzanotte.

 
 
24 Gennaio 1997:
 
Proprio come l’ultima volta, nella Stanza delle Necessità è apparsa una pedana per i duelli, illuminata da numerose fiaccole disposte lungo tutto il perimetro.
 
Io attendo pazientemente l’arrivo di Malfoy, in ritardo di dieci minuti. In verità, per maggiore prudenza, sono io ad essere arrivata con più di mezz’ora d’anticipo. Dopo che Harry mi ha rivelato i suoi sospetti sul Serpeverde ho temuto che potesse iniziare a spiarlo con la Mappa del Malandrino.
Da questo punto di vista la Stanza delle Necessità si presta perfettamente ai miei incontri con Malfoy: lo scorso anno, infatti, mi sono accorta che la Stanza è protetta da un incantesimo che la rende indisegnabile, proprio come il castello di Hogwarts. Non credo che Harry se ne sia ancora reso conto. Ciononostante, preferisco comunque arrivare con un po’ di anticipo, così da non essere vista incrociare Malfoy per i corridoi in piena notte e sparire dalla Mappa insieme a lui.
 
Se prima i miei incontri con Draco Malfoy potevano ancora dirsi casuali, adesso sono il frutto della premeditazione. In pratica ci sono dentro fino al collo. È la prima volta che infrango le regole e butto il buon senso alle ortiche solo per me stessa… e ne sono elettrizzata!
 
La porta della Stanza delle Necessità si materializza, permettendo l’ingresso della Serpe.
 
«Iniziavo a credere che non avessi decifrato il codice». Commento salendo sulla pedana.
 
«Tu mi sottovaluti. Come Leader della Squadra di Inquisizione era scontato che avrei capito il messaggio». Si pavoneggia lui.
 
«La Squadra di Inquisizione… Speravo davvero di non doverla più sentir nominare». Ripensare alla Umbridge e alla sua combriccola mi mette i brividi.
 
«Ti da fastidio quando qualcuno ti mette i bastoni fra le ruote?» Chiede salendo a sua volta sulla pedana.
 
«A nessuno piacere essere intralciato, tanto meno se da quel rospo della Umbridge e dai suoi valletti». Rispondo io mettendomi in posizione d’attacco.
 
«Che gusto c’è ad infrangere le regole se non c’è nessuno a farle rispettare? Ammettilo Granger, sono la vostra raison d’être». Anche Malfoy si prepara ad attaccare.
 
«Quindi adesso dovrei anche ringraziarti?» Chiedo sferrando il primo attacco.
 
Nessun convenevole, nessuna formalità: il duello ha inizio.
 
Malfoy para il mio colpo con maestria, contrattaccando con rapidità. «Potresti provare».
 
Riesco a schivare il suo incantesimo appena in tempo. «Grazie Malfoy per essere il Serpeverde più meschino, subdolo e calcolatore che Hogwarts abbia mai ospitato. Expelliarmus
 
Un’altra parata. «Ti prego Granger, tutti questi complimenti mi faranno arrossire. Engorgio
 
Il fuoco della fiaccola più vicina a me cresce a dismisura, invadendo il campo di battaglia e avvicinandosi pericolosamente alla mia divisa. «Aqua Eructo!» Le fiamme si spengono, lasciando una macchia scura sulla pedana. Malfoy ne approfitta per attaccarmi ancora. Riesco a parare il suo incantesimo appena in tempo.
 
Il duello prosegue a ritmo frenetico, senza lasciarci nemmeno un istante per prendere fiato. I colpi di Malfoy sono potenti ed energici, mentre i miei veloci e precisi. Nessuno dei due esita, nessuno dei due si risparmia. Dopo solo poche mosse capisco di poter dare il meglio di me senza alcuna remora. Lo sguardo del Serpeverde è agguerrito e concentrato, ma le sue labbra sono inarcate verso l’alto in un sorriso, rivelando il suo reale stato d’animo.
 
«Tarantallegra!» Malfoy mi colpisce in pieno. Un attimo dopo, le mie gambe iniziano ad agitarsi senza controllo, in una danza forsennata.
 
Maledizione, mi sono distratta! Devo impedirgli di attaccarmi ancora prima che la sua fattura svanisca, o non sarò in grado di proteggermi. «Dismundo
 
La Maledizione degli Incubi: fa apparire agli occhi dell’avversario delle visioni terrificanti. Si tratta più di un brutto scherzo che di un vero e proprio incantesimo offensivo, ma spero che riesca a farmi guadagnare abbastanza tempo.
In realtà la fattura funziona anche meglio del previsto: Malfoy si immobilizza, spalancando gli occhi attonito. Non so cosa stia vedendo, ma di qualsiasi cosa si tratti riesce a distrarlo a sufficienza da far svanire l’effetto del suo incantesimo e farmi attaccare di nuovo. «Expelliarmus
 
Questa volta riesco a colpirlo: la bacchetta di Malfoy vola via dalla sua mano, rotolando giù dalla pedana. L’incontro è terminato. Solo adesso il Serpeverde sembra rinsavire.
 
«Non credevo ti saresti lasciato fregare da un trucchetto così banale!» Dico mentre cerco di riprendermi dalla danza sfrenata.
 
«Già…» Commenta gelido lui, recuperando la bacchetta.
 
Conoscendolo, direi che la sconfitta lo ha messo davvero di cattivo umore. Ma qualcosa nel suo sguardo schivo e nella sua voce fredda mi suggerisce che ci sia dell’altro.
 
«Stai bene Malfoy?» Gli chiedo avvicinandomi.
 
«Certo».
 
«È evidente che non stai bene, vuoi dirmi perché?»
 
«No, non voglio».
 
Restiamo per un attimo in silenzio. Malfoy guarda il pavimento, mentre io guardo lui. Solo adesso mi rendo conto del leggero tremore delle sue mani, strette attorno alla bacchetta: qualunque cosa la Maledizione degli Incubi gli abbia mostrato, lo ha davvero sconvolto.
 
«È meglio che vada». Sentenzia lui senza guardarmi negli occhi.
 
Vedendo l’ingresso della Stanza delle Necessità ricomparire di fronte al Serpeverde, sento di non volerlo lasciare andare via. Ma lui non vuole parlare con me. Cosa posso fare?
 
«Ho bisogno del tuo aiuto per una missione!» Dico senza starci troppo a pensare.
 
Il Serpeverde indugia: devo aver solleticato la sua curiosità.
 
«Che genere di missione?» Chiede lui senza voltarsi.
 
«Devo entrare nel Reparto Proibito».
 
Un suo sguardo mi basta per capire di aver fatto centro.
 
Ci incamminiamo circospetti lungo i corridoi di Hogwarts, in direzione della Biblioteca. Tutta la prudenza adottata finora per evitare di farmi vedere con Malfoy sulla Mappa del Malandrino è andata in fumo e io mi ritrovo a sperare che Harry sia già andato a dormire. Fortunatamente, raggiungiamo la biblioteca senza incontrare Gazza o quale Auror.
 
«Tu resta vicino alla porta di ingresso, se senti arrivare qualcuno, accendi due volte la punta della bacchetta, così saprò di dovermi nascondere». Dico a Malfoy in tono autoritario.
 
«Mi hai portato qui per farmi fare la guardia? Perché non mi dici cosa stai cercando? Così io vado nel Reparto Proibito e tu resti qua a girarti i pollici».
 
Non posso dire a Malfoy che sto cercando delle informazioni riguardo agli Horcrux, Harry non me lo perdonerebbe mai. Il motivo per cui sono costretta a intrufolarmi di nascosto nel Reparto Proibito, è che nessun professore ha voluto concedermi l’autorizzazione per documentarmi a riguardo. Deve trattarsi di Magia Oscura molto avanzata.
 
«Tu hai i tuoi segreti, io ho i miei». Gli dico strizzando l’occhio e addentrandomi tra gli scaffali della biblioteca.
 
Raggiungo il cordone che demarca il Reparto Proibito e lo scavalco con attenzione. Ho già consultato il catalogo della biblioteca diversi giorni fa e so quali libri consultare per primi. Estraggo con cura dai ripiani polverosi Compendio dei Manufatti Oscuri e Demoniaci, Guida alla Negromanzia ed infine Delle Magie Fetide e Putridissime.
Inizio a sfogliare rapidamente i volumi, senza mai smettere di tenere d’occhio Malfoy. È incredibile che abbia accettato di seguirmi senza remore ed è ancora più incredibile che, a parti invertite, sono certa che avrei fatto lo stesso.
Nei primi due tomi leggo di evocazioni, riesumazioni, possessioni e maledizioni di cui non avevo mai sentito parlare, ma nessun accenno agli Horcrux. Faccio fatica ad immaginare l’esistenza di malefici più terribili e raccapriccianti di questi ed inizio a sospettare che anche i libri del Reparto Proibito, pur trattando di Arti Oscure, siano comunque sottoposti ad una selezione. Forse ad Hogwarts non troverò mai quello che cerco.
 
La bacchetta di Malfoy si accende: è il segnale.
 
«Nox». Sussurro nascondendomi sotto ad un tavolo e portando con me i tre tomi.
 
La porta cigola e nella Biblioteca fa il suo ingresso Gazza: riconosco il suo passo zoppicante. Prego con tutte le mie forze che con lui non ci sia Mrs. Purr, altrimenti ci troverà di sicuro. Sento il respiro pesante del custode che si muove lungo il corridoio principale, avvicinandosi pericolosamente al Reparto Proibito. Per lo meno a quest’ora deve aver già superato Malfoy. Ad un certo punto si ferma. Dalla mia posizione riesco solo a vedere la luce emanata dalla sua lanterna: è molto vicino. Trattengo il respiro mentre prego che non si accorga degli spazi vuoti lasciati sugli scaffali della libreria. Dopo un tempo che mi pare infinito, Gazza si schiarisce la gola e fa dietrofront, uscendo dalla biblioteca.
 
Tiro un sospiro di sollievo, uscendo dal mio nascondiglio ed accendendo di nuovo la bacchetta.
 
«Ci è mancato poco!» Sussulto: non mi ero accorta che Malfoy si fosse avvicinato. «Vero coraggio Grifondoro, complimenti». Mi schernisce lui.
 
«Non dovevi fare il palo?»
 
«Rilassati, ormai non tornerà più qui». Dice scavalcando anche lui il cordone e sbirciando tra i libri che ho appena consultato. «Merlino! Granger se vuoi dedicarti alle Arti Oscure basta dirlo, non ti giudico, anzi». Le sue parole però sono tradite dalla sua espressione, inorridita di fronte alle pratiche descritte in Guida alla Negromanzia.
 
Mi accingo ad aprire l’ultimo tomo rimasto quando Malfoy, con gli occhi ancora puntati sul libro, sussurra. «Ho visto mia madre, quando mi hai lanciato quel Dismundo». La sua voce è poco più di un soffio, quasi come se stesse parlando più con sé stesso che con me. Non so cosa abbia spinto Malfoy a confidarmi questo segreto, ma capisco di non dover dire nulla, di doverlo ascoltare e basta, in silenzio. «Prima di partire per Hogwarts abbiamo avuto una discussione ed io… ho esagerato. Da quando sono qui le avrò scritto decine di lettere ma non ho mai ricevuto risposta. Pensavo fosse arrabbiata ma adesso… non lo so più».
 
Continuo a sfogliare il volume, riflettendo sulla confessione di Malfoy. Ora la sua apprensione la sera della cena del Lumaclub ha più senso. Certo, adesso anche l’ipotesi di Harry prende piede: se è vero che i Mangiamorte sono nascosti al Manor, allora forse Malfoy teme che possano aver fatto del male a sua madre. Ammesso che ci siano dei Mangiamorte al Manor ed ammesso che Malfoy lo sappia.
Riguardo alla conversazione con Harry, ricordo che ha accennato ad una visita di Piton a casa Malfoy. Se è vero, deve pur sapere qualcosa.
 
«Non c’è nessuno vicino alla tua famiglia a cui poterti rivolgere?» Azzardo.
 
Lui rimane in silenzio, sfogliando le pagine del libro di Negromanzia senza però leggerlo davvero. Poi dice «il Professor Piton l’ha vista a Natale». Fa una pausa, forse chiedendosi se non stia rivelando troppo. «Loro si conoscono dai tempi della scuola, sono molto legati». Dice come per giustificarsi. «Mi ha detto che sta bene».
 
«Ma tu non gli credi, dico bene?»
 
«No, non gli credo».
 
Inizio a sentirmi malissimo: per quanto mi sforzi, non riesco a trovare nessuna soluzione che possa aiutare Malfoy. Sono del tutto impotente. Non riesco neanche ad immaginare cosa deve essere per Malfoy sentirsi così ogni giorno. Per la prima volta in vita mia non ho la risposta ma, guardando il Serpeverde, comprendo che da parte mia non si aspetta alcuna soluzione, solo comprensione.
 
«È per questo che hai lasciato a me la penna…» Lui annuisce in silenzio. «Non è molto ma sappi che, se la rivorrai, basterà chiederlo». Lui annuisce ancora, poi si allontana: il discorso è chiuso.
 
Riporto il mio sguardo sul libro. Sto quasi per rinunciare, ma una piccola nota a piè di pagina attira la mia attenzione: “Dell’Horcrux, la più malvagia delle magiche invenzioni, non discorreremo né daremo istruzione”.
Ma allora perché citarlo!? Roba da matti. Questa visita al Reparto Proibito è stata completamente inutile.
 
Guardo Malfoy, che si aggira tra gli scaffali osservando il dorso dei libri. Forse non è stata poi del tutto inutile…
 
Rimetto i tre volumi al loro posto e usciamo alla Biblioteca in completo silenzio. Sono quasi le tre di notte e, forse a causa di tutta la Magia Oscura di cui ho letto finora, sono inquieta. Mi muovo guardinga verso la scalinata principale e vedo Malfoy fare lo stesso: avanziamo a passo sostenuto continuando a guardarci intorno, come se un demone o un Inferius dovesse nascondersi dietro ogni angolo. Ma ciò che troviamo in fondo al corridoio del terzo piano è anche peggio: sotto la luce fioca delle lanterne, distinguiamo chiaramente il profilo di uno degli Auror che ci guarda sbigottito.
Ecco, è la fine. Ora ci porterà da Gazza, poi finiremo dal preside e in un attimo tutta la scuola saprà che io e Malfoy eravamo insieme a…
 
«Corri!» Non faccio in tempo a terminare il mio pensiero che la mano del Serpeverde si stringe intorno al mio braccio, trascinandomi in una fuga scalmanata.
 
«Fermi dove siete!» L’Auror si lancia all’inseguimento, ma quella manciata di secondi preziosi che ci ha fatto guadagnare Malfoy ci permettono di seminarlo.
 
Dopo poco però mi accorgo di un’enorme falla nel piano del Serpeverde. «Devo fermarmi, non ce la faccio più!»
 
«Tieni duro, manca poco!» Mi esorta lui senza smettere di reggermi.
 
Girato l’angolo superiamo l’aula di Incantesimi e ci ritroviamo nel corridoio che porta all’ingresso della Torre dell’Orologio. Malfoy però non entra, si lancia dietro all’arazzo di Cassandra Vablatsky che Svela il Futuro, appeso alla fine del corridoio, trascinandomi con sé.
 
Stretti dietro all’arazzo più alto che largo tratteniamo il fiato, sperando che l’Auror non si accorga dei nostri piedi che sbucano. Dobbiamo essere stati baciati dalla Dea Bendata, perché anche questa volta riusciamo a farla franca. Il mago, infatti, tira dritto senza accorgersi di noi. «Dannati ragazzini». Lo sentiamo dire prima di sbattersi la porta d’ingresso della Torre alle spalle.
 
Aspettiamo immobili che anche il rumore dei suoi passi si faccia lontano per poi scioglierci in una ricca ed incontrollabile risata.
 

 

 
Note dell’autore:
 
Ciao a tutti Potterheads!
 
Eccoci qui con un nuovo capitolo! Questa volta abbiamo fatto un altro tuffo nel passato di Narcissa. Spero vi sia piaciuto leggere questo frammento di vita della famiglia Black, il cui scopo era di aggiungere un altro tassello alla personalità della mia Narcissa.
Vorrei fare un piccolo chiarimento: con questo capitolo non voglio assolutamente giustificare Bellatrix per tutte le atrocità che ha commesso. Lungi da me! Credo solo però (come ho specificato anche nell’introduzione di questa storia) che nella vita non esista solo il bianco ed il nero e che anche la persona peggiore al mondo possa aver sofferto molto o possa essere stata amata ed aver amato.
 
Ma passiamo al secondo arco narrativo di questo capitolo! Hermione e Draco hanno iniziato a fidarsi l’uno dell’altra e ad aprirsi. Questo è un momento di svolta importante per loro che, come ha fatto notare Hermione, ormai ci sono dentro fino al collo. Spero davvero che il loro secondo duello, la ricerca nel Reparto Proibito e la fuga dall’Auror vi siano piaciuti e vi abbiano strappato una risata! Attendo il vostro responso.
 
Buona Domenica!
Flami151
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Flami151