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Autore: LaPrincesseJasmine    19/04/2021    2 recensioni
STORIA INCENTRATA SU ALEX E MARC
Dal testo: "L'ipotesi era inconcepibile. Sfuggiva ad ogni logica ma, d'altronde, tutta quella vicenda era fuori dal comune.
Alex non sapeva cosa fare. La testa le doleva e non aveva più la forza di pensare: in poco tempo tutto il suo mondo le era crollato addosso."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE!! Capitolo breve ma molto intenso

Quei giorni con Alex per Marc erano stati senza dubbio i migliori della sua vita, il solo fatto di poter stare lì con lei, senza preoccuparsi di nulla, gli faceva toccare il cielo con un dito.

Per la prima volta nella sua esistenza desiderò di non essere Marc de Ponthieu ma di essere semplicemente Marc, un contadino o un garzone qualunque. Essere lì con Alex, senza responsabilità nei confronti del feudo, della casata, senza timore di doversi comportare in un modo piuttosto che in un altro, faceva pensare a Marc di aver davvero trovato il paradiso in terra. 

“Potremmo anche non tornare sai” le disse una sera “potremmo scappare lontano e ricominciare da zero, solo io te e il piccolino, io potrei imparare un mestiere, non navigheremmo nell’oro ma ce la potremmo cavare. Non sarebbe bellissimo Alex?”

Alex gli sorrise. “Sì Marc sarebbe splendido. Ma lo sai… tu sei l’erede del feudo…”

“Ma c’è Michel! Può prendere il mio posto.” Intervenne prontamente il ragazzo.

“E i tuoi genitori? Non vedremmo mai più nessuno, neanche lo immagini quanto erano preoccupati per te quando sono scappata” rispose Alex.

“Hai ragione.” Concordò Marc. “Ma giuro su Dio che se qualcuno prova di nuovo a separarmi da te… da voi… questa volta non ci sto.”

Marc si stava ancora abituando all’idea che di lì a poco sarebbe diventato padre. Era felicissimo e già amava immensamente il suo piccolino, il dono più bello dell’amore tra lui ed Alex. 

Però certe volte gli sembrava impossibile di potercela fare. Suo padre sapeva sempre cosa dirgli, sapeva consolarlo, aiutarlo, era un uomo moralmente ineccepibile, valoroso, intelligente e mille altre qualità. 

Sua madre raccontava spesso di come suo padre si fosse procurato le sue cicatrici sulla schiena salvandola da un malfattore. Diciassette frustate, e le aveva sopportate senza implorare pietà. Suo padre era l’esempio perfetto di come dovrebbe essere un perfetto cavaliere.

Lui invece era solo Marc, quello che combinava solo guai e gli sembrava impossibile di fare da padre a qualcuno.

Sapeva solo che ci avrebbe provato con tutte le sue forze, voleva essere il miglior papà possibile per suo figlio.

Appena Alex si fu rimessa un po’ in forze lasciarono il vecchio fienile abbandonato e si incamminarono verso Chatel Argent, la speranza di Marc era quella di trovare in un villaggio qualcuno che avrebbe potuto dargli un passaggio.

Purtroppo, erano in un luogo abbastanza isolato e non incontrarono nessun villaggio per diverse miglia. Proprio quando finalmente sembrò presentarsi sul loro cammino un raggruppamento di casupole, Alex si piegò con una smorfia di dolore.

“Che succede?!” chiese Marc allarmato. 

Alex si premette il ventre lamentandosi dal dolore. “Mi fa male Marc, malissimo. Ma non può nascere adesso, sono incinta solo di sei mesi.”

Alex si accasciò a terra continuando a tenersi la pancia. Marc non sapeva cosa fare per aiutarla.

“Alex, aggrappati a me.” Disse “ti porto a quel villaggio, magari qualcuno può aiutarti!”

Alex fece per aggrapparsi a lui e a quel punto una macchia scura, rosso bordeaux, iniziò ad allargarsi sui pantaloni di Alex, stava sanguinando.

Marc non era certo un medico e non sapeva nulla di gravidanze e parti ma era piuttosto sicuro che quel sangue non significasse nulla di buono.

Guardò Alex negli occhi ma nessuno dei due trovò il coraggio di dire niente anche se entrambi sapevano cosa stesse succedendo.

Marc prese Alex tra le braccia e si avviò verso il villaggio col cuore in gola.


La contadina che li aveva accolti era stata subito chiara: il bambino stava soffrendo, probabilmente sarebbe morto.

Ad Alex sembrava di morire ma non dal dolore fisico, ma da quello che provava dentro.

Se fosse stata nel mondo moderno, suo figlio avrebbe potuto sopravvivere, ne era certa. Ma invece lì, nel 1200, non esistevano terapie intensive, incubatrici e quant’altro. Il sangue non si fermava ed era sicura che il piccolo sarebbe morto, anzi probabilmente lo era già. Anche lei sarebbe morta dissanguata, si sentiva sempre più debole e tremava dal freddo, nonostante fuori ci fossero più di trenta gradi.

“Domani sarà tutto finito” si ripeteva come un mantra, anche se non sapeva bene a cosa si stesse riferendo: al bambino, a se stessa che sarebbe morta, al dolore che provava…

Avrebbe solo voluto chiudere gli occhi e dimenticare tutto, stava quasi bramando la droga allucinogena che le aveva dato il locandiere, avrebbe tanto voluto non capire più nulla.

Ormai il piccolo era una presenza costante nella sua vita, la sua unica sicurezza; si era abituata ai suoi calcetti, ai suoi movimenti. Lei e Marc avevano fantasticato su come sarebbe stato, a chi sarebbe somigliato, se sarebbe stato un maschietto o una femminuccia. Ora niente aveva più importanza.

Quasi senza accorgersene una lacrima le scivolò sul viso, seguita immediatamente da un’altra e un’altra ancora. Marc con un gesto delicato della mano gliele asciugò e si sedette vicino a lei senza dire una parola.

Alex sapeva quanto anche lui stesse soffrendo, quanto si stesse impegnando per mantenere un contegno, per mantenersi coraggioso per dare forza a lei. Ma Alex lo conosceva troppo bene.

La ragazza si sentiva tremendamente in colpa: se fosse rimasta buona a Chatel-Argent, come tutti le avevano detto di fare, tutto questo non sarebbe successo e il suo piccolo sarebbe sopravvissuto. Non se lo sarebbe mai perdonato.

E così arrivò la notte, con Alex che fissava il muro mentre il sangue le scorreva e Marc vicino a lei che sussurrava preghiere.

 
   
 
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