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Autore: Sanae77    22/04/2021    6 recensioni
Si fanno scelte nella vita che spesso coinvolgono gli altri.
Altre volte, senza esserne coscienti, sono le tue scelte a portare conseguenze.
Ma indipendentemente da ciò che scegliamo... il nostro destino è già scritto?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koshi Kanda, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tsubasa è tornato.
L’ho saputo da Yukari che mi ha chiamata dieci minuti fa; glielo ha detto Ryo. Ishizaki è meglio del telefono senza fili. Ho schiacciato la cornetta rossa sul cellulare continuando a fissarlo come un ebete. Sono passati otto mesi dalla partita con l’Olanda e ora la frase del capitano mi rimbomba in testa come un gong.
 
Tornerò Sanae e sai che io non mi arrendo mai!
 
Stasera mi vedo con Koshi mentre gli altri hanno detto che vanno a celebrare il suo ritorno. Non posso mancare ai festeggiamenti ma al contempo se non esco con il mio ragazzo, per via di Ozora, mi aspetta una paternale da incubo. Yukari ci andrà con Kazuo ha detto. Potrei portare anch’io Koshi, non sarebbe la prima volta che usciamo tutti insieme con i nostri amici, ma ora…
 
Ora è tornato colui che sottopelle è rimasto nascosto e non è mai andato via. Forse dovrei rivedere la mia relazione con Kanda. Sbuffo perché non so come gestire una cosa così improvvisa; se solo lo avessi saputo prima.
 
Saputo prima cosa? Eh, Sanae, ma brava! Ora che torna il capitano scarichi il rimpiazzo. Brava davvero!
 
La coscienza non si è fatta assolutamente attendere tra i miei pensieri. Sospiro buttando il cellulare sul letto, poi cambio idea e lo afferro nuovamente. Stringo il labbro inferiore tra i denti e dopo aver digitato la password di sblocco apro Instagram. Sono mesi che non entro sul profilo di Tsubasa. Un po’ perché non posta mai nulla, e l’altro motivo era la paura di trovare la notizia di un qualsivoglia fidanzamento.
 
Come se poi Ryo non lo avrebbe detto se fosse accaduto.
 
Ancora una volta la mia coscienza è più razionale di me. In un coraggio che non credevo di avere apro il suo profilo. Non ha messo niente per mesi, come immaginavo, ma oggi un post lo ha messo eccome.
La foto dell’aeroporto di Narita in primo piano e due semplici righe sotto.
 
Torno a casa con la consapevolezza di un nuovo inizio e la voglia di non arrendermi mai.
 
Il famoso pugno allo stomaco ha colpito di nuovo per poi sciogliersi in un caldo liquido che si dirama per ogni parte del corpo. Continuando a scuotere la testa voglio convincermi che siano solo coincidenze a non messaggi subliminali.
 
Povera ingenua.
 
“E basta!” controbatto alla mia coscienza come se a voce alta potessi avere più autorità. Illusa.
Prendo il telefono e chiamo Koshi, voglio andare a quella cena; è stato il nostro capitano ed è giusto che festeggi con gli altri. Spero che il mio ragazzo non s’arrabbi, dopotutto è solo una cena.
 
Ora si chiama solo una cena…
 
Perplessa penso alla mia stessa coscienza che mi percula, se continua così devo farmi vedere da uno bravo.
Finalmente dopo cinque squilli Kanda risponde: “Ciao, senti, che ne dici se andiamo insieme alla cena della squadra di calcio stasera?”
“Sai cha stasera mi alleno fino a tardi, Sanae.”
Tiro un respiro di sollievo perché proprio lo avevo dimenticato.
“Scusa, lo avevo scordato, visto che Kazuo viene non avevo pensato al tuo allenamento integrativo.”
“Passo a prenderti dopo ok?”
“Va bene, mandami un messaggio dieci minuti prima di partire così mi faccio trovare fuori.” Vigliacca fino alla fine nel chiedere di aspettarmi fuori. Come se il ritorno del ragazzo prodigio possa passare inosservato per tanto tempo.
“Perfetto!”
Una volta riagganciato mi rendo conto di aver omesso un piccolissimo e ingombrante particolare. E dalla tranquillità con cui mi ha risposto Koshi temo che, nel tempio della boxe, la notizia del ritorno di Ozora non sia ancora pervenuta.
 
 
Quando arrivo dinanzi alla porta del locale resto un attimo bloccata dal vedere il capitano dall’altra parte del vetro che sorride, al massimo della gioia, ai suoi compagni di squadra. Mi manca il respiro neppure avessi un appuntamento con lui mentre Yukari mi sta praticamente spingendo verso l’ingresso.
“Sanae che diavolo ti prende? Giochi alle belle statuine?”
“Sc- Scusa è che…” neppure riesco a finire la frase da tanto che il cuore mi pulsa in gola.
Che diavolo mi sta succedendo?
 
Ormoni in subbuglio, colpa loro.
 
Suggerisce la vocina impertinente dentro ai miei pensieri. Aggrotto le sopracciglia visto che mi sembra anche di sentirla ridacchiare. Inizia a farsi seria questa situazione.
 
“Eh, comprensibile, il capitano in abiti borghesi non è malaccio, dopotutto.” La mia migliore amica ha delle uscite che dovrei scriverci un libro.
“Come mai un’amica così idiota è toccata a me?” domando guardandola dritto negli occhi ora che mi sono voltata.
“Tze, ingrata. Quando ti aiuto solo a mettere davanti al tuo sguardo cieco ovvietà palesi.” Il tono teatrale e la mano sulla fronte degna dei migliori drammaturghi mi fanno scoppiare in una risata calorosa e allo stesso tempo liberatoria. 
Sono tesa: è innegabile.
La porta cigola alle mie spalle e senza che faccio in tempo a girarmi la voce profonda e adulta del capitano mi arriva dritta al cervello.
 
“Che fate ancora qua fuori? Perché non entrate?”
 
Sgrano gli occhi mentre Yukari scuote la testa rassegnata. Ma non dice nulla di compromettente, forse il mio sguardo smarrito le ha fatto prendere la decisione di non infierire ulteriormente. Come se non fossi già abbastanza in difficoltà.
Infatti mi supera con disinvoltura, salutando Tsubasa come se lo avesse visto l’altra sera, ed entra lasciandoci soli.
Mi volto visto che non posso assolutamente più sottrarmi al nostro incontro dopo tanto tempo. Vero che ci siamo visti alla partita contro l’Olanda, ma il tempo è stato davvero pochissimo e tra un evento e l’altro sono passati più di tre anni dalla sua partenza per il Brasile.
 
“Mi fa piacere che sei venuta, Sanae.”
 
Mi struggo per il mio nome pronunciato dalle sue labbra e con quel tono così diverso, non più da ragazzino. Cosa ci siamo persi di questi anni?
 
Niente che non si possa recuperare, non farla lunga.
 
Scaccio il pensiero impertinente e contraccambio il sorriso per non fare la figura dell’ebete.
 
“Non poteva mica mancare la prima manager.”
“Giusto. Entra.” M’invita aprendo la porta, faccio due passi per varcare la soglia e la sua mano che si appoggia in mezzo alle mie spalle per agevolare l’ingresso è fuoco anche attraverso la stoffa. Un brivido parte da lì diramandosi in tutto il corpo facendolo vibrare leggermente. Tsubasa avverte questo piccolo sussulto infatti mi chiede se io abbia freddo.
 
Ah-ah-ah-ah ora si chiama freddo! Il mio sesto senso ride al posto mio.
 
“No, non temere, non ho freddo è solo la differenza tra esterno e interno.” Lo rassicuro mentre raggiungiamo il tavolo.
Gli altri si sono già sistemati, come di consueto siamo suddivisi tra maschi e femmine, infatti lui prende posto al lato dei ragazzi mentre io mi dirigo nell’ultimo spazio libero tra Yayoi e Yukari.
Le pietanze si susseguono mentre lui viene investito di domande sul Brasile, sul calcio, sulle possibili offerte del futuro e sulle ragazze Brasiliane.
 
Io invece mi godo lui.
Me lo godo da lontano, immagazzinando ogni singolo cambiamento che ha fatto in questi anni, a partire dai gesti, dal muovere le mani in maniera più decisa, dalle battute che noto saper gestire meglio e quell’intercalare vocale così diverso da prima. Il tono caldo e profondo m’infondono una calma apparente. Con le mani sotto al mento ascolto i suoi racconti pendendo praticamente dalle sue labbra ed è incredibile come il cervello riesca ad isolare solo la sua voce in mezzo a tante altre.
 
Mamoru e Ryo sono scatenati, tanto euforici da averlo messo visibilmente in imbarazzo lo stanno punzecchiando sulle possibili conquiste fatte in Brasile. Mi lancia di sfuggita delle occhiate di pura vergogna non riuscendo a difendersi dall’attacco. Se in un primo momento ho creduto che sapesse gestire meglio questo tipo di situazioni ora mi fa quasi tenerezza in balia di questi sfottò.
Decido di aiutarlo anche se so già che me ne pentirò.
 
“Se non sbaglio Ishizaki la ragazza della 4B ti ha tirato un bidone clamoroso due sabati fa. Forse neanche le brasiliane verrebbero in tuo soccorso.”
I ragazzi iniziano a ridere come matti. Tsubasa mi guarda grato mimando un accenno di ringraziamento anche con la testa. Arriccio il naso facendo un leggero gesto con la mano; come a dire: dovere capitano!
 
“Eh, lei adesso si è data alla boxe, ma dimmi un po’ Anego: Koshi sa che sei qua stasera?”
 
Sono pronta all’attacco, ma almeno ho salvato Ozora. Tanto di me e Kanda non è una novità, lo sanno anche i muri dopotutto.
 
“Certo – afferro il cellulare e guardo l’orario – appena finiti gli allenamenti mi passerà a prendere. Non ho capito da cosa mi dovrei nascondere. Torna a pensare ai tuoi bidoni Ryo.” So che il tutto mi è uscito con un po’ troppa rabbia e un tono di rimprovero, ma questa discussione sta mettendo tutti in difficoltà arrivando a toccare argomenti che adesso non è il momento neppure di sfiorare. Siamo qua per festeggiare il ritorno di Ozora, non per parlare della mia situazione sentimentale.
L’espressione di Tsubasa cambia, si fa triste e seria, sul bel volto una smorfia quasi di dolore. Solo in occasione di gravi infortuni ho visto quell’espressione dolente sul viso sempre allegro. 
E come al solito è Yukari che riporta tutto su toni più socievoli.
 
“Visto che dei bidoni di Ryo non ce ne può fregar di meno; sentiamo che programmi ci sono per il prossimo campionato, che ne dite?”
“Ragazzi, Nishimoto ha ragione, vediamo di organizzarsi per i prossimi incontri ora che Ozora è tornato.”
 
Mamoru corre in soccorso cercando anche lui di smorzare i toni e cambiando argomento. Forse si sente responsabile del leggero battibecco con Ryo visto che era stato il primo a chiedere informazioni sulle Brasiliane.
Tsubasa agevolato dall’argomento prende nuovamente parola illustrando il suo piano di attacco e nuovo progetto. L’espressione del volto torna rilassata, ma non del tutto. So perfettamente che appena il mio telefono trillerà quel dolore muto tornerà a farsi vedere.
La cena prosegue infatti tra schiamazzi e sfottò, ma tutti accuratamente evitano il discorso fidanzate/fidanzati ed è quando il mio cellulare squilla che tutti ammutoliscono.
 
Koshi è arrivato e io devo andare.
 
Ripongo tutto nella borsetta e afferro il maglioncino. Sollevo gli occhi e lo sguardo immobile di Tsubasa quasi mi spaventa. L’inespressività del suo volto mi fa rabbrividire, come se avesse indossato una maschera.
Saluto tutti, poi raggiungo lui, il mio capitano, che a capo della tavola, posto d’onore come il festeggiato di un compleanno, si alza per contraccambiare i saluti.

“Scusa se vado via prima di aver finito, ma avevo già un impegno e ho fatto di tutto per esserci, ma non potevo declinare quello preso in precedenza.”
“Non preoccuparti, avremo occasione di vederci.”
“Bena, allora a domani al campo.” Rispondo con una frase tipica del passato. Mi fa un’impressione pazzesca pronunciarla dopo tanto tempo. Mi sembra impossibile che domani agli allenamenti ci sarà anche lui: di nuovo.
“A domani allora, come ai vecchi tempi.” Un luccichio nelle iridi tradisce la maschera che ha indossato. Forse è felice e non vede l’ora che sia domani. Questo il malsano pensiero che ho avuto notando quel bagliore.
“Giusto, come ai vecchi tempi.” Ribadisco come a voler sottolineare un passato ormai annebbiato, ma pronto per tornare alla luce.

Esco dal locale con la certezza dei suoi occhi addosso che sento scivolare dolci sul mio corpo e il mutismo dei nostri amici che per una volta tanto hanno avuto la decenza di tacere.
Koshi in sella alla sua moto mi porge il casco con sicurezza mentre ignora il tormento che da stamattina alberga nel mio cuore.
Ozora è tornato e io non posso più nascondermi dietro assurde scuse.

 
   
 
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