La scuola superiore era finalmente
giunta al termine e con
essa il tanto atteso diploma. Patty aveva compiuto diciotto anni ed era
cresciuta. Era diventata più alta, i capelli si erano
allungati e il suo corpo,
nascosto sempre dalle larghe tute o dalla divisa scolastica, era
diventato
quello di una bella donna; solo lo sguardo non era modificato,
manteneva sempre
quella genuinità che conquistava un po’ tutti.
Presto avrebbe cominciato
l’Università. I genitori le
avevano proposto di iscriversi a Tokio nella facoltà di
lingue, come le avevano
suggerito i professori, lei non aveva obiettivi particolari da
raggiungere,
pertanto aveva accettato senza vagliare altre possibilità.
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Gli anni sono trascorsi: tre lunghi
anni di attese
telefoniche, sogni e incubi che non faccio che rivivere. Il suo saluto
alla
fermata, la prima telefonata ricevuta dopo molti mesi dalla sua
partenza. In
questi anni sono ‘caduta’ tante volte, ovviamente
nel senso lato del termine, ma
ho sempre trovato dentro me la forza per rialzarmi, non potevo fare
altrimenti:
ho sempre solo e soltanto potuto contare su me stessa.
In cuor mio ho sempre sperato che in
quelle telefonate, prima
o poi, Holly si sbilanciasse e che, anche se a distanza, mi confessasse
i suoi sentimenti,
ma questo non è mai successo. Ogni tanto penso ancora che
nessuno potrebbe
sostituirlo, che se solo lui mi sfiorasse io non lo lascerei
più andare: ma
questi sono solo miei sogni, perché in realtà lui
non mi ha mai detto nulla per
farmi sperare qualcosa di più, perciò pensare a
una storia con lui ora sembra
davvero un’assurdità. E io sono così
stanca di aspettare…
Con i miei pensieri tristi varco la
soglia di casa e subito
mia madre mi viene incontro:
“Patty hai ricevuto una
lettera”.
“Davvero mamma?”.
La osservo bene: “E’ della federazione”.
Mi tremano le mani, ho fatto
richiesta al signor Pearson di
partecipare ai mondiali, spero non ci sia scritto qualcosa di
brutto…
“Gentile signorina Gatsby,
date le sue eccellenti prestazioni
come prima manager in questi anni nella squadra della New Team, abbiamo
l’onore
di comunicarle la sua convocazione in Francia. Se deciderà
di non accettare
informi tempestivamente… AAAAHHHH MAMMA SONO STATA CONVOCATA
ANCHE IO!”.
Mia madre mi sorride felice,
è contenta anche lei. Sa quanto
io tenga alla mia mansione da manager nella squadra di calcio del
paese,
figuriamoci per la nazionale!
“È stupendo
cara!”
“Sì, mamma che
bello!”.
DRIIN- DRIIN, il telefono squilla e
corro a rispondere
mentre passo la lettera a mia madre per fargliela leggere;
“Pronto, ciao
Amy…. sei stata convocata?”, chiedo
d’istinto
“Siiii ANCHE
TU?”, Amy se possibile esplode di gioia anche
più di me.
“SIIIIII , CHE BELLO
STAREMO INSIEME!”
Alla fine della telefonata scopro che
oltre a me e Amy è
stata convocata anche Jenny: sono così felice
perché stare con due amiche che
non vedo da tanto tempo è una notizia che chiude in modo
perfetto questo
cerchio. Il cuore mi scoppia nel petto, non solo per le emozioni che
provo per
la convocazione, ma soprattutto perché potrò
rivedere e trascorrere del tempo
con Holly dopo tanti anni, perché sicuramente il capitano
non potrà mancare!
Questo contatto è importante per me: potrò
davvero capire cosa provo per lui, e
sarà l’occasione giusta per prendere
definitivamente le distanze se mi renderò
conto che non potrà mai esserci nulla tra noi. Prima o poi
bisogna tornare con
i piedi per terra, non si può sempre restare ancorati a un
sogno, specie se il
sogno è solo unilaterale.
Le ore passano, e io continuo a
girare per casa con un
sorriso stampato in volto: oggi nessuno me lo toglierà e i
miei pensieri più
cupi non potranno farsi sentire. Mia madre e mio padre sono usciti per
fare la
spesa e io non andrò agli allenamenti, i miei mi hanno
chiesto di mettere un
po’ in ordine la mia stanza, dato che a breve
partirò e poi stasera dovremmo
uscire perché abbiamo una partita importante a cui assistere
con tutti gli
amici al ristorante di Bruce.
Mentre sono intenta nei miei lavori,
sento il telefono
squillare e così rispondo.
“Pronto”
“Ciao Patty… non
credevo rispondessi tu!”
“Ciao Holly, ma come mai
chiami a quest’ora?”
“No, ecco, io…
nulla… non mi sono reso conto dell’ora, anzi,
ma tu non dovresti essere al campo sportivo?”
“Meno male che non ti sei
reso conto dell’ora!”, scoppio a
ridere, mi fa piacere sapere che tenga a mente i miei impegni, ma
questa
telefonata fatta in un orario non usuale mi stranizza non poco. Non
importa,
sono talmente felice che nulla potrebbe distruggere questo momento e
poi
sentirlo mi aiuta sempre a stare meglio.
Intavolo una conversazione:
“Non è da molto
che mi hai chiamata, è successo qualcosa?”,
chiedo incuriosita, in genere chiama una volta ogni due settimane.
“No, nulla, solo
che… ti ho già detto che a breve
tornerò in
Giappone?”
“Sì, e poi ci
sarà l’immediata partenza per la
Francia”. A
differenza delle atre volte in cui sono stata triste ogni qualvolta
pensavo
alla sua toccata e fuga qui a Nankatsu, stavolta sono molto felice; non
credo
lui sappia della mia nomina.
“Già, stasera
vedrai la registrazione dell’ultima partita di
campionato prima della pausa estiva con il Brancos?”
“Sì, saremo
tutti al ristorante di Bruce ad assistere e
tiferemo per te anche se hai già terminato di giocare da un
po’. A proposito,
avete vinto, vero?”
“Non posso dirtelo Patty,
ti rovinerei la sorpresa, comunque
vi sono grato del vostro sostegno… se in questi anni ho
collezionato tanti successi
lo devo anche a voi. Bene allora ci vediamo nei prossimi
giorni”
“A presto Holly”
“A presto
Patricia”.
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Patty non capì bene il
senso di quella telefonata, notò che
il tono usato dal ragazzo era molto più dolce rispetto al
solito e in alcuni
momenti quasi imbarazzato, ma prese quella telefonata come prendeva
sempre le sue
chiamate: come un motivo per rendere le sue giornate più
serene. Terminò di
rassettare la sua stanza e si preparò per uscire, voleva
andare dalle sue
amiche un po’ prima della partita e comunicare la sua
convocazione. Non aveva
detto nulla a Holly perché desiderava fargli una sorpresa e
leggere sul suo
volto lo stupore nel momento in cui avrebbe appreso da lei stessa la
notizia,
ma non stava più nella pelle, doveva confidarsi con Eve e
con Susi.
Mentre si incamminava per raggiungere
gli altri pensava che
essere manager per la New Team, da quando Holly e Benji non giocavano
più con
loro, era diverso: la New Team non riusciva più a vincere il
campionato
nazionale, anche se in quegli anni si erano piazzati a un
dignitosissimo
secondo posto; certo il secondo posto non era male, ma la squadra
desiderava fare
di meglio. Lei però, come tutti i tifosi, non aveva mai
perso le speranze di
vedere nuovamente sollevare quella tanto desiderata coppa.
Si lanciò su Eve e Susi a
cui raccontò subito la novità, ma
chiese di mantenere il segreto con i ragazzi. Voleva stupirli tutti. Si
sedette
a osservarli giocare e li vide correre come gazzelle in quel campo,
alla
ricerca della palla per segnare un goal. Era solo una partita
d’allenamento, ma
se Holly aveva lasciato un insegnamento a quei ragazzi era proprio
quello di
non darsi mai per vinti e di dare sempre il massimo per raggiungere e
realizzare i loro obiettivi. E forse proprio per questo tutti tenevano
in modo
speciale al capitano, perché con la sua umiltà e
la sua tenacia era riuscito a
superare ostacoli imponenti.
I pensieri di Patty si incentrarono
sulla sua amicizia con
il numero 10: “Sì, Holly è speciale per
tutti noi! Un caro amico e un esempio
da seguire in ogni circostanza!”
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“Ma è questo il
modo di giocare? Non va bene per nulla!”
Ci voltiamo, chi è che osa
interrompere un allenamento,
oltretutto perfetto?
Bruce e gli altri ringhiano contro
quella voce: “Se hai il
coraggio fatti vedere e se credi di saper fare meglio scendi qui a
giocare, ti
daremo una bella lezione!”
“E chi me la darebbe questa
lezione, tu Bruce?”
Dal fondo degli spalti ci apparve
l’unico a cui avremmo
dovuto pensare fin da subito: il nostro caro amico Benji.
“BENJI, è
BENJI” cominciarono ad urlare i ragazzi e gli
corsero tutti incontro.
Paul e John: “Capitano sei
tornato!”, eh sì perché ai tempi
della Saint Francis era lui il loro capitano.
Alcune lacrime scendono sul mio volto
senza poterle
trattenere. È così bella questa riunione e tra
qualche giorno ci sarà anche
Holly: poi sì che saremo di nuovo tutti insieme.
“Ragazzi mi siete
mancati!” dice un Price felice di essere
con la sua squadra.
“Benji racconta,
com’è essere il primo portiere dell’Amburgo?”, iniziano
a domandargli i
suoi ex compagni.
“è una
vittoria:
ho superato parecchi avversari per poter ricoprire questo posto e ora
sono
soddisfatto di me stesso!”.
I racconti di Benji furono tanti, ne
aveva fatta di strada
in quegli anni; tutti si avvicinarono ad ascoltarlo ad eccezione di Tom
che si
sedette un po’ più distante. Ascoltava con
interesse le vicissitudini
dell’amico perché ne era orgoglioso, ma chi lo
conosceva da più tempo voleva
riservarsi un posto più vicino. Io, Eve e Susi ci sedemmo
con discrezione
accanto a Tom e istintivamente strinsi la mano a
quest’ultimo. Siamo diventati
grandi amici in questo periodo, proprio come lo sono lui e Holly.
L’ora per assistere alla
partita del Brancos si stava
avvicinando e i ragazzi andarono a casa a cambiarsi. Anche io andai a
prepararmi. Ci incontrammo dopo circa un’ora al ristorante
dei genitori di
Bruce che aveva il collegamento intercontinentale. Ovviamente, anche se
continuavo a ripetermi che tra me e il capitano non poteva esserci
nulla, non
appena la telecamera inquadrò Holly, il mio cuore
cominciò a battere
all’impazzata.
“Zitti, zitti un
giornalista sta intervistando Holly”,
sentii Paul urlare.
“Hutton quanta strada hai
fatto per giungere a questo punto.
Sei emozionato?”
“Sì, lo sono
sempre, ogniqualvolta metto piede su un campo di
calcio”
“Forse è per
questo che arrivi tanto ai tuoi tifosi: leggono
la tua emozione sul volto ma contemporaneamente anche le tue sicurezze.
Sei
pronto ad affrontare questa ultima partita in Brasile?”
“Ultima partita?”
ripeto quasi in simultanea, non ne sapevo
nulla.
“Sì, ringrazio
tutti i miei tifosi, il mister e coloro che
hanno giocato con me in questi anni, è grazie anche a loro
se sono riuscito a
tagliare traguardi importanti; ma ora è giunto il momento di
fare scelte diverse,
anche se il Brasile, e in particolar modo il Brancos,
resterà sempre nel mio
cuore!”.
“Ma voi ne sapevate
qualcosa?” chiedono tra loro i ragazzi.
Solo Benji e Tom si scambiano un
sorriso complice, segno che
in realtà sono perfettamente a conoscenza della
novità.
La partita comincia e mentre tutti
sono attenti a ciò che accade,
io non riesco a fare a meno di chiedermi come mai Holly abbia deciso di
dare il
suo addio al Brancos e soprattutto perchè non mi avesse mai
confidato nulla.
Invasa da questi pensieri che non mi permettono di seguire con
serenità la
partita e che mi destabilizzano, mi sento chiamare da mio padre:
“Patty vieni un
attimo”
“Sì
papà”, mi avvicino a lui.
“Fuori
c’è qualcuno che mi ha chiesto
di chiamarti”
“Papà
ma sto guardando la partita”,
protesto, non capisce che non è il momento per gli
scocciatori?
“Esci non te ne pentirai” mi fa
l’occhiolino e si allontana da me.
Rimango
a fissarlo mentre lo vedo
sedersi tranquillamente; ultimamente mio padre è davvero
strano, spesso parla sottovoce al telefono come se avesse qualcosa da nascondere. Mah, scrollo le spalle e
faccio
come mi ha chiesto, dopotutto è difficile che mi chieda di
fare qualcosa e
quando accade glielo devo. Non appena esco fuori dal ristorante
però, la
sorpresa che mi appare davanti è eccezionale.
Holly
è lì davanti a me: alto,
bello con la carnagione abbronzata che mi scruta e sorride. Ero pronta
a fargli
io una sorpresa tra qualche giorno e invece lui la sta facendo in
questo
preciso istante a me: non sono in grado di descrivere le emozioni che
sto
provando in questo momento.