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Autore: Flami151    25/04/2021    3 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO XIV


1 Marzo 1997:
 
Febbraio è trascorso rapido e fugace, scandito dalle lezioni di Materializzazione a cadenza settimanale.
Abbiamo fatto la conoscenza del Professor Twycross, Istruttore Ministeriale: un piccolo mago dall’aria fragile e dalla carnagione chiarissima, come sbiadito dalle numerose Smaterializzazioni. Le sue lezioni sono concettualmente chiare e semplici, bisogna solo tenere a mente le tre D: Destinazione, Determinazione e Decisione. In pratica bisogna fissare con le mente la destinazione desiderata, concentrarsi sulla propria determinazione e infine muoversi con decisione per entrare nel nulla ed uscire nel punto desiderato. Io ci sono riuscita già alla seconda lezione.
Gli altri ragazzi però non sono entusiasti quanto me del Professor Twycross e delle sue tre D, che gli sono valse una serie di soprannomi poco lusinghieri come Deretano e Demente. Quest’ultimo in particolare è stato coniato da Lavanda, che in quattro lezioni è riuscita a Spaccarsi ben tre volte.
 
Però, per quanto sia stato esilarante guardare Ron correre su e giù per la Sala Grande a recuperare i vari pezzi della Brown, non sono state le lezioni di Materializzazione a rendere febbraio il mese più leggero e spensierato dall’inizio di quest’anno. Fa strano ammetterlo, ma il merito fa soprattutto a Malfoy.
Da quando gli ho dato la moneta incantata, i nostri incontri si sono fatti sempre più frequenti, arrivando anche a tre alla settimana. Il protocollo è estremamente semplice ed efficiente: se uno dei due ha avuto una brutta giornata, incanta il galeone e a mezzanotte ci troviamo entrambi nella Stanza delle Necessità con la bacchetta sguainata, pronti per un duello senza esclusioni di colpi.
Malfoy si è rivelato uno sfidante davvero forte e preparato. Con lui mi sento libera di dare il massimo ad ogni incontro, senza risparmiarmi. Tutt’altra cosa rispetto ai duelli dell’Esercito di Silente, dove mi ritrovavo quasi sempre a dover correggere gli altri ragazzi o a dosare la mia forza per non rischiare di ferire nessuno.
 
Certo, i nostri incontri non sono stati esenti da incidenti: qualche sera fa, ad esempio, Malfoy mi ha colpito con un Diffindo talmente potente da infrangere il mio incantesimo scudo, aprendomi una ferita sull’intera lunghezza del braccio. È dovuto correre in Infermeria per recuperare una fiala di Essenza di Dittamo, fingendo con Madama Chips che un suo compagno di casa si fosse ferito facendo inavvertitamente cadere una lampada a olio. Una volta richiuso il taglio si è giustificato dicendo che avevo abbassato la guardia, sono certa però che si sia sentito tremendamente in colpa.
 
A volte parliamo anche un po’. Lui mi ha raccontato della sua prima volta sulla scopa, mentre io di come sono sopravvissuta al Tranello del Diavolo. A parte questo però non si può dire che abbiamo delle vere e proprie conversazioni e nessuno dei due sembra sentirne la mancanza, le cose vanno bene così come sono: semplici, leggere.
D’altronde, di cosa dovrebbero parlare il figlio di un Mangiamorte e la Nata Babbana che ha spedito suo padre ad Azkaban?
 
«Buon compleanno, Ron!» La voce di Katie Bell mi riporta alla realtà.
 
Vedo la Cacciatrice salutare con la mano il gruppetto formato da Ron, Harry, Lavanda e Calì, che fanno colazione insieme. Ronald sorride raggiante: quando ancora ci rivolgevamo la parola, mi ha confidato che non vedeva l’ora di diventare maggiorenne, così da poter tornare a casa e ripagare Fred e George di tutti gli scherzi che gli hanno fatto quest’estate alla Tana, quando lui non poteva ancora usare la magia.
Una fitta di nostalgia mi trapassa il petto. Credevo che avremmo festeggiato insieme questo passo importante, invece tutto ciò che abbiamo condiviso oggi è stato un “auguri” detto a denti stretti ed un “grazie” ancor più freddo.
 
Guardo Ron scartare il regalo di compleanno di Lavanda, che chiaramente ha aspettato di trovarsi sotto gli occhi di tutti per poterglielo consegnare. Si tratta di un braccialetto d’oro, simile alla collana pacchiana che gli ha regalato per Natale. Questo però è decorato con una pietra nera.
 
«Io ne ho comprato uno identico al tuo. Quando ci terremo la mano, le pietre diventeranno rosse!» Le sento dire ad alta voce. Onestamente, Ron non mi pare affatto entusiasta del regalo.
 
Inizio a giocherellare con la forchetta, rivoltando le uova strapazzate nel mio piatto senza però riuscire a smettere di osservare il quartetto. Vedo Ron alzare la testa verso l’alto quando lo stormo di gufi fa il suo ingresso in Sala Grande, facendo cadere di fronte a lui quattro grandi pacchi ben incartati.
 
«Gran bel bottino quest’anno!» Annuncia il rosso mostrando un grande orologio con minuscole stelle mobili al posto delle lancette. «Mi sa che diventerò maggiorenne anche il prossimo anno».
 
Per un istante, un solo istante, Ron si volta nella mia direzione, incrociando il mio sguardo. Il mio cuore ha un sussulto. Credo voglia dirmi qualcosa, ma il frastuono di un bicchiere andato in frantumi richiama l’attenzione di entrambi, rompendo il contatto visivo. Il rumore viene dal tavolo dei Serpeverde, anzi, viene proprio da Malfoy che sbigottito si alza in piedi di scatto ed esce dalla Sala Grande sotto lo sguardo curioso di tutti.
 
La tentazione di seguirlo è grande, ma dalla mia tasca si sprigiona un forte calore: la data riportata sul galeone incantato dev’essere cambiata.

 
180001031997
 
 
Vorrei Schiantarmi da solo per aver perso il controllo in Sala Grande stamattina. Non solo perché ho attirato l’attenzione di tutta la scuola, compreso quel ficcanaso di Potter, ma anche perché Piton non smette di guardami in cagnesco e Pansy continua a farmi domande inopportune.
 
«Non puoi ignorarmi per sempre Draco. La reazione che hai avuto stamattina… perché non vuoi dirmi cosa è successo?»
 
«Perché non sono affari tuoi, Pansy». Bisbiglio io cercando di non farmi sentire dal professor Twycross o da altre orecchie indiscrete.
 
Oggi la lezione di Materializzazione è più difficile delle precedenti. Twycross ha fornito ad ogni studente un vecchio cerchio di legno ed un separé in vimini: lo scopo di oggi sarà quello di Materializzarsi all’interno del cerchio nascosto dietro al pannello divisorio.
 
«Questa volta non potrete vedere con i vostri occhi la destinazione da raggiungere, dovrete essere più concentrati e determinati del solito. Mi raccomando, ricordate di ruotare su voi stessi con decisione».
 
Odio Twycross e le sue maledette D. La Granger invece lo adora, annuisce soddisfatta ogni volta che l’istruttore apre bocca. A volte mi chiedo come faccia a non farle male il collo. La guardo scomparire con una piroetta e riapparire al di là del separé. Non ne sbaglia mai una!
 
«Certo che sono affari miei». Pansy torna alla carica. «Ti voglio bene e voglio aiutarti. So che non avrei dovuto parlare a Piton di te o delle tue responsabilità, ma tu continui a respingermi ed io non so cosa fare». Dice lei afferrandomi la mano.
 
Cazzo. Piton aveva ragione, non avrei mai dovuto vantarmi con i Serpeverde dei miei finti incarichi per il Signore Oscuro. Se Pansy continua così presto lo saprà tutta la scuola. «Smettila di dire certe cose e concentrati. Ne parliamo dopo». Provo a tagliare corto.
 
«Dici sempre così e poi fai di tutto per evitarmi. Qui invece non puoi sfuggirmi. Prova ad essere onesto per una volta e dimmi cosa sta succedendo». Insiste lei alzando la voce. «C’entra qualcosa la lettera che hai ricevuto a colazione? Cosa c’era scritto? Era da parte Sua
 
Non ci posso credere. Come ho fatto a mettermi in questa situazione? Forse la cosa migliore da fare adesso è rassicurarla, tanto tenerla a distanza non sembra funzionare. Le stringo la mano tra le mie, cercando di mostrarmi il più sincero possibile. «Senti Pansy, mi dispiace se ti ho ignorata questi giorni, non volevo farti preoccupare, però…» Prima di riuscire a portare a termine la frase mi accorgo di una cosa: Potter non si trova più al suo posto, accanto a Weasley. Dove diavolo è finito?
 
Con orrore mi accorgo che si trova proprio alle mie spalle, abbastanza vicino da ascoltare la mia intera conversazione con Pansy. Chissà cosa si starà immaginando adesso.
 
«Gira a largo, Potter». Sibilo io portando la mano alla bacchetta.
 
Lui non sembra affatto intimorito. «Non scaldarti tanto, Malfoy, mi sono solo materializzato qui per errore». Mi risponde allontanandosi con un sorriso compiaciuto: sono certo che abbia sentito tutto.
 
Cazzo. Le cose non potrebbero andare peggio di così.
Guardo di nuovo la Granger, che continua a scomparire e riapparire dentro al cerchio senza il minimo sforzo. Devo assolutamente parlarle, lei soltanto saprà aiutarmi.
 
Dopo la lezione di Materializzazione ho rassicurato Pansy che le avrei spiegato ogni cosa a tempo debito e mi sono diretto verso la Stanza delle Necessità senza perdere altro tempo. La Granger però non è ancora arrivata.
 
Osservo le sembianze assunte dalla Stanza Va-e-Vieni: al posto della solita pedana per i duelli, sono apparse due poltrone dall’aria comoda e un caminetto. Ripensandoci, avevo abbastanza freddo quando sono arrivato.
Mi accomodo su una delle due poltrone chiedendomi quale sia il modo migliore per affrontare la questione con la Granger. Non riesco però a farmi venire nessuna idea perché l’ingresso della stanza fa la sua apparizione, accogliendo la Grifondoro.
 
Lei si guarda attorno smarrita. «Non è la solita stanza». Commenta senza neanche salutarmi. Non ci sprechiamo mai in formalità.
 
«Ti ho chiesto di venire perché mi serve un favore». Le dico indicandole la poltrona rimasta libera.
 
«Intendi dire che hai bisogno del mio aiuto?» Chiede lei di rimando con un sorriso astuto: ogni occasione è buona per stuzzicarmi.
 
«Ti ricordo che hai un debito con me: sbaglio o è merito mio se Gazza non ti ha scoperta a curiosare nel Reparto Proibito?»
 
«Non credevo di essere in debito». Dice abbandonandosi sulla poltrona. Poi mi scruta attentamente. «Ha a che fare con quello che è successo stamattina in Sala Grande?» La Granger ha la capacità di tornare ad essere dannatamente seria quando ce n’è bisogno.
 
Io scuoto la testa. «Lo hai notato, eh?»
 
«Tutta la scuola lo ha notato. Si può sapere che è successo?»
 
Dalla tasca interna del mantello estraggo due buste e ne porgo una alla Granger. «Questa è arrivata un paio di settimane fa».
 
Caro Draco,
Perdonami se non ho risposto alle tue lettere ma con l’arrivo del freddo sono stata colpita da un’aggressiva forma di Influenza Velenottera. Voglio però rassicurarti sul mio attuale stato di salute: mi sto rimettendo in fretta e attendo con ansia il giorno in cui potrò riabbracciarti.
Un caro saluto,
La tua Mamma
 
Ho riletto quella lettera talmente tante volte da conoscerne il contenuto a memoria, parola per parola. Osservo gli occhi della Granger muoversi da un lato all’altro della pagina mentre arriccia un po’ il naso. Lo fa ogni volta che è concentrata, me ne sono accorto anche a lezione.
 
«Da quanto tempo non avervi notizie di tua madre?» Chiede la Granger con la stessa verve di un detective della Squadra Speciale Magica.
 
«Escludendo la lettera ricevuta a Natale, questa è la prima volta da settembre».
 
«Credi che stia mentendo? Che ti stia nascondendo qualcosa?»
 
Prendo un respiro prima di confessare ad alta voce l’idea che mi sta tormentando da settimane. «In realtà, non credo che abbia scritto lei questa lettera».
 
La Grifondoro poggia il suo sguardo su di me. «Cosa te lo fa credere?»
 
«Non lo so… una sensazione. La calligrafia è identica alla sua, come anche la carta da lettere utilizzata ed il sigillo in ceralacca che chiudeva la busta. Ciononostante, appena l’ho letta, ho avuto la certezza che non fosse stata lei a scriverla». Nella mia mente queste parole avevano molto più senso, adesso che le dico ad alta voce però temo che suonino ridicole. «Credi che sia folle?»
 
Lei sembra rifletterci su qualche istante. «Non saprei… In fondo tu conosci tua madre meglio di chiunque altro. Se dici che questo non è il suo normale modo di scrivere, allora dev’essere vero».
 
Nessun dubbio, nessuna esitazione. La Granger ha accettato la mia ipotesi senza battere ciglio: forse mi sono davvero rivolto alla persona giusta. Mi rigiro tra le mani la seconda busta, quella ricevuta stamattina. Credo di potermi fidare abbastanza da mostrargliela.
 
«Dopo aver ricevuto quella lettera» dico indicando la pergamena che la Grifondoro tiene ancora tra le mani «ho cercato di pensare al modo migliore di verificare la mia teoria. Quindi le ho spedito una nuova missiva, ringraziandola per avermi fatto avere sue notizie e augurandole di rimettersi completamente. Le ho scritto che anche Cordelia le augura una pronta guarigione e che la ringrazia ancora per la sciarpa che lei e papà le hanno regalato lo scorso Natale. A questo proposito, le ho chiesto anche se aveva notizie di papà».
 
«Non ho mai sentito di nessuna Cordelia qui ad Hogwarts».
 
«Infatti non esiste, me la sono inventata».
 
«Astuto». Commenta la Granger con un sorriso e strappando un sorriso anche a me.
 
«Questa è la risposta che ho ricevuto stamattina». Dico consegnandole anche la seconda lettera.
 
Caro Draco,
Purtroppo non sono riuscita a mettermi in contatto con tuo padre. Se avrò sue notizie, prometto che te le riferirò. Saluta tanto Cordelia da parte mia.
Baci,
La tua Mamma
 
La Grifondoro strabuzza gli occhi. Sono certo che se avesse avuto un bicchiere in mano, lo avrebbe fatto cadere proprio come è successo a me stamattina.
 
«Allora è vero! Qualcun altro sta scrivendo le lettere al posto di tua madre».
 
Annuisco. «Esattamente».
 
La Granger si passa una mano tra i capelli, mentre rilegge la missiva per la seconda volta. «Precisamente, cosa vorresti che facessi io a riguardo?» Mi chiede.
 
«Devi aiutarmi a capire da chi arrivano queste lettere».
 
Fin dall’arrivo della prima lettera sospetta ho pensato che la Granger avrebbe saputo come aiutarmi. In fondo, per quanto faccia male ammetterlo, lei, Potter e Weasley hanno affrontato molti pericoli e risolto altrettanti misteri negli ultimi anni. Non è cosa da poco.
Prima di parlargliene però ho aspettato di ottenere una prova più concreta dei miei sospetti e, nel profondo, speravo davvero di aver preso solo un abbaglio.
 
La Granger sta osservando il fuoco, immersa nei suoi pensieri. Immaginavo non sarebbe stato facile ottenere il suo aiuto. D’altronde, dopo tutto quello che le ho fatto passare negli anni, perché mai dovrebbe fare qualcosa per me? Solo perché l’ho accompagnata al Reparto Proibito? Lo so bene che non aveva bisogno di me quella sera, mi ha chiesto di andare con lei solo perché si sentiva in colpa per avermi lanciato la Maledizione degli Incubi. Si sentiva responsabile, ecco tutto.
 
«Ti pagherò». Le dico prima che possa rifiutare la mia richiesta. «Ho molto denaro con me e ancora di più a casa. È tutto tuo se riuscirai a scoprire l’identità del mittente. Anzi, anche solo se ci proverai».
 
Lei mi guarda come se mi fossero appena spuntate due orecchie da folletto. «Non voglio i tuoi soldi».
 
«Ho altro da offrire. Mio padre è molto conosciuto al Ministero. Una volta finita la scuola potrai avere l’incarico che desideri, mi basta contattare le persone giuste». Ma dal suo sguardo offeso capisco di aver fatto leva sulla ricompensa sbagliata.
 
«No, intendo dire che non voglio nulla in cambio. Ti aiuterò». Sentenzia lei.
 
«Tipico perbenismo Grifondoro». Mi esce involontariamente. Ma perché cazzo non sto mai zitto?
 
Lei però non sembra offendersi. «Una persona normale avrebbe ringraziato e basta».
 
«Va bene, ti ringrazio». Rispondo io controvoglia vedendola sorridere con soddisfazione: in fondo anche la Granger possiede un pizzico di perfidia Serpeverde.
 
«Andiamo con ordine: tempo fa mi dicesti di aver avuto una discussione con lei e che da quel momento in poi avete interrotto le comunicazioni. Di cosa avete discusso?» Chiede lei, pragmatica come sempre.
 
Ovviamente sapevo che me l’avrebbe chiesto, ma come posso dire alla Granger che la ragione per la quale io e mia madre abbiamo smesso di parlare è che io sarei voluto diventare un Mangiamorte, mentre lei me lo ha impedito? Se lo sapesse come minimo mi darebbe il ben servito, nel caso peggiore mi denuncerebbe a Silente. Mi chiedo cosa accadrebbe in quel caso: verrei espulso? mi spezzerebbero la bacchetta? E se riportandomi a casa trovassero tutti i Mangiamorte ed il Signore Oscuro ad attenderli? Non oso neanche immaginare alle conseguenze.
Inizio a pensare che parlare con la Granger sia stata davvero una pessima idea. Come ho potuto coinvolgere la migliore amica di Potter in una faccenda così delicata? Sono davvero un imbecille, un idiota, un…
 
«Se non vuoi dirmelo non importa, troveremo un altro modo per risalire al mittente». Dice tranquilla alzandosi dalla poltrona e avviandosi verso l’uscita. «Farò delle ricerche in Biblioteca e ti contatterò non appena avrò per le mani qualcosa di utile».
 
E così dicendo esce dalla stanza, lasciandomi solo.

 
 
Esco dalla Stanza delle Necessità con cautela, assicurandomi che non ci sia nessuno nei paraggi. A quest’ora dovrebbero essere tutti in Sala Comune a prepararsi per la cena: sarà meglio che rientri anche io.
 
Mi concentro per assumere un atteggiamento naturale e sciolto, ma in realtà sono divorata dall’ansia. Ho accettato di aiutare Draco Malfoy perché sentivo che era la cosa giusta da fare, ma ho un brutto presentimento a riguardo: sto ficcando il naso nelle faccende private della famiglia Malfoy e sono certa che dietro all’apprensione e la riservatezza del Serpeverde si nasconda lo zampino di Lord Voldemort.
 
Inizio a ricapitolare nella mia mente tutte le informazioni raccolte finora.
All’inizio di quest’anno tra Malfoy e sua madre c’è stata una lite di cui non conosco le cause. Di qualunque cosa si trattasse, ha fatto sì che Narcissa Malfoy tagliasse i ponti con suo figlio, smettendo di rispondere alle sue lettere. L’unica comunicazione ricevuta è stata a Natale, quando lei gli ha intimato di rimanere ad Hogwarts e di non tornare a casa. Ciononostante il Professor Piton si è recato al Manor durante le festività all’insaputa dell’Ordine della Fenice ed è rientrato ad Hogwarts rassicurando Malfoy sullo stato di salute della madre. Adesso, dopo mesi di silenzio, Narcissa scrive una lettera apparentemente innocua, giustificando la sua assenza adducendo ad una forma aggressiva di Influenza Velenottera che però, nei casi più gravi, può debilitare per due mesi al massimo. A questo punto Malfoy si insospettisce ed organizza un tranello facendo abboccare la falsa Narcissa.
 
Escludendo il motivo della lite, di cui Malfoy non vuole fare parola, sono tante le informazioni di cui non siamo a conoscenza. In primis non sappiamo in che momento la vera Narcissa è stata sostituita dalla falsa Narcissa. In secondo luogo, mi chiedo come sia coinvolto Piton in tutto questo: se è vero che è andato al Manor durante le vacanze di Natale, allora dovrebbe sapere cosa è accaduto a Narcissa e di conseguenza dovrebbe averlo detto anche a Silente, scegliendo però di tenere Malfoy all’oscuro di tutto. Ma ci sarebbe anche un’altra possibilità: forse la falsa Narcissa ha assunto le sembianze della vera signora Malfoy, proprio come fece Barty Crouch Junior con Malocchio Moody. In quel caso potrebbe aver ingannato anche Piton.
 
Ma in che guaio ci stiamo cacciando? Penso mentre attraverso il buco del ritratto.
 
Completamente assorta nei miei pensieri, mi ci vuole un po’ per accorgermi del caos in Sala Comune.
 
«Una pozione d’amore Romilda? Davvero? Ti rendi conto di quanto siano pericolose?» Ginny sta urlando a squarciagola contro una ragazza dai lunghi capelli ricci.
 
«Sai che sono stati i tuoi fratelli a vendermi l’Amortensia, vero?» Risponde lei alzando la voce.
 
«Avrebbe potuto vendertela anche Silente in persona, sai che me ne importa!» La giovane Weasley è più rossa dei suoi capelli, credo di non averla mai vista così arrabbiata in vita sua.
 
«Si può sapere che succede?» Bisbiglio io a Seamus Finnigan, completamente rapito dalla lite tra le due Grifondoro.
 
«Romilda Vane ha rifilato ad Harry dei Cioccocalderoni ripieni di filtro d’amore». Risponde cercando di trattenere le risate. «Quell’ingordo di Ron però se ne è divorati tre e ha perso la testa. Abbiamo dovuto portarlo di peso da Lumacorno per farlo tornare in sé».
 
«Era solo uno scherzo, niente di serio». Prova a difendersi la Vane. «Tuo fratello sta bene».
 
«Harry si è preso un pugno in faccia!» Continua ad urlare Ginny.
 
Seamus mi spiega ancora. «Quando Harry si è rifiutato di presentare Romilda a Ron, lui lo ha aggredito. Vedessi che furia che era diventato».
 
«Ma chi se ne importa di Harry! Questa zoccola ha irretito il mio RonRon!» Interviene Lavanda con la sua solita voce stridula.
 
«Come mi hai chiamata scusa?» Romilda estrae la bacchetta, puntandola contro la Brown, che fa altrettanto.
 
Devo assolutamente intervenire prima che la situazione degeneri.
 
«Ora basta! Come Prefetto non posso tollerare un duello in Sala Comune!» Dico mettendomi in mezzo alle due galline. «Abbassate le bacchette e non costringetemi a togliere dei punti ad entrambe!»
 
«Spostati Granger o affatturo pure te!» Mi intima Lavanda puntandomi la bacchetta dritta in faccia. «Non vedevi l’ora di trovare una scusa per punirmi, vero? Solo perché sei gelosa di me e Ron!»
 
«Falla finita Lavanda!» Questa volta è stato Ron a parlare. Il rosso si avvicina alla Brown e le strappa la bacchetta di mano. «Stai davvero esagerando: era solo uno stupido filtro d’amore ed Hermione non centra proprio niente».
 
«Adesso la difendi anche? Non ti ha rivolto la parola per settimane dopo che hai cominciato ad uscire con me! Ma immagino che voglia fare la pace, adesso che sei così interessante».
 
«Ma di cosa stai parlando? Ho solo mangiato un Cioccocalderone ripieno di Amortensia. Basta con tutte queste scenate!»
 
«Se reagisco così è solo perché sono pazza di te Ron! Ma se non lo capisci allora vuol dire che non provi la stessa cosa». Vedo gli occhi della Brown inumidirsi, credo più per la rabbia che per la tristezza. «Forse è meglio finirla qui».
 
«Forse è meglio».
 
In Sala Comune cala il gelo. Tutti i ragazzi, dal primo al settimo anno, osservano curiosi la scena senza riuscire a staccare gli occhi dai protagonisti di questa ridicola commedia romantica. La Brown si asciuga una lacrima prima di dare le spalle a Ron e salire le scale del dormitorio sbattendosi la porta alle spalle, chiudendo il sipario sulla loro breve storia d’amore.
 
Ronald si gira dall’altra parte ed esce dalla Sala Comune. Potrei giurare che stesse sorridendo.

 
 
Dopo essere uscito dalla Stanza delle Necessità sono andato a fare una passeggiata, ne avevo bisogno per schiarirmi le idee. Devo aver perso la cognizione del tempo perché rientrando mi accorgo che il castello è deserto. Comunque adesso ho il cuore più leggero: non so cosa abbia spinto la Granger a volermi aiutare senza remore, ma gliene sono davvero riconoscente. Qualsiasi cosa stia succedendo a casa, sono felice di non doverlo affrontare da solo.
 
Scendendo nei sotterranei incontro il mio micio, che ha l’aria di avermi aspettato lì per parecchio tempo. «Guarda un po’ chi si vede». Gli dico provando a carezzargli la nuca, lui però si scansa. «Si lo so, è da molto che non passiamo un po’ di tempo insieme, mi dispiace».
 
Lo seguo verso l’ingresso della Sala Comune, chiedendomi quando sono diventato il tipo di persona che chiede aiuto ai Mezzosangue e parla con i gatti.
 
«Inflamare». Dico di fronte al muro di mattoni, che ruota su sé stesso permettendo il mio passaggio.
 
Entro in Sala Comune cercando di fare il meno rumore possibile, come tutte le volte che rientro così tardi, ma qualcuno è ancora sveglio, seduto di fronte al caminetto a guardare il fuoco.
 
«Facciamo le ore piccole anche stanotte, Draco?»


 
 
 
Note dell’autore:
 
Ciao a tutti Potterheads!
Eccoci qui anche questa settimana, stavolta con un capitolo un pochino più corto del solito.
 
Come vi avevo detto, lo scorso capitolo ha rappresentato una svolta per Hermione e Draco, che avevano appena iniziato a fidarsi l’uno dell’altra. Stavolta Draco ha deciso di fare appello a questa fiducia per chiedere l’aiuto di Herm.
Le vicende di Hogwarts e quelle del Manor iniziano ad intrecciarsi e questo mistero da risolvere legherà i due ragazzi, che per ora hanno avuto un rapporto piuttosto superficiale, pur vedendosi abbastanza spesso.
 
Vi lascio anche io con un piccolo mistero da risolvere: chi credete che stia aspettando Draco in Sala Comune?
 
Flami151
  
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