Vegeta-Sej
*
Capitolo 9 – Dentro l’arena
*
Sayla
entrò in infermeria dopo che le pesanti porte scorrevoli bianche si erano
aperte.
Era
stata incaricata dal re stesso di sincerarsi delle sue condizioni di salute,
dopo che era stato informato dal capitano Bardack, che la moglie terrestre di
Vegeta si era sentita male.
Aveva
la febbre alta quando era stata visitata dal medico di bordo.
Un
alieno dall’età indefinita, con una folta barba bianca e il muso di un
pterodattilo verde spento, solcato da molte rughe stava controllando battito e
pressione.
Tutto
nella norma.
Toccava
la donna con quelle le mani che ai suoi occhi sembravano zampe di uccello
artigliate, fredde e apatiche, ma nonostante ciò, il suo tocco era fermo e
delicato.
Doveva
avere le allucinazioni, si era detta.
I
suoi occhi si chiudevano involontariamente, la sua mente chiedeva riposo dopo
tutto quello stress accumulato, ma lei voleva tenerli aperti per vedere cosa
stava succedendo attorno a lei.
Era
incuriosita dai macchinari all’avanguardia di quello che doveva essere un
ambulatorio medico, e lo aveva capito dall’odore di alcool e medicinali.
Il
dottore le mise una maschera d’ossigeno sul viso per aiutarla a respirare,
l’ossimetria stava scendendo sempre di più, come il suo corpo che chiedeva solo
un sonno rinvigorente.
Dai
risultati dei primi esami del sangue, era emerso la mancanza di alcune vitamine
e di acqua.
Pensò
che quella donna doveva essere assetata e affamata.
“Una
flebo di fluidi in vena” Aveva ordinato all’infermiera che lo assisteva.
Bulma
faticava a tenere gli occhi aperti, sfinita, si lasciò andare ad un lungo sonno
profondo.
*
“Come
sta?” Aveva chiesto la vecchia sibilla rivolgendosi all’infermiera che annotava
una serie di valori sulla cartella clinica.
Aspettò
che il medico finisse la visita e lasciasse posto alla sua assistente, non
sarebbe stato saggio disturbarlo.
“E’
stabile!” Disse senza togliere lo sguardo dal monitor “Ha avuto un calo di
zuccheri. Succede, se si sta a digiuno!”
Sayla
pensò ci fosse dell’altro, assottigliò gli occhi e la guardò dalla testa ai
piedi, cercando un segno.
Tenne
però per se quelle conclusioni.
“Appena
si riprenderà, chiamate la guardia che la rinchiuda nella sua cella insieme
alle altre schiave terrestri”.
“Come
ordinate” Le fece un inchino e continuò a scrivere.
“Prendete
anche un campione di sangue, sai, per la ricerca.”
“Già
fatto, e già mandato in laboratorio” Disse saccente, cercando di sforzarsi a
sorridere, non le servivano altri capi là dentro, aveva già il suo bel da fare
con il dottore e con turni massacranti.
Purtroppo
erano a corto di personale, visto che Re Vegeta era una persona abbastanza
esigente e se qualcuno gli andava a riferire qualcosa che a lui non piaceva li
eliminava senza pietà.
Quell’infermiera
pensò che le era andata bene fino a quel momento.
Proveniva
da un pianeta lontano, impossibile da pronunciare nella nostra lingua, la pelle
era verde smeraldo, occhi neri, grandi e dalla forma allungata: indossava un
vestitino bianco attillato, che le arrivava un po’ sopra le ginocchia, in
testa, un copricapo bianco con incisa una croce rossa, che le lasciava scoperte
le lunghe antenne.
Da
quando stavano sperimentando quella nuova cura, non aveva un momento libero.
Sayla
uscì da quella stanza e sospirò sollevata.
Quel
bambino che stava aspettando la terrestre sarebbe potuto diventare un ulteriore
esperimento, oppure un corpo da immolare per il bene della razza saiyan.
*
“I
prigionieri sono stati tutti sedati e portati nelle loro celle, abbiamo
liberato il gas”.
“Perfetto,
capitano Bardack. I tre mocciosi portateli all’arena, ho voglia di un
combattimento come ai vecchi tempi”.
“Faccio
preparare i Saibaim?” Chiese.
“Si,
mi sa che ce ne serviranno parecchi. Non dimentichiamo che in uno di quelli
scorre il mio sangue”. Nel volto del monarca si dipinse uno dei suoi soliti
sorrisi di soddisfazione.
“Certo,
sire” Bardack si congedò e pensò che nonostante tutto, sarebbe stata una
soddisfazione vedere i Saibaim trucidati senza pietà da quei tre bambini.
Per
Gohan, c’era altro in programma.
I
Saibaim erano riservati all’allenamento dei mocciosi.
*
La
notizia dell’apertura dell’Arena dei combattimenti, era passata di saiyan in
saiyan molto velocemente e i più curiosi, volevano assistere.
Si
vociferava che il figlio del principe Vegeta e il nipote più piccolo di
Bardack, avrebbero affrontato i temibili Saibaim.
In
più, c’era anche una femmina terrestre che avrebbe partecipato al
combattimento, ma nessuno conosceva la sua vera forza.
Alcuni
spettegolavano sul fatto, che la mocciosa non se la sarebbe cavata, e quindi
avrebbero assistito ad un uccisione in piena regola.
Poco
importava, i saiyan sapevano che sopravvive solo il più forte.
Molti
di loro non possedevano una potenza tale da sovrastare quegli esseri, i
guerrieri che ci riuscivano, si contavano sulle dita di una mano.
Gli
spettatori arrivarono come una sciame di mosche accalcandosi alle varie
entrare, in attesa del loro turno.
Uno
alla volta, presero posto tra gli spalti, solo a quelli di alto rango era
permesso stare nel punto più alto, da cui si poteva godere di un ottima
visuale.
Gli
scalini erano in pietra, non proprio comodi.
Solo
sulla tribuna regale erano stati posati dei cuscini rossi morbidi e
confortevoli.
Il
ring era un enorme cerchio di sabbia bianca e con varie entrate.
Non
era coperto, e il sole picchiava alto nel cielo, ma nessuno dei saiyan presenti
aveva pensato di coprire i propri occhi con cappelli o occhiali da sole, erano
abituati alle temperature più impensabili, calde o fredde che esse siano.
Quando
tutti furono accomodati, il Re entrò con al seguito la vecchia sibilla, e il
Capitano Bardack.
Nappa
e Radish avevano il compito di aprire le gabbie e far entrare gli sfidanti,
quando il re avrebbe dato il suo consenso con un cenno del capo.
*
Il
corridoio di pietra trasudava odore di chiuso e di umidità.
Ai
lati non c’erano porte, ma ogni cinque o sei metri si potevano incontrare dei
cancelli neri che chiudevano delle celle cieche, nessuna brandina per riposare
al suo interno.
Trunks
e Goten buttavano un occhio in ogni cella per vedere se riuscivano a scovare i
propri cari.
Da
quando erano atterrati, o meglio, da quando erano stati prelevati dal loro
pianeta d’origine non avevano ancora visto nessuno, dovevano solo fidarsi di
Nappa e Radish che li aveva informati che tutti stavano bene e non era stato
torto loro un capello.
Ma
potevano fidarsi di quei due?
Sopra
ogni cella era inciso quello che sembrava un numero, e ai lati una piccola
torcia infuocata, unico punto luce di quel corridoio buio tranne per un
bagliore proveniente da quello che doveva essere la fine.
Ne
a Trunks e ne a Goten erano stati dati degli abiti consoni, indossavano ancora
il loro amato pigiama, e per fortuna che entrambi avevano il loro preferito.
Goten
pestò una pozzanghera con il piede nudo.
“Che
schifo!” Esclamò riluttante scuotendo l’arto cercando di pulirsi come meglio
poteva.
Trunks
rise “Per me qualcuno ci avrà pisciato là dentro.” Non ricordava di aver visto
toilette in quel luogo, e nella sua cella, il water, era composto da un buco
sul pavimento.
Goten
imitò un conato di vomito.
“Tu
hai capito dove andiamo?” Chiese un confuso Goten al suo amico in catene.
“Non
ne sono sicuro, ho sentito che parlavano di un’arena e di Saibaim. Tu sai cosa
sono?”
Goten
volse lo sguardo in alto mentre camminava scortato dai due energumeni “Una
volta Gohan mi ha detto che li ha affrontati”.
“Davvero?”
Il lilla inarcò un sopracciglio “E com’era andata?”
“Ha
detto che erano forti, ma è stato molto tempo fa.”
“Ho
paura per Mai.” Sospirò.
Anche
la bambina li avrebbe dovuti affrontare, sarebbe stato divertente misurare la
sua forza nonostante lei continuasse a dirgli che era una semplice terrestre,
non incline al combattimento corpo a corpo, ma con le armi era tutta un’altra
storia.
Ma
nonostante ciò, Re Vegeta fu irremovibile, anche lei li avrebbe dovuti affrontare
e sconfiggerli.
I
due bambini furono acclamati come fossero degli dei appena varcarono la soglia.
La
folla era in delirio, e quelle urla, si potevano udire a kilometri di distanza.
Il
palazzo reale, e la città, erano deserti.
I
due energumeni, piantarono sul terreno un esercito di Saibaim, Trunks ne contò
trenta.
“Io
quelli a destra e tu quelli a sinistra” Trunks e Goten si misero fianco a
fianco, avrebbero affrontato quella battaglia insieme e…in pigiama.
Crebbero
davanti a loro e senza dargli il tempo di accumulare l’energia necessaria per
affrontarli, si scagliarono contro di loro come un piccolo sciame d’api, pronti
a colpirli con il loro pungiglione.
I
due bambini, però, non ci misero molto a trucidarli con la sola forza dell’aura
e senza toccarli.
Re
Vegeta abbozzò un sorrisetto.
“Buuuu!!!
Avevate detto che ci saremo divertiti” Urlò un saiyan insoddisfatto.
“Ci
avete mentito”
“Siiii”
Urlarono tutti in coro.
Il
sovrano si alzò in piedi ed urlò che lo spettacolo promesso ci sarebbe stato a
breve.
*
All’arena
tutti erano in fermento per il combattimento di quella bambina contro un
esercito di Saibaim.
Un
paio saiyan, avevano appena piantato i semi nel terreno aspettando qualche
secondo che crescessero.
A
Mai era stata data una divisa tipica dei guerrieri di quel pianeta, che
l’avvolgeva come una seconda pelle, rimpiangeva i suoi abiti militari, perché
le sembrava di essere nuda con quei vestiti, e in più, le era stata tolta la
sua arma, vedeva la sua fine molto vicina.
Non
aveva i mezzi per combattere quelle cose che piano piano crescevano davanti i
suoi occhi.
Non
che non fosse coraggiosa, anzi.
Questa
volta non avrebbe avuto scampo contro nemici di quel calibro.
Ma
nonostante questo, quella che agli occhi di tutta quella tribù sembrava essere
solo una bimba, non si perse d’animo e cercò di sopravvivere il più a lungo le
fosse possibile, scappando e saltandoli, appena si avvicinarono, aspettando che
la divina provvidenza le mancasse un segno.
E
così fu.
Stava
per essere sopraffatta da uno di quegli esseri piccoli e verdi, si era
accucciata e rannicchiata su se stessa, sperando fosse indolore e che quel
supplizio finisse subito.
Un’esplosione.
Poi
un’altra, e un’altra ancora.
Aprì
un occhio per vedere meglio, e quello che scorse, fu la testa mozzata di uno di
loro davanti a lei.
Mai
balzò all’indietro inorridita.
“Stai bene?” Le aveva chiesto una figura
nera nascosta apparentemente dal sole dietro di lui.
“Sono morta?” Ancora non riusciva a
mettere bene a fuoco quel profilo misterioso, anche se quel timbro di voce
l’avrebbe riconosciuto tra mille, ma non poteva trattarsi di lui.
“No, su alzati” Le aveva ordinato, e lei
obbedì quasi sollevata.
Se sarebbe bastata essere salvata anche
da Trunks, ma avere Vegeta lì, era una garanzia ancora più grande.
“Grazie per avermi salvata.”
Vegeta non rispose, ma le fece un cenno
con la testa, troppo preso ad osservare i presenti, e in particolare una
postazione aveva attirato la sua attenzione.
Un baldacchino posto al centro, coperto
da una tenda rossa di velluto.
Al centro, che si godeva lo spettacolo:
suo padre, e ad accanto la serpe di Sayla.
“La festa è finita, padre!”.
**
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ciao a tutti e buona domenica!
Scusate se aggiorno
di domenica, ma ieri è stata una giornata intensa e non avevo avuto il tempo di
revisionare il capitolo.
Finalmente Goku
e Vegeta sono arrivati su Vegeta-Sej, da
adesso in poi comincerà la storia, i primi capitoli erano stati introduttivi e
servivano per spiegare un po’ il tutto.
Ringrazio come
sempre chi continua a seguire e commentare, ma anche chi preferisce rimanere in
silenzio aggiungendo il racconto tra le preferite, le ricordate e le seguite.
Ci vediamo al prossimo capitolo: Padri e figli.
Baci, Erika
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