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Autore: Francesco    07/09/2003    0 recensioni
Cosa succederà a Derek viaggiando con Vash e il reverendo?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La cospirazione di Vesperum

Autore: Francesco

Cap.2

Il reverendo Wolfwood era ridotto proprio male.
Lo avevano legato per i polsi con dei legacci di cuoio nero che
rilucevano del sangue spremuto nella loro ferrea morsa.
Le estremità erano assicurate ad una sbarra di ferro sopraelevata, ed il
prete penzolava, seppur con straordinaria dignità, innanzi ai suoi
carnefici.
Le guardie dalle nere armature, i loschi seguaci di Moryia, lo avevano
attorniato e si facevano beffa di lui.
Lo percuotevano con l'elsa delle katane, lo squarciavano con rapidi
fendenti- il suo corpo era ora completamente rorido di sangue stillante-
oppure facevano penetrare con studiata lentezza la punta delle armi nelle
carni, attendendo una reazione alle loro torture.
Sghignazzavano, ridendo sguaiatamente.
All'estremità opposta della sala, stava il cupo Moryia.
Osservava in silenzio le pene che venivano inflitte impietosamente alla
sua antica nemesi, eppure non riusciva ad essere contento.
Stringeva l'impugnatura della sua spada dalla custodia lavorata tra le
dita guantate di cuoio, e ne estraeva la lama per poi richiuderla con uno
scatto secco, solo per tornare ad estrarla subito dopo...
Il volto serafico era tetro e severo.
Nonostante il reverendo, l'uomo da lui tanto odiato e disprezzato fosse
davanti a lui, in catene, grondante sangue...Non era soddisfatto.
I suoi tirapiedi continuavano imperterriti la loro opera di tortura,
avvicendandosi intorno al corpo apparentemente senza vita della loro
vittima.
Ma, riuscivo a vederli bene nonostante la semioscurità che regnava nella
stanza, gli occhi di Wolfwood continuavano a splendere fieri e
nerissimi, senza dare credito al dolore che, di certo, stava squassando il
suo corpo.
Il reverendo stava fissando il suo rivale, Moryia; aveva astratto la sua
mente, scavalcata quella realtà di miseria e di passività che lo vedeva
piegato alle perfidie che stavano sfregiando il suo corpo, e nello spirito
sembrava distante anni luce da quell'angolo di stanza in cui le guardie
nerovestite si stavano divertendo con lui.
"Maledizione...Perché non urla? perché non implora pietà, quel bastardo
figlio di un cane lebbroso?", questi erano i pensieri che la mente di
Moryia stava senza dubbio formulando.
Aveva tra le mani quel maledetto che gli aveva causato tanta sofferenza,
e non riusciva a fargli emettere un solo gemito di dolore.
Anzi, l'uomo sembrava quieto, e lo fissava con un'insolente espressione
di sfida che neppure le ferite che ora attraversavano copiose il suo
corpo erano in grado di cancellare.
Mi mossi per acquisire una posizione più vicina alle grate che ci
dividevano dalla stanza in cui si stava consumando quella terribile
ordalia, e l'uomo che era con me, il tizio dagli ispidi capelli biondi e
dalla veste rossa fece scattare la destra guantata per tirarmi indietro:
"Attento...Vuoi che ci scoprano?"
C'era un sorriso, aperto sincero e rassicurante che illuminava il volto
dell'uomo.
Mi indignai:
"Come puoi prendere tanto alla leggera una situazione come questa? Non vedi come lo stanno massacrando? Si sta' facendo uccidere..."
"No..."la risposta del mio compagno giunse seria e posata, mentre il suo
sguardo si faceva concentrato e quasi ipnotico.
"E' lui che sta' massacrando loro...Guarda e impara, cacciatore di
taglie..."
Fui punto nel vivo dal modo poco elegante con cui lo straniero mi si era
rivolto, quasi volesse farmi pesare la mia professione...Ma vinto il
disappunto nel momento, e scrutata di nuovo la scena sotto di me, capii
che aveva ragione.
Il gruppuscolo di uomini che aveva fino ad allora infierito sul corpo
mingherlino del reverendo si era disperso.
Si capiva che erano stanchi e che le braccia facevano loro male per
l'eccessiva violenza con cui avevano colpito quel corpo inerte senza
fermarsi...Quel gioco iniziava a stancarli, non producendo alcuna
soddisfazione visibile.
Uno di loro gettò l'arma a terra.
"Chi ti ha detto di smettere? Riprendi subito l'arma...Non ti ho dato
l'ordine di fermarti..."
La voce di Moryia fece riscuotere l'uomo, che voltò l'elmo nero ad
indirizzo del superiore.
"Allora? Continua, avanti..."
"Basta...Io mi sono stufato...Guarda anche tu, capo...A cosa ti ha
portato, torturare quest'uomo? E' più determinato di prima...Non siamo
riusciti a piegarlo, nemmeno di un millimetro..."
Ora il volto di Moryia era livido di furore.
Si precipitò come una folgore punitrice dall'altra parte della stanza,
sguainò la lama e la puntò alla gola del prete, fissando i propri occhi
rossastri in quelli aperti e ferrei del suo prigioniero.
"Credi di essere speciale, vero? Pensi che aver fiaccato questi
smidollati ti abbia reso forte ai miei occhi, è così? Beh,
reverendo, preparati, perché tra poco implorerai il tuo Dio come mai hai
fatto in vita tua...Saprò farti soffrire in un modo o nell'altro..."
La mano guantata di Moryia fece un cenno disinvolto ed imperioso, e lo
sguardo fino a quel momento impassibile di Wolfwood ebbe un sussulto:
Fece il suo ingresso nella saletta la fanciulla tanto devota al
reverendo, tremante in mezzo a due nerborute guardie dai corpetti di cuoio
borchiato: la graziosa Mylly.
Sentii il corpo dello straniero che era con me irrigidirsi contro al mio,
e lo udii mormorare, più a se stesso che a me:
"E' arrivato il momento di muoversi...".
Gli occhi di Wolfwood erano mutati radicalmente, passando dalla caparbia
espressione di sfida aperta ad una disperata e più lucida consapevolezza.
Moryia, il subdolo e mortale nemico riemerso dalle nebbie del
passato, aveva ora il potere di piegarlo sul serio, di calpestare il suo
cuore, di farlo impazzire dalla sofferenza.
"Guarda, reverendo...Sono stato magnanimo nell'organizzarti questo
bell'incontro amoroso...C'è la tua sgualdrinella qui, tutta fremente ed
eccitata dalla paura..."
Le prese il volto delicato e tremulo tra le dita affusolate ma callose da
spadaccino, e accostò il volto sorridente e diabolico all'altezza degli
occhi di lei:
"Non devi aver paura...Non ti farei mai del male...Sono un gentiluomo,
dopotutto...Non come il tuo amico, laggiù...Vedi, come è agitato? Non
posso dargli torto...Teme per te, e teme la vendetta che potrei
infliggergli, usandoti..."
Gli occhi di Moryia scintillarono inquieti; lasciò la ragazza nella
ferrea custodia delle robuste guardie che l'avevano condotta fin lì, e
tornò a voltarsi con la ferocia di un predatore ad indirizzo del prete
legato ed ansimante.
Ne sostenne lo sguardo di ghiaccio, mentre dondolandosi impotente ringhiò
ad indirizzo del suo carceriere:
"Non osare toccarla, Moryia...Se devi prendetela con qualcuno, fallo con
me...Ma sappi che, come allora, sono pronto a giurare sul mio Dio che ho
fatto tutto il possibile per salvarla..."
Moryia urlò, e la sua espressione divenne ancora più folle ed inumana.
"Sta' zitto, lurido pezzente d'un ciarlatano!! Kyusha era l'unica cosa che
mi rimaneva dopo che quei predoni assaltarono il villaggio!!! E tu non
l'hai saputa difendere! Eri e resti un vigliacco smidollato...Preferisti
cercare un riparo sicuro per la tua pellaccia, piuttosto che fare da
scudo a mia sorella..."
"Volevo bene a tua sorella, Moryia...", replicò con voce sincera e rotta
dalla commozione Wolfwood:
"Era un'anima buona e generosa, pura... Non sapeva cosa fosse la violenza
e l'avidità, al contrario di te...Non l'ho abbandonata, devi credermi...
Un colpo l'ha raggiunta al cuore mentre fuggivamo verso l'avamposto
concordato per il rendez vous...Se ti può consolare, ho fatto giustizia
massacrando i suoi carnefici..."
Ora il volto di Moryia era più ombroso ed iracondo che mai.
Le mani erano sbiancate intorno all'elsa della katana, fremente
nell'impazienza che prelude all'azione.
La sguainò con destrezza, puntandola alla gola rorida di sudore del
reverendo.
Gli rivolse un sorriso spietato, freddo.
"Ora capirai quanto si soffre nel vedersi portare via una persona che ci è cara...Il sangue di Mylly sarà versato come tributo per la perdita che ho
subìto io..."
Con uno scatto fulmineo ed apparentemente inarrestabile, la spada di
Moryia vibrò come una folgore un colpo all'indietro, cercando di
raggiungere il petto palpitante della ragazza tenuta dalle braccia
vigorose delle guardie.
Fu allora che un colpo sordo e ruggente di pistola irruppe sulla
scena, centrando con precisione la spada di Moryia e mandandola a rutilare
con un sonoro sibilo sul pavimento, ben oltre la portata del suo
possessore.
Dopo essere sceso alle spalle del velocissimo Vash, corsi verso gli
individui che tenevano ferma Mylly, e contando sul fattore sorpresa, li
misi fuori combattimento con un doppio calcio alla mascella.
Mylly perse l'equilibrio disorientata, ma seppi sostenerla tra le mie
braccia:
"Salve, signorina..."
Lei era ancora sbalordita dall'improvviso mutamento della situazione:
"Tu sei...Sei quel cacciatore..."
"Derek Galt, al vostro servizio..."
Nel frattempo, Vash si era spinto con disinvoltura sino al malconcio
reverendo, e con uno scatto deciso della mano guantata in nero, aveva
reciso le corde che lo trattenevano.
"Guarda chi si vede...Il tifone umanoide...Mi scoccia ammetterlo, ma sono
contento di vederti...Una volta tanto..."
Vash sorrise a tutta bocca, mettendo in mostra i canini con fare
malizioso:
"Era ora che mi ringraziassi...Ti ho tratto d'impiccio tante volte, ma
non ricordo d'averti mai sentito pronunciare un ringraziamento...Ti
faccio i complimenti per come hai saputo resistere alla tortura non
abbandonandoti ai tuoi istinti violenti...W la non violenza!"
Continuando a sorridere come un idiota mostrò orgoglioso l'indice ed il
medio della mano destra, mentre il reverendo protestava sibilando:
"Ci credo che non ho reagito...Non potevo, pezzo di imbecille...Ero legato
come un salame!"
Vash si rabbuiò per un secondo, sbattendo le palpebre.
Poi riprese a sorridere a 32 denti, passandosi una mano contro la zazzera
bionda: "Già, è vero!!! Ti ho liberato io!!! Accidenti, che sbadato..."
Mentre questa scena si consumava su un lato della stanza, dall'altro
Moryia si era chinato a raccogliere la spada, e aveva incitato i suoi
uomini a farsi sotto per affrontare i nuovi venuti.
"Avanti, attaccateli! Nessuno può alzare tanto la testa con me!!"
Ma gli uomini di Moryia erano rimasti fermi e sembravano piccoli ed
insicuri come anatroccoli nelle loro livree scure.
"Allora? Che diavolo vi prende? Attaccateli, presto!"
"No..." la risposta giunse con un po' di titubanza, ma presto divenne
unanime e condivisa da tutti.
"NOOO? Osate rivoltarvi al vostro signore?"
"Noi non abbiamo nessuna intenzione di metterci contro quel tipo...L'ho
riconosciuto subito...Lui è...E'..."
Moryia squadrò quel pagliaccio vestito di rosso che continuava a
prendersi gioco del prete, ridendo e sganasciandosi come un ebete...
Ma non gli ci volle molto per confrontare il volto sgraziato e deformato
dalle risate, con quello ben più serio e temibile dei manifesti che
decantavano la esorbitante cifra di 60 milioni di doppi dollari per chi
avesse avuto l'ardire di acciuffarlo...
"VASH...", mormorò incredulo
"Quello è VASH THE STAMPEDE..."
La mano destra corse a sondare il punto in cui l'acciaio della katana
aveva subito la scalfittura del proiettile che l'aveva deviata...
E per la prima volta dopo tanto tempo, Moryia tradì un moto di autentico,
soffocante terrore.

Gli uomini del tenebroso Moryia avevano ormai lasciato in massa la città.
Legati al loro signore dalla paura, avevano ritenuto concluso il
sodalizio con lui nel momento in cui il destino aveva messo loro contro
qualcuno che incutesse maggiore terrore.
Vash...Il tifone umanoide. Aveva spirato gelido innanzi i loro occhi,
convincendoli a togliere le tende.
Ora il samurai vendicativo era rimasto solo, privo di appoggi con cui
assicurarsi la propria sanguinaria vendetta.
Si trovava solo, spaurito, con la katana sguainata, brandendola con paura
nel vano tentativo di coprirsi la fuga da Inapril.
La strada principale era battuta da un vento impetuoso, ed il cielo si
era fatto tempestoso ed oscuro.
Gli uomini di Inapril, cui i seguaci di Moryia avevano violentato la
moglie, o incendiato la casa, si assiepavano feroci intorno a lui
brandendo assi di legno, bastoni rinforzati...Armi di fortuna, con cui
intendevano fare giustizia del mostro che era giunto a turbare la loro
tranquillità.
"Ora ce la pagherai..."
"Strillerai quanto strillava mia figlia mentre i tuoi se la sbattevano..."
"Ti farò saltare in aria come il mio negozio".

Trattenevo per un braccio il reverendo Wolfwood, mentre Vash correva
avanti a noi nel tentativo non facile di sedare l'esecuzione sommaria che
la gente di Inapril intendeva compiere ai danni di Moryia.
"Vash...Vacci piano, non posso spalleggiarti, stavolta...Sarà dura anche
per te...Non sarà facile frenare una massa vogliosa di sangue..."
Le urla del prete da me sorretto raggiunsero il "tifone umanoide",
nonostante ci precedesse di una buona lega.
Sentimmo la sua voce accorata replicare:
"Che diavolo di prete sei?! Dobbiamo fermare questo assassinio!!!"
Vidi Wolfwood sorridere, mentre commentava con occhio spento:
"Prima o poi dovrai imparare a vivere quaggiù, Vash...Ma per il momento,
ti comprendo..."

L'uomo dall'impermeabile rosso si frappose tra il tremante Moryia e la
gente armata fino ai denti assetata di sangue.
"Fermi!!!! Smettetela!!! Versare il sangue di quest'uomo non vi porterà a
niente..."
I più anziani ebbero un moto di ripensamento, mentre i più giovani
continuavano ad avanzare.
"Togliti di lì, biondino, o massacreremo anche te!"
"No! Dovete smetterla...Se ucciderete quest'uomo, le vostre case
distrutte non risorgeranno dalle loro ceneri...Le vostre mogli non
scorderanno la violenza subita...Anzi, saranno testimoni di
un'ingiustizia ancora più grande!!"
"Smettila, Vash...Questa gente grida vendetta, e sarò io a farmi carico
di eseguirla per loro, in un leale duello, uomo contro uomo..."
Tutti si voltarono mentre il reverendo Wolfwood si faceva avanti, dopo
aver eluso la mia stretta.
"Reverendo, sei sicuro di quello che fai?", chiesi sorpreso che quell'uomo
barcollante e pieno di ferite stesse per affrontarne un altro fresco e
determinato a salvarsi la vita.
"Certo, Derek...Perfettamente."
Mi sorrise strizzandomi l'occhio...Rivolgendo poi un cenno di saluto a
Mylly.
Sebbene fosse ancora sconvolta e tremante, la ragazza, sostenuta da
Virginia, una delle tante colleghe dell'hotel, ricambiò ferma e solidale
l'ammiccamento.
Moryia tirò un sospiro di sollievo, dietro le spalle robuste di Vash.
Questi si volse ad indirizzo del giovane:
"Perché...", disse con fare triste e sincero.
"Perché hai dovuto portare distruzione in questo pacifico villaggio??".
La voce dell'uomo dal soprabito rosso sconvolse Moryia...I suoi occhi,
appena risollevatisi, ripresero a tremare...Era come se la sua medesima
coscienza, da tempo sopita, lo stesse interrogando sul suo operato.
"Hai inseguito la vendetta per così tanto tempo, che hai steso l'ombra
della solitudine e della tristezza sul tuo cuore...Mi fai pena, Moryia..."
Con uno scatto deciso, Vash lo privò della katana che l'uomo aveva
debolmente agitato fino a poco prima per schermarsi dall'assalto della
folla.
Ne tenne la lama in mano, con assoluta naturalezza - era affilata al punto
da tagliare l'acciaio più robusto.
Eppure l'espressione triste e severa di Vash non mutò, mentre le sue dita
guantate di nero stringevano lo spessore della katana fino a frantumarla
di netto, con uno scricchiolio secco e penetrante.
Il vento ululava intorno ai due.
"Moryia...Sei un uomo che ha costruito un fantasma a cui dare la caccia,
per non essere riuscito a convivere con il rimorso che la morte di tua
sorella ti ha gettato contro..."
Il reverendo arrivò alle spalle di Vash, con ancora il volto contristato
e scuro.
"Ora quel fantasma è qui davanti a te...Affrontalo, se questo servirà a
farti sentire meglio...Ma questo non restituirà Kyusha...Né a te, né a
me..."
Il volto di Moryia era pallido, quando un fulmine lo rischiarò, facendolo
baluginare come uno spettro angosciato.

"Maledetto! Mia sorella...Mia sorella sarebbe viva se non fosse stato per
te!".
La collera di Moryia, sconfitto ed umiliato innanzi la stessa cittadina
che aveva creduto di poter dominare, esplose con la violenza di un tifone.
Wolfwood, che si era cautamente avvicinato, sperando di riuscire a
calmare il torrente in piena delle emozioni del rivale, si ritrovò suo
malgrado preda di un attacco inatteso.
Moryia si scagliò sul prete con foga e disperata energia.
Ebbi un sussulto: il reverendo, sfinito dalla tortura e dalle intense
emozioni non aveva la forza fisica né psichica per tener testa
all'accanimento del samurai.
La mia preoccupazione fu di breve durata...Con sguardo pacifico e fermo,
Wolfwood resistette all'assalto impetuoso ma scordinato di Moryia.
Ne incassò i pugni, serviti con violenza tra le lacrime, ne assorbì
l'impeto tragico, unendo le proprie lacrime a quelle del terribile nemico,
che ora appariva più come un giovane sulle cui spalle gravava il peso di
un dramma antico.
"Sì, Moryia...Sfogati...Se hai bisogno di fornire una ragione a te stesso
che possa giustificare la morte di Kyusha, usami pure..."
L'energia di Moryia, fiaccata dalle urla e dall'evidente inferiorità
tecnica con cui colpiva a mani nude, rispetto a come avrebbe potuto
tirare di scherma, cessò; il giovane crollò a terra, mentre la pioggia che
cadeva implacabile dal cielo si mescolava alle sue lacrime di
frustrazione.
Wolfwood si accasciò esausto al suo fianco, osservandolo con una
tristezza infinita negli occhi limpidi.
Mylly corse incontro al prete, si inginocchiò al suo fianco, senza
riuscire a spiccicare parola.
Lui continuò ad osservare il pianto senza speranza di Moryia,
accarezzandole la testa...
L'incubo, dalla durata breve ma intenso, poteva dirsi concluso...Gli
stessi abitanti di Inapril rinunciarono ad assaporare le loro personali
vendette, vedendo la prostrazione e lo strazio che imperversavano sulle
spalle curve del loro carnefice; gettarono via bastoni e sassi, si
caricarono sulle spalle nodose i forconi, e si rintanarono nelle loro case
semi distrutte, consapevoli di un'innegabile verità: i muri di pietra si
possono ricostruire...una vita umana, no.
Moryia stava ancora singhiozzando sommessamente, solitaria figura al
centro del paese.
Ora la pioggia era calata d'intensità, e disegnava i contorni tremanti
del giovane sconfitto come se avesse voluto proteggerlo nella
riservatezza del suo dolore.
Wolfwood, troppo debole per restare all'aperto, aveva accettato l'invito
di Mylly a rientrare nell'albergo ed ora era probabilmente oggetto delle
sue amorevoli cure.
Io stesso avevo trovato riparo sotto la loggia principale dell'hotel,
continuando a fissare Moryia e la sua disperazione quasi palpabile...
"Il cielo stava piangendo con lui..."
Qualcuno, nella mia esperienza di cacciatore apprendista, aveva mormorato
una volta una frase simile..."Derek, sei così triste...E fuori piove a
dirotto...Guarda...Il cielo piange con te..."
Non me ne voglia, quella persona a me tanto cara, se mi permetto di
adattare la sua frase alla situazione contingente...Ma calza a pennello...
Anch'io, come Moryia, ho perso qualcuno la cui scomparsa ha fatto la
differenza nella mia vita...
Lana...Lana la testarda, la poetica, la dolce cacciatrice di taglie che
mi ha cresciuto, alla Gilda.
Lana è stata ben più di una madre per me: amica fidata, consigliera,
baluardo a cui appoggiarmi nei momenti di sconforto profondo e, siccome
era di poco più grande di me, varcata la soglia della pubertà, poco ci
è mancato che divenisse...Qualcosa di più.
Mi rimboccava ancora le coperte, la sera, e mi posava un bacio innocente
sulla fronte...
Dio, quante volte avrei desiderato che le sue labbra profumate avessero
osato esplorare il mio volto, scendere a benedire col loro tocco magico
le mie labbra screpolate, avvincermi con il gusto del paradiso...
Ricordo ancora l'ultima notte che trascorremmo insieme. Io sotto le
coperte, minacciato da una febbre terribile, lei vicino a me, che mi
cambiava amorevolmente la pezza bagnata sulla fronte ad intervalli
regolari, e mi teneva la mano tremante.
Sapevo che l'indomani avrebbe dovuto partecipare ad una missione
impegnativa, che avrebbe rischiato la vita pur di acciuffare un criminale
pericoloso sulle cui tracce era da molto tempo...
Mi sono sentito in colpa per quella nottata di veglia che le ha rapito la
concentrazione ed il riposo necessarie ad un cacciatore, quando deve
affrontare simili prede...Ed il mio cuore di ragazzo morì il giorno
successivo, quando Rohan, allora nostro capo, ci diede brutalmente la
notizia...Lana non ce l'aveva fatta: squartata alla gola da un
serramanico, e violata nell'intimità dalla furia di un killer spietato di
cui Rohan non rivelò il nome- non so se volutamente o per ignoranza
sincera.
Mi sentii ancora più in colpa quando, piangendo Lana nello stesso modo in
cui Moryia stava piangendo la sorella, fui attraversato da un bieco
pensiero: Non ero indignato tanto per il modo terribile in cui era stata
assassinata, con la gola fessa da cui se ne era sgorgata tutta la sua
giovane vita...Ero furioso perché quel maledetto aveva osato entrare in
lei, a freddo, senza l'amore ed il sentimento che avrei potuto darle io...
Così, Derek Galt iniziò la sua crociata personale in veste di cacciatore
di taglie, un po' instabile emotivamente e poco veniale, ma senza dubbio
determinato a perseguire il suo obbiettivo...E chissà che aggregandomi a
Vash the Stampede ed al reverendo Wolfwood non riesca a portare a termine
la mia vendetta...

CONTINUA ...

  
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