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Autore: ElfaNike    26/04/2021    1 recensioni
Una storia leggera per respirare un po' in questo periodo così pesante. Scritta di getto in ventiquattr'ore.
La perfezione può davvero permettere di trovare il partner ideale? L'imperfezione può davvero essere causa di friendzone eterna?
Sono tutte domande a cui si confronteranno Adrien e Ladybug da un lato, e Marinette e Chat Noir dall'altro. Chissà che vagando al chiaro di luna non si possano trovare risposte...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino dopo Marinette entrò in classe senza perdere la sua aria perplessa, e si sedette dietro Adrien guardandolo di sottecchi. Notò che anche lui aveva l’aria abbacchiata.
-Accidenti... sta ancora pensando a Ladybug!- sussurrò a Tikki, che sbirciava dalla borsetta.
-Non ti preoccupare, Marinette! Salvi quasi quotidianamente Parigi, nessuno può pensare che tu non svolga bene il tuo compito!- la rassicurò il kwami.
Marinette inspirò profondamente e tornò a guardare Adrien. Si sentiva sottosopra: da un lato sapeva bene che le azioni del ragazzo erano guidate dalle migliori intenzioni e non prendeva neanche in considerazione che nascondessero un qualsiasi tipo di critica nei suoi confronti, però non riusciva più a levarsi di dosso quella sensazione di messa in discussione del suo modo di fare. Sapeva benissimo che combattere come aveva fatto il giorno prima era per lei l’unico modo di sconfiggere le persone akumatizzate da Papillon, e comunque aveva sempre avuto l’impressione di andarci abbastanza piano. Possibile che si potesse andare ancora più piano? Però in quel modo si sarebbe stati troppo... possibile che si potesse essere troppo buoni?
Senza smettere di pensare allungò la mano nello zaino, ed ebbe un tuffo al cuore.
-Mh? Che c’è, Marinette?- le chiese Alya quando la sentì sussultare.
-Il mio diario... Non trovo più il mio diario!-
-Magari l’hai lasciato a casa...-
-Non è possibile.- Ieri non ho neppure disfatto lo zaino...
In preda al panico, ripercorse tutto il pomeriggio del giorno precedente, piegata sul banco e le mani tra i capelli.
-Non deve averlo trovato Adrien... Non deve averlo trovato Adrien... Speriamo non l’abbia trovato lui!- mormorava a ripetizione.
Alya sospirò con un sorriso rassegnato: -Vedrai che lo ritroverai. Ti aiuterò a cercarlo io in classe e negli spogliatoi, durante l’intervallo.-
Marinette le fece un sorriso tirato, per niente rassicurata.
Quando suonò la campanella, Adrien non fece in tempo a chiudere il quaderno che Marinette era già sparita negli spogliatoi con Alya.
Il ragazzo la guardò uscire scuotendo la testa e sorridendo.
-Vai pure, Nino. Ti raggiungo tra un minuto.-
-Va bene, fratello. Ci vediamo in cortile.-
Adrien lo salutò con la mano e si chinò a prendere il diario di Marinette dalla tracolla. Per rispetto della sua amica non l’aveva aperto. Conoscendola, sapendo che si sarebbe sentita mille volte in imbarazzo, aveva deciso di darglielo in disparte, rassicurandola del fatto che non aveva infranto la sua privacy.
Tuttavia, alzandosi inciampò nello zaino di Marinette, che era caduto accanto al suo banco quando la ragazza, nella foga della corsa, l’aveva urtato uscendo. Per un secondo perse l’equilibrio, e il diario cadde per terra, aprendosi.
Per quanto non volesse farsi i fatti della sua amica, Adrien non poté non vedere cosa c’era scritto. Nelle pagine vuote di un week end, che probabilmente erano state aperte abbastanza da piegare il dorso del diario, Marinette aveva scritto e riscritto mille volte una parola. ‘Adrien’.
Il ragazzo raccolse il diario con gli occhi sgranati.
Passino le foto in camera ‘per amore della moda’. Passi l’agitazione anormale ogni volta che lo vedeva. Ma lui riconosceva quel modo di fare. Quella mania di scrivere in continuazione il nome dell’oggetto fisso dei propri pensieri su qualunque superficie disponibile.
Allungò la mano e con un movimento aprì il suo diario personale. Nelle due pagine vuote di un week end c’era scritto e riscritto il nome di Ladybug. Il nome della persona di cui lui era profondamente innamorato.
A quanto pareva, anche Marinette era profondamente innamorata. Di lui.
Che sciocco. Che sciocco! Come riusciva a mettere tutti i pezzi a posto, adesso!
-Ehi, amico! Tutto bene?- la testa di Nino era comparsa alla porta -Dai, vieni sotto: se i sorveglianti ti trovano qui ti fanno la paternale.-
Adrien annuì e scese in cortile. Già sulle scale cercava Marinette con lo sguardo, senza però trovarla. Probabilmente lei e Alya erano negli spogliatoi, forse proprio a cercare il diario.
Lui e Nino andarono a una panchina a sedersi, e lui decise che avrebbe parlato a Marinette all’uscita di scuola.
...ma di cosa? Che cosa voleva dirle, esattamente? Che sapeva della sua cotta? Che lui le voleva bene, ma solo come amica? Che in realtà le piaceva un’altra?
In effetti doveva già avergliene accennato, ma per quel che ricordava lei non aveva reagito molto bene. Oh, come capiva, adesso!
E poi... A lui piaceva un’altra, ma doveva dire a Marinette che era Ladybug l’oggetto dei suoi sogni? Ché poi... come si sentiva lui verso Ladybug, in quel momento? Perché sentiva come una spina, quando pensava a lei?
D’accordo, lui per primo sapeva che combattere come aveva fatto il giorno precedente era necessario per sconfiggere gli akuma. Non era quello che lo turbava. Allora cosa?
In quel momento passarono davanti a loro Marinette e Alya, e Adrien notò che la ragazza aveva l’aria decisamente disperata. Forse non era il caso di restituirle il diario in quel momento. Non si sentiva abbastanza lucido per poterla affrontare senza ferirla. Non aveva la forza di fare finta di niente né il controllo per parlarle a cuore aperto. Decise allora di restituirle il diario senza nasconderle niente appena si fosse rimesso in quadro. Marinette era una ragazza fantastica e non si meritava un brutto rifiuto. (Per quanto, nelle vesti di Chat Noir, Adrien sapeva che qualunque tipo di rifiuto non poteva essere bello.)
 
Quella sera, Marinette uscì sul suo balcone a osservare il cielo. Aveva pensato ad Adrien tutto il giorno, non solo sperando con tutte le forze che non avesse lui il suo diario, ma anche per fare pace con l’immagine che aveva adesso di lui.
Lei amava Adrien. Ne era sicura. Era perfetto. Era bello, intelligente, altruista. Era cortese. Un vero cavaliere. In quanto Marinette era convinta che nulla sarebbe stato meglio di lui. In quanto Ladybug, invece, si sentiva ferita nell’orgoglio, e questa ferita stava pian piano arrivando anche a Marinette.
Chat Noir, dal canto suo, girava per i tetti. Odiava stare chiuso in camera: non riusciva a riflettere là dentro, nel silenzio della sua casa in lutto perenne.
Camminava, le mani appese al bastone che stava di traverso sulle spalle, e ogni tanto calciava l’aria.
Lui amava Ladybug. Lo sapeva bene. Era coraggiosa, altruista, elegante, affascinante. Carismatica. Era una vera leader. Chat Noir aveva ben chiaro che tutte le vittorie che avevano riportato in passato erano state merito soprattutto del suo intuito e delle sue decisioni. Adrien, invece, era rimasto ferito da questa perfezione, perché a causa dell’inarrivabilità della sua lady le sue azioni in quanto Adrien Agreste gli erano apparse per la prima volta fuori luogo e aveva avvertito un profondo senso di colpa. Ma sapeva che la pena che aveva portato per quella bambina non doveva essere motivo di sensi di colpa! E questo trambusto interiore stava pian piano rodendo anche Chat Noir.
Passeggiando nei paraggi di Notre-Dame, lo sguardo del gattone cadde proprio sul balcone di Marinette. E, nelle file di lanterne che correvano lungo la ringhiera, vide la ragazza immersa nei suoi pensieri.
Perso da un moto di affetto, con un balzo saltò sul comignolo dietro di lei.
-Ciao.- le disse.
Lei alzò gli occhi: -Chat Noir! Cosa ci fai qui? C’è qualche pericolo?-
-No, tranquilla.- lui saltò sulla balaustra e in due passi sul corrimano fu accanto a lei -Ogni tanto mi piace uscire a prendere un po’ d’aria.-
-Capisco. Anche a me.- sorrise lei.
Lui la osservò di sottecchi per un breve momento, sedendosi lì dov’era. Poi chiese: -C’è qualcosa che non va?- ma credeva di sapere già la risposta.
-Niente.- rispose lei di riflesso. Ma non cambiò espressione e si rese conto che questo dava a pensare al ragazzo, così glissò sulla prima delle sue preoccupazioni per confidargli la seconda: -Ho perso un oggetto che per me era molto importante.-
-E la cosa ti preoccupa al punto di non dormire di notte?-
-Sono terrorizzata che l’abbia trovato una persona che non deve assolutamente vederlo.-
-E non puoi andare a chiederglielo? Non è una persona degna di fiducia?-
-Certo! Certo che lo è! È solo...- si interruppe.
Chat Noir non disse nulla, così lei continuò: -È solo che quando lo vedo mi impappino sempre, e non vorrei si insospettisse, e non vorrei metterlo in imbarazzo, è solo che per me lui è importante e non voglio ferirlo in alcun modo.- buttò fuori tutto d’un fiato.
-Ah, ma quindi è un lui.- commentò allora Chat Noir con un sorriso sghembo. In realtà sapeva già tutto,ma questo discorso lo divertiva parecchio.
-Oh cielo! Ho detto lui? No, no, era... era...-
-Sì, Marinette. Hai detto lui. Ma sta’ tranquilla.- le prese la mano -Non dirò nulla a nessuno. Di me puoi fidarti.-
Marinette rilassò le spalle e sorrise: -Grazie, Chat Noir.- poi inclinò leggermente la testa:- E tu? Come mai non approfitti della serata tranquilla per riposare?-
-Sono un po’ in crisi anch’io.-
-Davvero?- Marinette si grattò dietro l’orecchio -Per Ladybug?-
-Eh, sì.-
-Ah! E.. come mai?-
Chat Noir alzò le spalle: -Sai che mi piace molto. Però è così inarrivabile. È sempre concentrata sul lavoro di supereroi, e ogni tanto mi chiedo se ci sarà mai nel suo cuore lo spazio per...- il ragazzo cercò la parola adatta, ma non la trovò -È praticamente perfetta sotto ogni aspetto. E questa perfezione ogni tanto la rende lontana. Lontana da me.-
Marinette lo guardò con gli occhi sbarrati. Poi abbassò la testa: -Magari cerca di essere perfetta per non deludere nessuno. Non che io lo sappia per esperienza, eh! Però immagino che la perfezione sia un risultato faticoso da ottenere.-
-Sì, senza dubbio. Ma a me non importa che sia perfetta. Una persona perfetta non ha bisogno degli altri. E io vorrei che lei avesse bisogno di me come io ho sempre avuto bisogno di lei...-
-Sicuramente è più facile per te parlare con lei che per me parlare con... lui.- mormorò scoraggiata Marinette -Io divento un disastro ogni volta che lui è nei paraggi.-
-Se può consolarti, Marinette... a me piace quando sei così. Sei molto spontanea, fa bene allo spirito, ogni tanto.-
Marinette arrossì in volto, poi sorrise a sua volta: -Allora ti confesso una cosa: anche a me piace la tua spontaneità. Sei buffo, ma si vede che sei sincero.- strinse le spalle in un gesto rapido -Credimi, secondo me l’ha notato anche Ladybug.-
In quel momento ci fu un rombo lontano e un’esplosione di sirene. Chat Noir e Marinette puntarono entrambi lo sguardo sulla strada: un enorme essere ricoperto di metallo lucido puntava la sua pompa in giro per Parigi e colpiva la gente con micidiali getti d’acqua.
-Sono Pompienemy! Fatevi avanti, Ladybug e Chat Noir!-
-Oh no...- mormorarono insieme i due ragazzi.
Pompienemy aveva subito individuato Chat Noir e gli puntava la pompa addosso: -Oh, sei dall’amichetta, eh? E allora me la prenderò anche con lei. Dammi il tuo Miraculous se non vuoi che si faccia male!-
Chat Noir prese in braccio Marinette e saltò via dal balcone un secondo prima che questo venisse completamente congelato.
-Ma il getto di prima non ha sciolto l’asfalto?!- chiese Chat Noir atterrando sul tetto vicino.
-Guarda, Chat Noir!- Marinette indicò la pompa -Cambia tipo di getto a seconda della posizione della leva!-
-Che occhio! Grazie Marinette!- la nascose dietro un comignolo, ma non fece in tempo a dirle di stare al riparo che un getto acido li portò allo scoperto.
Il ragazzo la prese di nuovo in braccio e scappò via, cercando dove nasconderla.
-Puoi lasciarmi per strada, Chat Noir. Sono sicura che Ladybug arriverà in un lampo e io non correrò alcun rischio!- gli disse lei.
-Non esiste che io ti lasci in pericolo, Marinette. Prima di tutto voglio saperti al sicuro, poi mi occuperò del resto.-
Arrivarono in un vicoletto fuori dalla portata di Pompienemy e Chat Noir nascose Marinette dietro due cassonetti: -Tu sei speciale, Marinette. Non permetterò che ti sia fatto del male.- le fece l’occhiolino con un sorriso, e si lanciò nella battaglia.
Quella frase bloccò per qualche istante Marinette, e Tikki dovette svegliarla con un colpetto alla testa.
Poco dopo Ladybug raggiunse Chat Noir alla battaglia.
-Eccomi, Chat Noir! Che cosa è successo?-
-Non lo so ma credo che qualcuno dei pompieri si sia fatto akumatizzare!-
-Lancia i suoi colpi dalla pompa: l’akuma deve essere lì.-
-Probabile, ma fai attenzione: può cambiare il tipo di getto!-
-Ricevuto!- Ladybug lanciò il suo yo-yo e si diede lo slancio per un lungo balzo.
Chat Noir la seguì bilanciandosi sul suo bastone, che usava come trampolo.
Pompienemy cercava di colpirli, ma loro schivavano ogni getto con agilità. Ad un certo punto Ladybug fu presa al volo da Chat Noir che deviò la sua traiettoria: -Non di là!-
-Chat Noir! Che cosa c’è?-
-Lì è dov’è nascosta Marinette. Sai... è stata lei a notare la leva della pompa...-
Ladybug sorrise e annuì. Si premurò allora di portare la battaglia lontano dall’isolato della casa dei Dupain-Cheng.
I due eroi spinsero Pompienemy verso la Senna: il Lucky Charm di Ladybug fu un’enorme coperta in pile, che l’eroina stese per terra dove stava marciando Pompienemy. Lui ci posò sopra il piede, il pile rese scivoloso il passo e il gigante crollò nell’acqua. In quel momento Chat Noir invocò il suo Cataclisma, e la pompa si sbriciolò in una polvere nera, liberando l’akuma che fu subito purificato da Ladybug.
Le coccinelle del Miraculous Ladybug riportarono la strada e le case al loro stato normale e il pompiere si mise a sedere sul marciapiede davanti ai due eroi che si davano il pugno esclamando: -Bien joué!-
-Cosa... cos’è successo?- chiese l’uomo frastornato -Ero stato chiamato perché i vicini credevano che il Palace Hotel andasse a fuoco, e invece era una festa del sindaco. Ricordo solo che M Bougeois era furioso, ed è stato molto aggressivo... poi più niente...-
Ladybug rise: -Tale padre, tale figlia.- e i suoi orecchini lampeggiarono.
-Vai a detrasformarti, Milady.-
-Tu sei sicuro di stare bene?-
-Sì. Riporto Marinette a casa sua, devo sbrigarmi prima di detrasformarmi anch’io.-
-Hai ragione. Allora... alla prossima!-
Chat Noir agitò la mano e lei sparì per le strade.
 
Il gattone atterrò in equilibrio sulla ringhiera del balcone e fece scendere Marinette dal suo abbraccio.
-Scusa per i rischi che hai corso, Marinette.-
-Non è niente. Suppongo sia normale per un eroe come te.-
-Purtroppo hai ragione.- l’anello lampeggiò un paio di volte -Ora devo andare. È stato bello parlare con te, stasera.-
-Anche per me.-
Chat Noir salutò con due dita e saltò via, mentre Marinette si appoggiava alla ringhiera e lo osservava sparire nella notte. Entrambi, quella sera, rientrarono in camera loro con un sorriso sereno.


 



Angolino dell'autrice:
E in questo capitolo evochiamo con forza (e tanti cuoricini che battono) l'episodio più umano della seconda serie: Glaciator. La mia ship definitiva è nata proprio in quel momento. L'empatia nata dalla chiacchierata sul balcone di Marinette e su quello di Chat Noir in quell'episodio pongono lontano anni luce i nostri idolotti, Ladybug e Chat Noir, sempre sotto le luci dei riflettori.
In quell'episodio c'è intimità, ed empatia. E i nostri eterni friendzonati preferiti ne hanno davvero bisogno. Voilà. Fine.
Precisazione: i nomi degli akuma derivano da 'Angry' e 'Groupie' per il capitolo 1, e 'Pompier' e 'enemy' per questo capitolo. Nel caso non fossero chiare le contorsioni del mio cervello...
 
  
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