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Autore: _KyRa_    29/08/2009    10 recensioni
Chi è che se ne stava in camera mia quando sono arrivato?!-.
-Avevo sonno e mi sono addormentata!-.
-Sul mio letto?! Ammettilo che sei cotta di me!-.
Io cominciai a ridere da assatanata.
David ascoltava in silenzio la conversazione, sorseggiando il suo the ad occhi chiusi, non troppo interessato mentre i tre ragazzi si passavano sconsolatamente una mano sul viso.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '~ Beats Of My Heart ~'
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capitolo 19

Capitolo 19


America. Solo questa parola era il paradiso! Non ci potevo ancora credere. Mai nella vita mi era capitata un'occasione del genere. Per la precisione eravamo a New York. Ormai il tour europeo, i Tokio Hotel lo avevano finito da un mesetto e mezzo. Erano riusciti a prendersi un periodo breve di vacanza. Certo avrebbero dovuto tenere lo stesso interviste e servizi fotografici ma la cosa non li spaventava più di tanto. Ci eravamo appena sistemati in albergo. Io e Tom stavamo svuotando le nostre valigie sul letto matrimoniale dove avremmo dormito. Ad un tratto lo sguardo di Tom scivolò su un completo intimo che a malapena mi avrebbe coperto.


-Amore, non puoi farmi vedere certe cose- sussurrò malizioso, continuando a smanettare sulla sua valigia. Io lo guardai interrogativa senza capire a cosa si riferisse. Lui mi sorrise e in due secondi aveva già tirato giù tutto quello che c'era sul letto. Mi prese in braccio e mi ci posò sopra. Evidentemente voleva inaugurare il letto americano! Si mise a cavalcioni su di me prendendo a baciarmi con foga. La cosa mi stava eccitando e non poco. Era riuscito a convincermi in pochissimo tempo. A dire il vero non c'era neanche bisogno di convincermi. Lentamente mi spogliò baciandomi sul collo mentre io facevo la stessa cosa con i suoi vestiti. In pochi secondi era già dentro di me. Entrambe emettemmo un sospiro di piacere. Mi morse il collo e cominciò a spingere. Io mi aggrappai alla sua schiena tesa e buttai la testa indietro gemendo un po' più ad alta voce. Mi baciò sulle labbra sospirando pesantemente e muovendosi ancora prima di venire chiudendo gli occhi e nascondendo il viso sul mio collo. Io inarcai la schiena per poi rilassarmi sul materasso, sotto il suo peso. Gli accarezzai la pelle umida dandogli dei piccoli baci sulle labbra. Ci guardavamo negli occhi sorridendoci. -Te l'ho già detto che sei bellissima?- sussurrò.


-Oddio, tutto sto romanticismo? Da dove esce?- scherzai.


-Ecco vedi, devi sempre rovinare l'atmosfera!- esclamò imbronciato. Io ridacchiai e posai due dita sugli angoli della sua bocca, facendolo sorridere.


-Dai che scherzo- gli dissi. -Comunque sì, me l'hai già detto. Un bel po' di volte- sorrisi. Lui ricambiò e mi baciò un'ultima volta.


*


-Una giornata al mare ci voleva proprio- sospirò Bill, portandosi le braccia dietro alla testa, sdraiato sul suo asciugamano.


-Già- annuì Georg che faceva la stessa cosa. Gustav stava affianco a lui mentre io e Tom stavamo vicini a farci delle coccole. Ero sdraiata a pancia in sotto per abbronzarmi mentre Tom mi faceva le carezze con una mano su essa, ad occhi chiusi. Anche lui si stava rilassando tantissimo, come tutti noi. Forse ci faceva bene. Mi stavo per addormentare con i grattini di Tom sul collo quando mi sentii tirare su di peso. In due secondi mi trovai in acqua. Ritornai a galla tremante e davanti a me c'era Georg che rideva a crepapelle.


-Ma dai, sei deficiente però, poverina- intervenne Tom, ancora sdraiato sul suo asciugamano. Georg continuava a ridere.


-Dai, però uno scherzetto del genere ci stava- disse tornando sulla spiaggia, seguito da me, piuttosto seccata. Sorrisi furbescamente e prendendo la rincorsa mi buttai sopra a Tom che cominciò a dimenarsi.


-Spostati, stupida, sei fredda!- esclamò il ragazzo. Io non ci feci neanche caso e cominciai a dargli dei baci sul collo. A quel punto lui si calmò e sorrise. -Sai sempre come farmi stare zitto tu, eh?- mi chiese dolcemente.


-Palla!- sentimmo urlare alle nostre spalle, mentre una palla atterrava affianco a noi. Ci voltammo e trovammo davanti a noi una ragazza che si avvicinava. Tom recuperò il pallone e glielo lanciò sorridendo. -Grazie mille- gli sorrise lei.


-Figurati- rispose Tom, un po' troppo malizioso per i miei gusti. Sentii un brivido nervoso salirmi lungo la spina dorsale. Quando la ragazza si voltò per tornare al campo da beach-volley io guardai Tom con la coda dell'occhio. Notai che stava osservando attentamente il suo fondo schiena. Non ci vidi più. Gli tirai uno schiaffo sul braccio e lui si voltò verso di me con espressione interrogativa. -Cosa c'è?- mi chiese incredulo.


-Sei riuscito a vedere se ha qualche problema alle ossa?- gli chiesi infastidita.


-Come scusa?- mi chiese di nuovo senza capire.


-Le hai fatto la radiografia completa!- continuai sempre più nervosa mentre lui scoppiava a ridere. -E non c'è niente da ridere, sai?- continuai mettendo il broncio. Lui mi abbracciò facendomi finire sopra di lui, poi sotto, ancora sopra. Continuavamo a rotolare sulla sabbia. Come potevo fare l'offesa con lui? Ritrovatami sotto di lui lo guardai negli occhi e mi baciò.


-Le ho fatto la radiografia è vero... e ho potuto constatare che preferisco molto di più il tuo fisico al suo- mi sorrise.


-Non ti fai perdonare così- borbottai.


-Ma, porcellina, siamo in pubblico...-.


-Cosa?! Io mica intendevo quello, stupido maniaco!-.


-Ragazzi, venite a mangiare? Ci sono i panini- annunciò Gustav. Io e Tom ci alzammo tutti insabbiati. Odiavo la sabbia, soprattutto quando sudavo e mi si appiccicava addosso. Ci sedemmo affianco agli altri e prendemmo il nostro panino.


-Tengo a precisare che li ho preparati io- disse Bill da perfetto egocentrico. Tom cominciò a far finta di strozzarsi, tossendo e portandosi le mani alla gola. -Stronzo- borbottò il gemello mentre gli altri ridevano. Anche Tom, finita la sua esibizione, sorrise e ricominciò a mangiare.


-A quando la prossima intervista?- chiesi ad un tratto.


-Domani- rispose Gustav che si stava letteralmente ingozzando con il suo panino. Lo guardai un attimo preoccupata, chiedendomi come avesse fatto il pane a scendergli, in quelle proporzioni. -Stasera andiamo a ballare?- chiese poi ricominciando a masticare un altro boccone delle stesse dimensioni.


-Ma certo che sì- sorrise Tom una volta finito il suo panino. Buttò il tovagliolo nel cestino e si sdraiò di nuovo sull'asciugamano.


-Vi siete dimenticati che abbiamo un superiore?- intervenne scettico Bill.


-Oh, insomma, Bill, non fare sempre il guastafeste- borbottò Georg. -Vedrai che David ci dirà di sì senza problemi-.


*


-Assolutamente no!- esclamò il manager.


-Ma dai David, che problema c'è? Come se non ci fossimo mai andati a ballare!- si lamentò il rosso sbattendo un piede per terra come i bambini.


-Ti devo ricordare che siamo in America e che ultimamente siete finiti su un mucchio di riviste scandalose?- rispose David.


-Dai, Daviduccio- lo implorò il ragazzo facendogli gli occhi dolci e tirando fuori il labbro inferiore. David lo scrutò ancora per qualche istante, voltandosi poi verso me, Tom, Gustav e Bill che lo guardavamo allo stesso modo. Lui sbuffò alzando gli occhi al cielo.


-Voi ve ne approfittate sempre perchè sono d'animo buono...- borbottò l'uomo.


-Grazie!- esclamò Georg, contento. Anche io e gli altri sorridemmo. Soddisfatti entrammo in ascensore e salimmo al nostro piano. Ci salutammo dandoci appuntamento alle undici e mezza nella hall dell'hotel. Una volta dentro la nostra stanza, io e Tom ci stravaccammo sul letto a pancia in su. Insieme sospirammo guardando il soffitto.


-Questa giornata al mare mi ha distrutto- sussurrò lui ad un tratto. Io mi voltai a guardarlo. Era ad occhi chiusi che respirava regolarmente. Era veramente troppo dolce. Gli accarezzai lievemente una guancia sorridendo e potei notare che si era già addormentato. Gli diedi un bacio sulla fronte e mi alzai dal letto per poi chiudermi in bagno. Mi spogliai infilandomi nella doccia. Chiudendo gli occhi tante immagini passarono nella la mia mente. Sotto il getto dell'acqua calda rimanevo ferma immobile, a pensare. Ad un tratto apparve nella mia testa mio padre. Mi irrigidii. Per un attimo mi chiesi dove fosse finito. Mi chiesi se fosse tornato a casa dalla mamma. Se fosse rimasto attorno allo studio. Se fosse andato a cercarmi da qualche altra parte. Eppure mi domandavo come mai avesse voluto cercarmi. Non glien'è mai importato nulla di me. Proprio allora doveva venirgli in mente di portarmi a casa e farmi vivere “bene”? Mi insaponai sospirando pesantemente. Che fosse successo qualcosa a mia madre? No, non era possibile. Almeno speravo che non fosse così. Nonostante io provassi “rancore” nei confronti di quella donna, non potevo non sentirmi comunque legata a lei. Era pur sempre mia madre. Mi sciacquai e uscii dal box della doccia, avvolgendomi in un asciugamano. Mi frizionai i capelli con uno più piccolo e poi uscii dal bagno. Tom era ancora sul letto, nella stessa posizione di prima, che dormiva con le labbra socchiuse. Sorrisi intenerita e mi avvicinai a lui sedendomi sul materasso. Allungai una mano sul suo volto.


-Hey- sussurrai. Mi abbassai e lo baciai lievemente sulle labbra. Lo guardai per vedere se si era svegliato. Non ancora. Gli accarezzai i cornrows premendo un po' di più sulla sua bocca. -Amore?- lo richiamai. Lo sentii mugulare e muovere le labbra sulle mie. Mi alzai potendo vedere i suoi occhioni nocciola aprirsi lentamente. -Salve- gli sorrisi. Lui ricambiò il sorriso e mi rispose allo stesso modo. -Credimi, mi è dispiaciuto svegliarti, ma dobbiamo andare e tu ti devi ancora fare la doccia- gli dissi.


-Hai ragione- borbottò alzandosi dal letto. -Mentre mi faccio la doccia ti vesti?- mi chiese ed io annuii. Mi sorrise ed entrò in bagno. Io sospirai guardandomi allo specchio. Cos'avrei messo quella sera? Grande dilemma. Aprii l'armadio e vi frugai. La mia roba era mischiata con quella di Tom dato che c'era solo un armadio abbastanza grande per tutti e due. Dopo lunghi minuti di ricerca optai per un vestitino corto fino a metà coscia, nero e rosso. Mi tolsi l'asciugamano e me lo infilai con delle scarpe col tacco nere. In quel momento uscì Tom dal bagno, con solo un asciugamano in vita che lo copriva a malapena. Io cercai di frenare i miei istinti animaleschi. -Dove vai svestita così?!- mi chiese spalancando gli occhi. Io lo guardai interrogativa.


-In discoteca, perchè?- risposi come se fosse ovvio.


-Ma non se ne parla, tu non esci così!- continuò.


-Tom ma che dici? Perchè, scusa?-.


-Troppo scollato!-.


-E allora?-.


-Quelle sono solo mie-. Nel dirlo indicò il mio seno che si intravedeva appena attraverso la scollatura del vestito. Scoppiai a ridere.


-Sei geloso?- lo stuzzicai.


-Sì, qualche problema? È un male stare attento che la propria ragazza non si vesti in modo troppo provocante per gli avvoltoi che ci sono in giro?- mi chiese. Io sorrisi e mi avvicinai a lui in modo sensuale. Lo vidi deglutire cercando di guardarmi in faccia. -Che c'è?- mi chiese sospettoso.


-Tomi, Tomi, Tomi...- sussurrai picchiettandogli le dita sul petto nudo, il che lo fece sussultare appena. -Il mio gelosone- continuai provocandolo con le labbra al suo orecchio. Gli morsi leggermente il lobo mentre lo sentivo respirare più velocemente.


-Sa.. Sara, non adesso, ti prego, sennò non usciamo di qua- balbettò cercando di mantenere l'autocontrollo. Io scesi con le mani sugli addominali e sul suo ventre.


-Vero che mi lasci uscire così stasera?- gli chiesi con lo stesso tono mentre le mie mani andavano a togliere l'asciugamano che ci separava, facendolo cadere per terra. Dovetti combattere anche con me stessa per non saltargli addosso. -Poi stanotte sono tutta tua- continuai scendendo pericolosamente sul basso ventre.


-Ok, ok, ok! Hai vinto!- esclamò velocemente prima di arrivai al punto di non ritorno. Io sorrisi soddisfatta e mi allontanai. -Strega- borbottò recuperando l'asciugamano. I risi e mi richiusi in bagno ad asciugarmi i capelli e truccarmi.


*


Certo i locali di New York erano tutta un'altra cosa. Erano assurdamente enormi e la musica era senza dubbio la più figa che avessi mai sentito in vita mia. Andammo a sederci nel privè come sempre.


-Vado a prendere da bere- annunciò Georg. Come al solito, lui era l'addetto a prendere gli alcolici. Gli esprimemmo le nostre preferenze e lo vidimo scendere le scalette per arrivare al bancone. Tom cominciò a baciarmi sensualmente. Sembrava volesse dare un po' di spettacolo e io, ovviamente, non dissi di no. Poi ci staccammo da bravi bambini, non appena Bill ci richiamò.


-Per favore, non cominciate adesso- si lamentò il rasta. Io e Tom ci mettemmo a ridere, accompagnati da Gustav. Dopo qualche minuto arrivò Georg con tutti i bicchieri con le cannucce. Prendemmo il nostro e cominciammo a bere. Sentivo il liquido che diventava caldo, scendere per la mia gola, quasi bruciandomela. Poi Tom mi prese per mano e mi portò in pista con lui. Mi guardò negli occhi sorridendo e mi cinse i fianchi con le mani, insinuando una gamba tra le mie e cominciando a muoversi a ritmo di musica. Io feci la stessa cosa strusciandomi addosso a lui. Inevitabilmente anche una mia gamba era finita tra le sue. La cosa mi agitava parecchio. Gli misi le braccia al collo mentre, insieme, piegavamo le ginocchia scendendo sempre di più, senza abbandonare il ritmo. Ci baciammo risalendo lentamente. Gli accarezzavo i cornrows e lui faceva lo stesso con i miei capelli, fino a che una sua mano non finì su una mia coscia scoperta. Ci sorridemmo continuando quei movimenti sensuali. Non sapevo per quanto continuammo a ballare ma improvvisamente dovemmo smettere per riprendere fiato. Tornammo al privè e ci stravaccammo di nuovo sul divanetto. -Ammazza, vi siete già scatenati. Sembrava che steste facendo sesso lì in mezzo- commentò Bill sarcastico. Ad un tratto vidi avvicinarsi una ragazza. Non mi era nuova.


-Ma tu sei quello della spiaggia?- chiese a Tom. Ecco, già come aveva iniziato il discorso mi aveva dato sui nervi. Già era partita male. Quando ricordai chi era, ancora peggio. Era la ragazza alla quale Tom aveva fatto la radiografia quel giorno in spiaggia.


-Ehm, sì, ciao- salutò cordialmente lui. Questa sua troppa gentilezza con tutti cominciava a non andarmi proprio bene.


-Come ti chiami?- gli chiese lei sedendosi di fronte a noi due e accavallando le gambe lasciando vedere tutto quello che c'era da vedere sotto la gonna. Strinsi il lembo del mio vestito e cercai di mantenere la calma.


-Tom, tu?- rispose Tom. Io guardavo la scena spostando lo sguardo nervosamente da uno all'altra.


-Claire, piacere-. Mi si rizzarono i peli delle braccia. Prima Clara, la groupie. Adesso Claire la cozza. Tutte così si dovevano chiamare? Muovevo freneticamente il piede della gamba accavallata aspettando che quella “tenera” ragazza sloggiasse entro due secondi. Ci credete se vi dico che tutta la sera erano rimasti a chiacchierare animatamente tra loro come se si conoscessero da una vita e io non esistessi più? Vedevo Bill, Georg e Gustav che mi tiravano delle occhiate preoccupate e alcune fulminee a Tom. Sapevano che di lì a poco sarebbe scoppiato un putiferio. Come sempre! Quando mai io e Tom non litigavamo? Verso le tre e mezza decisero di tornare in hotel. Tom salutò Claire. -Beh, io ti lascio il mio numero di telefono, così se ci vogliamo vedere in questi giorni in spiaggia...- disse la cozza. La mia mandibola quasi cadde a terra e mi voltai di scatto verso Tom. Volevo vedere se aveva il coraggio di dirle di sì davanti a me!


-Ok- rispose, addirittura sorridendo. Avevo sentito il mio cuore fare un triplo salto mortale. Vidi lei tirare fuori dalla tasca un foglietto e una penna scrivendoci il suo numero. Lui lo prese senza troppi giri di parole. Si dettero due bacetti sulle guance e si salutarono. Ok, avrei fatto vedere a quei due i sorci verdi, blu e turchesi. Uscimmo dalla discoteca e in poco tempo tornammo in albergo. Per tutto il tragitto avevo tenuto il muso a Tom e lui se n'era accorto. Non mi disse nulla però, forse aspettava di arrivare in camera. Forse pensava che fosse uno dei miei giramenti di palle improvvisi, da perfetta persona lunatica, ai quali ormai era abituato. Entrammo nella stanza e lui chiuse la porta mentre io mi andai a chiudere in bagno senza fiatare. Mi lavai i denti e mi struccai. Quando uscii trovai Tom solamente in boxer che tirava giù le lenzuola del letto. Addio alla lunghissima notte di sesso sfrenato e selvaggio. Mi veniva quasi da piangere. Camminai imbronciata verso il letto e mi ci sedetti sopra mentre lui si andò a lavare i denti. Non avevo molta voglia di discutere, semplicemente non gli volevo parlare. Mi voltai da una parte e finsi di dormire. Sentii chiudere l'acqua e i passi di Tom venire verso di me. Sentii un peso caldo sopra di me e delle labbra posarsi sulla mia guancia. Così non semplificava le cose ma dovevo mantenere la mia “professionalità” anche perchè mi sentivo davvero offesa.


-Dai, Tom, non ne ho voglia- gli dissi scocciata, cercando di farlo spostare muovendo la spalla sulla quale era appoggiato.


-Ma come, non dovevi essere mia stanotte?- mi chiese con voce roca e mordendomi leggermente il collo.


-Beh, cambio di programma, sono stanca- borbottai dandogli la schiena. Lui mi guardò interrogativo e poi lo sentii sospirare.


-Avanti, dimmi che cos'hai... pensi che non me ne sia accorto che non hai spiccicato parola tutta la sera?-.


-Bravo, complimenti, te ne sei accorto e hai continuato comunque a fare finta di niente-.


-Ho fatto finta di niente perchè non volevo discussioni lì. Ti sei infastidita per Claire, non è vero?-.


-E no, per mia nonna, buon'anima-.


-Ma non abbiamo fatto nulla-.


-Nooo, figurati! Siete stati Chip e Chop tutto il tempo. Io ero sparita. Ti eri dimenticato di avere anche una fidanzata?-.


-Ma che dici, lo avevo visto che eri infastidita e non ho voluto infierire. Ho preferito lasciarti stare-.


-Si vede che ancora non sai come prendermi in determinate situazioni. In questo modo non hai fatto altro che peggiorare le cose-.


-Beh, scusami allora se pensavo di fare una cosa buona e invece ne ho fatta un'altra delle mie, ok?-.


-No, resta il fatto che le hai dato il tuo numero!-.


-Ma è solo per vederci al mare ogni tanto, tutti insieme! Mica per qualche appuntamento solo io e lei-.


-Voglio sperare! Sta di fatto che mi da fastidio. È una questione di principio. Stop, stasera non mi smuovi, mettiti a dormire che tanto è inutile. Basta, non voglio più parlare-. Mi voltai e chiusi gli occhi. Lo sentii sbuffare e alzarsi dal materasso. Fece il giro del letto e si andò a stendere dalla sua parte. Mi arrivò una ventata del suo profumo che mi lasciò un attimo estasiata. Per questo mi voltai di nuovo dandogli le spalle, per non cadere in tentazione. Mi allontanai quanto più possibile da lui, quasi fino a scivolare dal letto.


-Schiantati per terra- borbottò.


-Zitto, voglio dormire- risposi scorbutica cercando di non perdere l'equilibrio.


-Bambina-.


-Stronzo-.

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streghettathebest: waaa! una nuova lettrice! grazie mille! ^^

IoNonLoSo: hihi grazie ^^

fifiHumanoid: grazie mille ^^

_Radio Hysteria: ti piacerebbe conoscermi meglio? ^^ tesoro, se ti va, lasciami il tuo contatto che ti aggiungo su msn ^^ grazie mille ^^

tokietta94: grazie tesoro ^^

Ice princess: non ti preoccupare ^^ grazie mille ^^

NICEGIRL: hihi grazie^^

little_illusion: xD danke tesò

_Reset: grasshie ^^

evol: ahahah! lo so, ho questo potere ma mi piacciono anche i casini e far "scelare" voi lettrtici xD grazie! ^^

layla the punkprincess: ^^ grasshie!


  
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